Ho scritto un piccolo cammeo "Ricordo per Andrea Parodi" per ricordare una delle voci più belle della canzone italiana Andrea Parodi, una voce che metteva i brividi da quanto era bella.
Ciao a tutti,
Luca.
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martedì 18 dicembre 2007
Ricordo per Andrea Parodi - Musica di Luca
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Nicolanondoc
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venerdì 14 dicembre 2007
Serenata - Musica di Luca
Ciao a tutti,
ecco un'aria di verdi tratta dalla traviata.
E' la serenata che Luca cantava alle donzelle sotto casa.
Pensate ! In piena notte Nigel e Luca si appostavano sotto le case di Esmeralda, Oceania, Angela e Cinzia, cantando queste note !
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Nicolanondoc
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martedì 4 dicembre 2007
La Musica di Luca - Benelux
Questo è il pezzo che ho scritto nel lontano 1999 quando sono stato in benelux e a colonia: Benelux
Ciao,
Luca
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sabato 27 ottobre 2007
Come raccoglier primule d'inverno
Grazie ai Versi di Traccedinchiostro
Grazie alla Declamazione di Nigel
Grazie alla Musica di Luca
Come raccoglier primule d'inverno
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giovedì 18 ottobre 2007
mercoledì 17 ottobre 2007
martedì 16 ottobre 2007
La Musica di Luca
dedicata ad Angela e Raffy: Venezia come Nigel racconta (2007)
dedicata a Riri, Nigel e Nicola: Tarantella (1995)
di Luca
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lunedì 15 ottobre 2007
il respiro delle termiti, il digeridoo
Buona sera miei cari amici,
oggi vi parlo di un mio amore recente, il digeridoo, uno strumento che gli aborigeni australiani utilizzano per i loro riti questo strumento. La leggenda parla di idei che si combattevano ma il suono degli alberi cavi li ipnotizzasse in qualche maniera. Il respiro delle termiti è perché quando i rami di eucaliplto vengono scavati da dentro appunto dalle termiti, il vento risuona attraverso questo ramo cavo e da il classico suono del digeridoo. so per certo, che il vero nome di questo strumento non è digeridoo, ma hitaa o qualche cosa del genere. Io ho imparato presto, infatti il mio insegnante di digi mi chiedeva se non fossi stato un aborigeno in una vita precedente. Il fatto più difficile di questo strumento è la respirazione circolare, la quale deve essere fatta in maniera che il suono non smetta mai. La tecnica è simile a quella delle launeddas cioè, creare una sacca d'aria nelle guancie per poi espellerla mentre si inspira. molto bello suonarlo, si sentono le vibrazioni sin dentro la pancia, vi invito ad ascoltarlo possibilmente dal vivo.
a presto miei cari.
Luca.
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Cucchiaio d'Oro
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sabato 13 ottobre 2007
domenica 7 ottobre 2007
venerdì 5 ottobre 2007
Sensazioni a SanMarino
Sensazioni a San Marino
di Luca
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domenica 30 settembre 2007
Non Stasera...
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Non Stasera...
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NigelDavemport
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sabato 29 settembre 2007
mercoledì 26 settembre 2007
Arabesque
Molti ricordi tornano alla mente quando un brano come l’arabesque di Debussy passa tra le spire della tua memoria.
Quanti bei ricordi e quanti sogni fatti alla luce di quelle dolci note.
Sogni che rivivo anche ora e che aimè, non si sono potuti avverare.
O tu genio della speranza, potrai un giorno realizzare questi sogni fatti da un bimbo troppo viaggiatore per essere sempre una persona nuova?
Lasciatemi sognare cari miei amici, almeno questo non potete impedirlo.
Luca.
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Cucchiaio d'Oro
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lunedì 24 settembre 2007
tornato da un concerto
Buona sera miei cari amici,
sono appena tornato da un concerto che ho fatto con il Digeridoo, con un sapore strano in bocca, una senzazione di strada asciutta bagnata dalla pioggia di quel qualche cosa che non so.
Ho lasciato persone che piangevano e persone che sorridevano, ma il gusto di chi rimane è qui vivo dentro come un otre di lontananza.
Devo ricostruire ciò che a volte la mia intemperia ha distrutto.
ho incontrato persone che era meglio non incontrare,e, ho ascoltato parole che come spade tagliano. Si miei cari amici, questa è "semplicemente" VITA.
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Cucchiaio d'Oro
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sabato 22 settembre 2007
è cambiato qualche cosa nella musica?
Si sente sempre parlare di musica innovativa o musica moderna, ma in realtà si usa solo un termine rindondante per far risuonare e promuovere il brano di chi lo produce.
In realtà i parametri su cui si basa la musica così detta moderna, sono rimasti fermi alla struttura barocca o adirittura del 500.
Basti pensare che si usavano un violone o una viola da gamba per dare il basso ed una tastiera come poteva essere un clavicordo o un cembalo. Era usato anche una tiorba o un liuto che sgranava gli accordi dati dal basso. Questi due tipi di strumenti venivano chiamati “basso continuo” (BC) mentre uno strumento come il violino il flauto o anche la voce davano la melodia che caratterizzavano il brano stesso. Ancora prima in epoca medioevale erano utilizzati anche strumenti a percussione con la medesima modalità strumentistica.
Cosa possiamo ritrovare ora?
Ipotizziamo di sostituire il cembalo o il liuto da una chitarra elettrica, la viola da gamba con il basso continuo, mentre la voce o il violino con appunto il cantante con tanto di microfono.
Direte e la batteria? Semplice le percussioni usate nel medio evo sono tranquillamente sotituite dai nostri cari TTOM charleston e rullante.
Quanti sanno dei Trovatori e Trovieri Mainesanger o i menestrelli? Decantavano le beltà di donne e donzelle accompagnati da liuti o tiorbe.
Il vero cambiamento è stato sul materiale utilizzato per creare gli strumenti, che sono alimentati elettronicamente ed amplificati artificialmente.
Qualche duno potrebbe sostenere che la musica sia cambiata, forse nel modo di farla, ma se analizziamo sulla carta la tecnica del comporre le melodie e l’accordi usati sono sempre i medesimi da cinquecento anni a questa parte.
Molti studiosi sostengono che l’innovazione musicale sia lontana dal comune senso musicale. A conferma di questa tesi si può pensare, senza scomodare la dodecafonia, a Debussy mai “fischiettato” per le vie di una città. Personalmente non ho mai sentito “clair de lune” , “l’arabesque” o “l’apres midi de une faune” fischiettato da qualche signore che rassetta il giardino o impegnato in altre faccende.
Chi non ha mai sentito la marcia dell’aida, o la serenata per archi di Mozart, fischiettata ovunque, adirittura negli stadi di calcio?
Questo dimostra che la teoria dell’allontananza uditiva all’innovazione musicale sia lontana dal comune senso musicale. Le rivoluzioni che implicano la musica in realtà rivoluzionano il modo di pensare o di vestire ma non di certo l’arte musicale.
Un brano di un autore del XX secolo che si può ritrovare spesso cantato è il “Bolero” di Ravel, ma questa è una delle poche eccezzioni divvenute famose per un film atrettanto famoso.
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Cucchiaio d'Oro
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venerdì 21 settembre 2007
"La notte stellata" di Vincent Van Gogh - Una riflessione e un raffronto
Se osserviamo le dimensioni attribuite alle figure, prevale la volta stellata, il cielo maculato di astri, di bagliori e di aureole. È evidente l'intento dell'autore di rappresentare un mondo sensibile, che affascina, stupisce, ammalia, per la sua grandiosità, per l'energia che può emanare. La nota carica espressiva di Van Gogh fa sì che il cielo copra il paesaggio sottostante, quasi ad avvolgerlo, a proteggerlo "affettuosamente" in un largo e materno abbraccio. I colori della volta celeste si riflettono sulle case, sulle montagne, sui colli, ed ecco che una miriade di tasselli blu, gialli, verdi, si giustappongono, si accostano, si mescolano, riportando alla mente le composizioni divisioniste di Seurat.
Non mancano, tuttavia, nel dipinto aspetti enigmatici, inquietanti (come, ad esempio, la presenza in primo piano del cipresso, con la sua imponente sagoma scura, che sembra ricondurre immediatamente l'osservatore alla realtà dell'umano destino) resi ancor più "palpabili" dalla pennellata corposa, materica, impressa sulla tela con un'energia che non è solo muscolare o fisica, ma proviene dal profondo dell'animo.
Ancor prima dei soggetti dipinti, è proprio quest'istintività, questa forza compositiva ad indicare il travagliato rapporto dell'artista con la realtà del mondo e della vita. Tutto parla d'incanto nella tela. Infatti, magico e fatato appare il piccolo villaggio che dorme, rischiarato dalla luna nel cielo. Eppure il tratto tortuoso, spezzato, talvolta cupo, rivela l'indubitabile tormento interiore dell'autore. Al contempo, la scelta di tonalità calde, presenti qua e là, come il giallo e l'arancio, contribuiscono a rasserenare l'animo e ad offrire una sensazione di bellezza e di vita. Analogamente, i flussi atmosferici (o se si vuole, le nebulose astrali) risolti in forme turbinose e spiraleggianti, sembrano possedere un impeto e una vita non propri, e autorizzerebbero perciò ad adombrare una matrice superiore, divina.
Dunque, Van Gogh, pittore spesso solare, di girasoli, di campi di grano, di prati, non ha potuto sottrarsi al fascino di un paesaggio illuminato dalla luna, vissuta nel suo cuore come faro prezioso o addirittura sole della notte, ma la composizione è comunque tinta da una vena malinconica, che lo accomuna ad altri artisti dell'Ottocento, fra cui il nostro Leopardi.
Il tema del firmamento, in particolare della luna, è presente in molti poeti ed anche nel Recanatese, pur se in quest'ultimo assume volutamente le caratteristiche del quesito profondo, della riflessione filosofica, della speculazione metafisica. Pure Leopardi riflette sul rapporto uomo-natura e sull'impossibilità dell'individuo moderno di vivere un'esistenza appagante ed armoniosa con la realtà della vita. Calzante ci sembra l'esempio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, nel quale ancora una volta viene espresso il suo pessimismo cosmico. E forse vale la pena di completare il raffronto tra i due artisti, notando che il paesaggio di Van Gogh è fisico, concreto, anche se poi finisce con l'indurre chi osserva a considerazioni sovrasensibili ed esistenziali, mentre la luna descritta da Leopardi è silenziosa, astratta, tutto sommato lontana, troppo lontana dagli uomini per poter fornire delle risposte ai tanti interrogativi che essi si pongono e che, molto spesso finiscono per farli smarrire, come sempre succede di fronte ad un imperscrutabile mistero.
La Luna di Van Gogh (che pure è artista tormentato da vicende sue personali, oltre che dalla, più o meno cosciente, partecipazione agli eventi del tardo decadentismo) ha il calore, la suggestione e l'energia per consolare, quella di Leopardi appare soltanto un enorme sasso in mezzo al cielo, che non ha ragione di esistere, perché nulla può fare per l'uomo, se non illuminargli, materialmente, il cammino.
La luna di Van Gogh è romantica, amica, calda come la passione impetuosa e travolgente per la vita, quella del Leopardi è una luna più razionale, fredda, ma non per questo meno bella e struggente.
Ciò che accomuna i due artisti non è, ovviamente, la loro collocazione temporale all'interno del medesimo secolo, ma l'uguale sentire e il lirico sgomento di fronte alla varietà dell'esistente.
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Anonimo
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