Visualizzazione post con etichetta eddie murphy. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta eddie murphy. Mostra tutti i post

martedì 9 marzo 2021

Il principe cerca figlio (2021)

Presa dal solito dovere di completezza, qualche giorno fa ho recuperato Il principe cerca figlio (Coming 2 America), diretto dal regista Craig Brewer e uscito da poco su Amazon Prime Video.


Trama: Akeem, diventato re di Zamunda, scopre di avere un figlio in America e si incarica di formarlo come suo erede.


La visione de Il principe cerca figlio rischia di essere frustrante a più livelli, soprattutto se siete fan accaniti de Il principe cerca moglie. Personalmente, dirò un'eresia, ma a livello di mero intrattenimento l'ho trovato superiore, non tanto per la trama o la realizzazione ma per una pura questione di ritmo: il film dura meno del predecessore e il personaggio di Lavelle, figlio di Akeem, è più scemo del padre, che ne Il principe cerca moglie passava buona parte del tempo a tirarsela, mentre il giovanotto è spesso clueless e accompagnato da parenti improbabili che vivacizzano ulteriormente la sua presenza a Zamunda. A pelle, nonostante sia scritto su un foglietto di carta velina, Lavelle mi è risultato quindi molto più simpatico di Akeem e, per quanto cartoonesco, il sequel presenta anche una sottotrama "avventurosa" che difettava all'originale, principalmente incentrato sulla commedia amorosa. Qui si ricollegano però tutti i difetti di una sceneggiatura antidiluviana, legata a un umorismo di grana grossa, molto anni '80, che risulta non solo anacronistico ma anche fastidioso e, ancor peggio, che non ha tenuto minimamente conto di un eventuale sviluppo dei protagonisti. Trent'anni sono passati e Akeem, lo stesso Akeem che era partito per l'America a cercare il vero amore, è diventato il re barbogio di un Paese dove hanno ricominciato a lanciare petali di rose ai piedi delle teste coronate e dove le donne contano quanto il due di coppe a briscola, tanto che persino Lisa, ex paladina delle fanciulle indipendenti e lavoratrici, è diventata una regina senza nerbo, dimentica delle sue radici americane e sedotta dai privilegi della nobiltà. In pratica, gli amati protagonisti de Il principe cerca moglie sono diventati (o forse lo sono sempre stati) due paraculi da primato che in trent'anni si sono coronati il loro sogno d'amore e basta, con tanti saluti alla possibilità di fare qualcosa per Zamunda, il che probabilmente era l'unico modo per reiterare tutte le gag del film precedente, "lavatrici reali" comprese.


In tempi di MeToo e con tutta l'attenzione portata al politically correct e alla non mercificazione della donna, la questione "lavatrici reali" è già di cattivo gusto, ma ne Il principe cerca figlio non è nemmeno la cosa più imbarazzante. A parte le figlie minori di Akeem, sono giusto la bella parrucchiera Mirembe e Lisa a non essere minimamente sessualizzate, per il resto c'è un tale trionfo di tette, culi e vajasseria assortita da rimanerci di tolla, soprattutto quando è in primis il personaggio di Meeka, figlia maggiore della coppia reale, peraltro interpretata dalla bellissima Kiki Layne, a sembrare un incrocio tra la Kardashian e Niki Minaj, solo un pelo più vajassa (aggiungo che ad aver fatto scandalo è la millantata imposizione di un personaggio bianco da parte degli studios, personaggio tra l'altro che si vede per 5 minuti e che risulta un omaggio carinissimo ai Dukes); non bastasse tutto ciò, che magari può dare fastidio solo a me, ci sono Eddie Murphy e Arsenio Hall che, nei panni di Akeem e Semmi, sembrano imbalsamati (già meglio quando omaggiano i vecchi personaggi come Clarence, Saul e compagnia, sempre divertenti da vedere), mentre Wesley Snipes come Generale Izzy è semplicemente imbarazzante, poveraccio. Ciò detto, staccando il cervello e tappandosi il naso, una serata spensierata la si passa, ma offrire il fianco alla tristezza e al disagio è proprio un attimo. Speriamo che Murphy non decida di girare il terzo capitolo all'età di 75 anni, come annunciato di recente.


Del regista Craig Brewer ho già parlato QUI. Eddie Murphy (Principe Akeem / Clarence / Saul / Randy Watson), Arsenio Hall (Semmi / Morris / Reverendo Brown / Baba), Leslie Jones (Mary Junson), Wesley Snipes (Generale Izzy), James Earl Jones (Re Jaffe Joffer), John Amos (Cleo McDowell) e Morgan Freeman (se stesso) li trovate invece ai rispettivi link.

Tracy Morgan interpreta zio Reem. Americano, comico del Saturday Night Live, ha partecipato a film come Jay & Silent Bob... fermate Hollywood!, Superhero - Il più dotato tra i supereroi e a serie quali Una famiglia del terzo tipo. Come doppiatore ha lavorato in Boxtrolls - Le scatole magiche e I Simpson. Anche produttore e sceneggiatore, ha 53 anni.  


Onestamente, non conosco per nulla Jermaine Fowler, che interpreta Lavelle, ecco perché non è nemmeno segnato nelle mini filmografie precedenti, mentre Kiki Layne, che interpreta Meeka, era la protagonista di Se la strada potesse parlare e Bella Murphy, come da cognome, è la figlia di Eddie e interpreta quella di mezzo di Akeem, Omma. Innumerevoli, inoltre, le guest star musicali: tra quelle che conosco persino io ci sono John Legend, che canta sui titoli di coda She's your queen e le Salt-n-Pepa. Ciò detto, se Il principe cerca figlio vi fosse piaciuto cercate Il principe cerca moglie e Una poltrona per due. ENJOY! 


venerdì 5 marzo 2021

Il principe cerca moglie (1988)

Dunque, poiché ieri è uscito su Amazon Prime Video Il principe cerca figlio, mi è tornata voglia di riguardare Il principe cerca moglie (Coming to America), diretto nel 1988 dal regista John Landis.


Trama: Akeem, principe del Regno di Zamunda, frustrato dalle mille imposizioni di corte, decide di andare in America a cercare una moglie che lo ami per quello che è dentro, non per il suo status sociale...


Adesso andrò contro i gusti "cult" del novanta per cento delle persone che leggono questo blog o che, in generale, hanno vissuto infanzia o adolescenza negli anni '80, ma io non ho mai particolarmente amato Il principe cerca moglie e averlo riguardato dopo, credo, 25 anni dall'ultima volta ha rinconfermato le mie opinioni di bambina. All'epoca adoravo i vari 48 ore, Beverly Hills Cop e Il bambino d'oro, cose più avventurose e dinamiche oltre che molto più divertenti, e per me Eddie Murphy dava il meglio di sé proprio in quelle occasioni, con quella meravigliosa risata regalatagli dal compianto Tonino Accolla, mentre Il principe cerca moglie l'ho sempre trovato prevalentemente noioso. Salvo pochi momenti divertenti, legati ovviamente alle esagerazioni del cerimoniale di corte del regno di Zamunda (il  "pene reale" su tutte) e a qualche momento di scontro culturale tra africani e americani, Il principe cerca moglie è un film anche troppo serio, questo perché il principe Akeem deve essere ammantato comunque da una regale superiorità, soprattutto nei momenti in cui la commedia si fa più romantica, e inoltre è lungo come la quaresima, cosa che lo fa sembrare ancora più lento, un sentire, per la cronaca, condiviso dallo stesso John Landis, che da anni vorrebbe proporre un director's cut un po' più stringato. E un sentire, per inciso, condiviso anche da Mirco, che già dopo mezz'ora stava dando segni di cedimento dopo aver esordito con un "Ah, ma questo l'ho già visto" (Sì, ma non te lo ricordi!! Mortacci tua!). Se non ci fossero le mattane di Arsenio Hall e l'esordio dei ruoli multipli di Eddie Murphy, oltre a un cast all black di tutto rispetto, credo che Il principe cerca moglie sarebbe finito nel novero di flop anni '80 perché, davvero, il nucleo centrale di questo film sono le peripezie nemmeno troppo ardue di un principe che si incapriccia (vai a sapere perché visto che Lisa è noiosissima e banale) di un'americana e cerca di "conquistarla" (considerato che è fidanzata con un cretino, le ci vogliono circa 10 minuti per infatuarsi perdutamente di Akeem), nulla più.


Visto oggi, con un po' più di consapevolezza rispetto a quando avevo 11 anni, beh, ovviamente il divertimento (relativo) della visione de Il principe cerca moglie deriva dal riconoscere una serie di attori diventati col tempo anche famosissimi oppure sgamare Eddie Murphy e Arsenio Hall sotto i vari travestimenti, cosa che, dopo decenni di Simpson, diventa un po' più facile col primo; in realtà, l'unica trasformazione che ancora oggi, grazie al make up di Rick Baker, lascia con la mascella slogata, è quella in cui Eddie Murphy diventa un vecchio ebreo bianco (italoamericano nella versione italiana), davvero notevole. Ci si diverte a vedere il "solito" Samuel L. Jackson, al suo quarto/quinto film, già impegnato ad interpretare uno sboccatissimo criminale, oppure quello che sarebbe diventato il compassato Dr. Benton di E.R., qui nei panni di un arrogante fighetto dai capelli unti, e si apprezza una sorta di continuity Landiana quando senza preavviso spuntano i Dukes di Una poltrona per due, felici perché finalmente l'incubo della povertà è finito. Per il resto, onestamente, mi sono spesso distratta e ho buttato più volte un occhio all'ora, chiedendomi quanto ancora sarebbe passato prima di arrivare al confronto in metropolitana, una delle cose che ricordavo da quando ero piccola assieme alla sposa abbaiante, al rituale mattutino e alla canzone Mbube, che corre sui titoli di testa e che altro non è se non la versione originale di The Lion Sleeps Tonight. Stantibus rebus, non oso immaginare quanto mi romperò le scatole a guardare Il principe cerca figlio, considerato anche che Accolla non c'è più e che dovrò necessariamente guardarlo in lingua originale senza neppure commuovermi per l'iconica risata di Akeem.  


Del regista John Landis ho già parlato QUI. Eddie Murphy (Principe Akeem, Clarence, Saul, Randy Watson), Cuba Gooding Jr. (il ragazzo che si fa tagliare i capelli), Eriq La Salle (Darryl Jenks), Vondie Curtis-Hall (bibitaro alla partita di basket), Samuel L. Jackson (Rapinatore), Tobe Hooper (Ospite alla festa) li trovate invece ai rispettivi link.

James Earl Jones interpreta il Re Jaffe Joffer. Americano, lo ricordo per film come Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba, L'esorcista II - L'eretico, Caccia a Ottobre Rosso, Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale, Rogue One, Star Wars: L'ascesa di Skywalker e a serie come Una famiglia del terzo tipo, La vita secondo Jim, Due uomini e mezzo, Dr. House, The Big Bang Theory; come doppiatore ha lavorato in Guerre stellari, L'impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi, Il re leone e I Simpson. Ha 90 anni.


Arsenio Hall
interpreta Semmi (ma anche Morris, la ragazza bruttissima al bar e il Reverendo Brown). Americano, ha partecipato a film come Ghost - Fantasma e a serie quali Alfred Hitchcock presenta e Più forte ragazzi; come doppiatore ha lavorato in The Real Ghostbusters. Anche produttore, sceneggiatore e cantante, ha 65 anni.


Frankie Faison
interpreta l'affittacamere. Americano, ha partecipato a film come Il bacio della pantera, Brivido, Manhunter - Frammenti di un omicidio, Mississippi Burning - Le radici dell'odio, Il silenzio degli innocenti, Hannibal, Red Dragon, The Grudge e a serie quali I langolieri e Luke Cage. Ha 71 anni.


John Amos
interpreta Cleo McDowell. Americano, ha partecipato a film come 58 minuti per morire, Diamanti grezzi e a serie quali A-Team, Hunter, La signora in giallo, I Robinson, Willy, il principe di Bel Air, Walker Texas Ranger, Oltre i limiti, My Name is Earl e Due uomini e mezzo. Anche sceneggiatore e produttore, ha 81 anni e un film in uscita.


Per il ruolo del re era stato preso inizialmente in considerazione Sidney Poitier. Anche a Paul Gleeson, così come a Don Ameche e Ralph Bellamy, era stato chiesto di riprendere il ruolo che aveva in Una poltrona per due, ma l'attore è stato costretto a rifiutare perché già impegnato sul set di Trappola di cristallo. Ovviamente, adesso aspettiamo Il principe cerca figlio ma, se Il principe cerca moglie vi fosse piaciuto, recuperate già Una poltrona per due anche se siamo fuori stagione! ENJOY!

mercoledì 18 dicembre 2019

Dolemite Is My Name (2019)

Altro film disponibile su Netflix (recuperato sempre in vista dei Golden Globe dove è candidato sia come film sia per Eddie Murphy) altro regalo: oggi parlerò di Dolemite Is My Name, diretto dal regista Craig Brewer.


Trama: dopo anni di difficoltà, il comico Rudy Ray Moore riesce ad azzeccare il personaggio giusto, lo sboccato Dolemite, e progetta di portarlo anche sul grande schermo...


Ho un grosso, enorme limite: non capisco e non amo la comicità americana, soprattutto quando si tratta dei cosiddetti stand-up comedian. Probabilmente c'è di mezzo una qualche barriera linguistica, perché pur conoscendo l'inglese molto bene mi ritrovo inevitabilmente a non godere dell'immediatezza, che so, di un monologo di Crozza, ma c'è anche la mancanza assoluta di divertimento davanti a un pirla che parla a mitraglietta infilando un fuck ogni due parole, che è poi quello che accade nella prima parte di Dolemite Is My Name, film che per un'ora buona mi ha fatto venire il latte alle ginocchia. Con tutto il rispetto per il "Padrino del Rap", come sarebbe poi stato definito Rudy Ray Moore, ma da "culo bianco" preferisco mille volte l'umorismo dei citati Lemmon e Matthau e probabilmente, mi fossi trovata all'epoca davanti a questo pimp di mezza età pronto a sciorinare monologhi nonsense conditi da volgarità che potrebbero giusto far ridere un bambino, avrei pregato il Signore di strapparmi occhi e orecchie. Fortunatamente, a un certo punto il film prende una via diversa, nel momento esatto in cui Moore decide di dover portare il suo Dolemite al cinema, così che i neri possano avere la possibilità di vedere un film che li faccia davvero ridere, e lì è scattato il mio interesse per tutto ciò che riguarda i retroscena delle pellicole, da quelle più famose a quelle più trash, come nel caso di quel trionfo di camp e ridicolo involontario (o volontario?) che sarebbe diventato Dolemite, realmente realizzato negli anni '70 e distribuito nel 1975. Quello è anche il momento in cui, onestamente, ho cominciato a provare molta simpatia per Rudy Ray Moore.


Dolemite Is My Name si concentra infatti molto sul concetto di Moore come "intrattenitore", come artista pieno di limiti ma mai privo di entusiasmo, che desidera sì sfondare e diventare famoso ma soprattutto creare un senso di comunità attraverso le sue opere. Ora, io non so se Rudy Ray Moore fosse davvero il santo che viene mostrato nell'ultima sequenza del film, disposto ad intrattenere le persone in fila per vedere il suo esordio sul grande schermo, tuttavia la realizzazione di un Dolemite e quella di un The Room (equiparabili in quanto a qualità artistica, probabilmente, ché il primo devo ancora vederlo) si differenziano essenzialmente nel modo in cui la "primadonna" dell'opera, il motore che ha generato l'intera pellicola, decide di creare un prodotto per tutti oppure semplicemente celebrare il proprio ego. Se in The Disaster Artist veniva mostrato un Wiseau che riteneva di avere ogni diritto di realizzare un film e diventare famoso, in Dolemite Is My Name abbiamo gente che ci prova e ci spera, che alla fine non riesce a credere di esserci riuscita e che si ritrova a gioire anche solo per quello, per aver dato uno scopo e una svolta a vite altrimenti banali e destinate alla mediocrità; è la gioia della "zingarata", di un progetto portato a termine a prescindere dal successo, della creazione stessa, e non c'è nulla di più bello da vedere messo in pellicola, almeno per me. Poi, che Dolemite Is My Name sia l'imbarazzante quota black dei Golden Globe per dare il contentino e che Eddie Murphy non sia nemmeno candidabile accanto a Di Caprio e Taron Egerton sono dati di fatto, ma io a Eddie voglio bene dagli anni '80, posso dire che anche lui e Accolla mi hanno cresciuta, quindi vederlo sullo schermo a trascinare tutti, ancora una volta, col suo sorriso da mariuolo, è sempre una gioia. Se Dolemite is My Name l'avessero distribuito al cinema probabilmente vi avrei consigliato di lasciare perdere, anche perché doppiato non si può sentire, ma lo trovate comodamente su Netflix e in lingua originale, quindi recuperatelo e divertitevi!


Di Eddie Murphy (Rudy Ray Moore), Keegan-Michael Key (Jerry), Craig Robinson (Ben), Kodi Smit-McPhee (Nick), Wesley Snipes (D'Urville Martin) e Chris Rock (Bobby Vale) ho già parlato ai rispettivi link.

Craig Brewer è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Footlose ed episodi di serie come The Shield. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 48 anni e un film in uscita, Coming 2 America, il sequel de Il principe cerca moglie.


Mike Epps interpreta Jimmy. Americano, ha partecipato a film come Resident Evil: Apocalypse, Resident Evil: Extinction, Una notte da leoni, Una notte da leoni 3, Il giustiziere della notte - Death Wish e a serie quali I Soprano; come doppiatore, ha lavorato in Doctor Dolittle 2. Anche produttore e sceneggiatore, ha 49 anni.


Snoop Dogg compare nei panni del deejay Roj. Dolemite è il primo film interpretato da Rudy Ray Moore ma non è stato l'ultimo: i sequel diretti sono The Human Tornado, citato nel film di Brewer assieme a Disco Godfather e, in un dialogo, a Petey Wheatstraw, e The Return of Dolemite del 2002 ma la filmografia di Rudy Ray Moore è bella nutrita, quindi se foste interessati esploratela senza timore. ENJOY!

lunedì 13 settembre 2010

Shrek - E vissero felici e contenti

E come tutte le belle cose, anche le serie cinematografiche finiscono. A dire il vero la saga di Shrek avrebbe dovuto già finire col terzo episodio, ma evidentemente la Dreamworks ci ha ripensato e ha deciso di produrne quest’anno un quarto, Shrek – E vissero felici e contenti (Shrek – Forever After), diretto dal regista Mike Mitchell.

ancora-un-nuovo-poster-per-shrek-forever-after-160157

La trama: l’orcone verde non ne può più. La vita familiare, all’inizio piacevole, gli sta stretta. La goccia che fa traboccare il vaso è la festa di compleanno dei tre figlioletti, a seguito della quale, dopo un litigio con la mogliettina Fiona, Shrek decide di fare un patto con l’infido Tremotino (in originale Rumpelstiltskin, ecco perché sulle proprietà del nanetto si legge la lettera R, anziché T): un giorno da orco libero in cambio di un giorno della sua infanzia. Purtroppo per l’orco, l’incauto desiderio genera un universo in cui lui non è mai nato, dove Tremotino regna sovrano.. e dove gli orchi sono fuorilegge!

Shrek-Forever-After-006

Nei fumetti della Marvel, quando le idee languono, gli scrittori ricorrono talvolta a storie ambientate nel futuro o ai cosiddetti “What if…?”, letteralmente “Cosa succederebbe se…?”. Ne nascono storie più o meno interessanti, che possono o meno inserirsi nella continuity regolare se i personaggi e il mondo in cui si muovono entrano a far parte degli innumerevoli universi alternativi, dove un minimo evento (faccio l’esempio della morte del Prof. Xavier prima di fondare gli X-Men, che ha dato vita alla devastante Era di Apocalisse) cambia tutto quello che conosciamo. Questo è quello che accade nell’ultimo capitolo di Shrek: prosciugate le idee legate al solito mondo di fiaba, gli sceneggiatori hanno deciso di dare un bel colpo di spugna e ricominciare da capo introducendo il personaggio di Tremotino, gnometto malefico capace di esaudire i desideri altrui a fronte di clausole decisamente infami, e consentendo così allo spettatore di godersi gli amati protagonisti di Shrek in versioni rivedute, corrette.. ed esilaranti. Abbiamo così un obeso Gatto con gli stivali (“Sfamami… se osi!!”) che vale da solo il prezzo del biglietto, una Fiona guerriera e uno Zenzy gladiatore, il tutto inserito nel solito gioco citazionista e parodico che nasconde il solito messaggio profondo e “serio”: mai disprezzare ciò che abbiamo, perché potremo perderlo da un momento all’altro.

shrek-forever-after-movie-image-9

Personalmente, direi che ben venga la perdita di ciò che abbiamo avuto finora dalla saga di Shrek. Sarà che del terzo film non rammento nulla, sarà che il primo ed il secondo episodio sono inarrivabili, sarà che il montaggio iniziale di questo Shrek – E vissero felici e contenti fa tanto Ricomincio da capo e si arriva a compatire l’orco verde per il tedio di una vita sempre uguale, sempre felice, senza nemici né problemi, ma l’arrivo di un universo alternativo dona nuova linfa vitale a personaggi che ormai avevano già detto tutto quello che potevano dire. La Fiona guerriera è mille volte meglio della Fiona mammina, e anche personaggi come il Gatto, Ciuchino o addirittura Zenzy all’inizio sprofondano in gag banalotte e già viste. Per quanto riguarda i nuovi villain, sono abbastanza carini e divertenti; Tremotino viene descritto come una sorta di “boss” della mala (dotato di parrucche intercambiabili che lo rendono assai simile a uno di quei mini troll) circondato da scagnozze streghe che sono un incrocio tra quelle del Mago di Oz e il Goblin dell’Uomo Ragno, mentre la presenza del Pifferaio Magico garantisce la riuscita degli esilaranti numeri musicali che hanno fatto la fortuna dei capitoli precedenti (il ballo collettivo degli Orchi è geniale, una delle gag più belle di tutto il film).

shrekforeverafter

Tra le cose negative di un film che alla fine merita e supera comunque la sufficienza c’è un finale troppo rapido, che lascia davvero il tempo che trova e che ci riporta, molto banalmente, alla situazione iniziale con il solito party/karaoke/ballo di gruppo conclusivo che ormai non fa quasi nemmeno più ridere. Non c’è il senso di addio definitivo che si percepiva in Toy Story 3, solo la sensazione di un capitolo aggiunto tanto per accontentare i fan e concedere anche a Shrek l’ambito “trattamento 3D” (inutile come per tutti gli altri cartoni animati, ma che due palle!!). E poi, una cosa che ho notato: ma gli orchi che popolano il quarto episodio e che spuntano tutt’a un tratto dopo che il desiderio di Shrek ha cambiato la storia di Molto Molto Lontano dove diamine erano nei film precedenti? Com’è che alla fine di questo capitolo ballano e cantano assieme agli altri personaggi nel finale come se ci fossero sempre stati? E su questa inquietante domanda.. chiudo la recensione!!

shrek_forever_after-4_20

Di Mike Myers, che in originale da la voce ad uno Shrek assai scozzese, ho già parlato qui. Cameron Diaz, che doppia l’orchessa Fiona, la trovate qua.

Mike Mitchell è il regista del film. Americano, ha già diretto Gigolò per sbaglio e Natale in affitto, oltre che ad alcuni episodi di Greg The Bunny. Ha 40 anni.

M_1

Eddie Murphy in originale presta la voce a Ciuchino. Comico americano che mi ha praticamente cresciuta negli anni ’80, attualmente un po’ in declino se devo proprio dirlo, lo ricordo per film come 48 ore, Una poltrona per due, Un piedipiatti a Beverly Hills, Il bambino d’oro, Un piedipiatti a Beverly Hills 2, Il principe cerca moglie, Ancora 48 ore, Un piedipiatti a Beverly Hills 3, l’imbarazzante Vampiro a Brooklyn, Il professore matto, Il dottor Dolittle, La famiglia del professore matto, Shrek, Il dottor Dolittle 2, La casa dei fantasmi, Shrek 2 e Shrek terzo. Aveva già lavorato come doppiatore del traghetto Mushu in Mulan mentre per la tv lo troviamo in un episodio di Star Trek: The Next Generation. Ha 49 anni e un film in uscita.

eddie_murphy

Antonio Banderas è il doppiatore originale del Gatto con gli Stivali. Geniale e versatile attore spagnolo scoperto dal regista Pedro Almodovar, è da parecchio una star internazionale. Tra i suoi film ricordo Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Legami!, lo splendido La casa degli spiriti, Philadelphia, Intervista col vampiro, Desperado, Four Rooms, Evita, La maschera di Zorro, Spy Kids, Spy Kids 2 – L’isola dei sogni perduti, Missione 3-D: Game Over, C’era una volta in Messico, Shrek 2, The Legend of Zorro e Shrek terzo. Ha 50 anni e sei film in progetto, tra cui un film dedicato interamente al Gatto con gli stivali che dovrebbe uscire nel 2011, dal titolo Puss in Boots, per il quale è prevista anche la presenza di Salma Hayek come doppiatrice.

Antonio_Banderas

Julie Andrews in originale presta la voce alla Regina, madre di Fiona. Alzi la mano e, come sempre, si vergogni, chi non ha mai visto Mary Poppins; purtroppo noi italiani non abbiamo mai avuto l’onore di sentire la splendida voce originale di questa attrice e cantante inglese, ma la protagonista che dava il titolo al film era lei. Moglie del geniale regista Blake Edwards, che per scioccare l’audience volle l’ex babysitter canterina a seno nudo per il suo S.O.B., la ricordo per altri film come Tutti insieme appassionatamente, Victor Victoria, Shrek 2 e Shrek terzo, senza contare che presterà la voce alla mamma di Gru in Cattivissimo me. Ha 75 anni.

default-julie-andrews

John Cleese in originale doppia il Re, padre di Fiona. Meraviglioso attore inglese ed ex membro dei Monty Python, segnalo tra i suoi film Brian di Nazareth, Monty Python: il senso della vita, Un pesce di nome Wanda, Frankenstein di Mary Shelley, Mowgli – Il libro della giungla, Creature selvagge, Sperduti a Manhattan, Il mondo non basta, Rat Race, Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, La morte può attendere, Charlie’s angels: più che mai, Shrek 2, Il giro del mondo in 80 giorni, Shrek terzo e La pantera rosa 2. Per la tv ha recitato in episodi di Agente Speciale, Monty Python’s Flying Circus, Monty Python, Doctor Who, Fawlty Towers, il meraviglioso Una famiglia del terzo tipo e Will & Grace, mentre come doppiatore aveva già lavorato nei film Fievel conquista il West, L’incantesimo del lago, George re della giungla…?, Charlotte’s Web, e alla versione inglese del Pinocchio di Benigni, nei panni del Grillo Parlante. Ha 71 anni e due film in uscita.

300_cleese_john_lc_101408

Inutile dire che, se vi è piaciuto il quarto episodio, vi consiglio di vedere anche i primi tre, se non lo avete già fatto. Vi lascio ora con il trailer originale del film... ENJOY!!




Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...