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venerdì 24 febbraio 2017

Io CondiVivo, e tu? #MilluminoDiMeno


Dai che la conoscete anche voi, ormai, questa iniziativa qui! Bello che propongano anche questa cosa, che sa di vecchie abitudini, di quel bello stare insieme, della socialità di una volta:

"Oltre agli spegnimenti quest’anno invitiamo tutti coloro che aderiscono a compiere un gesto di condivisione contro lo spreco di risorse. È dimostrato come la più grande dispersione energetica sia causata dallo spreco in tutti ambiti dei nostri consumi: alimentari, trasporti, comunicazione. Per questo Caterpillar invita tutti gli ascoltatori il 24 febbraio a condiVivere: dando un passaggio in auto ai colleghi, organizzando una cena collettiva nel proprio condominio, aprendo la propria rete wireless ai vicini e in generale condividendo la proprie risorse come gesto concreto anti spreco e motore di socialità"

Ed ecco le regole da rispettare, non solo oggi:
  1. spegnere le luci quando non servono
  2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
  3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria
  4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
  5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
  6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
  7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
  8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
  9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
  10. utilizzare l’automobile il meno possibile, condividerla con chi fa lo stesso tragitto. Utilizzare la bicicletta per gli spostamenti in città.
Nel tempo è talmente cresciuta l'adesione a questa iniziativa, che ora stanno portando avanti la proposta di farla diventare Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili! Questo il manifesto:
Il 24 febbraio è la festa del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili.
Spegniamo le luci e accendiamo l’energia della condivisione
Si può condividere l’auto per andare al lavoro.
Si può condividere la bicicletta e partire tutti insieme.
Si può iniziare ad usare il bike sharing o il car sharing.
Si può condividere il cibo: cucinare e mangiare insieme, a casa o in piazza.
Si può condividere il trapano, la polentiera, l’aspirapolvere, il tosaerba e la lavatrice.
Si può condividere la casa: con l’ospitalità, lo scambio, il divano o un posto per il sacco a pelo.
Si può condividere la banda: aprire il proprio wireless, sherare.
Si può condividere un saper fare: t’appendo quel quadro, t’insegno lo spagnolo, ti riparo la gomma della bicicletta.
Si può condividere un sapere: lasciare un libro o un giornale.
Si può condividere lo sport: correre insieme, pedalare, nuotare e sudare.
Si può condividere un telescopio e guardare le stelle che con le luci spente son più belle. E il cielo è di tutti, già condiviso
Si possono condividere i vestiti e i giocattoli usati dei nostri figli organizzando un baratto a scuola
Si possono condividere le incombenze, facciamo che oggi te lo porto fuori io il cane
Si possono condividere i genitori e i bambini facendo i compiti insieme.
Si può condividere qualsiasi cosa. Si può condividere un po’ di tempo. In silenzio. Si può anche parlare e ascoltarsi.
In ogni condivisione c’è un risparmio di energia. 
Ogni condivisione genera energia.
Condividere fa bene.
#MilluminoDiMeno
www.caterpillar.rai.it/milluminodimeno

Sapete cosa faremo noi? CondiViveremo così, risparmiando energia per abbracciarci forte forte e volerci bene: 

  1. niente tv oggi: apriremo il cassetto dei giochi in scatola e passeremo dallo Scarabeo al Labirinto Magico passando per gli shangai e il domino.
  2. cucineranno i bambini, usando poca poca energia: bruschette per tutti! e magari invitiamo anche i vicini... ;)
  3. dopo cena andremo tutti sul tappeto a lume di candela per leggere le storie del buio: una serata calda calda, con un po' di paura e tante coccole!
Dai, fatelo anche voi!

martedì 11 ottobre 2016

martedì 2 agosto 2016

Indipendence Day Summer Edition: ancora una volta pole-pole-pole... :)


Wow! Un orto allo Stop! :)
L'autoproduzione è la vera rivoluzione. L'autoproduzione è una grande idea sovversiva. È sovversiva persino all'interno di quelli che si considerano culturalmente i sovversivi, perché prima o poi la dovrete piantare di parlare e basta, dovrete ficcare nella terra quelle manine che conoscono solo la tastiera e piantarvi il vostro cibo! [Scappo dalla città. Manuale pratico di downshifting, decrescita, autoproduzione, Grazia Cacciola] 


Eccoci ad un'altra edizione dell'Indipendence Day! Ovvero come cucinare indipendenti dal mondo della grande distribuzione, utilizzando solo l'autoproduzione e i prodotti a km 0.

pole-pole-pole arrivo a raccontarvi la giornata che abbiamo organizzato per l'iniziativa di Francesca: meglio tardi che mai, vero? So di essermi guadagnata sul campo il soprannome che mi sono scelta: è proprio fatto per me, sì sì! :)


il logo dell'iniziativa di Francesca

Quest'anno ho deciso di mettere insieme un unico menù, quello condiviso con i vicini a pranzo: ci siamo divertiti a combinare e sperimentare, e abbiamo puntato su ricette preziose, fatte anche di storia e tradizione. 
[n.b.: a colazione e a cena abbiamo comunque consumato: yogurt autoprodotto con il latte della fattoria, avanzi del pranzo e uova della gallina della nonna dell'amico... :) stiamo facendo grandi passi, anche se non riusciamo ancora ad essere completamente autosufficienti!]

[Poi ci si è messa la camera del telefono a fare i capricci - sì, lo so, non dovrei fare le foto col telefono, ma lui è sempre a portata di mano e allora... - e le foto sono sparite. E considerando i miei tempi, se aspetto di ripreparare tutto quanto, fotografarlo e caricarlo nel post, arriviamo all'estate prossima. Facciamo che mi prendo l'impegno di inserirle qui appena le preparo di nuovo? :) ] 


Ecco dunque il nostro menù a pranzo:

APERITIVO


Le olive piccanti del CircoloVizioso


La preparazione delle olive, quelle del nostro albero leccino, arrivato dalla mia amata Puglia e curato e amato più che mai, la trovate qui: le raccogliamo ogni anno, le teniamo in acqua dolce per cinque giorni, cambiandola ogni giorno, e le mettiamo in una salamoia con la ricetta segreta preparata dalla PM. Da quando ho imparato a farle seguendo questo metodo - in versione piccante - ne preparo grandi scorte, che conservo in un barattolo in frigo, ricoperte di un olio che è una delizia se usato sugli spaghetti cotti al dente!

Insieme alle olive abbiamo assaggiato il pane lavash, arrivato fresco fresco con la sorella della vicina di casa, dal suo paese d'origine: l'Armenia!
È un pane non lievitato, buonissimo da accompagnare a qualsiasi cosa, dal salato al dolce. Ho chiesto alla mia vicina di provare a farlo insieme, ne faremo un post a due voci, magari proveremo a prepararlo nelle prossime vacanze, chissà... :)

PRIMO


Pancondito a modo mio

Una mia amica fa il pane da sola, io ancora non ho avuto il coraggio ma devo farlo, assolutamente. Intanto mi godo il suo, fragrante, toscano e parecchio 'sciapo', come lo fanno qui. Prossimamente mi ha detto che proverà a farlo nella versione che preparano sulle montagne qui vicine, quelle della Garfagnana, con aggiunta di patate: magari ne farò un post, se riesco a fotografarlo prima che finisca, tanto è buono!
Quando il pane della mia amica diventa raffermo (e succede poche volte, perché finisce sempre prima!) lo uso per fare il pancondito, usando quello che rimane in dispensa e in frigo: 
  • pane tagliato a dadini e abbrustolito in forno, bagnato il giusto in acqua e aceto: non deve essere una panzanella morbida, per intendersi, ma mantenere un po' di croccantezza
  • verdure crude, avanzi di formaggi (il pecorino della pastora di paese), il tutto tagliato a dadini piccoli piccoli piccoli
  • una bella girata d'olio piccantino (fatto con l'olio pugliese dello zio e millemila peperoncini dell'orto immersi) e un po' di salcondito del CircoloVizioso (che conoscete già, vero?)

SECONDO

Verdure alla brace

Quelle dell'orto, non c'è altro da dire, no? ;)

DOLCE

Da un po' di tempo avevo in mente una torta di cui avevo la ricetta una vita fa e che ho perso chissà dove ('nnaggia, c'è stato un periodo della mia vita in cui mi rifiutavo di raccogliere e conservare, ma perché?). Ricordavo il miele, la sua dolcezza e il profumo della salvia. 
Allora ho fatto un po' di ricerca sul web e ho usato come base questa ricetta, che però ho modificato così:

Torta di ricotta e miele al profumo di salvia

Ingredienti

  • 550 g di ricotta (della pastora di cui sopra)
  • 100 g di miele (bio, di un'azienda agricola qui vicina)
  • 2 uova intere (ringraziamo le galline della nonna dell'amico...)
  • 3 tuorli (dividete gli albumi, che andranno montati a parte)
  • 80 g di zucchero (ma se ne può fare anche a meno, aumentando un pochino il miele)
  • 1 limone (e qui i grazie vanno alla suocera del collega del marito!)
  • 1 pizzico di sale
  • 5 foglie di salvia (quella è del CircoloVizioso, e se ne sta insieme a tutte le altre aromatiche nel giardino dietro casa!)
  • zucchero a velo per spolverizzare

Preparazione

  1. Lavorare la ricotta in una terrina a bordi alti con la frusta elettrica (si può fare anche a mano, ma mi raccomando: deve diventare una crema liscia e senza granuli)
  2. Unite il miele, scaldato a bagnomaria insieme alle foglie di salvia e continuate a mescolare con un mestolo di legno
  3. Aggiungete le uova intere, una alla volta, facendo amalgamare bene ogni ingrediente aggiunto prima di metterne altri
  4. Aggiungete poi i tuorli e la scorza grattugiata del limone
  5. In un'altra terrina montate gli albumi a neve fermissima con un pizzico di sale, poi aggiungetelo all'impasto di ricotta mescolando molto delicatamente dal basso verso l'alto per non far smontare il composto
  6. Versate tutto in una teglia a cerniera foderata con carta forno bagnata e strizzata e cuocete in forno caldo per 50 minuti a 180°
  7. Servite spolverando di zucchero a velo al momento e decorando con le foglie di salvia e un filo di miele
Allora, che ne pensate? Provate anche voi a organizzare un'intera giornata autoprodotta! È un divertimento e una soddisfazione per tutti quanti, ve lo garantisco!

Un nuovo grazie a Francesca, che con le sue idee e le sue riflessioni ispira sempre cose buone... :)

lunedì 14 settembre 2015

Indipendence Day 25 ottobre. Che faccio, ci provo?

Sto vivendo una passione rinnovata con il mondo dei blog: ora che spopolano così tanto i social e che prestocheètardinonhomicatempoperleggereipostealloraschiaccioMiPiacesenzaapprofondire, io mi dedico ancora più di prima alla Lentezza. 


E leggo, leggo, leggo e scopro, scopro, scopro.

Francesca l'ho conosciuta un po' di tempo fa, poi l'ho persa - non so perché - e poi l'ho ritrovata. La sua svolta naturale mi è piaciuta tanto, la ammiro per la sua decisione e la passione con cui porta avanti il suo obiettivo. Questa dell'autoproduzione è una cosa che mi gira in testa da un po', grazie alla crisi, grazie alla voglia di naturale, grazie a chi lo fa da tempo con successo.
Da portare a mia discolpa ho le solite scuse: il tempo, la pigrizia, i "ma ce la farò?", i "sì magari quest'anno ci provo", le mille e mille scuse che dicono solo che ancora il momento non è arrivato.



Poi però quel momento arriva e ti viene proprio voglia di provarci, anche se sai che non farai in tempo per l'occasione ad avere un orto tuo e a portare nel piatto il frutto del tuo lavoro. Ma hai imparato un po' di lezioni, nel frattempo, e hai capito che le regole del gioco ti permettono di mettere in tavola piatti deliziosi, senza passare per il supermercato e inoltre hai passato una vacanza bellissima in un posto bellissimo dove hai riscoperto certi sapori che non vuoi perdere.

Ecco le regole del gioco, copincollate dal blog Un tuffo nell'insalata:
Regolamento
1. Tutto quello che mangerai nel giorno dell'Indipendenza Alimentare deve essere autoprodotto da te o da amici e parenti e fatto rigorosamente in casa.
2. Gli ingredienti che utilizzerai per preparare i tuoi piatti non dovranno assolutamente provenire dalla grande distribuzione o essere acquistati al supermercato. 
3. Sono rigorosamente banditi precotti, preconfezionati, scatolame di qualsiasi tipo, surgelati e congelati e tutti i lavorati industriali. E' compresa in questo elenco anche la pasta secca confezionata. Non è ammesso nemmeno il pane comprato (fatelo voi, vi assicuro è facile!!!) e lo zucchero bianco (sostituitelo con zucchero di canna o miele).Per fare degli esempi pratici: il sugo non va fatto con i pelati ma con il pomodoro fresco; se decidete di fare una torta salata non potrete utilizzare la pasta sfoglia o brisè confezionata o surgelata...
4. Gli acquisti, sempre nel rispetto del punto 3, verranno effettuati o nel piccolo negozio sotto casa, nei banchi dei mercati (meglio se si tratta di rivendite dirette produttore/consumatore), nei negozi di prodotti biologici o nelle botteghe del commercio equo e solidale. Acquistate solo il quantitativo necessario e sufficiente; evitiamo inutili sprechi!!!
5. Cercate di acquistare solo materie prime con le quali confezionerete i vostri piatti, privilegiando prodotti freschi, a Km. 0, di stagione e integrali. I prodotti di origine animale è preferibile siano biologici. La carne è consentita ma solo biologica. Il pesce solo pescato e non dall'allevamento.
6. Eccezioni: si possono utilizzare i preparati speziati e i fermentati  purchè non contengano coloranti, conservanti, lieviti, additivi o altri prodotti chimici. Quindi potrete utilizzare per esempio il Curry, il Gomasio, la salsa di soja biologica e altre spezie. Sono ammessi i formaggi ma non prodotti industrialmente. E' ammesso il vino, purchè di alta qualità e la birra artigianale.
7. Divertirsi e lasciare spazio alla propria fantasia!!!
E allora io ci provo. Partecipate anche voi?

mercoledì 15 aprile 2015

Tre cose che ho imparato (per ora) dal Plastic Guerrilla Contest 2015


Non è che nel frattempo sono stata con le mani in mano: ho cercato in giro, ho appuntato idee, ho immaginato, sognato, pensato... solo che lo sapete bene, da questo a riuscire a mettere tutto nero su bianco sul blog passa purtroppo un bel po'. Uff.

Il primo traguardo, importante per la mia pigrizia latente, è l'impegno quasi costante di portarmi dietro le amate bottiglie di vetro per prendere l'acqua al fontanello comunale, depurato, garantito e molto meglio di quanto si possa pensare: doppio risparmio, in plastica da non dover buttare e in mancato acquisto di acqua che è un bene comune.

Poi - anche grazie a momentanee mancanze di lavoro, mannaggia - sto investendo del tempo nell'imparare cose nuove, che mancavano al mio bagaglio culturale: da gran studiosa :), dedita all'arte e all'architettura, allo studio appassionato dei caratteri antropologici, alla letteratura e via dicendo... mi sono iscritta ad un corso che parla di fili e trame: tutte donne, solo donne, di tanti paesi diversi, che scambiano saperi, imparano vecchie tradizioni, conoscono nuove realtà, fanno amicizia. Abbiamo appena iniziato col macramè e ci siamo subito catapultate in mille scambi e visioni di quello che si possa fare con dei semplici fili colorati, mentre passavamo all'uncinetto
E per me è stata una grande rivelazione.
Io che non avevo MAI preso in mano quell'aggeggio apparentemente così semplice, eppure ne ho visti per casa in tutti questi anni, io che avevo guardato quel pezzetto di metallo luccicante con gli occhi pieni di timore reverenziale per la magia ammaliante che produceva  meraviglie dalle mani di mamma e nonna, che continuavano a crochettare mentre la loro testa guardava oltre, mentre gli occhi si fermavano sul panorama o sul viso delle persone a loro vicine, io che non mi sono azzardata nemmeno per sbaglio a provarlo, o a chiedere a qualcuno che mi insegnasse... IO ho imparato a usare l'uncinetto! Sono solo alle prime armi, ho una vita ancora da imparare, ma... credo non mi fermerò più! :)


Fonte: Craftstylish.com
E allora, con gli occhi fissi sul mio lavoro, la parola che non esce, tanto sono concentrata su quel filo, non so come ma la mia testolina ha ritrovato un ricordo antico. 
Nonna riciclava le buste di plastica 30 anni fa, facendomele tagliare in striscioline che non capivo che fine facessero: per la sua nipotina lei aveva inventato un puro esercizio di concentrazione, quel fare una cosa all'apparenza senza senso ma con un fine molto importante. Per sé, nonna aveva trovato chi pazientemente realizzava per lei matasse e matasse di filato, da usare per creare borse troppo belle, porta cose per il bagno, borsellini, teli da mare, tende oscuranti e un sacco di cose bellissime che nei miei ricordi si tingono di colori vivi, luci e ombre filtrate. 
Faccio maglie basse e penso. Un bell'esercizio, la manualità: ti riporta a te, ti permette - se 'sto filo entrasse, 'nnaggia! - di rivedere te stessa dall'interno, quello che hai costruito, quello che hai intrecciato finora. A volte puoi anche tornare indietro, sfilare una maglia troppo larga o troppo stretta per quel disegno e ripeterla corretta. A volte no, perché te ne accorgi quando è tardi e decidi che quel lavoro deve andare avanti, errori o no: bello anche con tutti i suoi errori, le inesattezze, le debolezze. Questo il terzo traguardo, che conta molto più degli altri: la serenità nell'ammettere i propri errori. Vi sembra niente?

E voi a che punto siete con la Guerrilla? Cosa avete imparato a ridurre? Quali cose VITALI ha riportato alla luce questa eliminazione del superfluo?

mercoledì 1 aprile 2015

Di semplicità... virtù!

morguefile.com
Oggi si parla di ‘downshifting’, di 'semplicità volontaria', una volta si chiamava ‘fare la casalinga’.

Sono cresciuta con una mamma casalinga per scelta, che si è arrangiata non poco (e meno male che a quei tempi nelle scuole insegnavano economia domestica, dovremmo tornare a farlo!) per arrivare a fine mese con uno stipendio che certo non permetteva grandi lussi (mangiare al ristorante??? ah ah ah!).
Si faceva la spesa una volta ogni 15 giorni e per farla prendevamo il pullman, che ci portava in città, dove si trovava il primo supermercato aperto. Poi, cariche di sacchetti, aspettavamo di tornare a casa, alla fermata, parlando fittofitto di questo e quello, io e lei. La finta pelle rossa dei sedili, il controllore - sempre - lo stesso, e attenta quando dobbiamo scendere che coi vetri appannati non si vede niente. L'odore di chiuso, le chiacchiere a bassa voce della gente, il cartoccio del crudo che aspettava solo di essere aperto e io che fremevo nell'attesa di leggere l'ultimo numero di Topolino, chiuso nella borsa di mamma. 
Si dovevano prendere le misure, sempre, non azzardare i propri passi e le iniziative, stare nei limiti. Prendere le misure per lasciare un po' di spazio agli imprevisti.

Bella la discussione che si aprì qui, ormai parecchio tempo fa, tanti gli spunti che se ne possono trarre, tante le riflessioni che ho fatto e che continuerò a fare. ll downshifting forzato di fronte a cui mi trovo mi fa tornare ancora una volta lì, alle vecchie abitudini, alle tradizioni, alla torta di pane fatta lo scorso fine settimana, perché non posso proprio, non posso buttarlo, il pane avanzato: è una forza che viene dal passato quella che mi blocca, sono convinta che sia nonna a fermarmi. Ancora una volta mi sta aiutando a prendere le misure, a lasciare quel benedetto spazio per gli imprevisti.
Prendere le misure è anche capire come ha fatto chi in quest'avventura si è buttato da un po': Simone Perotti, Pecoranera, Devis Bonanno, sono solo alcuni degli intrepidi. Altri verranno strada facendo, ne parleremo insieme, valuteremo, pondereremo. Prenderemo le misure.

p.s.: della torta parlerò e appunterò qui la ricetta: tramandare le tradizioni, segnarlo fra le cose importanti! ;)

venerdì 23 gennaio 2015

Un anno di carta: Plastic Guerrilla Contest 2015

Le amiche del web... ah, quante volte ringrazio la Vita che ha portato il mio cammino sull'uso del computer e mi ha permesso di conoscere la rete e tutti i suoi luoghi d'incontro? Tante, tante davvero.

Una delle persone che ho conosciuto e che seguo da tanto tempo ormai è Katia.
Katia che ha mille idee e che ne mette in atto almeno il doppio. Katia che combatte lo spreco e l'inquinamento almeno da quando la conosco.

La sua nuova idea? Plastic Guerrilla Contest!




Ovvero: abolire totalmente la plastica
Come?
Questi sono solo alcuni dei suoi suggerimenti ma so già che Katia ci proporrà un sacco di cose utili e semplici da fare per eliminare - se non totalmente - in buona parte lo spreco della plastica usa e getta:
  • chi vive in città ha la possibilità di acquistare sfuso. senza imballo, magari portandosi da casa i propri contenitori.
  • chi fa invece la spesa dovrebbe bandire condizione sine qua non le buste usa e getta, a favore di quelle bellissime sacche di stoffa utilizzabili mille e più volte, oppure acquistando, una volta per tutte, le buste resistenti con il logo del super.
  • un altro oggetto assolutamente bandito è la bottiglia di plastica, in tutti i suoi formati: via al vetro in casa ed ad 1 ma dico 1 bottiglina da portare con sè all'occorrenza.
  • preferite il mercato rionale: la merce è senza imballo e, per il discorso di cui sopra, non vi riempirete di inutili e dannosi per la natura, sacchetti.
  • bandite dalla vostra dispensa qualsivoglia bibita che non sia acqua: si sa, le bibite in commercio sono un tripudio di pericolosi zuccheri, chimici e non. A questo proposito: fatevi i succhi di frutta, freschi e da imbottigliare e sterilizzare, in vetro!
  • se acquistate frutta delicata, ciliegie, fragole e pomodori, conservate il contenitore e riutilizzatelo almeno altre 100 volte!
  • quando acquistate in salumeria o in pescheria, non vergognatevi di portarvi dietro i contenitori: state semplicemente aiutando la natura e le generazioni che verranno...
Insomma, un bel po' di idee per non sprecare, riutilizzare, riciclare. E soprattutto per insegnare alle nuove generazioni che abbiamo finalmente imparato dai nostri errori!

E qui, al CircoloVizioso?
Ci stiamo già dando molto da fare, su questo fatto: la raccolta porta a porta aiuta molto e il sacco-plastica è già abbastanza ridotto. Ma non è abbastanza, dobbiamo fare di più.
E allora ci impegneremo a proporvi dei post di aggiornamento sui progressi, sulle curiosità, sui suggerimenti, sulle risorse trovate in giro. E magari nel nuovo progetto di blog potremmo pensare a qualcosa di adatto al tema... ho già in mente qualcosa... ;)

Ora passate da Katia, leggetevi il suo post, pensateci su, condividete e... magari chi lo sa, vincete anche qualcosa! ;)

lunedì 12 gennaio 2015

Sapete, l'architettura

Dai, non ditemi che non la conoscete!
Quella dell'architettura è la mia più grande e vecchia e forte passione.
Capitemi però, non sono una di quelle fanatiche delle grandi strutture, delle architetture per pochi, quelle strabilianti, quelle delle archi-star di oggi.
Io amo l'architettura come vita. L'architettura che parla del vero abitare, del suo significato originale.
Quindi, se devo portarvi esempi di architettura, esempi di costruzioni che ammiro, io non vi porto grandi palazzi, o "cose a forma di coso" che si vedono su certi siti che parlano di architettura. Non vi porto grattacieli e missili spaziali. Vi porto case, capanne, ville, anche. E fabbriche. E musei. E costruzioni dedicate ad altri scopi. E piscine e fattorie da sogno, perché no?

Che però hanno in comune una cosa: l'essere a misura d'uomo. Più o meno. L'essere riconoscibili come costruzioni destinate alla vita quotidiana delle persone. O il potersi riconoscere in quelle.
Un vecchio architetto al tavolo da lavoro
Li sento, in giro, quelli che parlano degli architetti come di gente fuori dal mondo, di persone che non hanno idea di cosa significhi la vita "normale".

Purtroppo il termine "architetto" è - nella maggior parte dei dizionari mentali delle persone - sinonimo di "villa da favola che non potrò mai permettermi", "costi impossibili e pretese assurde" (ci sono bellissimi libri che parlano proprio di questo tipo di professionisti, ve li racconterò!)
L'architettura che hanno insegnato a me, invece, è tutt'altro. L'architettura che hanno insegnato a me è "comprensione delle necessità di vita"L'architettura che hanno insegnato a me è "mi manca spazio per riporre i costumi e le cose del mare, come posso risolvere il problema?"

Il secondo piano della Casa sulla Cascata di Frank Lloyd Wright

Di architettura e di abitare ho sempre parlato poco qui sul blog, perché come dicevo nel mio Zibaldone
parlare dell'abitare non è cosa che si può fare tra una cosa e l'altra. O meglio: non se vuoi farlo con un certo criterio...
ma l'esperienza me la sono fatta, le ossa le ho formate sul campo e so di cosa parlo quando parlo di Abitare. Non parlo di teoria (non solo) ma di pratica e di vita quotidiana. 
Soprattutto perché anch'io vivo quella quotidianità, anch'io lotto con le camerette minuscole e gli armadi che non ci stanno. Perché anch'io nella mia vita ho dovuto prendere una posizione e fare una scelta tra cucina abitabile e angolo-cottura. Perché anche per me la scelta delle migliori soluzioni eco-nomiche ed eco-logiche è fondamentale per garantire ai miei figli e alla mia famiglia la salute ed il benessere, ad un prezzo accettabile.

A molte persone non interessa parlare di architettura perché la sentono lontana dai loro bisogni primari, me ne rendo conto ogni giorno, quando parlo con chi non è un "addetto ai lavori". Questo rende ancora più chiaro quanto l'architettura si sia allontanata dalle persone, che invece dovrebbero essere il suo unico e primario interesse.

E allora ho deciso, insieme ad un'Amica, di costruire un nuovo blog, da dedicare solo a questo. Un blog che sarà una casa, per me. E anche per voi, se vorrete passare di lì, far quattro chiacchiere e curiosare in giro. Una casa dove ci sarà sempre una tazza di tè ad accogliervi, e un punto di vista diverso: quello delle persone che devono vivere in quelle case.
Una casa dove si parlerà di vita, di cucina, di armadi, di libri, di bambini, di home-made, di rimedi, di natura, di zen, di ecologia, di soluzioni. E anche di teoria, a volte. Quando ce ne sarà bisogno. Una casa che sarà aperta al dialogo e allo scambio di opinioni, soprattutto.
Che dite, ci seguirete? Noi ci stiamo già lavorando!

giovedì 15 dicembre 2011

Coccole: un Natale più... eco (-nomico e -logico)!

Ho un annuncio sensazionale da farvi!

Babbo Natale è passato da queste parti e mi ha raccontato che quest'anno, complice una brutta e complicata congiuntura astrale, incarterà i regali per tutti quanti solo ed esclusivamente con:


da Mamma Felice

- pagine di riviste usate, così:

su Cambiando Strada

- vecchie cartoline, magari rimaste accumulate nei cassetti (per fare anche pulizia zen, nel frattempo...!), così:

su Cambiando Strada

Perché anche lui si è accorto della crisi in corso. E nonostante dalle sue parti le cose vadano diversamente (almeno credo) si è reso conto di quanto sia importante fare eco... (-nomia ed -logia, s'intende...)

Le foto sono tratte dai siti indicati, se riesco a far foto decenti dei pacchetti, prima dell'apertura... giuro che le posterò, ok? :D 

giovedì 27 ottobre 2011

PARLIAMONE: di come tutto si possa riutilizzare...

Eccoci ancora qui, per l'ultimo appuntamento del mese con PARLIAMONE. 
Certo però il discorso non finirà col mese di ottobre, certo se ne parlerà ancora, su questi schermi... senza accennare alla politica, perché onestamente ne ho abbastanza, in linea generale. 
Voglio solo guardare nel nostro piccolo, nella vita di tutti i giorni, nei nostri piccoli problemi quotidiani. Voglio parlarne per trovare soluzioni pratiche, da proporre e da adottare, da scoprire insieme e da utilizzare per far fronte alle spese che avanzano e agli stipendi che non bastano, da pubblicizzare e da valorizzare per il bene di tutti.

Oggi parliamo di riuso, di riutilizzo e di mezzi per risparmiare e sprecare il meno possibile.
Parliamo di come liberarsi di oggetti ancora in buono stato ma per noi ormai inutili e di come ricavarne un risparmio ed un 'utile', per noi e anche per altri.


Da un po' di tempo noto con immenso piacere come un comune a me vicino, quello di Capannori - 46.000 abitanti, 165,50 km quadrati in Provincia di Lucca - si stia adoperando per ottenere l'obiettivo Rifiuti Zero entro il 2020: raccolta differenziata porta a porta, organizzazione di sistemi di tariffazione a punteggio per premiare chi smaltisce poco e bene, impegno costante nella riduzione dei rifiuti, in tanti modi diversi, tra questi la formazione di un Centro di ricerca e di riprogettazione
Queste alcune delle proposte del comune per ottenere il meglio possibile, anche dai cosiddetti 'rifiuti'. E per far del bene a noi ed al nostro pianeta. E non è tutto: se avete tanta voglia di leggere ed informarvi, cliccate qui e scaricatevi il documento che sintetizza i vantaggi e gli obiettivi già raggiunti con questo sistema! C'è quasi da non crederci... :)

Tra le tante proposte (si va dalla promozione all'utilizzo dei pannolini lavabili allo studio dei modi di recupero per i rasoi usa e getta e le cialde del caffè...) ce n'è una che mi ha solleticato la mente in modo particolare, la costituzione di un Centro del Riuso: un luogo dove verranno accolti e poi ridistribuiti gli oggetti usati ed i materiali di scarto ancora in buono stato. Quelli di cui i cittadini si vogliono disfare perché non più rispondenti alle loro esigenze: ora possono farlo gratuitamente, solo telefonando al centro di raccolta, del resto si occupano gli operatori.
Si parla di cucine, divani, elettrodomestici, vestiario e piccoli utensili di tutti i generi, da raccogliere, recuperare, aggiustare e poi ridistribuire - in un primo momento - alle fasce più deboli della popolazione, completamente gratis.
Gli oggetti verranno risistemati prima di essere distribuiti, coinvolgendo gli operatori del centro (un modo di offrire anche nuove possibilità lavorative, dunque!) nel recupero e ammodernamento degli oggetti.
L'obiettivo finale è però di far diventare il Centro del Riuso un luogo accessibile a tutti, dove sia possibile acquistare oggetti utili e funzionanti a prezzi più bassi di quelli normali. 
Un mercatino dell'usato recuperato, per dirla in breve.
[N.B.: di questa notizia aveva parlato già la mia cara amica VerdeSalvia, qui! ;)]

Modi diversi per ri-usare. Modi diversi per risparmiare e per non disperdere. Una cosa meravigliosa per una come me, che non butterebbe nemmeno le cartine dei cioccolatini... :)

E voi? cosa fate per recuperare e risparmiare? quali strani modi utilizzate per prolungare la vita degli oggetti e non lasciarli andare al primo uso?

giovedì 16 giugno 2011

Come ti sistemo Betty Boop...

Betty Boop nel cartone Poor Cinderella, 1934 [fonte: Wikipedia]
Qui urge l'esperienza e la sapienza delle creative con le mani fatate che passano da queste parti! Betty ha bisogno di voi...

L'antefatto
Il maritino (strano ma vero!) mi ha ordinato di comprare una borsa nuova, che la vecchia ha già dato tutto il possibile, e andava sostituita già da un po'. Solo che io non avevo proprio cuore di buttarla, la mia Betty. 
Lei, che ho fatto mia in un attimo di follia, quando - uscita per far compere urgenti per la PM appena appena nata - la vidi da dietro la vetrina del negoziettochevendetutto e... fu amore!

Come la salviamo Betty?
La soluzione
Ora, so che questo passo s'ha da fare. Lo so. I manici sono usurati, i bordi strappati, la mia mania di riempire finché ci sta l'ha sformata in tutti i sensi...
Ma Betty se ne sta lì col basco rosso, e strizza l'occhio a Londra, e... e come si fa a gettarla via?

Devo solo trovare il modo di recuperarla e riutilizzarla, per tenerla ancora con me, per fare ancora strada insieme, finché ce n'è, finché si può.

La missione
Ho bisogno di voi, di voi creative, di voi artigiane con le mani preziose, di voi che sapete di sicuro come fare per salvarla: suggerimenti, consigli, link che non ho ancora trovato... quello che volete! La missione è il salvataggio, il recupero di Betty in tutto il suo splendore.
Ma attenzione: deve essere un recupero fattibile per una squinternata del fai da te come polepole. Quindi qualcosa di semplice, che non preveda cuciture a macchina (perché la singer di mammà potrebbe mollarmi a metà strada!), che sia utile e via dicendo...

Le caratteristiche del pezzo
Trattasi di borsa a bauletto in fintissima pelle finta, con stampa della Betty sul fronte e manici applicati con cuciture (e qui ti voglio, che non posso toglierli che si vede il rattoppo e se li lascio li devo mascherare in qualche modo, che son tutti consumati!).
Il resto della borsa penso di recuperarlo: la cerniera è sempre in buono stato, i ganci laterali pure, il rivestimento interno perfetto.
Le dimensioni: 26x19x12 cm


Ora ditemi, o creature dalle mani fatate: come la sistemiamo Betty Boop?

lunedì 16 maggio 2011

Ho incontrato Erri de Luca - Atto 2°

Erri de Luca - [fonte: Wikipedia]

... e quel collega immagina (sogna!) un mondo in cui si possa auto-costruire la propria casa, impastando la malta con l'acqua piovana, per "attingere alla fontana delle nuvole"

Un mondo in cui le case in cui viviamo fanno parte della famiglia, in quanto  esseri 'viventi', che ci accolgono e ci danno segno forte e tangibile della loro presenza. Un Genius loci che dice benvenuto quando torniamo, che dice arrivederci quando ci dobbiamo allontanare

Un mondo in cui piantare gli alberi nel campo è piacevole compito e "vedere la loro chioma che si allarga col crescere del tronco" è orgoglio di padre

Un mondo in cui le stanze trattengono i respiri di chi non c'è più, un mondo in cui sentirsi sempre vicini a chi ci manca

Un mondo in cui la casa è il posto che uno adatta alla sua immagine, il posto dove torna chiedendo 'permesso?' anche se sa che non c'è nessun altro che la casa stessa ad aspettarlo

Un mondo in cui 
[...] costruire è opera completamente diversa da quella orizzontale di percorrere linee sopra pagine. Costruire è cosa concreta, impresa verticale, filo a piombo.


Quest'uomo, dalla vita così interessante e piena di spunti, con una incredibile energia nello scrivere e con la delicatezza delle parole, mi ha stregata.


E mi ha fatto riscoprire e ha dato aria nuova, fresca e rigeneratrice, alle mie idee e ai miei ideali e ai miei progetti. 


I progetti veri, intendo. 
Quelli di 'case'. 
Pensate per chi le deve abitare. 
Pensate CON CHI le deve abitare.


Un grazie a lui per questa ventata d'aria nuova.
Un grazie a me per aver accolto le sue parole con l'entusiasmo che meritano.


[L'intervista presa come spunto per questo sogno ad occhi aperti è tratta dal numero 12 (novembre-Dicembre 2010) di GeoCentro, rivista della Fondazione Geometri Italiani]

sabato 23 aprile 2011

Ho incontrato Erri de Luca - Atto 1°

Erri de Luca nel gennaio 2006 [fonte: Wikipedia]


Se ne stava lì, su una pagina della rivista professionale che arriva per posta.
Quella che non sfogli quasi mai, quella che di solito è piena zeppa di pubblicità di nuovi sistemi di rilevazione gps e di tecnologie per il consolidamento delle fondazioni e di procedure burocratiche e solo burocratiche per attuare la sicurezza sul lavoro. Cose interessanti, sì, utili, necessarie per la professione. Cose tecniche, che vivi come si vivono le 'cose di lavoro'. A meno che tu non sia una di quelle che il suo lavoro lo fa davvero con passione. E che si aspetta di trovare l'inaspettato dove meno ti aspetti di trovarlo.

Apro la rivista, inspiro più che posso quell'odore di carta stampata, accarezzo le pagine, troppo patinate per i miei gusti. Per me che adoro la carta ruvida, quella che 'senti', vera, tra le mani. Amo annusare le pagine, sentire l'odore di tutto il lavoro che sta dietro alla carta stampata. Dei momenti passati a scegliere la foto giusta che cattura lo sguardo, la parola giusta che colpisce e attira l'attenzione, il concetto giusto, quello più immediato da trasmettere. Una continua ricerca del 'giusto' che merita almeno uno sguardo da chi si trova davanti quelle pagine. Il lavoro di tante persone.
E trovo lui. Trovo una sua intervista. Trovo (e scopro) un modo diverso di vedere le cose.

Di Erri de Luca ho scoperto l'esistenza ascoltando questa poesia (che poi me ne ha parlato anche Tatti, ma io ho anche un vago ricordo di Fabio Volo che la legge...); poi ho letto Il peso della farfalla e a quel punto il suo modo di scrivere leggero e profondo mi aveva già ormai conquistato, tanto che ho altri due suoi libri che attendono di essere letti. Lì, sul comodino. Solo due, per ora.

Trovarlo qui, sulle pagine di una rivista del settore edilizio, dove mai mi sarei aspettato di trovarlo, è stata una piacevole sorpresa!


Nel lavoro quotidiano i tempi da dedicare alla 'cultura' rimangono ben pochi e sono troppo brevi per mettere a fuoco certi argomenti. E ammetto che è davvero difficile trovare colleghi che si spingano un po' più avanti rispetto alle letture fatte alle superiori e all'università. 
Semplicemente i più archiviano l'argomento lettura come 'quando c'era tempo da perdere'.
Oggi (che poi non è proprio 'oggi' ma qualche settimana fa) invece scopro che hanno iniziato ad aggiungere delle pagine dedicate a qualcosa di diverso dalla pubblicità di tale infisso, o di talaltro blocco in laterizio: pagine che parlano del nostro lavoro, delle costruzioni, ma che guardano oltre.


Pagine che parlano di interviste a scrittori poeti anche un po' filosofi.


Pagine che parlano di qualcosa che sta oltre la semplice costruzione di una casa: l'atto di costruirla con le proprie mani, quella casa.


E scopro che qualche collega aguzza la vista. E immagina...
[continua]

Seduti al bar del CircoloVizioso

Seduti al bar del CircoloVizioso
Ovvero: avete tempo per una birra? Il nostro bar è nato per conservare e ricordare i tanti "posticini del cuore" che ci hanno lasciato un'emozione. Per chi ha bisogno di trovare il suo, di posticino del cuore. Per evadere 10 minuti dalla routine quotidiana, per conoscere posti che magari non avete mai visto, per fermarsi a meditare su un'immagine, per bersi una birretta ghiacciata in compagnia degli amici... Tornate quando volete, il bar è sempre aperto!

argomenti viziosi

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