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martedì 8 dicembre 2020

Recensione: L'Ickabog, di J.K. Rowling


| L’Ickabog, di J.K. Rowling. Salani, € 19,80, pp. 307 |

C'era una volta una scrittrice che allevò un'intera generazione di lettori. Una zia, una madrina, una maestra. Una di quelle che avrebbero fatto meglio a investire le proprie energie sui libri, anziché su Twitter, per non perdere la credibilità e per non sottrarci la magia dei nostri ricordi migliori. J.K. Rowling è tornata in libreria, ma quest'anno se ne sono accorti in pochi: rischiano di parlare più forte le sue considerazioni sui social rispetto a una storia come questa, di cui io stesso non sapevo di avere bisogno prima di leggerla. Peccato, perché è davvero una storia bella: soprattutto da scartare sotto l'albero a Natale. Avevo immaginato una lettura innocua e piacevole. Una favoletta per bambini per riempire il tempo, con più illustrazioni – quelle all'interno sono state realizzate dai piccoli lettori durante il lockdown – che parole. A sorpresa, questo libro dalla copertina verde smeraldo comprende trecento pagine fittissime di avvenimenti, dettagli e atrocità. Nella migliore tradizione dei fantasy medievali, infatti, propone al lettore la topografia di un regno particolareggiato e una densa serie di andirivieni condita da efferatezze di varia natura. Perché c'è del marcio a Cornucopia, proprio come nella Danimarca del Bardo.

Quando mi mangerai, Ickabog, lascia il cuore per ultimo. Vorrei mantenere i miei genitori in vita il più possibile.

Regno idilliaco dilaniato da cospirazioni e lotte intestine, è governato da un sovrano sprovvisto di qualsivoglia fermezza. Vanitoso, sciocco e volubile, re Teo si lascia consigliare da due serpi che fingono di avere a cuore i suoi interessi ma che, lavorando inosservati alle loro trame, rischiano di trasformare la monarchia in tirannide. Per nascondere i segni della corruzione, hanno fatto dell'Ickabog la causa di tutti i mali: il mostro leggendario vive nella nebbia e negli acquitrini dello spaventoso Nord, e le diatribe sulla sua effettiva esistenza hanno portato alla formazioni di eserciti di fortuna, tasse alle stelle, omicidi brutali poi imputati puntualmente alla creatura. C'è qualcosa di soprannaturale nella palude, oppure è un'invenzione a tavolino per distrarre il re dai misfatti dei sottoposti? L'allarmismo si ingigantisce passando di voce in voce. Il mostro è una suggestione crescente; un capro espiatorio per celare traffici mossi da opportunismo e omertà. I cattivi dell'ultima Rowling sono realmente cattivi. Uccidono atrocemente i genitori, minacciano gli orfani dei supplizi più brutali, spargono sangue e illazioni.

In tutti quegli anni, non era mai riuscita a convincere Marta che l’Ickabog non esisteva. Quella sera però avrebbe voluto credere anche lei nel mostro, invece che nella malvagità umana che aveva visto negli occhi di Lord Scaracchino.

Scorretto e un po' crudele, con una vena grottesca che ricorda Roald Dahl, il romanzo parla il linguaggio semplice dell'infanzia ma nasconde un cuore politico. Chi non si allinea alle idee dei consiglieri del re è percepito come un nemico pubblico. Gli eversivi sono destinati a scomparire nel nulla. I popolani cadono sotto il peso degli stenti e dei dazi. I bambini, chiamati a sbrigare cose da grandi, sfuggono a orfanotrofi dickensiani per coalizzarsi. Guidati da Robi e Margherita – il primo figlio di un soldato assassinato, la seconda di una sarta morta di stanchezza appresso alle richieste del sovrano –, i piccoli protagonisti rappresentano la speranza delle nuove generazioni. La purezza dei loro sguardi mette in moto timide rivoluzioni e marce pacifiste. E quando giungerà, l'immancabile lieto fine sembrerà il trionfo della democrazia. Intelligente e grazioso, cos'è L'Ickabog se non lo svelamento di un'ingannevole fake new? J.K. Rowling non ha perso il tocco. Tra una polemica e l'altra, purtroppo, ne avevo dubitato anch'io. Insomma: c'era una volta, in realtà, una scrittrice che per fortuna c'è ancora.

Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Coldplay – Magic

lunedì 20 maggio 2019

Pillole di recensioni: Enrico (Francesca Garofalo) | Respira con me (Raffaella Romagnolo)

Enrico, di Francesca Garofalo
Bookabook, € 11, pp. 123
★★★½
Sono nato negli anni Novanta e mi sento fortunato. Ho conosciuto le lire, i televisori con il tubo catodico, le videocassette e i walkman, i floppy disk. E mi ha cresciuto, fra librerie e cinema, una J.K. Rowling a cui resto tutt'ora affezionatissimo. Su un quaderno era nata perfino una storia su quei mondi: Harry Potter, occhialuto come me, era più vicino di quanto pensassi. Abbastanza da diventarmi amico. A fantasticherie simili devono essersi dati anche Francesca Garofalo, che frequenta l'ambiente cinematografico e si sente, e il suo adorabile protagonista. In un paesello di centoventinove abitanti, l'ingenuo Enrico rischia ogni primo settembre una commozione cerebrale. Pensando che l'invito da Hogwarts non sia giunto per i ritardi delle poste, si schianta contro i muri della stazione di Zapponè. Che fine ha fatto il binario 9 e ¾? Proprio come Harry, l'omonimo pugliese ha una cicatrice che pulsa – il graffio di un topo sul naso –, un volatile in gabbia – un piccione affetto da dissenteria –, una famiglia disfunzionale – nato dall'amore di un giostraio e una giramondo, è cresciuto con la zia in un bar che disconosce gli aperitivi cenati, figuriamoci la burrobirra. Enrico e i suoi inseparabili amici hanno fatto di una cava il santuario della Divina Rowling. Ma quel paese senza librerie e senza internet non è un posto per fanboy. Ed Enrico Epitaffio, trentacinque anni, non ha più l'età per sognare. Questo esordio divertentissimo, con personaggi degni di Fabio Bartolomei e una spigliatezza invidiabile, è la storia di un ultimatum. Il protagonista sta pensando di rinunciare alle pozioni fai-da-te, alle visite presso i robivecchi, alla coltivazione delle erbe mediche. L'autrice gli dipinge attorno un mondo crudele e pessimista, che ordisce truffe e sbeffeggiamenti ai danni dei puri di cuore. E se i servi del Signore Oscuro si fossero davvero trasferiti a un passo da lui? Nato come soggetto cinematografico, a Enrico si addice bene il formato del racconto lungo nonostante il desiderio di averne ancora. Con la scusa che ci sarebbe altro da dire, che vorrei sapere sviluppati meglio sketch comici e comprimari, ammetto che mi piacerebbe volentieri ritrovarmi a Zapponè. Non domando mica una saga in sette volumi: soltanto qualche capitolo in più! Don Chisciotte combatteva mulini a vento, Enrico insegue binari invisibili. Si sollazza nel mentre con caciocavallo e vini rossi, e attinge con leggerezza al folklore del Sud, facendo del malocchio l'antenato degli Horcrux. Il suo romanzo potrebbe somigliare alle pozioni che inventa, un semplice pasticcio: in realtà, è pieno di magia. Ogni lasciata è persa. Il proverbio vale anche per i treni in transito? Quello per Hogwarts, speriamo da oggi, farà tappa anche in Puglia.

Respira con me, di Raffaella Romagnolo
Pelledoca Editore, € 15, pp. 133
★★★
L'ho conosciuta con Tutta questa vita, romanzo per ragazzi con una protagonista femminile memorabile, e l'ho ritrovata al premio Strega con La figlia sbagliata, dramma domestico con la tensione della tragedia greca. Da poco è tornata in libreria con Destino, saga familiare tradottissima e già in attesa sul mio comodino. Ma Raffaella Romagnolo, insegnante prestata alla narrativa, non ha scordato i suoi ragazzi né l'importanza delle loro letture. Insieme a lei ci ha pensato anche un editore in crescita, specializzato sin dal nome in storie da (piccoli) brividi, mentre l'alta montagna ha prestato sfondi e pericoli. Siamo a ottobre, ma sembra estate. Lontano dalle nebbie di Milano, un padre e un figlio ai ferri corti si spingono su alture dove volano le aquile. Amedeo soffre di vertigini: sotto il cappuccio calato si finge impavido e adulto come può, ma la sua idea di natura corrisponde a un balconcino fiorito per il gatti Oliver. L'adolescente, nell'indifferenza generale, marina la scuola da un mese. Colpa di una mamma che se n'è andata all'improvviso, lasciando liste della spesa incomplete e portando con sé il segreto delle parole giuste. Colpa di un padre che ci prova, sì, ma a mancare sono purtroppo il dialogo e la sincerità. Quale famiglia felice si regge su una messinscena? Tagliato fuori dal mondo per due giorni, e per di più con un genitore che sente estraneo, il protagonista abbandona a malincuore il cellulare nel cruscotto e si accompagna con le schitarrate dei Pearl Jam nelle orecchie. Fino a quando prima un rifugio chiuso per ristrutturazioni, poi una frana, lo costringeranno a diventare eroe della sua stessa avventura: lui che, in balia del lutto, aveva rinunciato a vivere. Semplice e immediato, fatto di capitoli lampo e grandi consigli musicali, Respira con me è un survival intimista e toccante ma inferiore all'affine Voce di lupo. Un inno alla resistenza, fisica e psicologica, i cui esiti prevedibilmente lieti annullano ogni suspance. Nella sua ora d'aria lontano dai romanzi più impegnati, così, Raffaella Romagnolo corre pochi rischi e non sorprende nel cambio di genere, ma garantisce un discreto viaggio interiore all'ombra di una natura splendida perché terribile.

giovedì 7 febbraio 2019

Blog Tour "Bianco Letale", di Robert Galbraith: ricapitolando i casi di Cormoran Strike


Amici, è ufficiale. Cormoran e Robin sono finalmente tornati. È passato ormai un po' da quando, durante il primo anno all'università, avevo divorato nella mia stanzetta da matricola la loro indagine introduttiva, scoprendo una Rowling divertita e perfettamente credibile nelle vesti di novella Agatha Christie: serviva forse uno pseudonimo maschile a farcene dimenticare la connaturata classe? Se tra me e la serie televisiva prodotta dalla BBC purtroppo non è scattata la scintilla e gli altri esperimenti della mamma di Harry Potter non piacciano affatto – Animali fantastici, dico a te, che con il tuo secondo capitolo ci hai regalato uno dei peggiori film dello scorso anno –, comunque resta una certezza: questa volta si intitola Bianco letale, sfiora le ottocento pagine per rendere meno doloroso l'inevitabile arrivederci e ha il pregio di fugare la nostra curiosità, si spera, attraverso un altro caso al cardiopalma. Facendo il conto alla rovescia per gustarmelo – in questo periodo preme la scrittura della tesi, e a malincuore risulta sconsigliato dedicarsi a letture tanto corpose lavorando a pieno regime: il romanzo, però, è già pronto sul mio comodino e vi ricordo il Review Party l'11–, nella mia tappa del blog tour a tema ricapitolo insieme a voi i casi precedenti. Pronti, via!

Titolo: Bianco Letale
Editore: Robert Galbraith
Numero di pagine: Salani
Prezzo: € 24,00
Numero di pagine: 784
Data di pubblicazione: 4 febbraio 2019
Sinossi: Quando il giovane Billy, in preda a una grande agitazione, irrompe nella sua agenzia investigativa per denunciare un crimine a cui crede di aver assistito da piccolo, Cormoran Strike rimane profondamente turbato. Anche se Billy ha problemi mentali e fatica a ricordare i particolari concreti, in lui e nel suo racconto c’è qualcosa di sincero. Ma prima che Strike possa interrogarlo più a fondo, Billy si spaventa e fugge via. Cercando di scoprire la verità sulla storia di Billy, Strike e Robin Ellacott – una volta sua assistente, ora sua socia – seguono una pista tortuosa, che si dipana dai sobborghi di Londra alle stanze più recondite e segrete del Parlamento, fino a una suggestiva ma inquietante tenuta di campagna. E se l’indagine si fa sempre più labirintica, la vita di Strike è tutt’altro che semplice: la sua rinnovata fama di investigatore privato gli impedisce di agire nell’ombra come un tempo e il suo rapporto con Robin è più teso che mai. Lei è senza dubbio indispensabile nel lavoro dell’agenzia, ma la loro relazione personale è piena di sottintesi e non detti…

Il richiamo del cuculo: l'angelo che non volava.
Ha avuto inizio tutto da qui. Cormoran cercava una segretaria che ne sopportasse gli odori, il disordine, i modi burberi; Robin si spingeva in un vicolo di Londra in cerca di un incarico che la distraesse da una relazione perfetta solo all'apparenza. Per la loro fortunatissima collaborazione, e per il nostro istantaneo colpo di fulmine, galeotto era stato un cadavere: quello della top model Lula Landry, detta “Cuckoo”, precipitata dal terzo piano del suo invidiabile appartamento con vista. Suicidio oppure omicidio? Se sei giovane, bella e hai il mondo dell'alta moda che ti rema contro, meglio accantonare l'idea della depressione e mettersi alla ricerca del colpevole. Sarà insospettabile.

Il baco da seta: l'editoria uccide.
Dalle passerelle alle case editrici, meno sfavillanti ma altrettanto letali, il passo è breve. Tanto era classico e teatrale l'intrigo del romanzo introduttivo, tanto scandalizza per violenza e causticità questo secondo tassello. La Rowling si sporca le mani, e a macchiarle è sangue copioso. Questa volta la vittima è Owen Quine, scrittore controverso in attesa di pubblicare Bombyx Mori: titolo quanto mai programmatico se l'ultimo manoscritto era una bomba a orologeria pronta a denunciare il peggio dell'editoria britannica. L'uomo è stato eviscerato, cosparso di acido, condannato alla medesima fine del protagonista del suo inedito. Tutti lo odiavano, tutti lo temevano. Investigare sarà meno facile, soprattutto se salterà fuori senza avvisare una ex di Cormoran a scombinare le carte in tavola: proprio quando tra lui e Robin, non più semplice segretaria bensì suo braccio destro, iniziava a esserci finalmente del tenero.

La via del male: le bugie hanno le gambe... mozze.
Robin, eterna fidanzata di Matthew, è pronta a fare il grande passo. Seduta nel solito ufficio, attende forse un mazzo di rose, forse le macchine fotografiche usa e getta da distribuire agli invitati al matrimonio. Il corriere, figura chiave nel cuore dei blogger di ogni dove, malauguratamente la sorprende con una consegna ben diversa: una gamba mozzata. Il mandante, vecchia conoscenza di Cormoran, mira a far crollare il detective privato. Se la stampa parla già del ritorno di Jack Lo Squartatore, la serie con la firma del fittizio Galbraith va facendosi sempre più pulp e irresistibile: la rosa dei loschi sospettati, a questo giro, somiglia alla formazione dei cattivissimi membri della Suicide Squad.

Calendario
3 Febbraio - Aspettando Cormoran - (Desperate Bookswife - Baba) 
4 Febbraio - Dove eravamo rimasti? (L'ennesimo Book Blog
5 Febbraio - Chi sono Cormoran e Robin? (La Tana di una Booklover)
6 Febbraio - Serie Noir. Perché leggere Roberth Galbraith (Un libro per amico
7 Febbraio - Ricapitolando i casi Di Cormoran Strike (Diario di una dipendenza)
8 Febbraio - E la Serie? Dal libro agli schermi della BBC (La tana di una booklover)
9 Febbraio - Londra e l'ambientazione per un giallo (Desperate Bookswife - Nadia)

giovedì 21 dicembre 2017

Buona vita a tutti. I benefici del fallimento e l'importanza dell'immaginazione, di J.K. Rowling

| Buona vita a tutti, di J.K. Rowling. Salani, € 10, pp. 69 |

Facebook mi ha ricordato che è passato un anno dalla mia laurea. Un'ora di macchina e la paura di fare brutta figura arrivando in ritardo, le scarpe eleganti di mio padre e un completo a prezzi stracciati da Piazza Italia – ora chissà se mi sta ancora, se i pantaloni si appuntano bene in vita. Il vago imbarazzo nel festeggiare con un'amica di sempre, con compagni comuni e, a differenza mia, una famiglia molto unita. Quel baffo spuntato male che, nelle rare foto in cui scorgi un sorriso storto dei miei, se ci fai caso si nota proprio. Quei professori che non mi ascoltavano, se non la mia relatrice – seduta sulla destra, distaccata ma affabilissima, mi sorrideva con un certo orgoglio. Nemmeno un mese per scrivere la tesi, e ora la stavo ripagando per il regalo della sua fiducia. Pratico e realista, consapevole che ai principi di febbraio sarei ritornato a dare esami con un nulla di fatto in tasca e una corona di alloro messa a seccarsi nella credenza, il giorno della mia laurea non ero emozionato come ci si aspetterebbe. Troppe foto, troppe pretese di contentezza, quando io contento non mi sentivo: nei momenti di coesione, no, chiedimi tutto ma non l'impossibile. Ci ho ripensato lunedì pomeriggio. Complice Facebook, dicevamo. Complice la lettura lampo di Buona vita a tutti. Un volumetto candido che occupa uno spazio piccolo così accanto ai libri di Harry Potter, alle indagini di Cormoran Strike, al nero acido del per me bellissimo Il seggio vacante.

La consapevolezza di essere emersi più saggi e più forti dalle contrarietà significa che, da quel momento in poi, sarete certi della vostra capacità di sopravvivere. Non conoscerete mai veramente voi stessi o la forza dei vostri rapporti finché le avversità non vi avranno messi alla prova. Questa consapevolezza è un vero e proprio dono, per quanto la si guadagni soffrendo, e si è dimostrata più preziosa di qualcunque titolo io abbia mai conseguito.

Ho incastrato al posto d'onore l'ultima pubblicazione di J.K. Rowling – in realtà la trascrizione letterale del discorso tenuto ai laureandi di Harvard nel 2008 –, tra un portachiavi del maghetto occhialuto acquistato a Torino e un paio di ciondoli che più nerd non si può (il triangolo dei Doni della Morte, una Giratempo). Qui non scrittrice, ma essere umano, la fata madrina di una generazione di lettori racconta al pubblico – in platea tutti studenti, come lei due decenni prima: incerti, tesi, impreparati all'esistenza – gli amici di sempre (ai Mangiamorte, pensate, ha dato i loro nomi: strano, stranissimo omaggio), i fallimenti (la scoperta piuttosto tardiva delle Lettere classiche, un matrimonio tramontato presto) e l'immaginazione (non quella che permette lunga vita ai maghi, ai misteri di Hogwarts, bensì un'empatia nata durante l'apprendistato presso Amnesty International: la facoltà di sapersi mettere nei panni di un altro che non sia tu). Quegli studenti con il tocco sulla testa dovevano pendere dalle sue labbra. Dovevano viverlo ancora più intensamente, ancora meglio, il momento della proclamazione. Non come me, che forse non sono tagliato per le cose belle, punto e basta. Non come me, che forse il 12 dicembre 2016 avrei voluto zia Joanne in cattedra a dirmi che il futuro era già qui. Perché mi ha preso bambino e, passato pure sull'affronto di una lettera mai recapitata, nutrivo inconsciamente questo desiderio: che mi lasciasse adulto o quasi.

Non occorre la magia per trasformare il mondo. Dentro di noi abbiamo già tutto il potere che ci serve: il potere di immaginarlo migliore.

Invece l'ho scoperto tardi questo discorso motivazionale: inutile negarlo, trasformato con le feste nella tipica trovata commerciale. Non indispensabile, se non per permettere che un anno intero passasse senza la penna della Rowling. Da acquistare o regalare per vanità, affetto, completezza. Ben impaginato e splendidamente illustrato. Con font tutti ricci e capricci, parole chiave riproposte in caratteri cubitali, disegni da rimirare. Le perdono a cuor leggero il ritardo, senza rancore, e dell'ottimismo di Buona vita a tutti farò un nuovo proposito per Capodanno. Certo, l'ideale sarebbe stato ascoltarla dal vivo: scomodo, seduto al primo banco in una giacca blu che mi stringeva un poco sulle spalle. 
Quando devo alzarmi, quando devo sedermi, quando posso ringraziare, quando posso andarmene. I capelli spettinati e i coriandoli dappertutto. Il baffo spelacchiato: maledetto. 
E, nelle orecchie, l'eco degli applausi. Di un'autrice che sulla carta stampata – col tempismo sbagliato – ha comunque il suo regno.

[…] Scappai nel corridoio degli studi classici, rinunciando alla scala del successo per andare in cerca dell'antica saggezza.

lunedì 23 gennaio 2017

Mr. Ciak: Indivisibili, Animali fantastici e dove trovarli, Collateral Beauty, Assassin's Creed, Un bacio

Daisy e Viola sono gemelle. Ma, siamesi, di quelle destinate a spartirsi per sempre l'esistenza. Oppure no? Un medico dice che è possibile separarsi, anche se il pensiero spaventa. Cantano a comunioni e matrimoni, vengono portate in processione come se potessero far miracoli, permettono ai parenti di vivere degli introiti che la loro particolarità comporta. Identiche ma diverse nel carattere, si scontrano: una sogna l'America e l'altra recita l'atto di dolore al mattino, una cerca di distinguersi indossando smalti aggressivi e l'altra si adegua bonariamente, una vuole la libertà e l'altra non lo sa. Ad allontanare Daisy e Viola, cose grandi e piccole: la voglia di sperimentare il sesso, un gelato in centro da non spartire più in due, i piedi puntati contro l'avidità dei parenti. Siamo indissolubili, indivisibili, cantano in coro le protagoniste dell'ultimo film di Edoardo De Angelis. Un dramma girato in napoletano, a cui la colonna sonora neomelodica e il dialetto conferiscono alla ribellione inaspettata poesia. Presentato a Venezia, Indivisibili è un film che mi era passato di mente: dimenticato, sembrava tenersi ai margini di quella nuova gioventù del cinema italiano scoperta lo scorso anno. Mi ha preso alla sprovvista e, a sorpresa, messo sottosopra. Potente, tenero, struggente. Il tassello che ancora mancava e che, nell'indecisione, avrei presentato agli Oscar: perché alcuni casi di coscienza, certi dilemmi, arrivano alla meta in qualsiasi lingua si esprimano. Quanta rabbia, allora, verso quei genitori che se ne approfittano. Quanta angoscia in un epilogo che un po' ti tiene a galla e un po' ti porta giù, dove le vie di fuga si fanno disperate. Indivisibili ha ravvicinati primi piani che colgono i pensieri a voce bassa di due esordienti, Angela e Marianna Fontana, sorprendentemente spontanee. Una regia schiacciante, che contrappone il fascino kitsch di Sorrentino – i figuranti pittoreschi che popolano yacht e parate, la colonna sonora invadente, la decadenza segreta delle città di mare – all'asciuttezza di Mustang. Una lacrima silenziosa, non prevista, che ti scende sulla guancia quando senti pigolare Janis Joplin: prima piano, poi più forte. E un soliloquio che forse si farà duetto, nella sua onestà, completa l'identità di un gioiellino che, oltre a condivide un cuore in due, ne lascia uno spigolo generoso anche per te. (7,5)

Peggio dei detrattori, mi faceva notare un'amica scrittrice, sono i fan. Intransigenti, scettici, spietati. Quando l'arrivo di Animali fantastici era nell'aria, mi sono accorto di essere uno di loro. Come chi è cresciuto tra le pagine della Rowling, non mi lasciavo incantare dalle premesse. Chi ne sentiva la necessità? A parlarvi, una persona incostante di natura, che ha amato infinitamente Harry Potter su carta ma non sempre sul grande schermo. A novembre, perciò, ho mancato Animali fantastici senza dispiacermene. La storia, che si svilupperà in altri quattro film, segue le disavventure di Newt Scamander: timido zoologo che, nella New York degli anni '30, trasporta una ventiquattrore piena di mostri e meraviglie. La valigetta, scambiata per sbaglio, libera per strada i suoi animali – che fantastici, complice una computer grafica ad hoc, lo sono per davvero. A seminare panico e distruzione, il pasticcio dello zoologo o gli emissari del malvagio Grindelwald? Animali fantastici mi ha sorpreso pian piano. Godibilissimo, affascinante, adulto, con un indimenticabile leitmotiv che solletica i ricordi e personaggi da approfondire meglio. Se la trama serba infatti divertenti scene a Central Park, locali charleston e un duplice colpo di scena finale, i protagonisti – timidi, spesso sulle loro – costituiscono un simpatico quartetto, in cui spiccano al momento le smorfie di troppo di Redmayne e la bellezza di Alison Sudol. A caccia di misteri e bestie, il film di Yates ha un forte fascino retrò e cenni a sufficienza alla serie originale – Silente in cattedra, una romantica sorella Lestrange che non vediamo l'ora di conoscere – per rabbonirci. Meno entusiasmo, invece, per un finale parzialmente conclusivo che ci lascia con l'immagine di una New York digitalizzata, distrutta, presa di peso dalle produzioni Marvel. Il resto è una valigia che, se fa difetto nel chiudersi, è per via di incantesimi e divertimento in quantità. E, per la barba di Merlino, chi si aspettava un bagaglio così carico? (7)

Un pubblicitario perde la figlia e, per un soffio, anche il posto di lavoro. Scrive lettere a Morte, Tempo, Amore. E un giorno, in un parco, quelle tre entità gli rispondono di persona. Collateral Beauty aveva, dalla sua, uno spunto affascinante, un cast stellare e un trailer furbissimo. Il dramma natalizio di David Frankel è stato demolito all'unisono; ma il pubblico pagante, in sala, lo premiava. L'ho visto con una segreta speranza: che l'intransigenza della critica ufficiale – quella per cui i melodrammi dai buoni sentimenti sono il male nel mondo – fosse dettata dal pregiudizio. Collateral Beauty, purtroppo, è alquanto indifendibile. Irrispettoso, retorico, sconclusionato. Perché quella trama che vi ho riassunto, sdolcinata ma emozionante, è uno specchietto per le allodole. Perché il padre in lutto interpretato dal solito Smith – qui in fase: ricicliamo pure i pianti imparati con Muccino – ha un punto di vista inefficace, che si perde tra i comportamenti egoisti e avidi dei comprimari. Alcuni dei più grandi attori su piazza, in ruoli marginali e detestabili, accentuano così le voragini di una sceneggiatura che gioca a carte scoperte e, nei suoi ordinari atti di fede, fa acqua. Si salvano in extremis la delicata Naomie Harris, in odore di nomination per Moonlight, e il parziale colpo di scena legato al suo personaggio. Il resto, indeciso tra generi e toni, scandito da bruttissime frasi ad effetto e attimi che non sanno come emozionare, è un mappazzone affollato e insapore, che ambisce invano a imporsi come un moderno Canto di Natale e a raggiungere il cuore. Si resta distanti, involontariamente divertiti: pronti a fargli le pulci. E, se le lacrime arrivano, non sono che per la rara strage di talenti e idee a cui abbiamo assistito.  (5)

Pur non essendo tipo da videogiochi, cresco in una famiglia che colleziona console sin dagli anni Novanta. La fama di Assassin's Creed, non particolarmente amato dai miei ma famoso per le trame ambiziose e una serie di romanzi, è giunta fino a me. Giunto fino a me anche il film, una sera in cui non decidevo io cosa guardare. Con una splendida coppia riunita dal regista del faticoso ma ineccepibile Macbeth e viaggi nel tempo che sono sempre i benvenuti, non mi sono lamentato. Assassin's Creed, però, è una visione sconclusionata, indolore, deludentissima. Tanta azione – un'azione artificiale e coreografica, che poco coinvolge – e dialoghi scarsi a inframmezzare le panoramiche a volo d'aquila, i salti nel vuoto, i muscoli glabri del protagonistia Tu quoque, Fassbender? Spiace constatare che uno dei miei attori preferiti, qui, sia un pesce fuor d'acqua: per fortuna l'ho già trovato straordinario in The Light Between Oceans, quest'anno, quindi fingerò di dimenticare la partecipazione a un blockbuster che, con a bordo uno che non sbaglia mai, prometteva bene. Con lui, un'avvilita Cotillard e la sua pessima doppiatrice. Cosa ci fa un cast così in un film scritto male e di fretta, con effetti speciali che hanno più carattere dei suoi stessi eroi e cerchi che si chiudono senza neanche aprirsi? I videogiochi somigliano sempre di più ai film, ed è un complimento. I film, però, somigliano sempre di più ai videogiochi – divertimento mordi e fuggi, precipitosi e vuoti -, e che tristezza che mettono. (4,5)

Blu scrive lettere aperte alla sé del futuro. Lorenzo anima la vita con inseriti musical che fanno il verso a Glee. Antonio, talentuoso cestista, ha una stanza vuota per metà. Hanno sedici anni, frequentano una scuola di provincia, sono nel mirino del bullo. Si fanno scudo contro l'intolleranza, le prepotenze, le occhiate storte: funzionano meglio insieme. Un bacio, scritto e diretto da Ivan Cotroneo – suo l'adorabile La kryptonite nella borsa -, è una commedia adolescenziale che lo scorso anno ha avuto una discreta fortuna. Bene accolto nei licei, mirato a sensibilizzare un pubblico giovanissimo, è pulito, pensato come un contenitore di temi contemporanei – cyberbullismo, omofobia, violenza nelle scuole –, semplice e televisivo per natura. Modello di riferimento: Noi siamo infinito. Un trio eterogeneo tra gelosie e complicità, la musica, personaggi fragilissimi. Ma piacciono più i riferimenti a Chbosky che a Moccia, parlare di simili problematiche non è mai fiato sprecato e, cosa importante, ci si emoziona: per le famiglie straordinariamente tolleranti; per un finale shock in cui tutto precipita. Cos'è Un bacio? Un film adatto alle scuole, al Giffoni e dintorni, con una bella scrittura, qualche trovata stilistica audace – ma non sempre portata a buon fine -, tre talenti acerbi. Spiace dirlo, ma funziona poco Rimau Grillo Ritzberger: troppo stereotipato, antipatico e sopra le righe per essere il cuore del film. Sorprendenti, invece, Pazzagli – un piccolo Kim Rossi Stuart - e la Romani. Cos'è, ancora, Un bacio? Un gesto troppo candido e troppo istintivo, per chiamare a sé qualsiasi vergogna. (6,5)

giovedì 22 dicembre 2016

Recensione: La via del male, di Robert Galbraith

Il male è sempre di moda.

Titolo: La via del male
Autore: Robert Galbraith
Editore: Salani
Numero di pagine: 603
Prezzo: € 18,60
Sinossi: Quando un misterioso pacco viene consegnato a Robin Ellacott, la ragazza rimane inorridita nello scoprire che contiene la gamba amputata di una donna. L'investigatore privato Cormoran Strike, il suo capo, è meno sorpreso, ma non per questo meno preoccupato. Solo quattro persone che fanno parte del suo passato potrebbero esserne responsabili - e Strike sa che ciascuno di loro sarebbe capace di questa e altre indicibili brutalità. La polizia concentra le indagini su un sospettato, ma Strike è sempre più convinto che lui sia innocente: non rimane che prendere in mano il caso insieme a Robin e immergersi nei mondi oscuri e contorti degli altri tre indiziati. Ma nuovi, disumani delitti stanno per essere compiuti, e non rimane molto tempo...
                                          La recensione
Presso l'ufficio del detective privato Cormoran Strike non sono insolite le consegne. Robin, prima semplice segretaria e poi socia alla pari, è ufficialmente fidanzata con Matthew, rampollo troppo bello e noioso per essere vero. A volte arrivano lettere di mitomani da strapazzo, riposte in un cassetto e lì dimenticate. Altre, mazzi di rose rosse che stemperano i toni del giallo. Quella mattina, mentre Londra e i londinesi si preparano al matrimonio in pompa magna degli amati William e Kate, Robin attenderebbe in teoria macchine fotografiche usa e getta per gli invitati al suo, di matrimonio. Invece, scartato l'involto, la giovane donna scopre con urlo una gamba mozzata. Il suo capo, che tiene a lei molto più di quanto non dia a vedere, si precipita in soccorso con tutta la sveltezza che il suo metro e novanta e il suo arto artificiale consentono. Da qui prende avvio la terza indagine architettata da Robert Galbraith; alias J.K. Rowling. Un macabro presente e tutta l'aria di una vendetta consumata dopo anni di meditazione: fredda e al sangue. Se alle prese con l'apparente suicidio di una famosissima indossatrice o con il ributtante smembramento di un scrittore satirico l'investigatore brancolava nel buio, in La via del male Cormoran ha una pista precisa da seguire. Anzi, tre. Chi sogna il giorno in cui il detective, con un'attività ormai lanciata e un nome che fa capolino da tutti i giornali, cadrà rovinosamente? O, piuttosto, sapendolo temutissimo da sbirri e delinquenti, chi non lo sogna? Chi conosce i suoi segreti punti deboli, sotto i chili di ciccia e muscoli e quegli impermeabili lunghi fino ai piedi? 
Dopo Il baco di seta, criticatissimo romanzo intermedio che a sorpresa mi era piaciuto tanto quanto l'affascinante capostipite, mi sono dedicato alla Via del male. Più corposo dei precedenti – migliore, a detta dei più - è un thriller al cardiopalma che non delude le aspettative. Avrei voluto leggerlo con l'anno nuovo, ma è durante le feste che si ricerca la compagnia delle persone a cui vogliamo bene. Così, alla luci sfarfallanti dell'abete sintetico, mi sono goduto l'ennesima avventura di due eroi che solo chi ha pensato i magici mondi di Hogwarts e gli intrighi luciferini del Seggio Vacante poteva raccontare. La Rowling si barcamena con perfetto aplomb brittanico tra nomi e indizi interminabili, senza farci perdere mai il filo. Dà ai comprimari caratteristiche fortissime e modi esagerati per non farceli confondere. Poco raccomandabili, gli spregevoli antagonisti costituiscono una Suicide Squad che fa impallidere. Preghi, così, di non imbatterti mai in qualcuno di simile. Alla prima ombra fuori posto, in strada, cambi marciapiede e ti guardi attorno con fare circospetto. 
La stampa, quando non parla della vita sentimentale dei reali inglesi, conia scoop e soprannomi: annuncia la presenza di un novello Jack Lo Squartatore; fa sì che la fama dell'ispettore – sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato – si infanghi. La serie, partita come un omaggio al giallo all'inglese, si fa pulp. Moncherini, sordide chat per masochisti, amabili resti. Assassini senza nome che conservano cadaveri nel congelatore a pozzetto; che collezionano dita, orecchie e cimeli grotteschi; che, tra un capitolo e l'altro, ti coinvolgono nei loro tallonamenti e nei loro pensieri. Non si vive di solo splatter, però, se seicento pagine in compagnia di Robin e Strike risultano stranamente poche. Preme conoscere la risposta a un'altra domanda: ma questi due si diranno di piacersi, sì o no? Ora che Robin è in crisi matrimoniale, vulnerabile e solitaria, sembrerebbe il momento giusto per alleggerirsi finalmente il cuore. Ma Cormoran è impegnato con una bella divorziata, l'esasperante Matthew fa i salti mortali per riottenere la fiducia della promessa sposa e, appostato in un vicolo, c'è qualcuno che, guardando i capelli biondi della segretaria in carriera, elabora disegni di morte. Tanto in ballo: l'incolumità, il lavoro, gli amori platonici. Saltano arti vitali e matrimoni annunciati, in piogge acide di emoglobina e confetti. Si ingurgitano tè e kebab completi come se non ci fosse un domani. Il romanzo vive di strip club, rock duro (quello a me sconosciuto dei Blue Olyster Cult) e reputazioni sporche. 
Questa Via del male porta dritta dritta all'inferno, lastricata com'è di personaggi buoni e cattive intenzioni.
Il mio voto: ★★★★½
Il mio consiglio musicale: Blue Olyster Cult – Career of Evil


lunedì 3 ottobre 2016

Recensione: Harry Potter e la maledizione dell'erede, di J.K Rowling, John Tiffany, Jack Thorne

L'amore acceca. Non abbiamo voluto dare ai nostri figli quello di cui avevano bisogno, ma quello di cui avevamo bisogno noi. Siamo stati così occupati a riscrivere il nostro passato che abbiamo rovinato il loro presente.”

Titolo: Harry Potter e la maledizione dell'erede
Autori: J.K Rowling, John Tiffany, Jack Thorne
Editore: Salani
Prezzo: € 19,80
Numero di pagine: 357
Sinossi: È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora che è un impiegato del Ministero della Magia oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il secondogenito Albus deve lottare con il peso dell'eredità famigliare che non ha mai voluto. Il passato e il presente si fondono minacciosamente e padre e figlio apprendono una scomoda verità: talvolta l'oscurità proviene da luoghi inaspettati.
Basato su una nuova storia originale scritta da J.K. Rowling, Jack Thorne e John Tiffany, Harry Potter and the Cursed Child, una nuova opera teatrale di Jack Thorne, è la prima storia ufficiale di Harry Potter rappresentata a teatro.

                                       La recensione
Harry Potter è sinonimo di infanzia. 
I primi romanzi letti fino alla fine: i suoi. E sua, la colpa, per le lunghe file al botteghino, quando i genitori assecondavano il nostro capriccio di vedere le trasposizioni la sera stessa della prima. Quanta folla, quanto sgomitare; l'attesa, però, sempre ripagata. Sono un fan, ma non tra i più fanatici in circolazione; in libreria ho una collezione strana, a cui manca qualche tassello: libri di formati, edizioni, altezze diverse.  A questa collezione strana, poteva mancare sì l'ottavo capitolo, La maledizione dell'erede: sequel ambientato vent'anni dopo, che non mieteva consensi in rete e scontentava gli appassionati. Avrei voluto fare un'eccezione, leggerlo in ebook per curiosità, ma metti venti euro fuori programma, un giro al supermercato con la scusa della spesa e, presto, accanto a I doni della morte, ho fatto spazio allo script dello spettacolo che quest'estate, chiacchieratissimo soprattutto per la scelta di un'attrice di colore nei panni di Hermione Granger, è approdotato nei teatri londinesi. La forma, dunque, non sarà quella del romanzo fantastico, bensì del copione teatrale, con la suddivisione in atti, le battute perfettamente scandite, le didascalie a suggerirti parte delle ambientazioni; la Rowling c'è nell'idea, nel sentore di magia comunque tangibile, non nello stile. Partito con scarse aspettative ma tanto bravo a evitare gli spoiler di chi l'aveva già letto e ne era rimasto deluso, alla fine mi sono scoperto alquanto soddisfatto e tutt'altro che pentito dell'acquisto. Dalla mia, poca fiducia verso l'operazione e molta familiarità con il formato: in questi giorni, infatti, cerco idee e spunti per una tesi in Letteratura teatrale e quei giochi di ruolo, quei tempi comici, sono il pane quotidiano. La maledizione dell'erede andrebbe visto; e se acquistato, invece, andrebbe letto tenendo in considerazione meccanismi, stilemi e ritmi che non sono appartenuti ai volumi precedenti, pensati e scritti come romanzi. Tra le pagine, però, ho trovato la stessa magia, emozioni similmente intense, e potrebbe bastare quello. Lo spettacolo, con il dovuto rinnovo generazionale, vede eroi vecchi e nuovi muoversi nei luoghi che conosciamo: ad aspettare il prossimo treno, sul binario 9¾, protagonisti cresciuti e ormai genitori. Harry, quarantenne, ha tre figli: quello di mezzo, Albus, si crede il suo disonore. 
Il ragazzo non è portato per gli incantesimi, non sta in equilibrio sulle scope volanti per i tornei di Quidditch e, finito fra gli storici rivali di Serpeverde, stringe amicizia con il figlio di Draco, un altro adorabile perdente. Non manca la controparte femminile, Delphi: cugina di Cedric Diggory, l'intraprendente adolescente dalla chioma argento e blu li guida alla ricerca dell'unica GiraTempo superstite per mandare indietro le lancette e salvare il parente mai dimenticato. Chi gioca con il tempo, però, si perde: a lungo andare, si brucia. E l'effetto farfalla, inevitabile, avrà ripercussioni importanti sui grandi e sui piccoli. Nelle innumerevoli realtà in cui viaggiano, sabotare le prove del Torneo Tremaghi e salvare Cedric dal Signore Oscuro ha effetti differenti. Qual è il prezzo da pagare, per un destino modificato? Perché la cicatrice di Harry, che nell'ultima pagina dell'ultimo libro aveva smesso di pizzicare, torna a dargli il tormento, insieme a incubi in cui rivive le vessazioni dei Dursley e l'ira di Voldemort? 
La trama, essenziale e un po' macchinosa, è un pretesto per tornare ad aspettare, il primo settembre, lettere inoltrate dalla segreteria di Hogwarts. Se fosse stato scritto come un romanzo, l'effetto fanfiction avrebbe avuto forse la meglio; così, invece, il novello Harry Potter incappa nei difetti dei tempi teatrali, ma compensa con il cuore. Ci sono le allusioni, le atmosfere e i giusti tocchi magici. Si vede che chi l'ha scritto – sospetto, infatti, che l'autrice abbia messo soltanto il nome in calce – ha amato quei mondi. Si vede che chi l'ha letto, nonostante non possa considerarsi un volume complementare, ha amato un po' anche questi qui. A cornice di un delizioso intrattenimento per famiglie, divertente e, qui e lì, particolarmente toccante, che emoziona quelli che, insieme ai maghi della Rowling, hanno imparato l'amicizia, il coraggio e, soprattutto, com'è che si fa a riempire gli spazi bianchi di un testo che non nasce per le librerie – lo spettacolo, con una grande produzione alle spalle, dev'essere una vera gioia per gli occhi -, ma ci è arrivato sulla scontata onda della sua notorietà. Io non ho fatto conti alla rovescia, non l'ho compraso in lingua originale, non l'ho atteso affatto: negativamente prevenuto. L'ho letto, in un paio di sere, prendendolo così com'è: una lettura gradevolissima, più infantile di certo, a cui approcciarsi domandando – come se fosse poca cosa, poi – un buon intrattenimento; un viaggio all'indietro, nei luoghi in cui la magia ci ha conquistato la prima volta. Astenersi babbani.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Harry Potter's Theme 

giovedì 25 agosto 2016

Coming This Fall [2016] - Parte II

Buongiorno, amici lettori. Come state? Spero bene, all'indomani di una tragedia che ci fa tremare tutti (dalle mie parti, letteralmente: i letti hanno ballato nel cuore della notte e, al mattino, i telegiornati ci hanno messi faccia a faccia con le drammatiche conseguenze del sisma, a poche regione di distanza). Ci si distrae, per quanto possibile, parlando di quello che ci tira su. I libri: in particolare, quelli di prossima uscita. Nella seconda carrellata, romanzi per ragazzi – e ci sono young adult e saghe storiche, trasposizioni cinematografiche imminenti e nuovi talenti – e scampoli della narrativa straniera che mi è saltata all'occhio sul web. Felice, in particolar modo, per quel Fangirl di cui vi ho tradotto la trama alla bell'e meglio. Una data d'uscita non c'è, ma la Piemme, dopo Per una volta nella vita, curerà per la terza volta la traduzione di un'autrice irresistibile che, di nome, fa “arcobaleno”. Harry Potter e la maledizione dell'erede, invece, puzza di bruciato sin da qui; o no? La parola a voi. Un abbraccio. M. 

                                                         Narrativa per ragazzi
Titolo: Harry Potter e la maledizione dell'erede
Autore: J.K. Rowling, John Tiffany, Jack Thorne
Editore: Salani
Numero di pagine: 352
Prezzo: € 19,80
Data di pubblicazione: 24 settembre
Sinossi: È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora che è un impiegato del Ministero della Magia oberato di lavoro, marito e; padre di tre figli in età scolare. Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il secondogenito Albus deve lottare con il peso dell'eredità famigliare che non ha mai voluto. Il passato e il presente si fondono minacciosamente e padre e figlio apprendono una scomoda verità: talvolta l'oscurità proviene da luoghi inaspettati.
Basato su una nuova storia originale scritta da J.K. Rowling, Jack Thorne e John Tiffany, Harry Potter and the Cursed Child, una nuova opera teatrale di Jack Thorne, è la prima storia ufficiale di Harry Potter rappresentata a teatro.

Titolo: Nerve
Autore: Jeanne Ryan
Editore: Newton Compton
Numero di pagine: 320
Prezzo: € 9,90
Data di pubblicazione: 29 settembre
Sinossi: Quando Vee viene selezionata come concorrente per il gioco in diretta online Nerve, scopre che il gioco la conosce. Gli organizzatori l’hanno attratta e convinta a partecipare con premi allettanti e con la promessa di fare coppia con il ragazzo perfetto, il brillante e sensuale Ian. In un primo momento Nerve si rivela incredibilmente divertente: i fan di Vee e Ian tifano per loro e li spingono ad alzare la posta con imprese sempre più rischiose. Ma il gioco ha una svolta poco chiara quando i partecipanti vengono indirizzati verso una località segreta con altri cinque giocatori per il round del Grand Prize. Improvvisamente stanno giocando il tutto per tutto e in palio c’è la loro vita. Fino a che punto il sangue freddo di Vee la sosterrà per andare avanti?

Titolo: Antiche voci da Salem
Autore: Adriana Mather
Editore: Giunti
Numero di pagine: 320
Prezzo: € 16,00
Data di pubblicazione: 31 Agosto
Sinossi: Salem, ai giorni nostri: Samantha Mather si trasferisce nell'antica casa avita per stare vicina al padre, inspiegabilmente in coma, ma la città non è disposta ad accoglierla a braccia aperte. Oltre tre secoli prima Cotton Mather è stato protagonista del processo alle streghe, firmando il trattato usato a fondamento delle condanne, e i rancori che hanno spaccato la comunità sono ancora terribilmente vivi. Samantha si trova isolata, avvolta dall'ostilità gelida degli Eredi, discendenti dalle presunte streghe. Passato e presente si intrecciano in un groviglio pericoloso. Neppure Jaxon, figlio della migliore amica del padre e segretamente attratto da Samantha, è immune al rancore e le cose si complicano ancor più quando lei entra in contatto con l'affascinante Elijah, uno spirito tragicamente coinvolto nelle antiche vicende storiche. Samantha scopre un modello ricorrente nei secoli, in base al quale le famiglie dei perseguitati e dei persecutori pagano periodicamente un terribile tributo di morti. C'è solo una speranza per evitare che la storia si ripeta: svelare i segreti del passato fra odi antichi e passioni, e rinunciare a qualcosa di sé per aprirsi a un sentimento nuovo.

Titolo: Fangirl
Autore: Rainbow Rowell
Editore: Piemme
Numero di pagine: 480
Prezzo: € 17,00
Data di pubblicazione: ottobre
Sinossi (tradotta da me): Cath è una fan di Simon Snow. Okay: tutti sono fan di Simon Snow. Ma per Cath essere una fan è tutta la sua vita. Lei e la sua gemella, Wren, sono rimaste folgorate dalla serie di Simon Snow quando erano solo delle bambine: a modo suo, le ha aiutate a superare l'abbandono della madre. La sorella di Cath si è ormai allontanata dal fandom e, con l'università, le comunica di non voler dividere la stanza con lei. Cath è sola: fuori posto. Ha una compagna di stanza scontrosa, un bel ragazzo che le ronza sempre attorno, un prof di scrittura creativa che guarda alle fanfiction come a una piaga dell'era moderna, un compagno di classe bellissimo e amante delle parole. E lei non riesce a smettere di pensare al padre, fragile e gentile, che non è rimasto mai davvero solo prima d'ora. La domanda è: Cath può farcela senza Wren che le tiene la mano? E' pronta a vivere la propria vita? Scrivere le proprie storie? E vuole,  soprattutto, se ciò significa scordarsi di Simon Snow?

Titolo: La biblioteca delle anime
Autore: Ransom Riggs
Editore: Rizzoli
Numero di pagine: 280
Prezzo: € 18,00
Data di pubblicazione: ottobre 
Sinossi (tradotta da me): Un adolescente dai poteri straordinari. Un'armata di mostri. Un'epica battaglia per il futuro della “peculiarità”. L'avventura che è iniziata con La casa per bambini speciali di Miss Peregrine e che è proseguita, poi, in Hollow City, giunge alla sua elettrizzante conclusione. Jacob, 16 anni, scopre di possedere un'abilità tutta nuova, e presto inizia a viaggiare attraverso la storia per salvare i suoi compagni speciali da immani pericoli. Ad accompagnarlo, questa volta, Emma Bloom, la ragazza che sprigiona fiamme dai polpastrelli, e Addison MacHenry, un cane da tartufo che fiuta bambini perduti. 


Titolo: Quello che non sai di me
Autore: Meg Wolitzer
Editore: Il Castoro – Hot Spot
Numero di pagine: 276
Prezzo: € 15,50
Data di pubblicazione: 29 settembre
Sinossi: Hai mai sperato di poter tornare indietro nel tempo, all’esatto istante prima che tutto cambiasse per sempre?Attraverso un’avvincente esplorazione della psiche umana, Meg Wolitzer racconta che cosa significa perdere qualcuno, o qualcosa, che ami. E poi perderlo un’altra volta.

                                                            Romanzi d'importazione
Titolo: Le solite sospette
Autore: John Niven
Editore: Einaudi – Stile Libero
Numero di pagine: 350
Prezzo: € 18,50
Data di pubblicazione: 23 agosto
Sinossi: Quando Susan - a causa dei vizi nascosti del marito - si ritrova vedova e con la casa pignorata, insieme ad alcune amiche decide di compiere una rapina. Contro ogni probabilità, il colpo va a buon fine, e alle «cattive ragazze» non resta che raggiungere la Costa Azzurra, riciclare il denaro e sparire. Nulla che possa spaventarle, dopo tutto hanno piú di un motivo per riuscire nella loro impresa: andare in crociera e fuggire il brodino dell'ospizio.

Titolo: Quando eravamo immortali
Autore: Charlotte Roth
Editore: Sperling & Kupfer
Numero di pagine: 432
Prezzo: € 18,90
Data di pubblicazione: 30 agosto
Sinossi: «Non puoi perderti la notte più folle della tua vita»: è con queste parole che Alexandra si lascia trascinare fuori di casa dall'amica del cuore. Fosse stato per lei, se ne sarebbe rimasta tra quelle quattro mura anguste, insieme alla nonna che l'ha cresciuta, Momi, in mezzo alle poche cianfrusaglie che non bastano a svelare un lontano passato di cui la nonna è molto gelosa. Invece, in quella notte che sta per cambiare la Storia, Alex si ritrova catapultata nel cuore della vita, quella vita di cui, nei suoi ventitré anni, ha sempre avuto paura, senza sapersi spiegare il perché. Travolta dal mare di folla che si sta riversando da Berlino Est alla parte opposta della città, fino ad allora inaccessibile, Alex viene letteralmente spinta tra le braccia di un ragazzo dell'Ovest: Oliver. Con lui, scoprirà non solo un mondo dai confini più vasti, colorato da cibi sconosciuti, profumi stranieri, nomi dal suono irresistibile, ma scoprirà soprattutto per la prima volta l'amore, quello capace di infrangere ogni paura...

Titolo: Dispetti di famiglia
Autore: Jill Sooley
Editore: Giunti
Numero di pagine: 384
Prezzo: € 12,90
Data di pubblicazione: 7 settembre
Sinossi: Un marito che se la dà a gambe e una figlia da crescere da sola: a quarant'anni Marie non si aspetta certo altre sorprese dalla vita, e la piccola Floss è tutto quello che le rimane. Almeno fino al giorno in cui, su un autobus, non cade letteralmente tra le braccia di Ray, un giovane vedovo dai folti capelli neri, e Lolly, una ragazzina ribelle di undici anni che ha appena perso la mamma. Ed ecco che in un batter d'occhio la famiglia si allarga, perché Marie e Ray, travolti dalla passione, convolano a seconde nozze e tutti si ritrovano a vivere amorevolmente – o quasi – sotto lo stesso tetto. Un autentico manicomio, e saranno le voci di Marie, Floss e Lolly a raccontarlo, ognuna dal suo particolarissimo punto di vista. Marie sempre più impegnata nel suo doppio ruolo di madre-matrigna, Floss ai ferri corti con il patrigno, e Lolly che non riesce proprio a mandar giù il secondo matrimonio di papà. Tra dispetti, malintesi e riconciliazioni, in una miscela a dir poco esplosiva, chi sarà a trionfare alla fine: l’amore o i legami di sangue?

Titolo: L'uomo che inseguiva i desideri
Autore: Patrick Phaedra
Editore: Garzanti
Numero di pagine: 288
Prezzo: € 16,90
Data di pubblicazione: 1 settembre
Sinossi: Da un anno, ogni mattina, Arthur Pepper si sveglia alle sette e compie con esattezza gli stessi gesti. Questo è l’unico modo per superare il dolore per la perdita dell’amata moglie, Miriam, dopo tutta una vita passata insieme. Solo così gli sembra di poter fingere che lei sia ancora con lui. Ma il giorno del primo anniversario della sua scomparsa, Arthur prende coraggio e decide di riordinare gli oggetti di Miriam. Nascosta tra gli stivali, vede improvvisamente una scatolina. Dentro c’è un braccialetto con dei ciondoli: sono a forma di tigre, fiore, elefante, libro e altri piccoli oggetti. L’uomo inizialmente è perplesso; la moglie non indossava gioielli. Ma poi inizia a guardare con più attenzione e si accorge che su un ciondolo è inciso un numero di telefono, che Arthur non può fare a meno di chiamare subito. È l’inizio della ricerca e delle sorprese. Un viaggio che gli fa scoprire una Miriam sconosciuta, ma che ha ancora tanto da insegnargli. E gli ricorda che l’amore è sorprendersi ogni giorno, per tutta la vita e anche oltre.

Titolo: Ricettario amoroso di una pasticciera in fuga
Autore: Louise Miller
Editore: Sonzogno
Numero di pagine: 352
Sinossi: A Boston, Livvy è una rinomata pasticciera (e pasticciona) che lavora per il club più esclusivo della città. Ma i successi professionali non sempre si accompagnano con una vita privata all'altezza, tanto più che la donna ha una storia sentimentale col proprietario (sposato) del locale. Durante la festa di celebrazione dei 150 anni del club, infatti, le cose precipitano e Livvy decide di abbandonare tutto e scappare in un paesino del Vermont. Per una cittadina come lei, la vita di provincia non è proprio un toccasana. Eppure, tra amicizie sorprendenti, gare per la miglior torta di Natale e serate col banjo, e grazie a un insolito visitatore, Livvy scoprirà che le soluzioni arrivano quando meno te le aspetti.


Titolo: Un figlio
Autore: Aljenadro Palomas
Editore: Neri Pozza
Numero di pagine: 288
Prezzo: € 17,00
Data di pubblicazione: 22 settembre
Sinossi: Guille non ha niente in comune con i suoi compagni di quarta elementare. Sarà perché non si è ancora ambientato nella nuova scuola, dice suo padre, Manuel Antúnez, quando la maestra Sonia lo convoca d’urgenza in aula docenti. Sonia, però, scuote la testa. Quella mattina, prima dell’intervallo, ha chiesto agli alunni che cosa avrebbero voluto fare da grandi. Guille ha risposto... Mary Poppins.
Nessuno dei due adulti ha, però, intuito il vero motivo della risposta di Guille. Avere i poteri magici di Mary Poppins significa per il bambino risolvere d’incanto tutti i suoi problemi. Gli basterebbe, infatti, cantare Supercalifragilistichespiralidoso e sua madre tornerebbe a casa, suo padre smetterebbe di passare le sere a piangere e la sua amica Nazia non sarebbe costretta ad andare in Pakistan a sposare un signore anziano che neppure conosce. Guille è stufo che tutto il mondo continui a ripetergli che è soltanto un bambino e che i bambini non possono capire certe cose. Lui, invece, le capisce benissimo.

Titolo: Lo stradivari perduto
Autore: John Meade Falkner
Editore: Neri Pozza
Numero di pagine: 160
Prezzo: € 14,50
Data di pubblicazione: settembre
Sinossi: Nel 1842, John Maltravers frequenta l’Università di Oxford, iscritto a uno dei più antichi college inglesi, il Magdalen Hall. Nelle ore libere dagli studi coltiva la sua grande passione: la musica. Valente violinista, si esercita spesso nel suo appartamento, accompagnato al pianoforte da William Gaskell, studente al New College ed eccellente pianista. In una notte insolitamente calda, quando Gaskell ha appena lasciato il Magdalen Hall, sfogliando gli spartiti lasciati sul tavolo dall’amico, John è attratto da una copia manoscritta di alcune suite, redatta a Napoli nel 1744. Seguendo uno di quei misteriosi impulsi che sfuggono al controllo della ragione, posa lo spartito sul leggio, toglie il violino dalla custodia e comincia a suonare. Alle battute iniziali di un’aria piena di brio, sente dietro di sé un cigolio proveniente da una vecchia poltrona di vimini.
Qualche tempo dopo, alle prime luci dell’alba di una notte insonne, attaccando di nuovo quell’aria, John riavverte quel rumore sinistro. Volge lo sguardo e, nella luce argentea del mattino, scorge, seduta sulla poltrona di vimini, la sagoma di un uomo…