Molto di quel che un bambino diventerà si capisce da com'è da neonato
A cinque mesi la Pupa, che ora ha quasi quattro anni, ha cominciato - senza un vero perché - a ostentare la lingua. Alcuni amici e parenti incoraggiavano questa sua abitudine mostrandole la lingua a loro volta, il che va a dimostrare che un umorismo puerile non è sempre strettamente imputabile ai lattanti.
Per un certo periodo l’ha fatto tanto spesso che l’abbiamo ribattezzata “il linguino”. “Ciao, linguino,” la salutava mia sorella. “Come stai, bel linguino?” le chiedeva il nonno. “Non si è mai visto un linguino così carino,” gorgheggiava la nonna.
La Pupa era maledettamente in gamba. Sapeva anche piegare la lingua a metà e verso l’alto, come un foglio accartocciato. Quel che non mi era mai riuscito in trent’anni, lei l’aveva imparato in cinque mesi. Il suo era un talento naturale.
Normalmente le sue esibizioni erano divertenti. Ogni tanto vagamente imbarazzanti. Come si fa a spiegare a un estraneo che assolutamente no, non gliel’abbiamo insegnato noi a fare le linguacce?
Dopo poche settimane, come aveva iniziato, ha smesso. Avevo già nostalgia di quella curiosa abitudine quando un giorno all’Ikea, in fila alle casse assieme a mia mamma, avevo la Pupa su un braccio e un set di scatole Flört sull’altro e con la coda dell’occhio ho sorpreso un signore elegante, di una certa età, che… ci mandava dei baci. L’ho fulminato.
Ero lì lì per insultarlo, quando lui ha esclamato: “È stata lei, signora! Ha cominciato lei”.
“Lei chi? Io? Ma è matto?” gli ho risposto.
“No, non lei lei, signora! Lei sua figlia!”.
“A far cosa, scusi? Sta scherzando?”. “No, non scherzo. A mandarmi i bacetti!”. Ho guardato la Pupa. Aveva l’aria furba e l’espressione imperscrutabile.
Le code all’Ikea sono lunghe. Non avevo fretta. Ho continuato a fissare la Pupa. Anche quel signore la fissava. Ogni tanto spostavo lo sguardo su di lui. Poi di nuovo su di lei.
Siamo andati avanti così cinque minuti. Non succedeva nulla: lei era sempre immobile, assorta, indifferente. La fila avanzava, e dopo un po’ siamo arrivate alla cassa.
Con mia mamma commentavo a bassa voce che il mondo è pieno di pazzi. Poi la cassiera ci ha visto e ha sorriso, rivolta alla Pupa: “Ciao, bella!” le ha detto. La Pupa l’ha guardata. Deve avere deciso che quella donna le piaceva, perché un istante dopo, dal nulla, “Smack!”. La stagione del linguino era finita, quella dei baci appena cominciata.
La Pupa, a oggi, è una grande seduttrice. Sbatte le ciglia come io non ho mai fatto. Ama imbellettarsi con la mia cipria, è capace di indossare cinque o sei collane di perline tutte assieme e insistere per andare all'asilo così, si infila le mie scarpe "a tacco" (così le chiama) ticchettando allegramente, in notevole ancorché precario equilibrio, per tutta la casa.
I baci le piacciono sempre, anche se non li dà a caso. Studia il suo interlocutore, increspa le labbra, esita un po'. Li fa sospirare, quei baci. E poi, "Smack!", esattamente come quand'era neonata.
La Pupa è una tipa che incanta. Se va avanti così non avrà mai problemi a fare conquiste, riflettevo l'altroieri mentre guardavo intenerita quel patatone del Pupo, che compie oggi sei mesi. "E tu, coccolone?" gli ho chiesto. "Non sei un divo del cinematografo come tua sorella. Sei un tipo rassicurante, tu. Sei tutto pappa, nanna e ciccia". "Gaa, boo, daa!", mi ha risposto lui sorridendo. E poi, del tutto inatteso:
"Smack!".
Ora, sono due giorni che non fa altro che mandare baci.
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