Farò in modo che non sia l'ennesimo post legato all'8 marzo, giuro. Anche perché non sono fra coloro che festeggiano questa ricorrenza, almeno non più.
Voglio invece cercare di costruire una riflessione per immagini.
La cartellonistica pubblicitaria, che ha mosso i primi passi agli inizi del XX secolo, diventa un moltiplicatore di immagini a metà secolo, negli anni di guerra.
Possiamo farlo!, tuonava l'operaia diventata erroneamente una delle icone del femminismo dal poster illustrato da J. Howard Miller.
Sì, perché, disegnata nel 1943, in tempo di guerra, si riferiva alle operaie che contribuivano all'industria bellica americana con il loro indefesso lavoro.
Donna perché gli uomini erano al fronte, pertanto lei difendeva la propria patria entrando nei panni maschili da metalmeccanico sopperendo alla penuria di uomini.
Pur apparendo come un vago riferimento all'aver conquistato una posizione riconosciuta e rispettata nella società, i fatti erano stati poi smentiti nei decenni successivi, quando la bella operaia sarà sostituita dalla sorridente casalinga degli anni Cinquanta e Sessanta.