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domenica 13 ottobre 2013

Fatima. Portogallo


 Santuario di Fatima. Luglio 2011. Cappellina delle apparizioni

«Il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà pace».


Fatima è il nome d’origine araba di un villaggio al centro del Portogallo. Il suo santuario mariano è uno dei più celebri al mondo e attira ogni anno milioni di pellegrini che si radunano, in particolare, dal 13 maggio al 13 ottobre, ricorrenze della prima e dell’ultima apparizione della Vergine. Si erge in località Cova da Iria, in un paesaggio di colline verdeggianti.
Unici testimoni delle apparizioni furono tre pastorelli, Lucia dos Santos, che all’epoca aveva dieci anni, Francisco Marto, di nove anni e sua sorella Giacinta di sette.
Attualmente, le spoglie dei tre veggenti si trovano tumulate all’interno della basilica. Sul lato opposto del piazzale è stata innalzata la Basilica del Santo Rosario, iniziata nel 1928 e consacrata il 7 ottobre del 1953, che custodisce le tombe dei tre veggenti. Alla Basilica si accede salendo una scala monumentale che conduce al suo atrio, contraddistinto da un’imponente colonnato e da una Via Crucis in ceramica. Sulla facciata è inserita la torre campanaria, al centro della quale appare in una nicchia la statua del Cuore Immacolato di Maria.

 
Al centro del piazzale, svetta il monumento al Sacro Cuore di Gesù, dove il Figlio di Dio si mostra in atto di abbracciare i pellegrini che sopraggiungono al Santuario, che rappresenta anche il tempio del suo amore per gli uomini. Il monumento, inaugurato nel 1932, poggia su una colonna collocata sopra un pozzo dal quale si attinge un’acqua con la quale diversi malati sono miracolosamente guariti. La sua posizione al centro del piazzale, sottolinea la centralità di Gesù Cristo nel Messaggio di Fatima

Cappella delle apparizioni
Sullo spiazzo, un leccio, protetto da una griglia, ha sostituito quello vicino al quale era apparsa la Vergine. Una cappella custodisce la statua di Nostra Signora di Fatima, accanto alla quale si accumulano i resti dei ceri offerti dai fedeli.


Credo capiti ad ogni credente di sentirsi attirato, tra i tanti luoghi sacri che costellano il pianeta, da un posto particolare, che parla alla sua anima. Per me si tratta del santuario di Fatima, in Portogallo. Ricordo ancora la prima volta che ci andai, nel febbraio del 1989. Avevo accompagnato mio marito in un viaggio di lavoro a Lisbona e, quasi per caso, ci capitò una giornata libera da impegni.  Decidemmo di partecipare ad un tour in pullman di una giornata, con sosta nei luoghi più significativi del Portogallo. Dopo aver visitato le cittadine di Sintra, Obidos, Alcobaca, Batalha, giungemmo a Fatima, ultima tappa prima di rientrare nella capitale. Fortunatamente, per me che non amo gli assembramenti di folla, ancorché giustificati dalla fede, non era periodo di pellegrinaggi e potemmo visitare con calma il santuario, con le tombe dei due pastorelli-veggenti, Francisco e Giacinta (ora si è aggiunta anche quella di Lucia), e la cappellina delle apparizioni, costruita accanto al leccio dove la Madonna comparve ai tre fanciulli. La cosa che mi colpì anche allora, ed è un'emozione che ho poi ritrovato nelle altre visite, fu la processione di penitenti che, in ginocchio, percorrevano la spianata del santuario. Lì ho capito che se Lourdes è il luogo di riferimento dei malati, che trovano nella preghiera a Maria il sostegno per affrontare e accettare le loro infermità, ed hanno la speranza di una guarigione, Fatima è il posto della conversione e della penitenza. Dopo quella prima volta, sono passati quasi vent'anni dal mio ritorno al santuario. In questi ultimi anni, mi è capitato di trascorrere le vacanze a Lisbona o sulla costa, a Estoril e a Cascais. Se in quella prima visita era stato il caso a decidere, ora ci torno consapevolmente e, anzi, non mi basta quasi mai una sosta ma se, per esempio, ho una decina di giorni a disposizione, faccio almeno due viaggi a Fatima. Scrivo "faccio", ma dovrei dire più esattamente "facciamo", poiché anche mio marito condivide la stessa devozione. A volte sembra che il caso ci metta lo zampino; nel 2010 avemmo la fortuna di arrivare alla cappellina proprio mentre stava per iniziare una santa Messa celebrata in lingua italiana;

l'anno dopo, non sappiamo per quale ragione, assistemmo alla credo abbastanza eccezionale apertura della teca di cristallo che protegge la statua della Madonna, potendola così ammirare nella sua bellezza senza che ci fossero ostacoli a frapporsi. 


 cliccare sulle foto per ingrandirle
Non so spiegare le sensazioni che si provano, è come se ci fosse un'attrazione irresistibile che mi conduce ai piedi di quella statua. E' di una bellezza commovente; fa quasi tenerezza perché è abbastanza piccola, sembra proprio dell'altezza di una fanciulla giovanissima, e non ci si stanca mai di guardarla. Devo dire, ma me ne sono accorta molto tempo dopo questi pellegrinaggi e solo dopo averci meditato a lungo, che anche a me la Madonna ha fatto una grazia, una grazia di enorme importanza per la mia vita spirituale. Per una sorta di pudore, non voglio farvene partecipi ma sicuramente ha segnato una svolta. Certo io sono ancora un'anima in cammino, lontana dalla perfezione; sono ancora troppo attirata dalle cose del mondo, dalla vanità, dalla superficialità, dall'egoismo, ma credo sia già importante accorgersi di queste mancanze e cercare, piano piano, di cambiare.

Un'altra cosa mi ha veramente colpita a Fatima: la visita alle case natali dei tre veggenti, nella piccola frazione di Aljustrel. Ci si arriva percorrendo un lungo viale alberato, dove è consuetudine recitare la Via Crucis.
Lungo la strada, presso il pascolo di Valinhos,  si trova una cappella che ricorda l'apparizione della Madonna il 19 agosto 1917. Ricordiamo che la Madonna apparve la prima volta alla Cova da Iria il 13 maggio 1917 e chiese ai pastorelli di presentarsi il giorno 13 dei mesi successivi. Il 13 di agosto, però, non poterono mantenere fede alla parola data perché sequestrati e imprigionati ingiustamente dalle autorità locali (che temevano disordini) nella vicina città di Ourem. Per questo motivo, il luogo e il giorno dell'apparizione furono diversi.




Poco più avanti, c'è una collinetta con le statue dei bambini e dell'Angelo del Portogallo. Ricorda la terza delle apparizioni  dell'angelo nel 1916, apparizioni che furono una specie di preparazione all'incontro con la Madonna, che i fanciulli ebbero l'anno successivo. Ecco cosa scrisse Lucia di quel momento:
 "Passò parecchio tempo e andammo a pascolare il gregge in una proprietà dei miei genitori situata sul pendio del monte di cui ho parlato, un po' sopra Valinhos. È un uliveto chiamato Pregueira. Finito lo spuntino, decidemmo di andare a pregare nella grotta che restava dall'altra parte del monte. Perciò si fece un mezzo giro sul pendio e dovemmo arrampicarci su per alcune rocce, situate proprio in cima alla Pregueira. Le pecore riuscirono a passare con molta difficoltà. Appena arrivati ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a ripetere la preghiera dell'angelo: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo ecc.». Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vediamo che sopra di noi brilla una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere che cosa stava succedendo e vediamo l'angelo che aveva nella mano sinistra un calice, sopra il quale stava sospesa un'ostia, dalla quale cadevano alcune gocce di sangue dentro al calice. L'angelo lascia sospeso il calice per aria, s'inginocchia vicino a noi e ci fa ripetere tre volte: — Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori. Poi si alzò, prese nelle mani il calice e l'ostia. Diede a me l'ostia e il calice lo divise tra Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo: — Prendete e bevete il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio. E, prostrandosi nuovamente in terra, ripeté con noi altre tre volte la medesima preghiera: «Santissima Trinità ecc.», e scomparve. Noi rimanemmo nella stessa posizione, ripetendo sempre le stesse parole e quando ci alzammo, vedemmo che s'era fatto sera e perciò era ora che ce ne andassimo a casa.".

 
La casa di Francisco e Giacinta Marto, ad Aljustrel

In questo lettino morì Francisco, il 4 aprile 1919  
                                       


Sull'attaccapanni sono ancora appesi i loro indumenti: la sciarpa e il berretto di lana, la gonnellina e la camicetta. Vedendo queste cose, mi sono profondamente commossa, pensando soprattutto alla grande fede dei due fratellini, Francisco e Giacinta; alle privazioni a cui si sottoposero volontariamente per salvare le anime destinate all’inferno; alla loro morte precoce, annunciata dalla Vergine e accolta con gioia e fiducia immensa dai fanciulli. Molti particolari edificanti della loro breve vita sono raccolti nel libro di memorie di suor Lucia, l'unica tra i veggenti ad avere avuto una lunga vita (morì nel 2005).

 "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25)


Il tempo sembra essersi fermato in questo piccolo villaggio del Portogallo; le abitazioni dei veggenti, anche se restaurate, conservano tutta la loro semplicità e il loro decoro. Molti particolari sottolineano la grande religiosità del gruppo familiare.


La casa di Lucia Dos Santos





 Altre foto di Fatima le potete trovare sul mio spazio Flickr

domenica 29 luglio 2012

Londra. La Cattedrale di Saint Paul.


La Cattedrale di Saint Paul, con la sua imponente cupola che ricorda per maestosità quella di San Pietro a Roma, è un'immagine iconica dell'orizzonte londinese. L'odierno edificio è il quinto ad essere stato eretto sullo stesso sito dal 604 d.C. e fu costruito tra il 1675 e il 1711, dopo che quello precedente era stato completamente distrutto nel 1666 dal grande incendio che rase al suolo i due terzi della città. Nel 1668 venne chiesto a Sir Christopher Wren, famoso architetto dell'epoca, ma anche astronomo, scienziato e matematico, di progettare il nuovo edificio che venne completato nel 1711. Fu la prima cattedrale inglese ad essere terminata mentre il suo primo architetto era ancora in vita. Fino alla sua morte, avvenuta a novantuno anni. Wren continuò a recarsi regolarmente a Saint Paul, sedendosi sotto la cupola a riflettere sul suo capolavoro di fede e immaginazione.La cattedrale venne edificata dopo la Riforma Anglicana del XVI secolo, quando Enrico VIII sottrasse la Chiesa d'Inghilterra alla giurisdizione del Papa, facendo così in modo che la Corona prendesse il controllo della vita ecclesiastica. Nel dicembre del 1697, mentre i lavori procedevano spediti, il coro venne aperto al culto. Nello stesso periodo si tenne in Saint Paul il primo di una lunga serie di eventi di importanza nazionale: una funzione di ringraziamento per la fine della guerra tra Inghilterra e Francia. Da allora, Saint Paul è diventato un luogo in cui sia i singoli che la nazione possono esprimere quei sentimenti di gioia, gratitudine e dolore che sono così importanti nella vita di ognuno. Per esempio, nel 1897 la Regina Vittoria scelse di celebrare qui il suo Giubileo di diamante (sessant'anni di regno). Un sermone venne predicato all'aperto, sui gradini della cattedrale, mentre la regina sedeva poco distante sulla sua carrozza aperta. Anche per la Regina Elisabetta II, in occasione del suo Giubileo di diamante, lo scorso giugno, è stata celebrata in Saint Paul una solenne messa di ringraziamento, seguita da una imponente processione in carrozza con la Regina. Nel 1981 vennero celebrate qui le nozze del Principe Carlo con Lady Diana Spencer, avvenimento che fece epoca e che venne seguito in mondovisione da 750 milioni di persone.
Martin Luther King si fermò a predicare a Saint Paul mentre si recava a ritirare il Premio Nobel per la Pace nel 1964 e l'ex Primo Ministro Gordon Brown, nel 2009, vi ha tenuto un discorso all'apertura del summit del G20 di Londra. Saint Paul è stata anche il luogo dove si sono tenuti i funerali di alcuni dei maggiori leader militari britannici, come quelli dell'ammiraglio Nelson e del Duca di Wellington e quelli di Sir Winston Churchill. Una immensa folla si riunì nella cattedrale subito dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 a New York e nel 2005, durante la funzione per commemorare le vittime dell'attacco terroristico a Londra del luglio di quell'anno, giovani di diverse comunità religiose accesero candele in segno di speranza in un momento così difficile. In questi modi significativi, la cattedrale di Londra intende essere un luogo di preghiera per le genti di tutte le nazioni.

(Informazioni ricavate dalla guida Saint Paul's Cathedral, in vendita nella Cattedrale)






L'interno della cattedrale non si può giustamente fotografare, anche per rispetto al luogo di culto. Per farvi un'idea della maestosità, della bellezza e della ricchezza di opere d'arte ivi contenute vi invito a fare una visita virtuale qui. Quello che a me ha maggiormente colpito è stato un dipinto che adorna l'altare della cappella dei santi Erkenwald e Ethelburga. E' risalente al 1900 circa ed è la terza opera che il pittore William Holman Hunt realizzò con lo stesso soggetto. La guida diceva che è uno dei dipinti più conosciuti del Regno Unito. Si intitola "The Light of the World" (La Luce del Mondo) ed è un'opera dai forti contenuti allegorici. Il titolo richiama il versetto del Vangelo di san Giovanni: "Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»". (Gv 8,12).
Sul fondo si legge un versetto dell'Apocalisse: "Behold, I stand at the door and knock; if any man hear my voice and open the door, I will come in to him, and will sup with him, and he with me".
"Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me". (Ap 3,20).
Occorre prendersi un po' di tempo; sedersi; guardare il dipinto e rimanere in contemplazione: il significato arriverà chiaro al vostro cuore. Sullo sfondo c'è un giardino immerso nel buio della notte; in primo piano si staglia la figura di Gesù, che regge una lampada. La lampada è saldamente intrecciata al polso di Gesù, quasi a significare l'unione tra la Sua Chiesa e la Sua Parola. Sulla testa ha due corone; la corona terrena, quella vergognosa fatta di spine, e la corona regale, quella della sua gloria celeste. Cristo bussa a una porta chiusa, ricoperta di spine e di ruggine; a destra, sul terreno, ci sono dei frutti caduti dall'albero. Si noti che la porta non ha maniglia, perché si può aprire solo dall'interno. E' Gesù che bussa alla porta del nostro cuore e solo noi possiamo decidere se aprirgli o lasciarlo fuori. Le spine e la ruggine potrebbero significare l'aridità della nostra anima, ricoperta dai peccati e dalla incredulità. Il viso del Cristo è serio, quasi malinconico (quante porte avrà trovato chiuse?) ma soffuso di una tale dolcezza che non si può rimanere insensibili al suo richiamo. Nonostante tutte le nostre debolezze e miserie umane, Gesù continua a bussare alla nostra porta; senza impazienza e senza asprezza Egli aspetta il nostro libero "sì" e continuerà a chiamarci fino al nostro ultimo respiro vitale.

domenica 1 maggio 2011

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua 2010



"Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede" (1Cor 15,17)

Sacro Monte di Ossuccio (Como)
XI Cappella - La gloriosa risurrezione di Gesù Cristo

domenica 14 giugno 2009

La statua della Madonna pellegrina di Fatima in visita a Trezzano sul Naviglio

Domenica pomeriggio, verso le 18, è arrivata a Trezzano sul Naviglio la statua della Madonna pellegrina di Fatima. Scortata dalla Protezione Civile di Pontirolo (BG) e dai Carabinieri in motocicletta, è stata accolta con solennità dalle autorità religiose, civili e militari, dagli scout, dalla protezione civile e da un folto gruppo di devoti. La statua della Madonna, di singolare e commovente bellezza, è stata issata su un baldacchino e portata a spalla da dieci uomini, preceduti da due carabinieri in alta uniforme, in una breve processione da Piazza san Lorenzo alla Chiesa. Qui giunta, è stata salutata dai fedeli con una solenne Messa. La Madonna pellegrina rimarrà a Trezzano fino alle ore 9.30 di venerdì 19 giugno, quando lascerà la cittadina per il Vaticano, dove si terranno le celebrazioni del 50° della Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Sabato 20 giugno, alle ore 20, la statua della Madonna di Fatima rientrerà a Trezzano e vi rimarrà fino a domenica 21. Dopo la messa delle ore 15.30, concelebrata dall'ecc.mo ordinario diocesano, e la consacrazione al Cuore immacolato di Maria e l’affidamento alla Santissima Vergine del futuro della diocesi e della nazione, la statua della Madonna pellegrina lascerà Trezzano per la tappa successiva accompagnata dal tradizionale gesto dei fazzoletti bianchi. Per tutta l asettimana sono previste numerose celebrazioni e momenti di preghiera. Vedere il programma dettagliato qui .