lunedì 1 dicembre 2025

Jenny Sparks

Questo volume è contemporaneamente originale e banalissimo. Da una parte i supereroi devono vedersela con un caso di ostaggi trattenuti in un bar, e non ricordo di aver mai letto una storia simile; dall’altra è la solita scazzottata. Più o meno. Il redivivo Capitan Atom (mai coperto, ma ricordo che anni fa fece da collante per un crossover tra case editrici) libererà le cinque persone che trattiene se saranno soddisfatte le sue richieste. Procurargli un sandwich fatto come dice lui potrebbe non essere troppo problematico, ma la prima condizione è diventare un dio.

In questa nuova incarnazione Jenny Sparks è una specie di controllore super partes della comunità dei supereroi e quindi la Justice League si è rivolta a lei per gestire questa scheggia impazzita metaumana. Nei fatti anche Superman, Batman e compagnia intervengono e provano a risolvere la situazione a modo loro, cioè a mazzate, ma Capitan Atom (pressoché onnipotente) li uccide uno dopo l’altro. In realtà uccide anche Jenny, solo che lei è lo spirito del XX secolo e siccome i guasti del “secolo breve” si propagano ancora negli anni 2000 è impossibile ammazzarla definitivamente. O così ho capito.

La parte portante di Jenny Sparks ha come struttura narrativa quella dello huit clos, che può funzionare bene al cinema o a teatro ma che nel fumetto risulta spesso noiosa. A far da cornice alla trama principale ci sono inizialmente le vicende parallele dei cinque ostaggi che vanno incontro al loro destino e poi dei flashback sull’interazione di Jenny con alcuni degli eventi più significativi degli ultimi 25 anni. E anche le “origini segrete” di Capitan Atom, che ignoro se sia un personaggio della Golden o Silver Age o un’invenzione moderna. Ma in sostanza è solo fumo con cui Tom King cerca di insaporire un arrosto piuttosto misero. È ovvio che i grossi calibri dell’universo DC non possono essere eliminati (anche se poi in realtà lo sono davvero, da un certo punto di vista), soprattutto in una miniserie che non credo sia la prima scelta dei lettori statunitensi, ma è desolante vedere che la soluzione con cui King scioglie la matassa altro non è che l’ennesimo riassestamento del multiverso DC. Non che Jenny Sparks sia da buttare, ci sono anzi delle scene divertenti, ma mi pare che a differenza del modello originale si nutra con eccessiva determinazione dell’humus dei supereroi: d’altra parte il costante ricorso ai simboletti invece delle parolacce e i mezzucci grafici per censurare un po’ di tutto palesano il tipo di pubblico a cui è indirizzato questo fumetto.

Così a memoria mi pare di ricordare che Warren Ellis una volta avesse detto che Chris Claremont non era contento di come aveva gestito la “sua” Kitty Pride ma che quella era la dannazione del lavoro su commissione in cui non mantieni la proprietà dei personaggi che crei: arriva un inglese e li fa inculare da Satana. Questa versione di Jenny Sparks (a proposito: se l’è inventato King che è una pronipote di Darwin?) non è proprio fuori fuoco ma quella di Ellis, e anche di Millar, aveva tutto un altro fascino e non aveva bisogno di ribadire quanto fosse cool per sembrarlo. Brutta bestia, il karma.

Per quel che riguarda i disegni, Jeff Spokes fa un lavoro stupendo. Un po’ sulla scia di Kevin Nowlan, disegna in maniera molto realistica calcando la mano sui contorni delle figure e dandoci dentro magistralmente coi neri. L’espressività dei suoi personaggi è stupefacente. Purtroppo lo huit clos prevede personaggi che parlano parlano parlano parlano e quindi il disegnatore ha scelto di fare abbondante ricorso al computer per ripetere le stesse vignette, dimenticandosi però di far colare le gocce di sudore da una all’altra o non accorgendosi che quando a Baghdad Superman strappa di bocca la sigaretta a Jenny ha quattro dita invece di cinque. Evidentemente gli editor sono rimasti talmente abbacinati dal suo lavoro da non accorgersene. Tanto è il livello di realismo di Spokes da rendere piuttosto ridicoli i costumi dei supereroi, in particolare quelli di Superman e Batman.

A volergli trovare per forza un difetto, che poi non è un difetto ma una scelta stilistica, direi che è la resa della protagonista; non che sia mai stata un sex symbol ma lui ha l’resa un po’ bruttarella con quel fisico molto segaligno e un naso quantomeno “particolare”. Ma avercene, di disegnatori come lui.

domenica 30 novembre 2025

Il Mondo a Fumetti di Eduardo Risso

A caval donato…

Questo volume funse da catalogo alla mostra dedicata a Risso a Umbriacon 2025 e riproduce le 35 tavole esposte, il che spiega la delusione di chi ha voluto liberarsene dandolo a me perché pensava che invece fosse un art book.

Mai capito il senso di mettere in mostra delle tavole a fumetti. O meglio, per me è interessantissimo vedere le dimensioni originali di un’opera e le eventuali pecette, sbianchettature e le correzioni varie che vengono fatte, oltre a quei dettagli che non si vedono in stampa, ma tutte queste cose si godono di più avendo fisicamente la tavola in mano, non dietro un vetro. E riprodurle in un volume, per quanto ben stampato (questo non sempre lo è) fa perdere quasi tutti questi “dietro le quinte”, ammesso che in queste tavole di Risso ce ne siano. Nel libro si possono solo ammirare il nero non compatto della china in Death Metal Guidebook e qualche appunto a matita e qualche pecetta per i balloon di Jonny Double.

Le tavole selezionate provengono da Brother Lono, Hit-Girl, Jonny Double, Sgt. Rock vs. the Army of the Dead, Spaceman, Detective Comics, Logan, Death Metal Guidebook, Flashpoint Beyond e per finire da Torpedo che scopro essere stato serializzato (comicbookizzato?) anche negli Stati Uniti. La qualità di stampa a volte non è proprio perfetta, ma per fortuna mai ai livelli della pixellata copertina che non è per niente un bel biglietto da visita. È pur vero che prive del colore queste tavole permettono di godersi appieno la maestria di Risso nel chiaroscuro, oltre che nella mezzatinta in Flashpoint Beyond.

A introdurre la mostra e il volume ci sono tre prefazioni bilingui (italiano e inglese) di Brian Azzarello, Pasquale Ruggiero e Luca Di Salvatore. In appendice una biografia molto esaustiva e anch’essa bilingue di Eduardo Risso, ma nessun testo a commento delle tavole: a introdurle divise per serie ci sono solo le sinossi dei singoli episodi da cui sono state tratte, che hanno tutta l’aria di essere semplicemente dei copia/incolla delle solicitations dei cataloghi statunitensi.

Il volume è cartonato e stampato su carta patinata ad alta grammatura, e per essere un catalogo costa relativamente poco: 16 euro. Il contenuto è quello che ho descritto, poi non ditemi che non vi avevo avvisati.

sabato 29 novembre 2025

Saving Lucca

Ecco, ad averlo saputo prima anche questo lo avrei preso a Lucca invece che ordinarlo in fumetteria, tanto più che Licia Troisi era presente per dedicarlo anche a Comics&Science. Amen.

La storia vede protagonista Melania Muzzi, una poliziotta con problemi sia in famiglia che sul lavoro: non sopportando soprusi e prevaricazioni, a soli trent’anni ha già collezionato un bel po’ di trasferimenti. L’ultimo è in quel di Lucca, dove si ritrova a indagare su una minaccia di terrorismo: la celebre cosplayer Azzurra “Nimue” Gilardi ha ricevuto delle lettere minatorie che proiettano l’ombra di un attentato che coinvolgerà tutta Lucca, non solo l’ambiente del cosplay.

Trattandosi di un giallo sarebbe criminale rivelare troppo della trama. Anticipo solo che la Troisi mette a segno un discreto tocco di classe: il colpo di scena (o cambio di prospettiva) che avevo intuito si manifesta a circa un quarto del romanzo, ma poi quella che doveva essere una situazione fittizia si concretizza davvero.

Comunque la trama di detection non era forse l’elemento su cui l’autrice voleva puntare di più. Saving Lucca è anche una storia di amicizia e solidarietà femminile, e soprattutto un omaggio alla manifestazione e alla città che la ospita. O almeno io l’ho interpretata così. Il frequentatore di Lucca Comics & Games non avrà difficoltà a rivivere luci e ombre della manifestazione (e fatti e fatterelli delle ultime edizioni) e a riconoscersi in una delle varie tipologie di persone che vi bazzicano: sì, ci sono anche quelli che dicono che la manifestazione non è più quella di una volta.

Non ho letto niente di Licia Troisi (che forse si è autoritratta nella scrittrice rasata che gioca di ruolo) e non so quale sia il suo stile né come collocare Saving Lucca all’interno della sua bibliografia. Qui la scrittura è semplice, diretta e appassionante: il romanzo si legge d’un fiato, forse anche un po’ troppo velocemente. Le divagazioni sulla condizione femminile e sul ruolo che ha Lucca per i nerd non sono troppo formulaiche ma piuttosto funzionali alla narrazione.

Peccato che nemmeno in Mondadori abbiano più i fondi per un correttore di bozze in più (confidando che ce ne sia almeno ancora uno).

venerdì 28 novembre 2025

Gli Immutabili, Siero Omega, Le Sette Vie del Guanto

Tutti fumetti di Leo Ortolani, almeno stando al quotidiano locale Il Piccolo di oggi. Chissà, magari esistono davvero.

giovedì 27 novembre 2025

Daredevil: Un Giorno freddo all'Inferno


Praticamente The Dark Knight Returns con Devil al posto di Batman. In un prossimo futuro i superpoteri di Matt Murdock sono ridotti al lumicino mentre negli States (o nel mondo intero?) è infuriata una guerra i cui effetti si propagano ancora in una decadente New York. Adesso Matt gestisce un rifugio per bisognosi e l’esposizione a qualche agente radioattivo rilasciato da una bomba riattiva i suoi poteri, per quanto l’età avanzata gli permetta. Il tempo di incontrare un redivivo Capitan America e farsi affidare da lui una ragazza e la storia comincia, mettendo in scena un misterioso villain che tiene prigioniero ciò che resta del Punitore e sembra collezionare memorabilia dei vecchi supereroi.

In sostanza la trama verte sul recupero della ragazzina (che ha dimostrato di possedere grandi poteri) dalle grinfie della banda del cattivo, che oltretutto ha rubato un carico di materiale di un progetto governativo per creare supersoldati. La storia è molto lineare e poco originale e non basta il delirante discorso finale forse un po’ metanarrativo di Bullseye (eh, sì, il cattivo è lui…) a nobilitare il tutto. Che poi il suo piano era di un’idiozia totale: perché usare il materiale dell’esercito per fabbricarci bombe quando avrebbe potuto impiegarlo per potenziare se stesso e i suoi sgherri? Sì, c’è il colpo di scena per cui alla fine le bombe esplodono lo stesso, ma è solo l’occasione per Charles Soule di scriversi addosso. Forse i due autori volevano suscitare un po’ d’interesse con l’esibizione di una certa dose di violenza e/o mostrando i supereroi vecchi e deboli. Tutto già fatto, tutto già visto. Mi sparerei in un ginocchio piuttosto che ammetterlo, ma a confronto con questo suo pallido omaggio Il Ritorno del Cavaliere Oscuro ha una profondità e una complessità e una raffinatezza stratosferiche.

Anche Steve McNiven mi pare faccia un po’ il verso a Frank Miller, riempiendo le tavole di vignette o al contrario ficcandoci delle splash page che vorrebbero essere emblematiche. Forse mi confondo, ma credo che abbia fatto anche qualche citazione diretta (un primo piano di Elektra pare provenire da Ronin) ma la smania di omaggiare Miller si traduce anche in una stilizzazione del suo tratto. Il risultato non è proprio dei migliori: ricordavo McNiven come un po’ leccatino, per così dire, e forse anche per questo dotato di una certa eleganza. Qui invece il tratto non è molto modulato mentre l’inchiostrazione è molto pesante e monocorde. Anche i colori mi sembrano fatti con la stessa filosofia, cioè sulla falsariga di quelli di Lynn Varley; anche Dean White che subentra alla tavolozza dal secondo capitolo segue questo andazzo.

Penso che Un Giorno freddo all’Inferno sia godibile solo dai fan più duri e puri del protagonista o dell’universo Marvel in generale. E pure loro potrebbero avere delle perplessità.

mercoledì 26 novembre 2025

Michel Vaillant Nuova Stagione 13: Redenzione

Continua sotto il segno del thriller la saga del nuovo Michel Vaillant, anche se non mancano drammi familiari e ovviamente le corse automobilistiche.

Le condizioni di salute di Françoise consigliano di rimandare gli impegni della scuderia Vaillante per la Indycar, ma col supporto della pilota canadese Elsa Tainmont la partecipazione si concretizzerà lo stesso, anche per un motivo di sicurezza nazionale: Steve Warson è sotto la protezione dell’FBI dopo gli attentati dei suprematisti bianchi ma facendolo partecipare lo stesso alle gare (opportunamente sostituito da un sosia negli altri frangenti pubblici) c’è la possibilità che i criminali si facciano vivi e quindi vengano catturati. In sostanza, i nostri eroi faranno da esca. La situazione si complica ulteriormente perché lo “spotter” di Elsa Tainmont, cioè il suo navigatore fuori pista, viene ricattato.

Redenzione è una storia ricca di colpi di scena, con personaggi che si rivelano essere diversi da quello che sembravano e sequenze cariche di tensione; anche se Lapière ascrive una scena shockante al mondo onirico rimane comunque shockante visto che non sappiamo in anticipo che è un sogno. La partita è ancora aperta ma alcuni nodi sono stati sciolti (e altri introdotti, forse), peccato che la cadenza diluita delle uscite impedisca un ritmo incalzante che gioverebbe molto alla serie. Cosa comune nella BéDé, ma che nella Nuova Stagione percepisco più castrante che altrove. E meno male che ne esce regolarmente uno all’anno!

I testi sono affidati al solo Denis Lapière mentre Marc Bourgne è affiancato ai disegni dalla new entry Eillam. Non ricordo chi fa cosa (di solito uno si occupava dei mezzi e l’altro delle figure umane), comunque alcune prospettive delle auto da corsa non mi convincono molto, ma forse la pista di Indianapolis a tratti è in discesa e anche visti dall’alto i mezzi sembrano quasi frontali. Al di là di questo, certi volti negli sfondi e certi profili non sono proprio azzeccati al 100% ma, onore al merito, la tavola muta a pagina 12 dice di più sul cancro e sulla gestione del dolore di tante graphic novel da 200 pagine disegnate col culo.

Colori del veterano Bruno Tatti col supporto di Romain Rosiau alle «tinte piatte». Claude Hauwaert si è occupato dell’impaginazione delle tavole, qualsiasi cosa voglia dire.

lunedì 24 novembre 2025

The Brave and the Bold 2: Il Libro di Destino


Come il volume precedente anche questo non pone troppo l’accento sull’incontro tra due personaggi come la serie classica The Brave and the Bold ma segue una trama predeterminata. Si comincia con Wonder Woman e Power Girl che devono impedire al Dottor Alchemy (forse reincarnazione di tal Megistus) di ammazzare Superman dopo che si è impossessato del corpo della seconda. Proprio il termine «Megistus» è l’indizio su cui indagano i Challengers of the Unknown, a cui era stato affidato il Libro di Destino perché sono gli unici di cui non vengono narrate le gesta in quelle pagine. È l’inizio di una cavalcata tra le storie di molteplici supereroi classici e moderni della DC, lette sul Libro stesso dai Challengers. In alcuni casi ci sono più team-up per capitolo, forse reinterpretando vecchi episodi dei tempi che furono – Cavaliere Silente, chi era costui?

Questi sei episodi sono una piacevole rincorsa tra una storia e l’altra, con elementi che vengono introdotti in un capitolo per poi manifestarsi compiutamente in uno successivo. Niente di eccezionale ma piacevole da leggere se ci si approccia con lo spirito giusto, anche se forse alla fine tutto si risolve troppo in fretta – e anche qui ho avvertito la sensazione di essere un po’ tagliato fuori da certi dialoghi o situazioni non avendo una conoscenza approfondita dell’universo DC. Originali le motivazioni del cattivo di turno, anche se alla fine sembrano essere solo il preambolo dell’ennesima Crisi.

Pur rispettando un canone di scrittura abbastanza classico Mark Waid azzecca più di un dialogo brillante e qualche bel colpo di scena, ma siamo ancora distanti dalla piacevolezza postmoderna per cui lo avrei apprezzato nelle sue opere più recenti. Forse l’aspetto più godibile di questo volume sono gli splendidi disegni di George Pérez (e Jerry Ordway nei due capitoli finali), con Bob Wiacek e Scott Koblish che si alternano alle chine. Probabilmente i colori di Tom Smith non rendono pienamente giustizia ai disegni ma si era nel 2007: l’ubriacatura per le “magnifiche possibilità” offerte dalla colorazione digitale non era ancora passata del tutto.