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venerdì 17 gennaio 2025

Conclave (2024)

Conclave, diretto dal regista Edward Berger e tratto dal romanzo omonimo di Robert Harris, è stato l'ultimo film visto al cinema nel 2024.


Trama: dopo la morte del papa, il decano Lawrence si ritrova a dover presiedere all'elezione del suo successore, nel corso di un conclave complicato da segreti e alleanze...


Siccome è passata ben più di una settimana dalla visione di Conclave, potrei anche avere delle difficoltà a scrivere un post di lunghezza standard. Benché, infatti, mi fossi recata al cinema con le migliori intenzioni e la speranza di vedere un film eccellente (il cast è di altissimo livello, Conclave ha la bellezza di sei nomination ai Golden Globes), devo riconoscere che l'opera non mi ha lasciato granché. Se dovessi usare un termine per definire Conclave sarebbe "poco incisivo". E pensare che la trama, tratta da un romanzo di Robert Harris che non ho mai letto, solleva domande interessanti e offre un paio di punti di vista interessanti, ma è tutto sussurrato, molto all'acqua di rose. Il film esplora i dubbi etici e religiosi del decano Lawrence, estremamente legato al papa ma allontanatosi progressivamente da quest'ultimo a causa di una crisi di fede. Alla morte del pontefice, Lawrence è costretto a tornare in Vaticano e a guidare l'elezione del suo successore, in un momento assai delicato per la Chiesa: rinnovata dalle idee riformiste del defunto papa, l'istituzione rischierebbe di tornare a un atteggiamento di chiusura qualora vincesse il reazionario cardinale Tedesco, ma tutti gli altri candidati hanno pro e contro che verranno gradualmente esplorati nel corso del film, tra segreti inconfessabili e giochi di alleanze mutevoli. Per quanto mi riguarda, l'aspetto interessante del film è stato proprio scoprire i segreti appena accennati dei porporati, e vedere portata sullo schermo un'istituzione anacronistica e ipocrita. In un mondo che va avanti, la Chiesa si arrocca su rituali che cozzano con la modernità dei peccati di chi vive in seno ad essa, sul senso di superiorità del sesso maschile rispetto a quello femminile, promuovendo idee "rivoluzionarie" ma che, in realtà, cercano di non minare mai la tranquillità, la tradizione conquistata nel corso dei secoli precedenti. Una delle scelte più intelligenti di Conclave è di non dare una dimensione temporale precisa alla vicenda, ambientata probabilmente in un prossimo futuro, e di inserire elementi perturbanti, persino violenti, che rendono un rituale come il conclave ancora più anacronistico, per quanto affascinante, specchio di un rifiuto ad aprirsi completamente al mondo esterno che non riguarda solo l'elezione papale, ma ogni aspetto della Chiesa. Il clero viene infine descritto come una micro comunità che ripropone, al suo interno, tutte le dinamiche che i prelati dovrebbero combattere e aborrire, e che governano le istituzioni laiche, e i dialoghi tra Lawrence e i suoi "colleghi" sembrerebbero più adatti sulle bocche di politici smaliziati. Il risultato è che lo spettatore accoglie e comprende alla perfezione la crisi di fede del protagonista, impossibile da condannare neppure quando sceglie di mandare al diavolo i rituali per tentare di porre rimedio a danni potenzialmente irreparabili.


Inutile dire che Conclave è un film che, più di altri, si regge sugli attori e forse questo è il motivo per cui non l'ho apprezzato tanto quanto hanno fatto gli spettatori americani o inglesi. Impossibilitata, come sempre, a godere al cinema di una versione v.o., ho dovuto accontentarmi di un doppiaggio ben poco ispirato, e a vedere spiccare, all'interno di un cast di signori attori come Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow (mai così sprecato) e Isabella Rossellini (mai così sprecata), il nostrano Sergio Castellitto col suo modo di fare arrogante e verace, immaginandomi i dialoghi in italiano tra lui e Fiennes, inevitabilmente appiattiti dall'adattamento. Mi ha poco convinta anche la fotografia cupa di Stéphane Fontaine, nonostante fosse perfetta per accrescere il senso di claustrofobia e reclusione provato dal decano Lawrence alla chiusura delle imposte che segnano l'inizio del conclave. Nulla da dire, invece, sulla regia, rigorosa ed attenta, sui ricchissimi costumi e sulle scenografie, per non parlare dell'attenzione dedicata agli oggetti di scena come anelli e sigilli, e alla riproposizione quasi certosina di rituali che potrebbero anche non scaldare il cuore di chi, come me, non apprezza granché la Chiesa, ma risultano comunque interessanti e affascinanti. Paradossalmente, il vero punto debole di Conclave è proprio la sceneggiatura, il che, per un film che viene presentato come un thriller religioso e invece risulta abbastanza prevedibile negli snodi (salvo per il finale che mi ha lasciata, effettivamente, a bocca aperta) e non granché incisivo nel sviscerare le questioni legate alla fede, non è proprio un bel biglietto da visita. Il fatto che sia stata candidata ai Golden Globes mi porta a temere per la qualità di ciò che mi toccherà sorbirmi prima degli Oscar ma, a parte ciò, nel caso di eventuale vittoria di Fiennes o della Rossellini, mi riservo il diritto di rettificare il mio tiepido giudizio complessivo dopo aver riguardato Conclave in lingua originale.  


Del regista Edward Berger ho già parlato QUI. Ralph Fiennes (Lawrence), Stanley Tucci (Bellini), John Lithgow (Tremblay), Isabella Rossellini (Sorella Agnes) e Sergio Castellitto (Tedesco) li trovate invece ai rispettivi link.




martedì 14 gennaio 2025

Emilia Pérez (2024)

Quando ho saputo che venerdì scorso avrebbero proiettato, al cinema d'élite e in v.o., Emilia Pérez, diretto e co-sceneggiato dal regista Jacques Audiard, mi ci sono fiondata senza pensarci due volte, visti i tre Golden Globe che si è portato a casa!


Trama: l'avvocatessa Rita riceve un'insolita richiesta da un pericoloso boss del cartello messicano e si ritroverà l'esistenza stravolta...


Mi è capitato recentemente, durante una conversazione in inglese per un corso, che mi venisse chiesto quale fosse per me l'elemento più importante di un film. E' una domanda difficile ma, riflettendoci un po', ho risposto "la sceneggiatura". Ciò non vuol dire necessariamente che io apprezzi solo i film con una sceneggiatura perfetta, anzi, ma esigo un film che mi coinvolga ed alimenti la mia peraltro già altissima suspension of disbelief, che non mi porti a distrarmi con domande "terra terra", che mi apra gli occhi su questioni a cui solitamente non penso, che mi appassioni alle vicende dei personaggi e mi spinga ad amarli, possibilmente, nel caso di film drammatici, commuovendomi fino alle lacrime (senza ricorrere però a mezzucci scorretti). Sono corsa a vedere Emilia Pérez aspettandomi, se non tutti, buona parte di questi elementi, e sono uscita dalla sala un po' delusa. Prima che i fan di un film vincitore di tre Golden Globe mi accusino di mancanza di rispetto, però, fatemi mettere le mani avanti: non mi sentirete mai dire che Emilia Pérez è brutto. Innanzitutto, Jacques Audiard ha fatto una scelta molto coraggiosa, quella di realizzare un musical per raccontare una storia che, tutto sommato, poco si presterebbe al genere, eppure funziona all'interno di questa stessa contraddizione in termini. Non tutti i numeri musicali mi hanno estasiata (quello ambientato all'interno della clinica coreana l'ho trovato talmente di cattivo gusto che mi sono agitata sulla sedia, la canzone di Selena Gomez mi ha ricordato un'ottantarata italiana e, nonostante fosse perfetta per il personaggio e i suoi desideri più reconditi, mi ha portata a sbuffare sonoramente dal naso), ma alcuni li ho trovati calzanti e commoventi, e quelli interpretati dalla Saldana molto energici e moderni, anche a livello visivo. Le attrici, a tal proposito, sono bravissime. Ho trovato un po' esagerata la candidatura di Selena Gomez, onestamente, ma comunque mi è piaciuta anche lei. Notevole la Saldana, finalmente in un ruolo impegnato che non richiedesse l'ausilio di effetti speciali o un trucco posticcio; l'attrice ha una voce bellissima, sa cantare ed è l'unica delle tre protagoniste che si impegna in coreografie più elaborate, oltre ad avere un ruolo più importante persino di quello della protagonista titolare. Quanto a Karla Sofía Gascón, che non conoscevo, l'ho trovata di una delicatezza incredibile, mai macchiettistica, nemmeno quando il personaggio (in entrambe le versioni) la espone ad una possibilità concreta di scadere nel ridicolo. Nel complesso, non mi sono mai annoiata e ho apprezzato il modo in cui Audiard ha messo in piedi un'opera che attinge da tanti generi diversi, non solo il musical, riuscendo persino a sfruttare i cliché da soap opera secondo una precisa scelta stilistica. Ha però voluto mettere troppa carne al fuoco, il che si è tradotto, almeno per come l'ho percepita io, in una superficialità fastidiosa, ma per elaborare meglio mi tocca andare nel terreno minato dello SPOILER, quindi fermatevi qui se non avete ancora visto il film.


Santa, santa Emilia. Madre de todos los niños. De los tiranizados, de los desaparecidos. De (algunas) mujeres, del México.
Perdonatemi se cito un altro musical, con un'altra bionda per protagonista, un'altra santa dalla natura ambigua e oscura, con le stesse iniziali, ma dubito che la scelta del nome di Emilia Pérez sia casuale. E perdonatemi se, come il "Che" di Evita, mi faccio portatrice di un po' di cinismo, di un po' di delusione di fronte a questo film, che mette in tavola una marea di argomenti importantissimi e li lascia cadere, ad uno ad uno, senza mai approfondirli. Emilia Pérez inscena il desiderio (e la triste impossibilità) di abbracciare la propria natura reale, di bramare l'amore senza convenzioni, di cambiare noi per primi affinché la società possa farlo di conseguenza, e racconta la disperazione nel trovarsi davanti muri enormi quando, nel profondo, non riusciamo a liberarci dei condizionamenti passati, ma tutto ciò passa per un narcotrafficante che, diventato donna, un giorno decide di espiare la sua esistenza passata fondando un'associazione per ritrovare i desaparecidos. E' sicuramente un mio limite, ma ho fatto fatica ad accettare il nesso tra l'aspetto "umano" del film e la denuncia sociale di un problema reale, dolorosissimo, che viene comunque visto come accessorio al racconto di una transizione, quasi un cliché per contestualizzare l'ambientazione messicana. Allo stesso modo, mi ha sconcertata il fatto che Emilia Pérez lasci cadere, nell'ordine, la denuncia a un maschilismo imperante e pericoloso (nel giro di una canzone vengono introdotte corruzione, disparità sessuali, salariali, sfruttamento lavorativo, vite appese a un filo, argomenti mai più affrontati in seguito se non come note di colore caratterizzanti i vari personaggi femminili), la presenza di altri cartelli criminali che avrebbero massacrato Manitas ma non muovono un dito contro una donna sconosciuta che solleva un polverone nazionale decidendo di ritrovare i luoghi di sepoltura dei desaparecidos (la "fine" di Emilia arriva con un mezzuccio talmente gratuito e di cattivo gusto che, quando l'auto è esplosa, mi sono venuti in mente gli incidenti de I Griffin dove prende fuoco la qualsiasi e, per cortocircuito mentale, tra commozione e risate mi si sono annullate le emozioni) e un'altra denuncia alla società corrotta a mo' di riempitivo (Emilia, belin, conosci gli altarini di tuttə, intanto che trovi i desaparecidos fai anche saltare qualche sedia, altrimenti a cosa serve che Rita si contorca e punti il dito nel numero musicale più figo del film?). Mi è sembrato, a fine film, che Audiard avesse per le mani una serie di argomenti da spuntare per mostrarsi autore impegnato ed attento alle problematiche sociali e di genere, ma senza particolare investimento emotivo, e questa impressione che ho avuto, purtroppo, mi ha tenuta distante anche dal percorso delle due protagoniste, dal loro progressivo avvicinarsi, da un legame nato sotto i peggiori auspici eppure tramutatosi in una rispettosa, profonda amicizia. Non abbastanza, come ho scritto su, per sconsigliare Emilia Pérez (anzi, andatelo a vedere, perché è comunque un'opera originale e curiosa), però quanto mi dispiace non avere trovato il gioiello che tutti decantano!


Del regista e co-sceneggiatore Jacques Audiard ho già parlato QUI. Zoe Saldana (Rita), Selena Gomez (Jessi) ed Edgar Ramírez (Gustavo Brun) li trovate invece ai rispettivi link. 



martedì 7 gennaio 2025

Golden Globes 2025

Ieri sono stati assegnati i Golden Globes, ma siccome era la Befana, ho passato la giornata in famiglia, a mangiare come se non ci fosse un domani e a perdere a Scala 40 con papà. Dei premi parliamo dunque oggi, con la tradizionale, ignorantissima disamina! 


Miglior film drammatico
The Brutalist
(USA/UK/Canada, 2024)

Non ho mai visto un trailer, mai una foto spoiler, non so nemmeno di cosa parli questo film che si è preso ben tre Golden Globes. L'unica certezza è che parrebbe un film imperdibile, che dura più di tre ore e che, in Italia, uscirà il 23 gennaio. Attenderò fiduciosa, che vi devo dire.


Miglior regista
Brady Corbet per The Brutalist

Di Corbet avevo visto solo Vox Lux, affascinante ma non particolarmente entusiasmante, né memorabile, quindi sono decisamente curiosa di capire cosa abbia fatto di così favoloso dietro la macchina da presa. Avendo visto solo Conclave e The Substance, tra i film candidati per la categoria,  non posso fare altro che fidarmi e aspettare.

Miglior film - Musical o commedia
Emilia Pérez
(Francia/Belgio/Messico, 2024)

Sono, ovviamente, dispiaciutissima per The Substance, ma ho sentito dire solo cose belle su Emilia Pérez e, in effetti, il trailer visto prima di Maria mi ha invogliata parecchio. Tra qualche giorno, sempre che la distribuzione savonese mi venga in aiuto, capirò come mai la giuria ne è rimasta conquistata.


Miglior attore protagonista in un film drammatico
Adrien Brody in The Brutalist

Tra i candidati ho visto "in azione" solo Ralph Fiennes, il quale mi ha entusiasmata poco, anche in virtù di un doppiaggio poco ispirato. Adrien Brody è un attore che ho sempre amato tantissimo, quindi ho molte aspettative! 

Miglior attore non protagonista
Kieran Culkin in A Real Pain

Affronto questa categoria in totale ignoranza ma sono felice per Kieran, anche se continuo a preferirgli il fratello Rory. A Real Pain, tra l'altro, è uno di quei film che aspetto tantissimo, purtroppo in Italia arriverà solo il 27 febbraio, giusto in tempo per gli Oscar.

Miglior attrice protagonista in un film drammatico
Fernanda Torres in Io sono ancora qui

Non conosco la Torres, non ho assolutamente idea di cosa parli Io sono ancora qui, mi dispiace moltissimo per la Jolie, che in Maria mi ha fatto venire i brividi. Anche in questo caso, non resta che attendere il 30 gennaio, giorno dell'uscita italiana del film.

Miglior attore protagonista in un film musicale o commedia
Sebastian Stan in A Different Man

Benché io sia molto dispiaciuta per Hugh Grant e Jesse Plemons, entrambi favolosi, ho sempre amato Sebastian Stan e A Different Man è un film che mi incuriosisce tantissimo. Purtroppo, il film uscirà solo il 20 marzo. Per fortuna, prepararsi in tempo per gli Oscar è comunque possibile. 

Miglior attrice protagonista in un film musicale o commedia
Demi Moore in The Substance

E qui, la notizia mi ha fatta saltellare di gioia, perché l'interpretazione della Moore è splendida, sicuramente una favolosa rinascita per un'attrice che aveva perso molto del suo smalto e stava scomparendo in film bruttarelli. Spero che il premio coincida davvero con una ripresa, se lo meriterebbe!


Miglior attrice non protagonista
Zoe Saldana in Emilia Pérez

Niente male per un'attrice che, finora, aveva legato il suo nome alla bellezza e all'atleticità surreali di personaggi celati da trucco oppure effetti speciali. Mi spiace per la Qualley ma è giovane e sulla cresta dell'onda, avrà molto tempo per rifarsi! 

Miglior sceneggiatura
Peter Straughan per Conclave

Giuro che non capisco l'entusiasmo. Conclave, di cui parlerò nei prossimi giorni, è un thriller religioso molto all'acqua di rose, obiettivamente perfetto per un pubblico anglofono, ma già solo The Substance (l'unico altro film visto tra i candidati) era molto più fantasioso e particolare. Mah. 


Miglior canzone originale
"El Mal" di Clément Ducol, Jacques Audiard e Camille per Emilia Pérez

Mi fido dei giurati, visto che non conosco neppure una delle canzoni in gara.

Miglior colonna sonora originale
Challengers di Trent Reznor e Atticus Ross

Cosa avevo scritto il 3 maggio 2024? "La struttura stessa del film è quella di una partita a tennis, cadenzata dalla truzzissima colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross (so che tanti l'hanno odiata, io l'ho adorata, non riuscivo a smettere di andare a tempo con la testa)". Amore batte odio 15 a 0!


Miglior cartone animato
Flow
(Straume - Lettonia/Belgio/Francia, 2024)

E io bestemmio, ché Flow lo hanno tenuto pochissimi giorni a orari per bambini, col risultato che non sono potuta andare al cinema a vederlo. Mi si spezza davvero il cuore, perché come posso essermi persa un film avente per protagonista un micino nero?

Miglior film straniero
Emilia Pérez
(Francia/Belgio/Messico, 2024)

Continuo a non capire il motivo di premiare lo stesso film per due categorie simili, ma, non conoscendo le altre opere in gara, me ne sto sulla fiducia. 

Cinematic and Box Office Achievement
Wicked
(USA, 2024)

L'anno scorso questo contentino era andato a Barbie, quest'anno a un altro film che avrebbe dovuto fare sfracelli, ovvero Wicked. Contentino per contentino, lo avrei dato a Il robot selvaggio, che non ho ancora visto ma mi si dice essere bellissimo.


Come al solito, anche con le serie TV vado FORTISSIMA!! Sono preparata solo sul premio a Jodie Foster come Miglior Attrice in una Serie Limitata, Antologica o Film TV per la serie True Detective Night County. Per il resto, mi limito a segnarmi un improbabile recupero di Shogun, Baby Reindeer e Hacks, le serie che hanno ottenuto più premi. La award season tornerà in occasione del consueto riassuntone degli Oscar, il 3 marzo! ENJOY!

lunedì 8 gennaio 2024

Golden Globes 2024

E' arrivata, come Undertaker alle spalle di AJ Styles, la Award Season, che mi ha colta talmente impreparata che nemmeno ricordavo la data di assegnazione dei Golden Globes. Aspettando le nomination per gli Academy Awards, che verranno annunciate il 23 gennaio, ecco a voi un ignorantissimo recap dei premi assegnati stanotte. ENJOY!


Miglior film drammatico
Oppenheimer (USA/UK, 2023)

Un Globe giusto, anche se non ho visto gli altri contendenti, a parte Killers of the Flower Moon che, da amante di Scorsese, ovviamente avrei preferito come vincitore. Riservandomi di recuperare al più presto gli altri film candidati (che di sicuro, almeno in parte, finiranno nella rosa di Miglior Film per i prossimi Oscar), attendo di vedere se quest'anno sarà la volta buona per Christopher Nolan!

Miglior regista
Christopher Nolan per Oppenheimer

Sarà la volta buona? E' la prima volta che Nolan porta a casa un Globe, quindi magari la via è aperta anche per l'Oscar, ma chi può dirlo? Glielo auguro, che dire, anche se ovviamente mi dispiaccio per l'amato Martin e, sulla fiducia, anche un po' per Lanthimos


Miglior film - Musical o commedia
Povere Creature! (Poor Things!  - Irlanda, UK, USA, 2023)

E' il film che aspetto di più da mesi e la voglia di vederlo, dopo questo premio, è aumentata ancora. Per fortuna non c'è da attendere ancora a lungo, ma che due palle, però, essere sempre così penalizzati rispetto a tutto il resto del mondo (Fermo restando che anche The Holdovers e May December mi interessano moltissimo e che Barbie e Air mi sono piaciuti davvero tanto, soprattutto il primo, quindi era una bella lotta).

Miglior attore protagonista in un film drammatico
Cillian Murphy in Oppenheimer

Di Caprio a parte, mi mancano tutte le altre prove, anche quelle di Bradley Cooper e Barry Keoghan, visto che durante le "vacanze" di Natale sono stata abbastanza lontana dagli schermi, quindi non ho granché modo di commentare il premio, ma direi che era abbastanza scontato vista la potenza della performance. 

Miglior attore non protagonista
Robert Downey Jr. in Oppenheimer

Sono contenta perché Robertino, anche se qui pare mio nonno, è sempre un grande attore nonché un figo. Ma perdonatemi se mi si spezza il cuore per Ryan Gosling, attore per cui non ho mai avuto un debole, ma che in Barbie divora ogni singola scena. You're Kenough for me, Ryan!!!


Miglior attrice protagonista in un film drammatico
Lily Gladstone in Killers of the Flower Moon

Finalmente un giusto premio anche per la pellicola di Scorsese, con un'esordiente da tenere d'occhio, costretta ad un'interpretazione misurata ed intensissima per tenere testa a due mostri sacri. Ammetto, anche stavolta, di non avere però avuto modo di vedere le performance delle altre candidate, quest'anno sono particolarmente lacunosa!


Miglior attore protagonista in un film musicale o commedia
Paul Giamatti in The Holdovers - Lezioni di vita

Sono molto, molto triste per Nicolas Cage, ma sono contenta che il globe sia andato a Giamatti (per un film che, tra l'altro, vorrei vedere!!) e non agli altri candidati, anche se, salvo Chalamet in Wonka che non avrebbe dovuto nemmeno avere la nomination (banalmente, perché è una normalissima performance in un film medio, nulla da togliere al povero Timothée), mi sono piaciuti tutti. 

Miglior attrice protagonista in un film musicale o commedia
Emma Stone in Povere creature!

Contentissima, sulla fiducia. Già dal trailer si capisce che l'interpretazione della Stone è potentissima, senza nulla togliere alle altre candidate, la deliziosa Margot Robbie in primis. Attendo con ancora più ansia l'uscita di Povere Creature!

Miglior attrice non protagonista
Da'Vine Joy Randolph in The Holdovers - Lezioni di vita

Ho visto quest'attrice in almeno mezza dozzina di film e non mi è mai rimasta impressa. Non avendo ancora visto The Holdovers né le interpretazioni delle altre candidate, non so se il premio sia la necessaria quota "colorata" della premiazione o se sia dovuto, quindi sospendo il giudizio. 

Miglior sceneggiatura
Justine Triet e Arthur Harari per Anatomia di una caduta

Altro film che, causa distribuzione un po' così e brevissima programmazione al cinema d'élite, ho perso. Me l'avete consigliato in tantissimi e c'è anche una richiesta per l'On Demand, quindi direi che nei recuperi questo scatterà al primo posto. Anche se un po' mi spiace per Barbie, lo ammetto.

Miglior canzone originale
"What Was I Made for?" di Billie Eilish e Finneas O'Connell per Barbie

Avrei scelto I'm Just Ken, ma non mi lamento, le canzoni del film Barbie erano tutte bellissime e ficcanti! 


Miglior colonna sonora originale
Oppenheimer di Ludwig Göransson

In effetti era una gran bella colonna sonora, anche se gli ho preferito quella del sempre elegantissimo Joe Hisaishi per Il ragazzo e l'airone. A tal proposito...


Miglior cartone animato
Il ragazzo e l'airone (Kimitachi wa dô ikiru ka - Giappone 2023)

Un premio doveroso, che mi rende oltremodo felice. Dispiace che solo Miyazaki riesca a contrastare lo strapotere Disney e il generale "americacentrismo" dei premi conferiti ai cartoni animati, perché ci sono tante altre cinematografie interessanti, ma l'importante è che ogni tanto succeda. 

Miglior film straniero
Anatomia di una caduta (Anatomie d'une chute - Francia, 2023)

Come sopra, è diventato imperativo recuperarlo! Mi interessavano molto anche Foglie al vento e La società della neve, ma quest'ultimo dovrò guardarlo da sola perché ieri sera ho provato a iniziarlo col Bolluomo, già di suo terrorizzato dagli aerei, e abbiamo dovuto interromperlo dopo dieci minuti per sopraggiunta ansia. 

Cinematic and Box Office Achievement
Barbie (USA, 2023)

Quest'anno, la nuova categoria era quella dedicata ai film più famosi e amati tra il pubblico, una sorta di... boh? Contentino per gli sconfitti? Tentativo di modernizzarsi e andare incontro ai non addetti ai lavori? Non saprei ma dispiace un po' che sia l'unico premio andato a Barbie, che avrebbe meritato, a parer mio, qualcosina in più.


Come se l'ignoranza cinematografica non bastasse, arriva a travolgermi come un rullo compressore anche quella televisiva!! Tra i vincitori, ho visto giusto la bellissima serie Lo scontro, premiata come Miglior serie limitata, serie antologica o film per la televisione (che è valsa i premi anche ai bravissimi protagonisti Ali Wong e Steven Yeun), mentre Succession e The Bear hanno fatto man bassa di tutto il resto e si confermano due serie da recuperare prima di subito, coi miei tempi bibilici, ovvio! L'award season tornerà in occasione del consueto riassuntone degli Oscar, l'11 marzo! ENJOY!


mercoledì 11 gennaio 2023

Golden Globes 2023

L'aspettavamo, magari non la volevamo, ma la stagione dei premi cinematografici "glamour" è arrivata e i Golden Globes, come ogni anno, aprono la strada alle nomination per gli Academy Awards, che verranno annunciate il 24 gennaio. Siccome in questo periodo faccio fatica a dormire, non mi sono minimamente impegnata a svegliarmi alle 2 per seguire la cerimonia, quindi non chiedetemi gossip o altro, mi limiterò a fare un paio di commenti gioiosissimi e almeno uno perplesso, in base al poco che sono riuscita a vedere finora. ENJOY!


Miglior film drammatico

The Fabelmans  (USA, 2022)

L'omaggio di Spielberg al cinema e la rievocazione dei suoi anni giovanili, trasformati in un delicato racconto di formazione, hanno incantato pubblico e critica, e non posso che esserne felice, nonostante abbia sofferto per non essermi sentita maggiormente coinvolta durante la visione. Non ho ancora visto Tár ma, con tutto il rispetto, non c'era storia con gli altri candidati!


Miglior film - Musical o commedia
Gli Spiriti dell'Isola
(The Banshees of Inisherin  - Irlanda, UK, USA, 2021)

Torna Martin McDonagh, si riunisce a Colin Farrell e Brendan Gleeson, e non ce n'è più per nessuno. I più fortunati lo hanno visto a Venezia, i plebei (come me) dovranno aspettare il 2 febbraio ma gli astuti, giustamente, consigliano di guardarlo solo ed esclusivamente in lingua originale, quindi mi aspetterà una doppia visione, anche perché si parla già di uno dei film più belli dell'anno. Perdonatemi, però, se mi si spezza il cuore per la sconfitta di Everything Everywhere All at Once, che spero possa trionfare agli Oscar.

Miglior attore protagonista in un film drammatico
Austin Butler in Elvis

Arrivo un po' impreparata, mi spiego. Ho apprezzato moltissimo la performance dell'attore nel film di Luhrmann, ma mi sono persa tutte le altre, quindi non saprei dire se il premio, per quanto mi riguarda, è azzeccato oppure no. Diciamo che sono contenta per l'attore ma nutro tantissime speranze per Brendan Fraser e molta curiosità per Hugh Jackman e Bill Nighy. Per il momento, lascio che Butler si goda il suo Globe e attendo!


Miglior attrice protagonista in un film drammatico
Cate Blanchett in Tár

La biografia della compositrice e direttrice d'orchestra  Lydia Tár è stata uno dei film più apprezzati a Venezia e mi aspettavo che la Blanchett avrebbe portato a casa più di un premio. In Italia vedremo il film il 9 febbraio, quindi in tempo per la probabile candidatura all'Oscar, di conseguenza aspetterò pazientemente ma senza troppa convinzione, vista la dabbenaggine del multisala, che arrivi anche dalle mie parti. Aspetterò con maggiore trepidazione Empire of Light (in uscita il 23 febbraio), che ha visto la candidatura della sempre adorabile Olivia Colman, mentre posso già dire che, al momento, il premio lo avrei dato a Michelle Williams, che mi ha catturata completamente con la sua interpretazione di Mitzi Fabelman. 

Miglior attore protagonista in un film musicale o commedia
Colin Farrell in Gli spiriti dell'isola

Altro motivo, se ce ne fosse bisogno, per recuperare Gli spiriti dell'isola, che parte grandissimo favorito agli Oscar, pare. A me sarebbe piaciuto molto anche un premio per Ralph Fiennes o Adam Driver, grandissimi mattatori (e, in particolare il secondo, salvatore di una pellicola a mio parere mal riuscita), e aspetto con curiosità la performance di Diego Calva in Babylon

Miglior attrice protagonista in un film musicale o commedia
Michelle Yeoh in Everything Everywhere All at Once

Non avete idea della gioia immensa. Anzi, la gioia è stata superata grazie al premio andato anche al suo compagno di scena ma trovo questo Globe uno dei più meritati, perché la Yeoh nel film dei Daniels è meravigliosa. Non me ne vogliano le altre candidate, alle quali voglio molto bene, a chi più a chi meno. 


Miglior attore non protagonista
Ke Huy Quan in Everything Everywhere All at Once

Questa, questa è la mia gioia più grande. Vedere il piccolo Ke Huy Quan cresciuto, dopo essere stato lontano dalle scene per anni, e tornare sul grande schermo con un ruolo meraviglioso, perfetto per il suo volto gentile. A ripensare alla sua interpretazione nei film dei Daniels mi si stringe il cuore, spero davvero che possa accaparrarsi anche un bell'Oscar, se lo meriterebbe. Anche qui, non me ne vogliano gli altri candidati, sono sicura che le vostre interpretazioni sono memorabili, ma al cuor non si comanda.


Miglior attrice non protagonista
Angela Bassett in Black Panther: Wakanda Forever

Oh, cielo. Wakanda Forever è l'unico film Marvel che non ho visto al cinema e di cui ho scelto di aspettare l'uscita su Disney + per sopraggiunta rottura di palle, quindi non posso dare un giudizio sull'interpretazione della Bassett. Certo, non pretendevo che la divina Jamie Lee Curtis vincesse il Globe, anche se lo avrei tanto voluto, e non ho idea di come si siano "comportate" la Mulligan e la Condon, ma Dolly De Leon in Triangle of Sadness è notevole, quindi mi permetto di dubitare di questo premio. Ma ne riparleremo, sono molto curiosa a 'sto punto! 

Miglior regista
Steven Spielberg per The Fabelmans

Ogni premio dato a Spielberg è sempre fonte di gioia per me, ci mancherebbe, e The Fabelmans, a livello di regia e di coinvolgimento emotivo del regista, è sicuramente un'opera validissima. Dal mio umilissssimo punto di vista, i Daniels avrebbero meritato un riconoscimento altrettanto grande e, insomma, James Cameron si è fatto un culo come una scimmia col suo Avatar. Quindi boh, mi sento un po' come se il premio per Spielberg fosse un contentino "alla carriera" e mi spiace che altri ci abbiano rimesso per questo. 


Miglior sceneggiatura
Martin McDonagh per Gli spiriti dell'isola

E nulla, Gli spiriti dell'isola è veramente THE Film to Watch ma, d'altronde, quando sceneggia McDonagh ci sono pochi *azzi. E ci dispiace per gli altri, lo sapete, soprattutto quando si chiamano Daniels, ma purtroppo non posso fare un confronto, ancora.

Miglior canzone originale
Naatu Naatu di M.M. Keeravani, Kaala Bhairava e Rahul Sipligunj, per il film RRR

Non sono ancora riuscita a vedere RRR, data la durata proibitiva, ma non credo mi fionderò a recuperarlo tanto presto solo per ascoltare una canzone. Delle altre, conosco solo Ciao Papa da Pinocchio, molto carina ma non particolarmente memorabile. 

Miglior colonna sonora originale
Babylon di Justin Hurwitz

Beh, se un film di Chazelle non avesse avuto una colonna sonora più che valida mi sarei in effetti perplessa. Ciò detto, di musica non me ne intendo, non ho ancora visto il film, non ho granché memoria di quelle di Pinocchio e The Fabelmans, salvo per una sensazione di gradevolezza, quindi me ne sto.

Miglior cartone animato
Pinocchio
(Guillermo del Toro's Pinocchio - Francia, Messico, USA 2022)

Ci voleva del Toro per impedire che il premio andasse alla Pixar, evviva! Non fraintendetemi, Red mi è piaciuto molto, ma Pinocchio è uno dei film più belli usciti lo scorso anno. Gli altri mi incuriosiscono molto, a parte Il gatto con gli stivali, e spero di recuperarli prima o poi: Marcel the Shell dovrebbe uscire il 9 febbraio, Inu-ō è uscito a Venezia ma non ci sono ancora notizie su una sua distribuzione più vasta, almeno in Italia. 


Miglior film straniero
Argentina, 1985 (Argentina, 2022)

Come al solito, i film stranieri mi colgono impreparata. Onestamente, non so se avrò mai tempo e voglia di recuperare il vincitore, più di due ore imperniate sul processo che ha portato all'affermazione della democrazia in Argentina, ma è disponibile su Prime Video, quindi chissà. Dall'alto della mia Crassa, pigra ignoranza, gli unici che mi interessano sono RRR e La donna del mistero, gli altri due candidati li lascio ai cinefili. 

E come sempre, mi colgono impreparata anche le serie TV! Tra le nominate ho visto solo Pam & Tommy e Mercoledì e sto recuperando solo in questi giorni Dahmer, che ha visto la vittoria di Evan Peters nei panni dell'inquietantissimo protagonista. Consapevole che non avrò mai tempo di recuperare nessuno dei vincitori "seriali", vi do dunque appuntamento al consueto riassuntone degli Oscar, il 13 marzo! ENJOY!

lunedì 1 marzo 2021

Golden Globes 2021

Buon lunedì a tutti! Stanotte c'è stata la cerimonia di assegnazione dei Golden Globe "ai tempi del Covid", tra chupito, audio che va e viene, qualche premio prevedibilissimo e un unico diludendo, ovvero la tremebonda snobbata ai danni del bellissimo Promising Young Woman che, se tanto mi da tanto, vedrà sfumare non solo qualsiasi possibilità di vincere degli Oscar, ma anche di venire candidato per qualsivoglia categoria. La solita tristezza, insomma, quest'anno aggravata dal fatto che distribuzione italiana latita ancor più... ENJOY!


Miglior film drammatico
Nomadland  (USA/Germania, 2020)
Nonostante lo scippo ai danni di Promising Young Woman, non posso "odiare" in partenza un film con l'adorata Frances McDormand. A quanto si capisce dalla trama, Nomadland dev'essere un on the road spinto dalla disperazione di aver perso tutto e, ne sono quasi sicura, un film simile andrebbe visto al cinema per godere della regia. Purtroppo non esiste ancora una data di uscita italiana, anche perché non si sa ancora se e quando riapriranno le sale... il problema è che non si sa nemmeno se Nomadland finirà su qualche piattaforma di streaming legale. Insomma, come al solito buon per quelli che lo hanno visto a Venezia: noi stronzi aspettiamo e speriamo.



Miglior film - Musical o commedia
Borat Subsequent Moviefilm  (USA, 2020)
Questo invece lo si trova facile, è su Amazon Prime Video. Peccato che il prequel, che io non ho mai visto perché uscito nel periodo in cui avevo Baron Cohen in odio totale, non si trovi se non a pagamento e anche no, dai, grazie. Attenderò di guardarlo nel caso arrivasse agli Oscar, altrimenti pazienza, con calma. 

Miglior attore protagonista in un film drammatico
Chadwick Boseman in Ma Rainey's Black Bottom
Vittoria scontata, sebbene meritata, anche perché Boseman è uno degli unici due elementi che rende Ma Rainey's Black Bottom un film sopportabile. Anzi, visto il contorno fuffoso, la sua performance risulta ancora più bella e intensa.



Miglior attrice protagonista in un film drammatico
Andra Day in The United States vs. Billie Holiday
La "biografia" di Billie Holiday o, meglio, lo scandalo nato dalla sua canzone Strange Fruit, è un altro di quei film missing in action. In America è uscito pochi giorni fa sulla piattaforma Hulu, in Italia i diritti li ha la BIM, quindi potrebbero creare un evento come per il film di Sia oppure distribuirlo (chissà quando) su altre piattaforme come Chili ecc. Nell'attesa di vederlo, mi rammarico per Carey Mulligan, ovviamente, ma anche Viola Davis e Vanessa Kirby sono state bravissime, quindi come minimo la Day, al suo primo ruolo da protagonista, dovrà essere eccelsa.

Miglior attore protagonista in un film musicale o commedia
Sacha Baron Cohen in Borat Subsequent Movie
Ammetto di avere visto solo la performance di Andy Samberg quindi non faccio testo ma siccome ultimamente il mio odio per Cohen è finito, non posso che essere felice per lui.


Miglior attrice protagonista in un film musicale o commedia
Rosamund Pike in I Care a Lot
Altro premio prevedibilissimo e personalmente assai gradito, visto che la Pike asfalta davvero tutti nel film.



Miglior attore non protagonista
Daniel Kaluuya in Judas and the Black Messiah
Benché abbia sempre voluto bene a Kaluuya e sia sinceramente contenta per lui, questo è un altro film che non conosco e che è missing in distribution. La storia del leader delle Pantere Nere in America è stata distribuita su HBO Max, qui in Italia chissà. Per il resto non saprei davvero come commentare il premio, mi mancano tutti i contendenti tranne Baron Cohen, effettivamente bravissimo ma già premiato altrove.


Miglior attrice non protagonista
Jodie Foster in The Mauritanian
Anche in questo caso vivo in totale ignoranza. Sia Glenn Close che la piccola Helena Zengel mi sono piaciute molto ma alla Foster voglio sempre bene, quindi spero di potermi godere la sua performance ma, anche in questo caso, chissà quando.


Miglior regista
Chloé Zhao per Nomadland.
Il premio a una regista donna accresce ancor più la mia attesa per questo film anche se sarebbe stata meglio Emerald Fennell, mannaggia. E pazienza per Fincher e i suoi shottini!

Miglior sceneggiatura
Aaron Sorkin per Il processo ai Chicago 7.
A Sorkin non si può dir di no. Comunque erano molto interessanti anche le sceneggiature di Promising Young Woman e Mank.



Miglior canzone originale
Io sì (Seen) di Diane Warren, Niccolò Agliardi e Laura Pausini, per il film La vita davanti a sé
Gesù che ammorbo. E non aggiungo altro.

Miglior colonna sonora originale
Soul di Trent Reznor, Atticus Ross, Jon Batiste
Purtroppo ho poco orecchio musicale ma sicuramente, per un film come Soul, questa era la scelta più giusta.

Miglior cartone animato
Soul (USA 2020)
E non avevo dubbi avrebbe vinto Soul, onestamente, anche se devo ancora vedere The Wolfwalkers, l'unico col quale potrei mettere in discussione l'ultima meraviglia Pixar.

Miglior film straniero
Minari (USA, 2020)
Adoro Steven Yeun quindi non me lo perderò, anche se un po' mi spiace per La llorona, in quanto unico horror del mucchio. Purtroppo, anche in questo caso, non si sa nulla su un'eventuale distribuzione italiana.
Ti amo. Ti amo alla follia.


Due righe anche sulle serie TV, sulle quali come al solito non posso pronunciarmi visto che ne seguo
pochissime, quest'anno più che mai. Stavolta, hanno vinto tutto serie conosciutissime e amatissime che, ahimé, non ho avuto tempo (e continuerò a non avere, per inciso) di recuperare come The Crown e La regina degli scacchi. E con questo è tutto... ci si risente per gli Oscar! ENJOY!

martedì 23 febbraio 2021

I Care a Lot (2020)

Fresco di una nomination ai Golden Globe per Rosamund Pike come miglior attrice in una commedia o musical, la settimana scorsa è uscito su Prime Video (chissà perché in America ce l'hanno invece su Netflix) il film I Care a Lot, diretto e sceneggiato nel 2020 dal regista J Blakeson.


Trama: Marla è una tutrice legale il cui unico scopo e privare delle loro fortune gli anziani sotto la sua tutela. L'attività procede bene, finché tra le sue grinfie non finisce una donna dai legami insospettabili...


Non sarà facile spiegare il mix di sentimenti contrastanti derivati dalla visione di I Care a Lot, commedia nerissima che consiglio spassionatamente di guardare, ma con nervi saldi, pena la volontà costante di spaccare lo schermo a pugni. Lo consiglio, in primis per la presenza di signori attori, soprattutto Rosamund Pike, che con la sua performance gelida e cazzuta regge praticamente il film da sola, mettendosi negli scomodi panni (come se non le fossero bastati quelli della gone girl Fincheriana) di una donna senza scrupoli, una "leonessa" che mira a fare soldi sulla pelle degli anziani, sfruttando senza un battito di ciglia tutte le orribili gabole legali che rendono gli USA, Paese della libertà, un incubo kafkiano per chiunque finisca impreparato nelle maglie del sistema; ad affiancarla, c'è il sempre meraviglioso Peter Dinklage, una rediviva Dianne Wiest che finisce per essere più inquietante della stessa Pike, e la dolce bellezza di un'umanissima Eiza González, l'unica in grado di dare un minimo di credibilità al personaggio di Marla, che senza la partner (non solo in crime) sarebbe solo pura malvagità. Anche la trama di I Care a Lot è molto interessante, soprattutto nella prima parte, e mescola in maniera sfacciata elementi assai plausibili e altri decisamente più "spettacolari" ed improbabili, soprattutto dopo che le carte sono state scoperte e il film passa dall'essere una rocambolesca pellicola di denuncia sociale a un thriller con parecchi tocchi di humour nero, un cambiamento di registro che contribuisce a tenere molto alto il livello di adrenalina e di attenzione dello spettatore, che non passa un solo minuto senza chiedersi dove diamine potrebbe andare a parare I Care a Lot e cosa avrà voluto comunicare J Blakeson.


Qui è però scattato, almeno per me, il problema di I Care a Lot, ovvero le "troppe" domande, la pretesa di un qualche messaggio serio da comunicare. Personalmente credo che I Care a Lot avrebbe funzionato alla perfezione se fosse stata una commedia nerissima al 100%, con una protagonista sì immorale, ma senza giustificazione, una villainess tout court completamente priva di appigli per poter in qualche modo empatizzare con lei. Invece, quegli accenni di tirate femministe, di donna costretta a subire gli insulti sessisti degli uomini che non riescono a batterla ad armi pari, di essere umano con qualche problemino accennato alle spalle (esempio: della madre non le frega nulla, uno intuisce che la sua mancanza di scrupoli verso gli anziani derivi da un rapporto meno che idilliaco) hanno contribuito, almeno nel mio caso, a farmi odiare Marla al punto da augurarmi che le succedessero le peggio cose, questo nonostante il suo antagonista sia senza scrupoli e detestabile quanto lei; Marla e Fran, novelle Thelma & Louise, si imbarcano in una ribellione contro la società e il maschilismo imperante ma ai danni di vecchietti indifesi, tanto che per renderle un pochino meno immorali lo sceneggiatore ha dovuto connotare in maniera incredibilmente negativa tutti quelli che provano a opporsi a loro, un escamotage cheap, se mi consentite il termine, che onestamente con me non ha attecchito. Piuttosto che questo colpo al cerchio e un altro alla botte, avrei preferito una cosa completamente demenziale e staccata dalla realtà come un La signora ammazzatutti, oppure una cosa serissima, di denuncia, ma così I Care a Lot non è né carne né pesce e vale davvero solo per le notevoli interpretazioni degli attori, quelle sì imperdibili... ma magari voi riuscite a non farvi montare l'odio e ad apprezzarlo più di quanto abbia fatto io, chissà.


Di Rosamund Pike (Marla Grayson), Peter Dinklage (Roman Lunyov), Eiza González (Fran), Dianne Wiest (Jennifer Peterson), Chris Messina (Dean Ericson), Macon Blair (Feldstrom) e Alicia Witt (Dr. Amos) ho già parlato ai rispettivi link.

J Blakeson (vero nome Jonathan Blakeson) è il regista e sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto film come La scomparsa di Alice Creed e La quinta onda. Anche attore e produttore, ha 43 anni.


Se I Care a Lot vi fosse piaciuto recuperate Promising Young Woman. ENJOY!


martedì 16 febbraio 2021

Notizie dal mondo (2020)

Nel recuperare qualcuno dei vari candidati al Golden Globe mi sono imbattuta in una delle più recenti aggiunte Netflix, ovvero Notizie dal mondo (News of the World), diretto e co-sceneggiato nel 2020 dal regista Paul Greengrass a partire dal romanzo omonimo di Paulette Jiles.


Trama: alla fine della guerra civile, un veterano che per vivere legge giornali alle popolazioni dei vari paesi incontra una ragazzina bianca cresciuta dagli indiani e decide di riportarla a ciò che resta della sua famiglia...


Nel corso degli anni mi sono ritrovata a dover riflettere sul mio personale assioma "I western non mi piacciono", visto che ho avuto modo di vederne alcuni, tra quelli moderni, particolarmente gradevoli, magari "sporcati" da altri generi (mi viene in mente, per esempio, Bone Tomahawk). Notizie dal mondo verrà inserito nell'elenco di queste opere in grado di toccare anche una come me, che non ama particolarmente il western, e soprattutto come uno di quei film capace di stupirmi: vista la durata e il periodo ho scommesso con Mirco che mi sarei addormentata dopo mezz'ora, invece la storia di "Capitano" e Johanna mi ha avvinta dall'inizio alla fine, coinvolgendomi e arrivando persino a commuovermi. A parte queste considerazioni triviali e personali, Notizie dal mondo è davvero un bel film, interamente fondato su un concetto di incomunicabilità che diventa il motore di tutte le vicende che portano sia all'incontro tra i due protagonisti, sia a tutte le sventure in cui incappano in nostri, unito ovviamente ad una situazione storica e sociale di grandissima confusione. Il film si ambienta infatti negli anni successivi alla Guerra di secessione americana, nelle zone del sud controllate dai soldati Unionisti, dove i veterani confederati erano costretti ad arrabattarsi per sopravvivere e dove i nemici non erano solo le persone dalla pelle di colore diverso ma anche gli stessi americani; in questo clima di incertezza ed ignoranza, il capitano Kidd va in giro a leggere giornali creando delle piccole assemblee cittadine ad ogni passaggio, informando, divertendo e talvolta cercando di far ragionare la gente per 10 centesimi. Proprio lui, che con le parole campa e sopravvive, si ritrova a dover riportare da parenti sconosciuti una ragazzina che, pur essendo bianca, è cresciuta con gli indiani e conosce quindi solo il dialetto Kiowa, cominciando dunque un viaggio irto di imprevisti e pericoli, in terre inospitali e selvagge dove il pericolo più grande è sempre e comunque l'uomo, assieme al suo fondamentale egoismo.


Lo stesso Kidd, nonostante sia innegabilmente l'eroe del film, non è esente da difetti e non è particolarmente abile a mettere in pratica ciò che predica, vittima di un dolore personale enorme che è arrivato a privarlo del coraggio di riprendere in mano la sua vita e tornare ad affezionarsi a qualcuno; durante il viaggio, Kidd salva spesso Johanna (e a sua volta viene salvato da una ragazzina non così indifesa) eppure arriva a causarle anche molto dolore per via di una sostanziale, "occidentale e ariana" tendenza ad imporre ad altri lo stile di vita che noi riteniamo giusto, quello che calzerebbe alla perfezione nella "nostra" situazione, senza pensare che ogni essere umano è un mondo tridimensionale a sé stante, non una via retta e piatta. Lo stesso vale per le vicende di Kidd e Joanna, che toccano una vasta gamma di emozioni e all'interno delle quali la riflessione va di pari passo con l'azione, raggiungendo un equilibrio perfetto quanto l'alchimia tra Tom Hanks e la semi-esordiente Helena Zengel, ragazzina dal visetto particolare e dallo sguardo intenso che, si spera, non si perderà nei meandri dell'industria cinematografica come molte delle sue colleghe passate. A coronare ed arricchire il tutto ci sono gli ampi movimenti di macchina di un Greengrass che trasforma i paesaggi desolati e quasi deserti percorsi da Kidd e Joanna in viste mozzafiato colme di insidie, coadiuvato anche dalla bellezza della fotografia a tratti un po "bruciacchiata" a tratti nitidissima di Dariusz Wolski, due punti di forza che avrebbero reso Notizie dal mondo perfetto per il grande schermo. Ci si accontenta, ahimé, ancora grazie che Netflix abbia deciso di distribuire un film così, che vi consiglio di recuperare senza indugio. 


Di Tom Hanks (Capitano Kidd), Ray McKinnon (Simon Boudlin), Mare Winningham (Doris Boudlin), Elizabeth Marvel (Mrs. Gannett) e Bill Camp (Mr. Branholme) ho già parlato ai rispettivi link. 

Paul Greengrass è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Inglese, ha diretto film come The Bourne Supremacy, The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo, Captain Phillips - Attacco in mare aperto e Jason Bourne. Anche produttore e sceneggiatore, ha 65 anni.


Se Notizie dal mondo vi fosse piaciuto recuperate Il grinta (trovate anche questo su Netflix). ENJOY!


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