" Fino a quando l' inconscio
non sarà portato a livello di coscienza,
continuerà a dirigere la tua vita,
e tu lo chiamerai Destino ".
C. G. Jung
" Fino a quando l' inconscio
non sarà portato a livello di coscienza,
continuerà a dirigere la tua vita,
e tu lo chiamerai Destino ".
C. G. Jung
" Io non sono ciò che mi è accaduto ;
sono quello che scelgo di diventare ".
C. G. Jung
(...) Oggi posso dire : sono rimasto fedele a me stesso; ho fatto quel che potevo secondo scienza e coscienza. Se sia stato giusto o meno, questo non lo so . Soffrire è stato - in un modo o nell' altro - inevitabile. Ma io voglio soffrire per cose che mi appartengono davvero. Chiunque viva la sua vocazione e la realizzi secondo il meglio che sa e può, non ha motivo di avere rimorsi . (...)
Carl Gustav Jung dall ' anteprima del libro di Aniela Jaffé " In dialogo con Carl Gustav Jung "
Re - conciliatio
(...) Il perdono non è ancora riconciliazione, ma è la premessa necessaria affinché questa avvenga. La parola latina reconciliatio, tradotta letteralmente, significa che diventa possibile un nuovo rapporto e una nuova convivenza tra vittime e carnefici. ( re " di nuovo"; conciliatio " unione, comunione ). Non è sempre facile decidere se mi sono già riconciliato con me stesso, con la storia della mia vita e con quelli che mi hanno ferito. Perciò è bene celebrare rituali di riconciliazione. Nei rituali mi è possibile percepire la riconciliazione, almeno per qualche istante. Allora posso avere fiducia nel fatto che questa riconciliazione abbia degli effetti anche sulla quotidianità. " I rituali - diceva C.G. Jung - sono più efficaci degli appelli morali alla riconciliazione. I rituali riescono a sciogliere i sentimenti di odio e di ostilità che agiscono nelle profondità dell'inconscio." Inoltre in essi vengono espressi sentimenti che altrimenti non troverebbero uno sfogo.. I rituali di riconciliazione creano un nuovo legame con le persone, uniscono le vittime e i carnefici e i loro discendenti. (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene
VITTIMISMO E SPIRITUALITA'
(...) Non esistono trucchi veloci per uscire dal vittimismo. La spiritualità - però- è un possibile percorso per non restare inermi in sua balia. La spiritualità si esprime sempre in modi di agire concreti, in rituali o nell'esercizio di atteggiamenti in sintonia con la nostra natura. La spiritualità - inoltre - già per i primi monaci significava un esercizio alla libertà umana. La parola " ascesi" in origine significa allenamento, esercizio. I monaci si allenavano per non essere dominati dalle passioni, dalle emozioni e dai loro bisogni, ma anche per riuscire a gestirli in maniera attiva e libera o, meglio ancora, per sfruttare nella loro vita l'energia insita nelle passioni. Per i monaci la spiritualità non era una pia fuga davanti alle difficoltà dell'esistenza, davanti alle ferite, alle esperienze in cui siamo vittime, alle malattie, alle sventure, agli incidenti o agli intrighi. I monaci guardavano in faccia la realtà, così com'era, e sviluppavano strategie per poter gestire la situazione.
Chi si sente continuamente vittima e non trova una via d'uscita da tale atteggiamento, in ultima analisi rifiuta la responsabilità per se stesso e la propria vita. E' il caso - ad esempio - di certe persone che rivolgono continue accuse ai propri genitori, attribuendo loro la colpa per la mancata riuscita della propria vita. Oppure di coloro che continuano a cercare nel passato i motivi per cui non riescono a concludere gli studi, hanno difficoltà sul posto di lavoro o non trovano un partner. C.G. Jung, diceva che ad un certo punto non è più importante come sia stata l'infanzia. Ad un certo punto bisogna assumersi la responsabilità della propria esistenza. Dipende da me che cosa faccio della storia della mia vita. Lo si potrebbe descrivere con questa metafora: si può plasmare una bella scultura a partire da ogni materiale ( pietra, legno, argilla.. ), l'importante è che si lavori in maniera adatta al materiale. Altrimenti non si ottiene nulla. Il materiale attraverso il quale plasmo la mia forma unica, quella che Dio ha posto nella mia natura, è la storia della mia vita con tutte le esperienze che ho fatto, le belle esperienze di essere protetto e amato, ma anche le ferite che, ad esempio, ho subito nell'infanzia. Da quello che ho vissuto posso plasmare la forma che corrisponde alla mia natura autentica. (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo
" Senza emozione, è impossibile
trasformare
le tenebre in luce e
l' apatia in movimento."
C. G. Jung
( C. G. Jung )
CAPPUCCETTO ROSSO
Madre, non c'è un solo lupo
ma tanti lupi in questo bosco
e carne di bambine prediligono.
E' forse un male ai loro occhi?
Madre, dopo il fatto
un gendarme m'interrogò.
Chiese:
Con quale lupo hai parlato?
Com'eri vestita?
Quale svago ti propose?
Il lupo ansimava?
Ti tolse il cappuccio?
Ti fece spugnature?
Ammettilo, un po' ti piaceva il gioco!
Madre il gendarme dall'aria vischiosa
le ginocchia mi teneva
con occhi da lupo e ragione annebbiata.
Al palato aggrovigliai la lingua.
Dapprima rispondevo con candore di bimba
poi muta restai
a nuove domande.
S'offese il silenzio.
( Scrivila tu - lettore - la morale )
***
SETTE NANI BIPOLARI
Sette. Non uno di meno.
Così dolci e perdonabili.
Eccitati talvolta
oppure distaccati.
Rovinati dalla simpatia intermittente
affabulatori impenitenti
o bugiardi seriali.
Camminano in fila
- elongazione dei passi tra i pioppi -
fino alla casetta dall'architettura allusiva.
Un'improvvisa luce ingigantisce l'ombra
un secondo abbaglio la rimpicciolisce.
Biancaneve li chiama bipolari
pensando siano folli
ma la ragazza - confusa -
fa di tutta l'erba un fascio.
Loro - rispetto alla follia -
mancano di logica.
***
LA MATRIGNA DI CENERENTOLA
Fatti le unghie per il ballo a corte
- mia figlia di risulta -
passerò a picchiarti sul collo del piede
sulla nervatura delle dita
ti strapperò l'imene
- stupido roditore
in attesa solenne -
lo strapperò coi denti
ricucirò i lembi
lo farò mio
e tornerò operativa
per gioire
o per drenare il mio rancore.
***
CENERENTOLA DOPO UN ANNO DALLE NOZZE
Ho l'alluce valgo
non porto più scarpette
mio principe.
Perverso narcisista
enigmatico e tortile
indebitato dell'io.
La tua follia è crederti re.
Tu canti come si uccide.
Capriccio
vezzo
automatismo
oppure malattia.
Ognuno si fa scudo della propria storia
ognuno ha le proprie ragioni
che come sai sono tutte ottime ragioni.
***
E questa non è una fiaba
solamente neve - ma tanta
una triplice dose
ospitata a iosa nelle gabbia.
Stipati gli ardori
non sollevate il coperchio dei segreti.
L'orco qui
- fogliolina sulla fronte -
al tavolo delle congetture.
Provo di orologio al polso.
Li ha buttati via tutti
prima di inghiottire il tempo
su fogli di focaccia
e la lingua - la lingua -
approdata nell'irrevocabile.
L'odore indugia nella barba
neppure il sigaro lo porta via
e quello sguardo nel dipinto
è dardo foriero di brutture.
Barbablù enigma.
Barbablù enigma di chiavi macchiate di sangue
provenienti da una stanza proibita.
Le ha lasciate in bella vista:
saranno l'ultimo oggetto
stretto nella mano di spose curiose.
***
POLLICINO SUL SENTIERO DI CASA
L'arte di cavarsela
col pane stavolta.
Usa la furbizia
a suon di briciole
sarai sempre innocente.
Ma perdersi era una
così brutta idea?
Qui taccio
affinché risposta esulti.
Viviane Ciampi Inediti