Avevo sentito parlare bene di Amin Maalouf, del quale non avevo letto nulla prima di questo libro. Gli scali del Levante aveva tutti gli ingredienti iAvevo sentito parlare bene di Amin Maalouf, del quale non avevo letto nulla prima di questo libro. Gli scali del Levante aveva tutti gli ingredienti in regola per catturarmi, riflessioni sull'identità e sull'esilio, contesto storico-geografico particolare, ma non ha soddisfatto le mie aspettative in toto.
Il problema principale è che non si riesce a creare un legame con i personaggi. Appaiono finti, privi di quelle sfumature e difetti che li rendono coinvolgenti. Ossyan, il protagonista, e gli altri personaggi sembrano più macchiette che persone reali, e questo distacco emotivo ha reso difficile entrare davvero nella narrazione, che invece finisce per annoiare presto. Manca proprio la complessità psicologica, quell’intensità che ti fa sentire vicini ai loro dilemmi e alle loro emozioni. Voglio dire, c'è un intera parte - anche troppo grande - dedicata alla resistenza al nazismo in Francia, e il protagonista la affronta come una passeggiata di salute, noi i buoni, loro i cattivi, bah.
Una delusione, e fortuna vuole che fosse breve....more
Il fatto che questo saggio sia datato - anni ‘80 - nulla toglie alla sua potenza. Kundera approfondisce il concetto di Europa centrale, quali e che cosIl fatto che questo saggio sia datato - anni ‘80 - nulla toglie alla sua potenza. Kundera approfondisce il concetto di Europa centrale, quali e che cosa siano le cosiddette Piccole nazioni, sia nel contesto contemporaneo a lui (sotto il giogo sovietico), che soprattutto dal punto di vista culturale. In cosa risiede l’identità della Cecoslovacchia, dell’Ungheria, della Polonia? In che modo abbiamo smesso di considerarle parte integrante dell’Europa, per liquidarle e posizionarle per sempre nell’Est europeo? Kundera risponde a tutto ciò con una grande profondità di pensiero ed analisi. Molto interessante....more
Questo romanzo di Georgi Gospodinov esplora il tempo e la memoria attraverso una clinica dove i pazienti affetti da Alzheimer, grazie a stanze addobbaQuesto romanzo di Georgi Gospodinov esplora il tempo e la memoria attraverso una clinica dove i pazienti affetti da Alzheimer, grazie a stanze addobbate appositamente, rivivono decenni passati. Da questa premessa, il libro si allarga in una riflessione sull’ossessione collettiva per il passato, intrecciando malinconia e temi universali come identità e storia.
Tra le scene più affascinanti spicca il referendum sul passato, in cui i paesi europei votano per tornare a una certa epoca storica. I risultati, ironici e drammatici, svelano ferite e orgogli nazionali, offrendo uno spaccato surreale e al tempo stesso realistico dell’Europa contemporanea.
Un’opera nostalgica e poetica, l’ho trovata bellissimo, capace di unire profondità e leggerezza, e di lasciare nel lettore un’impressione indelebile....more
Libro che mi ha sorpreso molto, me lo aspettavo più “frivolo”, e invece si è rivelato di una profondità di contenuti pazzesca.
In quello che di fatto èLibro che mi ha sorpreso molto, me lo aspettavo più “frivolo”, e invece si è rivelato di una profondità di contenuti pazzesca.
In quello che di fatto è un romanzo familiare, le vicende di due famiglie, quella dei Kazanci - turca - e quella dei Tchakhmakhchian/Stamboulian - armena - si rivelano legate a doppio filo non solo dai fatti storici ma anche da veri e propri legami di parentela.
Con una sottile spolverata di realismo magico che mi ha ricordato Garcia Marquez, veniamo trasportati in una narrazione magica, che mette in relazione la Istanbul di oggi con quella del secolo scorso, l’Occidente con il vicino oriente, e più in generale la differenza, e al contempo la convivenza, di culture in quella magnifica città.
Se questo è il substrato, già denso, a tutto ciò si aggiunge anche la trama, che si rivela emozionante e ricca di colpi di scena fino alla fine....more
E' un libro straordinario a livello stilistico, in quanto l'autore si destreggia magnificamente usando ben quattro (4!), stili diversi per le quattro E' un libro straordinario a livello stilistico, in quanto l'autore si destreggia magnificamente usando ben quattro (4!), stili diversi per le quattro parti di cui si compone il romanzo. L'ho trovato affascinante soprattutto perché la lettura è combaciata con una reale mia visita a New York City, e mi sono ritrovato con i luoghi descritti. Francamente però, non ha alcun acuto, è un libro che manca di climax e quasi del tutto di tensione. Godibile, ma ce lo si dimentica in fretta....more
Era partito facendo molto ridere, poi pian piano l'umorismo notoriamente ceco ha lasciato spazio alla vera e propria disperazione dell'Olocausto. PensaEra partito facendo molto ridere, poi pian piano l'umorismo notoriamente ceco ha lasciato spazio alla vera e propria disperazione dell'Olocausto. Pensare che chi scrive è uno che ha vissuto tutto quel periodo è incredibile.
Uno spaccato di vita vissuta nella Praga occupata durante la seconda guerra mondiale, oltre ad alcune scene ambientate a Terezin, la "cittadella".
Tra inizio e fine ci ho visto una grossa differenza nel tono, forse anche voluta, ma che mi ha disorientato un po'. Rimane comunque una grandissima opera....more
Sono paradossali la lucidità e la freddezza con cui il comandante di Auschwitz racconta ciò che si faceva nel più grande campo del complesso concentraSono paradossali la lucidità e la freddezza con cui il comandante di Auschwitz racconta ciò che si faceva nel più grande campo del complesso concentrazionario nazista. Fa effetto rendersi conto di leggere l'autobiografia del "mostro", ma ancora più fa effetto rendersi conto che il mostro non è, come siamo abituati a pensare, un "deviato", uno che "ha qualche problema per essere così", bensì è una persona normale, fin troppo, che si è trovata a svolgere il proprio lavoro - ed è paradossale come dal racconto sembri quasi un lavoro comune - in un luogo e in un momento storico particolari. Alcune scene descritte sono da torcere lo stomaco, e ciò nonostante "era il suo lavoro". Una testimonianza fondamentale, che illustra alla perfezione l'altro lato della barricata....more
Gran bel libro edito da Keller (che per me è sempre sinonimo di edizione stupenda). Una sorta di Montagna incantata in chiave moderna: un sanatorio nelGran bel libro edito da Keller (che per me è sempre sinonimo di edizione stupenda). Una sorta di Montagna incantata in chiave moderna: un sanatorio nelle profondità della pianura serba, pazienti dalle personalità più disparate, dove per molti la malattia è legata a una guerra finita da poco (le guerre yugoslave), un’analisi della nostra contemporaneità. Molto poetico, a tratti quasi nostalgico. Duro quando c’è da esserlo e molto dolce in scene più intime (ad esempio tra il protagonista e la fidanzata, o tra il dottor Julius - forse il personaggio più poetico di tutti - e i ricordi della madre). Gioiellino....more
Un gioiellino mitteleuropeo. E fa strano pensare sia stato scritto da Chatwin, sia perchè è un vero e proprio romanzo - e non si tratta di narrativa diUn gioiellino mitteleuropeo. E fa strano pensare sia stato scritto da Chatwin, sia perchè è un vero e proprio romanzo - e non si tratta di narrativa di viaggio - sia perchè non ha niente a che fare con l'inghilterra, ma si svolge bensì a Praga. Tra vari aneddoti della città e della storia ceca, ovvero europea, questo romanzetto sa come soddisfare la sete di informazioni. ...more
Ho coronato la conclusione del romanzo facendo un rewatch del film di Jonathan Glazer, direi un'esperienza mistica. Il libro si discosta direi comunqueHo coronato la conclusione del romanzo facendo un rewatch del film di Jonathan Glazer, direi un'esperienza mistica. Il libro si discosta direi comunque non poco dalla pellicola, in quanto compaiono ben tre protagonisti (uno dei quali è sempre Höß, sebbene mascherato con il nome fittizio di Doll), ognuno con il proprio punto di vista. C'è inoltre una spolverata di ironia, quasi humour nero direi, dato il contesto, che Amis gestisce magistralmente.
In ogni caso, la sostanza cambia poco: un grande ritratto di vita vissuta in quel contesto diabolico che è Auschwitz. Ognuno dei tre personaggi, grazie allo stile in prima persona, ci introduce a vari aspetti della vita nel campo, che chiaramente nel caso di Szmul - il personaggio più toccante e dal destino più angosciante, in quanto Sonderkommando - si traduce in mera sopravvivenza.
Ci vuole la maestria dei grandi autori per gestire un tale libro, direi che Amis è uno di questi. Riesce a trasmettere tutto il buio e l'assurdità di quel contesto....more
Ci voleva uno scrittore del calibro di Sebald per poter trattare un argomento tabù quale i bombardamenti alleati sulle città tedesche durante la seconCi voleva uno scrittore del calibro di Sebald per poter trattare un argomento tabù quale i bombardamenti alleati sulle città tedesche durante la seconda guerra mondiale. Se ai nostri occhi, influenzati dalla narrazione dei vincitori, i tedeschi furono i mostri e non meritavano redenzione alcuna - questo persino ai loro stessi occhi, da qui Sebald inizia il discorso, facendo vedere come non ci fu nessuno nell'immediato dopoguerra in Germania che avesse voglia di parlarne, forse per non inimicarsi gli occupanti e la nuova opinione pubblica - ebbene, è pur successo che i bombardamenti sulle loro città furono qualcosa di mai visto prima nella storia, e non del tutto giustificati. Sebald si addentra nel racconto e nella riflessione proprio su questo tabù, sull'analisi delle decisioni di americani e inglesi, nella narrazione di come funzionavano e cosa causavano quei bombardamenti, fino a descrivere quello che forse era il reale motivo ed è stato il reale effetto di essi: la distruzione del patrimonio storico-culturale del nemico. Sono storie poco conosciute, adombrate poi dalle bombe atomiche sul Giappone, eppure meritano una riflessione....more