Da allora lei divenne assidua frequentatrice di casa sua, si impadronì letteralmente di sua madre, le insegnò l’italiano, imparò la lingua e la cucina rumene, si fece mettere incinta (e con Ugo aveva sempre sostenuto di non volere figli!).
Dopo qualche mese Nicola si ritrovò in municipio a sposarsi con lei, come uno che è scivolato su di un piano inclinato.
Un giorno d’estate, tre anni dopo, Ugo si avviò prima della moglie alla tavola della prima colazione, nell’agriturismo umbro che avevano scelto perché adatto ai bambini piccoli.
Spingeva la carrozzina del secondogenito, che intanto si scolava la sua razione di latte.
Poco dopo sopraggiunsero i nonni con Elisabetta e la nuova baby sitter (la rumena li aveva lasciati dopo il matrimonio di Ugo con Amanda).
A tavola c’era già seduto un signore, nel quale Ugo riconobbe l’ingegnere rumeno, che dal giorno della famosa cena non aveva più incontrato.
Arrivò Amanda, si scambiarono i saluti, superato l’imbarazzo iniziale.
- Adesso arriva mia moglie, abbiamo due gemelli -
Ed ecco arrivare Roberta, che spingeva il carrozzino a due posti. Sempre elegante, ma pochissimo truccata.
Fu proprio un’estate simpatica, e i più felici furono i bambini.
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sabato 9 febbraio 2008
FARFALLE SULLA PARETE fine
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venerdì 8 febbraio 2008
FARFALLE SULLA PARETE 6a parte
Un giorno entrò da Amanda e, senza averlo deciso un minuto prima, le chiese:
- Vuoi sposare me? -
Lei stava cambiando la bambina sul fasciatolo, rispose: - Sì - senza nemmeno voltarsi.
Una lunga pausa:
- Che hai fatto ai capelli? -
- Oh, è stata una vicina di corsia all’ospedale, una nera, mi trovo così bene, non avrei tempo per pettinarmi –
- Ti stanno bene -
- Lo sai - disse lei dopo un po’ - che i nostri genitori hanno deciso di fare i nonni a tempo pieno, stanno cercando un appartamento qui vicino per mettersi insieme? -
- Bravi i vecchietti! E io che non mi ero accorto di niente! -
- Tu capisci sempre tutto in ritardo -
- Touché! - risero insieme.
Quella sera Ugo aveva appuntamento con Roberta al ristorante.
Nel pomeriggio andò da Nicola, gli disse di lui e di Amanda, poi gli chiese se loro due erano ancora amici.
- Certo - rispose il rumeno, che si era aspettato quella conclusione.
- Allora devi farmi un favore, vai tu a cena a dirlo a Roberta. -
Nicola si alzò in piedi, stava per prenderlo per il collo e sbatterlo fuori, si guardarono negli occhi, poi il rumeno disse stancamente:
- Che il diavolo ti porti, dov’è l’appuntamento? –
Ugo lo abbracciò e glielo disse.
Quando Roberta lo vide arrivare, capì subito:
- Si è rimesso con Amanda -
- Sì -
Dopo di che discussero solo delle pietanze e del vino.
Finita la cena, Nicola si offrì di accompagnarla, ma lei inopinatamente gli chiese di non lasciarla sola, per quella sera: non aveva una stanza per gli ospiti?
- Sì, per mia madre che andrò a prendere tra poco in Romania; mia sorella ormai dorme da Amanda. -
Come sempre a Roberta non era facile dire di no.
A casa, lui si mise subito a letto, si sentiva stanco. Stava già sprofondando nel dormiveglia, quando la vide entrare alla fioca luce rimasta accesa nel corridoio.
Lei entrò nel letto, gli si fece vicina.
Si incontrarono tutte le sere per quindici giorni di fila, annegarono nel sesso le reciproche delusioni.
Nicola sentiva che li accomunava il desiderio di stordirsi, però gli restava un disagio di fondo, e fu con sollievo che si preparò a partire per la Romania.
Si trattenne più del previsto, andò in cerca di una sua vecchia fiamma, ma a letto non fu niente di entusiasmante e poi lei gli confessò che aveva già una relazione consolidata.
Dopo tre settimane, tornò a Roma con sua madre, non poteva assentarsi tanto dal lavoro.
Con Roberta si era sentito una volta sola, con imbarazzo, ma la trovò ad aspettarlo all’aeroporto, elegante e truccata alla perfezione come sempre.
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giovedì 7 febbraio 2008
FARFALLE SULLA PARETE 5a parte
L’ingegnere rumeno, per discrezione o per imbarazzo, non si era fatto più vedere, da Ugo rimaneva sua madre, che così teneva lontana Roberta: tra le due donne non correva buon sangue.
Finché lui una sera disse a Roberta che voleva riconoscere la bambina: lei tempestò, ma lui su quel punto sembrò irremovibile.
Una sera aveva sentito un trepestio nell’altro appartamento, un’agitazione, la voce di Amanda alta ed ansiosa, aveva bussato la baby-sitter, sua madre era accorsa e lui era rimasto lì, pensando che forse la bambina stava male…
Allora era entrato, si era ricordato di un amico pediatra, che era venuto ed aveva rassicurato tutti: semplicemente la madre doveva evitare certi cibi..
Il giorno dopo aveva incaricato sua madre di dire ad Amanda che voleva riconoscere legalmente la bambina, lei gli fece rispondere che lo aspettava l’indomani.
Erano presenti anche il padre di Amanda e sua madre, molto affiatati tra di loro.
Amanda con voce molto calma disse che aveva riflettuto, si era consultata anche con un avvocato, e non era convinta di accettare:
la bambina aveva bisogno di una famiglia e se lei avesse sposato l’ingegnere rumeno le avrebbe procurato un padre sempre presente, invece di uno saltuario improbabile, dipendente da un’altra donna e domani con un’altra famiglia, comunque un antagonista, che avrebbe però accampato dei diritti…
Ugo a questo punto si alzò e se ne andò sbattendo la porta…
Roberta quando lo seppe esultò e cominciò sorprendentemente a fare progetti di matrimonio, il che a lui sembrò quanto mai inopportuno, cominciando a provare una vera insofferenza verso le sue insistenze e le sue pretese.
Il pensiero che Amanda sposasse il rumeno – sua figlia avrebbe avuto quell’impossibile cognome,figuriamoci – lo rendeva nervoso, frustrato.
E poi la figlia era sua, sua e gliela volevano togliere…
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mercoledì 6 febbraio 2008
FARFALLE SULLA PARETE 4a parte
La signora Elisabetta tornò raggiante dal battesimo: la nipotina era bellissima, e come stava bene Amanda con quella nuova pettinatura di nera-bionda! E che gran signore era il padre di Amanda, un preside in pensione, venuto anche lui apposta da Firenze, dove viveva, e che lei, guarda caso, aveva conosciuto già in treno, per caso…
- E quando vai a vedere la bambina? -
- Già, quando andava? -
Roberta telefonava continuamente, ma non si faceva vedere, per non scontrarsi con la signora Elisabetta, - che non gli venisse in mente di riconoscere la bambina, per carità. -
Ugo si sentiva oppresso.
Roberta a letto gli piaceva, e anche molto, ma quando lo incalzava così gli diventava insopportabile.
Una notte ebbe un incubo: Amanda che aveva in testa non capelli o treccine, ma tentacoli di piovra, biondi, poi arrivava il rumeno e la sollevava tra le braccia, come si fa con le spose…A questo punto si era svegliato, con la bocca amara e un gran mal di testa.
Sua madre poi non gli diceva niente, ma lo guardava con certi occhi…
Il terzo giorno da tutti quegli sconvolgimenti si decise e andò a bussare alla porta di Amanda.
Gli aprì una giovane donna, certo la baby-sitter rumena, infatti somigliava molto a
Nicola.
Si mise un dito sulle labbra e lo introdusse nella stanza dove lui aveva dipinto le farfalle.
Amanda stava allattando la bambina: quando lui fu entrato e si fu seduto, senza dar segno di averlo visto, si mise a cantare, con la sua bella voce intonata, una romanza dalla “Traviata”:
Di Provenza il mare e il suol
chi dal cor ti cancellò…
Ugo sentì una grande pace invadergli l’anima, in quella stanza dalle luci soffuse e dai colori delicati, che odorava di bambino: la voce di Amanda, il suo seno bianco, la bimba che poppava, quell’atmosfera ovattata, gli dettero un senso di appagamento, di distensione. Da quando non si sentiva così?
Amanda, quand’ebbe finito, passeggiò un poco con la bambina in collo, poi gli si avvicinò e con grande naturalezza gliela mise in braccio:
- Un momento che preparo la culla -
La poppante corrugò la fronte, come fosse intenta a scrutarlo, poi accennò un sorriso. Era stupefacente tenere in braccio un essere così piccolo, così leggero.
Amanda se la riprese, lui le sussurrò:
- Perché non me l’avevi detto? -
- Volevo dirtelo quel giorno del bar, avevo comprato apposta lo champagne…-
- Ah, la bottiglia che si ruppe…E la casa? -
- L’avevo acquistata con i soldi di mio padre, era la seconda sorpresa -
La bambina si agitò nel sonno, Amanda accorse, lui disse frettolosamente:Arrivederci - e se ne andò.
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martedì 5 febbraio 2008
FARFALLE SULLA PARETE 3a parte
Ugo era diventato terreo, Roberta livida, Nicola fece due più due e capì che la signora Dina era Amanda e rimase ad aspettare il peggio.
- Adesso lascio qui borsa e valigia e vado a conoscere mia nipote, se permettete -
disse battagliera la signora e si avviò all’uscita, anche per sottrarsi a quella situazione che diventava sempre più pesante..
- E chi le dice che questa Elisabetta è figlia di Ugo? – saltò su Roberta.
- E questa cosa c’entra adesso? – domandò urtata la signora al figlio, che continuava a balbettare:
- Ma dove vai senza borsa? –
- Ma nell’appartamento vicino, no? – sbottò la signora e, approfittando dello sbalordimento generale, se ne andò sbattendo la porta.
Roberta fu la prima a riaversi:
- Tu lo sapevi! Serpente! Ma io ti licenzio! –
- L’ho capito anch’io solo adesso che Dina era Amanda – disse calmo il rumeno – e non ti conviene licenziarmi, perché io ne sono innamorato e me la posso sposare, così risolvo tutti i vostri problemi. –
E infilò anche lui rapidamente la porta.
Tra Ugo e Roberta ci fu una scenata terribile, soprattutto dopo che lui ebbe affermato che Amanda non avrebbe mai mentito su un argomento così importante…
Gli si erano fatte improvvisamente chiare le parole di Marina: - nel suo stato - e lui aveva creduto che alludesse allo shock dell’incontro in quel maledetto bar. -
Una figlia!! Gesù!! E le aveva anche dipinto le farfalle sulla parete!!
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domenica 3 febbraio 2008
FARFALLE SULLA PARETE 2a parte
Ci mancava pure Roberta, adesso.
Il rumeno – così poi si qualificò – aveva messo il secchio a terra:
- Io so aggiustare computer, io ingegnere informatico a Bucarest. -
Ugo rimase a dir poco a bocca aperta. Mai avrebbe fatto toccare il computer da un estraneo, così, su due piedi, ma era troppo disperato.
L’incredibile personaggio che gli era piombato in casa, miracolosamente, in dieci minuti gli fece funzionare il computer: per ringraziamento e per saperne di più Ugo lo invitò a cena.
Intanto era arrivata Roberta, l’imbianchino ingegnere era riapparso ripulito, in jeans e maglietta.
Raccontò di essere stato ingaggiato da una certa signora Dina tramite un parroco, che si preoccupava di trovare lavoro agli immigrati.
Doveva tinteggiarle l’appartamento, dopo avrebbe cercato un altro lavoro e possibilmente una casa, anche per ospitare la sorella, che doveva venire a fare la baby- sitter presso questa Dina, che aspettava un bambino.
Dina, lui l’aveva vista solo due volte, dal parroco: era molto bella, aveva i capelli lunghi, spartiti in treccine come le nere, però lei era bionda…
- Te ne sei già innamorato? - scherzò Ugo e Roberta gli offrì addirittura di tenere un corso di informatica presso la sua azienda, con malcelato stupore del suo partner: gli doveva stare proprio simpatico, il nuovo amico, a Roberta!
Nicola avrebbe prima finito il suo lavoro nell’appartamento, ormai si era impegnato, però aveva un problema: nella nurserie aveva disegnato dei fiori sulle pareti, ma le farfalle, che la signora gli aveva detto di aggiungere, non gli riuscivano.
Ugo si offrì di aiutarlo – le farfalle – disse – erano la sua specialità.
Ormai Nicola era un amico, e una sera che si trovarono da soli, gli raccontò
di sé e di Amanda…
Dopo due mesi circa, al ritorno di un weekend al mare, Ugo e Roberta sentirono un pianto di neonato e voci di donne, l’appartamento accanto era stato finalmente occupato…
Qualche giorno dopo, sul tardi, mentre chiacchieravano con Nicola, diventato un ospite quasi fisso da quando lavorava con Roberta, si sentì bussare al citofono.
Andò a rispondere Nicola:
- E’ una signora, non ho capito bene, sta salendo..-
Ugo si trovò improvvisamente di fronte a sua madre, che viveva ad Arezzo:
- Mamma, arrivi così, senza telefonare prima?- impacciato, quasi balbettava, sua madre non sapeva ancora nulla di lui e Roberta, era così affezionata ad Amanda, figuriamoci…
La vecchia signora sbalordì: - Ma se mi avete invitato a far da madrina ad Elisabetta, che si battezza domani…-
- E chi è Elisabetta? Chi ti ha invitato? - Ugo sentì che si avvicinava qualcosa di terribile.
La signora Elisabetta – così si chiamava – era sempre più stranita:- Elisabetta è tua figlia e mi ha scritto Amanda – disse tutto d’un fiato, anche lei percepì una tempesta in arrivo
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sabato 2 febbraio 2008
FARFALLE SULLA PARETE 1a parte
Prese il tram, anche se faceva un giro più lungo. Era riposante. Sistemò a terra la busta con la bottiglia di champagne acquistata per l’occasione, si rilassò.
La torta l’aveva già preparata, le candeline pure. Era il suo compleanno, aveva chiesto un giorno di permesso a scuola, nel liceo dove insegnava storia dell’arte.
Tra non molto si sarebbe assentata per un bel po’ di mesi, la ginecologa voleva che si riguardasse.
Era incinta di quattro mesi, già. Quasi non si abituava ancora all’idea.
Era venuto il momento di dirlo ad Ugo, erano tre anni che stavano insieme, anche se avevano continuato a vivere ognuno nel suo appartamento.
E di dirgli anche della casa. Tutto in una volta? Meglio, tutto in una volta.
Come avrebbe cominciato? Mesi fa ebbi un ritardo, andai dalla ginecologa per un controllo, ma non pensavo mai, avevo la spirale…
Ma le spirali a volte si spostano, mi disse…
Perché non te l’ho detto prima? Dovevo convincermene prima io, fare delle indagini, per assicurarmi che fosse sana…E’ femmina, l’ho già saputo…
Ti ricordi l’appartamento messo in vendita accanto al tuo?
Me ne avevi accennato una volta, di sfuggita…
Andai a vederlo, me ne innamorai, mio padre mi ha dato lui la maggior parte della somma…
Ugo certo sarebbe venuto e avrebbe portato i fiori…Non se n’era mai dimenticato…
Negli ultimi tempi era un po’ preso da un lavoro importante, faceva l’architetto, si era anche dovuto allontanare per due lunghi periodi…
A lei aveva fatto quasi piacere, con la gravidanza sentiva un calo del desiderio. Ma ora si sarebbe chiarito tutto.
Bene, lei sperava, lo amava tanto…
Guardò fuori,ebbe un sussulto: Vide prati a destra e a sinistra, la sua fermata era passata, si trovava in periferia, tanto valeva arrivare al capolinea e poi tornare indietro.
Il conducente le disse che c’era una sosta di venti minuti, il tempo di prendere un caffè nel bar lì vicino.
Appena entrò, li vide.
Sedevano a un tavolino in fondo, Ugo le stava baciando il palmo della mano, un suo vezzo affettuoso, ripetuto con lei tante volte…
La donna, le parve di averla già vista, certo, a quella festa da ballo, una dirigente d’azienda, che si era subito appiccicata ad Ugo: lei, al ritorno, gli aveva fatto una piccola scenata di gelosia, tra l’irritato e l’ironico…
Tutto questo le passò nella mente in un lampo. Fece qualche passo verso di loro, colse lo sguardo imbarazzato di lui, gli occhi le si annebbiarono, scivolò a terra, la bottiglia si ruppe, si mescolarono sangue e champagne.
Lui continuava a ripetere che non era in quel modo che Amanda doveva venire a saperlo e Roberta a replicare irritata che era stato lui a rimandare sempre e che se lei lo avesse odiato era meglio, parola di donna, avrebbe superato più facilmente il trauma dell’abbandono.
Era arrivata l’ambulanza, lui non aveva osato accompagnarla - figuriamoci Roberta -
Però aveva subito telefonato a Marina, la dottoressa amica di Amanda, che la frequentava dai banchi del liceo.
Più tardi l’aveva richiamata, per avere notizie:
- Nel suo stato, niente di insolito uno svenimento. Il sangue? Sì, si è ferita
alle gambe con i cocci della bottiglia, ha dovuto avere dei punti.
Se ha detto qualcosa di te? Sì, cinque parole:
- E’ un verme, capitolo chiuso. -
E’ un verme, giusto, proprio così si sentiva e fu ancora peggio quando lei gli fece trovare la valigia con le sue cose in portineria.
Ugo stava bestemmiando, da un’ora non riusciva a far funzionare il computer, e aveva un lavoro importante da finire, quando bussarono alla porta.
Sulla soglia c’era un giovanottone con una tuta schizzata di pittura e un secchio in mano:
- Lavoro nell’appartamento qui vicino, manca l’acqua, posso prendere un secchio qui?-
Parlava un italiano stentato, doveva essere un immigrato.
A Ugo venne voglia di mandarlo al diavolo, di sfogarsi su quell’intruso, pieno di rabbia com’era…poi si scostò e gli fece strada in cucina.
Squillò il cellulare:
- Sì, va bene, Roberta, ho un diavolo per capello, si è bloccato il computer e non riesco a farlo funzionare. C’è il vicino di casa, sì, è uno…, poi ti spiego..
Ciao ciao, a dopo, sì..-
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