L' amore è sacro perché è nostro...
La Raccolta di Foltran celebra l' intimità come dimensione sacra. Il titolo, dal persiano " solitudine rituale", annuncia un' opera costruita sulla dialettica amore- isolamento. La struttura, divisa in tre parti ( " L' una il nume dell' altro " ; " Economia reale "; " Naufrago in piscina" ) contrappone la perfezione dell' universo duale - due amanti che si bastano - alla violenza del mondo esterno. L' autore lavora sul verso endecasillabo che che si piega al settenario, creando una metrica " della complicità ". Eredi di Tibullo ( poeta latino ) e di Khayyam ( poeta, matematico e astronomo persiano ), questi versi oppongono alla frenesia contemporanea un' erotica della stasi, un tempo sospeso, dove " l' eternità sia il nostro oggi per sempre ".
La goccia che si staglia sulla foglia
contiene in essa ciò che la circonda.
Seguiamo i corsi d' acqua tra i cipressi
alternando i silenzi alle parole.
In segreto, al sicuro dal deserto
e dai commerci delle carovane,
le nostre ombre riposano sui prati.
Quando ci avviciniamo troppo al muro
si destano, si siedono, ci guardano.
Con un gesto consigliano di stare
lontani dai confini del giardino,
di ritornare al centro, alla fontana,
luogo dove il divino si rivela.
Perfetta simmetria del quadrilatero.
***
Segreto sussurrato il nostro amore,
religione misterica,
adorazione in luoghi inaccessibili :
è sacro perché è nostro.
Nascosto, è un privilegio destinato
unicamente a noi.
Divinità indicibile, non scrivo
il tuo nome su bibbie
per elogiarti su libri stampati
e che nessuno legge.
Preferisco tacere, conservare
per me la tua sostanza.
Come mistico ascetico ti sento,
mantenendo il silenzio.
***
L' eterno non contempla l' esistenza
di passato, di presente e di futuro.
I secondi, i minuti, i giorni e gli anni
sono fissi, non passano perché
sincroni, non iniziano e non finiscono.
Insieme, gli anni sono un giorno solo
e il nostro giorno è il giorno che viviamo.
E' oggi che non diventa mai domani
e che mai ha conosciuto l' essere ieri.
Noi siamo prima d' ogni tempo e il tempo,
senza tempo, non scorre né si perde.
Che tutto questo possa continuare
e che mai possa dire :" Sono stati ".
L' eternità sia il nostro oggi per sempre.
***
Implode a poco a poco il mondo fuori.
Purezza custodita nelle notti,
bicchieri di limone verde e sale,
tequila a ogni puntata della serie.
A noi stessi libiamo, come Dei
su stoffe giunte dal lontano oriente.
Sulla volta affrescata del sacello
risplende un firmamento con due stelle.
Rituale della nostra religione,
ebbri, sciolte le vesti, età dell' oro.
Distanti gli altri, tutti alla ricerca
della vita futura precedente.
Questa è la vera vita, non ce n'è altra.
Io e te, tu ed io, noi nel tempio,
nel tempo.
***
Di tanto in tanto, il mare porta a riva
residui di sventure.
Bivalvi di petrolio sulla spiaggia,
antiche paratie,
sprofondamenti a largo delle coste
di rotte commerciali sulla carta lucrose,
e improduttive alla prima tempesta.
Se non si traccia su mappa la via,
non si deve salpare.
Se non si è fiduciosi nella ciurma,
preferire la terra.
Vento, acqua, sale, marmo, pietra, fango,
umida solitudine.
***
Volgo le spalle al muro senza porta.
Ho atteso invano che qualcuno aprisse.
Resto - anche se ho le carte - potenziale.
Ma non si tratta d' esser nella lista,
di mostrare la tessera o l' invito.
Non si sale dal basso fino in cima.
Nella fortezza si entra, ma dall' alto.
Ho scavato, ho graffiato la parete,
ho inciso nella calce per lasciare
accartocciato - il foglio tra i mattoni
per quando della rocca nel deserto
non resterà altro che un muro del pianto.
Lorenzo Foltran da Khalvat