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martedì 18 luglio 2023

Nimona (2023)

Ne parlavano tutti benissimo, quindi mi è venuta voglia di guardare Nimona, diretto dai registi Nick Bruno e Troy Quane (anche co-sceneggiatore) e tratto dall'omonima graphic novel di ND Stevenson, pubblicata in Italia da Bao Publishing.


Trama: in un medioevo futuristico, il cavaliere Ballister Boldheart viene accusato ingiustamente dell'omicidio della regina e viene scovato da Nimona, una mutaforma che insiste per diventare suo scudiero...


Come al solito, il mio approccio con Nimona è partito viziato da totale ignoranza, perché non ho mai letto la graphic novel di ND Stevenson, quindi non sapevo proprio cosa aspettarmi da questo nuovo film distribuito da Netflix. Di sicuro, non mi aspettavo di rimanere a fissare rapita lo schermo dopo nemmeno cinque minuti, trasportata in un mondo dove il medioevo è diventato futuristico, con castelli attraversati da automobili volanti, regine che salutano da enormi schermi all'interno di città moderne e cavalieri che diventano tali con un gran clamore pubblicitario, quasi partecipassero a dei reality, mentre i sudditi camminano per le strade armati di cellulari all'ultimo grido. Non mi aspettavo di rimanere coinvolta dalle vicende di Ballister Boldheart, unico cavaliere di origini plebee ad arrivare all'investitura, e della sua entusiasta aiutante Nimona, ragazzina assetata di sangue, violenza e caos, in grado di cambiare aspetto con uno schiocco di dita. Figuratevi che una mattina ho persino rischiato di arrivare tardi a lavoro perché non mi ero accorta che era già passata mezz'ora da quando mi ero seduta e, come i bambini, non volevo staccarmi dallo schermo. Questo perché c'è tanto cuore in Nimona, oltre a tanto ritmo. Il cuore del racconto è la necessità di capire e accettare ciò che diverso, certo, ma anche e soprattutto il ruolo fondamentale svolto dalla paura nel soggiogare il cuore e le menti delle persone preservandole nell'ignoranza (se ritenete di vivere in un momento storico che sfrutta questo sentimento negativo allo stesso modo, forse sapete di cosa sto parlando), nel travisare i fatti consegnandone versioni distorte alla storia, nel tirare fuori il peggio di noi stessi nonostante buone intenzioni e flebili speranze, trasformandoci in mostri e costringendoci a vedere gli altri come tali. Ci sono delle sequenze, in Nimona, che annullano ogni tipo di cinismo snob, saggiamente mutuate dai capolavori Miyazakiani dello Studio Ghibli, dalle scene più iconiche de La spada nella roccia e persino da quelle poesie animate che sono le opere del Cartoon Saloon, e arricchiscono con punte di coinvolgente sentimento (per non dire che ho pianto come una fontana) una trama che fa dell'orgoglio scapestrato e punk della co-protagonista uno dei suoi punti di forza.


Il contrasto tra Ballister e Nimona, l'uno cupo sia di animo che di vestiario, l'altra una "pinkissima" scintilla indemoniata che non sta ferma né zitta un secondo, è ciò che rende il film vivacissimo e scorrevole, fatto di dialoghi esilaranti e concitate sequenze di lotta animata (una delle quali omaggia la doppiatrice Chloe Moretz con una certa canzone) imperniate sulle mille, spassosissime trasformazioni della ragazzina titolare. Nonostante la risposta alla domanda "chi ha incastrato Roger Knight?" sia facilmente intuibile dopo qualche minuto, è interessante capire come si svilupperà il rapporto tra la scudiera e il suo riluttante cavaliere e, soprattutto, se quest'ultimo si lascerà traviare dallo sconforto e dai sussurri del diavoletto rosa appollaiato sulla spalla diventando "Blackheart", in aperto contrasto con la dorata purezza di tutto ciò che riguarda non solo il regno, ma anche il compagno di Ballister, dall'evocativo nome di Ambrosius Goldenloin. A tal proposito, l'intera opera è fatta di contrasti, anche a livello grafico e realizzativo. Sfondi, scenografie e abiti sono un mix di forme morbide, realizzate con colori vivaci, e motivi geometrici più stilizzati e minimal, ai quali sono stati aggiunti elementi "gotici" e, ovviamente, caratteristiche che potessero richiamare lo stile della graphic novel, più legato alle varie trasformazioni di Nimona. Inoltre, ho trovato gradevolissima la commistione tra personaggi in 2D dal character design moderno e accattivante (ho adorato, letteralmente, il viso di Ballister, con quei baffoni e gli occhi enormi, e le versioni "bambine" di Nimona, per non parlare del kaiju) e gli effetti grafici di animazione in CGI, anche se forse i fan dell'opera di ND Stevenson saranno rimasti sconvolti dallo stravolgimento totale dell'aspetto dei personaggi. Ci sarebbero mille altre cose da dire su Nimona ma non vorrei fare spoiler né fomentare troppo le aspettative, quindi mi limito, in parte, a citarmi. Il giorno in cui la Disney (che, per inciso, ha fatto chiudere i Blue Sky Studios rischiando così che Nimona non vedesse mai la luce) e la Pixar realizzeranno un film così, commovente, divertente e rispettoso del pubblico, in cui anche le quote "diverse" e "queer" non verranno trattate come eclatanti trovate di marketing ma saranno parte integrante e naturale della storia, sarà un giorno di tripudio e magno gaudio in tutto il regno.


Di Chloë Grace Moretz (Nimona), Riz Ahmed (Ballister Boldheart) e  Frances Conroy (la Direttrice) ho parlato ai rispettivi link.

Nick Bruno è il co-regista della pellicola e doppiatore di Sir Nicholas Brun. Americano, ha diretto il film Spie sotto copertura. Principalmente, lavora come animatore. 
Troy Quane è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola, oltre che doppiatore di Sir Troy Quartermane. Americano, ha diretto il film Spie sotto copertura. Principalmente, lavora come scenografo e animatore. 

RuPaul presta la voce al conduttore Nate Knight. Se Nimona vi fosse piaciuto recuperate I Mitchell contro le macchine, Wolfwalkers - Il popolo dei lupi, La città incantata e persino la trilogia di Madoka Magica. ENJOY! 

martedì 9 maggio 2023

Bolla Loves Bruno: Billy Bathgate - A scuola di gangster (1991)

Torna la rubrica Bolla Loves Bruno con Billy Bathgate - A scuola di gangster (Billy Bathgate) diretto nel 1991 dal regista Robert Benton e tratto dal romanzo omonimo di  E. L. Doctorow.


Trama: affascinato dalla figura del gangster Dutch Schultz, il giovane Billy riesce ad entrare nelle sue grazie ma scopre che la malavita non è un gioco...


Sono passati quattro mesi dall'ultimo post dedicato a Bruce Willis e questo soltanto a causa della mia pignoleria. Invece di guardare e recensire il più disponibile L'ultimo boy scout mi sono incaponita col film che l'ha preceduto, Billy Bathgate, talmente introvabile tra i vari servizi streaming legali e non che, alla fine, ho dovuto acquistare il DVD usato su EBay per non rimanere bloccata per sempre. Scema io, tra l'altro, visto che lo screentime di Bruce Willis sarà di un quarto d'ora scarso, giusto il tempo di profondersi in uno dei ruoli che più gli si confanno, quello del viveur consumafemmine dal sorriso assassino (Tom Hanks, mi spiace, non sarai d'accordo ma è così), e di pastrugnare un po' con una Nicole Kidman disponibilissima a mostrarsi completamente ignuda. Tolto Bruno dall'equazione, rimane di Billy Bathgate una storia di gangster, come da titolo italiano, e un racconto di formazione che ha come protagonista il giovane Billy, ragazzotto irlandese che, per diventare qualcuno, si fa notare dal gangster ebreo Dutch Schultz, inconsapevolmente arrivato alla fine del suo lungo momento di gloria. Come nei migliori film a tema, la pellicola si concentra sull'ascesa e caduta di un ragazzo affascinato dal mondo della malavita, dipinto all'inizio come fonte di soldi e divertimento ma presto sporcato da sangue, violenza e soprusi, e aggiunge anche la femme fatale Drew Preston per dare un po' di pepe. Quest'ultima nasce come "pupa del gangster" e si evolve in un personaggio leggermente più ambiguo, diventando non solo il fulcro della maturazione sentimentale e sessuale di Billy ma anche l'elemento critico che gli consentirà di aprire gli occhi e cominciare a contestare i metodi del suo boss, pur senza mai sconfinare in un tradimento aperto.


Rispetto ad altri film simili, molti dei quali hanno fatto la storia del Cinema, Billy Bathgate è moscio, non saprei come altro definirlo. Il protagonista, nonostante tutto, resta abbastanza monodimensionale perché non si sporca mai davvero le mani e, fin da subito, viene "elevato" da semplice galoppino a pupilla (non ho sbagliato vocale, capirete perché se guarderete il film) di Schultz, cosa che rende molto meno coinvolgente, per lo spettatore, la sua graduale presa di coscienza. Lo stesso Schultz, costretto a un certo punto a dover fuggire in un paesino dell'Upstate e a promuovere una campagna per comprarsi la stima e l'affetto degli abitanti, non ha il carisma dei modelli a cui guarda e, spesso, fa la figura del povero minchione a cui giova solo la presenza del fidato consigliere Otto Berman, il personaggio migliore del mucchio. La cosa ha dello sconvolgente visto il cast che è stato messo in piedi e considerato che Dustin Hoffman, Nicole Kidman e Steven Hill offrono delle performance molto convincenti; inoltre, Billy Bathgate è stato scritto da Tom Stoppard, lo sceneggiatore del mio adorato Rosencrantz e Guilderstern sono morti, non proprio dall'ultimo degli scappati di casa, quindi è difficile capire cosa non abbia funzionato, a parte la direzione poco incisiva di Robert Benton, forse provato dalle molte difficoltà avute sul set con Dustin Hoffman. Per chi, come me, adora però scovare volti amati in film precedenti alla loro consacrazione, Billy Bathgate è un piccolo tesoro in quanto, oltre a Bruce Willis, regala comparsate di Steve Buscemi (che, come mi faceva notare il Bolluomo, all'epoca somigliava tantissimo a Bill Skarsgard), Frances Conroy e Stanley Tucci, quindi non è stato proprio tempo perso guardarlo!


Di Dustin Hoffman (Dutch Schultz), Nicole Kidman (Drew Preston), Bruce Willis (Bo Weinberg), Steve Buscemi (Irving), Stanley Tucci (Lucky Luciano), Mike Starr (Julie Martin), Frances Conroy (Mary Behan), Kevin Corrigan (Arnold) e Xander Berkeley (Harvey Preston) ho già parlato ai rispettivi link.

Robert Benton è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Kramer contro Kramer e Le stagioni del cuore. Anche sceneggiatore, produttore, attore e scenografo, ha 91 anni.


Loren Dean
interpreta Billy Bathgate. Americano, ha partecipato a film come Apollo 13, Gattaca - La porta dell'universo, Nemico pubblico, Mumford, Space Cowboys, Il corriere - The Mule e serie quali Numb3rs, Bones, CSI - Scena del crimine e Grey's Anatomy. Ha 54 anni.


Curiosità: Moira Kelly, che nel film Fuoco cammina con me ha sostituito Lara Flynn Boyle nei panni di Donna Hayward, interpreta la ragazza di Billy. Se il film vi fosse piaciuto potete recuperare Quei bravi ragazzi, C'era una volta in America e Bronx, male non fa mai! ENJOY!




venerdì 17 dicembre 2021

Il potere del cane (2021)

Dopo un po' di convalescenza si torna a scrivere, almeno ci si prova. Arrugginita come sono potrei anche non riuscire ad esprimermi bene per quanto riguarda Il potere del cane (The Power of the Dog), film diretto e sceneggiato dalla regista Jane Campion partendo dal romanzo omonimo di Thomas Savage


Trama: Phil Burbank è un ranchero rude e tutto d'un pezzo che vede il mondo crollare sotto i suoi piedi quando il fratello si sposa, portando a casa una donna e suo figlio. Phil decide di rendere la vita impossibile ai due nuovi arrivati, ma qualcosa comincia a cambiare...


Sono rimasta stupita quando ho visto che Il potere del cane era già disponibile su Netflix dopo nemmeno due settimane dall'uscita al cinema d'élite di Savona e mi dispiace dire che ho gioito della cosa, vista l'impossibilità che avevo avuto di sfruttare anche uno solo dei tre giorni di programmazione. Di base, credo però che un film come quello della Campion vada necessariamente visto su un grande schermo in quanto, a livello di "potenza" registica, è un trionfo di paesaggi naturali brulli e campi lunghissimi in perfetto stile western e dà proprio l'idea di praterie sconfinate e distanze difficili da percorrere in tempi brevi, elementi che accrescono quell'enorme senso di solitudine da cui vediamo venire schiacciati uomini dotati di moltissima terra e discrete ricchezze ma sicuramente privi di contatti umani. A scanso di equivoci, posso dire che per quanto mi riguarda (ma contate che mi hanno operata due giorni prima, quindi forse non ero proprio dell'umore giusto per apprezzare appieno un film simile) la bellezza della regia, l'incredibile fotografia e la bravura di Benedict Cumberbatch sono le uniche  cose che "salvano" Il potere del cane dall'essere un lavoro freddo e a mio avviso superficiale, che inanella un cliché dietro l'altro e non consente allo spettatore di empatizzare con nessuno dei personaggi che compaiono sullo schermo, men che meno a provare qualsiasi tipo di umana pietà nei loro confronti; l'idea di questa "distanza", fisica e mentale ma anche temporale, dal mondo e dagli affetti (questi ultimi, almeno per Phil, irraggiungibili per ovvi motivi), che crea rocce in guisa di uomini, esseri stundai che basta un niente per mandare in frantumi, è ben chiara nella mente della regista e sicuramente comprensibilissima per lo spettatore, eppure non penetra nel cuore quanto dovrebbe.


L'idea che mi ha dato Il potere del cane, premettendo che non ho letto l'opera da cui è stato tratto, è quella di un film anche troppo trattenuto nei momenti dove avrebbe dovuto correre un po' più a briglia sciolta, e inutilmente melodrammatico in altri punti, come quando Rose comincia a darsi all'alcoolismo per "sopravvivere" alle cattiverie di Phil, che in una scala da uno ad Iriza Legan non arriva neppure a baciare le scarpe della perfida nemesi di Candy Candy; per contro, l'idea di poter anche solo pensare di provare pena per Phil in quanto represso, privo di amore e condannato a ripensare quotidianamente alla leggendaria figura dell'adorato Bronco Henry, si scontra con la natura di inutile(mente) stronzo del personaggio in questione. Ci si ritrova così davanti a un'accozzaglia di personaggi solitari, muti, paurosi o crudeli (sicuramente una scelta voluta ma, cribbio, penso che un minimo di evoluzione sarebbe servita in tal senso) che verrebbe voglia di lasciare lì, ad annegare nel loro brodo di disagio, tra i quali forse si salva vagamente giusto il Peter di Kodi Smit-McPhee per la sua distaccata visione del mondo e la capacità di fare fessi uomini fatti e finiti che si riempiono la bocca di paroloni e "consigli su come si sta al mondo". Di sicuro, come finale ho preferito quello de Il filo nascosto, che almeno dalla sua aveva un minimo di nerissima ironia, mentre Il potere del cane a me è sembrato algido e represso come il pur bravissimo Cumberbatch. So però che molti lo hanno adorato, quindi dategli un'occhiata e sentitevi liberi di mandarmi a quel paese!


Di Benedict Cumberbatch (Phil Burbank), Jesse Plemons (George Burbank), Kodi Smit-McPhee (Peter Gordon), Kirsten Dunst (Rose Gordon), Thomasin McKenzie (Lola), Frances Conroy (Old Lady) e Keith Carradine (Il Governatore) ho parlato ai rispettivi link.

Jane Campion è la regista e sceneggiatrice del film. Neozelandese, ha diretto film come Lezioni di piano (per il quale ha vinto l'Oscar per la miglior sceneggiatura), Ritratto di signora, Holy Smoke e In the Cut. Anche produttrice e attrice, ha 67 anni. 


George Burbank avrebbe dovuto essere interpretato da Paul Dano, purtroppo già impegnato come Enigmista nell'imminente Batman mentre Elizabeth Moss ha dovuto rinunciare al ruolo di Rose perché impegnata nelle riprese del prossimo film di Taika Waititi. Ciò detto, se vi fosse piaciuto Il potere del cane, recuperate Lezioni di piano. ENJOY!

martedì 8 ottobre 2019

Joker (2019)

In ritardo rispetto a tutti coloro che si sono scapicollati a recuperarlo il primo giorno di uscita quando non addirittura alle anteprime, arrivo ad esprimere un'impopolare (e SPOILER FREE) opinione sul Joker diretto e co-sceneggiato dal regista Todd Phillips.


Trama: Arthur Fleck vive solo con la madre, ha problemi neurologici e vorrebbe fare il comico. Il destino lo porterà a diventare invece il Joker.



Fresco della vittoria del Leone d'Oro all'ultimo festival di Venezia, Joker è diventato in tre giorni il film sulla bocca di tutti, facendo sanguinare il cuore di Nolan, bello lui, che credeva di aver creato assieme a Heath Ledger il Joker migliore di sempre. E' bastata l'inquietantissima risata di un Joaquin Phoenix in stato di grazia per convertire migliaia di fedeli che hanno subito calpestato il santino di Nolan, dichiarando pubblicamente che "Joker è l'unico, vero cinecomic" nello stesso periodo in cui Martin Scorsese (che, attenzione, AVREBBE DOVUTO produrre Joker ma alla fine non l'ha fatto) veniva lapidato dai nerd di tutto il mondo i quali, leggendo i titoli dei vari articoli sensazionalisti sul web, si sono ritenuti offesi dalle sue dichiarazioni sgarbate sui loro beniamini del MCU ("I film di supereroi non sono cinema". Martin, che ne sai tu di Cinema, come ti permetti??). La cosa fa un po' ridere, in effetti. Tutti ad osannare Joker e a insultare Scorsese, peccato che il film di Phillips è scorsesiano (almeno nello stile e nella superficie della narrazione) dall'inizio fino a quasi alla fine, ché a un bel momento abbiamo deciso di ispirarci a The Purge e attaccarci con lo sputo il link a Batman, altrimenti giustificare un titolo come "Joker" invece di "Arthur" sarebbe stato un po' difficile. Prima di proseguire col mio ragionamento che non interesserà a nessuno, fatemi mettere le mani avanti. A me Joker è piaciuto non molto, moltissimo. E' uno dei pochi film recenti (gli altri due sono stati C'era una volta a Hollywood e sì, anche Midsommar - Il villaggio dei dannati) ad avermi calamitata allo schermo con un'intensità tale da farmi rimanere a bocca aperta per tutta la durata del film, in virtù dello One Man Show di un Joaquin Phoenix meraviglioso, tragico, squallido e bellissimo, terrificante e vanesio come il Joker di Jack Nicholson e affascinante come quello di Jared Leto non potrebbe mai essere, nemmeno in diecimila anni. Per tutto il film Phoenix ride, preda di un dolore che gli serra la gola ed enfatizza ogni ruga, balla con quel corpo emaciato eppure flessuoso come quello di un ballerino, limona sigarette, corre via dall'orrore della società per farsi orrore lui stesso, arrivando a gioire realmente solo davanti al sangue che scorre e alla violenza di strade che, finalmente, arrivano a considerarlo vivo e reale. Però. Però, però, però.


Qualche giorno fa leggevo un libro molto simpatico ed interessante che consiglierei a tutti: Save the Cat! Manuale di sceneggiatura di Blake Snyder. Il titolo fa un po' ridere ma, riassumendo, Snyder diceva che affinché il pubblico arrivi a tifare per il protagonista, quest'ultimo deve compiere delle imprese eroiche o comunque fare del bene, essere di base "buono" (salvare, per l'appunto, il gatto). Quando ciò non succede (il libro prendeva come esempio Aladdin, il cui protagonista è un ladro, ma io potrei fare l'esempio del Corvo, l'antieroe per eccellenza, oppure, sempre rimanendo in ambito "cinecomic" quando ancora non si chiamavano così, The Mask), bisogna far sì che il protagonista si trovi davanti gente peggiore di lui. Ed effettivamente, guardando Joker domenica, mi ritrovavo a sorridere non solo della semplicità del ragionamento alla base della sceneggiatura di Todd Phillips e Scott Silver, ma anche della facilità con cui noi spettatori moderni ci lasciamo gabbare, privi come siamo di memoria storica e ridotti a reagire con veemenza solo davanti a ciò che ci viene sbattuto in faccia chiaro come il sole, positivo o negativo che sia. Artur Fleck è un mix di due antieroi scorsesiani, Travis Bickle di Taxi Driver e Rupert Pupkin di Re per una notte. Ora, Re per una notte l'ho visto solo una volta e non lo ricordo molto, lo ammetto, benché sia bastato per farmi saltare all'occhio ogni similitudine (scusate ma visto che alcuni sul web scoprono l'acqua calda vantandosi di aver notato SPOILER come la nascita di Joker avvenga in contemporanea a quella di Batman FINE SPOILER io a sti punti mi vanto di aver colto il "contrappasso" imposto a De Niro dopo aver rapito Jerry Lewis) ma Taxi Driver lo conosco bene e più che le similitudini qui si coglie proprio la diversa caratura dei due film in fase di scrittura. Per farci empatizzare con Arthur Fleck, gli sceneggiatori gli scaricano addosso non solo ogni sfiga ma lo rendono la valvola di sfogo di ogni stronzo sul pianeta, spesso in maniera immotivata, un punchball non solo verbale ma anche fisico, al punto che quando il ragazzo sbrocca lo si può anche capire, poverello. Provate un po' a riguardare Taxi Driver. E' vero, Travis viene "preso in giro" dalla bella Cybill Shepherd, trattato come una pezza da piedi dal capo di lei, considerato invisibile dalla maggior parte delle persone che lo circondano, eppure la sete di giustizia che lo porta a farsi purificatore della società parte dalla sua alterata percezione della stessa, non dalla cattiveria altrui: la colpa di Betsy, ad esempio, è solo quella di essersi avvicinata a Travis per il "brivido" di uscire con un working class man ma possiamo biasimarla se, una volta portata in un cinema porno da un uomo incapace di integrarsi nella società proprio a causa della società stessa, la bionda decide di scappare inorridita? Quanto al pappone di Harvey Keitel, perlomeno Travis ci prova a ripulire il mondo non solo per sé ma per gli altri, mentre Arthur Fleck agisce solo per se stesso, per mettere al loro posto quelli che lo hanno trattato male. Più che antieroe, un bimbo che sbatte i piedi per terra, affascinante quanto volete, spesso degno di venire compatito, ma poco apprezzabile.


E qui parte la mia perplessità sulla "morale" finale di Joker. Pur prendendo questo film come un elseworld DC, scollegato dalla continuity ufficiale di Batman o delle pellicole che ne sono state tratte, alla fine della fiera era meglio un Joker misterioso e dimentico egli stesso del suo passato, alterato dalla pazzia, ridicolo quanto l'uomo pipistrello e folle quanto lui, invece di un Travis Pupkin con mommy/daddy issues, giustificato nelle sue azioni da un passato e presente atroci, nemmeno fosse la nuova Maleficent disneyana. E che dire, poi, della svolta populista di una New York (scusate. Gotham City) sporca, povera e squallida, dove il ricco viene visto male "solo" perché ha i soldi e dove basta UN singolo evento casuale per portare alla nascita di uno Sfogo al contrario? Io capisco i dialoghi reiterati a base di "noi siamo i dimenticati, nessuno ci considera, siamo inutili alla società, nessuno ci vede", li abbraccio e spendo anche una lacrima, però Arthur è malato di mente e, come ho detto sopra, in definitiva pensa solo a prendersi una rivincita personale, gli altri che scusa hanno? Insomma, come discesa nella follia Joker è un film da manuale (anche troppo) ma per il resto è di una superficialità che, lo ammetto, trovo più "disturbante" della risata del protagonista. Vero, purtroppo è anche lo specchio dei tempi in cui viviamo, forse per questo Joker è riuscito ad incantare le platee di mezzo mondo, rinnegando la sua natura di cinecomic pur sfruttando, biecamente, il richiamo commerciale del nome che porta. Da parte mia, credo che il Cinema potrà continuare a esistere anche dopo il film di Phillips e sono convinta che prima o poi arriveranno altri autori che preferiranno abbandonare la serialità di un progetto alla MCU per concentrarsi su uno one shot dalle atmosfere particolari (diciamo che è quello che succede già nei comics, nulla di nuovo sotto il sole, e ricordo che è successo anche con Logan - The Wolverine, anche se lì il film era comunque inserito all'interno di un progetto più ampio), basta solo che ci siano Studios e produttori lungimiranti in grado di permetterlo. Allora, forse, smetteremo di inneggiare al miracolo per un film come Joker: bello, anzi, bellissimo, ma troppo pigro e debitore delle atmosfere della New Hollywood per poter essere veramente innovativo, anche se probabilmente la Academy mi darà torto come hanno fatto quasi tutti gli spettatori.


Del regista e co-sceneggiatore Todd Phillips ho già parlato QUI. Joaquin Phoenix (Arthur Fleck), Robert De Niro (Murray Franklin), Frances Conroy (Penny Fleck), Shea Whigham (Detective Burke) e Brian Tyree Henry (Carl, l'impiegato dell'Arkham) li trovate invece ai rispettivi link.

Brett Cullen interpreta Thomas Wayne. Americano, ha partecipato a film come Apollo 14, Qualcosa di cui... sparlare, Ghost Rider, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, Paradise Beach - Dentro l'incubo e a serie quali L'incredibile Hulk, MASH, Uccelli di rovo, Visitors, Freddy's Nightmares, Alfred Hitchcock presenta, I racconti della cripta, Ally McBeal, Oltre i limiti, Walker Texas Ranger, Cold Case, Desperate Housewives, Monk, CSI:Miami, Ghost Whisperer, Lost, Criminal Minds, CSI - Scena del crimine, Under the Dome e True Detective. Anche produttore, ha 63 anni e un film in uscita.


Zazie Beetz, che interpreta Sophie Dumond, aveva già partecipato a Deadpool 2 nei panni di Domino. Viggo Mortensen ha rifiutato il ruolo di Thomas Wayne e Frances McDormand quello di Penni Fleck, mentre Alec Baldwin ha rinunciato a interpretare Wayne per impegni pregressi; una fortuita serie di coincidenze ha permesso invece a De Niro di partecipare, laddove sia Martin Scorsese che Leonardo di Caprio hanno dovuto rinunciare al film perché impegnati rispettivamente con The Irishman e C'era una volta a Hollywood. Detto questo, se Joker vi fosse piaciuto recuperate i pluricitati Re per una notte, Taxi Driver e anche You Were Never Really Here. ENJOY!

domenica 2 agosto 2015

Il prescelto (2006)

Esistono film leggendari nella loro bruttezza, delle schifezze talmente enormi che la loro fama passa di bocca in bocca, imperitura ed inoppugnabile. Dopo averne sentito parlare da amici, colleghi e conoscenti, era quindi arrivato anche per me il momento di guardare Il prescelto (The Wicker Man), diretto e sceneggiato da Neil LaBute nel 2006. L'orrore... l'orrore...


Trama: dopo aver assistito al terribile incidente in cui sono morte una donna e una bambina, il poliziotto Edward Malus riceve una lettera da Willow, ex fiamma che lo aveva abbandonato praticamente sull'altare e che ora gli chiede aiuto per ritrovare la figlioletta scomparsa. Edward decide quindi di indagare e parte alla volta SummersIsle, l'isola quasi interamente popolata da donne dove è nata Willow...

Bambine di m**da! Bagasse! Tutte bagasse! Sì, anche tu!
Il fatto è che qualche sera fa volevo guardare What We Do in the Shadows ma purtroppo il video non funzionava. Siccome erano già quasi le 23 avevo bisogno di un film abbastanza corto da evitare di addormentarmi in corso d'opera. Ovviamente, NESSUNA delle millemila pellicole a mia disposizione rispondeva ai requisiti tranne Il prescelto quindi mi sono fatta forza e ho cominciato a guardarlo, incurante del pericolo come fossi un cretino allergico alle api che decide all'improvviso di inoltrarsi in un campo zeppo di arnie. Incurante, ovviamente, anche dell'amore subitaneo provato per un cult come The Wicker Man, di cui questo scempio è l'indegno remake. E ora io mi chiedo ma come diamine fai a riprendere a grandi linee la trama di un capolavoro dell'horror, a ripetere quasi pedissequamente l'80% dei dialoghi e riuscire comunque a realizzare naMMerda? Devi essere davvero un incapace totale per trasformare un'acuta satira nei confronti della religione e del bigottismo fine a sé stesso in un trionfo di misoginia senza capo né coda, arrivando a stravolgere l'inquietante e "libero" paganesimo di The Wiker Man in una paradossale tirata femminista fatta di donne follemente malvagie che si proiettano nel mare del 2000 al grido di "ca**o subito!" (o meglio, abbondanza nel raccolto subito). Ha un bel dire Nicolas Cage a rimandare al mittente le critiche che gli sono giustamente piovute addosso da ogni dove affermando che Il prescelto è una "commedia nera surreale": a Nicola, di nero c'è soltanto il vuoto pneumatico all'interno della testa tua e di LaBute, che un cult horror venga trattato come una commedia è passabile di fucilazione istantanea e il surreale è tutto ciò che rimane allo spettatore ancora incredulo di fronte a una simile belinata! Il prescelto è idiota dall'inizio alla fine, dall'incidente che non ha modo di essere collegato al resto della vicenda fino alla scelta di Malus come vittima sacrificale (mi volete davvero dare a bere che le donne di SummersIsle in età fertile decidano di andare sulla terraferma e fare figli con uomini da tenere "in caldo" nel caso di un raccolto infruttuoso? Solo perché serve un legame di sangue? Mah...) e se ciò non bastasse è anche orrendo a vedersi.


Neil LaBute infarcisce quest'accozzaglia di WTF (perché a Cage dovrebbero rubare delle cassette con incisi quei corsi di autostima tanto amati dagli americani??) con immagini "oniriche" che dovrebbero rappresentare il progressivo disgregarsi della sanità mentale del protagonista e invece fanno solo ridere ma mai tanto quanto la delirante apertura di stanze contenenti vecchi nudi e orbi oppure donne col volto ricoperto di api. In tutto questo, Cage gira come la merda nei tubi per cercare una bambina, ammaccando figuremme' da primato (prima facendosi scherzare dalle vecchie, poi facendosi perculare dalle bambine, infine facendosi spezzare le gambe dai due uomini scionchi usati come schiavi sessuali dalle donne dell'isola, bella roba!) e dando prova di un'incredibile abilità attoriale che non riguarda solo lui bensì, come la maledizione di The Grudge, riesce a toccare ed influenzare tutti i coinvolti che, molto probabilmente, davanti ad un Nicolas sempre più iracondo e fuori di testa, avevano il loro bel daffare per non scoppiargli a ridere in faccia. Se la scena del "not the bees!", ahimé inedita sulle TV italiane, è ormai entrata di diritto nell'empireo del trash, per me la palma d'oro va comunque ai surreali dialoghi tra Cage e un'insegnante che parla di falli alle bambine o tutta quella tiritera di spiegone che Ellen Burstyn propina al protagonista ricevendo di rimando solo sguardi "minacciosi" e smorfiette cageane da antologia. Poi vabbé, molto probabilmente mi sono persa qualche altra chicca perché nonostante la brevità del film ciò che accade ne Il prescelto è talmente "coinvolgente" che sono riuscita ad addormentarmi un paio di volte nonostante i miei buoni propositi, ma nel complesso direi che la pellicola è talmente inconcludente e menosa che forse sarebbe bastato vedere solo l'inizio e la fine. Vi pungesse (ahah!) mai vaghezza di guardare Il prescelto telefonatemi che ve lo racconto, così eviterete di sprecare un'ora e mezza della vostra vita con questa immondizia!

Perchééééééé????
Di Nicolas Cage (Edward Malus), Ellen Burstyn (Sorella SummersIsle), Aaron Eckhart (proprietario della stazione di servizio) e James Franco (il ragazzo che Honey abborda in un bar sul finale) ho già parlato ai rispettivi link.

Neil LaBute è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Nella società degli uomini e Possession - Una storia romantica. Anche produttore e attore, ha 52 anni e un film in uscita.


Frances Conroy interpreta la dottoressa T.H. Moss. Americana, la ricordo per film come Manhattan, Scent of a Woman - Profumo di donna, La seduzione del male, The Aviator e Broken Flowers, inoltre ha partecipato a serie come Ai confini della realtà, Six Feet Under, E.R. Medici in prima linea, Desperate Housewives, Nip/Tuck, Grey's Anatomy, How I Met Your Mother e American Horror Story. Ha 62 anni e due film in uscita.


Leelee Sobieski (vero nome  Liliane Rudabet Gloria Elsveta Sobieski) interpreta Sorella Honey. Americana, la ricordo per film come Da giungla a giungla, Deep Impact, Mai stata baciata e Eyes Wide Shut. Anche produttrice, ha 32 anni e un film in uscita.


Il prescelto fa talmente schifo che Robin Hardy, sceneggiatore e regista del film originale che comunque dovrebbe vergognarsi per avere girato un seguito orrendo come The Wiker Tree, ha chiesto esplicitamente che il suo nome venisse tolto dai credits (mentre Christopher Lee si è limitato signorilmente a storcere il naso), Edward Woodward, protagonista di The Wiker Man, ha declinato l'invito a partecipare con un cameo e persino Winona Ryder, che non è proprio un cane da tartufo quando si tratta di film Urendi, ha rinunciato al ruolo che le era stato offerto. Nonostante tutto questo, non ci crederete ma de Il prescelto esiste persino una versione "unrated" che si conclude con il falò del wicker man (quindi ciao ciao alla partecipazione di Franco) e soprattutto include la già citata e trashissima scena in cui a Cage viene infilata la testa in un casco di vimini riempito di vespe . Per concludere, non posso credere che Il prescelto vi fosse piaciuto ma, nel malaugurato caso fosse così e siccome questa schifezza è il remake di The Wiker Man, vi consiglierei di recuperare la pellicola di Hardy oppure di affrontare Il prescelto con questo esilarante drinking game scovato su internet. ENJOY!

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