Si legge come un mosaico: frammenti brevi, riflessioni sparpagliate, note colte e immagini evocative si susseguono senza una vera trama, ma con l’ambiSi legge come un mosaico: frammenti brevi, riflessioni sparpagliate, note colte e immagini evocative si susseguono senza una vera trama, ma con l’ambizione di raccontare l’anima del Mediterraneo. Matvejević intreccia storia, mitologia, usi e costumi, mostrando un grande amore per questo mare e per le civiltà che vi si affacciano. L’intento è affascinante: più che un saggio, sembra una lunga meditazione sulla complessità e la ricchezza del nostro mare.
Dal mio punto di vista, lo stile frammentario e la struttura non lineare possono risultare a tratti dispersivi. Il libro non ha un vero filo conduttore, e la mancanza di narrazione può rendere la lettura faticosa se non affrontata a piccole dosi. A volte si ha l’impressione di un accumulo di appunti, più che di un’opera coerente. Alcuni passaggi colpiscono per profondità o bellezza, altri invece scivolano via senza lasciare molto.
Nel complesso è un libro interessante, colto, pieno di spunti e citazioni, che offre uno sguardo originale sul Mediterraneo, ma che difficilmente coinvolge sul piano emotivo....more
Per quanto sia scritto bene (Magris e il suo linguaggio accademico...), troppo breve per riuscire ad apprezzarlo veramente. Notevole comunque riuscire Per quanto sia scritto bene (Magris e il suo linguaggio accademico...), troppo breve per riuscire ad apprezzarlo veramente. Notevole comunque riuscire a raccontare (ma forse, proprio per la brevità, sarebbe meglio dire accennare) la poco conosciuta vicenda dei cosacchi in Carnia attraverso quello che è un memoir sotto forma di lettera. Eh si, solo Magris può scrivere certe cose....more
Un capolavoro. Romanzo fondante di un nuovo genere, il non-fiction novel, ma questo lo sappiamo già. È come vedere un documentario, ma in forma scritta.Un capolavoro. Romanzo fondante di un nuovo genere, il non-fiction novel, ma questo lo sappiamo già. È come vedere un documentario, ma in forma scritta. A piccoli passi Capote ci conduce nella vita dei criminali, prima ancora che nella vita delle vittime. E lo fa con una precisione chirurgica, ti da l’impressione di prenderla alla leggera, ma piano piano ti entra sotto pelle e rivela un’implacabile critica del sogno americano e della civiltà occidentale; evidentemente basta poco per essere trascinati a fondo. Una cosa che non mi aspettavo era il dettaglio e le riflessioni sulla pena di morte, una bella sorpresa. Ora capisco perché lo definiscono uno dei romanzi imprescindibili....more
Wow, che sorpresa questo autore! Devo dire premio Nobel assolutamente meritato. Gurnah riesce a trattare temi difficili, quali soprattutto razzismo e coWow, che sorpresa questo autore! Devo dire premio Nobel assolutamente meritato. Gurnah riesce a trattare temi difficili, quali soprattutto razzismo e colonialismo, in una maniera allo stesso tempo delicata e pungente.
Il romanzo, ambientato in due tempi diversi, se inizia un po’ lentamente finisce per rivelarsi magnifico. Le vite di Amin e Rashid, fratelli di etnia Kiswahili (il secondo pare essere un alter ego dell’autore stesso), si ritrovano intrecciate, anche con discreti colpi di scena, a quelle del britannico Pearce e di Rehana, forse il personaggio più interessante del libro: una donna musulmana, caratterizzata alla perfezione dall’autore, che vive un’amore interrazziale.
Non mi aspettavo chissà che da questo romanzo, ma mi ha stupito in tutto e per tutto: l’ambientazione, i temi, i personaggi, la storia sullo sfondo. Sarà difficile dimenticarsi qualcosa. Bella scoperta....more
Eh però come scrive Magris. Viene voglia di leggere, e leggerò, molto altro dell'autore. Questa raccolta di racconti appare un po' sempliciotta, ma d'alEh però come scrive Magris. Viene voglia di leggere, e leggerò, molto altro dell'autore. Questa raccolta di racconti appare un po' sempliciotta, ma d'altra parte l'ho presa apposta in prestito in biblioteca giusto per avere un assaggio di "short stories" del nostro, dopo aver letto Danubio. In ogni caso grande scrittura, non solo per lo stile ma anche per alcuni spunti di riflessione sul secolo scorso e il tempo....more
Mi è piaciuto molto, ma mi sono reso conto che non può essere valutato col massimo dei voti perchè come ogni libro, su qualsiasi tema, che voglia parlMi è piaciuto molto, ma mi sono reso conto che non può essere valutato col massimo dei voti perchè come ogni libro, su qualsiasi tema, che voglia parlare di tutto finisce per dare, sì, una panoramica esaustiva, ma anche per rimanere sulla superficie delle cose.
Dicevo che mi è piaciuto molto, il motivo è che mi attira molto in generale la geopolitica come materia, pur non avendo avuto occasione di studiarla da nessuna parte. Tim Marshall nell'arco di 300 pagine riesce effettivamente nell'intento di "spiegare il mondo" analizzando dieci zone chiave in termini geopolitici.
Tra l'altro secondo me è di cattivo gusto il titolo italiano, che fa riferimento al solo sottotitolo della versione originale. Non capisco perchè disdegnare un bellissimo "Prigionieri della geografia", che sarebbe stata la traduzione letterale del titolo originale, ma tant'è.
Titolo originale che spiega bene il topic di fondo: gli equilibri geopolitici e le zone di influenza di interi stati sono governati dalle possibilità date dalla geografia. India e Cina si guardano male ma non verranno mai alle mani perchè c'è l'Himalaya di mezzo. La Russia guarda sempre all'Europa orientale perchè è l'unica pianura dalla quale ha paura di essere attaccata. Gli Stati Uniti sono una grande potenza perchè dominano entrambi gli oceani. Ecc. Ecc.
Insomma, il libro è ben scritto e scorrevole, le informazioni date però sono molto generali, la maggior parte sono ormai assodate da anni. ...more
Sebbene il linguaggio usato da Handke sia molto poetico (sarebbe interessante probabilmente leggerlo in lingua originale,Mah, davvero molto perplesso.
Sebbene il linguaggio usato da Handke sia molto poetico (sarebbe interessante probabilmente leggerlo in lingua originale, se solo conoscessi bene il tedesco), quello che ci si ritrova tra le mani è un racconto poco coinvolgente, e per questo a tratti difficile da seguire.
E' uno di quei racconti senza trama, molto filosofici, fatto di digressioni e ragionamenti sul senso della vita e della società. E' la giornata di un attore che si ritrova a vagare per la città, o meglio, che cominciando dall'estrema periferia si avvicina sempre di più al centro, e si conclude con il predetto Grande Evento.
Sono arrivato in fondo a fatica e francamente non ho capito che tipo di messaggio volesse trasmettere il nostro Peter. Varrà la pena leggere qualcosa d'altro di Handke?...more
Un grande viaggio letterario lungo il fiume europeo per eccellenza. Da innamorato della mittel-europa ero molto curioso di leggerlo e non mi ha deluso,Un grande viaggio letterario lungo il fiume europeo per eccellenza. Da innamorato della mittel-europa ero molto curioso di leggerlo e non mi ha deluso, soprattutto per tutti gli spunti e consigli di lettura che Magris fornisce.
Interessante notare come sia cambiata l'Europa (o meglio, non lo sia) da quando questo saggio è stato scritto: nonostante URSS e Yugoslavia non esistano più, nonostante i molti cambiamenti avvenuti in poco più di trent'anni (il libro è dell'86), è rimasta un'impronta riconoscibile ai giorni nostri.
E' proprio come il Danubio, che rimane sempre lì. Gli imperi e i regni si susseguono e sono solo castelli di sabbia in confronto alla corrente del fiume....more
Ogni volta che finisco di leggere un racconto di Stefan Zweig ci rimango male. Non perchè non mi sia piaciuto o perchè la scrittura non sia granchè, anOgni volta che finisco di leggere un racconto di Stefan Zweig ci rimango male. Non perchè non mi sia piaciuto o perchè la scrittura non sia granchè, anzi, molto semplicemente perchè si tratta di un racconto. Non c'è il tempo materiale per entrare nella narrazione, per amare i personaggi, per apprezzare fino in fondo lo stile dell'autore, che già si è arrivati alla conclusione. 'Novella degli scacchi' merita una menzione a parte perchè come molti sanno è l'ultimo scritto di Zweig prima del suicidio, e profuma quasi di lettera d'addio. Sempre bravo Zweig, un gradino sopra agli altri per la capacità di descrivere il novecento, ma mi piacerebbe avesse scritto più romanzi lunghi.