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giovedì 11 settembre 2025

Accogliere e orientare a scuola

La scuola sta per riaprire i battenti, le nostre lezioni cominceranno lunedì 15 ma in tanti istituti anticipano a oggi, per potersi ritagliare qualche recupero più in là e favorire i ponti.
È appena il caso di precisare, non si sa mai, che il nostro lavoro inizia dai primi di settembre, con due collegi docenti, riunioni dipartimentali, consigli di classe e un primo incontro con i genitori degli alunni delle prime. Orario fatto e siamo pronti per accogliere alunne e alunni.
Ecco, l'accoglienza, nota dolente di questi giorni nel dibattito social.
Chiariamo anzitutto cosa significa. Le scuole di ogni ordine e grado si dotano nella prima settimana di scuola di attività finalizzate ad accogliere gli studenti in un clima disteso, inclusivo, giocoso.
Di ogni ordine e grado, quindi anche alle superiori.
Questa pratica non esiste da sempre, è evidente, ma è andata diffondendosi sempre più negli ultimi anni, in particolare dopo la pandemia, quando è stato sempre più chiaro che i giovanissimi sono più fragili di un tempo.

mercoledì 30 aprile 2025

Leo

È una bella serata fra amici quella, si festeggia Claudia. Appare luminosa e fiera del suo diadema sul quale campeggiano il numero 50 e l'happy birthday effetto glitter. 
Le ore scorrono, così come gli aneddoti di una vita trascorsa mentre, come da rituale, si fa a gara per ricordare quella volta che. Dopo l'ennesima spiata all'orologio, Claudia tira un sospiro di sollievo guardando la porta del ristorante aprirsi: finalmente suo figlio Stefano, almeno in tempo per la torta. 

martedì 5 novembre 2024

Cos'è l'intelligenza emotiva?

Fra i miei intenti di quest'anno, regolato sul principio del "fiorire", mi ero ripromessa di prendere in seria considerazione un sostanzioso corso di aggiornamento, un master che potesse darmi nuove chiavi per il mio mestiere di insegnante.  
La scorsa estate mi sono imbattuta nella proposta di un corso di 50 ore, accreditato dal Ministero dell'Istruzione, dal nome "Intelligenza emotiva negli ambienti di apprendimento" e ho colto l'occasione. 
Il loro sito è questo
Si tratta di uno dei tanti corsi online che l'utente può gestire a proprio piacimento quanto a tempistica, e oltretutto con un consistente sconto destinato a noi insegnanti. 
Mi interessava molto entrare in questo particolare campo - in un'epoca in cui si parla fin troppo di Intelligenza artificiale - e comprendere cosa fosse l'intelligenza emotiva e come potesse essere spendibile nel campo dell'insegnamento. 
Ebbene, si è dischiuso uno spazio ampio di osservazioni e approfondimenti e, soprattutto, mi sono giunte tante, tantissime conferme riguardo al mio modo di fare l'insegnante.

martedì 22 ottobre 2024

Tutti i libri che ci siamo persi (e continuiamo a perderci)

È inevitabile: questo post è anche e soprattutto sulla scuola. Parte da uno scritto di Alec Ross passatomi da un'amica e riguarda lo stato del nostro essere lettori in Italia. 
Stamattina, assieme ai ragazzi di terza, ho concordato di dedicare un'ora a settimana in classe all'attività di lettura silenziosa. Lo stesso ho fatto in seconda. 
Una specie di biblioteca tutta nostra in cui l'aula diventa tale, noi ci portiamo dietro il libro che stiamo leggendo in quel determinato periodo (per quanto mi riguarda uno dei libri che sto leggendo, dedicandomi a scuola in particolare alla saggistica nei ritagli di tempo e nelle ore buche) e riponiamo il resto per chinarci su quelle pagine e immergerci nella narrazione. Perché la cosa diventi anche "attiva", ciascuno è autorizzato a interrompere la lettura altrui se si imbatte in un passaggio particolare che suscita emozione. Lo si legge e lo commentiamo assieme. Saranno momenti di condivisione importanti.
Fondamentalmente voglio puntare sulla ricerca di emozioni, su un approccio "emozionale" alla narrativa. [Si vede che sto ultimando un master sull'Intelligenza Emotiva? Ne scriverò]
Sapete come hanno reagito i ragazzi dinanzi alla proposta? Con entusiasmo. Non con semplice partecipazione, ma con entusiasmo. In terza e in seconda. Adorano l'idea di un'ora di lettura silenziosa, un anello che va a congiungersi con il lavoro di lettura di un libro al mese. 
Sui miei canali Teams circola un elenco di 80 libri suggeriti e corredati da asterischi indicanti il livello di difficoltà e il valore formativo. Loro attingono da lì e fanno il loro lavoro di piccoli lettori che crescono. 

sabato 14 settembre 2024

Ragazzi interrotti

La violenza esercitata da adolescenti, un tema purtroppo sempre più emergenziale. L'ultimo di una serie di eventi inquietanti è di pochi giorni fa: a Paderno Dugnano, cittadina del milanese, un diciassettenne ha ucciso a coltellate il proprio fratello minore e i genitori. 
Se per la portata mediatica questo delitto ci riporta a casi come quelli di Erika e Omar, Pietro Maso e Ferdinando Carretta, per citare quelli più popolari, basta una semplice ricerca in rete per rinvenire decine di crimini come questo. 
Delitti fra le mura domestiche ma poi anche fuori, l'ultimo è quello che ha falcidiato il sedicenne Fallou, ucciso da un coetaneo, ma potremmo citare decine di casi in cui ragazzi neppure maggiorenni picchiano a morte i senzatetto o usano violenza ai propri insegnanti o stuprano in gruppo oppure fanno gare di velocità e uccidono poveri innocenti e molto altro. 

martedì 12 dicembre 2023

Lettori si nasce o si diventa?

Leggere è quanto di più bello, edificante e a volte esaltante si possa immaginare, credo tutti i lettori possano dichiararsi d'accordo. Ma vi siete posti almeno una volta la domanda se si nasca lettori o si possa diventarlo? Io sì, il mio mestiere mi porta a farlo. Ma come fare a invogliare, a fare nascere nei più piccoli il desiderio di questa continua "esperienza" che è leggere? 
Ci sono alcune "strategie" da adoperare per attuare un efficace "invito alla lettura", perché l'invito sia raccolto e messo in atto, attraverso la scoperta di un libro.
Assodato che non tutti nasciamo con la voglia o la propensione ad aprire un libro e svanire letteralmente fra le sue pagine, ci sono metodi che permettono di fare avvicinare i bambini molto piccoli alla lettura. Mi viene in mente un artigiano che tempo fa tentò di far passare l'idea di libri fabbricati in tutti i materiali cercando di brevettarla. Forse sarebbe stato meglio ascoltarlo, ma andiamo oltre. 
In età scolare, alla Primaria innanzitutto (un tempo chiamata "elementari"), il lavoro delle maestre dovrebbe essere costantemente orientato verso l'invito e l'educazione alla lettura. Molte lavorano su questa importante, anzi fondamentale operazione (forse l'unica vera missione di un insegnante), ma non tutte.
Come docente delle scuole medie, mi trovo spesso dinanzi ad alunni che, provenienti dalla Primaria, hanno letto poco o nulla. Accade raramente ma accade e per fortuna non si tratta di intere classi di undicenni. 

giovedì 10 novembre 2022

Laurearsi prima del previsto. Del chiacchierato merito e altre amenità.

È notizia dibattuta in questi giorni: Carlotta Rossignoli, 23enne influencer da più di 40.000 followers su Instagram, il 26 ottobre scorso pubblica un carillon di foto con tanto di tailleur minigonna rosso e corona d'alloro, annunciando di avere conseguito la
Laurea magistrale in Medicina e Chirurgia, 110 e lode e menzione d'onore
E fin qui. Aggiungiamo: consegue la laurea - quella laurea! - 11 mesi prima rispetto ai 6 anni canonici occorrenti per il titolo. 
Alla domanda: come hai fatto? La nostra risponde: "Non ho perso tempo, non perdo mai tempo. È stata impegnativa anche perché il corso era tutto in inglese". 
Il punto è che la nostra influencer è una seguitissima e la notizia diventa tale, la sua eco rimbalza fra le aule dell'università San Raffaele (università con retta da 20.000 euro all'anno) dove il titolo è stato conseguito e in molte altre, fa il giro del web, diventa virale sui social e orde di studenti, medici laureati, giovani e di tutte le età, si scagliano contro la fanciulla brandendo lo stigma del "si vergogni", del "così siamo capaci tutti", del "com'è possibile che abbia raggiunto tutti i crediti?" ecc. 

mercoledì 29 giugno 2022

Leggere Lolita a Teheran - Azar Nafisi

Incipit
: Nell'autunno del 1995, dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse  che avevo di venire a casa mia il giovedì mattina per parlare di letteratura. Erano tutte ragazze, dato che, per quanto si trattasse di innocui romanzi, insegnare a una classe mista in casa propria sarebbe stato troppo rischioso. Fra gli studenti maschi, Nima fu l'unico a rivendicare con ostinazione i propri diritti, così acconsentii a passargli il materiale che assegnavo e, di tanto in tanto, a vederci da me per parlare dei libri che stavamo leggendo. 

Questa è una vicenda vera, una di quelle che si portano dietro i drammi della Storia, il rapporto simbiotico fra maestro e allievi, l'orgoglio di una donna che fa da ponte a giovani allieve desiderose di imparare, di pensare, di condividere. 
È una storia vissuta fra quattro mura, in un privato che diventa universale perché diventa il perimetro in cui prende forma la conoscenza, lo slancio vitale verso il sapere. 
Cominciamo dalla storia martoriata di questo paese.

martedì 26 novembre 2019

Perché non possiamo vivere senza libri.


Oggi in una classe mi è capitato di aprire un dibattito con i ragazzi riguardo all'utilità dei libri.
È bastato poco per arrivare a una certezza: ritenere utili i libri è riduttivo, perché i libri sono invece necessari. Indispensabili, anzi. 

Una vita senza libri - facciamo lo sforzo di immaginarne una davvero totalmente priva - manca di alcuni capisaldi imprescindibili, primo fra tutti quella ricchezza del pensiero che apre alla capacità di sviluppare un certo senso critico. Se alcune abilità possono essere acquisite anche solo con l'esperienza diretta, molte altre restano terreno pressoché sconosciuto, ignorarle si traduce nell'incapacità di discernere fra giusto e sbagliato, fra preferibile e trascurabile.

mercoledì 24 luglio 2019

È tutta questione di rispetto

Stamattina voglio concedermi e sottoporvi una riflessione. Pensiamo a una parola semplice semplice, comunissima ma non banale: rispetto
A parte la bella origine etimologica, che ci porta al latino respicio - ossia "guardare", pensare al suo significato apre infinite possibilità.
Questo elenco viene fuori da quello che ho capito io sul rispetto. 

Rispettare non significa mai sacrificare una parte di sé per l'altro, quanto piuttosto "considerare l'altro nella sua totalità", nel suo pieno diritto in quanto persona con pregi e difetti. 

Rispettare significa "prendere in considerazione" anche e forse soprattutto in momenti non facili. Se il rispetto dovesse dipendere esclusivamente dal nostro perfetto accordarci con l'altro, allora sarebbe di per sé cosa semplice. Invece, il rispetto ti "frega", perché per essere tale dovrebbe prescindere dall'andare d'accordo.

Rispettare significa "accettare" - potremmo anche dire "tollerare" se proprio ci viene difficile - chi la pensa in modo del tutto diverso. Oggi, nell'epoca del commento facile, del giudizio aprioristico, dello scortese slang virtuale, questa cosa è diventata difficile da praticare, e impossibile per coloro che in rete danno sfogo al proprio modo irrispettoso di rivolgersi all'altro. Ahimè, questa mancanza di rispetto non appartiene però solo ai social, ma al comune dialogare tout court.

domenica 30 giugno 2019

... e poi loro, la pietra d'angolo.

Questo e il mio ultimo post sono strettamente correlati, me ne rendo conto. 
Dopo aver scaricato la mia insoddisfazione per coloro verso i quali a nulla o a pochissimo è valso l'impegno dell'insegnante, è tempo adesso di gioire per quella percentuale di ragazzi che, a diversi livelli, hanno realmente spiccato il loro primo promettente volo.
C'è bisogno di parlarne, in questo momento così terrificante fatto di disprezzo e becero maschilismo. C'è bisogno di bellezza, di gente perbene e vera, di lotta, di speranza. 
I giovani di cui scrivo non sono solo coloro che hanno terminato bene il loro triennio delle medie, sono anche i giovani che conosco appena, alcuni posso osservare da lontano, di altri mi si raccontano gesta degne di rispetto e ammirazione. 
Sono pietra d'angolo, metafora che mi è balenata in mente ieri, perché nulla è importante come quella sola pietra che sorregge l'intera struttura, e questi giovani così appassionati e belli di una bellezza radiosa diventano esempi e ci consegnano l'immagine di un futuro in cui saranno adulti e saranno "qualcosa" di buono nella collettività.

giovedì 20 giugno 2019

Elucubrazioni da prof.

Quattro anni fa, scrivevo questo post
A rileggerlo mi domando quanto si possa cambiare in pochi anni la propria ottica e soprattutto quanto questo mestiere possa stancare. Ok, siamo alla fine dell'anno scolastico, quindi il post che sto scrivendo è certamente condizionato dalla stanchezza
Forse proprio per questo devo scriverlo adesso. 

Dal momento che quest'anno alla stanchezza mentale e fisica si è aggiunta una forte componente di delusione e arrabbiatura (per non voler usare l'altra parola, quella più efficace), devo sottoporre il mio metodo a un'analisi e fare un bilancio di ciò che è stato. 
Partiamo dal fatto che essendo insegnante di Italiano, non ho mai più di due classi, essendo il mio lavoro ripartito su un numero di ore frontali abbondante in entrambe (diverso insomma da chi ha due sole ore settimanali per classe - Ed. Tecnologica, Musicale, Arte, Motoria). Nella classe terza ho dieci ore settimanali, nella classe prima che mi è capitata ne ho avute sei + due ore di potenziamento in cui mi sono occupata di teatro e giornalismo. Poi c'è tanto lavoro sommerso che noi insegnanti svolgiamo fra riunioni dipartimentali, consigli di classe, collegi docenti, corsi di aggiornamento, correzione di compiti.

mercoledì 15 maggio 2019

L'onda lunga della forza del teatro e il suo infrangersi.

Quando sono in procinto di andare in scena, il blog ovviamente ne risente. Scrivo oggi, rubando un po' di tempo alle millemila cose da fare a pochi giorni dal debutto di Sherlock Holmes e il Caso dell'ape tatuata, di cui ho scritto qui
I ragazzi scalpitano, siamo alle prese con ritmo, movimenti, battute da pronunciare con l'intenzione giusta, oltre che con le decine di oggetti e accessori da elencare, procurare, ricordare. 
Dall'altra parte, le "maestranze" stanno lavorando alla scenografia, perché prenda forma questa immagine il più possibile curata e donata allo spettatore, con la ferma intenzione che ne costituisca un testimone entusiasta. 
Far funzionare un progetto per il palcoscenico, come ho scritto più volte, richiede tanto lavoro. 

A un passo dal termine di questo anno di laboratorio ragazzi, che vedrà il nostro ultimo appuntamento a fine giugno, penso già al progetto per il prossimo anno. Mi affaccerò alla Commedia dell'arte e sto pensando di mettere in scena Notre Dame de Paris. Anzi, è ormai certo. 
Questa fluttuante realtà fatta di ragazzi appassionati e argutamente ancorati alla magia del teatro tiene in vita la mia stessa passione. Mi si ringrazia spesso e con trasporto, ma sono io che a mia volta ringrazio chi rende possibile tutto ciò. Il mio lavoro trae ispirazione e forza dai ragazzi.

sabato 8 dicembre 2018

Essere onesti coi ragazzi è sempre la mossa vincente.

Laboratorio 2015-2016 (foto di Alessandro Borgogno)
Come molti sanno, ho la fortuna e il privilegio di tenere da anni un laboratorio teatrale per ragazzi.  

Tralasciando i diversi laboratori che ho tenuto nelle scuole, sia come docente interna che esterna, ho cominciato a tenerne nelle parrocchie una quindicina di anni fa, per poi lavorare per una scuola di danza, poi per un'associazione quando ancora non avevo ancora fondato la mia. 

Fino alla nascita della mia creatura, Carpe diem. Teatro e altre arti, di cui ho parlato anche qui, che ha aperto una stagione del tutto nuova fra progetti per i ragazzi e produzioni della Compagnia. Di fatto, la mia attività nella nobile arte drammatica si è moltiplicata, gli impegni si sono fatti più gravosi, ma l'eccellenza dei risultati (ribadita dai tanti che ci seguono fedelmente) non si è fatta attendere. La fatica è tanta, ma il prodotto poi ripaga di tanto impegno. 

I laboratori di recitazione per ragazzi sono tanti, disseminati sul territorio fra Roma e i Castelli se ne contano a centinaia. Alcuni rappresentano l'eccellenza, come le accademie accreditate dalle quali escono ragazzi con diploma spendibile in ulteriori studi magari all'estero. La maggior parte invece sono laboratori di piccole e medie associazioni culturali, dalle quali, strano a dirsi, sono venuti fuori ragazzi che lavorano in produzioni televisive e/o cinematografiche. 
Questo per dire che, a dispetto di quanto comunemente si crede, non sempre frequentare una grande accademia è sinonimo di approdo nel mondo dell'arte, anzi.

lunedì 24 settembre 2018

Due eroi del nostro tempo: Piero e Alberto Angela

Alzi la mano chi non è un Angelas dipendente
Io lo sono diventata negli anni Ottanta, quando l'Angela senior faceva incetta di ascolti con una serie di trasmissioni su un argomento specifico, poi nacque Quark, e da questo Superquark.

Ero adolescente e cominciai a collezionare puntata su puntata, non muovendomi da casa a ogni appuntamento, come fosse stato uno di quei serial di cui non ti perdi una scena. 
Piero Angela mi ha letteralmente catapultata in mondi a me sconosciuti, dallo spazio alla savana africana, dai segreti degli alimenti a curiosità su eventi storici, dalla psiche ai numeri, alla musica. Insomma, si direbbe tutto lo scibile o quasi. 

Il nostro, oggi novantenne da otto lauree honoris causa, era allora un uomo di mezza età, elegante nei modi e nell'eloquio, con un passato di giornalista Rai di quella vecchia guardia che ha fatto la gavetta vera. Figlio di un medico antifascista, fu plasmato da un'educazione rigida, in cui si dedicò anche allo studio della musica, e di fatto è stato un pianista jazz. Folgorato dal giornalismo, fu assunto in Rai e si occupò agli esordi del programma Apollo, culminato nel 1969 nell'allunaggio di cui fece una cronaca in diretta dagli Stati Uniti.

martedì 1 maggio 2018

La deriva educativa (o della "sfamiglia").

Sfoglio distrattamente un testo di Paolo Crepet che lessi diversi anni fa, Sfamiglia, e scopro di averne sottolineato diversi passaggi. 
È un bel libro, i cui contenuti possono trovarci d'accordo o meno, che offre l'opportunità di riflettere sul tema della deriva educativa, a detta di Crepet derivante essenzialmente dalla perdita di ruoli nella famiglia (il che mi trova grossomodo d'accordo). 
Un tema quanto mai scottante, alla luce di fatti gravissimi che i social rendono pubblici. 
Ci si chiede se sia realmente una novità il bullismo imperante. Dopotutto, negli Ottanta, non accadevano fatti del genere? Io ne ricordo un paio gravissimi nell'Istituto professionale non lontano da dove abitavo. Non c'erano telefonini a fissare la scena e a moltiplicarla esponenzialmente, ma tant'è. 
Anche se ricordiamo qualche episodio, il bullismo attuale è un fenomeno diventato preoccupante, perché si muove non solo fra pari ma in aule scolastiche, con azioni gravemente offensive nei riguardi di insegnanti inermi e mortificati
Cosa si è rotto in questa istituzione? Ne ho scritto qualche riflessione qui
Tornando a Sfamiglia, i capitoli corrispondono alle lettere dell'alfabeto e a ciascuna lettera corrisponde una parola chiave per la disamina del problema. Ne prendo alcune, per limitare la lunghezza del post. I corsivo i passaggi sottolineati cui seguono le mie osservazioni.

venerdì 17 novembre 2017

Comunicare è una faccenda seria (fra webeti, troll, haters e altre amenità)

Oggi vorrei soffermarmi su una riflessione che riguarda tutti noi, fruitori della rete, frequentatori di gruppi, blogger o semplicemente comunicatori d'ultima generazione. 
L'uso scorretto della comunicazione in rete è diventato ormai fenomeno endemico, frutto dell'accessibilità di questo sistema, fatto per essere "intuitivo" per chiunque. In altre parole, l'accesso alla rete è permesso a tutti, da telefono smartphone, tablet, pc, semplicemente con un account realizzabile in pochi minuti. 
Da uno stesso dispositivo ci si collega con più account, per altri versi in una stessa piattaforma social si entra con più profili, se ne può cancellare uno per crearne uno nuovo in pochi clic, insomma tutto estremamente facile, come i bravi programmatori che stanno dietro a tutto questo hanno voluto. Va da sé che per milioni di utenti questo è diventato un "paese dei balocchi" per dare sfogo ai propri "appetiti". 

A chiunque abbia un profilo Facebook e abbia intenzione di farne un uso equilibrato ed equidistante dalle molte cose più importanti da fare, è ormai chiaro che il social più frequentato al mondo è anche il maggiore veicolo di false informazioni (ossia fake), scambi accesi (in gergo flame), incursioni di disturbatori spesso senza un grammo di sale in zucca (i cosiddetti troll), attacchi di persone che odiano quelle di successo (gli ormai noti haters) e, last but not least, webeti, nella felice definizione che ha ideato un noto giornalista, termine che racchiude tutti gli analfabeti funzionali della comunicazione via web (o per dirla in maniera semplice, i cretini).

mercoledì 29 marzo 2017

A scuola in trincea: genitori vs insegnanti.

Fa parte del dibattito attuale riguardante la scuola, la perdita di credibilità delle istituzioni, la perdita di autorevolezza della figura del docente. Tutto insieme, in un circolo vizioso che si ripresenta ogni anno in forme inedite.
Mi pare di avere già avuto modo di descrivere il mio modo di essere insegnante, per la precisione prof di Italiano, Storia e Geografia alle medie: spiegazioni "dinamiche", interattive, uso di materiali multimediali per rendere più vivace la lezione, verifiche scritte con temi anche singolari come riflessioni sul "talento" o su "come vorrei fosse la scuola", spinta verso il senso critico, dialogo come se piovesse, dentro e fuori l'aula. In generale posso descrivermi come un'insegnante attiva, me stessa in cattedra, senza "maschere istituzionali"
Insegno dal 2002, passata in ruolo nel 2008, con un'esperienza che ogni anno accresce il punto di osservazione di nuovi spunti, chiarisce i pro e i contro di questo mestiere. Se vi va di dare un'occhiata ad alcune mie "visioni" sul problema scuola, fatevi un giretto fra questi post.

mercoledì 18 gennaio 2017

Il diritto dei bambini di credere all'impossibile

Lo scorso Natale è accaduto un fatto increscioso che riguarda i bambini e il loro diritto a sognare e credere che anche l'impossibile possa essere vero. Ne avrete letto o sentito parlare un po' tutti: dopo il concerto-spettacolo "Frozen" all'Auditorium Parco della Musica di Roma, il direttore d'orchestra, Giacomo Loprieno, ha preso in mano il microfono ed esclamato bellamente "... e comunque Babbo Natale non esiste!". Pare lo abbia detto indispettito dal fatto che, a spettacolo concluso, molte famiglie stessero uscendo dal teatro senza partecipare agli applausi. Ebbene, ne è seguito un caos totale. Piogge di critiche sul direttore dai social, sulla pagina Fb dell'Auditorium e dell'evento, da parte di centinaia di genitori inviperiti per il trauma nel quale sarebbero caduti gli innocenti pargoli e dai tantissimi genitori e non che si sono sentiti in dovere di alimentare il linciaggio mediatico con insulti e minacce.

mercoledì 20 aprile 2016

I "no" che aiutano a crescere

Argomento quanto mai scottante al giorno d'oggi. Viviamo un'epoca in cui l'educazione è diventata chimera e azione quanto mai difficile. I genitori hanno perso l'antica fisionomia di adulti-modelli di riferimento e sono diventati "distributori di servizi". Lungi da me generalizzare, vivaddio esistono ancora ottimi genitori e ho il piacere di partecipare all'educazione dei loro figli. E non è impossibile imbattersi in ragazzi decisamente equilibrati, educati e intelligenti. Ma riferiamoci a quei figli che non hanno modelli di riferimento "forti".
Cosa si è rotto nel meccanismo di questi nuclei? Essere genitori è impresa difficile, ancora di più se il nucleo familiare si sfascia, per lasciare il posto ad uno strano ibrido, nel quale apparentemente i genitori sono punti di riferimento perché concordi su ciò che i figli devono "fare", ma poi si perdono totalmente quando c'è da affrontare un'emergenza o un problema che sta man mano indebolendo la crescita e la maturità dei loro figli o di uno in particolare. Subentra la recriminazione, anzitutto, come valvola di sfogo da parte di uno o di entrambi, che usano il problema per ricordare all'altro quanto è incompetente o inadeguato, poi, la maggior parte delle volte, uno dei due si rimbocca le maniche e cerca di rimediare al problema, accorgendosi al contempo di essere completamente isolato, perché l'emergenza dall'altro genitore non viene ritenuta tale, oppure perché ci si sente semplicemente inetti nell'affrontarla. Cosa resta ad un genitore che si trova dinanzi ad un caso simile?