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martedì 3 febbraio 2015

Misteriosi pallini rossi che nascono tra i capelli

Girls in peacetime want to dance
L'altra mattina - una mattina di metà settimana - ho portato i Ratti maggiori a sciare. («Mamma, smettila di chiamarci Ratti» - mi sembra di sentire la voce della Pupa che si lamenta. «Allora vi chiamerò "adorabili fringuelli"». «Mi piace!» dice il Pupo, ma questo non c'entra nulla con Facebook).
C'eravamo abbastanza amati Il Pupo era già salito sugli sci a Natale. Ma per la Pupa, 9 anni, era una prima volta assoluta. Così ho coinvolto nell'impresa e invitato anche suo padre - l'uomo con cui un tempo sono stata sposata. Avendo uno spirito sportivo egli ha mostrato di divertirsi parecchio, nonostante per tutto il giorno io gli abbia canticchiato en amitié «Vecchio scarpone, quanto tempo è passato» osservando le sue calzature, più adatte alla Ritirata di Russia che a un'innocua gitarella a un'ora da Milano.
Poi siamo volati su dei campi di grano rettangolari Avevamo - io, Mike Delfino e il padre della Pupa - concertato preventivamente il seguente piano: a) non dire niente ai Pupi; b) uscire di casa (io - Mike Delfino è rimasto a casa con la Piccolissima) con loro alle otto del mattino come per andare a scuola, avendo nottetempo svuotato i loro zaini dai libri e avendoli riempiti di materiale da sci; c) passare a prendere il padre della Pupa, e con lui involarci per la montagna. Naturalmente qualcosa è andato storto, per esempio: i bambini hanno cercato di mettere o prendere delle matite negli zaini, Mike Delfino li ha subito rimproverati - se l'avessero fatto, avrebbero scoperto la nostra cospirazione - e minacciati di botte; i bambini si sono offesi e hanno minacciato di uscire senza salutarlo; Mike Delfino li ha pregati di fare subito pace, loro hanno accettato perché fondamentalmente sono dei buoni.
È una giornata fredda e luminosa «Perché andiamo a prendere papà?» mi ha chiesto la Pupa. Io, con voce severa: «Perché la tua maestra, figlia mia, ci ha convocato entrambi per un colloquio. Hai combinato qualcosa?». Lei, innocente: «No. Sono stata bravissima. Forse vuole parlarvi di alcuni progetti» (!). Raccattato il padre della Pupa, pochi minuti dopo, abbiamo imboccato la superstrada. «Mamma, ma non è di qui che si va a scuola». «Zitti, bambini, è una scorciatoia. Fatemi un piacere piuttosto: controllate negli zaini se vi ho messo la merenda, ché altrimenti dobbiamo passare a prenderla dal panettiere». Il Pupo, stupito: «Ma... qui c'è una tuta da sci! Una termica! Un collo di pile! Un'intera tavoletta di cioccolato con le nocciole! Degli stivali! Delle calzemaglie! » (Il Pupo è convinto che si dica così, le calzemaglie, al plurale). La Pupa: «Anche da me! Anche da me!».
Possano questi lampi illuminare la fine Sono rimasti per qualche secondo in silenzio, così emozionati e increduli da non trovare il coraggio di fare due più due. Poi il Pupo è esploso: «Ci portano a sciare!». 

E arriverà un ciclone e forse ci lascerà stare I bambini hanno avuto per tutto il giorno la faccia della felicità, l'emozione nella voce, un sorriso chiaro e sentimentale. Sono cialtroni ma molto romantici, in fondo. Hanno adorato i loro maestri dai nomi buffi: Lello, Zanna. Sono caduti spesso e poi si sono rialzati. Hanno preso la seggiovia, sono saliti, sono scesi. Hanno avuto coraggio. Li abbiamo a lungo fotografati. È stato tutto perfetto - solo,  a pranzo la Pupa ha commesso il tragico errore di ordinare non polenta e salsiccia come noialtri, ma pasta al pesto. Si può ordinare pasta al pesto a 1800 metri, e aspettarsi che sia buona? Ci credete se vi dico che il rifugio dove abbiamo mangiato si chiamava, ma è stato un caso, Ratti?
C'era un rumore in lontananza, ma eri tu  Tornando a casa i bambini mi hanno comunicato che avevo vinto il titolo di «Miglior mamma del mondo». «Se partecipassi a un concorso con le dieci madri più brave del mondo arriveresti prima». «Dopo questa giornata ti promettiamo che non litigheremo mai più, che ti ascolteremo sempre e apparecchieremo la tavola senza che dobbiate obbligarci voi a farlo». La mattina dopo, a scuola, la maestra della Pupa era commossa. «Idea geniale. Piango dalla gioia», mi ha scritto via sms. Invece il Pupo è tornato a casa un po' così. «Hai mostrato alla maestra la giustificazione sul diario?». «Sì, ma lei mi ha detto che non si va a sciare di mercoledì» (Era il suo primo giorno di assenza da scuola in tutto l'anno, nda) (Della serie: come smorzare gli entusiasmi) (Ma noi, comunque, ci torneremo).
Ragazzina piccolina La cosa più buffa del 2015 fin qui: per una serie di equivoci la Pupa si è convinta che suo fratello generi pallini rossi dalla testa. Il Pupo ha indossato felpe e maglioni rossi per diversi giorni di fila, dopo Natale, e lei, standogli vicino, gli ha scovato tra i capelli alcuni minuscoli batuffoli di lana. È successo una, due, poi tre volte. La quarta e la quinta, i pallini di lana ce li ho messi io. E anche la sesta. Adesso mi sono creata una piccola scorta di pallini rubati a un maglione e gliene piazzo uno qua e uno là ogni tanto, quando mi ricordo; poi faccio in modo che la Pupa lo noti. Anche il Pupo, di riflesso, si è convinto di essere un produttore di pallini. «Credo che mi nascano sotto i ricci», ha spiegato serio. Adoro questo fatto che a 6 anni un bambino ritenga possibile un simile fenomeno. Ma anche a 9, se è una patata come la Pupa. Ogni volta che ci penso rido (sto ridendo anche adesso. Spero anche voi).


Soundtrack: Ascoltate su Spotify, per piacere, Costellazioni (autori: Luci della centrale elettrica). È stato la mia colonna sonora per quasi tutto questo post. Poi però verso la fine ho ascoltato A Dean Martin e altre belle canzoni di Fabio Concato, tra cui Ciao, Ninìn. Un uomo dall'umorismo sottile che avevo dimenticato, ma poi per fortuna è arrivato il mio collega Sergio Labuz a ricordarmi che esiste. Il sottotitolo del post invece è quello dell'ultimo album dei Belle and Sebastian. Un gruppo che ho adorato, ma di recente hanno fatto una virata dance che mi lascia perplessa.



mercoledì 5 novembre 2014

Trenta giorni all'alba

Dovete fare pensieri dolci e meravigliosi
Mi è piaciuto che questo inizio d'autunno sia stato a conti fatti fin qui così clemente. Mi piace però anche il vento che oggi agita le foglie degli alberi in giardino e rende i bambini elettrici. Per finire il libro che sto scrivendo di recente mi capita di alzarmi alle 5.40, subito dopo la poppata mattutina della Piccolissima, anziché tornare a letto a rotolarmi e imprecare nel tentativo di riprendere sonno. Così ho osservato l'alba più spesso di quanto mi sia mai capitato prima. Molti scrittori che ho intervistato per lavoro negli anni, in effetti, mi hanno ripetuto che è proprio in quel momento sospeso tra la notte e il giorno che riusciamo a volare alti; è in quell'ora assieme magica e tragica che ancora possiamo sentire quel prurito sulle spalle nel punto dove un tempo avevamo un paio di ali.
Nessun uomo bianco è così astuto Da cogliere di sorpresa i pellerossa senza imbrogliare. Pensavo che quelle raccontate dai famosi scrittori fossero fregnacce e invece ho capito che se ho una probabilità su cento di riuscire, un giorno, a campare di libri, quella probabilità risiede per me nell'arrivare in anticipo sulla giornata; evitando, nei limiti del possibile, di farmela rotolare addosso come uno schiacciasassi implacabile che non ho modo di schivare.
Quando il primo bambino rise per la prima volta Nel frattempo i miei figli permangono in modalità casino, il che non aiuta la mia concentrazione. Sono lieta di verificare giorno dopo giorno che hanno in questo preso da me, tutti e tre, e amplificano con la crescita il fare caciarone ma tenace tipico dei Maraonidi. Il Maraone non entra, irrompe. Il Maraone non cammina, corre. Non si stanca, si sfinisce. Non mangia, si abbotta. Non discute, ma massacra l'avversario. Non sorride, si contorce a terra dalle risate fino a svenire. È in fondo una specie di Chuck Norris, però di origini ciociare.
Tutti i bambini crescono, meno uno Avere in casa tre Maraonidi di statura compresa tra i 70 e i 130 centimetri è un bello sbattimento persino per la Maraonide-madre, che avendoli generati e geneticamente influenzati ben sa di che pasta sono fatti. All'asilo nido della Piccolissima l'ultimo report la descrive «ottimamente inserita, simpatica, decisa, ostinata; per ottenere quel che vuole strilla a più non posso finché non l'ottiene». Tra gli altri achievements della Pupa ci sono la risata sforzata a comando (con tono gutturale), il ripetere «mamma» con voce bassissima e rauca, tipo E.T., il segnalare l'appetito con una serie di «am, am, am» progressivi espressi a decibel che aumentano esponenzialmente.
Oh, perché non puoi restare così per sempre? I Pupi grandi sono molto affezionati alla sorella. Le affibbiano ogni genere di soprannome e lei risponde a tutti. La chiamano «corpo» perché soprattutto da nuda somiglia a un compatto tronchetto della felicità. Oppure Bobona, Small Boboni, Sbomballoni, e ultimamente anche Small Farloni che non vuol dire niente ma fa ridere. «Dov'è tua sorella?». «Sta farlonando sotto il tavolo». «Che combina Boboni?». «Ha dato ancora il suo Plasmon al cane». Laccio ha capito come gira il fumo e si fa trattare come una bambola di pezza in cambio di doni gastronomici: il Pupo lo chiama «lo spazzino» perché quando a tavola non gli piace qualcosa è sufficiente farlo scivolare a terra con discrezione; qualcuno, nel giro di pochi istanti, arriverà a farlo sparire. Se mi fate una lista dei soprannomi più buffi in voga nelle vostre famiglie ve ne sarò grata.

Soundtrack: Se avete capito le citazioni (penso di sì, eh) allora sapete anche cosa andare a (ri)ascoltare.

lunedì 29 settembre 2014

Fratelli, ancora sogni, e vento di scirocco

Mi fa paura il silenzio, ma non sopporto il rumore
Il Pupo 2.0 ha perso un dentino e sibila come non mai. La scuola va «benissimo» e lui è un bambino nuovo, che tra le altre cose la sera apparecchia da solo la tavola in modo spontaneo e creativo. Per premiare il suo spirito di iniziativa ci troviamo perciò costretti a mangiare usando i coltelli da pesce e le forchette da insalata, di cui è un grande amante. Si cena sempre a lume di candela perché «è romantico e misterioso».  Tra i piatti dispone banane che ha tagliato lui stesso a pezzetti, col coltello. «Non ti è familiare, mamma?» mi chiede indicandomi ogni volta, orgoglioso, gli stessi gruppetti di bucce e polpe. Per non frustrare la sua passione per il table setting evito di rispondergli che mi sembrano buttate lì a caso. A fine cena occorre anche mangiare i bocconi anneriti.
Vedo passare persone, e cani Per qualche motivo insondabile la gente si sente in dovere di raccontarmi tutti i fatti suoi, sempre. In particolare, sono un magnete per gli sciroccati. Poiché non sono ancora rientrata dalla maternità - lo farò lunedì prossimo - incontro persone perlopiù nella sala d'attesa del pediatra oppure all'asilo, o a scuola: dunque il mio target di riferimento sono sciroccate femmine e prole-munite.
Sciroccata 1, aka donna che conosco da dieci minuti al termine di un monologo in cui ha parlato solo di sé e dei suoi figli: «... E naturalmente il bambino non lo faccio vaccinare».
Io: «Eccallà. Guarda, non sono la persona adatta con cui parlare di questo tema».
Lei: «Peeerché?»
Io: «La mia tesi di laurea è sulle malattie infettive, e sui vaccini».
Lei: «Io ho sentito parlare di bambini che sono diventati autistici dopo il vaccino. Ci sono un sacco di studi in tal senso. E poi i vaccini distruggono il sistema immunitario, e questo lo sanno anche i sassi».
Io: «Se tutti ragionassero come te, il mondo sarebbe allo sbando».
I matti vanno contenti, sull'orlo della normalità Per fortuna quando incontro uno sciroccato ho imparato a dirgli subito quello che penso e a girare i tacchi. È curioso, ma di recente mi sono anche imbattuta in diverse sostenitrici della corrente da me denominata «bambinismo senza limitismo».
Sciroccata 2, aka donna che conosco da cinque minuti, incontrata a una festa di amici: «... E insomma tu come ti trovi con il tuo pediatra? No, perché la mia mi ha ricusato».
Io: «Come? Non ho mai sentito una cosa simile.»
«Sai, ritengo che i bambini non debbano conoscere limiti né imposizioni. Hai letto il libro Smettila di reprimere tuo figlio? In pratica la tesi, che io trovo validissima, è che un bambino abbia sempre un motivo per fare quello che fa. Quelli che possono sembrare pianti e capricci sono in realtà espressione di un bisogno profondo. Sei tu, genitore, a doverli comprendere, interpretare e accettare. Perciò io, avendo intuito che mia figlia non gradiva essere visitata sul lettino, ho chiesto alla pediatra di visitarla in braccio a me. Lei ha sbuffato ma poi ha accettato. Però insisteva per svestirla. Le ho spiegato che alla bambina non piace: anche se ha solo 18 mesi sa farsi capire benissimo. Le ho proposto di visitarla attraverso la maglietta. Insomma ne è nata una discussione, al termine della quale la pediatra mi ha indicato la porta e mi ha detto di cercarmi un altro dottore. Ne conosci uno bravo?»
Io: «Forse ci vorrebbe un dottore bravo per te».
A caccia di grilli e serpenti Mentre la Piccolissima esce con discreta fatica e mille menate accessorie dalla sesta malattia, Pupo&Pupa attraversano un periodo splendido. L'altra mattina in piscina, mentre si asciugavano da soli i capelli, li osservavo riflessi nello specchio e pensavo: diosanto, sono belli da far male. La Pupa aiutava il Pupo ravviandogli con le mani le ciocche bionde, lui aveva la testa piegata di lato e la guardava con affetto. Da qualche tempo tra loro non c'è urgenza, ma pace. La scorsa settimana lui le ha regalato una bambola morbida, di pezza, ma nessuno di noi sapeva dove diavolo l'avesse presa. Lei ha ringraziato e poi ha insistito un po'. «Dai, dimmi da dove viene». Lui, sorridendo: «Ehm... l'ho trovata per strada». Lei: «Dai, non ci credo». Lui: «Ehm... l'ho trovata nella spazzatura». Lei, ridacchiando: «Dai, dimmi la verità». Lui, dopo un'esitazione: «D'accordo, d'accordo. L'ho trovata in un sogno». La Pupa si è stretta nelle spalle come a dire: occhei, questa spiegazione è plausibile. Io, in quell'esatto istante, ho pensato che se il Pupo fosse un uomo mi innamorerei di lui.

Soundtrack: I matti
Povero me


venerdì 4 luglio 2014

Errori da non fare (con bambini)

È quattro giorni che ti amo
Credo di essere arrivata al capolinea. Un paio d'ore fa mi sono addormentata con la bavetta all'angolo della bocca come non mi succedeva da mesi, allattando la Piccolissima nel suggestivo borgo ligure già teatro, all'inizio di maggio, dell'incidente idiota a causa del quale mi sono rotta un polso. Da due giorni mi sono trasferita qui, armi e bagagli, assieme ai bambini e ai miei genitori, che litigano abbastanza e spesso si comportano come bambini. Dunque totalino bambini = cinque.
I follower di questo blog sono ormai da giorni fermi a 799. Cosa ci vorrà all'800esimo a prendere il coraggio di fare quel «clic» lo sa solo il Signore.
Il tempo, qui, è immoto come il numero dei follower del blog. Il borgo è torpido fuorché nelle ore notturne. È dopo il tramonto che i giovani abitanti del luogo, come i vampiri, si animano e si intrattengono in gioviali passatempo tipo suonare i campanelli di tutte le case alle 23.40. È successo l'altroieri, ché eravamo appena arrivati dopo un viaggio complesso e io desideravo solo dormiredormiredormire.
Però stai bene dove stai Va detto che i miei genitori hanno due auto. Mia madre fino a pochi anni fa non aveva il bancomat ma alla sua macchina personale guai, non avrebbe mai rinunciato. In più sono litigarelli (l'ho già detto?) e condividere uno spazio intimo come quello dell'abitacolo per loro è una sfida inaffrontabile. Dunque due auto. Mio padre però doveva già trasportare i gatti e mia madre ha una guida diciamo creativa, perciò caricarle a bordo i Pupi e affrontare con lei la Cisa impestata di tir e gallerie implica un atto di fede che non mi sono sentita di fare. Ho così deciso di profittare della sugosa offerta estiva di Trenitalia «i bimbi viaggiano gratis» e con soli 26 euro io e la progenie l'altroieri abbiamo percorso la Milano-La Spezia in comode 3 ore e 40 (compreso ritardo di 35 minuti, intrinseco alla tratta). I Pupi si sono comportati bene da Milano a Voghera, due fermate in cui abbiamo condiviso il vagone con una mamma furlana e le sue rustiche figliolette. Da Voghera a Sestri Levante ci hanno fatto compagnia due severissimi inglesi mangia-minori, che hanno passato il tempo a leggere riviste coltissime e a scambiarsi commenti sgradevoli sui miei figli. Ero troppo stanca per litigare e così mi sono limitata, per punirli, a lasciare che i bambini compissero gesti snervanti e orribili tipo fare slittare in su e in giù il poggiatesta di continuo (Pupo) ed essere meosa e piagnucolare (Pupa, che aveva anche la febbre). La Piccolissima alternava i classici versi da neonata a risate gutturali che ha di recente messo a punto e che trova accattivanti, e non ha avuto bisogno di presentazioni.
Da Sestri Levante a Spezia - praticamente l'ultima mezz'ora - siamo rimasti da soli e ci siamo infine decompressi. Il Pupo ha passato il tempo a far puzzette nello scompartimento chiuso, ma almeno eravamo rilassati.
Uomo che cammina sui pezzi di vetro Sempre il Pupo sostiene ormai da un anno che circoli a piede libero un misterioso sconosciuto che per fargli dispetto ha infilato un pezzo di vetro sul pungiglione di un'ape, e che ha poi costretto l'ape a pungerlo in un occhio, col che lui ora sarebbe orbo. Non so per quale motivo si sia inventato questa storia ma devo ammettere che è piuttosto suggestiva. Un po' meno suggestivo è stato, al termine di una frenetica giornata di commissioni, portare il giorno prima della partenza tutti e tre i bambini dalla dottoressa ZiaBubu. Da sola. Questo lo devo veramente mettere nella lista degli errori da non fare con i bambini. Lo studio della dottoressa in due minuti è diventato l'Arena das Dunas al momento dell'incontro-scontro Suarez-Chiellini, con il Pupo che diceva «L'ho morsa per sbaglio, sono caduto su di lei» a proposito della sorella maggiore.
Niente a che vedere col circo La dottoressa ha misurato, tastato e intervistato a lungo i bambini, facendo molte domande ai due grandi, che è uno dei motivi per cui mi piace andare da lei. Tra le informazioni che ho trattenuto:
- il Pupo è il più alto della classe e in senso più ampio ha sfondato ogni possibile tabella di percentili. Pesa come sua sorella, aka la Pupa
- la Pupa è la più bassa della classe ma sta bene anche se in formato mignon
- la Piccolissima è, in proporzione, la più grassa dei tre
- la Piccolissima non sa fare la cacca nel pannolino ma prima o poi imparerà. Per ora va benissimo metterla sul water al mattino e farla evacuare lì sfruttando la forza di quel che la dottoressa ha definito «torchio addominale»
- la Pupa è una bambina gentile. Il Pupo invece ha molti margini di miglioramento
- I bambini ogni tanto vanno portati dall'oculista e dal dentista ma non mi ricordo con che cadenza
- Gli amici del Pupo si chiamano Matthews, Jon Howard, Brandon, Shahira, Vandana e Ada. Con quest'ultima, l'unica italiana, il Pupo si è prima sposato, poi separato, poi rifidanzato. L'ha infine fecondata mettendo al mondo un certo numero di figli. Il primogenito si chiama Alberto e ha 40 anni. In generale i figli del Pupo «vivono con la madre» e «dormono». Lui non li vede quasi mai, né provvede economicamente al loro sostentamento.
Come ombrello teso tra la terra e il cielo Sono tornata a casa un po' confusa. Alle 21.33, poco prima di crollare addormentata, ho mandato un sms alla dottoressa ZiaBubu scrivendole che ero esausta e mi scusavo, ma purtroppo avevo capito solo il 30 per cento di tutto quel che mi aveva detto nel corso della visita. Lei mi ha risposto: «A quest'ora dovresti essere già a nanna. I tuoi figli sono vispi, sani e simpatici. Il loro habitat naturale è la giungla, il che è positivo. Ti basti sapere questo».

Soundtrack: Pezzi di vetro



giovedì 27 febbraio 2014

Volevo dire gelosia, invece ho detto paura

Quel mostro dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre
«Ho detto "paura" ma forse volevo dire gelosia. Quando dicevo "Mamma, ho paura di andare in bagno da solo, accompagnami" intendevo "Mamma, voglio che tu stia con me sempre, persino quando vado in bagno"». Mesi passati tentando invano di capire, curare, guarire il Pupo e le sue improvvise inspiegabili paure, e ora vien fuori questo. Come sempre accade, quel che fino a un momento prima era un enigma insolubile diventa facilissimo a partire dall'istante esatto in cui l'hai decifrato.
Formidable (ceci n'est pas une leçon) Accade anche che il punto più basso sia anche quello di svolta. Una notte il Pupo ha urlato come al solito chiedendo aiuto e quando barcollando sono arrivata da lui mi ha spiegato che non solo aveva paura dei mostri sotto il letto e di quelli nell'armadio, ma anche dei suoi pupazzi. Essendo al quarto risveglio in due ore lì per lì gli ho dato del cretino e l'ho odiato. Poi la mattina ci ho pensato e ci ho pensato ancora. Tipo: quando anche le cose più vicine e più care diventano temibili, vuol dire che il mondo attorno a noi sta crollando. «Pupo, abbiamo mai parlato di gelosia io e te?». «Cos'è gelosia, mamma?». «Gelosia è temere che qualcosa o qualcuno ci porti via quello a cui teniamo di più, a cui vogliamo più bene». «Allora, mamma, forse non sono fifone ma sono geloso».
Eh, le bébé. Oups: mademoiselle Il Pupo essendo la creatura sulfurea e dirompente che ben conosciamo - il bambino gigante il cui sogno più grande è diventare «l'uomo più forte del mondo» - ma anche il pulcino dalla pelle di cristallo che quando lo sgridi ti dice «Mamma, così mi fai sanguinare il cuore». E se di giorno con la signorina che ho appena partorito è protettivo e affettuoso, durante la notte la paura di perdere il suo posto nel mondo lo divora e diventa tutti i mostri che riesce a immaginare.
Tous les mêmes E dunque, nuovo cambiamento nelle nostre complesse geometrie notturne. Per recuperare energie al momento dormo in camera dei miei figli con il Pupo accanto e la Mini nella culla, la Pupa con Mike Delfino nel nostro lettone. La stanza degli ospiti al momento resta tale. «Pupa, com'è fare la nanna con Mike Delfino?». «Ottimo. È caldo, è coccoloso e soprattutto non mi cammina sui capelli mentre dormo».
Da che punto guardi il mondo (tutto dipende) E così il Pupo mi ronfa beato a un centimetro di distanza. Dopo aver trascorso mesi a funestare gli altrui sonni ora osa lamentarsi perché la Piccolissima «respira rumorosamente». Questa è una soluzione transitoria: il tempo di rassicurare il Pupo - che intanto ha ricominciato ad andare in bagno da solo - rispetto alla mia presenza al suo fianco. Dopodiché spero, nell'arco di qualche giorno, di riprendere la mia postazione. Mentre scrivo questo, penso: chi l'avrebbe detto, che dormire al fianco di un essere umano adulto sarebbe diventato così difficile.
Tutto dipende/2 Il Carnevale incombe (il sabato grasso ambrosiano è tra 10 giorni), io guardo a quella data con orrore. Voi come vi regolate? Abiti fatti in casa o comperati già pronti? La mia vicina di casa bravissima ci ha messo venti giorni a cucire per sua figlia un abito da pecorella da fare impallidire i disegnatori di Shaun, vita da pecora. Subito quegli sfacciati dei Pupi mi hanno chiesto qualcosa di simile. Gli ho detto: «Se proprio proprio, posso vestirvi come l'Uomo di latta del mago di Oz». E i due sempliciotti, gli occhioni sgranati: «Davveeero, mamma? E come ce lo prepari, il costume?». «Voi state belli fermi e chiudete gli occhi. Un paio di giri di carta stagnola ed è fatta».
Soundtrack: Tous les memes
Formidable
Depende

venerdì 11 ottobre 2013

31esima settimana

«Sono un guarriere»
Il Pupo alza sempre l'asticella
Potrebbe sembrare che io abbia saltato una settimana, ma in realtà avevo inserito l'ultimo post poco prima dell'inizio della 30esima e scrivo invece questo alla fine della 31esima, perciò tecnicamente ci siamo. Il Pupo, quasi 5 anni, alza sempre l'asticella: due sere fa ha reso una dichiarazione spontanea che recitava testualmente, «Ho paura che quando nasce la sorellina poi voi non mi guardate più». Grandi applausi alla sua capacità di elaborazione, ah che bel lavoro stiamo facendo come genitori, seguono rassicurazioni varie, ah com'è bello che i nostri figli parlino apertamente dei loro problemi.
L'ora del demonio Il punto è che, purtroppo, le nostre notti si fanno progressivamente più difficili. Eravamo abituati a un bambino che - praticamente dalla nascita - dormiva da solo senza difficoltà, e quando lo racconto tutti a dire ringrazia Dio che fin qui è andata così bene, il che per qualche motivo risulta solo di parziale consolazione: adesso si sveglia anche tre, quattro volte di fila, con disperazione di Mike Delfino e soprattutto mia, poiché per un mix tra panzone e nervosismo fatico a riaddormentarmi, al punto di metterci anche un'ora ogni volta. Aggiungi che il bambino si sveglia preferibilmente a orari maledetti, tipo le 2.30 (ora in cui avvengono le invasioni aliene del nuovo sci-fi Oscure presenze) o, ancor peggio, le 3.07 (ora in cui si manifesta il demonio nel terribile L'evocazione, chi l'ha visto sa di cosa parlo), quindi se mi cade l'occhio sull'orologio oltre che essere nervosa mi spavento pure, e nel buio comincio a sussurrare a Mike Delfino frasi rassicuranti come «È la fine del mondo» oppure «È l'inizio di un film horror e noi non ce ne rendiamo conto, adesso arriverà qualcuno a rapirci i bambini e a portarmi via la nascitura dalla pancia».
Strategie di sopravvivenza A proposito di film horror, sono convinta di avere un cimitero indiano di 40 centimetri quadrati sepolto proprio davanti alla mia cucina a gas. L'altra sera mi sono scottata la coscia sinistra col brodo del risotto: l'ustione peggiore della mia vita, comprensiva di vesciche. Per fortuna (vi giro questo consiglio nel caso non lo sapeste) mi sono ricordata che in questi casi bisogna immergersi subito in acqua fredda, e così, tipo vacca nel Gange anche per via delle dimensioni, ho messo le chiappe a mollo nella vasca gelata per 15 minuti, evitando forse cicatrici permanenti - ma non uno choc termico. La mattina successiva invece, per una serie inspiegabile di congiunture sfavorevoli, ho fatto da arco voltaico - avevo i piedi nudi, le mani bagnate, eccetera - e ho preso la scossa più forte della mia vita mentre tentavo di accendere il gas.
Sulla sponda del fiume mi sono seduta, eccetera Subito dopo la scossa, ho pianto. Tra l'altro Mike Delfino era fuori col cane, proprio come la sera prima (quando mi sono scottata). Il Pupo per consolarmi è corso a prendere i suoi vecchi ciucci da un cassettino dei ricordi; la Pupa, più pragmatica, ha attivato una app dell'iPhone che si chiama MyBaby'sBeat e in tempo zero ha verificato, con le cuffie nelle orecchie, che il cuore di sua sorella battesse ancora. Visto che sì, ho chiamato al volo una mia amica medico che, ancora più pragmatica della Pupa, mi ha rassicurato: «Se non sei morta all'istante per un'aritmia, direi che tu e la Piccolissima state bene».
In tutto ciò, il Pupo Anche se ho finto di parlare d'altro, il nostro vero problema ora sono le notti insonni. Con l'avvicinarsi dell'evento-Piccolissima cresce la preoccupazione: cosa succederà quando dovrò allattarla? Aver capito che è il pancione a disturbarlo non aiuta a risolvere il problema, quel che conta davvero è che ora abbiamo circa 59 giorni per rimettere il Pupo in carreggiata, essendoci peraltro già giocati molte delle strategie consigliate: il bambino dorme con il suo pupazzo di riferimento (chiamato "il Ma"), a cui si è ora aggiunto un vice-pupazzino che ha superato l'apposito training scacciamostri; in camera c'è la lucina azzurra "contro le paure notturne", nel disimpegno c'è una vice-lucina gialla a far da sostegno, prima di addormentarlo gli leggiamo le sue storie preferite e gli facciamo tutte le coccole rasserenanti. L'altra notte Mike Delfino esasperato vaneggiava: «Ora basta, ci sta prendendo in giro, non può venire ogni dieci minuti a dire hopauramiscappalapipìhosetehofamevogliolamamma, se lo fa ancora io, che ho già perso la mia salute mentale, giuro che lo chiudo in camera a chiave, oppure lo metto in giardino come un nano, e ne riparliamo domattina». La privazione del sonno, si sa, fa scherzi strani, resto in trepida attesa di preziosi consigli (che possibilmente non siano «Aspetta qualche anno e vedrai che passa»), perché, come disse Forrest Gump dopo aver attraversato gli Stati Uniti di corsa, arrivata a questo punto «Sono un po' stanchina».

giovedì 25 luglio 2013

Genitori da weekend

Rivive l'anima mia assetata
Laccio, il cane straccio.
Non ha fatto in tempo a cominciare che già sta per finire, quella parte dell'estate che in genere scorre al ralenti beatamente sospesa in terra di nessuno, in cui i bambini sono al mare con i nonni (e una tata di cui non riesco a imparare il nome perché cambia ogni anno), e noialtri due in città. In genere approfittando per recuperare, almeno in parte, gli arretrati: amici da incontrare, film da vedere, pareti da imbiancare, e molte (moltissime) lampadine da cambiare.
Ma quest'anno Siamo per qualche motivo sopraffatti. Mi ha fatto notare qualcuno  (quel genere di "qualcuno" che ha sempre una risposta per tutto): ti ci mancava solo il cane. Non saprei se attribuire a lui la responsabilità della nostra débâcle. Sono scettica. Certo è che dimentico le scadenze, fatico a compiere operazioni semplici tipo fare la spesa, confondo i volti delle persone - e chiedo scusa alle due ragazze che (la scorsa settimana al concerto di Thom Yorke, ieri mattina alla fermata della 70) mi hanno salutato calorosamente e non ho riconosciuto.
A nostra parziale discolpa Mike Delfino, va detto, è rimasto per quasi una settimana ostaggio del suo socio in affari olandese che per giunta quando viene in Italia mangia e dorme da noi, una specie di Chuck Norris, avete presente? Tra le sue frasi ricorrenti: «Mia figlia, 6 anni, parla quattro lingue». «Prima di avere un infarto correvo circa 22 km al giorno e facevo 80 vasche in piscina, adesso momentaneamente ho dovuto dimezzare». «Avrei potuto ma proprio non ho voluto, con la mia attività, diventare una multinazionale perché sono troppo onesto per certi giochetti». «C'è stato un periodo, prima che io scegliessi definitivamente la mia compagna di vita, in cui le ragazze mi si buttavano letteralmente addosso, faticavo a tenerle a distanza, ero costretto a inventarmi palle sgradevolissime, tipo che di lavoro facevo il masturbatore di gorilla».
La speranza è la nostra compagna Capisci che Mike Delfino è molto stanco, oppure in difficoltà - o entrambe le cose assieme - quando comincia a perdere oggetti. Lo fa solo con oggetti preziosi o utilissimi. Nelle ultime due settimane, complice la presenza di Chuck Norris, ha smarrito le chiavi di casa, le chiavi del lavoro, poi l'intero portafoglio. Quando ritrova un oggetto, immediatamente perde il successivo. Dopo aver rinvenuto il portafoglio che si era abilmente nascosto sotto una scatola vuota di lampadine, ha tirato fuori la patente ("per metterla al sicuro") e il giorno dopo l'ha persa da sola.
Non bisogna arrabbiarsi, però Quando Mike Delfino perde un oggetto tipo la patente, anche se sei giorni dopo devi partire per la Loira con uno scambio casa e non è pensabile che tu, incinta di 21 settimane, guidi da sola per tutto il viaggio, la strategia giusta non è arrabbiarsi ma riderci sopra. Se ti arrabbi Mike Delfino va in loop e comincia a ripetere «Non ti scaldare, non ti scaldare». Essendo monotasking non riesce a più a concentrarsi sul ritrovamento dell'oggetto.
Su spinosi ricci di castagne Dei Pupi, nel frattempo, si sente più che mai la mancanza. Quest'anno in particolare sono molto seccati e la domenica sera, quando li lasciamo al mare, manifestano a gran voce disappunto. Pupa: «Non è giusto che nostra sorella torni a Milano con te mentre noi dobbiamo stare qui». Pupo, piagnucolando e parlando di noi al passato: «Io ci tenevo tanto, di voi». 
Cartoline dalle vacanze E ora, le domande. Riconoscete le citazioni musicali che infilo qua e là, soprattutto nei titoletti dei post? Siete già in vacanza? Dove andate quest'estate? Domani pomeriggio tornano finalmente i Pupi e poi, sabato mattina (spero presto) partiamo per la Francia. Qui si suda da pazzi. Da voi quanti gradi ci sono? Se qualcuno è a Livigno o simili non si vergogni e lo scriva, non ci arrabbieremo ma penseremo felici che qualcuno è messo meglio di noi. Tipo la piccolissima bambina Stella che mentre scrivo queste righe mi dà qualche calcetto. Lei sì che non soffre il caldo.




venerdì 19 aprile 2013

C'è maretta in famiglia

Del perché la Pupa vorrebbe che il Pupo vivesse altrove
I miei figli sono estremamente litigiosi. Non riesco a capire per quale motivo il limite temporale di un'esistenza senza conflitti, per loro, coincida con i 30 secondi (circa).
Prendete stamattina per esempio. Si sono alzati praticamente nello stesso momento e, scesi dal letto, si sono seduti sul parquet nel disimpegno davanti alle camere. Perché l'abbiano fatto lo ignoro, ma per mezzo minuto sono stati amabili, morbidi e assonnati nella prima luce del mattino:
(Con tono gentile) «Ceci, a te piacciono di più le Winz, le principesse o le Kitty?»
«Mmmh, fammi pensare... le principesse».
(Lui, scuotendo la testa e contemporaneamente il dito indice) «Nonnò. Sbagliato».
«Ma come può essere sbagliato un gusto? Cretino» (segue colluttazione).
 A volte invece discutono Su questioni più esiziali. In questa fase della vita sono molto interessati all'origine delle cose e al mondo com'era una volta. La Pupa legge e rilegge un libro sui Fenici di quand'ero bambina, il Pupo è capace di spararsi 22 minuti di fila di vecchi documentari di Piero e Alberto Angela, recuperati su YouTube.
(Ieri sera, insolitamente complici) «Mamma, ti volevamo chiedere una cosa».
«Ditemi, amorini».
«Sappiamo che Adamo ed Eva erano i primi uomini».
«Giusto».
(Pupa) «Quello che non capiamo è come abbiano fatto a discendere».
«In che senso?»
(Pupo) «Come hanno fatto a moltiplicalsi».
Una storia vecchia come il mondo Come ho già detto, il Pupo mescola una stupefacente proprietà di linguaggio a una pessima pronuncia (questione di pigrizia).
«Beeeh, lui ha messo un seme...»
(Pupa) «Sì, lo sappiamo. Lui ha preso un seme dal pisello e l'ha messo nella pancia della mamma».
(Pupo, con tono scocciato) «E poi sono nati dei figli».
(Pupa, determinata) «Ma i figli sono fratelli, e non possono sposarsi tra loro. Sarebbe come se io sposassi Rocco».
«Ceci, ma io ti voglio sposare».
«Cretino» (segue colluttazione).
Una certa dose di mistero Dopo essere stati, non senza sforzo da parte mia, separati i Pupi sono ri-diventati pensosi. Poi la Pupa ha preso la parola:
«Mi è venuta un'idea».
«Dimmi».
«Lo chiederò al maestro di religione, anche se so già cosa mi dirà».
«Cosa ti dirà?»
«Che in questo problema c'è una certa dose di mistero» (ricordo che la Pupa ha 7 anni).
(Pupo, tirandole i capelli all'improvviso) «Ceci, sposami».
«Creeetino!».
E così hanno ricominciato a menarsi. Nuovamente separati, il tempo di asciugarsi le lacrime e la Pupa ha concluso: «Se mio fratello mi picchia altre 30 volte in un mese deve andare a vivere in un'altra casa, in un'altra famiglia». Lui ha pianto. «Ma non devi per forza andare a star male. Puoi anche andare a vivere dal re o dal presidente. Oppure a casa di Pisapia».
Domanda sinceramente interessata Ma anche voi, da piccoli, litigavate tanto con i vostri fratelli? E i vostri figli, come si comportano?

venerdì 29 marzo 2013

Sopravvissuti e sopravviventi

E venne il giorno
Party in casa con Pupi.
Nelle ultime ore non sono stata quasi mai connessa e mi sono persa, nel post precedente, il commento agghiacciante della povera Matilde (con cui mi scuso per non essere stata pronta a raccogliere il suo sfogo; se ti fa piacere, Matilde, riscrivimi in privato). Va detto che ieri è stato il mio compleanno e ho dovuto festeggiarlo degnamente - a dire la verità non ho ancora finito.
Altri accadimenti
Laccio su poltrona Sacco.
Va anche detto che Laccio, il nostro cane, è abbastanza impegnativo. Già al primo incontro, l'addestratrice ha messo le mani avanti. «È un cane di carattere». Se buono o cattivo, non l'ha specificato. Nel frattempo i giochi preferiti di Laccio, che ha compiuto quattro mesi sabato scorso, sono Mangia il Peluche» e Mangia il Libro», che consiste nel cercare e scovare i giochi e i libri dei Pupi per quanto accuratamente nascosti, mimarne lo smembramento, sorridere soddisfatto (giuro che sorride), a fine carneficina addormentarsi sfinito per lo sforzo. Grazie al cielo, il cancelletto Ikea che un tempo serviva a impedire capitomboli del Pupo fa ancora il suo porco dovere e impedisce alla bestia (scusate il gioco di parole) di venire di sopra a mangiarci anche i piedi del letto.


Invece sappiamo tutti che le liste Vanno molto di moda e soprattutto fanno sentire meglio, in fondo è fico tenere un elenco delle cose che dovremmo o vorremmo fare e poi cancellare una voce alla volta, sentendoci eroici perché siamo riusciti a compiere imprese titaniche tipo «fare doccia» o «comprare latte». Voi che ne pensate delle liste? Ne fate? Come le usate? Io come in tutte le cose della vita vado a momenti, un po' sì e un po' no. Mi ha invece stupito molto la Pupa, che ha quasi 8 anni, e poco prima dello scorso weekend - poco prima, in effetti, che Laccio irrompesse nelle nostre vite - ha compilato con puntiglio questa:


La Pupa è un curioso mix Di alto e basso, poesia e scienza, costruzione e distruzione. Ti incanta con le parole e un minuto dopo manda tutto in vacca. Ieri chiacchieravamo mentre lei era nella vasca da bagno:
«Mamma, vorrei tantissimo un fratellino».
«Te l'ho già detto, non dipende da me. Mi piacerebbe tanto e lo sai. Ma il fratellino viene solo se vuole venire».
«Cioè più che altro se Gesù ce lo vuole mandare, lui arriva?»
«Potremmo anche vederla così, sì».
«Allora propongo a Gesù: se mi mandi il fratellino io ti regalo tutta la mia collezione di gomme. Sai mamma, sono quasi 108».
«Wow!».
«Ma secondo te a Gesù può servire, una collezione di gomme? La farà anche lui in Paradiso? Ce l'avrà, una gomma a forma di Gesù?»
«Non lo so. È possibile. Ma se arrivasse un altro fratellino tu lo meneresti come meni quello che hai già?»
«Sì. Però all'inizio, quando è piccolo, pochissimo».

lunedì 4 febbraio 2013

Come faccio a sgridarlo?

Sulla sponda del fiume si è seduta e ha pianto
(Nessun animale è stato scuoiato per il pelo di queste giacche)

Sono tempi terribili - very hard times. Partenza per il Festival di Sanremo la prossima settimana, Pupi ancora da organizzare, malattie diffuse. Si entra da una e si esce dall'altra, i bambini hanno influenze concatenate, io invece è la seconda volta che mi becco il virus gastro, anche noto come "fast&furious" per la sua tempestività e, soprattutto, incisività. Oggi per sedare i crampi allo stomaco ho pure bevuto della camomilla, risultato: testa ciondoloni davanti allo schermo e improvvisi, brevi addormentamenti da cavallo.
Quesiti esistenziali Quello su cui mi sto interrogando è come sgridare efficacemente il Pupo, il quale al Parco del Ticino - dove ieri, approfittando di una giornata primaverile, siamo andati in gita - ha tentato di uccidere sua sorella con un gesto repentino e imprevedibile. Qui sopra lo vedete fotografato di fronte al ricovero di una capretta con la tipica espressione sorniona di chi sta per combinarne una grossa, mentre la Pupa ammicca timida sullo sfondo, l'aria profetica, come interrogandosi sul tema «Quanto a lungo resterò viva, oggi?»
Ferma, ti prego, la mano Poco dopo la tappa dagli ovini abbiamo cominciato una passeggiata nel bosco, fermandoci a un certo punto sul greto del fiume a cercare di far rimbalzare i sassi sull'acqua. Dopo pochi minuti, la Pupa ha cominciato a strillare.
«Uaaaaargh! Aaaaah!»
«Che c'è, Pupa, cos'è successo?»
«Mio fratello mi ha fatto male! Sulla fronte!»
Da un rapido esame dell'area si è subito evidenziato un cospicuo bernoccolo. Come spiegarlo? Le mani del Pupo sono piccole, certo non così forti da lacerare la pelle.
«Pupo, guardami negli occhi».
(...)
«Pupo, ho detto guardami negli occhi e dimmi cos'è successo».
(Segue espressione simile a quella della foto in alto)
«Dimmi la verità. Avevi in mano un sasso?»
«Nooo, mamma».
«Pupo, dimmi la verità, sai che la mamma sa tutto di te e non puoi mentirle».
«Il sasso c'ela, ma non sono stato io».
«Come sarebbe? Ci sei solo tu, qui».
«Sì, ma è stata la mano matta».
«Cosa sarebbe, scusa?»
«La mia mano destla. Fa quel che vuole, non posso contlollalla. Ha pleso il sasso da sola e l'ha tilato a mia solella».
Parlando di mani Se doveste scegliere - e sapendone integra la funzionalità, in un caso e nell'altro - preferireste avere quattro dita per ciascuna mano o sei dita per ciascuna mano? Per piacere rispondete, e spiegatemi le vostre motivazioni. Se potete, da osservatori esterni, svelatemi anche un trucco: come faccio ad arrabbiarmi davvero col Pupo?

giovedì 29 novembre 2012

Mi sono nascosta ancora vicino all'acqua gazata

Se il Pupo nel buio si stringe a me
Siamo diventati tutti fanatici del nascondino. Ve lo consiglio: è terapeutico. Dopo una frenetica giornata fuori, in pochi minuti ti rilassa e ti spegne il cervello. Noi ne abbiamo previsto due varianti: una in cui giochiamo chiusi in dispensa e una in cui, invece, ci si nasconde in tutta la casa. Pur essendo la dispensa uno spazio ristretto, una piccola stanza per giunta affollata di oggetti, questa variante presenta i suoi vantaggi. Il primo dei quali è che la Pupa non se la fa addosso per la paura. Il secondo è che, quando tocca a lei stare sotto, il Pupo mi salta in braccio nel buio, poi comincia a baciarmi sul collo e mi sussurra: «Mamma, ti amo. Adesso nascondimi». L'oscurità gli trasmette l'ardore che a volte alla luce gli manca.
Capitano, qua e là, dei problemi logistici Perché il Pupo si imbizzarrisce random, e quando tocca a lui contare non sai mai se si fermerà a venti, a otto, a quattordici, a quattro. Perciò, sei lì che nemmeno hai cominciato a valutare in quale angolo schiaffarti ed eccolo già lì a brancicarti con le manine, a dire: «Mamma, ti ho preso! Perché ti sei nascosta ancora vicino all'acqua gazata?».  Di tanto in tanto, pretende di far giocare anche il Ma (il ratto di peluche da cui non si separa mai), salvo poi arrabbiarsi con lui perché non sa contare.
Alla scuola materna le maestre del Pupo Ieri, in un colloquio durato un'ora intera, per fortuna nessun riferimento all'utilizzo del biberon. Ci hanno detto in sostanza che il bambino è vivace e intelligente - e noi: oh, davvero? - ma, a tratti, indisciplinato e provocatorio.
(Maestra): «Per esempio, si mette le scarpe e la giacca al contrario pur di uscire al più presto a giocare. Se perde una scarpa in giardino non si preoccupa, ma continua tranquillo le sue attività. Per fermarsi all'improvviso, mentre sta correndo, si butta in ginocchio e buca i pantaloni».
(Io): «Sì, lo so. Mi ha spiegato che è il suo modo di frenare».
(Maestra): «A tavola frega con nonchalance la frutta dai piattini dei compagni».
(Io): «Ma loro vorrebbero mangiarla?».
«No, è quella avanzata».
«Ah».
(Maestra): «A tavola vostro figlio a volte toglie le scarpe e si siede a gambe incrociate, come se stesse facendo yoga».
(Io): «La schiena però la tiene dritta?».
«Drittissima».
«Bene, nello yoga questo è fondamentale».
(Maestra, sospirando): «Insomma, questo bambino non rispetta La Regola».
(Io): «Temo che abbia preso da me. Per esempio, dove lavoro io, all'entrata, dovrei passare il badge per il rilevamento delle presenze, ma non lo faccio».
«Perché, scusi?»
«Così, senza motivo. È questo il bello. Però, come vede, per il resto ho una vita abbastanza normale».
Tutto dipende (da che punto guardi il mondo) E stamattina, già che c'ero, colloquio con la maestra della Pupa. In pasticceria.
(Maestra): «Sua figlia è troppo forte. Stavamo studiando sce, sci, schie, scie e lei ha scritto: "Mi piacciono moltissimo gli sceriffi coi baffi". E poi: "Adoro nuotare in piscina sulla schiena della mamma". Sente com'è armonioso e creativo l'alternarsi dello sci e dello sce
(Io): «Ne sono felice. A proposito, ieri a scuola ha perso una scarpa, una ballerina viola. Mi aiuta a recuperarla?».
«Certo. Mi raccomando, a Natale niente regali a noi insegnanti. Ah, è arrivato il finanziamento del Coni per l'educazione motoria. Ora che mi viene in mente, le interessano le arance biologiche? Ha visto che belle, le foto della marcia dei diritti dell'Unicef? Come sta quel fenomeno di suo figlio?»
«Bene, però mi hanno detto che ha qualche problema con La Regola. Fa cose gravissime, tipo rubare la frutta avanzata dai piatti degli altri».
(Lei, prendendo senza farsi vedere un biscottino dal tavolo del vicino): «Uhm. Gravissimo. Vuole un altro bigné?».
Questa è un po' sottile ma so che la capirete Ieri sera cercavo di mettere a letto il Pupo, argomento su cui temo mi toccherà scrivere presto un altro post. Abbiamo discusso parecchio, mi sono quasi arrabbiata, lui si è a sua volta seccato e roteando su sé stesso tipo Ken Shiro mi ha guardato minaccioso e muovendo le braccia tipo marionetta mi ha detto: «Mamma. Se non la smetti ti dò un colpo di carattere».
A questo punto mi piacerebbe tanto sapere da voi a) cosa fate per rilassarvi assieme ai vostri figli e b) cosa pensate (se pensate qualcosa) di un bambino che non si preoccupa di correre in giardino senza scarpe.



mercoledì 7 marzo 2012

Quante storie per un piccolo ritardo

L'arte di accarezzare i piccioni
Se ancora non l'avete letto, non posso che consigliarvi l'ultimo romanzo di Fred Vargas, La cavalcata dei morti. Classificato come "poliziesco" in realtà è un romanzo che trascende i confini di genere, con una serie di digressioni surreali e adorabili. A un certo punto un padre, a proposito del figlio 28enne appena entrato nella sua vita - nel senso che, prima, non sapeva nemmeno che fosse nato - fa la seguente riflessione: «In una cosa era bravo, per lo meno. Bravo ad accarezzare i piccioni: anche banali, sporchi e brutti come quello» (il riferimento è un piccione trovato per strada con le zampine legate, ndr).
Amore e altre catastrofi Nonostante le perplessità di Papàmamma (che ritiene questa storia barbosa) qualcuno mi ha addirittura scritto in privato per chiedermi aggiornamenti sullo stalker ormai noto come «Il Tizio della Piscina». Calma, ragazzi, calma! Il fatto è che per il momento non c'è nessuna novità. Per fortuna, dice la parte privata di me; purtroppo, dice la narratrice che freme all'idea di raccontarvi ogni benché minimo sviluppo. Il Tizio della Piscina secondo me è morto o era malato, perché le ultime tre volte che sono andata a nuotare non l'ho visto. Peccato: il mio collega mi aveva accompagnato bello carico, con l'intento di menarlo, e invece ha dovuto soprassedere, limitandosi a sfogare il testosterone prendendo a schiaffi l'acqua con qualche vasca a delfino. Ma domani ci torno e, se lo ribecco, state sicuri che ve lo dico subito.
Una cosa orribile L'altra mattina sentiamo una risatina soffocata. Non c'è un modo carino per dirvelo, perciò ve lo dico e basta. Il Pupo ha rubato dal piano della cucina, dov'era appoggiata, la vaschetta piena a metà di cubetti di ghiaccio - l'altra metà essendo appena stata usata dal padre, aka Mike Delfino, per farsi un caffè shakerato. Poi l'ha messa per terra davanti a sé, ci si è inginocchiato davanti - il Pupo, non Mike Delfino - e deliberatamente, coscienziosamente, ha pisciato (uso questo termine perché l'azione nefanda lo merita) in ciascuno degli scomparti liberi. Credo che se non l'avessimo fermato avrebbe anche tentato di mettere la vaschetta in freezer, per vedere se riusciva a ghiacciare la pipì. Poi sua sorella si è girata, l'ha visto e angelica ha commentato: «Che carino il fratellino, vedete? Ha colorato i ghiaccetti con l'acquerello». Non abbiamo avuto cuore di dirle la verità, ma abbiamo pensato: questa è un'anima bella, nella vita si farà fregare dal primo che passa.
Il Pupo invece si è trovato irresistibile e ha continuato a ridere per un bel po'. Notare che non ne ha versata a terra neanche una goccia: quando si dice la precisione.
Stanotte, invece Da troppo tempo, almeno una settimana, dormivamo sonni tranquilli. Poi stanotte, a un'ora X che non ho nemmeno verificato - mi viene l'ansia doppia, se guardo l'orologio - abbiamo sentito un urlo belluino. Non mi sono svegliata subito, anzi sognavo che qualcuno stava costringendo la Pupa a inghiottire una biscia, pensate un po'. Invece era "solo" lei che urlava perché, nel letto, si era appena gomitata addosso. Mike Delfino mi raggiunge mentre presto i primi soccorsi e mi dice: «Hai bisogno che ti porti qualcosa, da sotto?». Gli faccio: «Un rotolo di scottex, per favore».
Ha borbottato qualcosa ed è sceso. Forse non ci crederete, ma è tornato di sopra con:
- Una paletta
- Un catino di plastica con un buco molto grande sul fondo
- Un sottovaso verde, diametro 22 cm.
- Un guanto di gomma (mano sinistra)
- Neanche l'ombra dello scottex.
Persino nella malattia, la Pupa ha riso. L'ho rassicurata: «Non ti preoccupare, i maschi di notte non capiscono niente». Il Mike si è lamentato dicendo che lo sottovaluto, poi si è chinato a frugare sotto il lettino del Pupo, che in tutto ciò dormiva beato. «Cosa fai, Mike, accarezzi il parquet?». «Sto cercando le lenzuola pulite», mi ha risposto lui, tra il confuso e lo stizzito. Per terra, sotto un lettino, accanto a una tartaruga gigante di peluche. Non nella cassapanca di legno dove, da almeno quattro anni, persino i pesci rossi sanno che le teniamo.
PS Stamani, interrogato, Mike Delfino non ha saputo dare spiegazioni convincenti sul suo comportamento. Ma anche i vostri compagni (o compagne, se siete maschi) danno il meglio di sé durante la notte? Si aspettano aneddoti e solidarietà.

lunedì 27 febbraio 2012

Il concetto di Dio

Post dal titolo forse scoraggiante, ma se andate oltre
L'altra sera i bambini erano sotto la doccia assieme - come fanno di solito. Li sento impegnati nella seguente conversazione.
Pupa, 6 anni (a scuola fa religione): «Eeeeh, devi sapere che ci ha creato Dio papà».
Pupo, 3 anni: «Papà? Il mio papà?»
«No, non papà inteso come papà. Dio papà è colui che tutto ci ha creato».
«Dio è un Carletto?» (i Carletti sono quei pupazzetti che regalano con i surgelati, ndr)
Pupa, sospirando: «No, non è un Carletto».
«Allora è un Puffo?»
«No, non è un Puffo ma un'identità. Ci ha creato e ci ha coppiato, poi ci siamo moltiplicati. Adesso in tutto il mondo siamo circa 115».
Nel frattempo, in piscina Venerdì ho dovuto andarci da sola perché il mio collega si è preso il raffreddore ed è rimasto a casa, vigliacco, lasciandomi in balia del trucido corteggiatore. Mi sono calata in acqua dalla parte diametralmente opposta rispetto a quella in cui nuotava lui, ma il viscido mi ha adocchiato e si è spostato progressivamente di corsia in corsia, slittando tipo slime fino ad arrivare in quella accanto alla mia. Ho fatto finta di non vederlo e ho nuotato ininterrottamente per 40 minuti imparando finalmente quel giro a fine vasca che fanno i nuotatori professionisti per non fermarsi. Vedi che non tutto il male vien per nuocere, ho pensato.
Tecniche di seduzione Tra una bracciata e l'altra lo sbirciavo con la coda dell'occhio e ho visto che mi lanciava uno sguardo strabico che nella sua testa sarebbe stato da seduttore; così ho nuotato nuotato nuotato fin quando lui non si arreso ed è uscito dalla vasca, poi ho calcolato un minuto per dargli il tempo di entrare nella doccia, poi sono schizzata fuori e sono corsa a mia volta a lavarmi, mi sono asciugata i capelli in 30 secondi e ho imboccato la strada dello spogliatoio proprio mentre lui - non immaginandomi così lesta - veniva verso i phon. Mi ha fatto allora lo sguardo da merluzzo, tra lo stupito e il turlupinato, e mi ha detto: «O tu sei troppo veloce o io sono troppo lento». «Tu troppo lento», gli ho risposto senza l'ombra di un sorriso, e sono sparita. La mia amica Pellons in un commento al post precedente giura di essere disposta a immolarsi, concedendosi al tipo - a patto che sia decente, ha specificato - al posto mio. Be', che dire: venerdì viene in piscina con me, potrà giudicare con i suoi occhi. Come sempre si accettano suggerimenti e anche, nel caso, altre auto-candidature per sottrarmi alla limonata farlocca.


giovedì 3 marzo 2011

Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò

Non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò
Da sabato scorso i Pupi sono al mare, anzi in collina (vedi foto, che però risale all'estate scorsa) con i nonni. Tutte le mattine chiamo mia madre per avere notizie:
"Mamma, hanno chiesto di noi?"
"Macchè. Nix. Nada. Neanche una parola".
"Dormono? Mangiano? Si divertono?"
"Oggi veramente ha nevicato e sono un po' meosi, per il resto non hanno un problema al mondo. Tuo figlio non vuole più il pannolino, se lo strappa di dosso infastidito, come fosse un panno imbevuto di cherosene".
"Mi passeresti la Pupa?"
"Ci provo. Sai che non le piace il telefono, ieri ha attaccato subito. Dai vieni amore, vieni a salutare la mamm..."
Clic.
Mi intenerisce parecchio pensare che i miei figli in qualche modo si fingano già grandi e indipendenti. Mi fa sorridere il fatto che non chiedano di me, che non vogliano nemmeno salutarmi al telefono - anche se poi so che quando torneranno a casa, sabato, mi offriranno inermi il collo morbido perché possa respirarne a lungo le pieghe.
Mi piace pensare al Pupo che si strappa il pannolino e osserva pensoso la neve. E alla Pupa, che per molti versi dice ancora cose "da piccola": edentico, tricioperatoro, anatuga (lattuga). Io mi guardo bene dal correggerla. E ho un sussulto ogni volta che è lei a farlo da sola, crescendo: ogni volta che un sollecoto diventa solletico, un cincio lascia il posto al cinque, una stella filata si trasforma in filante. Un giorno una mia conoscente mi ha detto: "Sono così contenta che mia figlia sia già grande, che non si metta più le dita nel naso, che abbia preso la patente, che non sia più necessario imboccarla, o prenderla in braccio quando cade e si sbuccia un ginocchio". Ho pensato: questa signora si è persa dei pezzi per strada. E c'è poco, purtroppo, che si possa fare a riguardo.




giovedì 20 gennaio 2011

Gomitare gomitare, voglio solo gomitare

Avete presente quando la vita va più veloce di voi, e

Non riesco a tener dietro ai vostri spassosi commenti sulla presenza del Quaq. in casa Sarkozy per via dei numerosi imprevisti che di continuo mi tradiscono. Dunque mi chiedo, e vi chiedo: ma perché, proprio quest'anno che ci siamo tutti vaccinati contro l'influenza stagionale + H1N1, la sorte ci condanna a raccattare tutti i virus alternativi in circolazione? Voglio dire: è una punizione, forse siamo stati troppo presuntuosi nel ritenere che non ci saremmo ammalati?
L'altra sera, mentre partecipo a un meeting (aaah, che modo fico per dirlo) con i miei amici-vicini, mi squilla il telefono. È Mike Delfino. Superato il primo iniziale istante di fanciullesco stupore ("che c*@§o mi telefona a fare, visto che sono a 10 metri da casa?") rispondo.
"Gattòso" (il mio nuovo soprannome, ndr), "puoi venire in qua?" mi sibila Mike con aria da cospiratore.
30 secondi dopo apro la porta di casa e trovo la Pupa sdraiata sul divano al piano di sotto, avvolta in una coperta. Mike, al suo capezzale, le tiene la mano e mormora sconnesse parole di conforto. Nei suoi capelli d'angelo si stagliano inconfondibili tracce di... gòmito - sapete cosa intendo.
"Oh, nouououoh, Pupa. Sei stata male?"
(lei, piagnucolando) "Mamma, la mia amica Olivia ha paura di morire".
"E questa da dove ti viene?"
"Anch'io ho paura di morire".
"Amore, è solo un po' di gòmito. Adesso vedrai che ti pass..."
"Bluaaaargh!" (segue svomitazzata a spruzzo, di possente gittata. Converrete con me: è il peggior tipo).

Abbiamo passato, come è ovvio, una notte infame - e insonne: come non se ne vedevano da tempo. Mike ha dormito nel letto della Pupa, in stanza con il Pupo. È una soluzione che adottiamo quando qualcuno di noi, a rotazione, è malato.
"Vado in camera di contenimento", mi dice con aria rassegnata. Al mattino dopo il report è sempre infausto. "Il mio compagno di stanza fa casino", mi spiega ogni volta. A quanto pare - io non ho mai provato l'ebbrezza di dormire con lui - il Pupo ogni notte fa ad alta voce il reboot delle parole imparate fin lì. È come se installasse degli aggiornamenti sul pc. A intervalli regolari salta su: "Coccò, pla, mammà, papà, bujo, nudo, piò-piò, maa, baa". È ancora molto basic ma dobbiamo riconoscere che il numero dei vocaboli segue un trend di crescita costante. Entro il quarto trimestre 2011 gli analisti attendono la comparsa della parola "ciao".
A me, in compenso, con la Pupa è andata peggio. Ho cambiato federe e lenzuola 4 o 5 volte. Per quanto foderassi il posto-letto della piccola con asciugamani e telini, lei è sempre riuscita a gòmitare altrove. Anche addosso a me. Dormiva 20 minuti, poi si svegliava di soprassalto e "Bluaargh!", con conseguenti urla disperate. A un certo punto, a mezzanotte circa, ho dovuto farle la doccia (!). Quando non gomitava, mi interrogava. "Mamma, che giorno è oggi?". "Il 18... credo". "Anche tu sei stata male il 18 d'inverno?". "See". "Mamma, l'inverno è quasi finito?". "Pupa, dormi, percaritàdiddio". "Anche tu da 5 anni e mezzo sei stata male e hai gomitato?". "See. Ora dormi". E così via.
Proprio mentre meditavo di portarla al pronto soccorso, verso le 4, ha finalmente preso sonno. E io con lei, se non fosse che la mattina dopo... avevo già mal di stomaco. Per farvela breve il virus gomitillo, da noi ribattezzato Fast and furious, ha colpito nell'ordine la Pupa, me, Mike, il Pupo, la ragazza alla pari appena arrivata dall'Estonia, e stanotte... i miei genitori, accorsi nel frattempo per darci manforte. C'è di buono che dura un giorno, massimo un giorno e mezzo - il che non impedisce agli amici e parenti più scafati di trattarti come un monatto: ieri per 4 secondi netti è stata da noi la sorella di Mike Delfino, ma indossava una sciarpa-scafandro e ripeteva ossessivamente "Statemi lontano, statemi lontano, statemi lontano".
P.S. Alcuni di voi mi chiedono, anche in privato, come va con la nuova ragazza alla pari. Nome di battesimo Monika, dal Pupo ribattezzata "Anca" proprio come la parte del corpo, per ora sembra carina, a parte il fatto che ha contratto il virus e che al momento parla solo inglese. Va detto che la Pupa, sempre disponibile e amabile, ci aiuta molto con le traduzioni. Per esempio "Put the money" diventa "Puzza mani", e altre cose che presto vi dirò.
P.P.S. Mi hanno invitato, per sabato 22, alla trasmissione con Marco Pesatori su Radio2: si chiama Astrologica, va in onda dalle 17 alle 18, in questa puntata si parlerà di mamme&segni zodiacali. Mi farebbe tanto piacere se l'ascoltaste (poi, naturalmente, vi racconterò com'è andata).

lunedì 29 novembre 2010

Lessico famigliare

Per partecipare al concorso che segue, vi chiedo di:
1. Indovinare perché il Pupo dice quel che dice (vedi domanda alla fine del post)
e 2. Postare a vostra volta qualche esempio di dialogo surreale tra voi e i vostri Pupi, e/o di parole buffe coniate da loro.

Premio in palio
Un libro per bambini! Il titolo non ve lo posso ancora dire perché dipende da quanti mesi/anni ha il Pupo/a della vincitrice.

Pronti? Via...

Esempio di conversazione col Pupo, che ha compiuto due anni l'11 novembre:
"Amore, cos'è questo bel pupazzino?".
"Ca-don-do".
"No, cammello".
"Ca-gon-go".
"Bravo, amorino".

Anche la Pupa ha avuto la partenza lenta. A un anno esatto di età, la sua amica Ginevra gorgheggiava consapevole davanti ai Mondiali di calcio 2006: "Ta-ja, Ta-ja" (="Italia"). La Pupa, zitta.
A due anni, giusto qualche verso di animale e i classici "Mamma, papà, nonno, nonna" che non si negano a nessuno.
A due anni e due mesi aveva aggiunto al suo lessico una parola:
"Apàppa". Voleva dire tre cose: scarpa, palla e pappa.
A due anni e tre mesi ricordo che Mike Delfino venne da me: "Non mi dire che ti stai preoccupando". E io: "No-no". In effetti non mi stavo preoccupando: più che altro ero rassegnata all'idea che la bambina non avrebbe parlato mai più.
Qualche giorno dopo io e lei andammo alla Fnac. Tornando a casa in tram stavamo sfogliando un librino nuovo sui suoi amati personaggi Disney, quando all'improvviso la Pupa aprì bocca.
(Guardandomi intensamente): "Mamma."
"Dimmi, bella Pupa".
"Se Pippo è pilota, Topolino è copilota. Se Topolino è pilota, Pippo è copilota. Qualcuno lo deve guidare, l'aerìo".
Aerìo. L'unica sbavatura in una frase altrimenti perfetta.
Da allora non si è più fermata. Peraltro in tutto il tempo trascorso in silenzio - due anni e tre mesi, appunto - aveva accumulato quelle che (me l'hanno spiegato poi) si chiamano "competenze linguistiche passive", quindi una volta rotti gli indugi sembrava una professoressa d'italiano (adesso che è un po' più grande fa meno effetto).
Il Pupo va un po' nella direzione della sorella, ma al maschile. Quindi caciarone, tamarro e impreciso. Il suo non è un silenzio totale ma un borbottio incomprensibile costellato di sporadiche assurdità tipo "cadondo", "cagongo" o "chicchija".
"Pupo, dì conchiglia".
"chicchija".
"Dì nonna".
"Mamma".
"No, nonna."
"Mam-ma."
"No amore, nonna."
"Bleah".
"Questo l'hai imparato all'asilo. E adesso non sputare".
"Bleah".
"Pupo, e questo cos'è?"
(Mettendosi una mano sul petto, con voce stentorea): "Là-là-làààà!".

Ci siete arrivate?
Cos'è l'animale del disegno?
Perché il Pupo, quando lo vede, reagisce così?









mercoledì 30 giugno 2010

Do you remember Quaquerello?

I Pupi, i punti, i pupazzi

Bentornate! Cioè, lo so che sono andata via io, ma insomma mi siete mancate. La settimana scorsa siamo stati in vacanza a Grado. Non so se la conoscete: è una cittadina bellissima, una microscopica Venezia medievale, con la pineta e il mare che scende piano piano, che non te ne accorgi e in un attimo sei in Slovenia. E i ristorantini di poche pretese in cui i bimbi possono biascicare calamari e sardoni fritti e poi pucciarli nell'acqua del bicchiere senza che nessun maitre compaia scandalizzato alle loro spalle. E le biciclette coi seggiolini porta-pupi montati di default. E le interminabili piste ciclabili prive di insidie - eccezion fatta per l'occasionale, invisibile radice che prendi in pieno e che ti fa saltare la bicicletta e un paio di anelli della spina dorsale. E soprattutto quel tipo di spiaggia di sabbia senza pericoli, in cui puoi lasciare i bambini a giocare tranquillamente da soli - diciamo anche per 30, 40 secondi consecutivi.
Ma mentre in questo momento, almeno a Milano, impazza la caldazza, vi sarete ben rese conto che fino a pochi giorni fa il clima era - come dire - fresco. Quando siamo arrivati a Grado c'erano 14 gradi, e la bora, e pioveva. Il primo giorno ci siamo rifugiati nella locale piscina termale coperta, un'accogliente vascone di acqua caldissima (dove scommetto che tutti i bambini, compresi i miei, fanno la pipì. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che ogni tanto, all'improvviso, interrompono giochi e tuffi e restano per qualche secondo fermi immobili, dritti come fusi, a fissare il vuoto con aria distante).

Il secondo (e, per fortuna, ultimo) giorno di maltempo Mike Delfino si alza presto per accudire i Pupi. In teoria mi toccherebbe in sorte di dormire un po' di più, ma mi sveglio a un urlo straziante: "Uahhhhhh! Uahhhhhh!". Tipo antifurto, però più acuto e persistente. Roba che ci si aspetterebbe dal Pupo di 19 mesi: e invece è la Pupa. Mike Delfino irrompe nella stanza sbattendo contro qualunque mobile possibile e sparandomi in faccia 120 watt di luce, tipo lager. C'è la Pupa, in braccio a lui: piange, e zampilla.
Zampilla? E' sangue quel che le sgorga copioso dalla fronte, impiastrandole capelli e pigiama, rosso scuro e apparentemente inarrestabile? Cosa sta succedendo? Mike Delfino in un lampo di genio a un certo punto la tampona con la spugnetta dei piatti. Però pare che la bambina stia svenendo. Pare che io stia svenendo. Non so come montiamo tutti in macchina e in pochi minuti arriviamo alla guardia medica di Grado - molto ben segnalata a onor del vero - io e la Pupa in pigiama, il Pupo in pannolino e t-shirt, Mike Delfino in canottiera e ciabatte.

Due ambulanzieri misericordiosi, vedendomi: "Vai in quella stanza in fondo".
Io: "Ma siamo turiste. Dobbiamo andare dalla guardia turistica".
Loro: "Vai. In. Quella. Stanza. Che. E'. Meglio".

Medico di turno della guardia non turistica, infilandosi i guanti di lattice: "Signora la bambina è sempre rimasta vigile non ha perso conoscenza è reattiva non ha vomitato non ha nausea? Aspetti che intanto dò un'occhiatina al taglio. E' piccolo. Stia tranquilla. Non è niente. Wow, a chi è venuto in mente di metterci la spugnetta per i piatti?"
A quel punto è iniziato a tremarmi il labbrino come quando ti viene da piangere per il sollievo dopo una forte emozione. Mi han detto, "Per carità si sieda, si sieda. Se per lei va bene medichiamo la bimba subito dopo la signora che è dentro in questo momento, se invece non se la sente di aspettare faccio uscire la signora e le dò la precedenza". Mi è venuto ancora di più da piangere: negli ospedali affollati delle grandi città queste premure non sono la norma. Abbiamo aspettato, e comunque nel giro di 15 minuti eravamo fuori di lì. La Pupa con un punto in fronte, il primo della sua vita.
"Mamma, tu da cinque anni l'hai avuto un punto?" mi ha chiesto la Pupa, sempre amante dei confronti.
"No, ma a quattordici anni me ne hanno dati dieci su una mano perché mi aveva morso il gatto."
"Mamma, lo capisci che sono stata fortunata?"
"In che senso?"
"Se il Pulce" (il Pupo, ndr) "non mi avrebbe abbracciato da dietro, non avrei perso l'equilibrio e non avrei sbattuto contro la fpigola del tavolo, che poi era un po' tondo e non troppo fpigoloso."
"Appunto. E non sarebbe stato meglio?"
"No, perché il Pulce mi ha fatto capire che potevo farmi male sul serio. E invece no."

Abbiamo passato i giorni successivi a cercare di evitare di bagnare la ferita, l'ideale durante una vacanza al mare. La Pupa aveva un cerotto più grande di lei, gli occhioni più buoni del solito e nel complesso si è comportata benissimo. Ieri le abbiamo tolto il punto e spero che non le resti il segno.
Ma nel frattempo: do you remember Quaquerello? Il meraviglioso pupazzo che allieta la vita dei Pupi e la nostra con i suoi canti sbarazzini e assieme misteriosi - nel senso che è impossibile decifrare quel che dice? Ne avevo parlato qui. E compare anche nel disegno che vedete, accanto alla Pupa e alla sua mamma (cioè io).
Ebbene, con grande emozione posso finalmente dirvi che il mio caro amico Gibar ne ha scovato un esemplare al mercatino. Lo cercavo da mesi (ne approfitto per ringraziare le lettrici di questo blog che hanno partecipato alla caccia) per regalarlo a una di voi! Naturalmente devo indire un concorso: per partecipare è sufficiente che mi lasciate un commento in cui mi spiegate
a) perché vorreste vincere Quaquerello e
b) che cosa vi fa stare davvero bene nella vita.
Io per esempio ora sto bene perché i bambini sono ri-partiti oggi per il mare con i nonni e la tata, e per tutto luglio - weekend esclusi - farò vita da single scavezzacollo.


giovedì 3 giugno 2010

Le nuove vincitrici, il senso di giustizia della Pupa, la tata dei Briatore poteva fare la dog-sitter

Il mio nome è Ken, Ken Falco

(Io sprofondata nel divano a leggere, Pupa che mi piazza la testa in grembo)
"Ghega. Ghega ghega".
"Pupa, adesso perché parli come un bebè?"
"Perché voglio essere come il fratellino. Voglio avere zero anni. Voglio il mio amico ciuccio. Voglio bere il lattino dalle tue tette".
"Pupa, il fratellino non ha più zero anni. Ne ha uno e mezzo, è alto un metro e novanta, ho smesso di allattarlo l'estate scorsa. E col ciuccio hai deciso tu di smettere, ti ricordi? Dopo che abbiamo letto per la centesima volta 'Ciao, ciao, ciuccio'."
"Allora voglio crescere piccola".
"Amorino, non è possibile. Si cresce solo grandi".
"Allora voglio dimenticare certe parole".
"In che senso?"
"Tipo tricioperatoro, erbivoli, il nome dei pianeti tranne Saturno che me lo voglio ricordare. Io mi dimenticavo certe parole, così poi poteviamo dire in giro che ero piccola".
"Pupa, amorino, ti senti forse trascurata?"
"No, io sono di cinque anni, il fratellino è di un anno e ha avuto meno coccole, poverino. Quando non c'era il fratellino ci conoscevamo solo io e te, vero? Adesso tocca a lui".
(Segue colluttazione per il possesso di un pennarello. Il Pupo ne esce con un vistoso morso sull'avambraccio destro)

Mi corre, nel frattempo, il piacevole obbligo di informarvi che le vincitrici dell'ultimo concorso sono SONIA BC e GLORIA ROSSI!
I nomi li ha scelti il Pupo in maniera assolutamente casuale. Sonia, Gloria, aspetto i vostri indirizzi per mandarvi una copia del mio nuovo libro!
E mentre starete chiedendovi perché nel sottotitolo di questo post c'è un richiamo a Ken Falco...
qualcuna, in un commento recente, si domandava come mai il piccolo Nathan Falco sia stato chiamato così dagli stimatissimi coniugi Briatore&Gregoraci.
E' tutto vero: il nostro amato Flavio voleva rendere omaggio al cartone animato anni Ottanta. (Nessun legame, invece, con il noto cantante Falco). E Nathan? Secondo la Gregoraci, la scelta "è caduta su questo nome perché significa dono di Dio". Se è per questo, anche Matteo.

PS piccolo aggiornamento: i B&C sono stati avvistati poche ore fa sulla terraferma, a Forte dei Marmi. Dopo lo sbarco forzato dallo yacht della settimana scorsa ("Ho dovuto lasciare a bordo anche la culla!", il grido di dolore della Gregoraci), passeggiavano sul lungomare. Curioso notare come - lo testimoniano le foto - Elisabetta si porti sempre in braccio l'amato cagnolino, mentre il dono di Dio viene affidato, di norma, alla sua inseparabile tata.

giovedì 8 aprile 2010

Incidenti domestici con bambini, uomini e chiavi

Ma il Pupo ci è o ci fa?
Siamo curiosamente vittime della maledizione delle chiavi. Tutto è cominciato la scorsa settimana. Sono tornata a casa un tardo pomeriggio dal lavoro, e ho trovato mia mamma più pallida e affranta del solito. "Che è successo?". "Ma, niente". "No dai, dimmi". "Dai vabbe', l'importante è che sia andato tutto a finir bene". "?". "Oggi il Pupo si è chiuso in casa". "Come, chiuso in casa?". "Ero uscita per un attimo nel patio e ho sentito la porta sbattere alle mie spalle. Era il Pupo, con quel corpaccione è riuscito a spingerla". "E allora?". "Allora il problema è che ha girato il nottolino".
Dunque. Questo ragazzino che ancora non parla (ma fa benissimo l'imitazione dei rutti) a 17 mesi scarsi è riuscito a capire che doveva ruotare il nottolino per chiudersi ermeticamente in casa. "Poi è venuto dietro la porta a vetri e mi faceva ciao, ciao, con la manina, tutto soddisfatto". "E tu?". "Niente, credevo di morire. Le chiavi ovviamente le avevo lasciate dentro - del resto come potevo pensare che in 6 secondi facesse una cosa simile - e mi sono messa a urlare. Sono arrivati tre uomini della casa-cantiere, attirati dalle mie grida. Un po' lo blandivo, 'Dai, amore della nonna, adesso però apri', un po' mi partiva l'embolo e urlavo: 'Sceeemo! Apri! Non fare l'idiota!'. Ti rendi conto - sigh - l'ho chiamato scemo. Sono una nonna degenere". "Ma che degenere, io avrei sfondato il vetro blindato a testate". "Infatti anche uno degli uomini aveva avuto quest'idea. Voleva prendere una delle mazze che usano in cantiere per spaccarlo". "E poi?". "Poi il cretino - cioè, tuo figlio - è tornato alla porta, ha girato di nuovo il nottolino e scroc, scroc, scroc: l'ha aperta di nuovo. Si è anche applaudito da solo".
(...)
L'altra sera invece l'eroico Mike Delfino era fuori per lavoro fino a tarda notte. Ore 1.30, quando ormai ero scivolata nel coma depassé: "Driiiin, driiin". Il mio telefonino che suona. Con un infarto in corso ho risposto, "Bleurgh?". "Scusa, stella, ho dimenticato le chiavi". Sono scesa a tentoni nel buio senza capire nemmeno dove fossi. A due gradini dalla fine mi sono accorta di averli mancati. I gradini, appunto. Ho messo un piede in fallo, sono caduta, anche nell'oscurità più totale ho realizzato di essermi fatta male alla caviglia sinistra. Ho invocato i santi a me più cari, saltellando sulla gamba destra sono arrivata alla porta, ho aperto a Mike con la bava alla bocca, però mantenendo un dignitoso silenzio. "Perché sali le scale a cagnolino, stella?". "Perché mi sono rotta un piede", ho bofonchiato. Poi un po' per il male, un po' per la rabbia non sono riuscita a riaddormentarmi per ore.
(...)
Ieri mattina mi sono attardata in casa per qualche faccenda domestica imprescindibile tipo riordinare i disegni della Pupa e metterci date e titoli. "Il supermercato di Topolino", circa marzo 2009. "Topolino e la carta da buttare". "Il cane che non voleva caccare". "La casa di Minnie e tutti i pompieri di Topolinia" (questo vagamente porno). "La carta da buttare/2" (il sequel del precedente). "Topolino fa inciampotto al mare". "Barbapapà va in campagna con quegli assi dei suoi figli". E via dicendo. I disegni della Pupa sono molto divertenti.
Poi sono andata al cassetto delle chiavi per cercare quella della macchina. Ebbene Mike Delfino se l'era portata via per sbaglio. Inoltre ha perso la copia e anziché rifarla ha finto di dimenticarsene per mesi. Ovviamente ero in ritardo al lavoro, e coi mezzi ci metto una vita; in più avevo un appuntamento a pranzo che ho dovuto rimandare, e non ho potuto nemmeno fare la spesa. Mi è venuto da piangere, ero stanchissima per la notte insonne e la caviglia pulsava. Ho chiamato Mike Delfino e gli ho detto senza urlare quelle quattro cose che pensavo di lui. La giornata è stata un disastro ma la sera, ragazzi, che bel mazzo di rose a gambo lungo mi ha portato.

martedì 26 gennaio 2010

La quiete dopo la tempesta

Ancora 5 minuti

Dialogo tipo tra la Pupa e un adulto attorno alle ore 20.45.
Adulto: "Non prendere altri giochi che si va a nanna"
Pupa: "Va bene, ma giochiamo ancora un po'."
"Sì, ma tra poco preparo il latte."
"Sì, fra un attimino." (nessuno in casa dice "un attimino", n.d.r.)
"Ora vado a scaldare il latte."
"Non puoi alzarti. Le tue gambe fanno da recinto e gli animali scapperebbero."
"Puoi usare il recinto rosso."
"Non si tirano fuori altri giochi prima della nanna".
(...)
"Pupa, ora vai a letto con le buone o... con le buone."
"Hai detto due cose uguali."
"E' che non voglio darti le totò sul culetto per così poco."
"Cosa sono le totò sul culetto?"
"Le totò... Eh... Le sculacciate."
"Voglio le sculacciate. Non le ho mai avute. Tu da quattro anni avevi le sculacciate?"
"Uhm, forse sì."
"E anche la zia Bubu e lo zio Matteo?"
"Penso di sì."
"Allora le voglio anch'io."
(...)
"Pupa, ora dormi, spegniamo."
"No afpetta, ti leggo una storia."
"No, Pupa, sono io che ti leggo le storie. E te ne ho già lette tre."
"La nonna Mao me ne legge mille. Anzi, quaqquo. Anzi, cincio."
"Pupa! Adesso spegniamo."
"Perché voi genitori siete esafperati?"

(Nel buio, qualche minuto dopo)
"Compriamo qualche dinosauro in caso il fatellino crescendo ne volesse alcuni?"
"Pupa, ora basta. Sono le ventordici e novattanta. Devi dormire. Fai la nanna."
"Ma il buio è un rapinatore."
"Ah, sì? E cosa rapina?"
"Dinosauri".
(...)
"Ciuc, ciuc, ciuc"
"Pupa, basta. E questo cos'è?"
"Siccome mi avete tolto il ciuccio, lo faccio io con la bocca".

Sul sonno il Pupo e la Pupa sono diversi da sempre. Con lei avevo anche provato il controverso Fate la nanna, esafperata da lotte estenuanti ogni sera prima di farla addormentare. Se Estivill diceva, "Il bambino la prima sera potrebbe piangere anche un'ora", lei piangeva tre ore. Quello consigliava di entrare nella stanza e consolare il bambino senza prenderlo in braccio, lei lasciava intendere che se non l'avessi presa mi avrebbe denunciato appena cresciuta abbastanza da chiamare il 113. Per cercare di sopportare lo strazio mi facevo un paio di birre, ma sono andata avanti cinque sere e poi ho mollato il colpo. Oggi in qualche modo entro le 21 si addormenta, ma ragazzi, che roba.

Il Pupo si lancia letteralmente nel sonno alle 20 - cade riverso, bocconi, appena tocca il letto, e si capisce che vorrebbe protestare ma semplicemente non ce la fa. Del resto nelle sue otto ore totali di attività quotidiana (sedici, infatti, le passa privo di coscienza) lui semplicemente termina tutto quel che incontra. Non c'è cosa pericolosa che gli sfugga: mangia i pennarelli, la terra delle piante, in dispensa ruba i tetrapak dagli scaffali e li azzanna. Ha studiato il modo di fregarsi il cibo e di nasconderlo in pattumiera; nella sua testa probabilmente c'è che lo mangerà in un secondo momento, quando nessuno lo guarda. A 14 mesi pesa 12 chili e mezzo, è alto come un bambino di 2 anni, porta il 23 di scarpe, ha i dorsali di un nuotatore. Fa tre colazioni: latte e biscotti dal biberon assieme a sua sorella, yogurt con me 30 minuti dopo, frutta con la tata verso le 9.30. Quando vede un mandarino pianta i denti nella buccia e urla se qualcuno cerca di fargli capire che si mangiano solo gli spicchi. La sua ultima passione è prendere l'acqua dal biberon e rovesciarla tutta per terra, premendo la tettarella con quelle sue manine precise e implacabili. Quando ha fatto un lago ci si sdraia a pancia in giù e comincia a leccare. E' convinto che si debba bere così. Evidentemente memore di una scottatura, nella sua vita di tutti i giorni adotta un'unica forma di prudenza: soffia su tutto il cibo, "fff, fff, fff", prima di metterlo in bocca, comprese le mele e i pomodori.
Per il resto, crede di esser grande, e si comporta di conseguenza. Corre come un matto per le stanze e nella casa-cantiere dove viviamo non c'è scalino, spigolo, porta che gli sfugga. Non articola una parola tranne "mamma" e una curiosa imitazione dei rutti di sua sorella, che somiglia allo sfiato stanco di un anziano. Quando lo chiamo affettuosamente "piscione" fa "no-no" con la testa, poi ride e mi fa una pernacchia.