Django Unchained, di Quentin Tarantino.
Come ho letto altrove non ricordo più dove, se non si ama Tarantino questo non è il suo film che farà cambiare idea.
E io, che del buon vecchio Quentin ho visto quasi tutto senza mai gridare al miracolo come il resto del Mondo, non ho cambiato idea durante e dopo la visione di Django Unchained.
Tanto, ormai il film l'avrete visto tutti, più di una volta, vi sarete fatti la vostra idea e magari pubblicato anche una recensione sul vostro blog unendovi al coro degli entusiasti.
Questa mia microrecensione, sappiatelo, non fa per voi.
Un simil-western brutto, con una trama piatta, drammaturgicamente anoressico (non so voi, ma la missione di salvataggio prima e vendetta poi del protagonista non mi ha minimamente coinvolto a livello emotivo), popolato da personaggi non graziati dai dialoghi corrosivi e surreali dei fasti di Pulp Fiction e annaffiato per tre, lunghe ore da un'autocompiaciuta quanto artificiosa ironia … per chiudere con un pirotecnico e non-catartico finale con Django vestito come il Will Smith di Wild Wild West.
E, personalmente, sono rimasto deluso anche dalla totale assenza di riferimenti al Django di Corbucci. Al pari di Inglorious Basterds, a Tarantino piaceva solo il titolo.
Da salvare: la scena degli incappucciati è fantastica. Una ciliegina su una torta che non c'è.