" E quest'unda - vagabunda - l'è una lèngua che bagna i paròll..."
( E quest'onda - vagabonda - è una lingua che bagna le parole...)
(...) "Il dialetto non ha grammatiche" sosteneva Andrea Zanzotto.
A tal punto che, secondo il poeta veneto, " si può dire - anzi -
che nemmeno esistono i dialetti, ma esistono gli idioletti,
perché all'interno di uno stesso dialetto di un paese, una
contrada parla in un modo, e un'altra in un altro. E ogni
persona si scava quasi un idioletto proprio, magari credendo
di usare una parola che anche gli altri dicono con lo stesso
significato, ma in realtà si scopre poi un uso abbastanza
diverso."
" Akuaduulza" ( Acqua dolce ) esce nel 2005, canzone che dà
il titolo all'omonimo CD, uno dei più belli e intensi usciti
negli ultimi anni a firma di Davide Van De Sfroos, alias
Davide Bernasconi. L'acqua dolce è l'acqua di lago, nella
fattispecie quella di Como. La canzone è una ballata lenta,
struggente, dove l'intreccio tra dialetto, testo, voce e musica
mi pare perfetto.
Dopo il lieve fruscìo delle acque che apre il brano, il violino
introduce una melodia nostalgica , come se invitasse l'
ascoltatore a prendere le distanze da quel rumore naturale.
Quelle sono le onde del lago, dice " Akuaduulza",ma una
canzone non è il suo prolungamento descrittivo. E' un'altra
cosa. La canzone, la vera canzone, non imita: prende a
prestito quel che trova vicino, quel che le serve. Ma lo usa
per ricreare, per riproporre qualcosa che è solo suo e che
non subisce come un ricatto impostogli dalla realtà.
La canzone partecipa dei significati che esprime, ma di questi
ne coglie l'essenza più profonda ed enigmatica per il tramite
di un mistero, di una fascinazione che restituisce a chi
ascolta. (...)
Angelo Villa da Pink Freud ( Psicoanalisi della canzone d'autore da Bob Dylan a Van De Sfroos )