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domenica 11 ottobre 2020

ESSERE ALL'ALTEZZA DEL NUOVO

 


                                     Fa così freddo... tutte le frecce mi colpiscono...


Il poeta francese Pierre Soletti possiede un dono raro oggi nella poesia, ed è la leggerezza; leggerezza che non va presa come superficialità - tutt'altro - bensì come culla della tragedia e capacità di innalzare la parola e il senso.
L'autore esplora nuove forme e territori camminando quasi sempre in un mondo freddo, su quel marciapiede che è " la pelle della gente " e così - ramingo - abbozza un viaggio, quello dell'esistenza, senza eccessive modulazioni teoretiche, usando un sistema di ripetizioni e richiami molto personali, come per ricordare che l'importante è attraversare la vita " en faisant le poids " cioè " essendo all'altezza " e quindi meritandola, non buttandola via.



L' uccello caduto nella sua eco

turba tutte le impalcature


sul binario 

l'orologio 

trattiene l'occhio


si è davvero all'altezza?



                                                ***


Il marciapiede è la pelle della gente


fa freddo

fa freddo per dieci anni di pelle a venire


fa così freddo.



                                            ***


I rami nevicano

polmoni d'uccello


il marciapiede è la pelle della gente


che cosa fare di tutta questa epidermide

guasta?



                                            ***


Il marciapiede è la pelle della gente


via del peso dell'infanzia

sali sulla tua cartella:

mezzogiorno non è più grande.



                                                 ***


Finestre spappolate abbandonate

il treno attraversa l'oscurità

dedalo snodato deprivato snervaturato


snervaturarsi le labbra

nelle foglie

di carta carbone

snervaturarsi


si è davvero all'altezza?



                                              ***


Schiocca

tutto cede

l'ombra delle macchine

giostra sulla tua pelle

come un treno

che corre

senza memoria


una scheggia di treno senza luce

che ti arrotola la testa

in una particella di notte.



                                               ***


L'orologio 

trattiene l'occhio

e d'improvviso


lo scatto 

sulla pensilina

       - testa zeppa -

su ettari

e ettari

d'irrigiditi volti


il ticchettìo dei secondi

che penetrano la tua pelle

        spinge la bilancia


si è davvero all'altezza?.



                                               ***


L'ombra squarcia  tutti gli specchi


fa così freddo


tutte le frecce mi colpiscono.




                             Pierre  Soletti    da     Essere all'altezza



sabato 10 ottobre 2020

IL POEMA DI AUGUSTE




                                                Così poche cose che valgano la pena...


Pierre Soletti narra - in questo poemetto - una vicenda d'amore fra anziani, all'insegna della tenerezza e dell'ironia, in una di quelle " case di riposo", in realtà case dell'ansia, della perdita di sé, dell'ultimo viaggio dove tutto riposa tranne i ricordi e in cui è sufficiente una foglia portata da un refolo di vento a " tagliare il reale in due".



Auguste non sa granché del mondo. Sta in piedi davanti alla finestra. Guarda fuori mentre una nuvola arriva su di lui. inciampa tra i rami. Cade. E' così giovane per morire. Così vecchio. Va.



                                                               ***


Alle foglie è davvero interessato. Da poco tempo nutre una smoderata passione per le foglie. Preferibilmente per quelle che cadono. Le sue dita, come ventose, s'incollano ai vetri mentre cerca di acchiapparle. Capita anche che parli con loro.



                                        ***


Se parla ancora, Auguste, non è proprio per dire qualcosa: conosce troppo il prezzo di una parola. Se parla ancora, è per sentire le vibrazioni. E' per vibrare all'interno. Per ascoltarsi vibrare. Ma non sempre è stato così.



                                             ***


Dai tempi in cui era ancora vivo, Auguste amava la parola. Era il suo mestiere. Raccontava. Si ricorda di come le parole erano approdate a lui. Come il nonno, emigrato dalla Romania, raccontava la sua terra. Stamani una buccia d'arancia gli ricorda la sua vita di prima. Con Blanche. L'aveva conosciuta così piccola che non si ricorda neppure d'aver vissuto prima.



                                         ***


Il vento infuria sui vetri. Auguste perde alcune parole. Così poche cose dopotutto. Così poche cose che valgano la pena, dice a se stesso. E poi la fiacca di raccoglierle. Apre la finestra: non ha neppure bisogno di soffiare. Ci pensa il vento. S'innalzano le parole.



                                          ***


Quando non riesce a dormire, Auguste fa una scappatella. Tira della terra contro le persiane di Blanche finché lei non apre. Quindi scavalca il piccolo muretto che separa le loro case e sale fino alla camera di Blanche. Oggi, quando manca il sole, Auguste guarda dalla finestra. Talvolta accenna bracciate in pieno cielo. Così poche cose, in sostanza. Così poche cose che valgano la pena, dice a se stesso.



                              Pierre Soletti   da    Buildings