Premetto che confezionare questa Top Ten è stato complicato e non del tutto indolore.
Si trattava di raccogliere degli album interi e non delle singole canzoni, album in cui ogni pezzo presente o quasi doveva essere un piccolo gioiello da riascoltare all'infinito.
Non ci sono, a mio avviso, parecchi album così riusciti.
Questi sono i miei, aspetto i vostri... chissà che non mi facciate scoprire qualche perla.
Sinfonia n°9 "Corale" - Ludwig Van Beethoven, 1824
Capolavoro assoluto della storia dell'umanità.
Cinque tempi, cinque pietre preziose incastonate in un unico, inestimabile gioiello senza età.
La Nona, più che dalla mente di un uomo sembra venire giù direttamente dai cieli, da un Regno che non è mortale, composta di armonie incomparabili e incommensurabili, che riempiono lo spazio come l'aria, riempiono il cuore come il sangue, stordiscono i sensi come le emozioni.
Irripetibile.
The Man-Machine - Kraftwerk, 1978
Il disco ideale per tutte le tribù del villaggio globale è già uscito trent'anni fa, ed era The Man-Machine.
Compiuto e perfetto come un'onda sinusoidale.
La sublimazione di tutto il messaggio dei Kraftwerk, e, probabilmente, di un intero genere musicale.
Sei tracce per poco più di trenta minuti di musica senza nessuna concessione all'umanità. Un disco scritto per far innamorare delle macchine.
Semplicemente perfetto.
Never For Ever - Kate Bush, 1980
Il capolavoro tascabile di un genio precoce. Un enorme balzo in avanti rispetto al pop pianistico dei due primi, seppur bellissimi, album.
Never For Ever splende di una feroce sete di sperimentazione: l'elettronica e le drum machine si sposano a meraviglia con l'orchestra ed entrambe vestono a meraviglia le storie fantastiche di Kate.
È il disco di Babooshka, ma è soprattutto un disco che lascia stupefatti per la facilità con cui si passa da un genere all'altro. Violin è puro rock, Army Dreamers è un valzer commovente, storia di una mamma che va a riprendersi il corpo del figlio morto in guerra. Breathing, scandita dal basso di John Giblin, è un pamphlet alla Cassandra sui pericoli del nucleare. The infant kiss, morbosa storia di passione fra una donna e un bambino. E altro ancora.
Sognante.
Communication - Karl Bartos, 2003
Ascoltare Bartos, per anni percussionista e co-autore dei Kraftwerk, è un pò come rivivere questi ultimi, ma con un'anima pop che lo diversifica significativamente dai lavori che componeva con i quattro di Dusseldorf.
Communication è più votato al dancefloor, con una ritmica che a volte diventa una cassa dritta, vocoder imperante in tutte le tracce, dieci pezzi intelligenti, calibrati e mai banali.
Trascinante.
Please - Pet Shop Boys, 1986
Il primo album dei Pet Shop Boys, e, di fatto, una raccolta di singoli.
Uno stile esistenziale pervaso da un senso di decadenza morale. Orchestrazioni eleganti e un'elettronica sofisticata e mai invadente, e su tutto il canticchiare di Tennant, forbito e un po' snob.
Contiene capolavori come West End Girls, Oppurtunities, Love Come Quickly.
Sublime.
The Turn Of A Friendly Card - The Alan Parsons Project, 1980
Concept album del maestro del prog anni 70 e 80.
Possiede una rara magia: diventa sempre più bello ad ogni nuovo ascolto.
A cavallo tra almeno una decina di stili diversi, arrangiato alla perfezione, vellutato, solenne, ispirato, vertiginoso.
Cantato e suonato come mai più gli è riuscito, nemmeno col conclamato Eye in the sky.
Un faro illuminante.
Hanno Ucciso L'Uomo Ragno - 883, 1992
Un signor disco che, pur prodotto da mr. Cecchetto (noto per la sua mancanza di buon gusto), è assai meno commerciale di quanto oggi non si voglia riconoscere; questi erano i veri 883 Pezzali-Repetto diretti e schietti e con il portafoglio ancora vuoto.
Dimenticate sonorità ruffiane, canzoni melense o tamarrate da discoteca; qui ci sono solo Max e Mauro che raccontano con schiettezza esperienze e momenti che tutti (sì, belli, anche voi) abbiamo vissuto.
Otto pezzi indimenticabili (tra tutti, Con un deca, Sei uno sfigato, Te la tiri) e una variazione sul tema.
Nostalgico.
The Wall - Pink Floyd, 1979
Attuale come trent'anni fa.
Un'opera colossale e del tutto autonoma.
È il solo disco dei Pink Floyd che posseggo, ma è più che sufficiente.
Dopo questo album, potevano anche chiudere bottega e salutare, perché meglio non avrebbero potuto fare. Difatti.
Comfortably Numb, Mother, Another Brick in the wall sono delle urla a cui non è possibile restare indifferenti.
Completo.
Communards - The Communards, 1985
Lotta durissima con Age Of Consent dello stesso Jimmy Somerville.
Apparentemente destinato alle dancefloor gay, è un disco magistralmente suonato e che integra pop, dance, jazz, critica sociale e impegno politico.
I Communards si autoestinguono appena tre anni dopo, ma lasciano dietro di sé questo indimenticato, piccolo capolavoro.
Disenchanted, You Are My World, Heavens Above sono tracce che qualsiasi autore pop avrebbe voluto incidere.
Sentimentale.
Quadrophenia - The Who, 1973
Concept album maturo, solido e sfaccettato.
Ribolle di pura energia rock (The punk and the Godfather, 5.15, The Real me), vive di ballate poetiche (I'm one, Cut my hair), a volte mirabilmente fuse all'interno dello stesso brano (Sea and Sand, Doctor Jimmy).
Geniale il ricorso a quattro temi musicali ripetuti che esprimono la poliedrica (anzi, quadruplice) personalità di Jimmy, il protagonista di questa storia mod.
Irraggiungibile.