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mercoledì 26 luglio 2017

Di Lumache, Pinocchi e vita quotidiana

Parco di Pinocchio - Collodi (PT), La Lumaca, 2010

— Lumachina bella, — gridò Pinocchio dalla strada, — sono due ore che aspetto! E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni. Spicciatevi, per carità.
— Ragazzo mio — gli rispose dalla finestra quella bestiuola tutta pace e tutta flemma — ragazzo mio, io sono una Lumaca, e le Lumache non hanno mai fretta. — E la finestra si richiuse.
[...]
La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si aprì. Quella brava bestiuola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore. Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata.
(Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio)

Da quanto non ci leggiamo? Un bel po', garantito.
La risposta, la soluzione, sta qui sopra, sta nella Poluchina qui a fianco, sta nella vita quotidiana che - giustamente - prende il sopravvento.
Il CircoloVizioso è il luogo del riparo, della quiete, della pace, della serenità, non riesco proprio a costringermi alla costanza a tutti i costi. Ma voi che ancora ci siete, voi pochi che continuate a leggere, siete tra quelli che hanno capito la cosa fondamentale: là fuori c'è la vita vera, quella da vivere, quella per cui lottare, quella che ti porta via le persone all'improvviso e tu magari non fai in tempo a dir loro quanto sono importanti per te,
quella che ti fa incontrare persone-luoghi-libri sempre al momento giusto per dirti come procedere, quella che ti manda un sacco di segnali per dirti che sì, anche se non ne sei ancora convinta, anche se tutto sembra remare contro, è proprio quella che stai seguendo la via giusta da seguire.
Ma quella vita lì, quella vera, passa anche di qui, da questo web, così maltrattato da alcuni, così sopravvalutato da altri. Qui, sul web, ho conosciuto persone importanti, che hanno lasciato un segno sulla mia vita, nella maggior parte dei casi hanno aperto finestre sul mondo e novità che neanche mi immaginavo.
 
Parco di Pinocchio - Collodi (PT), Pinocchio al Gran Teatro dei Burattini, 2010
Oggi ho ripreso Pinocchio, non tanto per le sue bugie quanto per lo splendido racconto del suo viaggio di crescita: Pinocchio che ne ha viste di belle e di brutte, Pinocchio che si riprometteva cose, che prometteva impegno e costanza e poi finiva per lasciare tutto e fuggire nel Paese dei Balocchi, dove non c'è da pensare a nulla tranne che al divertimento.
C'è molto da pensare, se provate a soffermarvi un minuto.
E poi pensate anche alla Lumaca, alle sue parole, a quella fretta che non c'è, che non ci dev'essere.
Sono tornata a queste foto fatte diversi anni fa, con la PM piccina, i suoi sorrisi, la paura alla vista del Gatto e la Volpe incappucciati. Il terrore alla vista di questo burattino sottovetro, che a vederlo col senno di poi fa davvero un po' impressione, bruttino com'è... 😟

Al Parco torneremo anche quest'anno, ormai è una tappa fondamentale per noi quattro. Stavolta però affronteremo la Via della Fiaba, seguendo una delle guide trovate in giro per il web: Sentieri d'autore.


Camminare per il borgo e nella natura sarà piacevole anche per i bambini, se accompagneremo la passeggiata con la storia del nostro grande amico burattino:

— C’era una volta....
— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.
— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

E voi? verrete a camminare con noi, insieme a Pinocchio? Sapete, si imparano davvero molte moltissime cose ascoltando la sua storia, sia da bambini che da adulti... 😉

lunedì 14 settembre 2015

Indipendence Day 25 ottobre. Che faccio, ci provo?

Sto vivendo una passione rinnovata con il mondo dei blog: ora che spopolano così tanto i social e che prestocheètardinonhomicatempoperleggereipostealloraschiaccioMiPiacesenzaapprofondire, io mi dedico ancora più di prima alla Lentezza. 


E leggo, leggo, leggo e scopro, scopro, scopro.

Francesca l'ho conosciuta un po' di tempo fa, poi l'ho persa - non so perché - e poi l'ho ritrovata. La sua svolta naturale mi è piaciuta tanto, la ammiro per la sua decisione e la passione con cui porta avanti il suo obiettivo. Questa dell'autoproduzione è una cosa che mi gira in testa da un po', grazie alla crisi, grazie alla voglia di naturale, grazie a chi lo fa da tempo con successo.
Da portare a mia discolpa ho le solite scuse: il tempo, la pigrizia, i "ma ce la farò?", i "sì magari quest'anno ci provo", le mille e mille scuse che dicono solo che ancora il momento non è arrivato.



Poi però quel momento arriva e ti viene proprio voglia di provarci, anche se sai che non farai in tempo per l'occasione ad avere un orto tuo e a portare nel piatto il frutto del tuo lavoro. Ma hai imparato un po' di lezioni, nel frattempo, e hai capito che le regole del gioco ti permettono di mettere in tavola piatti deliziosi, senza passare per il supermercato e inoltre hai passato una vacanza bellissima in un posto bellissimo dove hai riscoperto certi sapori che non vuoi perdere.

Ecco le regole del gioco, copincollate dal blog Un tuffo nell'insalata:
Regolamento
1. Tutto quello che mangerai nel giorno dell'Indipendenza Alimentare deve essere autoprodotto da te o da amici e parenti e fatto rigorosamente in casa.
2. Gli ingredienti che utilizzerai per preparare i tuoi piatti non dovranno assolutamente provenire dalla grande distribuzione o essere acquistati al supermercato. 
3. Sono rigorosamente banditi precotti, preconfezionati, scatolame di qualsiasi tipo, surgelati e congelati e tutti i lavorati industriali. E' compresa in questo elenco anche la pasta secca confezionata. Non è ammesso nemmeno il pane comprato (fatelo voi, vi assicuro è facile!!!) e lo zucchero bianco (sostituitelo con zucchero di canna o miele).Per fare degli esempi pratici: il sugo non va fatto con i pelati ma con il pomodoro fresco; se decidete di fare una torta salata non potrete utilizzare la pasta sfoglia o brisè confezionata o surgelata...
4. Gli acquisti, sempre nel rispetto del punto 3, verranno effettuati o nel piccolo negozio sotto casa, nei banchi dei mercati (meglio se si tratta di rivendite dirette produttore/consumatore), nei negozi di prodotti biologici o nelle botteghe del commercio equo e solidale. Acquistate solo il quantitativo necessario e sufficiente; evitiamo inutili sprechi!!!
5. Cercate di acquistare solo materie prime con le quali confezionerete i vostri piatti, privilegiando prodotti freschi, a Km. 0, di stagione e integrali. I prodotti di origine animale è preferibile siano biologici. La carne è consentita ma solo biologica. Il pesce solo pescato e non dall'allevamento.
6. Eccezioni: si possono utilizzare i preparati speziati e i fermentati  purchè non contengano coloranti, conservanti, lieviti, additivi o altri prodotti chimici. Quindi potrete utilizzare per esempio il Curry, il Gomasio, la salsa di soja biologica e altre spezie. Sono ammessi i formaggi ma non prodotti industrialmente. E' ammesso il vino, purchè di alta qualità e la birra artigianale.
7. Divertirsi e lasciare spazio alla propria fantasia!!!
E allora io ci provo. Partecipate anche voi?

lunedì 7 settembre 2015

3 progetti per settembre

Un Passo Alla Volta
Ho una gran voglia di camminare, quest'anno.

Sarà per le belle camminate che mi sono regalata in vacanza - parliamo della gran botta alla caviglia dopo aver percorso in equilibrio tuuuuuutto quel bianchissimo tronco spiaggiato, ancora mi fa male ma ne valeva la pena:

non era questo, il tronco, ma la spiaggia deserta, quella sì!
sarà perché sento il bisogno di tirar giù quel peso in più - colpa delle birre alla castagna? o delle mille cose da assaggiare che trovavo ad ogni angolo di paese? -, sarà perché a tutti, in questo periodo, sembra esser venuta una gran voglia di correre e io devo per forza andar controcorrente.
Io cammino, lo preferisco da sempre.
Non corro, vado piano e mi godo il panorama.
Sono cosciente del fatto che così facendo mi perdo un sacco di cose, arrivo tardi agli appuntamenti, non agguanto i treni in corsa, perdo alcune occasioni fondamentali.
Ma il mio sguardo continua, imperterrito, a osservare, a guardarsi in giro.
E scopro cose. E vedo persone. E gusto sensazioni. Proprio non ci riesco, a correre.
Ci perderei troppo.

Credo anche che quelle che chiamiamo coincidenze servano sempre a regalarci una scusa plausibile per qualcosa che già abbiamo in mente.
Da un po' di tempo a questa parte trovo nella mia vita un sacco di farfalle, mi accorgo della loro presenza in tante occasioni diverse - ho dedicato loro anche una rubrica apposita, chi mi segue lo sa: Meno Stress Più Farfalle
Qualcosa vuol dire di sicuro. In alcuni periodi della vita abbiamo tutti bisogno di un po' di leggerezza, in certi momenti quella leggerezza è proprio vitale. 
Poi ci sono i momenti per cui dire Grazie. A me piace tanto dire Grazie. E sento di doverlo dire, ancora una volta, a tante persone e a tanti fatti sparsi che mi sono capitati ultimamente.

Veniamo ai progetti, dunque.
  1. Inizierò a camminare sul serio, più spesso. Magari cercando luoghi dove potermi guardare in giro con più curiosità. Magari coinvolgendo anche il CircoloVizioso, a volte, nella #OperazioneUnPassoAllaVolta.
  2. Durante questo gran camminare avrò tempo per pensare ed essere grata. Ogni pensiero felice avrà una farfalla dedicata. Le raccoglierò tutte in una gabbia aperta, per farle volare quando ne avranno voglia.
  3. Smetterò - almeno per il momento - di fare altri progetti.
Lo so, all'ultima non ci crede nessuno. Io per prima! :)

venerdì 4 settembre 2015

Questa estate 2015

sole
mare
parole
cammino
volti
panorami
silenzi
acqua, tanta acqua
equilibri
ricerca
colori
letture
giochi
odori
carte
terra
pace
vento
stranieri
sapori
legno consumato
gentilezza
scommesse
consapevolezza
latte
sassi
api

Questa estate 2015 che mi ha donato una nuova vita
Ricominciando da me

mercoledì 3 giugno 2015

3 motivi per apparire/sparire senza motivo (plausibile)


Gestire una vita che sta seguendo un rotta proprio tutta sua non è proprio la cosa più semplice del mondo. Almeno per me, almeno in questa fase della mia vita.
Ho cominciato una nuova strada con entusiasmo, facendo mille progetti, segnandomi obiettivi da raggiungere, sorridendo ai sogni, poi mi sono persa al primo inciampo, salvo riprendere il filo e ripartire alla grande. Per poi cadere di nuovo. E rialzarmi.
La vita è così, la vita ti mette alla prova quando sei in grado di affrontare certi livelli di difficoltà, e probabilmente questo non è ancora niente.

Ma qualcuno diceva che bisogna rialzarsi e giocare
quando il gioco si fa duro.
E allora gioco, apparendo e sparendo da queste parti senza plausibile motivo, solo per dire a me stessa che ci sono, ci sono ancora.
Eccheppalle questa negatività, eccheppalle piangersi addosso.
La nuova strada prevede scalette e progetti, prove di forza e di concentrazione. Le alterno a ore di libertà assoluta, senza meta, senza fine, senza motivo, tranne quello del sentire. Che poi è il vizio più importante, quello del sentire, con tutti se stessi, di esserci, di esistere, di far parte del mondo.
Davanti a me 3 diverse scelte, non so ancora quale sarà quella giusta, non so ancora quale farò. So già che deciderò col "sentire".

giovedì 29 gennaio 2015

Anno nuovo vita nuova. #iomivizio

Start today!
Passato il primo mese del 2015 mi concedo un momento di bilancio. 
Le novità ci sono e chi sa leggere tra le righe ha capito che qui qualcosa è cambiato, che ci sono scelte da affrontare e economie da cambiare.
Sto facendo piani di risparmio, menù settimanali che sappiano mettere insieme l'equilibrio dei pasti e quello del portafogli, progetti di riciclo e di recupero, raid di decluttering a non finire: dato che non posso tagliare sulle spese inutili, perché da tempo non ne faccio, di spese inutili, devo mettere in atto altre strategie!

Anno nuovo vita nuova.
Sì, ho fatto per quindici anni le stesse scale ogni giorno. Da oggi non le farò più con gli stessi pensieri di ieri. Inizia oggi qualcosa di nuovo. Inizia a vivere con altri sorrisi, apri porte dove non pensavi nemmeno ce ne fossero, non darti per vinta, mai. La vita è bella perché ti dà quando sei capace di prendere e ti toglie quando sa che sei abbastanza forte da poter fare a meno di qualcosa. Non disperarti, mai!

#iomivizio è rimasto un progetto un po' troppo nel cassetto, finora. 
Oggi però c'è bisogno di un nuovo inizio. E oggi inizierò la mia vita nuova concedendomi un vizio. Sarà una coccola che riporta all'infanzia, allo zucchero a velo che cade sui vestiti della domenica, alle giornate di sole e felicità e spensieratezza. Oggi pomeriggio, in questa giornata che è iniziata con la neve, insieme ai miei bimbi farò il budino di riso di Juls' Kitchen.

E mi auguro con tutto il cuore che sia una meravigliosa vita nuova!

lunedì 5 gennaio 2015

Barattoli di felicità

Barattoli di felicità
Volo sfarfallando leggera tra i post di questi primi giorni dell'anno e trovo Rossella Grenci e il suo vecchio progetto di un Barattolo della Felicità
Leggo con piacere che sta pensando di riproporlo anche quest'anno e io voto per il sì: segnare e ricordare piccoli momenti di felicità, per me, lo sapete, è una questione fondamentale!
Lo faccio da qualche anno a questa parte con l'Happy Week Journal, che in un primo tempo era un appuntamento "pubblico" mentre nell'ultimo periodo - complice la mia evidente mancanza di organizzazione, oltre che la volontà egoista di conservare solo per me certe piccole felicità - è diventato un fatto privato, con qualche accenno ogni tanto.

Ora, questa Happiness Jar mi gira e rigira per la testa, mi scopro a giocare con la mente e la incastro come in un tangram con i sassolini del mio Non-Progetto e... ecco: ho preso una decisione (e non è cosa da poco in questo periodo, quella di sentirmi così decisa e convinta di qualcosa). 
Ho deciso che su questo blog, quest'anno, non posterò il mio Happy Week Journal 2015 - perché è davvero troppo MIO, quest'anno, per renderlo pubblico - ma tutti i piccoli pensieri felici che mi salteranno in testa li metterò in un barattolo virtuale, dove saranno raccolti anche tanti e tanti dei pensieri felici che ci sono stati da quando il blog ha aperto i battenti. Sto già lavorando al barattolo e alla sua etichetta, li vedrete presto. La felicità mette in moto la mente più di ogni altra cosa al mondo, lo sapete? ;)


Questa la mia tecnica, quest'anno, questo il mio primo Non-Progetto per il 2015.

Insomma, la regola numero cinque del Non-Progetto è questa: provate a trovare anche voi la vostra tecnica per raccogliere Felicità, provate a raccogliere sassolini da mettere nel vostro barattolo: provate a guardare qui e qui e qui e qui, da chi ha inventato forse questa abitudine, e anche qui e qui e lasciatevi ispirare!

Regola numero cinque: Trovate la vostra tecnica!

giovedì 1 maggio 2014

Il ritorno ai vizi: a maggio mi regalo LENTEZZA

fonte: morgueFile.com
L'ozio è il padre dei vizi
e su questo blog di ozio si è già parlato, in passato.
Ultimamente le cose sono cambiate, però - se ne sarà accorto anche chi legge queste pagine: il tempo per l'ozio sembra scomparso ed è sempre più impossibile poter anche solo immaginare di avere tempo da perdere. L'arte di incastrare impegni, lavoro, scuola, casa e tutto il resto, amato giochino del TetrisForWomen, è sempre più complicata da praticare. A me poi non è mai riuscita alla perfezione: c'è sempre stato qualcosa che rimaneva indietro, che procrastinavo per necessità di vita.
Ora intorno nascono e proliferano movimenti anti-procrastinazione, FlyLadyes, metodi per raggiungere il successo - in casa, al lavoro, nella vita - senza mai dover rimandare niente,  e io, bastiancontraria, aspiro sempre più alla pratica del non-fare, o del fare-con-lentezza.
Che non è propriamente "ozio", anche se qualcuno può erroneamente scambiarlo per tale.

Voglio imparare, capire, rendermi più evidente la differenza tra queste due visioni, tra il non-fare (piacevole e giusto anch'esso, a volte) e il fare-con-lentezza, assaporando le azioni, i movimenti, i respiri e gli effetti del mio fare. E leggo. E cerco, ricerco, annuso e guardo. Con lentezza, sempre.




Non c'è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente, senza sforzarsi; non c'è meta troppo alta per chi vi si prepara con la pazienza.
Jean de La BruyèreI caratteri, 1688

Siamo tutti costretti in un vortice negativo che ci sta strozzando sempre più, e il brutto è che spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto. Quando accompagno mia figlia in piscina guardo quelle persone disposte in ordinate file sui tapis roulant della palestra che corrono sudano e faticano e ogni volta mi chiedo: ma dov'è che stanno andando? E perché non corrono fuori di qui, con la bella giornata che è? Fuori ci sono campi in fiore, strade poco frequentate, sole, vento, aria fresca... Niente da dire sulla loro ferma volontà di tenersi in forma, tanto di cappello anzi, ma...
Quello che sto affrontando è uno di quegli argomenti pieni di luoghi comuni, so che sto facendo chiacchiere da mercato e che non ci sono più le stagioni e così via ma provate anche voi a fermarvi un attimo e chiedetevi: dove sto andando così di corsa? quanti minuti di vita ho pienamente vissuto da quando mi sono svegliata stamattina? quando potrò vivere di nuovo la carezza di mia figlia? qual è la cosa che oggi mi sono fermata a gustare?
polepole ha un significato, lo sapete, e io l'ho scelto come nick per un motivo, non certo a caso. 
Ci sono stati Grandi che hanno parlato e scritto di lentezza, poi è arrivato anche Sepulveda, tra gli altri, a farmi ragionare sulla verità e sull'importanza di questo modo di vivere, con la sua lumachina Ribelle (pensandoci bene io e Tatti dovremmo chiedergli i diritti d'autore, ché siamo arrivate prima di lui a quell'immagine... magari diventeremmo ricche, chissà! :))
La nostra Poluchina
Sempre con lentezza faccio progetti in questo periodo di crisi: l'economia è messa male, le prospettive sembrano appiattirsi sempre più, il futuro si è ingrigito. Ma io faccio progetti e sogno anche, guarda un po', di realizzarli. 
E oggi, primo giorno di Maggio, primo giorno dopo il mio quarantunesimo compleanno, ho deciso di farmi un regalo, grande e importante: 
oggi mi regalo LENTEZZA.

Momenti per me, libri sul tema, frasi da custodire, argomenti su cui meditare, passeggiate a piedi o in bicicletta invece che in auto, cose da fare osservando le azioni che metto in pratica e non - come spesso accade - senza nemmeno rendermi conto di quello che il mio braccio fa per me.
La crisi insegna. O forse sono io che sto cercando di trovare il positivo in questo periodo nero nero nero che sembra non schiarire più.
Vivere con lentezza, rallentare, fare un altro piccolo passo, lento e paziente, verso il downshifting, per un mese intero: dovrò fare qualche sforzo, forse, ma so che ne varrà la pena.
Il prossimo 12 Maggio sarà l'8^ Giornata Mondiale della Lentezza:
Rallentare, piccole azioni per grandi e duraturi cambiamenti per un modello di società più riflessivo e partecipe, che a partire da noi stessi combatta la tristezza, trovando tra le pieghe di una vita, a volte complicata, una gioia di vivere che certamente esiste in ciò che abbiamo. [fonte: www.vivereconlentezza.it]
Io parteciperò così. Sarà un regalo per me, ma anche per chi vorrà partecipare e condividere e far girare la voce.

E tanti auguri a me.

L'iniziativa del CircoloVizioso la trovate anche sulla pagina FB de IlCircoloVizioso, seguendo l'hashtag #miregalolentezza

martedì 25 marzo 2014

Ho sognato Roma

Stanotte ho sognato Roma.
Roma La Bella, Roma dei Fori visti dall'alto, Roma che sempre si infila tra le pieghe dei miei ricordi. Un sogno vivo, fresco, un sogno sveglio. Camminavo per le strade così umane con una fiducia ferma. Ho lasciato la bici appoggiata alla serranda di un negozio chiuso, e non per la crisi. Umido sui sampietrini, ombre e luci che giocavano a rincorrersi, persone raggrumate in discussioni quotidiane, con i visi sereni e i sorrisi aperti. Oddio che sogno: correvo, a un certo punto, ma senza ansia, verso la stazione; il mio treno stava per arrivare ma io ero ancora molto lontana, nei dintorni di San Pietro. Ho camminato a passo svelto lungo il Tevere, ho sceso di corsa (o come su uno scivolo?) una scalinata che non ricordo nella realtà, un intarsio di sculture, visi, animali, vegetali. Ormai con i piedi a terra, mi sono accorta di un marmo rotto, il dito del piede di uno di quei personaggi. Non l'ho portato con me, mi è sembrato doveroso lasciarlo vicino al suo padrone.
Roma era fredda, non gelida, calata la sera. Ho incontrato un personaggio senza volto che mi ha accompagnato lungo la mia strada: parlavamo della gente, con tranquillità correndo. E sì che è un po' che non penso alla mia Roma, chissà perché è venuta a trovarmi nei sogni. E sì che è anche un bel po' di tempo che non c'è tempo di sognare nei miei sonni, tutti troppo contratti, tutti prossimi alla sveglia. Credete nei messaggi dei sogni, voi? Roma era placida, un respiro grande e sereno. Ecco, sì, c'era tanta serenità in questo sogno, forse è per questo che mi è sembrato così strano, forse è per questo che mi ha colpito tanto: Roma era serena.
Non traggo conclusioni, devono ancora maturare nel mio cuore e nella mia testa, e forse è meglio così: forse è meglio che Roma lavori dentro di me, che mi trasmetta quella serenità, che mi porti i ricordi felici di un tempo mai finito, una vita fa, quando tutto era diverso, quando avevo niente, nemmeno l'idea, di quello che sarei stata oggi, di quello che avrei avuto, oggi.
Ripenso al sogno, ancora, e mi accorgo che non tutti i miei sensi erano attivi: se di solito quando sogno ho ricordi di profumi, di consistenze, di sapori, di suoni, stavolta tutto puntava sulla vista. Immagini, una dopo l'altra, istantanee e piccoli video, luoghi importanti per me in quella Roma, mixati a posti che non ho mai visto e che nemmeno so se esistano davvero. Strade affiancate, separate da minimi boschetti, che da una parte costeggiano il fiume grigio e dall'altra si infilano tra case vecchie e stinte, tutte a un piano, basse e rammendate. Piazzette spazzate dal vento, a cavallo del fiume, assolate e vuote di gente. Scalinate senza inizio né fine, come in un quadro di Escher, lavorate da un barocco splendido, ricche, dedicate a pochi ma presenti nel quotidiano della gente. Incroci di strade ombrosi, tra i palazzi alti e le insegne, le serrande aperte e le luci accese: immagini vive, così vive che ancora mi sembra di toccare quel muro a cui mi ero appoggiata, chiacchierando con qualcuno. E poi un ricordo che nel sogno non c'era ma che torna nella mia mente ogni volta che pronuncio "Roma", anche solo col pensiero: l'EUR, le strade vuote, il freddo tagliente, la busta di plastica che vola in un mulinello, il cane, solo. E noi.*
Alla fine sto scrivendo per capire il significato di questo sogno strano, combattuta tra la curiosità di capire e la voglia di lasciar andare: non c'è un punto a cui voglio arrivare, non c'è una storia con un finale da raccontare. Solo immagini, in fila una dopo l'altra, flashback e collegamenti. Lascio la mente libera di collegare, di pensare, di viaggiare. Chissà che non sia questo il messaggio.
Riprendo i fili del sogno: mi ricordo di aver pensato ad amiche romane conosciute sul web, una l'ho anche incontrate durante questa mia camminata: Chiara, col suo sorriso e i suoi occhi. E poi corro avanti, ancora, e sento sulla pelle quanto ero serena. Il fiume sotto di me, presente senza imporsi, la mia Roma, il ricordo dolce che ho di lei, il passo svelto senza l'angoscia di arrivare, la pizza fredda al baracchino sotto al Colosseo, seduta sul muretto tra i turisti, mio nonno e la sua mostra di quadri sul ponte, mia figlia e il suo primo viaggio, il bambino che voleva farsi la foto con lei, sotto la pioggia fitta di una Pasqua di qualche anno fa. E la voglia di tornare, e il lungotevere con le canzoni di Baglioni, l'immensa piazza coi mercatini, la chiesetta sconosciuta che ti ha impressionata più di altre per quel suo particolare. Ricordi e suggestioni, ritratti di persone viste di sfuggita che chissà perché sono rimaste impresse e spuntano fuori solo ora.

L'ho preso quel treno verso il quale correvo, alla fine? non lo so, il sogno non è arrivato fin lì. Però il viaggio è stato meraviglioso.

* ecco che forse capisco da dove arriva la voce di Roma!

venerdì 31 gennaio 2014

Liberiamo una ricetta: Polpettine vegetariane

Ecco il gran giorno! Quello di Liberiamo una ricetta, che ci è piaciuto tanto negli anni passati e che quest'anno abbiamo deciso di replicare!
Anche questa volta il CircoloVizioso ha l'onore di ospitare Cristiana, che l'anno scorso ci ha regalato una bellissima storia d'amore e i suoi Knödel.
Quest'anno Cristiana ci delizia con una ricetta vegetariana che insieme ai sapori ha un sacco di sensi da tenere vivi.
La parola a lei, io son già pronta per provare le sue polpettine... :) 




POLPETTINE VEGETARIANE
Essere ospite per la seconda volta di questo blog è per me segno profondo di un’elezione affettiva, che continua a essere veicolata dal fantastico mondo della rete. Ma sono sicura che prima o poi Silvia ci incontreremo.
La ricetta che vi propongo quest’anno è giovane, ha sapori forse fragili, un cuore incerto di ingredienti da amalgamare ancora bene insieme, ma affonda le sue radici in un terreno fecondo e magico, a volte contraddittorio e conflittuale, ma sempre gravido di un amore senza condizioni e limiti: quello della relazione con la propria madre e del nutrimento, fisico e spirituale, con cui questo legame profondo trova sempre modo di rigenerarsi.
Sono diventata vegetariana da quasi tre anni, consapevole della scelta e dopo aver letto abbastanza. Per me è prima di tutto una scelta etica poi di salute.
La parte più difficile non è stata eliminare dalla mia dieta qualsiasi apporto proteico derivante dalla morte di un animale, perchè quello è un fatto intimo. Se lo hai deciso lo fai. Punto. E nemmeno far passare questa nuova scelta alla mia famiglia. I bambini comprendono più di quello che noi a volte immaginiamo e se forniamo loro sostegno e autostima, sono in grado di scoprire da sé la loro strada, senza sentirsi giudicati per continuare a nutrirsi di ciò che a loro continua a piacere.
Lo scoglio, che mi sembrava insormontabile, sarebbe stata, e lo sapevo, la mia famiglia di origine. Una famiglia di tradizione contadina, nel senso reale della parola. I miei nonni erano contadini, e vivevano, o forse è meglio dire sopravvivevano, del frutto del loro lavoro. Per i miei genitori, nel pieno del boom economico degli anni 60’, nutrirsi di carne e pesce, era il segno di una conquista, una meta raggiunta. Erano felici e si sentivano forti perchè i propri figli avrebbero avuto una vita diversa dalla loro, avrebbero potuto mangiare carne e pesce ogni giorno dell’anno, non solo nelle feste comandate.
Mia madre ha trasformato così la cucina nel giardino delle sue delizie, con il dono speciale e inimitabile di intuire come potevano stare insieme i sapori. Per noi era sempre festa, se c’era un pranzo ordinario, ci sarebbe stata una merenda speciale. La casa era sempre inondata di profumi, ancora adesso posso sentirli se chiudo gli occhi e richiamo quei momenti. Per questo forse ho sempre associato la cucina a gesti ripetuti di cura e amore, mai a un dovere, ad abitudini noiose. E per questo forse il solo pensiero di confrontarmi con mia madre sulla nuova scelta vegetariana mi procurava ansia. Non volevo rischiare di vanificare in un colpo solo le molte prelibatezze culinarie che nel corso di tanti anni ci aveva donato insieme al suo tempo e alla sua cura.
Ma lei, come spesso fanno molte madri, ha saputo trovare il modo per rigenerarsi e rigenerare la nostra relazione. Dopo lo sbigottimento, la preoccupazione per la mia salute, la difficoltà di avermi a pranzo, ha scelto la via della creatività, si è messa in gioco e ha cominciato a sperimentare cose nuove. Le polpettine vegetariane sono uno degli esiti di queste sperimentazioni, che continuano con curiosità e amore, tracciando nuovi percorsi di incontro e rispetto.
Ho capito solo dopo che il potere affettivo di una relazione così profonda, come quella tra madre e figlia, risiede nella capacità di amare nonostante tutto. Eppure anche io sono madre, dovrei saperlo, ma con lei sono ancora figlia, ed è meravilgioso sentirsi tali. Grazie Mamy!

ingredienti

  • 700 g di zucchine (meglio le romanesche, ma anche quelle scure vanno bene)
  • 2 uova
  • 4 cucchiai abbondanti di parmigiano
  • pan grattato q.b.
  • farina q.b.
  • sale
  • pepe

preparazione



Lavate le zucchine, quindi grattugiatele a scaglie.
Prendete uno strofinaccio, riponetevi dentro le zucchine grattugiate e strizzatele, per eliminare l’acqua, che tenderebbe a non far amalgamare bene il composto.

  
Rimettete ora le zucchine in una ciotola, aggiungete 1 uovo, sale q.b., il parmigiano e il pepe.

Amalgamate bene e solo alla fine aggiungete pane grattugiato per rendere l’impasto più compatto.
Quindi preparate un piatto con della farina e cominciate a formare le polpettine adagiandovele dentro.

 
Sbattete a questo punto il restante uovo in un piatto e preparatene un’altro con il pan grattato: passate prima le polpettine nell’uovo e poi nel pan grattato, facendo ben attenzione che l’intera superficie ne sia ben ricoperta.

  
A questo punto non resta che friggerle: mettete sul fuoco una padella con abbondante olio d’oliva, quando l’olio sarà sufficientemente caldo mettete a cuocere le polpettine.

Quando le polpettine saranno dorate da entrambi i lati, potete toglierle e servirle calde, accompagnandole con dell’insalatina fresca e dei carciofi alla giudia.

Buon appetito! E grazie a Cristiana... :)

Questa ricetta partecipa a Liberiamo una ricetta edizione 2014
"Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web"

Liberiamo una ricetta: Torta morbida di pere



Vi ricordate quando vi ho parlato di questa torta? Era un giorno particolare, un giorno in cui era importante dire un NO.
Oggi invece è l'ora di dire SI': a questa torta che è stata una rivelazione, tanto è semplice da fare quanto è buona da spazzolare. E qui al CircoloVizioso, di Gola ne abbiamo da raccontare... ;)
La ricetta l'ho trovata - rubata - sulla confezione della mia farina preferita e l'ho provata quasi per sfida, quando un giorno mio marito ha azzardato:
"Certo che le tue torte hanno tutte il solito sapore!"
... devo per caso raccontarvi qualcosa sulle mie possibili risposte? ghgààgò##§*é°§çòòò...O_O
Però vi dico che il marito si è zittito dopo averla assaggiata. E all'istante la torta morbida di pere è diventata una delle mie preferite. Potere dei dolci... e delle coccole! :)

La ricetta

ingredienti
  • 300 g di miscela farina e lievito (oppure farina e 1 bustina di lievito)
  • 3 uova
  • 3 pere
  • 200 g di zucchero
  • 100 g di burro morbido
  • succo e scorza grattata di 1 limone
  • latte q.b.

procedimento
  1. Sbucciate le pere, affettarle ed irrorarle con succo di limone.
  2. Montare a neve gli albumi con un pizzico di sale.
  3. Lavorare a crema il burro con lo zucchero, unire uno alla volta i tuorli, la farina, la scorza di limone e un po' di latte.
  4. Aggiungere le pere con il loro succo e gli albumi.
  5. Versare il composto in una teglia imburrata e infarinata e mettere il composto in forno già caldo a 180° per 30-40 minuti.

Buongustai! Siete già lì ad annusare il profumino che sta uscendo dal forno, eh? ;)

Questa ricetta partecipa a Liberiamo una ricetta edizione 2014
"Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web"

giovedì 7 novembre 2013

Lo zen e l'arte di riordinare gli armadi. Capitolo 2

Mix & Match - Photo by Steven Meisel Vogue Italia, settembre 1993
E poi cerchi sulla rete tutto quello che parla di "armadi", per capire e confrontarti, e ti imbatti in questo post.
Ora ditemi se qui non c'è da lavorare con la mente...
So che avete tutti da fare e che c'è poco tempo per leggere post un po' più lunghi delle 1500 battute classiche. Però prendetevi due minuti, oggi, leggete quel post e riflettete.

Può capitare che facciate anche vostra - come io ho appena fatto - questa frase:
[...] non posso che “buttarmi” (che il tempo dei se e dei ma è già finito)
Parliamo di Mix & Match, una tendenza che si applica nell'abbigliamento (ma non solo: vogliamo parlare dell'arredamento nelle nostre case, ad esempio? Lo faremo, lo faremo... ;)) che consiste nel mescolare stili e realizzare accostamenti audaci e sorprendenti, creando uno stile personale e personalizzato.

Osare. Utilizzando il nostro gusto e - spesso - il nostro coraggio.

Questo quello che ci racconta Maria Sarah Papillo su Lapetitdame, con tanto di belle bellissime foto. Ma il suo è un fashion-blog e quelle foto e quei discorsi ci stanno tutti.
foto giacca lana/pelle
Qui al CircoloVizioso le cose sono un po' diverse: io di fashion non mi intendo per niente (ve lo possono assicurare le mamme chic che mi vedono arrivare a scuola la mattina, quando accompagno mia figlia!), però quei discorsi - sull'osare, sul buttarsi, sul raccogliere le cose che ci piacciono tutte sotto uno stesso tetto  e accettarle/accettarsi per come sono/si è - li sto nuovamente mettendo in pratica, e il significato di questo nuovo ordine che si sta facendo strada nei miei armadi sta anche qui: nella nuova capacità di fare i conti con me stessa, con quello che sono e con quello che mi piace.
Con quei capi completamente neri che non sento più miei (o che forse non lo sono mai stati), con quelle magliette ipercolorate che non avrei mai voluto buttare (ma che alla fine hanno trovato nuove opportunità di vita), con quei jeans che ancora fanno parte del mio essere. 



Riconoscere me e le mie esigenze, i miei diritti insindacabili e le conquiste fatte nel tempo.
Sembra quasi ridicolo scriverlo ma anche queste cose fanno parte delle piccole scelte capaci di cambiare il nostro approccio al quotidiano: sentirsi liberi nei nostri abiti, vestirsi (anche) di coraggio e mostrarsi per come siamo.

E allora ho regalato quell'impermeabile nero "che va su tutto" perché non l'ho mai sentito mio, ho eliminato - con gran gusto - i residui di abiti pre-maman che ancora resistevano "perché anche se sono un po' larghi va beh", ho incenerito quel pantalone a vita bassa che ho sempre odiato "ma siccome ora vanno di moda così"... tutto perché sentivo di doverlo a me stessa, a quella nuova persona che sta riemergendo, un po' come una fenice, dopo diverse lotte e parecchi momenti di stasi.
Ed è tornata fuori quella borsa pazza, stracolorata e con mille tasche che in molti criticavano perché non stava con niente, sono spuntati fuori da un cassetto i bracciali neri di caucciù di mille anni fa, si è materializzato di fronte a me un abitino che da sempre sognavo di avere e di indossare...

Abbigliamento e filosofia di vita:
osiamo, se sentiamo di doverlo a noi stessi! *

I risultati di questo momento di meditazione sono stati:
  • un positivo svuotamento dell'armadio
  • una rigorosa selezione dei capi da conservare - secondo la nota regola "se non lo metti da un anno puoi toglierlo di mezzo"
  • tanto spazio in più per respirare!
Le regole da seguire, da oggi in poi, sono queste:
  1. tenere sotto controllo la fame da shopping compulsivo (ma tanto a quello ci pensa la crisi, no?)
  2. far entrare un nuovo capo nell'armadio solo dopo averne eliminato un altro che non uso da un bel po'

Riusciranno i nostri eroi? :D

* oh, questo blog sta prendendo una via filosofica che non mi sarei mai aspettata... ;)

Seduti al bar del CircoloVizioso

Seduti al bar del CircoloVizioso
Ovvero: avete tempo per una birra? Il nostro bar è nato per conservare e ricordare i tanti "posticini del cuore" che ci hanno lasciato un'emozione. Per chi ha bisogno di trovare il suo, di posticino del cuore. Per evadere 10 minuti dalla routine quotidiana, per conoscere posti che magari non avete mai visto, per fermarsi a meditare su un'immagine, per bersi una birretta ghiacciata in compagnia degli amici... Tornate quando volete, il bar è sempre aperto!

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