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martedì 15 ottobre 2024

Familia, il nuovo film con Francesco Gheghi

È uscito lo scorso 2 ottobre nelle sale il film che vede, nuovamente, protagonista il mio amatissimo ex allievo di laboratorio Francesco Gheghi
Ho avuto il piacere di vederlo ieri sera, in una sala cinema gremita ed entusiasta, presente lo stesso Francesco. 
Questo giovane straordinario attore che ho avuto l'onore di accompagnare nei suoi primi, e mai timidi, passi sul palcoscenico, e che ormai da diversi anni fa cinema e a livelli d'eccellenza, ancora una volta ci ha avvinti con la sua interpretazione magistrale. 
Lo avevo detto, forse profetizzato, qualche anno fa: Francesco in un ruolo drammatico avrebbe raggiunto vette di puro lirismo, e così è stato. 
L'occasione gli è stata offerta dal regista Francesco Costabile - col quale condivido le origini, Cosenza - noto per il successo del film Una femmina, del 2022 - sulla vicenda di donne all'interno del sistema della 'ndrangheta - che ha fatto incetta di candidature e premi nei più prestigiosi festival europei. 

Francesco ha desiderato ardentemente il ruolo di Luigi Celeste, il parricida narrato in Familia, al punto da ferirsi a sangue durante la serie di provini. "L'ho voluto talmente che per dimostrare cosa sapevo fare ho saltato attraverso una finestra e sono finito al pronto soccorso", racconta, fra una risata e l'altra. 

giovedì 9 maggio 2024

Povere creature! Lanthimos e il suo modo di intendere lo straordinario

Ho terminato la visione di questo film con la certezza che esista ancora un cinema in grado di dirci qualcosa. Un cinema autoriale, di contenuto, ma anche ardito, spiazzante come può esserlo ogni film a firma Lanthimos. 
Di questo regista, sceneggiatore e produttore avevo visto The lobster e La favorita, opere che ha reso riconoscibili, originali nella misura in cui la sua visione diventa scena, narrazione. Dei due apprezzai maggiormente il secondo, con una straordinaria Olivia Colman nei panni della regina Anna di Gran Bretagna, ruolo che le valse l'Oscar. 
Lì una fragrante Emma Stone era la Abigail della scalata sociale che la pone "favorita" della regina e Lanthimos la sceglie nuovamente per questa produzione, Povere creature!, Leone d'Oro alla Mostra internazionale del cinema di Venezia, quattro premi Oscar (Migliore attrice, scenografia, costumi e trucco) e due Golden Globe, oltre a numerosi altri premi e candidature. 

A questa rubrica, il cinema, dedico poco spazio. 
Mi capita ormai raramente di vedere film che mi fanno venire voglia di scrivere. Il mio entusiasmo per Povere creature! mi dà la giusta energia per mettere insieme alcuni aspetti del film, con tutti i limiti del mio non essere un critico esperto. Non sono un critico esperto ma scrivo messe in scena, narrazioni destinate allo spettacolo, e il primo aspetto che ho apprezzato è proprio la storia, l'intreccio. 

mercoledì 3 gennaio 2024

C'è ancora domani (o "il film della Cortellesi")

Ieri pomeriggio ho visto il film di Paola Cortellesi, il film di cui si parla moltissimo sui social, il "caso" della stagione con quasi 33 milioni di euro al botteghino, il più visto del 2023 ma anche il quinto più visto di tutto il cinema italiano, dopo aver superato perfino La vita è bella di Benigni. 
Mi sono accostata a questo film armandomi di aspettative, ma anche di una certa dose di scetticismo. Non volevo mi piacesse prima di averlo visto, per paradosso, semplicemente perché la storia era di quelle che a naso erano degne di essere narrate. 
Perché si sapeva già questa trama, si coglieva dal bianco e nero della locandina e delle immagini viste nei tg o sui social, se ne sapevano l'ambientazione e l'epoca.

Paola Cortellesi è un'attrice italiana di cui riconosco il talento. Nata nella tv comica come imitatrice, ma in realtà anche doppiatrice, cantante, attrice comica dai ritmi molto interessanti. Cortellesi è anche sceneggiatrice, ma in questo non sopraffina, se si pensa a film perdibili (Come un gatto in tangenziale e il suo seguito, o Gli ultimi saranno gli ultimi, film che non mi hanno lasciato un buon ricordo).

domenica 13 febbraio 2022

Lavorare negli effetti visivi in grandi produzioni cinematografiche - Intervista a Camilla Guerrina


Cari lettori, per raccontarvi la gioia che provo mentre scrivo queste righe di presentazione, devo guardare indietro, alla me stessa bambina che si emozionava dinanzi a qualunque cosa fosse una narrazione cinematografica capace di stuzzicare l'immaginazione. Quella me stessa, che ha nutrito in sé da sempre il potere delle storie belle e potenti, non è dissimile dalla me stessa donna, emozionata e stupita dinanzi a storie che oggi attingono alle infinite possibilità delle tecnologie digitali.
Ok, roba comune questo tipo di emozione, ma non per me. Perché da sempre, per ogni passo in avanti compiuto dalla scienza applicata alla narrazione sul grande schermo, ho guardato al talento di chi quegli stupefacenti effetti visivi sa costruire

mercoledì 16 settembre 2020

A quiet passion, il film su Emily Dickinson


Può un film cogliere l'essenza, la bellezza, la profondità di questa poetessa indimenticabile? 
Terence Davies, autore e regista, ci riesce a metà, individuando il cast giusto e inanellando scena dopo scena dialoghi praticamente perfetti. Manca però il racconto di un'anima, di quello spazio immenso e misterioso che deve essere stata l'anima di una poetessa come la Dickinson. Mancano una regia sapiente, una fotografia e dei costumi all'altezza  e una colonna sonora evocativa. 
Davies insiste su inquadrature piatte, ristrette, claustrofobiche, mentre l'afflato dei versi eterni della poetessa americana, che pure pervade la pellicola, soffoca nell'angusto spazio del racconto.
Peccato, perché Cynthia Nixon, Jennifer Ehle (l'indimenticata Elisabeth in Orgoglio e pregiudizio del '95) e Keith Carradine sono perfetti nei ruoli di Emily, sua sorella Vinnie e il loro padre. 
Il film comunque offre l'opportunità di conoscere almeno in parte la poetessa americana e l'ambiente in cui visse.


mercoledì 29 aprile 2020

La "cadenza d'inganno", ovvero come riesco a sconvolgerti.

Una delle cose di cui ricorderò di questa quarantena è la possibilità di imbattermi in parole e concetti nuovi, averne il tempo, ecco. 
Ebbene, ogni mattina, per non cedere al totale abbrutimento (ed evitare qualche chilo di troppo)  faccio un'ora di movimento in stile "maratoneta", con tanto di abbigliamento tecnico ad hoc. 
Impossibile senza qualcosa con cui distrarsi e far scorrere in fretta il tempo, così con tanto di auricolari seguo trasmissioni varie, interviste, conferenze, lezioni. 
Non avevo idea di quante cose si potessero apprendere con questo metodo. 

mercoledì 4 dicembre 2019

Il potere della musica nel racconto.

Eccomi al termine di un lungo "travaglio scrittorio", che mi ha tenuta occupata fra ottobre e novembre. Ho ultimato due copioni, uno riguardante Anna Magnani, l'altro è Notre Dame de Paris
Spossata e sollevata, posso adesso passare a un'ulteriore fase di questo processo creativo. 
Non tutti sanno che una parte fondamentale di ogni mio progetto teatrale è costituito dalla... musica.
Mi spiego meglio. A volte succede che proprio una musica ispiri il racconto, il che è già di per sé straordinario, oppure dopo averne scritto ogni passaggio non resta che completare la scena del corredo di musiche che andranno a costituire un parte per me fondamentale.

Mi capita di assistere a spettacoli teatrali in cui emerge la poca cura nei riguardi di questo ingrediente fondamentale. Commedie o drammi in cui rare volte una melodia ha solleticato il mio udito e mi ha meglio introdotto in ciò che viene rappresentato.

sabato 7 settembre 2019

Mio fratello rincorre i dinosauri - il film

Questa recensione è riservata a un film, uscito lo scorso giovedì, di quelli che non si possono perdere, protagonista ne è Francesco Gheghi
Sì, proprio lui, l'allievo che ha mosso i primi passi nella recitazione in tre anni di mio laboratorio ragazzi, il tenero Lisandro di una riduzione del Sogno di Shakespeare, l'energico Stregatto in Alice nel Paese delle meraviglie - che trovate qui - il bravissimo e indimenticabile mio Peter Pan, di cui ho scritto qui
Questi anni con Francesco sono stati indimenticabili, vibranti, speciali, inframmezzati da due sue precedenti esperienze importanti - il ruolo del ragazzo del passato nella trasmissione televisiva di Mika e il ruolo nel film Io sono tempesta con Marco Giallini - e culminano in questo film che lo vede al centro di una storia che tutti hanno amato, leggendo il best seller di Giacomo Mazzariol: Mio fratello rincorre i dinosauri
Il libro in sé è già un piccolo gioiello, perché approccia il tema della disabilità da un punto di vista inedito. Chi scrive è il fratello maggiore di un ragazzino down e il suo racconto non vuole dimostrare al mondo cosa un bambino con un cromosoma in più possa fare, quanto piuttosto portare il lettore dentro quel mondo particolare, fatto di tanti limiti eppure speciale, in cui la percezione delle cose è diversa, in cui l'incanto è sempre possibile.

martedì 28 novembre 2017

Anna Magnani - Matteo Persica

Il giorno dopo la sua morte, erano centinaia le persone immobili sotto la pioggia. Non c'era nulla da aspettare, ma loro aspettavano. 
Alle dieci del mattino di quel 27 settembre 1973, mentre il mondo della politica esprimeva il suo cordoglio, una folla si era riversata davanti ai cancelli della clinica Mater Dei, nel quartiere Parioli, prendendola letteralmente d'assedio. L'istinto popolare prese il sopravvento: le persone erano pronte a buttare a terra il cancello di ferro pur di vedere Annarella. 

Un giovane autore, studioso di cinema italiano, lavora per otto anni alla ricostruzione dettagliata della biografia di una delle più grandi dive del mondo e ne viene fuori un lungo testo in cui ci si immerge totalmente e dal quale si esce con un certo arricchimento. 
Ancora una volta è il teatro a portarmi sulle tracce di un personaggio. Sì, perché questo libro mi è stato donato da una cara amica, ottima attrice, che mi ha espressamente richiesto un copione che racconti Anna Magnani, la sua nume tutelare, penso io, perché ha verso essa una vera e propria adorazione. Come si fa a non accettare questa sfida? Mi getto su questo libro leggendolo "a balzi", tornando a leggere, prendendo appunti, a volte restando in silenziosa contemplazione dinanzi a un passaggio.

lunedì 29 maggio 2017

La la land (sottotitolo "come quando portavo le trecce")

Finalmente l'ho visto. Avrebbe meritato essere visto sul grande schermo, ma non essendoci riuscita, è stato provvidenziale il prestito del Dvd BluRay di una mia dolce alunna rimasta folgorata dal film (tenera età eppure tanta sensibilità).
Ebbene, cosa scrivere che non abbia già letto in giro, fra i diversi blogger che ne hanno descritto le atmosfere e l'esito? 
Il solo modo per raccontarlo è cercare di esprimere il tipo di emozioni che ha risvegliato in me, ma devo andare indietro di molti anni. 
Se giorni fa ho revocato usi ed emozioni degli anni Ottanta, qui tocca fare un salto nel decennio precedente, quando ero una bambina con le trecce e i calzettoni, il televisore era in bianco e nero e io sognavo sognavo sognavo
C'era un appuntamento settimanale che non perdevo neppure una volta, si trattava di un "programma-contenitore" in cui era trasmesso un film hollywoodiano dell'epoca d'oro del grande cinema americano. Sapevo tutto, e credetemi tutto, dei grandi divi, adoravo i musical di Ginger e Fred, così come le commedie di Frank Capra o i grandi film drammatici come Il gigante. 
Col Sorrisi e Canzoni feci una collezione di figurine dei grandi divi e delle dive, così imparai nomi fino ad allora sconosciuti, di cui non avevo visto i film: Theda Bara, Jane Mansfield, Veronica Lake, Montgomery Clift, così come vidi in modo nuovo volti che conoscevo, come James Dean, Frank Sinatra, Rock Hudson, Liz Taylor, ecc.

venerdì 12 maggio 2017

Viaggio nel cinema che fu ("non fanno più i film di una volta")

Vi è mai capitato di pensare che il cinema non sia più quello di un tempo, per intenderci quello che abbiamo visto fino a circa venti o più anni fa? Quanto sono diventati ormai rari i film belli, le storie che hanno il coraggio di raccontare temi importanti mediante un linguaggio accurato nella sceneggiatura e in tutto l'apparato tecnico (regia, montaggio, fotografia, costumi, ecc.)?
A me appare evidente che fino a quando è stata utilizzata la pellicola, l'ormai compianto triacetato di cellulosa che aveva sostituito la celluloide, ci siano stati film belli, e da quando è nato il cinema in digitale, ormai ampiamente utilizzato, tutto sia cambiato. 
Dal fotogramma ai pixel, insomma, si è andati in tutt'altra direzione, irreversibilmente. 
Credo che il decennio dei Novanta sia stato indimenticabile. Molti dei film che ho amato rivedo ogni tanto, e rivederli te li fa guardare con occhi diversi, li apprezzi perfino di più. 
Qui proporrò quelli indimenticabili, degli anni Novanta, ovviamente rispondenti al mio personale gusto in fatto di generi. Per ogni film l'indicazione successiva è quella della regia, perché questi formidabili registi li hanno resi i film ineguagliabili che sono diventati. Va da sé che il parco-attori è eccellente in ciascuno. Accanto trovate le ragioni personali per cui si trovano in questa lista.

giovedì 23 giugno 2016

L'abito di Virginia Woolf. Viaggio dentro un costume di scena.

Nicole Kidman nei panni di Virginia Woolf
Stamani mi sono imbattuta in una meraviglia di cui non ricordavo, forse perché non sapevo dove fosse finita. Una vecchia cartella di foto scattate durante un viaggio di qualche anno fa a Torino, al Museo del Cinema. Per chi non lo sapesse, è un luogo che oserei definire "magico" senza rischio di diventare banali o sdolcinati. Se vi trovate da quelle parti, fate un salto alla Mole Antonelliana e al suo interno, insomma. 
Quell'anno, fra le molte cose interessanti esposte in questo museo, c'era qualcosa che non mi sarei mai aspettata di trovare. Difficile spiegare la sensazione che si prova dinanzi a qualcosa che si è visto sulla pellicola di un film che si annovera fra i preferiti, di un qualcosa che si è visto talmente tante volte da impararne i contorni e i dettagli. Un abito, un costume di scena.

martedì 3 maggio 2016

Le mie "indiscrete" risposte cinematografiche

Non ho saputo resistere all'auto-intervista che è circolata le settimane scorse fra alcuni blogger di mia conoscenza - ideata da una simpatica blogger in questo post - ergo mi lancio anch'io in questo "meme" sulla settima arte. Premetto che sono stata una grande appassionata di cinema e lo resto per quello che può concedermi il tempo da dedicare a un buon film. Molti anni fa, negli anni Novanta per la precisione, collezionavo il mensile Ciak, ed c'è stato pertanto un periodo in cui potevo definirmi abbastanza esperta riguardo a questo mondo. Ora lo sono molto meno, doveroso precisarlo, ma sono in compenso diventata molto più esigente e selettiva. Partiamo.

1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere.
Farò altro riferimento a questo film, che resta il mio preferito, pertanto dico che vorrei per un giorno svegliarmi nei panni di Sally Albright dello splendido e ineguagliato Harry ti presento Sally.

mercoledì 9 dicembre 2015

La città incantata

Orbene, finalmente torno a occuparmi del mio angolo virtuale, che mi è mancato moltissimo. Parliamo di cinema. Avete mai visto uno dei film di Hayao Miyazaki? Non si deve essere necessariamente estimatori del cartone nipponico - e di fatto questo stile grafico non mi fa impazzire. Quello che affascina dei suoi film è il perfetto connubio fra intreccio e metodo, e i giapponesi si sa quanto siano scrupolosi sul metodo.
"La città incantata", premiato con l'Orso D'Oro a Berlino nel 2002, è decisamente bello nell'intreccio, che per altro adopera tutti gli espedienti classici della fiaba popolare. Per fare qualche esempio: la bambina prima piena di paure che diventa l'eroina salvifica, l'aiutante nella forma del bambino-drago, la maga che soggioga un intero mondo e che ha un suo doppio, ecc.
Belle anche le ambientazioni, ad esempio mi è piaciuto molto quel mare che compare chissà da dove e sommerge tutto, trasparente, vi si vede la ferrovia sotto. Anche questo un elemento tipico della fiaba, per altro, il mare o un grande lago che rappresenta l'ignoto. Particolare l'elemento del cibo, che torna ossessivamente in ogni snodo. Tipico in tante fiabe popolari anche questo.

lunedì 14 settembre 2015

La lezione del professor Keating



Un ricordo adolescenziale di tanti anni fa, 1989, il cinemino di un paese del sud, il film che mai si dimentica, che si rivede commuovendosi allo stesso modo ogni volta. Oggi, da insegnante, lo propongo puntualmente alle mie classi, come un modello di riferimento che riguardi uno degli aspetti fondamentali dell'essere insegnanti e alunni: la comunicazione. E assieme a questo aspetto fondamentale direi la motivazione, la scoperta di sé. Occorre il maestro che rompe gli schemi perché gli obiettivi si facciano più interessanti, è innegabile. Commentare questo straordinario film - che per altro vede il compianto Robin Williams nella sua prova migliore a mio parere - apre scenari infiniti quanto a osservazioni e interpretazioni. Invece mi soffermerò su uno dei momenti più belli del film, la lezione sul linguaggio della poesia. In una scala di preferenze, porrei questa sequenza esattamente dopo la celebre scena del "carpe diem".
Il testo in esame è "Comprendere la poesia", di Evans Pritchard.
Leggete questo interessante passaggio dal film: "Dobbiamo anzitutto conoscerne la metrica, la rima e le figure retoriche, e poi porci due domande: uno, con quanta efficacia sia stato reso il fine poetico, due quanto sia importante tale fine. La prima domanda valuta la forma di una poesia, la seconda ne valuta l’importanza. Una volta risposto a queste domande, determinare la grandezza di una poesia diventa una questione relativamente semplice. (Keating si appresta a disegnare degli assi cartesiani sulla lavagna) Se segniamo la perfezione di una poesia sull’asse orizzontale di un grafico, e la sua importanza su quello verticale, sarà sufficiente calcolare l’area totale della poesia per misurarne la grandezza. Un sonetto di Byron può avere valori alti in verticale, ma soltanto medi in orizzontale. Un sonetto di Shakespeare d’altro canto avrà valori molto alti in orizzontale e in verticale, con un’imponente area totale che di conseguenza ne rivela l’autentica grandezza. Procedendo nella lettura di questo libro, esercitatevi in tale metodo di valutazione, accrescendo così la vostra capacità di valutare la poesia, aumenterà il vostro godimento e la comprensione della poesia”. (Keating comincia il suo "attacco" alle fantomatiche teorie)

lunedì 27 luglio 2015

The hours

Mi sono concessa di vedere questo film per la quinta o sesta volta, consapevole che non sarà l'ultima. Sì, perchè è una di quelle pellicole senza tempo, nelle quali scorgi ogni volta una nota nuova e diversa. Capolavoro imperdibile, insomma.
La sceneggiatura è tratta dall'omonimo romanzo di Michael Cunningham, vincitore del Premio Pulitzer. Tre racconti paralleli e concatenati, "tre note sui diversi piani della scala", come la stessa Virginia Woolf, una delle tre protagoniste dell'intreccio, teorizzava in uno dei suoi scritti mentre pianificava la struttura de "La signora Dalloway", cui per altro il libro di Cunningham è largamente ispirato.
Di questo film mi colpiscono diversi aspetti, a cominciare dalla scelta delle interpreti. Nicole Kidman fu Premio Oscar per questa interpretazione, che senz'altro è un'apprezzabile imitazione di come doveva muoversi Virginia Woolf. Eppure a me sarebbe piaciuto vederci la Streep in quel ruolo, pur sapendo che forse nessun'altra avrebbe potuto interpretare altrettanto bene Clarissa.
Nel complesso, è tutto dove deve stare, regia e fotografia sono perfette. La mia scena preferita è quella della stazione, il sofferto dialogo fra Virginia e Leonard, suo marito (immaginate quanto sia stato difficile e affascinante interpretarlo, due anni fa, in palcoscenico).

domenica 10 maggio 2015

Fantascienza "distopica"

Corre l'obbligo di una premessa: non prediligo questo genere di film e non ne guardo di conseguenza mai, ma casualmente mi sono imbattuta in "Divergent", produzione americana della scorsa stagione e sono riuscita ad arrivare fino alla fine. Un genere che non si smentisce, poichè il fine è quello di creare merchandising attorno a una trilogia, con tanto di seguito, videogioco, star osannate e quant'altro, ma se metto da parte tutto questo e vado al nucleo attorno al quale si dipana la storia, c'è qualcosa che trovo interessante. Il film è tratto da un romanzo di genere "fantascienza distopica", termine che ignoravo totalmente e che mi sono andata a cercare, scoprendo poi che trattasi di quel filone che narra di società immaginarie, future, in cui il progresso ha assunto la forma di un'apocalisse del sistema e dei costumi. Nulla di nuovo, insomma, se pensiamo alle opere di Orwell.

venerdì 6 febbraio 2015

Il giovane favoloso

Un film sulla vita di Giacomo Leopardi sembrerebbe istintivamente impensabile. Come si fa a raccontare un genio, un animo complesso, dolente e infinitamente infelice, la sua epoca così singolare?
Raccontare sulla pellicola la storia del più strordinario genio della nostra Letteratura pare non fosse idea nuova. Fu ventilata questa possibilità molti anni fa, una decina credo, con Sergio Rubini nel ruolo del protagonista. Produzione che poi non fu mai realizzata. La sfida viene raccolta da Mario Martone, in una produzione che porta la sua firma nello stile e nel rigore del racconto.

Questo è un film che emoziona, uno di quelli che alla fine ci lascia attoniti e incapaci di lasciare la sala del cinema, mentre quella colonna sonora dal ritmo moderno descrive l'ultimo canto di Giacomo, il testamento poetico che declama dinanzi al cielo notturno di Napoli, e lui ancora una volta come sgomento dinanzi al creato, percepito fin dalla sua cosmogonia, come se la sua mente si dilatasse un'ultima volta dinanzi a spazi siderali che egli percepisce fin dalla sua adolescenza.