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16.5.17

Tempi amari


La notizia è di ieri e non posso far finta di nulla. 
No, non parlo del padre di Renzi né dell'ultima cretineria di Donnie Trump, ma del fatto che Nocturnia, il notissimo blog sia stato costretto a interrompere le pubblicazioni a tempo indeterminato.
È probabile che conosciate già Nocturnia, ma nel caso che non sapeste di cosa si tratta dovreste (dovete!) farci un salto e dare un'occhiata. Il blog di Nick il Noctuniano è stato finalista al premio Italia come blog dedicato al fantastico/sf/horror ed è tuttora in corsa per l'edizione che si chiuderà presto. Nel blog potete trovare interviste a grandi autori del fumetto e del fantastico contemporaneo – l'ultima intervista è stata a Tricia Sullivan, autrice di Selezione Naturale, pubblicato nel 2016 da Zona42 – sia italiani che stranieri, i celeberrimi Dossier Notturni, dove Nick presenta ai suoi lettori eventi misteriosi tuttora non spiegati, come Lo strano caso di Passo Dyatlov e segnala che cosa si muove nel settore del fantastico in Italia. 
Inevitabile ammetterlo, ho sempre provato un'invidia divorante mista a un'ammirazione smodata per il blog di Nick di Noctuniano, che riusciva a farmi trascorrere momenti di ritrovata passione anche quando ero letteralmente molto lontano con la mente. E non è poco, davvero, non è poco.
Ma il motivo della sospensione – sperando che di semplice sospensione si tratti? Molto semplice, Nick ha finalmente ritrovato un lavoro, sia pure part-time dopo essere stato «scaricato» dalla ditta [liquidata] con la quale aveva collaborato per anni, Il problema, per quanto riguarda il blog è, lasciando la parola a Nick: 

Il nuovo lavoro m'impedisce di curare Nocturnia come vorrei, certo si tratta di un part- time ma che presenta tanti spezzati, quindi spesso anche se lavoro in un giorno tre o quattro ore, il più delle volte mi tocca stare fuori l'intera giornata in attesa tra un' ora di lavoro e l'altro.



In sostanza un tipo di lavoro – irregolare, part-time e con frequenti tempi morti – che sembra divenuto la regola di questi tempi. Un lavoro disperato – lasciamelo dire, Nick – ma che chi ha superato una certa età non può decentemente rifiutare. 
In sostanza un blog costretto a eclissarsi per lavoro, sperando che il nostro noctuniano trovi perlomeno un minimo di soddisfazione nel farlo. 
Il titolo di questo blog «tempi amari» trova la sua spiegazione in questa necessità di lavorare che cambia profondamente il modo di vedere la nostra attività e, di conseguenza, la vita stessa. Non so, ma ci rendiamo conto di come la nostra situazione è cambiata e sta cambiando? Di come gli spazi per condurre una vita vera e genuina si vanno via via riducendo?
Certo, in fondo si tratta soltanto di un blog, un'attività che può cessare da un momento all'altro, ma con un prezzo da pagare in fantasia e joie di vivre che nessuno sa né può calcolare. Ed è un peso, assolutamente virtuale ma fondamentale, che nessuno sa quanto possa contare nella vita di noi tutti.
Ritorna appena puoi, Nick. È importante.

  

28.2.15

Lavorare in un museo


No, calma, non è il genere di "lavoro" sul modello dei coraggiosi iconoclasti dell'ISIS che hanno gravemente colpito ed eroicamente affondato statue assire di tremila e passa anni fa - che poi gli assiri sono vendicativi pure da morti e sono tutti cavoli loro - e distrutto incisioni e tavolette della stessa epoca tentando, comunque inutilmente, di essere all'altezza dei veri iconoclasti di epoca bizantina e della Riforma, molto ma molto più decisi e brutali nel distruggere immagini divine. Si è semplicemente trattato del mio personale aiuto - anzi nostro, dal momento che ha partecipato anche mia moglie - al trasloco del Mu.Fant. (Museo della Fantascienza) da Via Bernardino Luini a Via Reiss Romoli, in una nuova sede più ampia, più luminosa, più razionale ecc. ecc.
Detto così suona maledettamente suggestivo e sì, da un certo punto di vista lo è così, ma non è tutto qui. 
Andiamo con ordine:
Via Bernardino Luini è nella zona Nord di Torino, che per me, sempre vissuto nell'area Sud, è aliena e pericolosa come l'atmosfera di Venere. Le mie uniche puntate nell'area Nord risalgono a mooooolti anni fa, quando giovane pischello corteggiavo la mia attuale moglie chiedendo agli amici e a lei lumi per raggiungere la sua abitazione, posta in Borgo Vittoria, per me l'equivalente delle terre incognite degli antichi planisferi. Non ho mai imparato a girare nel lato settentrionale della città e comunque già solo il fatto che per raggiungere il Mu.Fant. ci ho messo quasi un'ora tra metropolitana e mezzo di superficie, non ho mai avuto davvero la necessità di farlo, una volta riscattata la fanciulla e trattala a vivere nel ricco e felice Sud [*]. 
Una volta giunto sul posto ho trovato in un felice e disperante caos il piccolo museo che avevo conosciuto: le bacheche svuotate, la false pareti degli ambienti accumulate in un angolo, decine (ma forse erano centinaia) di scatole e scatoloni con il materiale accumulato pronto per il trasporto. «Ce n'è anche sopra, al quarto piano» ci ha comunicato il buon Davide «Se avete voglia potete occuparvi di quello». "Quello" era il lascito del grande Riccardo Valla, centinaia di libri, riviste e fumetti raccolti in un'ampia stanza, in gran parte imballati e da trasportare al pian terreno. Accanto alla biblioteca, che il personale del Mu.Fant. ha avuto solo raramente la possibilità di aprire al pubblico, c'erano altre stanze discretamente piene di armadi, scaffali e altre impedimenta per una cubatura notevole. «Anche questa roba qui deve andare al pian terreno» è stato comunicato ad un altro esiguo gruppo di improvvisati trasportatori. Il vero problema è che per scendere dal quarto piano al pian terreno c'erano soltanto due ascensori di modello scolastico - normale dal momento che ci trovavamo in una ex-scuola -, ovvero, lenti, burocratici e nevrotici [**]. Due ascensori per portare giù sei o sette armadi di metallo, che hanno subito rivelato perfidamente di essere troppo alti per entrare nella cabina, una quarantina di metri cubi di libri e altro materiale stampato, un'astronave di cartone (smontata, grazie al cielo), tutti gli scaffali che avevano contenuto i libri in oggetto, più giochi da tavolo, tavolini, sedie, poltrone e poltroncine e curiosi oggetti a metà tra il torri fatte di lego e modelli per architetti, numerosi e sostanzialmente incomprensibili come reperti alieni.


Ci siamo divisi il lavoro da fare e via. 
Al piano terreno era intanto arrivato il furgone che avrebbe dovuto trasportare il tutto in Via Reiss Romoli. Un furgone noleggiato, quattro metri di lunghezza per tre di altezza per due di larghezza... ovvero una ventina di metri cubi a disposizione avendo da trasportare qualche centinaia di metri cubi di oggetti. «Faremo più viaggi» ha borbottato Silvia Casolari, nell'incredulità piena di speranza dei presenti.  
Abbiamo gettato la spugna intorno all'una, nel resto del week-end avevamo impegni di famiglia, dopo aver trasportato la maggior parte della biblioteca al pian terreno. 
Il trasloco proseguirà domani, forse valendosi finalmente di un camion e di un autista e, si spera, di aiutanti più numerosi. A questo punto non posso che lanciare un appello a tutti gli amanti della sf in area torinese: VENITE A DARE UNA MANO. 
Un museo della fantascienza è una cosa seria, perbacco, e il Mu.Fant. è un buon museo, anche se (finora) piccolo, un luogo di ritrovo per tutti coloro che cercano una possibilità di incontro, di scambio, di comunicazione, di conoscenza. Il comune di Torino ha fatto qualcosa - anche se poco, siamo sinceri - ma gran parte del lavoro spetta a noialtri. Non avete altro da fare che arrivare o in via Bernardino Luini, al 195, o in Via Reiss Romoli 43, qualcuno di adocchierà e vi rifilerà qualcosa da trasportare. Fatelo in memoria di Leonard Nimoy, se non altro. 


[*] Ovviamente perché ci abito io. Un tipico esempio di ragionamento leghista vecchio tipo.

[**] Un ascensore scolastico è carico di tranelli presentati come strumenti per evitare incidenti di ogni genere. I due ascensori si chiudevano troppo o non si chiudevano affatto, soprattutto quando erano carichi. Bisognava muoversi con lentezza ragionata per convincerli a partire a una velocità letargica. Credo a averli odiati entrambi.