Torta morbida di pere e "La città delle donne" |
Lunedì mattina presto. Molto presto, per i miei standard.
Addirittura mi prende il chiribizzo di spolverare (devo stare proprio male, sì) e in quattro e quattr'otto sistemo il soggiorno, mentre tutto in casa tace.
Preparo il caffè e sveglio il maritino, che invece non c'è proprio, stamani: è proprio tutta al rovescio questa giornata, in cui per forza di cose me ne devo stare a casa, segregata e isolata dal mondo perché "infettiva"...
Loro ancora dormono, e allora mi prendo del tempo per me: ieri abbiamo preparato una torta nuova insieme, per tenerli occupati e passare del tempo "di qualità" (e che qualità! la torta si è intrisa delle nostre risate ed è rimasta morbida di tutti quei baci che ci siamo dati: ma era tutto vero o stavo sognando?)
Me ne taglio una fetta, l'accompagno col caffellatte delle migliori occasioni e con una fiaba a caso presa da un classico della mia biblioteca: Le più belle fiabe popolari italiane, rilegato in pelle, con tanto di lettere dorate.
Me ne taglio una fetta, l'accompagno col caffellatte delle migliori occasioni e con una fiaba a caso presa da un classico della mia biblioteca: Le più belle fiabe popolari italiane, rilegato in pelle, con tanto di lettere dorate.
Apro una pagina a caso e trovo "La città delle donne", una storia che viene dal Veneto, raccontata con tempi che non tornano (un po' al presente, un po' al passato, un po' imperfetto: sembra proprio di ascoltare il racconto di una di quelle nonnine di una volta, tipo la mia, col fazzoletto sui capelli quando usciva di casa per non sfare la piega e non prendere l'umido, con le mani macchiate di vita, con i pensieri rimescolati dal tempo...)
La città delle donne narra di un mondo dove le donne governano e qualsiasi uomo trovato in giro per la città viene imprigionato e poi ucciso, raggiunte le 100 unità (il numero massimo contenibile nella prigione?). La Regina doveva avere dei forti rancori, per essere diventata così crudele, per avercela così tanto con gli uomini...
Un giorno nella Città delle donne arriva però un ragazzo che riesce a conquistare la Regina Cattiva - che in realtà cattiva non era -, con le sue doti ed i suoi doni ma anche con l'astuzia.
Di questo giovane c'è una cosa che apprezzo: la gentilezza, la cortesia con cui ha saputo guadagnarsi mezzi magici e amore, mentre i suoi fratelli, con la loro brutalità e la violenza, erano riusciti ad ottenere solo pan per focaccia (e così dovrebbe essere, sempre...). Lui non ha usato violenza contro alcuno, ha saputo parlare col cuore e così ha conquistato la sua bella, eliminando la violenza da quella parte di mondo.
Ci sarebbe molto da parlarci su.
Sui perché e sui percome, su quello che è giusto e quello che non lo è. Invece voglio solo cogliere il segno di una fiaba del genere oggi, lunedì 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Ognuno la racconta come vuole, questa giornata. Ognuno cerca di trovare le parole che più si adattano al suo modo di vivere. Perché è giusto parlarne, è giusto che non sia il silenzio a vincere, è giusto che chi usa violenza sia solo. E punito.
Barbara ce lo dice così, per esempio. E mi piace quello che dice, perché è quello che ho sempre pensato anch'io:
La coccola facciamo che ve la racconto un altro giorno. Oggi è meglio finirla qui. FINIRLA.
Di questo giovane c'è una cosa che apprezzo: la gentilezza, la cortesia con cui ha saputo guadagnarsi mezzi magici e amore, mentre i suoi fratelli, con la loro brutalità e la violenza, erano riusciti ad ottenere solo pan per focaccia (e così dovrebbe essere, sempre...). Lui non ha usato violenza contro alcuno, ha saputo parlare col cuore e così ha conquistato la sua bella, eliminando la violenza da quella parte di mondo.
Ci sarebbe molto da parlarci su.
Sui perché e sui percome, su quello che è giusto e quello che non lo è. Invece voglio solo cogliere il segno di una fiaba del genere oggi, lunedì 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Ognuno la racconta come vuole, questa giornata. Ognuno cerca di trovare le parole che più si adattano al suo modo di vivere. Perché è giusto parlarne, è giusto che non sia il silenzio a vincere, è giusto che chi usa violenza sia solo. E punito.
Barbara ce lo dice così, per esempio. E mi piace quello che dice, perché è quello che ho sempre pensato anch'io:
Un uomo che ti picchia, non ti ama.
Un uomo che ti insulta, non ti ama.
Un uomo che sminuisce le tue capacità, non ti ama.
Tu NON meriti questo uomo.
Meriti una vita felice e piena di amore!** Grazie Barbara!
La coccola facciamo che ve la racconto un altro giorno. Oggi è meglio finirla qui. FINIRLA.