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domenica 2 novembre 2025

IL RECINTO DI PENA DI ROSSI PRECERUTTI

 


                                                                   Avrai pieghe felici, concerto di sillabe rare...




"  ... e colpisce, nella tessitura purissima del libro, la perfetta identità fra trama amorosa e discorso metapoietico, che si dispiega in immagini enigmatiche e nei piccoli trasalimenti del cuore, come chi si accinga - passo dopo passo - a " vestire di parole / una breve eternità ".  (  G. Pontiggia  )



Ignoriamo tutto

di questa severa natura

che ci lega regalando

fervore e sonno.

I dorsi dei libri

sui ramosi scaffali

si sfanno in concrezioni dorate

presto si spengono

il racconto di una sera

che dice tregua e riparo.



                                                  ***


Sopra l' acqua fabbricata

questa dimora che guardano

molti occhi, un giuramento, 

tuo e mio, per un miglior luogo

mentre termina l' anno

nella ferocia dell' azzurro

incenso di nuvole come

labbra sfiorate da un niente

sfavillante, che ci assalta

ci perde.



                                                   ***


La vita che ti hanno fatto

non volere, un affanno

non degno che riponi

sulla pallida pietra

del cuore. Avrai

pieghe felici candore

di sillabe rare per cedere

il tuo segreto

al concerto d' ossa

che dentro il nulla

vedrà presto il fuoco.



                                                ***


Per una via dubbiosa

si apriva un inatteso

fiorire : ecco la luce

di molte infanzie

il colorato soffio

prolungato in vera

estate, e vicino e vivo

sotto deposti raggi

il mio tranquillo disastro.



                                              ***


Non più un nome. Andiamo

per questa campagna coperta

di sedimenti rocciosi

quando un liberato suono

accende di lampi la falci

dei tuoi occhi strappati

al vuoto. Sparsa un' altra

immagine, un dio nascosto

si riveste d' ingiustizia

se ciò che esiste è solo

corpo errante vocabolo

straniero.




        Roberto Rossi  Precerutti  da  Recinto di pena e altri petrarchismi



sabato 1 novembre 2025

UNA POETA ALLA FINESTRA

 


                                                                                  Tomba di Forugh



Gli intellettuali del suo Paese - soprattutto giovani - ogni anno in occasione della morte della poeta, si riuniscono attorno al suo sepolcro, accendendo candele e leggendo sue poesie, di fronte ai versi dell' epigrafe, che recitano : " Io parlo dall' estremità della notte /. Dall' estremità della tenebra / dall' estremità della notte io parlo /. Se verrai a casa mia, oh caro / portami una luce / e una piccola finestra / per guardare la stradina affollata e felice // ".



Forugh Farrokhzad ( la voce ribelle della poesia persiana ) nasce a Teheran nel 1935 e pubblica a vent' anni la sua prima raccolta di poesie ( Prigioniera ). Dopo una vita matrimoniale durata appena tre anni, è costretta a una difficile scelta tra la famiglia e la Poesia. Forugh sceglie la Poesia e perde per sempre il diritto di vedere il figlio. Dopo la pubblicazione del secondo  volume" Il muro "  e terzo " Ribellione ", in seguito al suo incontro con il regista  Golestàn, inizia la sua attività cinematografica. Nel 1963 pubblica la sua più importante opera poetica " Un' altra nascita " , mentre il 13 Febbraio 1967  - a trentadue anni - perde la vita in seguito ad un incidente automobilistico.





UNA  FINESTRA


Una finestra per vedere

una finestra per sentire

una finestra che come la bocca di un pozzo

giunga in fondo al cuore della terra.

E si apra lungo questa continua grazia azzurra,

una finestra che nel favore notturno del profumo di nobili stelle

trabocchi di piccole mani della solitudine,

e da lì potremo invitare il sole

all' esilio dei gerani.


Mi basta una finestra.


Vengo dal paese delle bambole

sotto l' ombra degli alberi di carta

nel giardino di un libro illustrato

dalle stagioni secche dell' esperienza dell' amicizia e dell' amore

dai sentieri polverosi dell' innocenza

dagli anni fiorenti nelle pallide lettere dell' alfabeto

da dietro i banchi di una scuola malsana

quando i bambini ormai sapevano

scrivere sulla lavagna la parola pietra

e stormi confusi di uccelli volavano da vecchi alberi.


Vengo dal cuore fra le radici di piante carnivore

e la mia testa ancora

trema all' urlo terribile di una farfalla

crocifissa sull' album con uno spillo.


Quando la mia fede era impiccata alle fragili corde della giustizia

e in tutta la città facevano a pezzi il cuore dei miei occhi,

quando soffocarono con il fazzoletto nero della legge

gli occhi infantili del mio amare,

e dalle tempie pulsanti della mia speranza

sgorgavano fiotti di sangue,

quando la mia vita ormai non era più nulla,

nulla se non il tic - tac di un orologio,

capii che dovevo amare

amare, amare follemente.


Mi basta una finestra,

una finestra nell' ora dell' intesa, dello sguardo., del silenzio.

Adesso l' albero di noci è talmente cresciuto

che spiega alle sue giovani foglie

la presenza del muro.


Chiedi allo specchio 

il nome che ti salverà,

la terra che freme sotto i tuoi passi

non è più sola di te ?


I profeti del nostro tempo

hanno forse portato le scritture della rovina ?


Queste esplosioni continue,

le nuvole sporche

sono forse l' annuncio di un canto sacro ?


Tu, amico, tu, fratello, tu che hai il mio stesso sangue

quando arriverai sulla luna

scrivi la storia della strage dei fiori.


Sempre i sogni

s' infrangono dall' alto e muoiono,

io annuso il quadrifoglio

che spunta sulla tomba di antichi sensi.


La donna che divenne polvere nel sudario dell' attesa e del pudore

era forse la mia giovinezza ?

Salirò di nuovo - io - per la scala della curiosità

per salutare il buon Dio che cammina sul tetto di casa ?

Sento che il tempo è trascorso

sento che è un istante la mia parte

tra le pagine di storia

sento che il tavolo è il pretesto di una pausa

tra i miei capelli e le mani di questo triste sconosciuto.


Parla, parla con me

esiste forse qualcuno che conceda a te il suo corpo caldo ?

E da te non desideri altro che sentire la terra che scorre ?

Parla, parla con me,

salva

al riparo della mia finestra :

sono amica del sole.




                         Forugh  Farrokhzad    da     E' solo la voce che resta



sabato 11 ottobre 2025

GETSEMANI



      Io attendo, e di me ancora non so...





Dio di misericordia e dei ruvidi

affanni, Dio delle reti divelte

e della pesca mancata,

Dio dei crolli improvvisi e delle rovine,


tu che abiti il vuoto di cieli divisi,

tu che ti fai permanenza, stasi, dimora


- io attendo, e di me ancora non so.



                                                       ***


Erba amara, fatica è la resa

incondizionata a Dio


bellezza che volge in pietra,

morire oggi nel deserto delle

cose, la fine immatura del giorno


- mia vita

mia vita involontaria.



                                               ***


Dalla gerbera sul davanzale

sono caduti i petali uno a uno.


Il puro manto,

lontano dal viso,

l' inganno fermo,

il desiderio infranto.


La terra che ci portava, trema.



                                                    ***


E a chi resta, resta la sete e il pianto,

il giogo eterno della memoria,

l' umano niente nel farsi polvere,

fuoco sostanza stessa di dio.


E' scesa la notte sui monti, tra le malghe

che amavi tanto. Ora attendiamo soli

il giorno, nel nascere di un nuovo canto.


Il tuo cuore è cieli quieti e lontananza.



                                                  ***


Un cielo caduto

l' ultima pietra sul viso,

vieni dal vento, dal grido

schiacciato in gola


questa distanza da me

da tutte le cose.



                                               ***


Separate

              acque del deserto

                                         della mia sete

le esequie del mare   la noia   il gesto   il perdono

la parola taciuta, il nostro manto di rovi.

( in questo inverno, tutti gli inverni )




                         Luca  Pizzolitto     da     Getsemani



martedì 7 ottobre 2025

PRIMA DELL' ESTATE E DEL TUONO

 

                                                                         L' ora del ritorno è notte di te...




Ora che tutto brucia

e tace la peonia in fiore

ora che i nostri corpi

sono carne senza riparo


- si apre la terra al pianto


tra le mani un volto,

un corpo che non è più il mio.



                                             ***


Incontro la sera sulla creta delle mani

avvicino la candela piano al viso


dicembre sui corpi, il velo sacro del mattino


l' ora del ritorno è notte di te, dolore e canto.



                                                 ***


Attraversi da sponda a sponda

lo strato denso del fiume,

separi le mani dall' onda

il tempo sacro dell' abbandono.


Tutto grida, tende alla luce.



                                              ***


Consuma l' agonia della carne

i nervi scoperti in terra di fame

l' aria di settembre sul viso


noi siamo vento d' addio le foglie

i cuscini sudati i ciuffi di parietaria,

una breve estate di gioia.



                                      ***


Abitare il corpo dei non ritorni

indossare la veste austera del silenzio

in vertigine di sangue

memoria d' assedio rossa terra

impestata dal fuoco


anche stanotte l' angoscia del nulla,

respiro, fatica


- pietà di noi - Signore - pietà di noi.




                               Luca Pizzolitto    da   Prima dell' estate e del tuono




domenica 5 ottobre 2025

TI PORTO UN FIORE...

 


                                        Cappella funeraria della famiglia Pozzi, a Pasturo   (  foto di frida  )




....e vengo -  a te più vicina -  per portarti un fiore....


                            frida




CREATURA


Si faceva tua carne

il respiro

nel chiamarti a nome.


Per immense foreste camminammo :

i muschi

racchiudevano l' orma del tuo piede.


Foglie di quercia

ai capelli

furono piccole mani

alate di sole.


Ma a riva d' invernali fiumi

c'è sconosciuta

quest' alba:


la voce varca grigie onde

senz' echi,

gli aliti in nebbia rappresi e dissolti

ci consumano gli orli del tuo viso.



                                                  ***



PAURA


Nuda come uno sterpo 

nella piana notturna

con occhi di folle scavi l' ombra

per contare gli agguati.

Come un colchico lungo

con la tua corolla violacea di spettri

tremi

sotto il peso nero dei cieli.



                                               ***

                                            

PRATI


Forse non è nemmeno vero

quel che a volte senti urlarti in cuore :

che questa vita è, 

dentro il tuo essere

un nulla

e ciò che chiamavi luce

è un abbaglio,

l' abbaglio supremo

dei tuoi occhi malati -

e ciò che fingevi la meta

è un sogno,

il sogno infame

della tua debolezza.


Forse la vita è davvero

quale la scopri nei giorni giovani :

un soffio eterno che cerca

di cielo in cielo

chissà che altezza.


Ma noi siamo come l' erba dei prati

che sente sopra sé passare il vento

e tutta canta nel vento

e sempre vive nel vento,

eppure non sa così crescere

da fermare quel volo supremo

né balzare su dalla terra

per annegarsi in lui.



                                                 ***


AMOR FATI


Quando dal mio buio traboccherai

di schianto

in una cascata

di sangue -

navigherò con una rossa vela

per orridi silenzi

ai crateri

della luce promessa.



                                                 ***


NOSTALGIA


C' è una finestra in mezzo alle nubi :

potresti affondare 

nei cumuli rosa le braccia

e affacciarti

di là

nell' oro.

Chi non ti lascia ?

Perché?

Di là c'è tua madre

- lo sai -

tua madre col volto proteso

che aspetta il tuo volo.



                                                 ***


GRIDO


Non avere un Dio

non avere una tomba

non avere nulla di fermo

ma solo cose vive che sfuggono -

essere senza ieri

essere senza domani 

ad acciecarsi nel nulla -

- aiuto -

per la miseria

che non ha fine.



                                             ***


MESSAGGIO


E tu, stella acuta notturna,

splendi ancora

se per il solco delle strade

grida la triste anima dei cani.


Sorgeranno colline d' erba magra

a coprirti  :

ma, nel mio buio conquistato 

brillerai - fuoco bianco -

parlando ai vivi della mia morte.




                                  Antonia  Pozzi   da   Parole




venerdì 3 ottobre 2025

CORPO CONTRO

 


  Questo è il tempo che non mente...






Questo è l' ordine secco presente,

il corpo da far funzionare, il dolore

da controllare. Non si parla di niente

con nessuno, solo le frasi del bisogno.

Voltarsi verso la morte con leggerezza

farsi concavi e smisurati per il vuoto

che a grandi falcate avanza.



                                           ***


Questo è il tempo che non mente

un calcolo esatto che non risolve

la sedia spaiata di chi se n'è andato

l' inutile allerta della sentinella.



                                            ***


Dopo il crollo ascolta i segnali

il buio è meno buio, il dolore

non più acuto, o forse meno ostile.

Anche lo spreco delle nostre vite

non sembra così grave, una variabile

fisica tutto sommato irrilevante -

la maglia rotta nella rete

delle possibilità.



                                               ***


L' attimo in cui 

si compie ogni cosa

è accaduto accade ancora

fermo continuo definitivo.



                                               ***


Levarsi come

per una smania improvvisa -

le lunghe notti senza sonno

prendono forma vanno

a placarsi sui fogli.




                                 Daniela  Pericone      da    Corpo contro




martedì 30 settembre 2025

MI TROVERAI VIVO

 


                                                                  All' amore resta la leggerezza del volo....




" Mi troverai vivo " è un guanto di sfida lanciato alla vita che - con ostinazione pone l' uomo - poeta di fronte a prove stremanti, gravide di turbamenti e afflizioni.





Nella luce che attraversa l' asola

s' impone lo sconforto del dito

che ne occlude il passaggio.

Mia madre dice sempre

che il bottone alla giusta altezza

concede al tempo il suo respiro.

La qualità di un abito

è la meiosi fra chi cuce e chi indossa.



                                                ***


Fu troppa luce incanalata

a rendere abisso il mio guardare.

Dimenticai il dovere di morire

nidificando fra le grondaie del cielo,

quelle nuvole sospese e incastrate

nel citoscheletro di un insaturo celeste.



                                                ***


Sono tetri i pozzi

in cui cadono i piedi

quando il verbo è cucito nella carne

- nell' illusione di essere amati -

ci si immagina d' organza sulla spalla nuda.



                                              ***


SALA D' ATTESA


Il silenzio ha la dignità del fiore

è nell' apice che cela il seme

fluttuante al vento - senza foglie

attendendo la schiusa.



                                             ***


CAMERA 1


Diagnosi è una parola vuota,

è nella descrizione dello stadio

la scelta di remare nell' acqua melmosa.

Resta vano il pianto e la speranza

nel fango non vedi il fondale

anche indossando una maschera :

il sangue s' aggruma a rosario.



                                          ***


Amo l' uomo che respira lento

guarda il mare e non lo giudica,

la foglia che cade dal ramo

e s' affida al vuoto per tornare origine.

Amo il pensiero del serpente

l' ignoto ipnotizzato che solo lui conosce

e le donne che ridono forte

gli amici che sanno di muffa

perché nel vecchio si riposa ad occhi chiusi.



                                            ***


L' EREDITA'


Ho immaginato di raccontarti il mio dolore

almeno cinque gocce al risveglio

e venticinque prima del sonno.

Ho preferito poi

usare una matita 2B per scrivere poesie.



                                                 ***


La libertà

ha il peso delle ali ; 

all' amore resta

la leggerezza del volo.





                             Antonio Corona da     Mi troverai  vivo



lunedì 29 settembre 2025

E LUCEVAN LE STELLE

 


                                                     E' ancora l' incanto che lei cerca a tarda sera...



Con " Corpo di fondo " di Lucianna Argentino, entriamo nell' ambito della prosa lirica a carattere autobiografico. Di fatto, più che un' autobiografia in chiave tradizionale, l' autrice vuole compiere un recupero memoriale delle occasioni che più hanno visto fiorire in lei la dedizione alla poesia. Tuttavia - nell' opera - il riferimento a eventi precisi è labile, e anche i dati concreti per la ricostruzione degli episodi appaiono partecipi del clima di rarefazione che connota l' ordito del testo ( assistiamo a incontri d' amore, ad agonie, a cadute e , non di raro, nella pagina irrompe il rumore della storia : " I sommozzatori abbracciano i corpi degli annegati...". Nonostante l' inclusione nelle opere poetiche autobiografiche, colpisce la scarsa incidenza dell' io : prevalentemente l' autrice parla di sé in terza persona, quasi guardandosi vivere.




E' ancora l' incanto che lei cerca a tarda sera, schiudendo le persiane e sempre alzando lo sguardo al cielo, alla luna - alla sua luce perpendicolare, in discesa verso il nostro stare attoniti o distratti dinanzi a tutto ciò che non chiediamo, eppure viene come un silenzio stordito che nulla insegna perché nulla sa della spinta dal cuore al collo, nulla del loro inclinarsi all' indietro per superare l' altezza di quel gesto.



                                              ***


A sedici anni sognava l' Africa o Calcutta. Voleva mettere le mani nel dolore, dividere il raccolto dalla gramigna - qui sulla terra dove il di più viene dal maligno. Da tempo, oggi, nelle mani ha la poesia e con le parole separa il bene dal male, esplora l' ordine matematico dello spirito, ma a volte bene e male le si confondono negli occhi, tra le mani e le mani fanno a meno degli occhi così come fa la poesia.



                                                ***


Quando si lacera il tempo, lo rammenda col tessuto connettivo del silenzio cui segue il furore della penna. Ma di solito - sprovvista di segni - le cose le scuce, le separa dalla loro utilità, le ricuce sulla pagina ad altra necessità. Con le parole le ricama a un altro uso, un uso inutile eppure misteriosamente prezioso.

Indispensabile.



                                           ***


Li abbracciano. I sommozzatori abbracciano i corpi degli annegati per riportarli in superficie e lei abbraccia le parole vive nel fondo marino del suo corpo contro il loro corpo gonfio di silenzio. Le porta a galla perché sulla carta portino al mondo la lucentezza delle tenebre e come è giusto essere temporali e come è perfetta l' equazione di vita e morte per noi numeri complessi nel moto relativo dell' esistenza.



                                                   ***


Aveva creduto fosse facile vivere, e allora accordava i passi alla proprietà geometrica del tempo, ma il modello matematico fallì le previsioni e ci vollero i cani molecolari per seguire le tracce dell' amore - particella a massa nulla. Ritrovare la chiara circostanza dell' io assolto dalla singolarità. Ora calcola la relazione metrica tra bocca e bocca, l' intermittenza dello sguardo perché la parola sia credibile dentro ciò che nasce in spirito ma in spirito non rimane. E' questo - pensa - che accade a noi esseri umani non sottraibili dalle variabili coniugate di corpo e di anima.



                                            ***


Come i cani segue la traccia chimica della realtà. Come i cani annusa l' odore emotivo degli umani - la paura, la gioia e ne fa traccia alfabetica sulla pagina. Scompagina il silenzio, lo attiva perché nella parola sia parola trasparente che lasci passare la luce come fa la vita, a sorpresa, quando si fa materia e appare improvvisa in un giovane cervo che dal bosco attraversa la strada e nel bosco di nuovo scompare.



                                            ***


E' un canto acerbo la memoria che si dispiega a lato del suo compimento - l' erba incolta che dal bordo del campo osserva il grano e lo racconta. E' tramandare il bene e il bello, ma pure l' inciampo, la caduta, perché tra ciò che si eredita - dicono - la paura, il trauma, ma allora - pensa - anche la gioia che strappa l' anima dal corpo, anche quella sta nella trascrizione dei geni. La felice sequenza della vita, l' impronta del mistero di ciò che in noi diviene. E allora è un dire grazie alla piccola Drosophila *, al suo genoma così simile al nostro, il farne qui poesia.



                            Lucianna  Argentino   da   Corpo di fondo



* Il nome scientifico significa " amante della rugiada ", ma è più nota come " il moscerino della frutta ". Tutte le conoscenze che abbiamo su cromosomi e geni, sulla struttura del Dna e sulle sue funzioni, sono state acquisite partendo dalla Drosophila.




martedì 2 settembre 2025

LE CANDELE DEI SENTIMENTI DI ALI'

 


                                                               Non ti devi innamorare del dolore...



" Candele dei sentimenti "  di Umeed Alì ( originario del Punjab ) è una fonte luminosa, un' invocazione espressiva e immediata di calore e di energia, un' identità poetica di un diario umano in cui atmosfere malinconiche e drammi affettivi intrecciano la trama errante e istintiva dell' autore. I versi imprimono solidità a sentimenti sinceri, intuiscono la spontanea commozione dell' anima, donano amore e ricambiano solitudine, testimoniando la consistenza intima di ogni tensione emotiva. L' estrema sensibilità del poeta e la validità dei suoi principi, costituiscono la forma d' arte in cui si mescolano la percettibile apprensione per i desideri, le passioni, i viaggi del cuore, gli orizzonti sperati. Umeed Alì assorbe pensieri e suggestioni dal cuore che, insieme ad un nomadismo esistenziale, finiscono col liberare il pensiero creativo in un raro equilibrio di comprensione.




UNA VITA SCOMODA


Quasi sempre una battaglia.

Mi assillano le difficoltà quotidiane,

diverse volte ho fatto qualche viaggio duro

in cui ho dovuto camminare scalzo sulla neve

diverse volte ho dovuto vivere dopo la morte.

Eppure spesso sono morto vivendo

solo un po' di coraggio è rimasto in corpo

con quello devo vivere il mio destino.



                                                     ***


LA MENTE


Quando la mente 

ti dà consigli sbagliati

ti porta su strade oscure

poi

compreso il cuore

tutto il corpo

comincia a soffrire

e con piccole scuse

si comincia a piangere.



                                                  ***


CONSAPEVOLEZZA  ( improvvisa )


Ho scorto le mie labbra

sanguinanti

le vedo 

limpidamente capisco di aver baciato

una rosa

piena di spine.



                                                ***


SENTIMENTO


Questo errore del mio cuore

mi è costato tanto, senza pensare

alla reazione

delle mie parole.

Amore estraneo

mi piaci immensamente.



                                                  ***


CHE BEL CONSIGLIO


Mi rivolse uno sguardo profondo

mentre stavo perso in un mare di pensieri

mi disse con sorriso naturale

devi usare il cervello più del cuore

non ti devi innamorare del dolore.



                                                  ***


OLTRE L' AMORE


Non voleva me

non facevo per lei

i sentimenti contano poco

vale solo il gusto

perché tutti chiedono

qualcosa oltre l' amore.

A volte i sentimenti

non sono abbastanza.




                        Umeed  Alì   da      Candele dei sentimenti



lunedì 1 settembre 2025

LA REDENZIONE DELLA MADDALENA

 


                                                                   Finalmente ho confitto il chiodo fatale...




Finalmente

ho confitto il chiodo fatale

nella mia passione per te

è tutto finito

nella mia croce interiore ed esteriore


e così, senza pianti

apatica calo

avvolto nel lenzuolo bianco

dei miei capelli

il bacio esamine scacciato

dal rifiuto dei tuoi piedi

dalle tue labbra acide


lo sollevo da sola

non ha nemmeno

quel peso ideologico che

una privazione acquista quando

va in eredità alla storia


ah, è diventata leggerissima

la morte del mio desiderio per te

è naturale

il corpo fu rubato da lì dentro

calcola per quanti secoli culminava in delirio

dibattendosi

avvinghiato al tuo gelido rifiuto

e ora che si ritirano

ad una ad una le moire mirofore

e resto sola nel vuoto fatto


sollevo un po' di coperchio che ricopre

questi cadaveri che scrivo

e triste rido osservando


quante rughe che usanza vecchiaccia è diventato

il mio amore per te

ma anche che comico catorcio che vano

il tuo non corrisponderlo


tutto è compiuto Cristo.


E tuttavia ho osservato devota

l' usanza del dolore anche quest' anno.




                              Kikì Dimulà *   da     Addio  mai



Si possono leggere altre composizioni di questa autrice greca su questo sito.



giovedì 14 agosto 2025

LE POESIE DI KAMALA

 


                                                                                      Kamala  Das


   


Kamala Das, nata Madhavikutty, è considerata in India  " poeta laureato ", la voce più incisiva e autorevole della moderna poesia indiana in lingua inglese, e allo stesso tempo uno degli autori più determinati in lingua malayalam.  Nata nella casta aristocratica Nair, da padre giornalista e da madre famosa poeta, manifestò precocemente il suo amore per la scrittura e la poesia. A quindici anni fu data in sposa a Madhava Das, dirigente di banca molto più anziano di lei, che la incoraggiò a scrivere, e Kamala lo fece, scrivendo indistintamente in  inglese e hindi , senza rinnegare la  lingua malayalam perché in quella di radicavano le sue robuste radici, quelle che le permisero di lanciarsi oltre le convenzioni e le limitazioni di una condizione femminile per lei troppo angusta e soffocante.     




                                              

KRISHNA


Il tuo corpo è la mia prigione, Krishna,

oltre esso non vedo.

Mi acceca la tua tenebra,

le tua parole d' amore

esclodono il fragore del mondo saggio.



                                                 ***


I VERMI


Al tramonto, sulla riva del fiume, Krishna

l' amò per l' ultima volta e se ne andò...


Quella notte tra le braccia del marito, Radha si sentì

così morta, che lui le chiese : Che hai ?

Ti spiacciono i miei baci, amore ? E lei rispose,

No, affatto, Ma pensò Che cosa importa

al cadavere se lo mordono i vermi ?



                                                ***


ETA' DELLA PIETRA


Tenero sposo, antico colono della mente,

vecchio ragno pingue che tessi ragnatele di sconcerto,

sii gentile. Tu mi trasformi in un uccello di pietra, in una

colomba di granito, mi costruisci attorno una misera stanza,

e mi accarezzi distratto il viso butterato mentre 

leggi. Parlando ad alta voce frantumi il mio sonno antelucano,

ficchi un dito nel mio occhio sognante. E

tuttavia, sognando ad occhi aperti, uomini forti proiettano un'ombra, sprofondano

come bianchi soli nei flutti del mio sangue dravidico, 

segretamente scorrono le fogne sotto le città sacre.

Quando vai via, con la mia auto azzurra scassata, guido

lungo il mare più azzurro. Salgo di corsa i quaranta

gradini rumorosi per picchiare all' altrui porta.

Attraverso lo spioncino osservano i vicini

mi osservano arrivare

e andare come la pioggia. Chiedetemi tutti, chiedetemi

cosa ci vede in me, chiedetemi perché lo chiamino leone,

libertino, chiedetemi perché oscillino le mani come un cobra

prima che il pube m' afferri. Chiedetemi perché come

un grande albero, abbattuto, s' accascia sui miei seni

e dorma. Chiedetemi perché la vita sia breve e l' amore sia

più breve ancora, chiedetemi che cosa sia l' estasi e quale sia il suo prezzo...



                                                 ***


INVERNO


Sapeva di nuove piogge e di teneri

germogli di piante - e il suo calore era il calore

della terra in cerca di radici... persino la mia

anima - pensavo - dovrà inviare le sue radici da qualche parte...

E amavo il suo corpo senza vergogna,

nelle sere d' inverno in cui gelidi venti

ridacchiavano contro i vetri bianchi.



                                                     ***


LA PIOGGIA


Lasciammo quelle casa sgraziata e vecchia

quando morì il mio cane, dopo il

funerale, dopo che la rosa

fiorì due volte, sradicandola,

e portandocela via con i nostri libri,

con gli abiti e le sedie di gran fretta,

Ora viviamo in una nuova casa

e il tetti non perdono, ma, quando

qui piove, vedo la pioggia inzuppare

quella casa vuota. La sento cadere

dove ora giace il mio cagnetto.

Solo.



                                                ***


LO SPECCHIO


Farsi amare da un uomo è facile

solo sii onesta nelle tue esigenze di

donna. Sta nuda con lui di fronte allo specchio

così che possa vedersi più forte

e che lo creda, e te molto più

morbida, più giovane e graziosa. Ammetti la tua

ammirazione. Nota la perfezione

delle sue membra, i sui occhi arrossati sotto

la doccia, il cauto camminare sul pavimento del bagno,

seminando asciugamani e il modo a scatti

in cui urina. Tutti i dettagli teneri che lo rendono

maschio e il tuo unico uomo. Donagli tutto,

donagli quel che ti rende donna, il profumo

dei capelli lunghi, il muschio del sudore tra i seni,

il caldo shock del sangue mestruale, e tutti i tuoi

infiniti appetiti di femmina. Oh sì, farsi

amare da un uomo è facile, ma vivere

poi senza di lui potrebbe essere

qualcosa da affrontare. Un vivere senza vita quando ti

muovi, incontri gli estranei, con occhi che

hanno rinunciato a ricercare, con orecchie che sentono solo

la sua ultima voce chiamare il tuo nome e il tuo

corpo che un tempo sotto il suo tocco scintillava

come ottone brunito, ora misero e privo di colore.




                         Kamala  Das   da   La danza degli eunuchi e altre poesie    -   Trad. di  Francesca Diano



giovedì 31 luglio 2025

LA FREGATURA

 


                                                  E' passato tutto il tempo che ci vuole da te a me...




L' amore resta il grande inspiegabile della vita. Non si può mai dire con esattezza cosa sia stato a farci innamorare di una persona ; cosa a farci disamorare. E anche quando uno dei due se ne va, le ragioni che vengono addotte per spiegare la separazione, nome delicato che copre l' orrore del fallimento esistenziale, sono il più delle volte dei penosi tentativi di chiarire ciò che si sottrae - per sua natura - a ogni spiegazione. L' amore, infatti, al pari della bellezza, non è solamente lo scenario che dà senso alla vita, ma è anche il palcoscenico sul quale logica, calcolo e utilità sono personaggi non ammessi.

La raccolta in versi di Bassini ci restituisce proprio questa idea dell' amore, e lo fa adottando ora il tono della confessione resa a se stesso, ora della confidenza fatta ad un amico. Confessione e confidenza che appartengono al dopo- amore, al dopo - frequentazione, al dopo - vita insieme. Ma " dopo " è avverbio nonché preposizione, che parla di giorni come parla di secoli. Allora diciamo che " E' stato l' amore la grossa fregatura " - temporalmente - rimanda al passato prossimo, quando la ferita dell' addio non si è ancora del tutto rimarginata, e anche " libertà " è parola che sa evocare l' idea di carcere non meno di quello di prateria, che si stende finalmente davanti a noi, disponibile e seducente come una giornata di sole.





E' STATO L' AMORE LA GROSSA FREGATURA


( Buoni propositi )


Di tutte le bugie che mi dici

ce n'è sempre una che non può essere raccontata.


Da quella si prende spunto per le presenti ubriacature.



                                                 ***


E' passato tutto il tempo che ci vuole da te a me,

come uno sputo, come un pezzo d' erba sopra una

grondaia.

E' venuto per dirti chi fosse, che nonostante il ritardo era

giusto così.


Non ha fatto altro che stare seduto nell' unico modo

possibile.



                                                 ***


Ora che non avremo questo tempo per decidere le

cose che ci

                 fanno male

che no avremo tutto quello spazio e le case quelle sì che 

ci

    mancheranno.

Ora che ci saranno i giardini, i cortili, le telegrafiche che

suonano

               bene.

                                                                      Ora che ci mancherà la         filodiffusione

avremo una miriade di puntini rossi da smantellare

i muri portanti delle nostre correzioni.


E non è per questo, ti dico, se non daremo nessun nome a un

cane

o se ci saranno anche solo poche probabilità che ci

riescano ancora

i nostri trucchi buoni

                 le meraviglie da cilindro che poi passano alla fuga

all' evasione.



                                          ***


Alla tua sedia ritrovarti in un costume bianco.

Ripescarti dal caldo per non darti pace.


Vederti rotolare o stare ferma, capire che hai riso,

che di te, di me, di un moscone intorno

non hai ancora detto niente.



                                            ***


Ma adesso siamo d' accordo.

D' accordo come d' aquiloni festanti,

siamo d' accordo d' aver mangiato insieme.


E allora va bene, la tappezzeria

non è mai stata come ora più contenta,

adeguata tutta - puntualmente - alla casa intera.


E ci veniamo incontro, adesso sì,

per quel che adesso viene da pensare :

                                                             che poi non tutto

avevamo concordato.



                                           ***


Verrà. Verrà quando tu capirai tutto insieme.

Una risata. E un cane ti spiegherà ogni cosa.


Allora sarà più semplice pure lavare i piatti

e dovrai sentirlo per forza. Non ci saranno né scuse

né contrattempi


                                                                       entrambi

puntuali

                                                          entrami giusti come non lo

siamo mai stati -.





                       Tomas Bassini  da   E' stato l' amore la grossa fregatura