Visualizzazione post con etichetta Paolo Polvani. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Paolo Polvani. Mostra tutti i post

giovedì 8 settembre 2022

LE STANZE DI MAURIZIO E QUELLA DI GINO



                                                      Ho scelto la stanza della prima volta...



" L' ultimo libro di Maurizio Evangelista è suddiviso in quarantotto stanze, tutte di numero dispari. La parola stanza si collega direttamente a un luogo di dimora, a una possibilità di alloggio. Ma nella metrica italiana è un altro nome per definire la strofa. Dal vocabolario : " questo significato, che si collega direttamente all'accezione originaria di " fermata", deriva dal fatto che la strofa o l'ottava, racchiudendo un senso compiuto, comporta alla fine una pausa, un riposo, che ne costituisce la caratteristica ".

Viene spontaneo pensare che in questo caso la parola " stanze" alluda e derivi, sia dall'esperienza lavorativa dell'autore ( che si realizza appunto in un albergo ), sia alla sua frequentazione con la poesia. Non a caso il libro si apre con un check- in e si chiude con un check - out. Dunque esiste una sorta di unità di luogo che fa da scaturigine ai versi e alle microstorie, agli embrioni di racconto che si lasciano scorrere come attraverso una fessura, uno spiraglio di porta ".  (P. Polvani )





STANZA 107


lui mi afferra e mi dice

il cielo sta così bene con le tue scarpe della domenica.

è vero gli dico

le indosso solo per te


in questa luce alta e drammatica

che filtra il pomeriggio.



                                  ***


STANZA 129


non ho figli della mia età

da far uscire sul davanzale col bel tempo


guardo il mio compagno come guardavo mio padre

come se fossi suo figlio

e lui mi assomigliasse


sarò sempre un bambino

affacciato all'età di qualcun altro


se indovinassi quanti anni ho

sarei già padre di me stesso.



STANZA 315


ho scelto la stanza della prima volta

quella con la poltrona rotta al terzo piano.


per la carta da parati 

e la vasca da bagno

non vale una sega.


per il modo in cui l'hai guardata invece

ho salvato il suo numero in rubrica.



                                     ***


STANZA 325


ogni mattina mi porto il nome fuori


e controllo di aver chiuso bene la porta

e di avere quarant'anni.


il mio vicino getta da mangiare ai gatti


e sono anni che non conosco il suo nome

e che saluto i gatti.


quante cose un'abitudine


una chiave certo

l'ombra che segna l'indirizzo del pranzo

per qualcuno


ma il nome soprattutto

che non serve per conoscere un uomo.



                                        ***


STANZA 405


dovremmo crescere ogni anno di due centimetri e mezzo


crescere in primavera e sul finire dell'estate

allargarci la chioma formare

sottili anelli anno per anno


avere l'interno cavo

e quel peso non ancora nostro


con tutto quello che fuori

è dentro siccità.



                                    Maurizio Evangelista  da   Mr. Me



lunedì 2 luglio 2018

SCRIVIMI

  

                                            
                                  L' amore non è faccenda per gente sana…



TENERSI FRA LE LABBRA

Niente è più religioso di questo
tenersi tra le labbra,
chiamarsi per nome, guardare
il luccichio di un improvviso
smarrimento, un balbettìo, il
raggio di una promessa.

Rendere le orecchie aguzze come lupi
affamati, perché di questo
si tratta: di fame chiara.

Così tu ora mi tieni tra le labbra.



                                                                     ***


PICCOLI MORSI DELL' AMORE CANNIBALE

Vieni, diceva con la voce intinta
nel più profondo miele, vieni che ti
sbrino il cuore, ti sciolgo
questi ghiacci eterni, ti lancio
l'autostima in orbita, in eccesso
di erezione l'ego, ti titillo
la vanità. E intanto pregustava
il sangue come un trofeo di caccia,
uno stendardo, e affilava la lama.
Perché l'amore non è faccenda
per gente sana: t'insinua l'illusione
della felicità da bere a sorsi
ma poi ti atterra, ti divora a morsi.


                                                                    ***


UN PICCOLO FUOCO

Scrivimi.

Mandami un piccolo fuoco,
una striscia di cielo
una schiera
di sillabe,
un itinerario veloce, matite,
i tuoi confini, una mappa.

Scrivimi.

Uno spartito di adagi
e silenzi
il sapore di luce
dele parole,
la distanza di un gatto, il mare,
il perimetro dello sguardo.

Un assaggio, un graffio
di solitudine pungente
come la pioggia alla fermata degli autobus,
un calendario propizio, il fruscìo
del vestito, una lampada,
un pettine, confondimi
in un labirinto di luci.

Vedi,
mi aggrappo ai dettagli, annaspo
in un'ansa di vuoto,
smarrisco dicembre, dimentico
i pomeriggi in città,
le finestre.

Ma tu rovescia il mio buio, affrettati
a esistere.

Scrivimi.



             Paolo Polvani         da      Fame  chiara