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domenica 1 giugno 2025

Non si finisce mai di imparare

Ad esempio, che Liberatore aveva contribuito come visualizzatore dei fantasmi del primo Ghostbusters. Chi l’avrebbe mai detto?

(dalla monografia Tanino Liberatore – Carnale e ribelle edita da Comicon testé arrivatami)

mercoledì 9 ottobre 2024

Curiosità soddisfatta

Spesso mi sono chiesto come venissero rese in altre lingue le bestemmie, talvolta anche piuttosto creative, che figuravano in Ranxerox. Mi sono tolto la curiosità, scoprendo che forse inaspettatamente gli statunitensi ci si avvicinavano di più. Ovviamente la mancanza di una conoscenza specifica degli slang nazionali del periodo mi impedisce di dare un giudizio definitivo sulla questione.




venerdì 2 dicembre 2016

Cosmo Color 11 - Battaglia 7: Dentro Moana

Decisamente pirotecnico l’ultimo episodio di Battaglia, a cominciare dalla splendida copertina di Tanino Liberatore. Ai disegni si sono alternati addirittura cinque autori (anche se a me è sembrato di cogliere sei mani diverse) e la storia è probabilmente la migliore vista finora.
In questo episodio il vampiro siciliano è perdutamente innamorato (!) di Moana Pozzi, che conobbe quando era ancora una ragazzina e fu il suo primo amante. La vicenda procede per accumulo mettendo in scena le vicende reali di cui fu protagonista Moana e presentando spezzoni di film, spettacoli e comparsate televisive, a dimostrazione della scrupolosissima documentazione degli autori (la sceneggiatura è firmata da Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo). La “vera” trama si svolge in sottofondo e si coglie solo da alcuni dialoghi: Moana non sarebbe stata altro che uno strumento dei poteri forti italiani per offrire panem et circenses al popolo mentre loro continuavano a operare incontrastati nell’ombra (la comparsata di Bettino Craxi si riallaccia in tal senso al numero 0 della saga). La cosa inquietante è che uno scenario del genere è perfettamente credibile.
Cicciolina viene trasfigurata in una spia comunista che usa i suoi proverbiali serpenti come armi, e anche le altre starlette di Riccardo Schicchi diventano agenti di queste eminenze grigie che contrastano il buon Pietro Battaglia che, nell’inconsueto ruolo dell’innamorato, vorrebbe proteggere Moana e sottrarla al meccanismo di cui è diventata parte.
Data la struttura dell’episodio, il titolare si vede meno del solito: forse proprio per questo le spacconate cool sono più rade che in precedenza ma anche molto più efficaci (che palle però l’ennesima citazione del Noodles di C’era una volta in America). È paradossale che Moana rimproveri a Battaglia il suo parlare come «uno di quei personaggi del cinema» proprio nell’episodio in cui i dialoghi sono meno invasivi e nettamente più efficaci!
Dentro Moana è quindi più che altro un omaggio alla diva del porno a cui rende giustizia con un’attenta analisi della sua vita e della sua personalità e con uno splendido ed emozionante finale.
Sul fronte grafico molte mani diverse hanno portato a una certa disomogeneità stilistica, il che non è necessariamente un male. Nel colofon i disegnatori non vengono elencati in ordine alfabetico quindi immagino che quello sia l’ordine, diciamo così, di apparizione. In breve:
Pierluigi Minotti disegna praticamente solo le scene tratte dal film Valentina Ragazza in Calore: è un solido disegnatore realistico, quello che mi è piaciuto di più.
Marco Patrucco lavora sulla parte portante dell’episodio, è un disegnatore espressionista probabilmente bravo ma non adatto a disegnare una storia così “fisica” (ma per il finale è perfetto).
Valerio Befani disegna lacerti di apparizioni pubbliche e spettacoli di Moana: realistico e molto gradevole anche lui, ha una qualche deriva vagamente caricaturale (credo dovuta all’inchiostrazione molto modulata) che rende più espressivo l’insieme delle sue vignette e più sode le tette.
Fernando Proietti si occupa dei flashback: trattandosi di un prodotto made in Recchioni c’era da aspettarsi che almeno un disegnatore preposto bevilacqueggiasse o rossiedrighiggiasse ma Proietti fa un lavoro ben più solido e preciso dei due Sommi Signori degli Schizzi Spediti, con un tratto bello incisivo e un livello di grigio che donano corpo alle sue tavole.
Anche Ettore Dicorato si occupa di un flashback (e che flashback) ma il suo stile è corposo e realistico, per quanto si prenda delle funzionali licenze anatomiche atte a privilegiare certe inquadrature e sottolineare alcuni momenti salienti. Il suo Battaglia col mascellone è quasi comico ma proprio per questo si inserisce bene nel contesto in cui “recita”. Mi pare ci sia un po’ di Zaffino nelle sue tavole, ma forse me lo sono solo immaginato.
Ci sarebbe poi da capire chi è l’autore della trasposizione a fumetti di Fantastica Moana, un disegnatore alla Lee Bermejo sporco e iperrealista, che forse ha semplicemente elaborato al computer delle fotografie. Inoltre nelle ultime pagine Patrucco non solo limita gli effetti retinati ma pare proprio essere stato aiutato da qualcun altro. Magari in futuro farò un post sul modello dei giochi della Settimana Enigmistica per associare il disegnatore giusto alla vignetta giusta.
Un ottimo episodio per chiudere quindi l’esperienza da edicola di Battaglia, almeno la mia. Messi uno accanto all’altro i sette numeri di Battaglia sono oggettivamente bruttini da vedere dopo il passaggio dal formato pocket a quello bonelliano, e la differenza di dimensioni mi crea qualche problema nell’archiviarli insieme: nell’armadio dove mettevo i pocket accanto a Il Morto i bonellidi non ci stanno perché dietro hanno i Don Camillo che li fanno sporgere, e d’altra parte i pocket hanno un formato troppo scomodo per accatastarli con gli altri Bonelli&bonellidi a cui ruberebbero troppo spazio, se riuscissi a farceli stare. Mi sa che d’ora in poi prenderò solo gli integrali che la Cosmo dedica al personaggio.

giovedì 3 dicembre 2015

Color Tex 8

Siccome pareva brutto star lì a cincischiare ancora con l’albo in mano per verificare se la copertina l’avesse fatta veramente Liberatore (e sarebbe bastato togliere il pollice dall’angolo in basso a sinistra) alla fine l’ho comprato.
Sì, la copertina è proprio di Tanino Liberatore, che a mio avviso ha dato una prova migliore qui che non sulla copertina di un precedente Dylan Dog Color Fest, ma visto che non l’ho strappata per conservarla buttando via il resto ecco qualche considerazione sui contenuti:

Minaccia nelle Tenebre di Boselli e Franzella: la prima storia mi ha lasciato basito. Tex e Kit Carson hanno il compito di vegliare su un senatore che da qualche tempo sta ricevendo delle minacce di morte dalla sua stessa ombra trasformata progressivamente in un’entità demoniaca! In effetti si tratta di magia nera, in un mix di horror e western che comunque non è la cosa che mi ha perplesso di più.
Il punto è che Boselli ha impostato i dialoghi in modo da non lasciare nessuno spiraglio all’immaginazione e alla capacità critica del lettore, ma proprio nemmeno la minima ombra: Tex e Carson escono con inusitata facilità dalla fumeria d’oppio per i motivi che Tex snocciola con tanta sicurezza e precisione anticipando la scena della fuga; i pensieri di Eusebio sottolineano e confermano quello che il lettore dovrebbe avere intuito in autonomia durante l’incontro tra Sangston ed El Morisco (ed esprime pure dei dubbi che il lettore dovrebbe farsi!); lo stesso El Morisco ha una pazienza invidiabile nello spiegare alla fine quello che veramente è successo eliminando gli eventuali sospetti di incoerenza avanzati da Carson (ai quali trattandosi di una storia soprannaturale nessuno avrebbe badato più di tanto).
Probabilmente è un indice della professionalità e dello scrupolo di Boselli, eppure questo metodo di sceneggiare una storia mi ha lasciato di stucco.
Franzella è un bravissimo disegnatore, ma non mi è sembrato il più adatto per Tex, che disegna spesso con un volto troppo duro e un fisico a volte un po’ corpulento.
Il sospetto che sarebbe stato meglio spendere quei 5,50 euro in figurine dell’album di Tex ha cominciato a farsi prepotentemente largo nella mia mente ma per fortuna le altre storie sono nettamente migliori.

Sfida alla vecchia missione di Ruju e Tisselli: variazione sul tema della donna rapita dagli indiani, giustamente piena di luoghi comuni e di facili schematismi su quanto i nativi americani siano buoni e i militari dei pezzi di merda. È comunque una variazione sul tema e si riscatta con un finale non così scontato, probabilmente giocando proprio con le aspettative del lettore assuefatto ad altre storie analoghe.
Stupenda la parte grafica affidata a un redivivo Sergio Tisselli che ho trovato molto maturato dal Pignata realizzato con Magnus (non ci sono ritratti di Pippo Baudo tra le comparse, per capirci): i suoi acquerelli diafani creano un’atmosfera sospesa perfetta per le sequenze iniziali, anche se in effetti possono richiedere un minimo sforzo per contestualizzare alcune vignette.

La Banda Hogan di Simeoni: secondo me il pezzo forte dell’albo. Dei criminali appartenenti alla banda del titolo assaltano un corriere che invece di trasportare le paghe dei minatori portava un dispaccio con la sua nomina a vice-sceriffo della città di Bodie. Cogliendo l’occasione uno dei banditi si spaccia per lui in modo da infiltrarsi nella cittadina e liberare il capo della banda Hogan.
Oltre al soggetto non banale ho molto apprezzato in questa storia il fatto che super-Tex alla fine capisce l’imbroglio grazie alla sua capacità di analisi e a un po’ di fortuna. E chi se ne frega se Simeoni a volte lo disegna come se fosse un ragazzino.

Chindi di Mignacco e Vannini: Tex e Tiger Jack giungono sul luogo di un barbaro delitto in cui una famiglia di indiani Hopi è stata massacrata brutalmente per farsi rivelare dove si nasconde il mitico pueblo che la leggenda vuole traboccante di manufatti in oro. Tiger Jack riceve in sogno il compito di salvare la figlia dell’indiano torturato e ucciso, rapita dai criminali.
Forse come nel caso della storia di Ruju anche qui Mignacco ha voluto giocare con il lettore, impostando un ben congegnato colpo di scena finale in cui solo apparentemente ha contraddetto quanto fatto vedere nei disegni (se si rileggono i dialoghi precedenti alla rivelazione ci si accorge che tout se tient). Per fortuna, senza ricorrere a una “lettura guidata” come nel caso della prima storia.
Per quel che riguarda Luca Vannini rimando a questo esaustivo post di Ned. Io l’ho trovato molto buono, anche se forse le proporzioni e la posizione del cappello di Tex gli sono sfuggite di mano in qualche vignetta.

mercoledì 29 luglio 2015

Lucy: L'espoir

"Perché non lo pubblicano in Italia?" mi ha chiesto l'amico che me l'ha regalato.
"Perché è troppo bello." gli ho risposto io.