venerdì 5 luglio 2013

Man of Steel - La recensione che non serve più. Anzi, sì.


Anche se il suo Rat-Man sta avviandosi verso il centesimo numero e la sua presumibile conclusione, Leo Ortolani sembra tutt'altro che rimasto a corto di idee.
E le recensioni di film (naturalmente,  a fumetti) che da un po' sta pubblicando sul suo blog migliorano ogni volta di più.
QUESTA di Man of Steel non dovete proprio perdervela.

QUI trovate quella di Dredd, QUI quella di Star Trek into darkness, QUI quella di Fast and Furious 6, e se andate a ritroso sul suo blog, le altre.

PS Che poi, essere d'accordo o meno con Leo sul contenuto della recensione è del tutto secondario.
Le sue vignette sono del tutto trasversali e divertono sia chi ha osannato il film che chi lo ha demolito (come me, che ogni volta che ci ripenso mi vien male).
PPS A mente fredda, c'è una cosa del tutto degna di nota nel film: il costume.
E non i costumi, perché le armature indossate dai kryptoniani continuano a farmi schifo (poi, diciamolo, se devi sopportare la scomodità di un'armatura e poi crepare per una coltellata, tanto vale che ti presenti davanti Zod in maglietta e jeans).
Per quanto possa essere deludente il film, hanno risolto magnificamente la questione delle mutande.

lunedì 1 luglio 2013

Lo scrittore deve morire

Lo scrittore deve morire
Gianluca Morozzi e Heman Zed (2012)
Guanda editore, 313 pagine
18 euro

Al Moroz, anche se – signora mia – non è più quello di una volta, io continuo a comprarci i libri.
Schivo la sua produzione noir, non perché non sappia padroneggiare il genere quanto perché per indole non fa proprio per me, ma tengo sempre d'occhio la sua produzione più scazzata scanzonata... perché dopo aver ricevuto un gioiellino come l'Era del Porco, uno può passare anche una vita ad aspettare che il miracolo si ripeta.
Con questo nuovo romanzo scritto a quattro mani con il padovano Zed, classe 1967, ciò avviene?
No.
Ma questo non significa che il vostro tempo e i vostri soldi saranno sprecati.


Il romanzo racconta quello che succede a chi passa bruscamente dal sogno (il romanzo nato in una notte di bruciante ispirazione, l'editore illuminato e amante della parola scritta, il successo, le presentazioni e le interviste) alla realtà (un orrido libro assemblato con capitoli mischiati a cazzo, un editore psicopatico e un tour promozionale organizzato da un delinquenziale ufficio stampa).
Eccessivo?
Se avete visto Boris e conoscete il mondo della tv generalista, saprete anche che Boris non è una parodia ma neorealismo.
Com'è neorealismo, in un certo senso, Lo scrittore deve morire.
Solo che Morozzi, come gli autori di Boris, usa il registro a lui più congeniale: quello umoristico, solo spingendo più forte sul pedale dell'assurdo e del grottesco.
Nella duplice veste di burattinai e burattini, Morozzi e Zed sbeffeggiano senza pietà l’intero carro allegorico del mondo editoriale, senza risparmiare editor, promoter, critici, circoli letterari, fans.
E, naturalmente, lo scrittore stesso.
Lo fanno con garbo, sagacia e mestiere. Niente di più ma neanche nulla di meno.

Insomma non un capolavoro... ma una lettura divertente e piacevole che fila via liscia un capitolo dietro l'altro, quello sì.
La copertina del solito Scarabottolo è bella e la cura editoriale ai soliti livelli di Guanda, anche se non gli perdono l'interlinea bella comoda che fa levitare inutilmente la foliazione a oltre trecento pagine.
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