Da quindicenne lettore di Nathan Never non mi piaceva affatto il
tratto di Casini e per tutta la mia breve vita di lettore occasionale della
testata saltavo accuratamente i numeri disegnati da lui.
Forte della maggiore consapevolezza
estetica che spero di aver raggiunto (e del fatto che sicuramente l’autore
avrebbe curato di più un progetto personale alla francese) ho dato una chance a
questo nuovo numero di Historica. Ma
non c’è nulla da fare: il tratto grottesco di Casini, i suoi personaggi
caricaturali, l’inchiostrazione poco decisa e le sue donne squadrate e bruttine
non fanno per me. Tanto più che la colorazione che ha scelto fa sembrare le
tavole delle serigrafie con delle grandi campiture di colore a coprire spazi
enormi, mentre le figure umane rimangono spesso avvolte in un pallore desolante.
Visti i premi che ha vinto Casini, evidentemente è un limite mio, ma tant’è.
Peccato, perché la storia è pure interessante.
Nel 1957 sbarca a L’Avana il
marinaio Nero Maccanti, indirizzato da un collega verso una pensione in particolare.
Qui si trova coinvolto per puro caso (ma sarà vero?) in un complotto contro il
governo di Fulgencio Batista, mentre una pletora di altri personaggi animano il
primo capitolo, che infatti pur essendo introduttivo conta 54 tavole contro le
canoniche 46.
La ricostruzione storica è
scrupolosa e affascinante, il protagonista è credibile e non troppo
stereotipato (anche a me ha ricordato Corto Maltese) e la narrazione procede
guizzante nei rivoli delle piccole storie di cui è composta – il secondo
capitolo è nettamente più corale e Nero diventa quasi solo una figura tra le
tante che animano la storia. C’è forse appena appena un po’ di didascalismo in
alcuni dialoghi, a volte i personaggi tendono a “spiegare” troppo, ma visto che
Casini si è sobbarcato quella che deve essere stata una ricerca di
documentazione monumentale è anche giusto che faccia vedere di aver “fatto i
compiti”.
La trama è insomma interessante e
coinvolgente e invoglierebbe a comprare il seguito (Hasta la Victoria! si sviluppa su quattro volumi, qui ne vengono
proposti i primi due). Poi però guardo le dita sproporzionate e nodose dei
personaggi e mi passa tutta la voglia di sapere come andrà a finire…
Non me ne voglia Casini (che con
la sua carriera e i suoi premi dubito sia interessato a quello che penso del
suo lavoro), ma proprio non è il mio stile. Va detto anche che la qualità di
stampa non è perfetta e il tratto già flebile di Casini viene svilito da una
riproduzione che lo rende un po’ flou,
maledizione delle moderne tecnologie di acquisizione e successiva riproduzione
delle immagini. Molto interessante l’introduzione di Sergio Brancato, una delle
migliori lette finora.