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mercoledì 4 dicembre 2024

Scriviamo un incipit insieme?

Cari e care blogger, vi propongo un'idea che potrebbe piacervi, vediamo come va.
Intanto, avete fatto il vostro albero di Natale? Io quest'anno ho provveduto, per la prima volta, una settimana prima. Di solito lo preparo fra il 7 e l'8 dicembre, quest'anno col primo del mese il mio alberino era già bello e pronto. 
Ho rinnovato gli addobbi, andando verso uno stile un po' più raffinato, e scoperto quanto il verde mi piaccia sempre di più. 
Ora, per entrare nel mood natalizio, vi propongo un gioco di scrittura creativa. Potrebbe chiamarsi scripta ludus.

*****

Lasciatevi ispirare da questa immagine. 
Una donna attende in stazione, indossa i tipici colori del periodo, quel rosso fa pensare al Natale. 
È in partenza o è arrivata? 
E dove si trova? Aspetta qualcuno? A cosa sta pensando?
Che epoca è?
Per non ammorbarvi, basterà che scriviate l'incipit, una decina di righe (o se preferite anche di più). Ho in mente di dare un seguito alla cosa ma per adesso non voglio anticiparvi nulla. 
Vi leggerò più che volentieri. 
Orsù, penna e calamaio! 😀

sabato 21 ottobre 2023

Per discettar di incipit

L'incipit. Bel problema per chi scrive. Argomento molto discusso nel passato glorioso fra i blogger che amano la scrittura, ma mi immergo anch'io in una possibile definizione.  Ma andiamo per gradi. 

Scrive Italo Calvino, in Se una notte d'inverno un viaggiatore: Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo.
Osservando lo stile di "attacco" di tanti scrittori, a mio parere la scrittura più affascinante è quella che spezza un andamento prevedibile e lineare, e lo scrittore valido non teme di farlo proprio nell'incipit. Gli incipit che mi appassionano di meno sono quelli che riescono a focalizzare fin dalle prime righe l'inizio di una storia, così come il termine "incipit" in sé richiederebbe. Per quanto questo tipo di incipit riesca a introdurre il lettore nella narrazione in modo invitante, non riescono a piacermi realmente.

mercoledì 29 aprile 2020

La "cadenza d'inganno", ovvero come riesco a sconvolgerti.

Una delle cose di cui ricorderò di questa quarantena è la possibilità di imbattermi in parole e concetti nuovi, averne il tempo, ecco. 
Ebbene, ogni mattina, per non cedere al totale abbrutimento (ed evitare qualche chilo di troppo)  faccio un'ora di movimento in stile "maratoneta", con tanto di abbigliamento tecnico ad hoc. 
Impossibile senza qualcosa con cui distrarsi e far scorrere in fretta il tempo, così con tanto di auricolari seguo trasmissioni varie, interviste, conferenze, lezioni. 
Non avevo idea di quante cose si potessero apprendere con questo metodo. 

giovedì 27 febbraio 2020

L'explicit: come si chiude a effetto un romanzo?

Avevo intenzione di scrivere qualcosa su questo argomento quando ho concluso il secondo dei due post sull'incipit, che trovate qui e qui
Se uno dei grandi rompicapo dello scrittore è come iniziare un romanzo, difficile è anche chiuderlo ad arte.
Apparentemente parrebbe che aprire sia più impegnativo che chiudere, eppure un cattivo finale rovinerebbe tutto il romanzo, a volte rovina un buon romanzo. 

In una delle sue belle Lezioni americane, l'ultima, Italo Calvino affronta, confrontando i due estremi di una narrazione, l'importanza di una chiusura a effetto, in maniera direttamente proporzionale all'importanza delle prime righe. 
Nel romanzo classico il finale è un compimento, il completamento di un percorso, l'approdo, la conquista di un premio. La narrazione classica è in tal senso circolare, con un inizio, uno svolgimento problematico, poi un finale risolutivo. Ma il cosiddetto "finale chiuso" è il solo finale possibile?

mercoledì 22 gennaio 2020

Come iniziare una narrazione? L'importanza dell'incipit.

Calvino, nell'Appendice alle sue Lezioni americane scrive: 
Fino al momento precedente a quello in cui cominciamo a scrivere, abbiamo a nostra disposizione il mondo [...] il mondo dato in blocco senza un prima né un poi, il mondo come memoria individuale e come potenzialità implicita [...]. Ogni volta l'inizio è quel momento di distacco dalla molteplicità dei possibili: per il narratore è l'allontanare da sé la molteplicità delle storie possibili, in modo da isolare e rendere raccontabile la singola storia che ha deciso di raccontare. 

Come mi sia balenato in mente questo argomento è presto detto: nei momenti liberi in questi giorni sto riordinando la libreria, pronta a impacchettare il tutto per il trasloco - ci vorranno un paio di mesi ancora ma io mi porto avanti - così mi lascio tentare e apro libri su libri, sfoglio, rileggo, ripasso incipit ed explicit.

venerdì 26 aprile 2019

Come stuzzicare l'interesse di un editore oggi?

Cominciamo da dove eravamo rimasti. 
Erano i primi di novembre dello scorso anno e pubblicavo questo post, dopo aver riletto più volte e revisionato (oltre che limato e sfrondato e tagliato e livellato) il romanzo. Ne uscivo spossata, visceralmente dentro la storia al punto da sentirmi addosso un effetto straniante. 

Quando succede questo, la cosa migliore da fare è prendere le distanze. Mi ci sono voluti mesi per essere certa di averlo fatto. 
Ora, timidamente, mi riaccosto alla materia narrata, un capitolo alla volta e... ancora una volta sono portata a sfrondare, revisionare. Mi ritrovo al punto di partenza, insomma. Mai soddisfatta. 
Rileggendo, al momento mi sembra che questo romanzo si ponga troppo al di fuori di questa epoca. 

È un romanzo storico, il che ne attenua questo "difetto", ma la sua struttura non ne fa cogliere nell'immediato un aspetto che potrebbe rappresentarne la carta vincente: la lotta di una donna per l'autodeterminazione.
Quanto mi sono lasciata coinvolgere, e condizionare, dai romanzi ottocenteschi letti durante l'adolescenza? Tantissimo. Troppo, anzi.

martedì 15 gennaio 2019

Il mestiere dello scrittore - Murakami Haruki

Incipit: L'argomento "romanzo" è talmente complesso, talmente sconfinato, che preferisco parlare del romanziere. Mi sembra un discorso più concreto, più chiaro da riconoscere, e forse relativamente più facile da portare avanti. 

Questo è un manuale molto interessante, perché a mio parere si fonda su un principio di assoluto rispetto per questo mestiere, come già svelato all'inizio. 
Ammiro Murakami - di cui ho recensito Norwegian Wood, Kafka sulla spiaggia e L'arte di correre - quindi non avrei potuto perdermi il suo parere riguardo allo scrivere, sebbene ne avesse lasciato tracce evidenti nell'ultimo dei tre citati. 
Non un manuale qualunque, ma un racconto di vita anche questo, poiché molto di sé lo scrittore racconta nel cercare di ricostruire come sia diventato uno scrittore di successo e come a suo avviso debba essere il vero scrittore. 
Il capitolo dedicato all'editing ha meritato un post a sé, che ebbi l'urgenza di scrivere e che si trova qui.

sabato 17 novembre 2018

L'editing di un romanzo secondo Murakami

In questo periodo leggo alcuni post riguardanti l'editing di blogger che hanno recuperato un vecchio romanzo per dargli nuova vita. Tema a me caro, come ho scritto anche qui

L'editing è una revisione generale della materia narrata, un ripercorrere da capo il percorso che spesso coincide con una rielaborazione perfino. Fare esperienza di editing è uno stimolo molto interessante per la mente.
Un esercizio cui non possiamo sottrarci, ma che dobbiamo anche essere capaci di fare. 
Se abbiamo creduto che gli scrittori più celebri al mondo abbiano il dono di scrivere un romanzo perfetto e pronto per la pubblicazione, abbiamo sbagliato su tutta la linea. 

Sto leggendo il bel testo Il mestiere dello scrittore, di Murakami Haruki, e scopro che un autore prolifico e attento come questo giapponese da milioni di copie vendute svolge ogni volta un lungo e certosino lavoro di editing. Riporto qui il suo metodo, perché curiosamente lo fa assomigliare a un autore qualunque. 

sabato 3 novembre 2018

Separarsi dalla propria storia narrata.


Scrivere. Interrogandoci sul perché si scriva, ci diamo una risposta simile a quella di tanti: è urgenza, bisogno. Ogni storia uscita dall'immaginazione è come una creatura che per molto tempo è stata dentro di noi. L'abbiamo pensata, ideata, accompagnata nel suo lungo cammino di "gestazione", per poi tornare indietro e ripercorrerla più e più volte. 

La mia storia narrata è un romanzo storico che è con me da più di vent'anni e sta lentamente prendendo una forma definitiva per essere portata... fuori
La mia protagonista con le sue avventure, le vicissitudini della sua epoca, il suo viaggio interiore e nel mondo e la strenua lotta alla ricerca di se stessa, è nata nella mia immaginazione durante un viaggio in America, nel 1997, in un pomeriggio assolato nel deserto dell'Arizona. Un viaggio desiderato a lungo e realizzato anche per guardare da vicino gli ultimi di una grande stirpe, i nativi americani, meglio noti come "indiani d'America".

sabato 3 marzo 2018

Elogio della brevità.

Dopo diversi mesi torno a parlare di scrittura, soffermandomi sul capitolo del mirabile Lezioni americane di Italo Calvino dedicato alla "brevità" o come viene definita dall'autore, "rapidità". 
C'è un motivo preciso per il mio interesse: sono tornata, dopo mesi molto impegnativi dedicati al teatro, a occuparmi della revisione del romanzo di genere storico che scrissi diversi anni fa. 

Mi rassicura il fatto di avere qualcuno che mi dà un mano nell'editing (c'è una parola italiana tanto bella ed efficace, ma in molti ci ostiniamo a usare questa) - e devo ringraziare Maria Teresa Steri, Cristina Cavaliere e un amico correttore di bozze per aver letto le prime pagine e dato consigli preziosi - perché il lavoro è lungo.

Al termine dell'università mi gettai a capofitto nella scrittura di un romanzo storico attingendo alle numerosi fonti di cui mi ero servita per la tesi di laurea. Ce n'è un riferimento in questo post
Il teatro assorbe la gran parte del mio tempo libero, ma sento il desiderio di dare una possibilità a questa mia "creatura", che giace nel proverbiale cassetto ormai da troppo tempo. 
Un difetto del romanzo, che ha titolo "Sin'opah", è la sua prolissità. Impaginato in formato A5 - perché me lo feci stampare da un tipografo per regalarne qualche copia - risulta di ben 607 pagine (!). 

lunedì 2 ottobre 2017

Come si scrive un copione teatrale? #1

Eduardo De Filippo (1900 - 1984), uno
dei maggiori drammaturghi del '900
Prima o poi questo post s'aveva da fare e ultimamente ha stimolato in me il desiderio di metterlo assieme la bella serie di post di Cristina Cavaliere riguardanti la genesi del suo lavoro "Il diavolo nella torre", andato in scena con gran successo di pubblico. Qui trovate il post specifico sulla "nascita di un testo teatrale". 

Credo che il discorso sia talmente ampio da avere bisogno di due o forse tre fasi, quindi questo è il primo di alcuni post sulla drammaturgia. 

Bene, una premessa doverosa. Non vorrei che il titolo di questo post mi facesse passare per una drammaturga consumata, perché per diventarlo occorrerebbero due vite. Quello che so della drammaturgia è frutto di un corso specifico semestrale che seguii quindici anni fa, dal quale scaturì un testo che fu scelto dai maestri per essere rappresentato. Ecco. Tutto nacque per caso, per curiosità. Si trattava della direzione artistica del Teatro Testaccio di Roma che ai tempi ottenne un finanziamento dalla Regione Lazio per un laboratorio dal nome "Idee per un nuovo teatro popolare". Io vidi il volantino e mi segnai. 

Da lì mi si spalancò dinanzi un mondo. Anzi, diciamo pure che quel corso cambiò la mia vita.
Le lezioni erano divise fra teoria e pratica. Prima quindi occorreva farsi un'idea su cosa fosse la scrittura per il teatro, solo dopo potevi buttare giù qualcosa.

mercoledì 28 giugno 2017

Harry Potter: come è nata una leggenda editoriale

Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano. 

Così inizia il primo dei libri di una saga divenuta leggenda: 450 milioni di copie vendute, tradotta in 77 lingue - fra cui latino e greco. 
I più conoscono la storia di Harry attraverso i ben noti film trasposti dai romanzi, ultimamente poi ne è stata fatta una versione per il teatro, ma qui mi voglio soffermare sulla loro versione originale.

Non occorre illustrarne la trama rischiando di ammorbare i lettori, andrò al nocciolo della questione, con l'aiuto di un piccolo libro che acquistai a pochi anni dall'uscita del primo volume della saga: La maga dietro Harry Potter. La biografia di J. K. Rowling, scrittrice di fama mondiale. 
Come è nato il fenomeno letterario che ha letteralmente travolto il mercato editoriale in dieci anni di pubblicazioni? Mettetevi comodi e gustatevi questa storia, se avrete la curiosità di leggerla.

giovedì 2 marzo 2017

Consigli ad un giovane scrittore - Vincenzo Cerami

Riprendo in mano dopo alcuni anni un piccolo libro di Einaudi Stile Libero per me doppiamente prezioso, perché contiene un ex libris di rilievo: dedica con firma del suo autore. 
Ho conosciuto Vincenzo Cerami - per intenderci lo stesso scrittore candidato all'Oscar per la sceneggiatura de La vita è bella e l'autore di Un borghese piccolo piccolo, solo per citare un paio di cose - diversi anni prima della sua scomparsa, in occasione di un incontro che tenne nella Biblioteca comunale di Ciampino, città in cui era vissuto ai tempi delle scuole medie.
Fu un incontro bellissimo, nel quale rimasi colpita dalla preparazione e la disponibilità a una vera e propria conversazione che si tenne con diversi cittadini del luogo. Io avevo con me questo libriccino che avevo consumato sottolineandolo e prendendo appunti nel periodo dei miei studi di Drammaturgia e lui fu felice di lasciarmi una traccia di sé che conservo con cura. 
Questo testo tocca alcuni punti nevralgici delle regole di una buona scrittura e si rivolge a coloro che vogliano cimentarsi anche nella scrittura per il teatro, il cinema e la radio. L'aspetto interessante sta proprio nel confronto delle diverse modalità di comunicazione: se intendo scrivere un libro, le regole per farlo saranno poi così diverse da quelle che dovrei osservare per scrivere un testo per il cinema o per la radio o per il teatro? Vediamo cosa emerge. 
Anzitutto mi piace molto un principio che Cerami esprime: le regole, in arte, vengono in un secondo momento, si scoprono dopo averle applicate. 
Sembrerebbe un paradosso se non fosse che il suo autore ebbe da ragazzino un insegnante di Lettere come Pier Paolo Pasolini. La loro amicizia rimase vivissima anche dopo le scuole - al punto che ne sposerà la cugina - e ciò diede modo a Cerami di guardare da vicino questo suo illustre maestro.

lunedì 20 febbraio 2017

Scrivere nel Medioevo

Salterio di Macclesfield, 1330 ca.
Sono trascorsi diversi anni, ma questa è stata una delle più belle e interessanti esperienze che abbia fatto: un anno di studi presso la Scuola Vaticana di Biblioteconomia, a Roma in Vaticano. 
Mi ero appena laureata ed ero venuta a vivere a Roma da pochissimo, desideravo proseguire i miei studi, specializzarmi, attratta da alcuni mesi di volontariato in una biblioteca civica. 
Tentai una prima volta invano di accedere alla prestigiosa scuola, l'ammissione non andò a buon fine perché le cosiddette "lettere di malleveria" occorrenti non erano sufficienti. Ebbene sì, occorreva una o più lettere di presentazione, a garanzia della mia serietà e desiderio di studiare in un luogo ambitissimo da tanti. 
Il secondo anno, forte di un carteggio alto un paio di centimetri, fui ammessa. Oggi, ricordo quell'anno con affetto e un pizzico di malinconia. Fitto di studio, ore in aula, la conoscenza di insegnanti che sono tuttora grandi nomi nell'ambito della conservazione dei beni librari in Vaticano. 
E soprattutto un periodo in cui ho imparato cosa fosse realmente l'umiltà, quella di cui furono esempio proprio loro, i miei insegnanti, che con dedizione e passione ci portarono fino ai faticosi esami. Ricordo anche il viaggio che facemmo a fine anno accademico, a Parma e Milano, in visita alle biblioteche parmense e ambrosiana. E ricordo un bel pomeriggio a Roma in visita all'Istituto per la Patologia del Libro, in cui imparai argomenti ai quali dedicherò un post a parte.

lunedì 13 febbraio 2017

Cartoline da Sin'opah

Mi aggrego al meme ideato da Silvia Algerino e tento di seguire una mia personale visione di questa proposta. 
Mi piace l'idea che siano i personaggi del romanzo - o dei romanzi - che abbiamo scritto a inviarci delle cartoline dai luoghi che attraversano o da particolari momenti della loro vita. 
Ebbene, devo fare qualche forzatura, perché la mia Esther vive nel XIX secolo nell'America dei pionieri e delle lotte fra bianchi e nativi e non ha un emporio dove acquistare delle cartoline, ma... con uno sforzo di fantasia posso farle inviare del materiale assai interessante. 

Esther Dunn è la terza figlia di Jacob Fletcher, un commerciante di pelli di Crookston, nel Minnesota. Sua madre, una fredda donna della media borghesia di Duluth, avrebbe già scelto per lei il destino di ragazza di buona famiglia, fra studi e ottimo matrimonio. Esther si piega a malincuore alle imposizioni della madre, più attratta dal mondo difficile e "selvaggio" di suo padre, ma desiderosa anche di non fornire ulteriori dispiaceri alla famiglia, prostrata dal dolore per la perdita del primogenito nella battaglia di Fredericksburg, uno dei numerosi scontri della Guerra Civile terminata pochi anni prima. Esther quindi si avvia verso un destino già scritto, quando un evento tragico muta improvvisamente i piani e la scaglia verso nuovi e inattesi scenari.

giovedì 2 febbraio 2017

Mi getto sulla scrittura di getto: tra copioni e palcoscenici che scricchiolano

Gettarmi nella scrittura di getto è per me un bel compromesso perché sono precisina ma mi travesto per un po' in una scribacchina immersa nel caos e senza senso dell'orientamento e mi abbandono ai pensieri di questi giorni. Ebbene sì un nuovo allievo è arrivato al laboratorio, un tale Francesco molto bravo che ebbi modo di conoscere l'anno scorso, uno nato per il palcoscenico uno che non si ferma mai e che vuole i riflettori su di sé. Arriva solo adesso!! a tre mesi dall'inizio e io lo accolgo a braccia aperte anzi noi, noi tutti lo accogliamo a braccia aperte, ci è mancato, lo vogliamo fra noi, è un animatore nato, un fremente arlecchino talentoso e deve esserci!! 
Solo che... solo che il copione è già fatto, già scritto, già distribuito, le parti assegnate, i gridolini di gioia già tutti sentiti, la lettura da seduti già fatta, i compiti affidati, ecc. ecc. ecc. ecc.
E' Alice nel Paese delle meraviglie, mica bruscolini, non è facile metterla in scena e per affidare una parte a tutti e 18 ho faticato non poco ma adesso.... ma adesso è arrivato Francesco è un bel problema, le parti principali sono tutte assegnate!!!
Non c'è tempo non c'è tempo non c'è tempo per inventarsi altro, per fare come il Bianconiglio e correre di qua e di là si rischia di non combinare niente..... come si fa????

giovedì 20 ottobre 2016

Insieme raccontiamo... Esercizi di scrittura con Myrtilla.

La buona Myrtilla giunge al 14° appuntamento di scrittura condivisa e finalmente rispondo anch'io all'appello. Myrtilla scrive un incipit - il suo ultimo post a riguardo si trova qui - ciascun partecipante risponde con un explicit e resta un brevissimo racconto che inizia e si conclude. Ebbene, mi butto anch'io. Lo scenario questa volta è autunnale e se entriamo in questa atmosfera ne percepiamo i colori e la temperatura. 
Eccovi incipit e mio explicit.

Seduta ai margini del bosco sotto alla vecchia quercia spoglia rimuginava. Un peso le gravava sulla coscienza. Forse era giunta l'ora di liberarsene ma con chi parlarne? A chi rivolgersi? Chi avrebbe capito?
D'un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall'autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò.

martedì 11 ottobre 2016

Sulla scrittura e il gusto di inventar storie.

Eccoci al primissimo post che riguarda un argomento assai delicato: la scrittura. Devo imparare a sentirmi a mio agio in questo tema, perché non saprei fino a che punto sia legittimata a scriverne. Insomma, scrivere di scrittura è un azzardo che di buon grado riservo a chi di fatto scrittore è. Diciamo che mi prendo l'arbitrio di farlo perché mi dichiaro una buona lettrice e per il mio esperimento di scrittura che è il romanzo di genere storico che scrissi anni orsono. 
Il mio pensiero di base: se siamo abbastanza in gamba da inventarci un soggetto molto interessante, dobbiamo esserlo altrettanto nel raccontarlo. Il cosa e il come perfettamente in armonia. Raccontare è un'arte e lo si può fare nei tanti modi che l'uomo ha inventato, dipingendo, fotografando, disegnando dei fumetti, narrando in palcoscenico o scrivendo brevi racconti o lunghi romanzi. Per scrivere bene, bisogna anzitutto leggere bene, leggere gustando ciò che abbiamo dinanzi, assimilare, metabolizzare un intreccio.

sabato 3 ottobre 2015

Sull'incipit

L'incipit. Bel problema per chi scrive. Una vera sfida. Argomento non nuovo fra i blogger che amano la scrittura, ma mi immergo anch'io in una possibile definizione, premettendo che ritengo l'incipit di fondamentale importanza nella stesura di un romanzo.  Ma andiamo per gradi. 
Scrive Italo Calvino, in Se una notte d'inverno un viaggiatore: Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo.
Osservando lo stile di "attacco" di tanti scrittori, a mio parere la scrittura più affascinante è quella che spezza un andamento prevedibile e lineare, e lo scrittore valido non teme di farlo proprio nell'incipit. Gli incipit che mi appassionano di meno sono quelli che riescono a focalizzare fin dalle prime righe l'inizio di una storia, così come il termine "incipit" in sé richiederebbe. Per quanto questo tipo di incipit riesca a introdurre il lettore nella narrazione in modo invitante, non riescono a piacermi realmente. Prediligo gli incipit che non abbiano uno stile "tradizionale", non abbiano quel sapore di inizio di una storia, piuttosto mi intrigano quelli che irrompono prepotentemente, che sembrano arrivare dal centro di una storia. Le mie scelte, quindi, sono sempre indirizzate in tal senso e non so se possano essere definite buone o cattive in assoluto, però, per quanto mi riguarda, le trovo di sicuro seducenti e, spesso, sublimi nel senso romantico del termine.

venerdì 22 maggio 2015

Sul gusto di essere "blogger"

Lo so, lo so, non è un tema nuovo. Tutti voi blogger probabilmente avrete un articolo simile nel vostro spazio, ma voglio togliermi anch'io il gusto di pormi questa domanda e girarla a chi leggerà. Vi propongo un testo di Primo Levi che è un elenco di motivazioni sull'urgenza di scrivere. Credo che in alcuni punti possa riguardare non solo lo scrittore dilettante o professionista, ma anche chiunque ami scrivere, e in particolare mi soffermo appunto sul gusto di essere blogger. Eccolo.
Perché si scrive?