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venerdì 23 agosto 2024

IL MADRIGALE APPASSIONATO DI GARCIA

 


                                                           Vorrei stare sulle tue labbra...




MADRIGALE APPASSIONATO


Vorrei stare sulle tue labbra

per spegnermi nella neve

dei tuoi denti.

Vorrei stare sul tuo petto

per disfarmi nel sangue.

Vorrei sognare per sempre

nella tua chioma d'oro.

Che il tuo cuore si facesse 

tomba del mio dolente.

Che la tua carne fosse la mia carne

che la tua fronte fosse la mia fronte.

Vorrei che tutta la mia anima

entrasse nel tuo piccolo corpo

ed essere io il tuo pensiero

essere io la tua bianca veste.

Per far sì che t'innamori di me

con una passione così forte

da consumarti cercandomi

senza mai incontrarmi.

Perché tu vada gridando

il mio nome fino a ponente

chiedendo di me all' acqua,

bevendo triste le amarezze

che prima il mio cuore

nel desiderarti lasciò sul sentiero.

E intanto io entrerò

nel tuo corpo dolce e debole,

io sarò donna, sarò te stessa,

restando in te per sempre,

mentre tu invano mi cerchi

da Oriente ad Occidente,

finché fine ci brucerà

la fiamma grigia della morte.



                  Garcia Lorca  da   Poesie sparse, 1917 - 1936



sabato 1 maggio 2021

LA GELOSIA DI EROS

 



" Come geloso, io soffro quattro volte : perché sono geloso; perché mi rimprovero di esserlo; perché tempo che la mia gelosia finisca  col ferire l'altro; perché mi lascio soggiogare da una banalità : soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri".
( Roland  Barthes )




ODE ALLA GELOSIA


Simile a un dio mi sembra quell'uomo

che siede davanti a te, e da vicino

ti ascolta mentre tu parli

con dolcezza

e con incanto sorridi. E questo

fa sobbalzare il mio cuore nel petto.

Se appena ti vedo, subito non posso

più parlare: la lingua si spezza : un fuoco

leggero sotto la mia pelle mi corre :

nulla vedo con gli occhi e le orecchie

mi rombano :

un sudore freddo mi pervade : un tremore

tutto mi scuote: sono più verde

dell'erba; e poco lontana  mi sento

dall'essere morta.

Ma tutto si può sopportare...



                                                         Saffo, 630 a.C.



                                                         ***


SONETTO DEL DOLCE LAMENTO


Temo di perdere la meraviglia

dei tuoi occhi di statua e la cadenza

che di notte mi posa sulla guancia

la rosa solitaria del respiro.

Temo di essere lungo questa riva

un tronco spoglio, e quel che più m'accora

è non avere fiore, polpa, argilla

per il verme di questa sofferenza.

Se sei tu il mio tesoro seppellito,

la mia croce e il mio fradicio dolore,

se io sono il cane e tu il padrone mio,

non farmi perdere ciò che ho raggiunto

e guarisci le acque del tuo fiume

con foghe dell'Autunno mio impazzito.



                                         Federico Garcia Lorca



                                                  ***


" Oh, guardatevi dalla gelosia , mio signore. E' un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale - conscio della sua sorte - non ama la donna che lo tradisce : ma, oh come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore ! ".



           W. Shakespeare  ( Iago ad Otello   - Atto III, scena III )



                                                 ***


CATTIVA  ANNATA


L'uomo vecchio ha la terra di giorno e la notte

ha una donna ch'è sua -ch'era sua fino a ieri.

Gli piaceva scoprirla, coma aprire la terra,

e guardarsela a lungo, supina nell'ombra

attendendo. La donna sorrideva occhi chiusi.


L'uomo vecchio stanotte è seduto sul ciglio

del suo campo scoperto, ma non scruta la chiazza

della siepe lontana, non distende la mano

a divellere un'erba. Contempla tra i solchi

un pensiero rovente. La terra rivela

se qualcuno vi ha messo le mani e l'ha infranta:

lo rivela anche al buio. Ma non c'è donna viva

che conservi la traccia della stretta dell'uomo.


L'uomo vecchio s'è accorto che la donna sorride

solamente occhi chiusi, attendendo supina,

e comprende improvviso che sul giovane corpo

passa in sogno la stretta di un altro ricordo.

L'uomo vecchio non vede più il campo nell'ombra.

Si è buttato in ginocchio, stringendo la terra

come fosse una donna e sapesse parlare.

Ma la donna distesa nell'ombra, non parla.


Dov'è stesa occhi chiusi la donna non parla

né sorride, stanotte, dalla bocca piegata

alla livida spalla. Rivela sul corpo

finalmente la stretta di un uomo : la sola

che potesse segnarla, e le ha spento il sorriso.



                                 Cesare Pavese, 1937



                                              ***


DONNA IN TRAM


Vuoi baciare il tuo bimbo che non vuole :

ama guardare la vita, di fuori.

Tu sei delusa- allora - ma sorridi :

non è l'angoscia della gelosia

anche se già somiglia egli all'altr' uomo

che ti ha lasciata così...



                                            Sandro Penna



                                                  ***


OGGI CHE T' ASPETTAVO


Oggi che t'aspettavo

non sei venuta

e la tua assenza so quel che mi dice,

la tua assenza che tumultuava

nel vuoto che hai lasciato,

come una stella 

dice che non vuoi amarmi;

quale un temporale estivo s'annuncia

e poi s'allontana,

così ti sei negata alla mia sete.

L'amore sul nascere

ha di questi improvvisi pentimenti :

silenziosamente ci siamo intesi

amore, amore

come sempre 

vorrei coprirti di fiori

e di insulti.



                                 Vincenzo  Cardarelli



mercoledì 21 aprile 2021

NARCISO ( IERI E OGGI )

 


             Io, con una donna ho più coraggio, mi accarezzo, mi tocco, mi corteggio...



Narrato per la prima volta da Ovidio nelle Metamorfosi, scritte all'inizio dell'era cristiana ( dal 3 all' 8 secolo d.C. ), non casualmente appare così tardi nell'universo dei miti, perché la storia di Narciso coincide con la scoperta della soggettività nel pensiero occidentale. Giustamente Julia Kristeva ( in " Storie d' amore " ) sottolinea il posto che il mito occupa nella storia della soggettività, ma anche  fa l'esame dei sintomi critici e dei pericoli che la soggettività produce. Narciso siamo noi!

Narciso, che abita la nascita della soggettività, subito la dichiara legata alla morte. E la sua morte percorre tutta la cultura dell'occidente, perché in Narciso non muore un " altro" qualsiasi, ma è l' " io" stesso che muore e che si guarda morire.  ( f. )




LA DANZA DI NARCISO


Io son nero di amore,

né fanciullo né usignolo,

tutto intero come un fiore,

desidero senza desiderio.


Mi sono alzato tra le viole,

mentre albeggiava,

cantando un canto dimenticato

nella notte uguale.

Mi son detto : " Narciso! "

e uno spirito col mio viso

oscurava l'erba al chiarore dei suoi ricci.


                                      P.P. Pasolini



                                         ***


NARCISO


Narciso.

Il tuo odore.

E il fondo del fiume.


Voglio restare sulla tua riva

fiore dell'amore.

Narciso.


Onde e pesci addormentati

passano nei tuoi bianchi occhi

nei miei, uccelli e farfalle

si stilizzano.


Tu minuscolo e io grande.

Fiore dell'amore.

Narciso.


Le rane quanto sono scaltre.

Ma non lasciano tranquillo

lo specchio in cui si guardano

il tuo delirio e il mio delirio.


Narciso.

Il tuo dolore...

E il mio dolore medesimo.


                                  F. G. Lorca



                                         ***


LA SALVEZZA DI NARCISO


Guarda nel tuo specchio e di' al volto che vedo

che ora è tempo per quel volto di formarne un altro;

se ora tu non ne rinnovi il fresco aspetto,

inganni il mondo, e una madre privi di benedizione.


Perché dov'è la donna così pura il cui insolcato grembo

disdegni l'opera del tuo dissodamento?

O qual è l'uomo così fatuo  da voler essere la tomba

dell'amore di se stesso, arrestando la sua posterità?


Tu sei lo specchio di tua madre, ed ella in te

rimemora il leggiadro aprile del suo rigoglio;

e così dalle finestre della tua vecchiaia tu vedrai,


- a dispetto delle rughe - questo tempo tuo dorato.

Ma se tu vivi per non essere ricordato,

muori solo, e la tua immagine muore con te.


                                         W. Shakespeare



martedì 9 febbraio 2021

LA PIOGGIA IN POESIA




                                              Mi abitavano i sogni odorosi di muschio...





 ASCOLTAVO LA PIOGGIA

Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.
L'infinito tendeva ori
e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.
Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l'oceano.
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.
E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra i tetti spioventi
di desolati paesi.


                                    ( Alda Merini )


                                            ***

PIOGGIA

La pioggia ha un vago segreto di tenerezza,
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia in lei
e fa vibrare l'anima tormentata del paesaggio.
O pioggia silenziosa, senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campi e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.


                                            ( Garcia Lorca )


                                             ***


PIOGGIA D' APRILE

Attoniti, dai nidi
nuovi, sui vecchi tetti
guardano gli uccelletti
- mettendo acuti gridi -
cadere l'invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata,
dalla finestra bassa,
come lor guardi e ridi.
E' nuvola che passa.


                                      (  Luigi Pirandello )


                                                ***


SULLA STRADA BAGNATA DI PIOGGIA

Sulla strada bagnata di pioggia
si riflette con grigio bagliore
la luce di una lampada stanca:
e tutt'intorno è il silenzio.


                                             ( Peppino Impastato )


                                               ***


GIA' LA PIOGGIA E' CON NOI

Già la pioggia è con noi,
scuote l'aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre il recinto degli orti.
Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d'improvviso un giorno.


                                     ( Salvatore Quasimodo )


                                         ***


DA LEGGERE IL MATTINO E LA SERA

Quello che amo
mi ha detto
che ha bisogno di me.
Per questo
ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni giorno la pioggia
mi possa uccidere.


                                       ( Bertold Brecht )




sabato 23 gennaio 2021

POESIE D'AMORE DI GARCIA

 


                                                    Se non vivo, preferisco perderti...



MADRIGALE


Ti guardai negli occhi

quand'ero bimbo e buono,

le tue mani mi sfiorarono

e mi desti un bacio.


( Gli orologi battono la stessa cadenza

e le notti hanno le stesse stelle )


E il mio cuore si schiuse

come un fiore sotto il cielo.

I petali di lussuria

e gli stami di sogno.


( Gli orologi battono la stessa cadenza

e le notti hanno le stesse stelle ).


Singhiozzavo nella stanza

come il principe della fiaba

per la stellina d'oro

che se ne andò dai tornei.


(Gli orologi battono la stessa cadenza

e le notti hanno le stesse stelle ).


Mi allontanai da te 

senza sapere che ti amavo.

Non conosco i tuoi occhi,

le tue mani e i tuoi capelli.

Non mi resta sulla fronte

che la farfalla del bacio.


( Gli orologi battono la stessa cadenza

e le notti hanno le stesse stelle ).



                                                ***


MADRIGALE APPASSIONATO


Vorrei restare nelle tue labbra

per estinguermi nella neve

dei tuoi denti.


Vorrei restare nel tuo petto

per dissolvermi in sangue.


Vorrei fra i tuoi capelli

d'oro sempre sognare,

che il tuo cuore si facesse tomba

del mio che soffre,

che la mia carne fosse la tua carne,

che la mia fronte fosse la tua fronte.


Vorrei che l'intera anima mia

entrasse nel tuo corpo minuto

ed essere io  il tuo pensiero,

ed essere la tua veste bianca

perché tu ti innamori di me

con passione così ardente

da consumarti mentre mi cerchi

senza ormai più potermi trovare.


Perché tu te ne vai gridando

il mio nome verso i tramonti,

domandando di me all'acqua,

bevendo triste le amarezze

disseminate lungo il sentiero

del mio cuore nell'amarti.


E intanto io penetrerò

nel tuo dolce e fragile corpo,

divenendo - oh donna - te stessa

e restando per sempre in te,

mentre invano mi cercherai.



                                          ***


CASIDA DELLA DONNA DISTESA


Vederti nuda rievoca la Terra,

la Terra liscia, sgombra di cavalli.

La Terra senza un giunco, forma pura

chiusa al futuro : limite d'argento.


Vederti nuda è capire l'ansia

della pioggia che cerca esile vita,

la febbre del mare dall'immenso volto

che non trova la luce della guancia.


Il sangue, risuonando nelle alcove,

giungerà con le spade folgoranti,

tu però non saprai dove si celano

il cuore di rospo o la violetta.


Il tuo ventre una lotta di radici,

alba senza contorno le tue labbra.

Sotto le rose tiepide del letto

i morti gemono aspettando il turno.



                                                      ***


MIA VIVA MORTE


Mia viva morte, amore delle viscere,

io aspetto invano una parola scritta

e penso, con il fiore che marcisce,

che se non vivo preferisco perderti.


L'aria è immortale. E la pietra nessuna

ombra conosce , né - immobile - la scansa.

Non ha bisogno nel profondo del cuore

del freddo miele che sparge la luna.


Ti sopportai. Mi lacerai le vene,

tigre e colomba; sulla tua cintura

in un duello di gigli e veleno.


Calma la mia follia con le parole,

o nella notte dell'anima oscura,

per sempre, lascia ch'io viva sereno.



                                                ***


IL POETA PARLA AL TELEFONO CON IL SUO AMORE


La tua voce irrigò la duna del mio petto

nella dolce cabina di legno.

A sud dei miei piedi fu primavera

a nord della mia fronte, fiore di felce.


Pino di luce nello spazio angusto

cantò senza alba e semina,

e il mio canto catturò per la prima volta

corone di speranza attraverso il tetto.


Dolce e lontana voce per me versata.

Dolce e lontana voce da me gustata.

Lontana e dolce voce attenuata.

Lontana mangia opaca capriola ferita.

Dolce come un singhiozzo nella neve.

Lontana e dolce nel midollo iniettata.




                                     Garcia  Lorca   da     Poesie d'amore



sabato 1 dicembre 2018

ALBERI

 
 

                                           Vengono le vostre musiche dall'anima degli uccelli…


IL SALICE

Io crebbi in un silenzio arabescato,
in un'ariosa stanza del nuovo secolo.
Non mi era cara la voce dell'uomo,
ma comprendevo quella del vento.
Amavo la lappola e l'ortica
e più di ogni altro un salice d'argento.
Riconoscente, lui visse con me
la vita intera, alitando di sogni
con i rami piangenti la mia insonnia.
Strana cosa, ora gli sopravvivo.
Lì sporge il ceppo, e con voci estranee
parlano di qualcosa gli altri salici
sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.
Io taccio… come se fosse morto un fratello.


                          Anna Achmatova


                                   ***


TU NON SAI

Tu non sai:
ci sono betulle che di notte
levano le loro radici,
e tu non crederesti mai
che di notte gli alberi
camminano o diventano sogni.
Pensa che in un albero c'è un
violino d'amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta
in un crepaccio e poi diventa vita.
Te l'ho già detto: i poeti non si redimono,
vanno lasciati volare tra gli alberi
come usignoli pronti a morire.


                                    Alda Merini


                                         ***


ANTICO INVERNO

Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole:
un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia,e gli alberi
e noi fatti d'aria al mattino.


                              Salvatore Quasimodo


                                          ***


UNA RAGAZZA

L'albero m'è penetrato nelle mani,
la sua linfa m'è ascesa nelle braccia,
l'albero m'è cresciuto nel seno -
profondo -
i rami spuntano da me come braccia.
Sei albero,
sei muschio,
sei violette trascorse dal vento.
Creatura - alta tanto - tu sei,
e tutto questo è follia al mondo.


                              Ezra  Poud


                                      ***


ALBERO SECCO

Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitaria
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni.
Il vento rabbioso, la neve, il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell'albero
mi dà pensieri di gioia:
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.


                          Wang  Wa- Ping


                                    ***


ALBERI

Alberi!
Frecce voi siete
dall'azzurro cadute?
Quali tremendi guerrieri
vi scagliarono?
Sono state le stelle?
Vengono le vostre musiche
dall'anima degli uccelli,
dagli occhi di Dio.


                                F. Garcia Lorca


                                     ***


VERTICALE

Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con la radice nel suolo
che succhia minerali e amore materno
per poter brillare di foglie ogni marzo;
e nemmeno sono la bella di un'aiuola
che attira la sua parte di ooh, dipinta di colori
stupendi,
ignara di dover presto sfiorire.
In confronto a me un albero è immortale,
la corolla di un fiore non alta, ma più
sorprendente,
e a me manca la longevità dell'uno e l'audacia
dell'altra.
Questa notte, sotto la luce infinitesima delle stelle,
alberi e fiori vanno spargendo i loro freschi
profumi.
Cammino in mezzo a loro, ma nessuno mi nota.
A volte penso che è quando dormo
che assomiglio a loro più perfettamente.
I pensieri offuscati.

L'essere distesa mi è più naturale.
Allora c'è aperto colloqui tra il cielo e me
e sarò utile quando sarò distesa per sempre:
forse allora gli alberi mi toccheranno e i fiori
avranno
tempo per me.


                         Sylvia Plath


mercoledì 10 maggio 2017

L'AMORE ANDALUSO ( Garcia Lorca ) 1




                                          " Amor de morir y burlar de morir..." ( G. Lorca )



(...) Il finale ( del libro ) lo dedico ad un poeta che ha conosciuto
      Eros di faccia e non di profilo.Mi sembra la giusta conclusione
      di un libro che ha per titolo quel verso di Saffo che tutti ci
      riguarda e tutti ci ha coinvolti.
     Morì fucilato una mattina d'agosto del 1936 a  Fuente Grande,
     dalle parti di Granada. Non sono molti che oggi leggono le sue
     canzoni, le sue ballate, il suo Cante Jondo e il suo Romancero
     Gitano . E' stato un buon poeta, dicono con l'aria di un
     riconoscimento dovuto ad una poetica già fuori dal tempo, ad
     appena settant'anni dalla sua morte. Io non voglio qui smentire
     questa sufficienza data a denti stretti, dal bordo di un secolo
     ancora assai scarso di poesia. Non voglio discutere se Federico
     Garcia Lorca sia stato un grande poeta.
     Voglio solo dire che la sua è stata l'ultima, autentica
     testimonianza della potenza, della tenerezza, del languore, della
     malinconia, della lussuria e del sentimento di morte, di Eros
    " torbido, spietato, arso di demenza".
     La poesia di tutti i tempi e in tutto il mondo ha celebrato il
     sentimento amoroso filtrandolo con l'ideale, purificandolo con
     la memoria, brandendolo a simbolo di bellezza e di purezza, ma
     quelli che si sono abbandonati alla furia delle sue carezze e
     della sue pena, sono pochi e sta in questo la loro grandezza.
     Saffo, coronata di viole, ha reso questa testimonianza. E
     Shakespeare, Baudelaire, Beethoven, Chopin.
     Lorca viene per ultimo e chiude questo esiguo corteo.
     Non faccio confronti fra loro: sarebbe ridicolo oltre che
     impossibile. Eros ha celebrato le sue epifanie attraverso la loro
     fantasia e le loro passioni. Le ha messe a durissima prova
     perché non si torna indenni da quelle esperienze, ma si ottiene
     il dono di esprimere poesia al più alto livello che ciascuno può
     raggiungere.
     Gli istinti sono natura, e anche Eros, il loro principe, è natura.
    " Natura naturante", diceva Spinoza, natura in divenire, natura
      trasgressiva. Non è dunque un caso se l'esiguo corteo si apre
      e si chiude con due omosessuali. Si potrebbe aggiungere
      Auden e la sfilata sarebbe completa.  (...)


         Eugenio  Scalfari   da     Scuote l'anima mia Eros


            

L'AMORE ANDALUSO ( Garcia Lorca ) 2



(...) Lorca ebbe fin da giovanissimo un'ossessione :il presentimento
      della morte. Ne parla di continuo, non c'è componimento 
      poetico in cui quell'immagine e quella parola non compaiano.
      Una delle fascinazioni della sua poesia è proprio nel binomio
      vita-morte, anzi morte- vita. Aveva capito che la morte è un 
      atto di vita perché dà senso alla vita e ne guida l'intero
      percorso.
      Noi commettiamo spesso l'errore di non cogliere il significato
      di questo percorso che ha una direzione esattamente inversa
      alla scansione degli orologi. Il senso della vita comincia dalla
      fine e risale verso l'inizio. Federico Garcia l'aveva capito ed è
      quello il fascino delle sue canzoni.
      Un altro fascino è la colorazione del linguaggio: non è un
      poeta che scriva in bianco e nero, scrive con tutti i colori dell'
      arcobaleno : "Verde que te quiero verde", i gigli e le rose, il
      nero delle mantiglie, il rosso del sangue, il viola della cancrena
      l'indaco della malinconia.
      La sua poesia è tutta di cose e di persone. Di baci, di seni, di
      cosce di donna, di torso di maschi, ma anche di passeri, di
      pioppi, di aghi di pino, di sole e di neve. E di caproni, di vacche
      mansuete e di tori irruenti. Il nero toro di Spagna è un
      richiamo costante, icona di un popolo di contadini e di toreri,
      di gitani, di spade e di banderillas.
      Qualcuno dei suoi critici ha scritto che la sua identificazione
      fra gitani e Andalusia è sbagliata. Non credo affatto che sia
      sbagliata: è poetica. Coglie la doppia radice del contadino di
      tutti i luoghi e di tutti i tempi: è fiero, il contadino, geloso,
      geloso, ospitale, silenzioso, triste, un po' idalgo e un po'
      bandito. Le varie andalusie erano ai suoi tempi ancora terra
      contadina, come le andalusie di tutto il mondo. Ora sono terre
      di mercanti e impiegati di Stato, i loro dialetti si sono
      imbastarditi. Un tempo nel Sud dei Paesi Latini la parlata
      dialettale era scandita in esametri.
      I gitani di Lorca hanno sangue zingaro, arabo, sefardita e
      spagnolo; discendono dai cavalieri palatini di Roncisvalle e
      dai cavalieri berberi di Cordova. La sintesi di questa mistura
      è il maschio dominatore e la femmina che lo contrasta con le
      movenze del ballo flamenco, tacchi che ritmano l'orgoglio di
      Spagna e visi alteri che rifiutano sudditanze amorose.  (...)


         Eugenio  Scalfari  da    Scuote l'anima mia Eros
     

L'AMORE ANDALUSO ( Garcia Lorca ) 3



(...) L'infanzia è l'innocenza. Lorca lo sa e proprio questo è il
      motivo del suo frequente ritornare a quella stagione.
      L'infanzia e la morte. Il sesso sta nel mezzo di questi due punti
      cardinali.
      Il sesso, la pulsione sessuale, lo  libera dalla colpa nel
      momento in cui lo fa, nel momento in cui due corpi diventano
      un corpo solo. Quella fusione la vive e la racconta con furore
      poetico quasi unico nella letteratura moderna. Baudelaire-
      forse - ma il poeta de Les Fleurs du Mal scriveva in versi
      alessandrini e quella metrica funzionava come cintura di
      castità intorno allo scatenarsi delle trasgressioni e delle
      perversioni.
      Lorca - per fortuna della sua poesia - non disponeva di quella
      cintura, perciò la crudezza della sue versificazione raggiunge
      un'intensità sconosciuta prima di lui. Ma la colpa riaffiora non
      appena l'atto sessuale cede il passo al ricordo di quanto è
      appena avvenuto e a quel punto si verifica una mistificazione:
      nel suo racconto il rapporto omosessuale diventa eterosessuale.
      Nel novantacinque per cento dei testi, l' Io dell'autore si
      congiunge con una femmina, quasi che in questo modo voglia
      legittimare quanto è avvenuto. Le eccezioni a questa
      mistificazione sono pochissime: un paio di Sonetti dell'amore
      oscuro  e il lamento su Ignazio.
      La morte, il sentimento della morte, è pensato con allegria
      perché va sottobraccio all'oblio definitivo.

    " Dite ai miei amici
      che sono morto.
      L'acqua canta sempre
      sotto il tremore del bosco.

      Dite ai miei amici
      che sono morto.
      Dite che io sono rimasto
      con gli occhi spalancati
      e il volto coperto
      dall'immortale fazzoletto
      dell'azzurro.

      Ah!
      E che me ne sono andato
      senza pane sulla mia stella. "   (...)


       Eugenio  Scalfari  da     Scuote l'anima mia Eros

     
  
      
     

L'AMORE ANDALUSO ( Garcia Lorca ) 4



(...) Ma il canto più alto e più disperato si alza negli ultimi versi del
      Compianto per Ignacio Sanchez Mejìas . Lì non è lui che muore
      ma il suo compagno. Non c'è dunque l'allegria di una
      liberazione, ma il lutto dell'abbandono.
      Un anno prima della sua morte vera.

   "  L' autunno arriverà con le conchiglie,
       uva di nebbia e monti radunati,
       ma nessuno vorrà guardarti gli occhi
       perché tu sei morto per sempre.

       Perché tu sei morto per sempre
       come qualsiasi morto sulla Terra,
       come qualsiasi morto che si scorda
       perso in un cumulo di canti spenti.

       Nessuno ti conosce. No. Però io ti canto.
       Canto per il futuro il tuo viso e il tuo garbo,
       la compiutezza insigne della tua conoscenza.
       La tua voglia di morte, di gustarne la bocca,
       la tristezza che aveva la tua audace allegria.

       Tarderà molto tempo a nascere, se nasce,
       un andaluso così illustre e pieno d'avventura.
       Canto la tua eleganza con parole che gemono
       e ricordo una brezza triste tra gli ulivi. "


     Eugenio  Scalfari  da       Scuote l'anima mia Eros