| Cormac McCarthy (1933 - 2023) |
Quando muore un grande uomo - o una grande donna - se questo è stato parte di un segmento di vita, di un'esperienza, se abbiamo insomma avuto la fortuna di "conoscerne" la grandezza, attende sempre un senso di vuoto.
È quello che ho provato, immediato, alla notizia della scomparsa di Cormac McCarthy, uno dei più grandi scrittori viventi fino a poche ore fa, certo l'ultimo dei grandissimi scrittori americani. Aggiungerei anche, un altro Nobel per la Letteratura mancato, assieme all'altro gigante, quel Philip Roth scomparso nel 2018.
Ho avuto la fortuna di imbattermi nella scrittura di McCarthy un paio d'anni fa, quando lessi il premiato Pulitzer La strada - recensito qui - quel piccolo e sorprendente romanzo che ci restituisce l'immane tragedia di un mondo al suo declino e la forza disperante di un padre in lotta per la salvezza del proprio figlio.
Poi quello stesso anno lessi la Trilogia della frontiera - recensito qui - i tre romanzi che mi riportarono nell'epopea dell'ovest americano ma anche in un vento nuovo, realistico e abbacinante, su cui incombe l'inevitabile. Umanità straziata che ritrovai in quello che ho amato di più assieme a La strada, Meridiano di sangue, che mi ha messo dinanzi a un tale straniamento e a una tale fascinazione narrativa da non sapere da dove cominciare.