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mercoledì 11 marzo 2020

Nove marzo duemilaventi

Nove marzo duemilaventi

Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.

Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.

E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere -
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.

Adesso siamo a casa.

È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.
C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno.

È potente la terra. Viva per davvero.
Io la sento pensante d’un pensiero
che noi non conosciamo.
E quello che succede? Consideriamo
se non sia lei che muove.
Se la legge che tiene ben guidato
l’universo intero, se quanto accade mi chiedo
non sia piena espressione di quella legge
che governa anche noi – proprio come
ogni stella – ogni particella di cosmo.

Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.

Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.

Guardare di più il cielo,
tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta
il pane. Guardare bene una faccia. Cantare
piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta
stringere con la mano un’altra mano
sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.
Un organismo solo. Tutta la specie
la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.

A quella stretta
di un palmo col palmo di qualcuno
a quel semplice atto che ci è interdetto ora -
noi torneremo con una comprensione dilatata.
Saremo qui, più attenti credo. Più delicata
la nostra mano starà dentro il fare della vita.
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.

(da Doppiozero.com)

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Nove marzo duemilaventi. Seduta sul lettone con tutta la famiglia, gatto compreso, dicevo ai miei figli - e anche un po' a me stessa - che stavamo vivendo un momento storico: la scuola in digitale, con loro che si mostrano così agili col computer e con lo scaricare file e linkare cose, la vita nuova, diversa, a cui tutti quanti dobbiamo imparare ad abituarci, i contatti che non possono essere più fisici e devono puntare sulla qualità delle parole, a distanza. Dal giorno dopo, dal 10 marzo sarebbe cambiato il mondo. Il nostro modo di vedere, di sentire, di pensare. A volte ci vogliono bastonate per rimettersi in riga, è brutto da dire ma a volte è vero. Io per prima ogni tanto ho bisogno di una sgridata per riprendere la via.
Viviamo ogni istante della nostra vita. Viviamolo intensamente. E quando finalmente tutto sarà passato ne avremo guadagnato in consapevolezza. In passione. In presenza.

Poco altro da dire, molto da pensare.

Un abbraccio
- virtuale -
a tutti.
Silvia

giovedì 31 maggio 2018

Diventa ciò che sei!


pulcinoelefante ha sempre un suo perché :)
"Diventa ciò che sei", ho letto ieri. 
Quella frase mi ha sorriso, quando l'ho letta. E mi ha accompagnato per tutto il giorno. Poi, in preda al raptus da social che mi piglia ogni tanto, l'ho condivisa sul mio stato di whatsapp, ieri sera.
E stamani, una persona che conosco da poco e si è fatta benvolere da subito mi ha risposto, abbinando a quel mio stato, a quel "Diventa ciò che sei", la foto del lavoro magnifico che abbiamo fatto - tutti i genitori insieme - per la festa di fine materna del Piccolo Che e dei suoi compagni di viaggio: un lavoro enorme, pannelli di 4 m per 4, stelline appese su un cielo fragile e delicato, lune e soli scintillanti, bambini sorridenti, che ci hanno insegnato a conoscerci, a collaborare, a organizzarci meglio, a Fare, col cuore.

E mi sa che ha ragione lei: io continuo a girarci intorno ma è proprio questo, quello che sono e che voglio continuare a essere: una persona che fa, col Cuore.
Ci sono progetti che sto portando avanti, cose che mi piacciono, mi interessano, mi entusiasmano (anche troppe, lo ammetto): lavori che a volte mi fanno paura perché temo sempre di non essere all'altezza del compito, perché il mio essere "professionale" non è quello appariscente e patinato di certi altri. Ma una cosa l'ho capita: non è certo solo dal formato, non dal supporto su cui proponi il tuo lavoro che si capisce il tuo amore per quello che fai. Allora, quando quei momenti di ansia arrivano (e sono benvenuti, perché misurano quanto una cosa ti interessi davvero), mi carico e mi circondo di frasi motivazionali.
Ora questa, di cui non conosco l'origine precisa (Pindaro? Goethe? Nietzche? Buddha? ho ancora tanti passi da fare e tanta cultura da assimilare... 😏) l'appenderò nel mio studio girovago-ambulante, che ancora non ha una sede fissa - ma tra poco la avrà! - e la userò, spesso, molto spesso.

Diventa ciò che sei,
avendolo appreso.

Bella, ancora più bella nella versione di Pindaro. 
Ma c'è tanto da speculare su questa frase, tanto da dire e da considerare, tanto da meditare, che questo post sarà solo il primo di una lunga serie. Da aggiungere a questo e a questo.

martedì 3 ottobre 2017

Continuano le riflessioni...

[Continua il periodo delle riflessioni. 
In un giorno d'estate passato ho messo in bozza questo post, poi me ne sono dimenticata e non l'ho pubblicato. Ma è sempre così valido che oggi - giorno di ritorno ai pensieri positivi e ottimisti - ho preso la palla al balzo e lo ripropongo, a futura memoria. Eccolo, così come l'ho scritto, di getto, nell'estate appena passata.]

Libera!

Questo brano è capitato davanti ai miei occhi mentre rimuginavo sui miei dolori e le mie gioie e mi concedevo un caffè.
Il pomeriggio precedente mi ero dedicata al Piccolo Che, la grande era in gita, e abbiamo passato del tempo insieme al parco. Senza cellulare. Senza social e whatsapp vari. Ho ascoltato le rondini garrire (ahah, sono andata a cercare su google, sì! 😁)
Lo dedico a chiunque si senta in gabbia, in arresto, senza via d'uscita. Libera!
Liberati di tutte quelle cose che non senti più tue.
Le scarpe scomode, i vestiti smessi da anni, i jeans che non ti entrano più.

Liberati di tutte quelle persone che non senti più tue.
La falsità, gli amori indecisi, i “tanti auguri a te e famiglia”.

Liberati dei luoghi che ti rendono triste,
almeno qualche ora al giorno. 
Le prigioni del cuore, una casa troppo stretta, un ufficio che tira fuori solo il lato peggiore di te.

Liberati delle strade che non ti portano né lontano né vicino alla felicità.
Siano esse convenevoli, cene programmate, la buona educazione a tutti i costi.

Liberati dei sogni che ti hanno tradito, che hai tradito o che ti hanno fatto perdere già troppo tempo.
È andata così. Amen.

Liberati degli amori che ti hanno tradito, che hai tradito o che ti hanno fatto perdere già troppo tempo.
Doveva andare così. Amen.

Liberati dell’immagine che gli altri vorrebbero di te.

Liberati dalla debolezza di voler essere sempre e comunque perfetta. Di poter piacere a tutti. Di poter entrare nel cuore di chiunque.

Liberati dalla presunzione di avere sempre
e comunque
ragione.

Liberati di tutte quelle cose che gli altri vorrebbero facessi.
Mentre per te è come morire dentro.

Liberati dalla mediocrità dei gesti vuoti e delle parole di circostanza.
Dedica il tuo tempo a chi/cosa ti rende felice.

Liberati delle offese gratuite della gente, dei calci in bocca che hai preso, delle ferite di cui hai perso il conto.
Sei ancora qui: hai vinto già la tua battaglia.

Liberati del passato che non ti appartiene più e del futuro che non senti più così necessario.

Liberati dal pensiero ossessivo di essere un totale fallimento:
hai ancora tutta la vita davanti per poterti dimostrare il contrario.

Liberati dal peso della tua sincerità: non a tutti piacciono le persone sincere.
E sei stata fortunata a perderle.

Liberati dalla voglia costante di ferirti, rimproverarti, annegarti:
mandati a fanculo ogni tanto, se serve,
ma non mollarti mai veramente del tutto.

La tua libertà è un dono prezioso.


N.B.: non riesco a capirne la fonte originale, ho trovato solo questa, che la riporta integralmente.

mercoledì 26 luglio 2017

Di Lumache, Pinocchi e vita quotidiana

Parco di Pinocchio - Collodi (PT), La Lumaca, 2010

— Lumachina bella, — gridò Pinocchio dalla strada, — sono due ore che aspetto! E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni. Spicciatevi, per carità.
— Ragazzo mio — gli rispose dalla finestra quella bestiuola tutta pace e tutta flemma — ragazzo mio, io sono una Lumaca, e le Lumache non hanno mai fretta. — E la finestra si richiuse.
[...]
La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si aprì. Quella brava bestiuola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore. Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata.
(Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio)

Da quanto non ci leggiamo? Un bel po', garantito.
La risposta, la soluzione, sta qui sopra, sta nella Poluchina qui a fianco, sta nella vita quotidiana che - giustamente - prende il sopravvento.
Il CircoloVizioso è il luogo del riparo, della quiete, della pace, della serenità, non riesco proprio a costringermi alla costanza a tutti i costi. Ma voi che ancora ci siete, voi pochi che continuate a leggere, siete tra quelli che hanno capito la cosa fondamentale: là fuori c'è la vita vera, quella da vivere, quella per cui lottare, quella che ti porta via le persone all'improvviso e tu magari non fai in tempo a dir loro quanto sono importanti per te,
quella che ti fa incontrare persone-luoghi-libri sempre al momento giusto per dirti come procedere, quella che ti manda un sacco di segnali per dirti che sì, anche se non ne sei ancora convinta, anche se tutto sembra remare contro, è proprio quella che stai seguendo la via giusta da seguire.
Ma quella vita lì, quella vera, passa anche di qui, da questo web, così maltrattato da alcuni, così sopravvalutato da altri. Qui, sul web, ho conosciuto persone importanti, che hanno lasciato un segno sulla mia vita, nella maggior parte dei casi hanno aperto finestre sul mondo e novità che neanche mi immaginavo.
 
Parco di Pinocchio - Collodi (PT), Pinocchio al Gran Teatro dei Burattini, 2010
Oggi ho ripreso Pinocchio, non tanto per le sue bugie quanto per lo splendido racconto del suo viaggio di crescita: Pinocchio che ne ha viste di belle e di brutte, Pinocchio che si riprometteva cose, che prometteva impegno e costanza e poi finiva per lasciare tutto e fuggire nel Paese dei Balocchi, dove non c'è da pensare a nulla tranne che al divertimento.
C'è molto da pensare, se provate a soffermarvi un minuto.
E poi pensate anche alla Lumaca, alle sue parole, a quella fretta che non c'è, che non ci dev'essere.
Sono tornata a queste foto fatte diversi anni fa, con la PM piccina, i suoi sorrisi, la paura alla vista del Gatto e la Volpe incappucciati. Il terrore alla vista di questo burattino sottovetro, che a vederlo col senno di poi fa davvero un po' impressione, bruttino com'è... 😟

Al Parco torneremo anche quest'anno, ormai è una tappa fondamentale per noi quattro. Stavolta però affronteremo la Via della Fiaba, seguendo una delle guide trovate in giro per il web: Sentieri d'autore.


Camminare per il borgo e nella natura sarà piacevole anche per i bambini, se accompagneremo la passeggiata con la storia del nostro grande amico burattino:

— C’era una volta....
— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.
— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

E voi? verrete a camminare con noi, insieme a Pinocchio? Sapete, si imparano davvero molte moltissime cose ascoltando la sua storia, sia da bambini che da adulti... 😉

venerdì 3 marzo 2017

Come sconfiggere il deserto dei Tartari

Costruisci una porta!
Se l’opportunità non bussa, costruisci una porta.

Me lo dico da sempre: se non hai un lavoro che ti piace devi inventartelo. Se non hai l'opportunità di fare e dimostrare le tue capacità, quell'opportunità devi costruirla.
E piano piano, con passetti infinitamente piccoli, mi rendo conto che qualcosa sto facendo. Seguo l'esempio della mia amata Poluchina, ascolto le parole che lascia sulla mia strada, la cerco quando mi sento completamente annientata dalle energie negative delle persone che condividono tratti di strada con me (di gente negativa è pieno il mondo, lo sapevate?), mischio piccoli passi alla vita di tutti i giorni, a quella quotidianità che spesso va stretta perché vorresti scalare mari e monti e invece.
Te ne sei accorto sì
che parti per scalare le montagne
e poi ti fermi al primo ristorante
e non ci pensi più
(La verità, Brunori Sas)
Lo ammetto: la mia maggiore difficoltà è combattere la pigrizia di base che mi ritrovo come bagaglio. Nonostante l'entusiasmo, la spinta che mi fa partire a testa bassa come un Toro, mi capita spesso, troppo spesso, di appoggiarmi per un momento in un luogo comodo, comodissimo, in una gabbia dorata, e di rimanerci poi per troppo tempo.
E infatti questa canzone sulla verità, ormai così famosa, suonata su tutte le radio, mi tormenta da un po'. E il bello è che mi piace, mi piace un sacco, questa canzone. Anche se dice cose di me che mi piacciono un po' meno. Ma accettare la verità è anche un modo per affrontarla e superarla e magari modificarla.

a volte basta una canzone, anche una stupida canzone,
solo una stupida canzone, a ricordarti chi sei“ *

questo Brunori Sas me lo devo studiare meglio, sì...

La cosa più divertente poi è scoprire e rendersi conto di tutti i segnali che arrivano a dirmi:

Svegliati!
È ora!
Devi ripartire!

Per esempio: mi capita di trovare abbandonato su una poltrona della sala d'attesa della mia dentista un Classico di quelli che dico "Eh, prima o poi devo leggerlo!" e se non l'avessi trovato lì magari non lo avrei mai fatto: la mia dentista ha accolto il progetto della biblioteca comunale del mio paese e ha fatto spazio ad uno scaffale di libri a disposizione di chiunque passi di lì. Un BookCrossing che gira per tutto il paese, tra uffici postali, negozi di alimentari, farmacie, boutique. 

Proprio a dirti: sei in coda? stai aspettando il tuo turno? allora leggi!

Di cui - ignorante! - so solo che è un classico da leggere.
Di cui a scuola non abbiamo fatto in tempo a parlare, probabilmente, perché il mio prof era fissatissimo col Novecento e questo classicone non se lo sarebbe fatto scappare, se solo avesse avuto tempo per farcelo leggere.
Di cui mi innamoro fin dalla prima pagina, perché quel Giovanni Drogo che parte presto presto per la Fortezza mi sta un sacco simpatico.
Poi a ogni pagina sento un campanellino che mi avverte del pericolo: quella "abitudine", quella tendenza a rimandare, quell'attesa del momento giusto, della grande occasione... sembro proprio io, a volte. No, spesso. Fin troppo.
Allora macino pagine, con l'ansia di sapere se quella grande occasione arriva oppure no, macino pagine alla ricerca del particolare, della strategia giusta per sconfiggere quel Deserto dei Tartari che Drogo teme tanto e che allo stesso tempo lo affascina. Da lì deve arrivare la Grande Occasione, da lì!

"[...] Ma a un certo punto, istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il fiume dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una sull'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire." (Il deserto dei Tartari, Dino Buzzati, pag. 47)

Mentre scrivo questo post guardo l'ora, perché non vedo l'ora di continuare a leggere e arrivare alla fine del libro.
Perché quello che voglio è sconfiggere quel deserto, riuscire ad affrontarlo e ad attraversarlo, senza paura che proprio da quella parte arrivi il "pericolo", quella Grande Occasione che tanto temo e che però attendo col fiato sospeso. Solo che non si può aspettare con le mani in mano, rimandando la propria vita a quando "qualcosa succederà".
E allora continuo a costruire porte, sperando facendo tutto il possibile perché da una di quelle porte esca l'opportunità che cerco.

mercoledì 1 febbraio 2017

Leggendo Alda. Di farfalle e cambiamenti.

e se diventi farfalla...

E se diventi farfalla
nessuno pensa più
a ciò che è stato
quando strisciavi per terra
e non volevi le ali

Tempo fa ho letto per caso questa frase di Alda Merini, che mi ha colpito forte al cuore, anche se non ne ho capito il perché: ancora sto cercandone il motivo preciso. Ho immaginato, fatto ipotesi, cercato e meditato. Ho messo in gioco ancora una volta la mia volontà, il mio bisogno di cambiamento e quella voglia che ho da sempre di farfalle. Ho cercato dubbiosa un motivo, una ragione. L'ho scavato nel profondo, ho analizzato e indagato.
Poi oggi ho finalmente ritrovato l'intera poesia da cui era tratto quel brano. E forse ho capito qualcosa in più di quel colpo forte al cuore che mi ha dato al primo ascolto.

Eccola:

Se avess’io 
Se avess’io levità di una fanciulla
invece di codesto, torturato,
pesantissimo cuore e conoscessi
la purezza delle acque come fossi
entro raccolta in miti-sacrifici,
spoglierei questa insipida memoria
per immergermi in te, fatto mio uomo. 

Io ti debbo i racconti piu fruttuosi
della mia terra che non dà mai spiga.
e ti debbo parole come l’ape
deve miele al suo fiore.
Perché t’amo caro, da sempre,
prima dell’inferno prima del paradiso,
prima ancora che io fossi buttata nell’argilla
del mio pavido corpo.
Amore mio
quanto pesante è adducerti il mio carro
che io guido nel giorno dell’arsura
alle tue mille bocche di ristoro!

Anima mia che metti le ali
e sei un bruco possente
ti fa meno male l’oblio
che questo cerchio di velo.
E se diventi farfalla
nessuno pensa più
a ciò che è stato
quando strisciavi per terra
e non volevi le ali.


Leggendola, ora, ha tutto un altro significato. Leggendola in questo contesto è tutt'altro da quello che mi aspettavo. Leggendola, però, leggo ancora quella necessità di cambiamento. Sempre più forte. 
Il bruco si sta trasformando, sono certa che diventerà una splendida farfalla, libera, effimera ma felice.

lunedì 9 gennaio 2017

Happy Week Art Journal 2017: un nuovo anno di gratitudine. E di obiettivi da completare e serendipità

"ogni giorno, da oggi fino a Natale,
scrivere una cosa che ci rende felici
o per la quale siamo grati,
piccola o grande non importa"

Tutto è partito da qui, da un suggerimento di Laura (minimoblog) su una riflessione da fare, tutti quanti. 
Una riflessione quotidiana che ho fatto mia da un po' di tempo a questa parte, ma ripassare certe lezioni non fa mai male, vero?
Così da brava e diligente bambina (non sarà mica tornata la signora Angelica? ;) ) ho compilato ogni giorno il mio personale "oggi sono grata per..." in forma natalizia e oggi, passate tutte le feste, primo giorno di rientro generale a scuola e al lavoro, voglio mostrarvelo:


Per scrivere quelle 24 cose per cui ero grata ho ripensato alle pagine delle mie ispiratrici, ma visto che non son brava quanto loro (e visto che al momento la mia creatività è parecchio arrugginita) mi sono limitata a volare basso e scopiazzare un'idea di altri: quando ho visto quel sole tra i suggerimenti di minimo non ho potuto dire di no!

A questo punto il nuovo anno è iniziato, fortunatamente. 
Ho abbandonato le pesantezze di quello appena passato, ho cercato di far tesoro delle cose buone del 2016: poche a dire il vero, ma quelle poche si sono trasformate in una nuova, forte, decisa intenzione:

migliorare, migliore, migliorare!


Lo farò cominciando dalla gratitudine: migliorerò i miei grazie, cercherò di sentirli e farli sentire di più. E compilerò il Quaderno dei Grazie ogni giorno (magari usando questi). 

È per questo motivo che quest'anno voglio anche ricominciare a pubblicare l'Happy Week Art Journal: sarà un tentativo di liberare quella parte creativa che ultimamente è sepolta sotto metri di detriti e polvere, quella che ho fatto addormentare con la scusa della mancanza di tempo e di ispirazione, quella che invece dovremmo sempre tenere viva, perché è alla base della soddisfazione personale (a proposito, polepole: ricordati di mettere in Reading List il libro della Gilbert: Big Magic! ;) )

Pensando all'Happy Week Art Journal e cercando parole e motivazioni adatte alla Me di questo momento, in uno dei blog che seguo (Ali Edwards), ho trovato una frase che all'improvviso mi ha colpita forte, quasi in piena faccia:


"whenever you want something you've never had, 
you have to do (finish) something you've never done."


Vi ricordate della Serendipità? Molto spesso ho meditato sulle cose della vita che ho iniziato e non ho portato a termine, troppo spesso direi. E questa frase mi ha fatto tornare lì, a quelle cose che non ho avuto il coraggio di concludere. O di abbandonare. Trovarla proprio nel momento in cui stavo cercando tutt'altro mi ha fatto sorridere per la nuova conferma: la mia indicazione per il 2017, la parola a cui fare riferimento e su cui meditare (e ciapinare e scrappare e chissà cos'altro) sarà

completare

È questo il mio bisogno più forte, al momento, questo che ho bisogno di sentirmi ripetere costantemente, come un disco rotto, questo l'obiettivo che devo raggiungere per metter pace nel passato e pensare, finalmente, solo all'oggi. Completare tutte le avventure iniziate, concludere i percorsi avviati, per ognuno di loro decidere come terminarli (non "se" ma "come": perché in un modo o nell'altro devono tutti terminare).

Sì, sarà un anno di cose portate a termine questo. Me lo auguro. Ve lo auguro. :)

mercoledì 4 gennaio 2017

Vivere significa

Vivere, nonostante il gelo

« Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci. »
(Boris Pasternak, Il dottor Živago)

Che il 2017 sia fatto di continui lanci in avanti, per tutti.

venerdì 2 dicembre 2016

La pagina dell'oroscopo

Dice Rob al Toro per la settimana che va dal 1 al 6 dicembre 2016:



Toro 20 aprile-20 maggio
Per voi Tori dicembre è il “mese dell’accetto, amo e celebro me stesso così come sono”. Per darti la carica, rifletti su queste parole di Audrey Hepburn, premio Oscar del Toro: “Sono molto lontana dall’essere umano che vorrei essere, ma ho deciso che dopotutto non sono così male”
Ed ecco altri pensieri ai quali ispirarti durante le feste. 
Dalla psicologa statunitense Barbara De Angelis: “Se non sei capace di amare te stesso, avrai difficoltà ad amare chiunque”
Da E.E. Cummings: “La cosa più difficile è essere te stesso in un mondo in cui tutti cercano di farti essere qualcun altro”
Da Carl Jung: “Non possiamo cambiare nulla fino a quando non lo accettiamo”.


Beh, Rob, se questo non è il segno dell'accettazione e del cambiamento che sta portando questa fine del 2016, anno che mi ha donato e tolto tanto, tantissimo... :)

Amarmi e celebrarmi così come sono, sì. Con tutti i millemila difetti che ho, ma anche con tutte le qualità, che non sono poche e - soprattutto - sanno resistere a molte avversità. Non dico 'tutte' per scaramanzia.

Con tutte queste frasi su cui meditare direi che ci sono buonissime premesse per un 2017 in salita, anzi, in ascesa! :)

“Non possiamo cambiare nulla fino a quando non lo accettiamo”

Credo proprio che inizierò da qui 😉

lunedì 14 novembre 2016

Ogni decisione che non prendi è presa.

Ore 8,25.
Ho due cose da scrivere oggi. Una di queste riguarda la felicità, ma la scriverò dopo.
L'altra è questo post.
Che se ci penso un po' meglio, quando finalmente avrò aperto gli occhi, sono sicura che parla anche questo di felicità, ma ancora mi devo svegliare.
Iniziamo.

4,45 - 7,45: 3 ore di puro sonno, tre ore precise precise, che di più non si può. Ho letto un libro intero tutto d'un fiato, stanotte, fino alle 4,45: sotto le lenzuola, con la lucina del reader che a ogni movimento del marito veniva abbassata per evitare si svegliasse e mi brontolasse. Non potevo smettere di leggere, semplicemente. Non potevo smettere neanche di lacrimare come una bimbetta, né di soffocare i singhiozzi.
Non ve lo dico che libro era, è ininfluente, non serve allo scopo. Il fatto è che mi veniva 'sta gran voglia di piangere perché ogni frase che leggevo mi riportava alle mie decisioni da prendere, alla forza d'animo che ogni volta bisogna metterci, al coraggio e all'incoscienza.

Già, all'incoscienza.
Sì perché non so voi ma io con l'incoscienza ho un rapportaccio: ho il complesso della brava ragazza, che non può prendere una decisione senza pensarci almeno una vita. Per questo mi sono data quel nome, polepole: per prendermi in giro, per riderci sopra. Perché mi rendo conto di essere esagerata molto spesso, ma è ancora più forte di me quel terrore di non fare la cosa giusta. 
O meglio: a volte ci riesco a buttarmi nella mischia, a volte sì faccio cose chiudendo gli occhi e sparando alla cieca. 
Ma nella maggior parte dei casi ho questa donnina angelica che mi sta sulla spalla, pesando enormemente, che mi dà buoni buonissimi consigli, che mi dice di non cambiare la via vecchia per la nuova, che mi dice che in fondo sto bene anche così, che non c'è bisogno di correre il rischio. Che mi consiglia di accontentarmi. 
E l'altra donnina, quella diabolica, soccombe.
Ogni decisione che non prendi è presa.
L'ho letta sbagliata, all'inizio: ho letto "è persa". E a quel punto è stato tutto un ragionìo laborioso e sofferente su quante volte avevo perso potenziali treni perché ci avevo pensato troppo.
Poi la stessa frase che torna, in una fase della storia in cui è fondamentale decidere la cosa giusta, quella davvero giusta.
Ogni decisione che non prendi è presa.
La leggo e la rileggo. 
Poi torno indietro fino alla pagina dove l'avevo letta la prima volta. "È presa", c'è scritto "è presa"! E anche prima, la prima volta che l'ho letta, c'era scritto "presa", non "persa"!

Memento Audere Semper
Ricordati di osare sempre

E allora torna il lavorìo di prima, con tutti i suoi subconsci da indagare, con le occasioni in cui aver tentennato su una decisione è significato aver preso proprio quella decisione. Il cervello che gira, tu che pensi al non fatto, o al fatto in modo diverso. I bilanci positivi e quelli no, le volte che avresti potuto far diversamente e quelle che alla fine va bene anche così, perché sai trovare sempre il lato positivo in ogni cosa.

Alla fine, ogni decisione che non ho preso l'ho davvero presa. Senza rimpianti né rimorsi ma con quella donnina che ogni volta, urticante, ha consigliato la prudenza.
Urticante, sì.
Ad un certo punto della tua vita poi un giorno, all'improvviso, scatta una molla. C'è un ingranaggio che deraglia, una cerniera che va fuori dai gangheri e tu senti il bisogno di fare qualcosa di sbagliato, di selvaggio, di fuori dalle righe. Lasci andare a ruota libera i pensieri e ti rendi conto che, alla fine, ora è proprio il momento di "far la mattata", di buttarti nel vuoto senza paracadute.
3 ore di sonno, 3 ore precise di puro sonno, senza sogni ma con tanti pensieri lavoranti dentro di te portano a questa decisione: o è un suicidio o sarà un successo.
Perché tu ci credi, tanto, tantissimo, anche se tutte le previsioni sono dubbiose e non sai dove andrai a finire e cosa sarai capace di fare.
Sfrutta quel che hai, dacci dentro e fai la tua personale rivoluzione! Credici tu per prima se vuoi che ci credano gli altri!
E via così di ricerca di conferme.

Ho iniziato tante cose, in questi anni. Mi sono entusiasmata per argomenti di studio e per lavori e progetti, ho investito e sudato sulle carte, ho maturato capacità e preso decisioni, ho preso anche cantonate, sì, ma anche queste - soprattutto queste - fanno parte dell'imparare. Ho percorso fino alla fine - oppure no - strade e sentieri, ho seguito idee, aquiloni e pensieri.
Questa è un'altra di quelle volte.
Oggi mi sto definitivamente avviando su una nuova strada, con una nuova idea e con un bel po' di energia. L'ho appena deciso, grazie alle 3 ore di sonno. Oggi la donnina angelica l'ho messa al tappeto: con 3 ore di sonno all'attivo lei non ce la fa, è distrutta, l'ho messa finalmente a stare!
Ditemi in bocca al lupo, dai, che se resto viva poi vi racconto di che si tratta! ;)

p.s.: sì che si tratta di felicità! Ora son sveglia e lo posso dire: quando fai quello in cui credi si tratta sempre di felicità! :)

giovedì 10 novembre 2016

Serendipità: parliamone

Serendipità
"Il termine serendipità è un neologismo che indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra. 
Essendo noto l'autore del neologismo (Horace Walpole che coniò serendipity nel XVIII secolo), il termine rientra nella categoria parole d'autore."
[fonte wikipedia]

[Mentre ero alla ricerca di altro nelle bozze dei post sono incappata in questo, che doveva essere una promessa mantenuta per una vecchia idea di Mamma F - peccato che il blog sia chiuso da un po', rileggerlo oggi mi ha fatto sorridere parecchio!]

Veniamo alla serendipità.
Già aver ritrovato questo post, ora, mentre cercavo tutt'altro è serendipitàIl fatto di averlo poi trovato in questo periodo in cui stiamo cercando di uscire da una fase bassa e profonda, e ima il più possibile, in cui c'è un gran bisogno di osservare con occhi diversi, più attenti a dettagli invisibili e più sensibili e aperti al bello, è ancor di più serendipità: è la capacità della vita di stupirti con niente.

Nei giorni scorsi ho buttato giù un po' di considerazioni sul ritorno ai vizi, a cui ultimamente ci siamo poco dedicati, perché c'era un po' troppo peso sul cuore da smaltire. 
Tra questi l'ozio, il "perdere tempo", come viene definito dalla maggior parte delle persone. Qui al CircoloVizioso c’è sempre tempo da perdere, contrariamente a quanto sembra accadere nel resto del mondo, dove tutto corre veloce e frenetico... Ma dov’è che vanno, dico io? Alla fine, dov'è che vanno? 
Che poi il nostro tempo non è mai davvero perso: tutto, ogni nostra attività, anche il sonnecchiare sul divano in compagnia di una tazza di tè fumante, fa parte della Vita e ci può far scoprire e imparare qualcosa di nuovo

(per esempio, mica l’avevo vista quella ragnatela che si sta formando dietro la brocca dei fichi secchi... 
... mumble mumble: ehi! è ora di aprirla, i fichi saranno pronti, ormai!)

Ecco che la ricerca della definizione di serendipità ti porta a ritornare con gioia ai vizi. Ecco che la ricerca della definizione di serendipità ti porta, stamani, a scoprire che il viagra è stato scoperto per caso, così come la più famosa penicillina, e come la cottura a microonde (benedetta serendipità!).

Poi scavi ancora, cercando alla categoria "parole d'autore", giusto per capire meglio di cosa si tratti, e... eccola lì la scoperta di cui avevi bisogno oggi:

il motto dannunziano

Non è mai stato tra i miei preferiti, Gabriele D'Annunzio. L'ho vissuto un po' come tappa obbligata del percorso di studi, forse. O come "presto che bisogna finire il programma e siamo indietro". Men che meno l'ho sopportato per il periodo storico e per le idee politiche (ma qui tocchiamo un tasto che non voglio toccare, e quindi procediamo).

Solo che - un po' come quando ci affidiamo per gioco alle risposte de I Ching, giusto per vedere se funzionano davvero - mi accorgo che questa era la risposta che non cercavo e che mi è arrivata all'improvviso:

Memento Audere Semper
Ricordati di osare sempre

E devo farlo, sì. Ho giusto pronti due o tre progetti di vita in cui devo decidere e osare, finalmente, dopo tanto troppo tempo passato nell'indecisione.

Osare nel senso meno bellico del termine, ovviamente. Ma pur sempre osare. Avere il coraggio e la certezza delle proprie idee e delle proprie intenzioni. Non tentennare nella ricerca della perfezione ma osare, perché se non ti alzi e non parti nessuno lo farà per te.

Le ragazze della Insplagenda lo hanno tradotto (per il mese di dicembre 2016) in

Immagina di farlo e inizia a muovere il culo

Il senso è il solito, il loro linguaggio molto più diretto :D (in effetti forse è anche più efficace!)

p.s.: e poi aspetta, perché non è ancora finita: sempre approfondendo il tema serendipità scopri che tra le voci correlate a questa c'è la Semplicità volontaria. Il downshifting. Quello a cui ti stai avvicinando e cercando di praticare da un po'.

Tutto torna.

“Più soldi si spendono, più tempo devi passare là fuori a guadagnare denaro e meno tempo passerai con le persone che ami” (Tracey Smith)

Ma di questo parleremo nella prossima occasione.

Seduti al bar del CircoloVizioso

Seduti al bar del CircoloVizioso
Ovvero: avete tempo per una birra? Il nostro bar è nato per conservare e ricordare i tanti "posticini del cuore" che ci hanno lasciato un'emozione. Per chi ha bisogno di trovare il suo, di posticino del cuore. Per evadere 10 minuti dalla routine quotidiana, per conoscere posti che magari non avete mai visto, per fermarsi a meditare su un'immagine, per bersi una birretta ghiacciata in compagnia degli amici... Tornate quando volete, il bar è sempre aperto!

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