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venerdì 6 marzo 2015

Settimane difficili

Ho pensato di postare qui, eccezionalmente, un'immagine che ritrae nonna e nipote. Mi fa molto ridere la Piccolissima che mostra le proprie capacità di a) crearsi una barba di spaghetti in poche semplici mosse e b) in squisita contemporanea, provvedere al nutrimento di sua nonna, cioè mia madre, che ora mi metterà in croce perché ho pubblicato la sua foto. «Mi vuoi fare un dispetto? Sembro una scema mentale», mi dirà (lo dice sempre).
Il cuore rallenta, la testa cammina Qui a Milano è molto famosa la Settimana della Moda ma quasi nessuno conosce la Settimana degli Ostaggi, da cui siamo - fortunosamente - appena usciti, per giunta vivi. La Settimana degli Ostaggi è quella in cui il Collega Olandese di Mike Delfino cala su di noi, sulla mia famiglia cioè, e ci tiene in ostaggio. Il Collega Olandese di nome fa Leander ma il Pupo quando aveva tre anni aveva capito Alessander e da allora, con sua sorella, lo chiama così.
Il punto di vista di Dio Mi spiace molto non avervi mai parlato prima di Alessander e intendo fare ammenda. Alessander è l'equivalente olandese di Chuck Norris. Lo conoscete? Cito da Nonciclopedia: «Lui sa tutto e ha sempre ragione. E anche quando sbaglia, non è lui che sbaglia. È la verità a essere errata». Un esempio recente: il suo bancomat, ci ha spiegato, può prelevare fino a 5.000 euro (!). Purtroppo nei giorni scorsi ha provato a usare i bancomat italiani ma ha scoperto con sommo disdoro che gli sportelli ATM sono tutti guasti, infatti gli davano solo 250 euro.
Porto il nome di tutti i battesimi Alessander ha due figlie e una compagna che gli è estremamente devota. Le bambine hanno 4 e 8 anni e sono le più brave della classe, però lui fa di tutto per trasmettere loro il valore dell'umiltà. Da bambino, siccome era troppo intelligente, aveva adottato questa strategia per non farsi notare: all'orale, interrogato, prendeva 10 (infatti bastava che aprisse bocca perché gli uscissero incontrollate frasi geniali e azzeccatissime, in tutte le materie). Per controbilanciare, consegnava i compiti scritti in bianco e prendeva 0. Media: 5, che in Olanda, ci ha spiegato, equivale alla sufficienza.
Ogni nome è il sigillo di un lasciapassare Nonostante cercasse di non far vedere che era troppo intelligente, Alessander era oggetto delle altrui invidie. Persino sua madre era invidiosa di lui. Da bambino veniva schernito, i fratelli gli facevano un sacco di dispetti e gli nascondevano persino le scarpe per farlo tardare a scuola. Ma lui si stringeva nelle spalle e affrontava a testa alta le difficoltà, arrivando al punto di andare, un giorno, a scuola senza scarpe.
Per un solo dolcissimo umore del sangue Il nostro Alessander conosce un numero variabile tra sei e otto lingue (dipende dalle volte). Se solo volesse, per impararne una nuova gli basterebbero due settimane. L'italiano non lo parla per scelta sua, ma capisce tutto. Fino a due anni fa fumava due pacchetti di sigarette e beveva venti caffè al giorno «ma i suoi esami erano perfetti», e aveva «cuore e polmoni di un olimpionico ventenne». Poi ha avuto un infarto, ha smesso di fumare, ha vissuto a lungo «con tre litri di sangue nel corpo». L'hanno riempito di medicine per guarire ma lui non le ha prese «quasi mai» e si è curato da solo, con alcuni bizzarri integratori vitaminici che ha insistito per far provare anche a me.
Che bella compagnia Prima dell'infarto, Alessander andava a letto alle tre di notte e si svegliava all'alba (per forza, con tutti quei caffè e sigarette). Il suo fisico non risentiva affatto di simili ritmi, ma il nostro sì. Dovete sapere che Alessander negli affari è un drago e guadagna «anche 100mila euro al mese» ma quando viene in Italia preferisce dormire da noi «perché si sente più a casa». La cosa positiva dell'infarto è che ora attorno a mezzanotte è possibile metterlo a letto.
E ogni terra si accende e si arrende la pace Alessander mi dà consigli strategici sul mio libro, sugli articoli, sul mio lavoro in genere. Mi darebbe consigli anche sul blog, se sapesse che esiste. In Olanda ha una casa editrice di successo, un'attività di successo nel campo del design, una moglie di successo che lavora con lui. È un pacifico non violento ma di recente ha dovuto prendere a schiaffi un suo collaboratore che l'aveva esasperato. Siccome il suo collaboratore è alto più di 1.90 e lui solo 1.80, mi ha spiegato che si è trovato meglio a picchiarlo da seduto.
Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare Quando me l'ha raccontato gli ho chiesto se il collaboratore l'ha poi denunciato, o qualcosa di simile. «No. Anzi, dopo due giorni di tensione è venuto a chiedermi scusa perché ha capito di avere sbagliato», mi ha spiegato. Ieri Mike Delfino ha provato a convincermi ad accompagnare lui e Alessander a Parma, al Mercante in fiera. «Guarda che quando viaggia in auto si affievolisce, si autoelide, è capace di star zitto per minuti di fila». Io però non gli ho creduto, e ho lasciato che ci andasse da solo. Partiti all'alba, sono tornati a notte fonda perché Alessander aveva fiutato ottimi affari «in ogni angolo della fiera», anche se forse ora, ci ha detto, si sta un po' stufando del design e vorrebbe aprire una serie di gelaterie in tutto il mondo «per sbaragliare Grom».
Mastica e sputa Io non lo so se anche nelle vostre vite c'è un Alessander. Se c'è, vi prego di raccontarmelo perché è molto consolatorio condividere questo genere di esperienze. Ho molte altre cose da dire su di lui ma la più importante è che noi, a conti fatti, gli vogliamo bene. È un buon collega, una persona affidabile e - a parte le gigantesche panzane che spara - a suo modo è pure onesto. Ho molti altri aneddoti e se questo filone vi piace sarò lieta di approfondirlo. Come si dice dalle mie parti: fatemi un fischio.

Soundtrack: il papà della Pupa mi ha spiegato che posso embeddare il link senza stare a raccontarvi ogni volta il percorso che faccio per ascoltare quel che ascolto mentre scrivo. In teoria dovrebbe essere questo, spero funzioni. Comunque è Anime salve di De André. In loop ho sentito Khorakhanè - A forza di essere vento, che contiene alcune delle frasi più belle che siano mai state scritte nella storia (non solo della musica). N'est-ce pas?

martedì 3 febbraio 2015

Misteriosi pallini rossi che nascono tra i capelli

Girls in peacetime want to dance
L'altra mattina - una mattina di metà settimana - ho portato i Ratti maggiori a sciare. («Mamma, smettila di chiamarci Ratti» - mi sembra di sentire la voce della Pupa che si lamenta. «Allora vi chiamerò "adorabili fringuelli"». «Mi piace!» dice il Pupo, ma questo non c'entra nulla con Facebook).
C'eravamo abbastanza amati Il Pupo era già salito sugli sci a Natale. Ma per la Pupa, 9 anni, era una prima volta assoluta. Così ho coinvolto nell'impresa e invitato anche suo padre - l'uomo con cui un tempo sono stata sposata. Avendo uno spirito sportivo egli ha mostrato di divertirsi parecchio, nonostante per tutto il giorno io gli abbia canticchiato en amitié «Vecchio scarpone, quanto tempo è passato» osservando le sue calzature, più adatte alla Ritirata di Russia che a un'innocua gitarella a un'ora da Milano.
Poi siamo volati su dei campi di grano rettangolari Avevamo - io, Mike Delfino e il padre della Pupa - concertato preventivamente il seguente piano: a) non dire niente ai Pupi; b) uscire di casa (io - Mike Delfino è rimasto a casa con la Piccolissima) con loro alle otto del mattino come per andare a scuola, avendo nottetempo svuotato i loro zaini dai libri e avendoli riempiti di materiale da sci; c) passare a prendere il padre della Pupa, e con lui involarci per la montagna. Naturalmente qualcosa è andato storto, per esempio: i bambini hanno cercato di mettere o prendere delle matite negli zaini, Mike Delfino li ha subito rimproverati - se l'avessero fatto, avrebbero scoperto la nostra cospirazione - e minacciati di botte; i bambini si sono offesi e hanno minacciato di uscire senza salutarlo; Mike Delfino li ha pregati di fare subito pace, loro hanno accettato perché fondamentalmente sono dei buoni.
È una giornata fredda e luminosa «Perché andiamo a prendere papà?» mi ha chiesto la Pupa. Io, con voce severa: «Perché la tua maestra, figlia mia, ci ha convocato entrambi per un colloquio. Hai combinato qualcosa?». Lei, innocente: «No. Sono stata bravissima. Forse vuole parlarvi di alcuni progetti» (!). Raccattato il padre della Pupa, pochi minuti dopo, abbiamo imboccato la superstrada. «Mamma, ma non è di qui che si va a scuola». «Zitti, bambini, è una scorciatoia. Fatemi un piacere piuttosto: controllate negli zaini se vi ho messo la merenda, ché altrimenti dobbiamo passare a prenderla dal panettiere». Il Pupo, stupito: «Ma... qui c'è una tuta da sci! Una termica! Un collo di pile! Un'intera tavoletta di cioccolato con le nocciole! Degli stivali! Delle calzemaglie! » (Il Pupo è convinto che si dica così, le calzemaglie, al plurale). La Pupa: «Anche da me! Anche da me!».
Possano questi lampi illuminare la fine Sono rimasti per qualche secondo in silenzio, così emozionati e increduli da non trovare il coraggio di fare due più due. Poi il Pupo è esploso: «Ci portano a sciare!». 

E arriverà un ciclone e forse ci lascerà stare I bambini hanno avuto per tutto il giorno la faccia della felicità, l'emozione nella voce, un sorriso chiaro e sentimentale. Sono cialtroni ma molto romantici, in fondo. Hanno adorato i loro maestri dai nomi buffi: Lello, Zanna. Sono caduti spesso e poi si sono rialzati. Hanno preso la seggiovia, sono saliti, sono scesi. Hanno avuto coraggio. Li abbiamo a lungo fotografati. È stato tutto perfetto - solo,  a pranzo la Pupa ha commesso il tragico errore di ordinare non polenta e salsiccia come noialtri, ma pasta al pesto. Si può ordinare pasta al pesto a 1800 metri, e aspettarsi che sia buona? Ci credete se vi dico che il rifugio dove abbiamo mangiato si chiamava, ma è stato un caso, Ratti?
C'era un rumore in lontananza, ma eri tu  Tornando a casa i bambini mi hanno comunicato che avevo vinto il titolo di «Miglior mamma del mondo». «Se partecipassi a un concorso con le dieci madri più brave del mondo arriveresti prima». «Dopo questa giornata ti promettiamo che non litigheremo mai più, che ti ascolteremo sempre e apparecchieremo la tavola senza che dobbiate obbligarci voi a farlo». La mattina dopo, a scuola, la maestra della Pupa era commossa. «Idea geniale. Piango dalla gioia», mi ha scritto via sms. Invece il Pupo è tornato a casa un po' così. «Hai mostrato alla maestra la giustificazione sul diario?». «Sì, ma lei mi ha detto che non si va a sciare di mercoledì» (Era il suo primo giorno di assenza da scuola in tutto l'anno, nda) (Della serie: come smorzare gli entusiasmi) (Ma noi, comunque, ci torneremo).
Ragazzina piccolina La cosa più buffa del 2015 fin qui: per una serie di equivoci la Pupa si è convinta che suo fratello generi pallini rossi dalla testa. Il Pupo ha indossato felpe e maglioni rossi per diversi giorni di fila, dopo Natale, e lei, standogli vicino, gli ha scovato tra i capelli alcuni minuscoli batuffoli di lana. È successo una, due, poi tre volte. La quarta e la quinta, i pallini di lana ce li ho messi io. E anche la sesta. Adesso mi sono creata una piccola scorta di pallini rubati a un maglione e gliene piazzo uno qua e uno là ogni tanto, quando mi ricordo; poi faccio in modo che la Pupa lo noti. Anche il Pupo, di riflesso, si è convinto di essere un produttore di pallini. «Credo che mi nascano sotto i ricci», ha spiegato serio. Adoro questo fatto che a 6 anni un bambino ritenga possibile un simile fenomeno. Ma anche a 9, se è una patata come la Pupa. Ogni volta che ci penso rido (sto ridendo anche adesso. Spero anche voi).


Soundtrack: Ascoltate su Spotify, per piacere, Costellazioni (autori: Luci della centrale elettrica). È stato la mia colonna sonora per quasi tutto questo post. Poi però verso la fine ho ascoltato A Dean Martin e altre belle canzoni di Fabio Concato, tra cui Ciao, Ninìn. Un uomo dall'umorismo sottile che avevo dimenticato, ma poi per fortuna è arrivato il mio collega Sergio Labuz a ricordarmi che esiste. Il sottotitolo del post invece è quello dell'ultimo album dei Belle and Sebastian. Un gruppo che ho adorato, ma di recente hanno fatto una virata dance che mi lascia perplessa.



venerdì 29 agosto 2014

Bentornati!

Il  più grande problema sono le piastrelle
Ero scomparsa inghiottita dai bambini, dalle vacanze e dai lavori di ristrutturazione di casa, che come da copione ci stanno uccidendo. Rientrati a Milano stiamo cambiando la cucina ma preferisco non entrare nel dettaglio. Quel che posso dire è che da sempre la mia nemesi sono le piastrelle. Due case fa, per esempio, l'impresa cui mi ero affidata mi ha mandato un piastrellista pazzo che lavorava prendendo a mazzate e spesso spaccando gli eleganti rettangoli 7,5x15 che avevo scelto per rivestire una parete.
There's just enough of you in me È perciò quel periodo dell'anno in cui ci si veste di fretta, al buio, indossando calzini spaiati e correndo alla cieca a rispondere al citofono. Gli artigiani si svegliano all'alba, il capo dell'impresa prima di tutti, alle cinque, e giungono da noi ogni mattina un po' prima della mattina precedente. Vado dunque come sempre sbattendo negli angoli e mi procuro lividi sospetti, in odor di violenza domestica. Ora in particolare mi fa male il naso ma non ricordo dove esattamente sono andata a picchiarlo.
I heard that you were drunk and mean Le piastrelle a questo giro amano rendersi irreperibili. Le stiamo inseguendo per tutto il Nord Italia. Sono come i cerchi nel grano: qualcuno dice di averle avvistate, poi vai a verificare e scopri che in realtà non ci sono. Ieri finalmente nella campagna piacentina abbiamo trovato quelle da pavimento: le vecchie cementine esagonali di un tempo, bianche rosse e grigie, recuperate una a una, con pazienza, da un signore con una storia bellissima che vi racconterò un'altra volta.
Staring down the brilliant dream Per la parete della cucina i preventivi cambiano di continuo, come una tovaglia che qualcuno ti sfili all'improvviso da sotto i piatti, proprio mentre sei seduto a mangiare. «Ma mi aveva detto 100 in tutto». «Signora, è ubriaca? Intendevo 100 al metro quadro». Il capolavoro è un tizio che si è offeso perché alla fine le piastrelle da pavimento le abbiamo prese nel piacentino e non da lui. «Io quelle da parete ce le avrei, qui pronte in casa. Ma, ecco, ho deciso che non ve le dò più».
For me to have this sympathy I Pupi grandi sono ancora in vacanza: con i lavori in casa abbiamo preferito tenerli lontani. Staziona invece al nostro fianco la Piccolissima, giunta al ragguardevole traguardo di otto mesi e mezzo, che si sveglia da settimane tre/quattro volte per notte (saranno i denti? Se avete opinioni confortanti vi prego di condividerle). Diciamo allora che la mancanza di sonno mi ha fatto perdere un po' di lucidità. Ieri per esempio al momento di pagare ho avuto qualche defaillance con la moglie del trovatore di cementine.
(Io) «Allora per la fattura poi ci sentiamo. Intanto mi segno il suo nome. Lei è la signora...»
(Lei) «Carmen».
(Io, davanti a Mike Delfino che non credeva alle sue orecchie) «Carne?»
(Lei, esterrefatta) «Ehm... no... Carmen».
Shame on you A voi i lavori in casa creano stress o tutto sommato tenete botta? A me, nonostante la polvere e la fatica e le sveglie all'alba e le piastrelle introvabili, gli artigiani mettono sempre di buonumore. Poi li rispetto perché lavorano sudati e ricoperti di polvere, imprecando costantemente, senza nessun motivo. La bestemmia è diciamo il loro rosario. Sono anche multilingue: «Ma va caca n'du campanaru». «Mannaia la materia». «Ma vafangul tu, mammt, patrita, sorita, e tutt a razz toj» erano le perle del capo dell'impresa, calabrese. Un operaio sudamericano ripeteva scuotendo la testa: «Andate a lavar el culo». Il piastrellista ucraino invece aveva imparato a bestemmiare in italiano, però con un curioso accento: «Porki, porki, porki». Ometto le volgarità più stratosferiche.

Soundtrack Sono le Indigo Girls, ragazze spettinate e selvagge come me e la Piccolissima in questi giorni. Vi metterei i link ma devo andare a congedare il piastrellista, porki.



lunedì 16 giugno 2014

Famiglie allargate

Io, che sono come il filo
«Noi siamo una famiglia allargata e tra dieci giorni avrò un fratellino. Però non dalla mia mamma, ma dalla sposa del papà di mia sorella», racconta fiero con la sua esse il Pupo, 5 anni, a chiunque incontri.
All around me are familiar faces «Tu mi hai fatto nascere perché vi tenessi tutti vicini», riflette ad alta voce la Pupa, 9 anni, mentre giocherella, in apparenza distratta, con un braccialetto di bigiotteria. «Io sono come il filo. Voi siete le perline, vi tengo assieme. Perciò non devo rompermi, o scivolerete via».

Soundtrack: Mad World

venerdì 3 gennaio 2014

Che sia un buon anno, un buon anno davvero

Sicut erat in principio et nunc et semper
Michelangelo reloaded
Poppata, cambio, nanna, bagnetto, poppata, cambio, nanna, ruttino, vomitino, ancora poppata, pianto. Come vi sta trattando questo brumoso inizio d'anno? Il mio confligge aspramente con lo Sturm und Drang e il desiderio di vita avventurosa all'ombra del quale fremo da che sono al mondo. Non mi resta che ninnare la piccola e scrivere questo post con una mano sola, vagheggiando i momenti in cui di nuovo potrò a) uscire per più di 45 minuti consecutivi b) dormire per più di tre ore di fila c) bere Spriz senza sensi di colp tornare a bere Spriz. La Piccolissima già mostra un carattere deciso, sfoggia un naso all'insù non presente in famiglia (nemmeno risalendo di tre generazioni) e una voracità non comune - cfr. al secondo controllo in ospedale, la pediatra: «Signora, potrebbe anche darle un po' meno da mangiare». «Credevo dovesse mangiare quando ne ha voglia». «Sì, ma così è esagerato». «In che senso, esagerato?». «Beh, lo capisce quando vede il rigagnolo di latte uscirle dalla bocca. È come il troppopieno della vasca da bagno, ha presente?».
Usami, straziami, strappami l'anima Anche per me che sono ormai trimamma ogni giorno porta con sé qualcosa di nuovo. Ciascun neonato ha le proprie specificità, ciascun neonato per esempio piange a suo modo. Nella mia memoria, che pure probabilmente m'inganna, la Pupa cinguettava con garbo. Il Pupo faceva versi da batrace - qui potrei sbagliarmi, magari il batrace è afono - mentre la Piccolissima è maestra di «lllè». Non so descrivere in altro modo i suoni da lei prodotti.
Come sta l'alieno che hai nella testa? La nascita travagliata ha lasciato alla piccolissima un notevole bozzo in testa: si chiama cefaloematoma e anche su questo ciascuno ha detto la sua. Neonatologo 1: «Passerà in un paio di settimane». Neonatologa 2: «Ci vorrà un mesetto». Pediatra 1: «Io dico 15, 20 giorni e si riassorbe». Pediatra 2: «Come al solito, nessuno dei miei colleghi ha capito un tubo. Questo da fluttuante e molle diventa calcifico, mi dia la mano, lo sente come fluttua? Questo calcifica, le diventa come una pallina da ping pong, ma lei non si spaventi, poi viene riassorbito dalla crescita della scatola cranica. A primavera non lo vede più». Tata filippina: «In Pilippine noi abbiamo tutti testa tonda, testa perfetta. Tu prendi un telo di stoffa, fai un copricapa, vedi? Stringi bene qui, sulla testa di bambina. Schiacci bene, lei piange...». «Lllè!». «... Ma non importa, tu fai finta di niente, poi smette. Due giorni e la testa diventa tonda». «Malù, forse non me la sento». «Tu però non ti lamenti se poi resta il bozzo». ZiaBubu (mia sorella), prendendo in braccio la bambina: «Ciao, nipotina nuova. Come sta l'alieno che hai nella testa?».
Parla in fretta e non pensar se quel che dici può far male Compagno del Pupo/ 1: «Mamma, ma ha le mani!». Compagno 2, rivolto al Pupo: «Ma come, questa è femmina! Per mesi ci hai detto che ti sarebbe arrivato un fratellino». Compagno 3: «È vero che l'avete chiamata Aiman?». Compagno 4: «È vero che ha i superpoteri come Aier Man?» (Iron Man, ndr). Mamma indiana: «Noi donne in India dopo il parto ci mettiamo una fascia sulla pancia, così rientra». Io: «Ma non mi sento così fuori forma». «Se mettessi la fascia, molto stretta, staresti anche meglio. All'inizio ti sembra di non respirare bene, poi ti abitui. Se vuoi ti aiuto». Mamma srilankese: «Dovresti fasciare anche le gambe alla bambina. Così crescono dritte». Mamma filippina: «È vero che aveva il cordone ombelicale intorno al collo? I bambini nati d'inverno ce l'hanno spesso. Colpa delle mamme che mettono sempre la sciarpa. Nel mio paese infatti non mettiamo la sciarpa». Io: «Nel tuo paese ci sono 30 gradi fissi». Mamma egiziana: «Il travaglio è stato lungo perché la bambina è femmina». Io: «No, è stato lungo perché era girata male». «Fosse stato maschio, sarebbe stato più veloce. Ecco perché io faccio solo maschi». Mamma egiziana/2: «È facile fare bambine come questa, ha la testa piccola». «Ma, veramente no». «Sì, sì, è piccola. Vedi? Testa piccola, nascita facile». Mamma filippina/2: «Oh come è bella. Speriamo che non diventi troppo brutta». Io: «Perché dovrebbe?». «Nel mio paese diciamo: bella in fasce, cresce brutta». Io: «Grazie». Il bello di mandare i tuoi figli a una scuola mista è che puoi attingere a fonti internazionali di saggezza popolare.
Scagli la pietra chi è senza peccato Dicevo, ogni neonato porta con sé qualcosa di nuovo. Con la Piccolissima, dopo la prima notte insonne (=travaglio) e le seguenti due pure (in ospedale è come stare a Guantanamo, ti entrano in camera e ti accendono la luce a qualunque ora) ho contravvenuto alla Madre di Tutte le Regole: mai fare dormire i bambini nel lettone. Stavolta alla terza notte, per la stanchezza, sono crollata secca con la neonata poggiata sul petto, e da allora me la tengo a fianco, come una piccola amorosa boule d'acqua calda. E ho scoperto che un po' vorrei smettere, un po' invece no. Ne riparliamo, n'est-ce pas?

Soundtrack (listen @ a loud volume): Mentre tutto scorre

mercoledì 4 dicembre 2013

Settimana 39 (ma a quanto pare è la 40)

Salvarti sull'orlo del precipizio
È, questa, la settimana di gravidanza in cui la futura trimamma, profittando una sera dell'assenza inattesa e non sgradita dell'intera famiglia (Mike + Pupi) riunitasi altrove a festeggiare il compleanno degli Zii Gemelli, ascolta a volume smodato musica italiana da cui trarre citazioni a manbassa e si dedica allegramente a inghiottire vaccat a consumare in solitudine un frugale pasto mentre smanetta davanti al computer con l'intento di tenere aggiornati i lettori sullo stato di avanzamento (nullo) della Pupa piccolissima.
Ma tu non pensare male adesso Del resto, non posso davvero esagerare. Due sere fa ho cominciato a vomitare, credevo di essere entrata in travaglio (dicono che la nausea sia uno dei sintomi possibili). Invece no: nel pomeriggio ero uscita senza la sciarpa, e poiché ho ormai lo stomaco all'altezza della gola, evidentemente ho preso freddo e mi è venuta una specie di congestione seguita da coliche notturne e pensieri tipo: «Ma se questo è il travaglio, adesso chi si becca la peppatencia?». Dovete sapere infatti che ho una serie di amici, vicini di casa e ben due fratelli (gli Zii Gemelli) che si sono dati come reperibili nel caso mi partissero le contrazioni col favore delle tenebre. Il che si esprimerà in una squisita catena di rotture di scatole: devo svegliare Tizio che verrà al volo a tamponare la situazione e poi chiamerà Caio che poi chiamerà mia sorella - l'unica in grado di vestire i bambini e recapitarli a scuola senza fare casini, vive però troppo lontana perché possiamo pensare aspettarla in casa senza passare la staffetta a qualche eroe intermedio.
Dicono che gli angeli amano in silenzio (pensieri ricorrenti) «Non puoi tenertela lì, vero?» mi ha chiesto il Pupo due sere fa, indicandomi la pancia. «No, eh?», si è risposto da solo tre secondi dopo. Che tenerezza. Poi si è messo tutto concentrato a disegnare. «Che bello, Pupo, chi è questa signora?». «Maria, la madre di Gesù». «E cosa sono quei due pompon di Didò blu che le hai appiccicato sul torace?». «Il reggiseno. Ce le aveva anche lei, le tette. Doveva pure allattarlo Gesù, lo sai?».
Ahi, come sempre sei (la descrizione di un attimo) Mi scrive un sms ieri sera alle 21.38 la mia amica anestesista: «Guarda che stai n'a botte de fero, vista l'anestesista perfetta. Ti ho pure fatto la visita in piedi sui gradini dell'ospedale. Ma per partorire mi raccomando aspetta dal 6 (sera) in poi». Due minuti dopo: «E rispondi, o temo che tu stia spingendo!». Io: «Ahah smettila che mi fai venire le contrazioni. Dunque fammi capire, tu ci 6 dal 6? (perdona il gioco di parole). E domani e il 5, invece, né di giorno né di notte?».
«L'ideale sarebbe dal 6 ma di sera. Vedi di comportarti bene, eh. Mi raccomando. Ci tengo a vedere la pinella con lo scoop».
«Ma 6,7,8 solo di notte o anche di giorno? Dammi qualche indicazione certa, sei troppo vaga. E stanotte non ci sei?»
«Stanotte no! Hoddetto!»
«Ah! Ecco! E domani e il 5?»
«Ho la cena coi compagni dell'università, il parrucchiere, la riunione dell'associazione filatelici, un'invasione di cavallette. Voto per venerdì notte. O lunedì mattina. Domani e il 5 meglio di no. Hai l'edema cerebrale? E tre. Stai tappata».
Una musica può fare parlare soltanto d'amore In questo periodo mi chiamano e mi scrivono in molti. «Hai novità?» (approccio vago). «Non sarà mica nata, vero?» (accusatorio). «Se fosse nata me lo diresti?» (complice). «Stai spingendo?» (puntuale). «Mancano 4 giorni, giusto?» (preciso). «I giorni passano e non so niente di te» (poetico). «Volevo solo sentire la tua voce» (affettuoso). «Facciamo che se vai in ospedale mi fai uno squillo? E poi un altro quando ti ricoverano? Io non rispondo, eh. Mi basta che mi fai lo squillino» (apprensivo). «Chiamami a qualunque ora del giorno e della notte» (esagerato). «Ti muovi a scrivere un post su quel c... di blog, così la gente sa cosa sta succedendo? Cosa lo tieni a fare il blog, se poi ci devi scrivere una volta all'anno?» (rude ma spiritoso).
E in effetti il mio stato d'animo oscilla più che mai, tra il desiderio di quiete e la commozione per tanto affetto. Se avete avuto figli mi capite. Di cosa avevate voglia nelle ore che hanno preceduto la loro nascita? E anche se figli non ne avete, mi capite lo stesso. Vi siete fatti sentire spesso o avete atteso zitti-zitti (seppur emotivamente partecipi) che arrivasse la lieta novella?

martedì 19 novembre 2013

Settimana 37

Dovreste almeno pettinarlo
Ieri guardavo La prima cosa bella in dvd e ho pianto in almeno otto punti. Imputo queste iper-reazioni alla gravidanza ormai avanzatissima e al numero eccessivo di caramelle Selz soda arancio/limone (l'equivalente psichedelico delle storiche Rossana) consumate. In questi giorni continuo a fare cose di cui poi mi pento: tipo mangiare una tavoletta di cioccolato intera, oppure otto marrons glacés uno dopo l'altro, o persino bere Sprite che tra l'altro non mi è mai piaciuta; oppure pirlare la sera, leggendo fino a tardi prima di spegnere la luce, per poi passare le ore i minuti i secondi seguenti a girarmi e rigirarmi nel letto, prima di addormentarmi, rimproverando me stessa per la mia imprudenza (la domanda di fondo essendo: «E se mi parte il travaglio tra poco? Sarò stanchissima, come faccio a partorire in queste condizioni?»).
Tutti dicono cose Quando sei incinta tutti si sentono autorizzati a dirti cose. Non necessariamente sulla gravidanza, ma proprio su qualunque argomento. Ok, in genere si parte dalla pancia: «Quando nasce?» (classico rompighiaccio). «È un maschio, vero?» (saggezza popolare mal riposta). «È il primo, vero?» (eggià). «Cosa? Il terzoooh? Ma che coraggio, signora!» (con tono tra l'ammirato e il giudicante, della serie: ma cosa le viene in mente di mettere al mondo tre figli oggi come oggi?).
In piscina Bagnino 1: «Ehi, non mi dire che vai nella vasca grande».  Bagnino 2: «Se vai nella vasca grande, almeno vai in prima corsia». Bagnino 1: «No che poi le vanno addosso ed è peggio. In prima corsia ci sono solo i catamarani». Bagnino 2: «L'importante è che non le prendano a calci la pancia». Bagnino 1: «Non ti tuffare di testa, però». Bagnino 1: «Ce la fai poi a uscire da sola?». In coda davanti alla cassa, inserviente: «Fate passare la gravida».
Passanti «Cos'ha il suo cane? Sembra una lampada». «Abbiamo dovuto mettergli il collare di Elisabetta, al parco un altro cane gli ha morso l'orecchio e gliene ha staccato un pezzo, lui se lo gratta di continuo e la ferita si riapre, il collare serve a impedirgli di farsi del male». «Beh, sembra proprio una lampada. Se ha pazienza le dico anche il modello... credo si chiami Costanzina, di Luceplan».
Passanti/2 «Con quel pancione, le ci voleva solo il cane». «Pensi che ho anche due bambini a casa». «Non può farlo sopprimere? Il cane, intendo».
Passanti/3 (Signora anziana): «Dove lo fa uscire, il bambino?». «Come, scusi?». (Lei, scandendo bene le parole come se fossi sorda): «Intendo in. Che. Ospedale. Fa. Uscire. Il. Bambino!»
Passanti/4 «Cos'ha il suo cane?». «Abbiamo dovuto mettergli il collare di Elisabetta, al parco un altro cane gli ha morso l'orecchio...». «No, intendo dire: cos'ha il suo cane? Sembra pazzo. Gli avete fatto la permanente? L'avete rasato? Gli avete fatto i colpi di sole? Non capisco. Non ho mai visto un pelo così assurdo, è... mi scusi ma fa un po' schifo, la mattina dovreste almeno pettinarlo».
Countdown La Pupa, che non lascia nulla al caso, conta persino le mezz'ore che (secondo i suoi calcoli) ci separano dall'arrivo della Piccolissima. Il Pupo invece, caotico e disorientato come sempre, è già contento di aver attraversato indenne la sua festa di compleanno. La sua maggior preoccupazione era evidentemente che la sorellina gli cascasse tra capo e collo mentre soffiava sulle candeline. Mi pare che in questi giorni si stia tranquillizzando, dorme di più e ha quasi imparato a infilarsi nel letto della sorella senza svegliare né noi né lei (ho scritto «quasi» perché ogni tanto per farlo le cammina sul torace, al che nel cuore della notte parte il classico urlo della Pupa: «Demente! Lagna!»). A proposito, qualcuno mi ha detto che siccome sono alla settimana 37+1 dovrei già scrivere «trentottesima», vi risulta che sia vero? Possibile che al terzo figlio io abbia ancora questi dubbi?

mercoledì 10 luglio 2013

Abbiamo i maschi che ci meritiamo

Allevatrici di "poverini"
Al mare i Pupi catturano gamberetti col retino e poi, seppur recalcitranti, sono costretti dalla nonna a rimetterli in libertà. Quando chiedo di loro mi viene risposto che non è possibile parlarci, «perché sono troppo impegnati a pescare». Allora in città mi godo le grandinate improvvise, gli orari rilassati figli dell'assenza dei figli; ho tempo (pure troppo) per riflettere su Quella Piccola che nascerà, più in generale penso più a lungo del solito alle cose, e alle persone. Nello specifico, mi capita purtroppo di continuo di sentire le donne - le madri e le mogli, soprattutto - dire immonde cacat notevoli sciocchezze riguardanti il genere maschile. Tipo: «Eh cosa vuoi poverino, il mio Jacopo ai fornelli per quanto si sforzi proprio non ci sa fare; allora cosa vuoi che ti dica, quando viaggio per lavoro preferisco lasciargli pronto in frigo qualcosa di buono che ho cucinato io, così sono sicura che almeno mentre non ci sono mangia sano, poverino (bis)». Devo dirvi che il povero Jacopo ha 25 anni, mica 15.
Un'altra  giusto ieri mi fa, «Ho Gregorio completamente fuori controllo, non sa cosa fare della sua vita, vegeta in camera sua tutto il tempo e dice che non è sicuro di voler finire l'università, non si rifà nemmeno il letto, ha invertito i ritmi sonno-veglia e va avanti a pirlare su Facebook fino alle quattro del mattino. Poverino non sta niente bene, non ha neanche 30 anni e soffre tanto, sai io quando lo guardo lo capisco, lo vedo come soffre».
Colpisce in questi due esempi soprattutto il ricorrere dell'aggettivo "poverino" Evidente insopprimibile retaggio di certa cultura, che riesce a essere femminile e maschilista assieme, il che mi porta a un'ulteriore breve riflessione e a una domanda per voi: diremmo mai "poverina" di una ragazza molto più che ventenne che si trovasse nelle stesse identiche condizioni dei Gregori e degli Jacopi qui sopra citati?
Mi spiega la mia collega mamma scafatissima di figli maschi ormai preadolescenti: «Più che sfinirlo di discorsetti, o costringere il Pupo» (che peraltro ha 4 anni, ndr) «a imparare a stirare, ti consiglio di convincerlo con l'esempio, con il modo in cui vivi, come individuo e nella coppia».
L'obbiettivo finale non è dunque che tutti i maschi adulti del mondo padroneggino alla perfezione la Vaporella. Ma che sappiano ascoltare il punto di vista femminile su qualsivoglia argomento (come le femmine quello maschile), questo sì. E poi, pazienza se non sanno occuparsi del lievito madre e fare il pane con le proprie manine; ma quando la mamma (o la compagna) è via, è perfetto se vanno a comprarsi e poi trangugiano una batteria di Quattro salti in padella, non moriranno per questo.
Eppure, ancora spopolano i blog che inneggiano alla sottomissione della donna (conseguenza diretta del «Maschio e femmina Dio li creò»). Eppure, ancora sui giornali femminili qualcuno viene pagato per scrivere che il più grande aiuto cui una donna possa ambire è una brava baby sitter (e non il suo compagno, per esempio). Eppure, ancora la mia amica insidiata dall'ex coniuge in odor di stalking recalcitra all'idea di andar dall'avvocato, a denunciarlo: «Non pensi che possa farcela a cambiare; non pensi che possa capirlo da solo, che dovrebbe lasciarmi in pace?». E in questo caso non serve che il "poverino" sia pronunciato ad alta voce; se ne resta lì, a mezza via, sospeso nella breve distanza tra gli occhioni sgranati della mia amica e la mia espressione incredula. No, non penso, sarebbe la mia risposta. E comunque, nel dubbio, meglio agire.  Domanda a bruciapelo: vi sentite anche voi, almeno ogni tanto, allevatrici di "poverini"? (Se maschi: siete stati cresciuti come prìncipi indomiti o come Gregorio, o come Jacopo?)

venerdì 19 aprile 2013

C'è maretta in famiglia

Del perché la Pupa vorrebbe che il Pupo vivesse altrove
I miei figli sono estremamente litigiosi. Non riesco a capire per quale motivo il limite temporale di un'esistenza senza conflitti, per loro, coincida con i 30 secondi (circa).
Prendete stamattina per esempio. Si sono alzati praticamente nello stesso momento e, scesi dal letto, si sono seduti sul parquet nel disimpegno davanti alle camere. Perché l'abbiano fatto lo ignoro, ma per mezzo minuto sono stati amabili, morbidi e assonnati nella prima luce del mattino:
(Con tono gentile) «Ceci, a te piacciono di più le Winz, le principesse o le Kitty?»
«Mmmh, fammi pensare... le principesse».
(Lui, scuotendo la testa e contemporaneamente il dito indice) «Nonnò. Sbagliato».
«Ma come può essere sbagliato un gusto? Cretino» (segue colluttazione).
 A volte invece discutono Su questioni più esiziali. In questa fase della vita sono molto interessati all'origine delle cose e al mondo com'era una volta. La Pupa legge e rilegge un libro sui Fenici di quand'ero bambina, il Pupo è capace di spararsi 22 minuti di fila di vecchi documentari di Piero e Alberto Angela, recuperati su YouTube.
(Ieri sera, insolitamente complici) «Mamma, ti volevamo chiedere una cosa».
«Ditemi, amorini».
«Sappiamo che Adamo ed Eva erano i primi uomini».
«Giusto».
(Pupa) «Quello che non capiamo è come abbiano fatto a discendere».
«In che senso?»
(Pupo) «Come hanno fatto a moltiplicalsi».
Una storia vecchia come il mondo Come ho già detto, il Pupo mescola una stupefacente proprietà di linguaggio a una pessima pronuncia (questione di pigrizia).
«Beeeh, lui ha messo un seme...»
(Pupa) «Sì, lo sappiamo. Lui ha preso un seme dal pisello e l'ha messo nella pancia della mamma».
(Pupo, con tono scocciato) «E poi sono nati dei figli».
(Pupa, determinata) «Ma i figli sono fratelli, e non possono sposarsi tra loro. Sarebbe come se io sposassi Rocco».
«Ceci, ma io ti voglio sposare».
«Cretino» (segue colluttazione).
Una certa dose di mistero Dopo essere stati, non senza sforzo da parte mia, separati i Pupi sono ri-diventati pensosi. Poi la Pupa ha preso la parola:
«Mi è venuta un'idea».
«Dimmi».
«Lo chiederò al maestro di religione, anche se so già cosa mi dirà».
«Cosa ti dirà?»
«Che in questo problema c'è una certa dose di mistero» (ricordo che la Pupa ha 7 anni).
(Pupo, tirandole i capelli all'improvviso) «Ceci, sposami».
«Creeetino!».
E così hanno ricominciato a menarsi. Nuovamente separati, il tempo di asciugarsi le lacrime e la Pupa ha concluso: «Se mio fratello mi picchia altre 30 volte in un mese deve andare a vivere in un'altra casa, in un'altra famiglia». Lui ha pianto. «Ma non devi per forza andare a star male. Puoi anche andare a vivere dal re o dal presidente. Oppure a casa di Pisapia».
Domanda sinceramente interessata Ma anche voi, da piccoli, litigavate tanto con i vostri fratelli? E i vostri figli, come si comportano?

mercoledì 23 gennaio 2013

Le domande dei bambini

i Pupi malaticci ingannano il tempo
E c'è voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti
L'altro giorno il Pupo mi ha fatto una domanda struggente: «Mamma, ma io diventelò adulto?». In questo periodo, in effetti, è molto interessato al tema del tempo che passa, alle azioni che si svolgono nel passato e nel futuro: da un lato prova a immaginare quel che sarà della sua vita e, dall'altro lato, a ricostruire quel che è già accaduto. Ciò non avviene sempre in modo coerente - volesse il cielo, ha solo quattro anni. E infatti un'altra domanda-tormentone di questi giorni è: «Mamma, ma quand'elo lagazzo io andavo a esplolale il Klakatoa? Elo un vulcanogiolo?» (="Krakatoa" e "vulcanologo", ndr).
Le interazioni con sua sorella sono altrettanto vivaci.
(Pupa): «Ma proprio non puoi imparare a dire la erre? Errrre errrre errre? Prova: "erre". Errrrre».
(Pupo): «Elle».
(Pupa): «Bravo. Vedi che se vuoi ci riesci?»
(Io): «Ma lascialo stare, perché devi correggerlo a tutti i costi?».
(Pupa): «Per vedere l'effetto che fa. Certo poi magari impara la erre e dimentica la elle. E si mette a dire runa, ratte, retto al posto di luna, latte, letto. Così tutti finalmente capiranno che mio fratello è pazzo».
Quesiti esistenziali È interessante notare come, una volta individuato un tema di loro interesse, i Pupi vi si accaniscano continuando a tornarci sopra per settimane, fino all'esaurimento (del quesito, e nostro). Mi piacerebbe possedere le risorse per aprire un call center dedicato alle loro domande (e pure a quelle degli altri bambini).
Top 3 delle ultime Frequently Asked Questions dei Pupi:
1. Sulla trascendenza
(Pupa): «Se Dio esiste, perché io non l'ho mai visto?»
(Pupo): «Chi è Dio?»
«Il papà di Ge... Geeeeh...»
«Dìcilo tu».
«Eddai, che lo sai».
«Geppetto».
 2. La pazienza del giardiniere
(Pupo): «Mamma, ma dove hanno la bocca le piante?»
(Io): «In che senso, amorino?»
«Hai detto: "Ola dò da bele alle piante"». 
 3. Up, patriots, to arms
(Pupa): «Mamma, perché sono nell'inno d'Italia?»
(Io): «Cosa stai dicendo, cucciolo?»
(Pupa): «Cantano: "Dell'elmo di Scipio Cecilia la testa". E indovina un po' come mi chiamo io, mamma?»
(Interviene il Pupo): «Elmo».
A proposito di domande dei bambini È appena uscito un libro interessante sul tema. Si intitola Come glielo spiego, e lo trovate qui. Se poi vorrete condividere sul blog alcune domande buffe dei vostri figli, ne sarò molto lieta. Fanno bene all'umore - e anche al raffreddore, che mi sta devastando.

giovedì 12 luglio 2012

Conversazioni surreali/1

Politically (un)correct
Mi piacerebbe inaugurare una rubrica intitolata "Conversazioni surreali", possibilmente con il vostro aiuto. Di seguito qualche esempio:
Lo scorso weekend ero a Capri per lavoro. Qualcuno dirà: c'è di peggio, per esempio lavorare. Appunto, stavo lavorando. Sì, vabbè. Comunque a Capri non c'ero mai stata prima e posso dirvi che è bella ma anche piena di gente assurda. Tipo una coppia di amiche sedute a pranzo al tavolo accanto al mio, una sulla cinquantina forse di origine tedesca, l'altra sulla settantina, lo sguardo vitreo e l'espressione fissa di chi ha fatto qualche lifting di troppo:
(Carampana 1) "Zai, mio marito quando andiamo a Parigi vuole ztare sempre a Champs Elysées. Sembra che a Parigi non ci sia nient'altro. Costa zacco di soldi ma ze non siamo a Champs Elysées lui piuttosto non parte".
(Carampana 2) "Eh, ma ha ragione. Parigi guarda si è molto molto rovinata. Se sbagli zona è la fine".
"Poi le parigine sono molto molto attente al veztire. Qui in Italia siamo più rilazzate, forse troppo".
"Oggi tanto vale non buttare tanti soldi per le firme. Le firme sono molto molto scadute. Meglio un abito originale, particolare".
"A trovarlo. Tu sei brava perché hai un tuo ztile molto molto... tuo".
"Sai, ho imparato a mie spese. Hai presente quel vestito maculato della Blumarine che avevo in spiaggia l'altro giorno. Sai che l'ho pagato 1280 euro. Una sera vado al circolo del Golf e c'era una che ce l'aveva addosso. Identico. E se quella sera l'avessi messo anch'io?
"Sarebbe ztato dizastro".
Per converso, l'altra settimana ho trascorso ore e ore in un ufficio di Equitalia - a più riprese - per cercare di farmi annullare una cartella esattoriale. Ogni volta mancava qualcosa. Alla fine l'impiegato allo sportello ha commesso un errore formale per cui, di fatto, ho avuto automaticamente ragione. Intendiamoci: io sapevo di avere ragione. Ma, per un verso o per l'altro, i documenti da me prodotti non bastavano mai. Non so se avete mai avuto esperienze in un posto simile - spero di no - ma è quanto di più simile a un girone dantesco io abbia mai conosciuto. Che poi per carità, la cifra da me dovuta (secondo loro) era "ridicola": 300 euro o giù di lì. E in fondo da Equitalia ci sono dovuta tornare solo tre volte (più una volta dai Vigili, e una volta in Prefettura). Ma ho visto gente messa molto peggio di me, come un signore disperato che a un certo punto ha sbottato: "Mi chiedete 70.000 euro. Ma se ho dovuto chiudere l'impresa, non ho i soldi per pagare i dipendenti né per mantenere la mia famiglia, mi spiega come faccio a darveli?"
(Impiegato dall'altra parte, con sorriso di plastica) "Mi dispiace signore, ma la cifra è questa. Però può rateizzarla".
"Posso rateizzarla in 300 anni?"
I bambini dal canto loro sono al mare in Liguria e se la passano benissimo, accuditi dai nonni e dalla tata. La Pupa cresce impudente e sfrontata, come è giusto che sia. L'altro giorno, in macchina diretti verso la spiaggia, di fronte alla tata:
"Mamma, ma lo sai che tu hai VENTUNO anni più della baby sitter?"
Il Pupo è l'adorabile porco che ormai avete imparato a conoscere. Con regolarità, tra i lindi ombrelloni blu dello stabilimento, si passa le mani in testa,  tra i biondi ricci salmastri e pieni di sabbia, poi prende a grattarsi furiosamente e declama entusiasta, a volume altissimo, con l'irresistibile esse sibilante: "Lo sai, mamma" (o "nonna", ndr), "dico, lo sai che mi sono tornati i pidocchi?". Ogni volta, anche in un'affollata domenica di luglio, all'improvviso attorno a lui si crea il vuoto.

Ps: Se volete contribuire alla mia raccolta di stralci di conversazione, ve ne sarò grata.