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martedì 7 luglio 2015

L'albero dei giannizzeri/The Jannissary tree (Jason Goodwin)

"L'albero dei giannizzeri" è un romanzo del 2006 di Jason Goodwin, vincitore dell'Edgar Award (che premia le categorie giallo, mistery e horror) nel 2007. È un giallo che si svolge nel 1836 in una Istanbul in bilico fra tradizione e modernità. Il protagonista è Yashim Togalu, un eunuco di mezza età spesso incaricato dalle alte cariche di corte di investigare su casi delicati.
Il mistero di questo romanzo ruota intorno ai Giannizzeri, il corpo militare più potente dell'Impero Ottomano, smantellato nel sangue dal sultano dieci anni prima degli avvenimenti narrati perché era diventato una minaccia per l'ordine pubblico. Una serie di omicidi di esponenti in vista della Nuova Guardia, il nuovo corpo militare occidentalizzato, fanno pensare ad un collegamento con i loro predecessori scomparsi. Intanto però spariscono i gioielli della madre del sultano e viene uccisa una delle ragazze dell'harem... il caso si complica.
In effetti la trama è piuttosto intricata e passa dalla lentezza iniziale ad un ritmo frenetico verso la fine. Ammetto di essere rimasta un po'spiazzata varie volte, ma mi ha consolato leggere delle cantonate prese dal detective, che è molto bravo ma non infallibile.
Come ci si può aspettare da un libro di questo genere scritto da un occidentale (Goodwin è inglese), l'indagine diventa spesso una scusa per mostrare ai lettori il fascino esotico degli usi e i costumi dei luoghi di cui parla. Per fortuna l'autore conosce la materia in quanto studioso di storia bizantina e per aver viaggiato a piedi dalla Polonia a Istanbul.
Anche se i personaggi sono ben costruiti (in particolare ho apprezzato la passione per la cucina di Yashim) e la trama  funziona, mi sono sembrati appunto costruiti, privi di quel non so che che li rende "veri". Però, essendo il primo romanzo dell'autore, conto che sia migliorato sempre di più con i vari seguiti.
A questo primo libro, infatti, hanno fatto seguito, sempre con protagonista Yashim, nel 2007 "Il serpente di pietra" (The Snake Stone), nel 2008 "Il ritratto Bellini" (The Bellini Card), nel 2011 "L'occhio del diavolo" (An Evil Eye) e nel 2014 "I cospiratori del Baklava" (The Baklava Club), che in Italia sono stati tutti pubblicati da Einaudi.
Non è un libro eccellente, ma è una lettura leggera, che può essere simpatica se vi piace leggere gialli, ancora di più se avete intenzione di andare in vacanza ad Istanbul.

"The Jannissary tree" is a 2006 novel by Jason Goodwin, winner of the Edgar Award (which awards mystery stroried) in 2007. It is a mistery that takes place in 1836 in an Istanbul walking on a fine line between tradition and modernity. The protagonist is Yashim Togalu, a middle aged eunuch who is often entrusted by the high court offices to investigate sensitive cases.
The mystery of this novel revolves around the Janissaries, the  most powerful military corps of the Ottoman Empire, bloodily dismantled by the Sultan ten years before the events narrated because they had become a threat to public order. A series of murders of members of the New Guard, the new westernized military corps, suggest a connection with their vanished predecessors. Meanwhile the jewels of the Mother of the Sultan get stolen and one of the girls of the harem is killed... the case becomes even more complicated.
In fact, the plot is rather intricate and switches from a slow start to a fast pace towards the end. I admit that I several times was a bit confused, but I was comforted to read the blunders made by the detective, who is very good but not infallible.
As you might expect from a book of this kind written by a westerner (Goodwin is from UK), the investigation often becomes an excuse to show readers the exotic charm of the habits and customs of the mentioned. places Fortunately, the author knows the subject as a scholar of Byzantine history and because he traveled on foot from Poland to Istanbul.
Although the characters are well built (in particular I appreciated Yashim's passion for cooking) and the plot works, they seemed too built, without that I do not know what that makes them "real." However, being the first novel of the author, it's likely he improved with the various sequels.
To this first book, in fact, followed, again starring Yashim, in 2007 "The Snake Stone", in 2008 "The Bellini Card", in 2011 "An Evil Eye" and in 2014"The Baklava Club".
It is not an excellent book, but it is a light reading which can be nice if you like mystery stories, even more if you plan to go to Istanbul on vacation.

giovedì 9 aprile 2015

London: day 4

Visto che la Prociona aveva passato la notte a lavorare, il quarto giorno ci siamo svegliate tardi e abbiamo fatto colazione al volo con un chai latte da Cinnamon Coffee Shop. E' stato una scoperta, mi è piaciuto tantissimo!

As Prociona spent the night working, on the fourth day we woke up late and we had breakfast on the fly with a chai latte from Cinnamon Coffee Shop. It was a discovery, I loved it!

Quando siamo arrivate nella zona che volevamo visitare si era fatta ora di pranzo. Abbiamo rinunciato al museo di scienze naturali, che tanto avevo già visto, e siamo andate a mangiare.

When we arrived in the area we wanted to visit it was already lunchtime. We decided to skip the Natural History Museum, that I had already visited, and we went to eat.

Per contestare la diffusa credenza che i ristoranti italiani a Londra facciano schifo, la Prociona mi ha portato da Franco Manca Pizza, un locale che fa una pizza buonissima a prezzi decisamente bassi per il panorama cittadino (la pizza costa fra le 5 e le 7 sterline e il locale fornisce acqua naturale gratuita - che a Londra è obbligatoria dove si vendono alcolici).
La Prociona ha preso una pizza con salsiccia e friarielli e io con due tipi di chorizo. Entrambe erano davvero buone, migliori di tante che ho mangiato in Italia (anche se secondo me la base non era perfetta, la preferisco più croccante e salata. Ma è voler cercare il pelo nell'uovo)
Il locale era affollato da italiani (compresi i camerieri), che, se da una parte era garanzia di buona cucina, dall'altra ci ha costretto a censurare le classiche osservazioni sulla gente e i discorsi sul sesso.

To challenge the widespread belief that Italian restaurants in London are bad, Prociona took me to Franco Manca Pizza, a restaurant that makes a delicious pizza at prices that for London are really good (a pizza costs between 5 and 7 pounds and the restaurant provides free still water - which is mandatory in London in places that sell alcohol).
Prociona took a pizza with sausage and rapini and I choose the one with two types of chorizo. Both were really good, better than many I've eaten in Italy (although I think the base was not perfect, I prefer a crispier and saltier one. But that's only nitpicking).
The place was crowded with Italians (including the waiters), which on one side was a guarantee of good italian food, but on the other forced us to censor our classic observations about people and conversations about sex.

Abbiamo passato il pomeriggio al Victoria & Albert Museum. Mi sono messa subito a cercare nella sezione India la statua della tigre che assalta l'inglese, dotata di marchingegno a manovella che, girato, riproduce le urla della vittima, una chicca che mi aveva segnalato Clyo di La vita puzza. Nel frattempo mi sono imbattuta anche in un meraviglioso dipinto di lotta fra un uomo e una tigre che sembra piuttosto un incontro amoroso o un allattamento.

We spent the afternoon at the Victoria & Albert Museum. In the India section I immediately started to look for statue of a tiger assaulting an englishman, with a device that, if cranked up, reproduces the screams of the victim, a gem that Clyo of La vita puzza told me about. Meanwhile I came across in a wonderful painting of a struggle between a man and a tiger that looked more like a sexual encounter or breastfeeding.

La sezione sull'arte islamica mi ha riportato al mio viaggio in Turchia di quest'estate e mi è piaciuta molto anche la sezione asiatica.

The section about Islamic art brought me back to my trip to Turkey of this summer and I also loved the Asian section.

Ma la zona in cui mi sono divertita di più è stata quella dedicata alla moda inglese da fine 1700 ai giorni nostri.

But the area I enjoyed the most was the one dedicated to British fashion from the late 1700s to the present day.

Abbiamo deciso di concederci il lusso di prendere il tè nel bar del museo, che è un ambiente stupendo che sembra uscito da un'altra epoca.
Io mi ero preparata al grande evento fin dal mattino, con un outfit a tema.
Abbiamo preso una teiera a testa e uno scone a testa (gli scones sono una sorta di panini a pasta densa di sapore neutro che in genere si mangiano con un condimento dolce) con cui ci hanno dato anche burro e marmellata. Oltre a questo la Prociona ha voluto farmi assolutamente assaggiare la clotted cream, sorta di via di mezzo fra burro e mascarpone, e la Victoria sponge cake, cioè una torta spugnosa farcita di marmellata al lampone e panna montata.
Abbiamo -prevedibilmente- speso tantissimo (sulle 8 sterline a testa, più che per il pranzo) e alla fine stavamo quasi male, ma ne valeva la pena. Perché in Inghilterra il tè inglese va provato, e va provato come si deve!

We decided to spoil ourselves having tea in the museum cafè, which is a wonderful place that seems to come from another era.
I prepared for the big event in the morning, with a themed outfit.
We took a tea pot and a scone each (scones are a kind of thick paste bun of neutral flavor that are usually eaten with a sweet spread) with which we were given butter and jam. In addition to this Prociona absolutely wanted me to try clotted cream, a sort of cross between butter and mascarpone, and Victoria sponge cake, that is a sponge cake filled with raspberry jam and double cream.
We - predictably - spent a lot (about 8 pounds each, more than for our lunch) and in the end we were almost feeling sick, but it was worth it. Because in UK you should try tea, and should do it at its best!

A quel punto il museo stava chiudendo. Prima che ci buttassero fuori siamo giusto riuscite a dare un'occhiata alle chincaglierie in vendita al negozio interno.

Then the museum was closing. Before there were thrown out we just managed to take a look at trinkets sold at the museum shop.

La sera abbiamo fatto una bellissima passeggiata. Siamo passate da St. Katherine Docks, una zona del vecchio porto che è stata ristrutturata e ora è piena di bei locali alla moda e di negozi di paccottiglia marinaresca. E' molto carina e la consiglio assolutamente.

In the evening we had a beautiful walk. We passed through St. Katherine Docks, an area of ​​the old port which has been renovated and is now full of beautiful trendy bars and shops of nautical gadgets. It was really pretty and I totally recommend visiting it.

Da lì abbiamo camminato fino alla torre di Londra e al Tower Bridge. Vedere questi luoghi così famosi con la luce del tramonto e poi il sorgere della luna è stato davvero suggestivo, è una passeggiata che mi sento di consigliare a chiunque.

From there we walked up to the Tower of London and the Tower Bridge. To see these so famous places with the light of sunset and the moonrise was really impressive, is a walk that I would recommend to anyone.

Dopo la scorpacciata al museo abbiamo cenato parcamente, dividendoci una porzione di sushi presa da Itsu, che, come Wasabi, è una sorta di fast food di cibo giapponese. Mi è piaciuto, ma i sapori erano abbastanza fusion e ho avuto qualche perplessità sul rafano al posto del wasabi.
In compenso mi è piaciuta da matti la limonata alla rosa con cui l'abbiamo accompagnato!

After the feast at the museum we dined sparingly, dividing a box of sushi bought at Itsu, thato, like Wasabi, is a kind of Japanese fast food. I liked it, but the flavors were quite fusion and I had some concerns about the use of horseradish instead of wasabi.
On the other hand I really liked a lot the rose lemonade with which we accompanied it!

lunedì 29 settembre 2014

Istanbul + Fashion + Islam

Per fare la valigia per Istanbul, ho fatto un po'di ricerche per capire se ci fosse una sensibilità diversa per cui coprirsi di più. Adesso che sono tornata posso dire che in giro a Istanbul c'è un po'di tutto, dalle donne senza un centimetro di pelle scoperto, con burqua super integrali neri con velo nero sugli occhi e guanti, alle pornoragazzine con i tanga shorts e le magliette reggiseno che vanno tanto di moda. Dopo che in un quartiere segnalato come rigido ho visto una residente adulta con un vestito sottoveste, ho deciso che tanto vale fare come si preferisce, con un po'di buon senso. Ovviamente per entrare nei luoghi di culto è bene essere coperti (le ragazze nelle moschee devono coprirsi anche i capelli).
Il modo di vestire che mi ha affascinato di più una volta lì, è stato quello delle ragazze islamiche moderate, quelle che coprono testa, gambe e braccia, ma non vogliono rinunciare a seguire la moda o esprimere la propria personalità tramite i vestiti.
In questo senso mi è piaciuto molto l'uso delle maxigonne. In generale ho notato che questo tipo di ragazze, specie sui 20-30 anni, tendono ad avere un trucco impeccabile e indossano spesso borse rigide e cappotti come quelli in foto.

To make my luggage for Istanbul, I did a bit of research to figure out if there was a different sensibility for the amout of skin to cover. Now that I'm back I can say that in Istanbul there is a bit of everything, from women without an inch of skin uncovered, with full black burqa with black veil over the eyes and gloves, to pornteenagers with the tanga shorts and bra t-shirts that are so trendy nowdays. After that I saw an adult resident with a babydoll in a neighbourhood reported as conservative, I decided that people can do as they like, with a bit of common sense. Of course, to enter places of worship is good to be covered (girls in the mosques should also cover their hair). 
The clothing style that fascinated me more once there, was that of the moderate Muslim girls, the ones that cover their head, legs and arms, but do not want to give up to follow fashion or express their personality through their clothes. 
In this sense, I really liked the use of maxiskirts. In general I noticed that this type of girls, especially 20-30 years old, tend to have a flawless makeup and to wear hard bags and coats like the ones in the photo.
Per capire di più, ho deciso di comprare qualche rivista di moda con ragazze velate, ma mi sono ridotta all'ultimo sperando nell'edicola dell'aereoporto e mi sono dovuta accontentare dell'unica che ho trovato, che secondo me è dedicata ad un target più maturo di quello che mi interessava (a occhio direi sui 30-35 anni) e un po'troppo seria. Non conoscendo granché della moda islamico-friendly e non capendo una parola di turco ovviamente potrei sbagliarmi.

To understand more, I decided to buy some fashion magazine with veiled girls, but I decided to buy them at the last moment counting on the airport newsstand so I had to settle on the only one I found, which I think is dedicated to a more mature target than the one I was interested in (I would say around 30-35 years) and that is a little too serious. Not knowing much about the Islamic-friendly fashion and not understanding a word of turkish course I could be wrong. 

In ogni caso direi che almeno sul lato islamico ci ho azzeccato, considerando che c'è un tutorial su come mettersi lo hijab.

In any case, I would say that at least I've got it right on the Islamic side, as there is a tutorial on how to put on the hijab.

A livello di outfit veri e propri ho trovato tutto abbastanza noioso, con giusto un tocco esilarante dato da questo travestimento da confetto gigante.

In terms of actual outfits I found it all pretty boring, with just a touch of hilarious given by this disguise as giant candy. 

Gli outfit che mi sono piaciuti di più sono quelli delle tre pagine sopra. Ovviamente il foularino in coordinato serve a coprire la testa (ma si può usare come sciarpa).
Se siete interessati a scoprire di più sulla moda islamico-friendly, la mia amica Siobhan mi ha fatto scoprire il canale youtube di Amenakin, una ragazza che insegna i duecentoventi milioni di modi per annodarsi lo hijab e così via: http://www.youtube.com/user/Amenakin

The outfits that I liked the most are those of the three pages above. Obviously the matching scarf is for covering the head (but you can also use it as a scarf). 
If you are interested in finding out more about the Islamic fashion-friendly, my friend Siobhan made ​​me discover the youtube channel by Amenakin, a girl who teaches an hundred millions of ways to knot hijab, and so on: http://www.youtube.com/user/Amenakin

venerdì 26 settembre 2014

Istanbul Phamuk

Quando vado in un paese straniero mi piace prepararmi tramite libri o film su quel paese, meglio scritti da autori locali. Per Istanbul mi sono svegliata tardi. Di turco ho letto solo un paio di libri del premio nobel turco Orhan Pamuk, "Il mio nome è rosso", un meraviglioso romanzo poliziesco ambientato fra i miniaturisti dell'impero ottomano di fine 1600, e "Neve", un romanzo che mi è piaciuto meno, in cui in una città turca di confine un'indagine e una tragica storia d'amore si stagliano sullo sfondo di integralismi laici e religiosi.
Prima di partire mi sono procurata una serie di gialli ambientati a Istanbul scritti da autori anglofoni, e anche "Istanbul", il libro che Orhan Pamuk ha dedicato alla sua città, Istanbul. L'ho iniziato a leggere in aereo e l'ho finito quando ero già tornata, ma avrei voluto leggerlo prima di partire.
Phamuk parla di Istanbul attraverso la propria infanzia e giovinezza e attraverso gli occhi di scrittori e artisti turchi ed europei. Il libro è coinvolgente e appassionante come una serie di aneddoti appassionanti raccontati da un tizio interessante ad una festa. Lo scrittore turco fornisce come chiave di interpretazione di Istanbul e di chi la abita, compreso se stesso, attraverso un sentimento di malinconia legato al crollo dell'Impero Ottomano.
Il libro è illustrato da stupende foto, di cui molte di Ara Güler, uno dei pochi fotografi turchi famosi a livello internazionale, e una serie di foto di famiglia di Pamuk stesso.
Lo consiglio moltissimo a chi fosse anche minimamente interessato a Istanbul.

When I go to a foreign country I like to prepare myself through books or movies about that country, better if written by local authors. For Istanbul I woke up late. Of turkish literature I've only read a couple of books of the turkish Nobel prize Orhan Pamuk, "My Name is Red", a wonderful detective story set among the miniaturists of the Ottoman Empire at the end of 1600, and "Snow", a novel that I liked less, set in a city at the Turkish border whith an investigation and a tragic love story against the background of secular and religious fundamentalism.
Before leaving, I got myself a series of thrillers set in Istanbul written by English-speaking authors, and also "Istanbul", the book that Orhan Pamuk devoted to his city, Istanbul. I started to read it on the plane and finished it when I was already back, but I'd have liked to read it before leaving. 
Phamuk talks about Istanbul through his childhood and youth, and through the eyes of writers and artists from Turkey and Europe. The book is engaging and exciting as a series of fascinating anecdotes told by an interesting guy at a party. The turkish writer provides as a key to interpretate Istanbul and its inhabitants, including himself, through a feeling of melancholy linked to the collapse of the Ottoman Empire. 
The book is illustrated with beautiful photos, many of which are by Ara Güler, one of the few internationally renowned turkish photographers, and a series of family photos of Pamuk himself. 
I recommend it very much to those who are even remotely interested in Istanbul.

mercoledì 24 settembre 2014

Istanbul: day 8


Siamo arrivati all'ultimo giorno del nostro viaggio (ma i post su Istanbul non sono ancora finiti!). Io e la Pelosa Metà siamo andati al museo archeologico che desideravamo moltissimo vedere e che il secondo giorno avevamo saltato in favore del palazzo Dolmabahçe.
Il museo arecheologico di Istanbul è davvero imperdibile. E' stupendo e contiene una serie di tesori inestimabili che proviene da tutto l'impero ottomano. Quando ho visto le piastelle smaltate con bassorilievi di animali che ornavano la strada sacra di Babilonia sono rimasta senza fiato.

We arrived at the last day of our trip (but the post about Istanbul won't end yet). I and the Hairy Half went to the archaeological museum that we really wanted to see and that the second day we skipped in favor of the Dolmabahçe Palace
The archaeological museum of Istanbul is really a must. It's wonderful and contains a number of priceless treasures that come from all over the Ottoman Empire. When I saw the glazed tiles with bas-reliefs of animals that adorned the sacred road to Babylon I remained breathless. 

Un altro reperto che non mi aspettavo che avessero e mi ha colpito moltissimo è stato il trattato di Kadesh *_*

Another finding that I was not expecting and that  struck me was the Treaty of Kadesh *_* 

Per non parlare poi di una serie di reperti di Troia! La maggior parte erano cocci, ma c'era anche qualche pezzo della collezione di Schliemann, veramente emozionanti.

Not to mention a number of finds from Troy! Most were fragments, but there was also some pieces of the collection of Schliemann, really exciting. 

C'erano dei sarcofagi notevolissimi provenienti dalla necropoli reale di Sidone.

There were remarkable sarcophagi from the royal necropolis of Sidon.

Era molto bella l'esibizione sulla storia di Istanbul, con resti provenienti dalle varie epoche disposti in ordine cronologico. C'erano resti della città romana, di quella bizantina e di quella ottomana. Il più interessante era la catena usata per chiudere il porto in modo da difenderlo, che bloccò gli assalitori per anni, ma fu superata dal sultano Maometto II, che smontò le navi e le fece passare via terra.

The exhibition about the history of Istanbul was very nice, with remains from different eras arranged in chronological order. There were the remains of the Roman city, the Byzantine and Ottoman one. The most interesting was the chain used to close the port in order to defend it, which blocked the attackers for years, but was overcome by Sultan Mehmed II, who dismantled his ships and made ​​them move over land. 

Il 30 agosto in Turchia è il giorno della vittoria, quindi hanno appeso faccioni di Atatürk, il primo presidente turco, in varie fasi della sua vita.
Col museo abbiamo finito tardissimo. Nonostante questo abbiamo deciso di tornare a mangiare al Siirt Fatih Buryan Salonu, vicino all'acquedotto di Valente, per poi andare a visitare il monastero del Cristo Pantocratore lì in zona. Il monastero, costruito in epoca bizantina, è stato usato come quartier generale dai crociati veneziani e poi trasformato in scuola coranica e poi moscea in epoca ottomana. Purtroppo, dopo la camminata per raggiungerlo, l'abbiamo trovato chiuso senza riuscire a capire perché. E non siamo stati gli unici, c'erano vari turisti che si sono trovati nella stessa situazione.

On August 30, in Turkey is the day of victory, there were everywere posters of Atatürk, the first president turkish, in various stages of his life. 
We finished very late with the museum. Despite this we decided to go back to eat at Siirt Fatih Buryan Salonu, near the aqueduct of Valens, to go to visit the monastery of Christ Pantocrator in that area. The monastery, built in the Byzantine period, was used as a headquarters by the Venetians Crusaders, and later converted into a Koranic school and then a mosque in the Ottoman era. Unfortunately, after the walk to get there, we found it closed, and were unable to understand why. And we were not the only ones, there were many tourists who found themselves in the same situation.

Così abbiamo deciso di andare a visitare la Küçük Aya Sofya Camii, la moschea della piccola Hagia Sophia. Viene chiamata così perché ha un'architettura simile a quella della famosa cattedrale. E' stata costruita in epoca bizantina come chiesa di Sergio e Bacco, ma di questa epoca rimane solo il colonnato, con un'incisione in esametri greci dedicata a Giustiniano, sua moglie Teodora e San Sergio. Il resto della decorazione è molto sobrio e armonico.
Per arrivare alla moschea abbiamo camminato tantissimo e attraversato quartieri molto poveri.

So we decided to go visit Küçük Aya Sofya Camii, the mosque of the little Hagia Sophia. It is called so because it has a similar architecture to that of the famous cathedral. It was built in the Byzantine era as the Church of Sergius and Bacchus, but of that era only the colonnade remains, with an incision in Greek hexameters dedicated to Justinian, her wife Theodora and St. Sergius. The rest of the decor is very tasteful and harmonious. 
To get to the mosque we walked a lot through very poor neighborhoods.

Per tornare, abbiamo fatto un'altra bella camminata. Visto che ci aspettava una notte in aereoporto, abbiamo deciso di cenare al ristorante dell'ostello, il Şiva Cafè. Abbiamo preso un'ottima musakka, un mix di carne di manzo e melanzana e il sultan's favourite, un piatto davvero delizioso con pezzi di manzo sugosi su un purè di melanzane cotte sul fuoco.

To go back, we did another hike. Since a night at the airport expected us, we decided to dine in the restaurant of the hostel, the Siva Cafe. We took a great musakka, a mix of beef and eggplant and sultan's favorite, a really delicious dish with pieces of juicy beef on mashed eggplant cooked on the fire. 

Dopodiché siamo andati a passare una nottataccia in aereoporto, in attesa dell'aereo della mattina dopo. Ho trovato molto carina la presenza di una moschea in aereoporto al posto della cappella cristiana o generica che si trovano in Italia.

Then we went to spend a bad night at the airport, waiting for the plane of the morning after. I found very nice the presence of a mosque at the airport instead of the Christian or generic chapels that can be found in Italy. 

All'aereoporto mi sono accorta per la prima volta che il gelato turco è una cosa stranissima e gommosa che si serve con l'utilizzo di un bastone O_O Sono contenta di non averlo assaggiato.

At the airport, I realized for the first time that turkish ice cream is a strange and rubbery thing that you put in the cone with the help of a stick O_O I'm glad not to have tasted it. 

La mattina dopo siamo volati fino a Francoforte, dove ci attendevano 7 ore di pausa prima dell'aereo successivo. Le ho affrontate con una mascherina per occhi a forma di panda, le patatine gusto "turca" e il libro "Istanbul" del premio nobel turco Orhan Pamuk (che recensirò presto). Arrivati a casa, in Italia, secondo tradizione abbiamo ordinato una pizza per cena (probabilmente preparata da pizzaioli turchi XD).

The next morning we flew to Frankfurt, where we waited 7 hours before the next plane. I dealt with it with the help of a panda eyemask, "turca" flavour chips and the book "Istanbul" by the turkish Nobel Orhan Pamuk (which I'll review soon). Arrived at home, in Italy, according to tradition, we ordered a pizza for dinner (probably prepared by a Turkish cook XD).

martedì 23 settembre 2014

Istanbul: day 7

Gli ultimi due giorni del programma erano stati lasciati molto in forse, in modo da potere recuperare le cose che eventualmente non fossimo riusciti a vedere. Visto che i nostri amici sarebbero partiti quella sera, il settimo giorno ci siamo concentrati sulle cose che interessavano di più a loro.
Per prima cosa abbiamo visitato Santa Irene, una chiesa commissionata da Costantino e restaurata da Giustiniano, usata come deposito d'armi dopo la conquista turca di Costantinopoli.
Rispetto ad altre chiese, è molto più spoglia, con ancora visibili tracce di incendi e poche tracce delle decorazioni originali. Forse anche per questo ha un fascino particolare.
Il mosaico con la croce nell'abside è l'unica testimonianza dell'arte iconoclasta rimasta a Istanbul.
Attualmente viene usata come sala da concerti.

The last two days of the program were mostly left in doubt, so as to be able to recover the things that we could have missed. As our friends would be leaving that evening, on the seventh day we focused on the things that interested them the most. 
We first visited Hagia Irene, a church commissioned by Constantine and restored by Justinian, used as a weapons depot after the Turkish conquest of Constantinople. 
Compared to other churches, it is much barer, with still visible traces of fire and few traces of the original decoration. Perhaps is for this reason that it has a special charm. 
The mosaic with the cross in the apse is the only evidence of the iconoclast art remaining in Istanbul. 
It is currently used as a concert hall.

Per raggiungere la meta successiva, abbiamo attraversato il parco Gülhane, un tempo parte del giardino di palazzo, che in precedenza avevamo ignorato. E' un parco grande e bello, con un sacco di decorazioni strane e interessanti, come statue di leoni, enormi farfalle finte, monumenti, vestiti turchi di plastica dentro a cui farsi le foto e così via.

To reach the next destination, we crossed the Gülhane Park that was once part of the garden of the palace, and that we had previously ignored. It's a big and beautiful park, with lots of strange and interesting decorations such as statues of lions, huge fake butterflies, monuments, plastic turkish clothes to take pictures inside and so on.

Così siamo arrivati al museo della storia della tecnologia nell'Islam. Probabilmente non l'avremmo visitato se non fosse stato incluso nel museum pass, ma ci ha incuriosito. Ha tantissime ricostruzioni di macchinari e strumenti basate su testi antichi, ma è un po'troppo frontale per non stufare, sarebbe bello se fosse mostrato il funzionamento di qualche macchina o ci fosse qualcosa di interattivo (in realtà un paio di modellini lo sarebbero stati, ma erano in riparazione).
Lo scopo finale del museo sembrava essere quello di dimostrare che gli scienziati islamici hanno inventato un po'tutto prima delle controparti europee di altre religioni (in foto un astrolabio, delle antiche armi chimiche e un complicato orologio ad acqua). Anche se in molti casi era sicuramente vero, ci è parso che la cosa fosse un po'troppo esasperata, quasi faziosa.

So we arrived at the Istanbul museum of the history of technology in Islam. Probably we would not have visited if it was not included in the museum pass, but it intrigued us. It has many reconstructions of machinery and tools based on ancient texts, but it is a little too frontal not to get boring, it would be nicer if it were shown how the machine worked or if there was something interactive (actually a couple of models would have been interactive, but were under repair). 
The ultimate goal of the museum seemed to be to prove that Islamic scientists invented nearly everything before the European counterparts of other religions (in the pictures: an astrolabe, ancient chemical weapons and an elaborate water clock). Although in many cases it was certainly true, it seemed to us that it was a little too exaggerated, almost biased. 

Visto che nel pomeriggio volevamo visitare un museo nella zona della torre Galata, abbiamo cercato un posto dove pranzare lì intorno. Grazie al prezioso aiuto della Lonley Planet, abbiamo optato per il Galata House, un ristorante georgiano sito all'interno di una prigione britannica costruita a inizio secolo scorso e poi convertita in residenza. Il proprietario è uno dei più famosi architetti di Istanbul. Era molto amichevole e parlava italiano fluentemente. E' stato il ristorante più costoso in cui abbiamo mangiato in tutto il viaggio, e ce la siamo cavata con 35TL, circa 12€.
Ci ispiravano moltissimo i ravioli fatti in casa, così per assaggiarli tutti ne abbiamo presi un tipo ciascuno e ci siamo girati i piatti. C'erano quelli di carne in salsa di burro e yogurt, quelli di carne al burro e pomodoro, quelli di patate con panna e burro e quelli al formaggio con panna e burro, tutti molto buoni. Ho provato anche un succo frizzante di melograno, buono, ma non eccezionale.

As in the afternoon we wanted to visit a museum in the area of the Galata tower, we looked for a place to eat around there. Thanks to the help of the Lonely Planet, we opted for Galata House, a Georgian restaurant located inside a British prison built at the beginning of the last century and later converted into a house. The owner is one of the most famous architects of Istanbul. He was very friendly and spoke Italian fluently. It was the most expensive restaurant of the whole trip, but we got away with 35TL, about 12€.
We absolutely wanted to try the homemade ravioli, so to try them all, each of us ordered a different kind and we switched plates. There were those filled with meat in a sauce of butter and yogurt, ones filled with meat with butter and tomato, those made of potatoes with cream and butter and the cheese filled ones with cream and butter, all very good. I also tried a sparkling pomegranate juice, good, but not great.

Nel pomeriggio siamo andati al museo Mawlawi, un'antica loggia di dervisci che ora è un museo dedicato a quest'ordine religioso. Anch'esso era incluso nel museum pass. Onestamente l'ho trovato noiosetto, l'unica cosa che ho imparato sui dervisci è che avevano una passione per l'arte e i cappelli bislacchi.

In the afternoon we went to the Mawlawi museum, an old dervish lodge which is now a museum dedicated to this religious order. It was included in the museum pass too. Honestly I found it boring, the only thing I learned about Dervishes is that they had a passion for art and bizarre hats.

La sera abbiamo cenato al ristorante dell'albergo e poi i nostri amici sono partiti. Io e la Pelosa Metà ci siamo fatti una passeggiata nella piazza fra Santa Sofia e la Moschea Blu, che di notte è particolarmente bella. Per consolarmi della tristezza dell'assenza degli amici e della nostra partenza pure imminente, ho deciso di comprare alla bancarella di un ambulante un bicchiere di sahlep, una bevanda calda ottomana dolce e consistente, preparata con farina di orchidee e spolverizzata con cannella. L'ho trovata incredibilmente rilassante.

That evening we dined at the hotel restaurant, then our friends left for the airport. TheHairy half and I took a walk in the square between the Hagia Sophia and the Blue Mosque, which is particularly beautiful at night. To console myself the sadness of the absence of our friends and also of our imminent departure, I decided to buy fom a street vendor a glass of sahlep, an Ottoman hot drink, sweet and firm, prepared with orchid flour and sprinkled with cinnamon. I found it incredibly relaxing.
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