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sabato 4 settembre 2021

ANCORA VIVO

 



                                    " Ulisse torna per affrontare un nuovo presente.

                     Dante lo fa ripartire perché lo reputa degno

                     di rendersi ancora vivo ".



                                Elio  Pecora



domenica 25 luglio 2021

IL VIAGGIO DI LUCIO ( e di Elio )

 




                                                Sì, viaggiare, evitando le buche più dure...




IL VIAGGIO


E' un viaggio andarsene lungo le spiagge

strette dal sonno

coi piedi nudi che incespicano, sotto muraglie

di un tempo che non si misura.


Cerco un altrove dove incontrare folle

randagie di ignoti e, nella folla, volti

da tanto perduti:

in quale gesto fermarli, per quale parola?


Pure nel cuore batte ancora l'attesa.


E case d'ombra e stanze mai abitate

e mutazioni improvvise e tetre minacce,

sordi silenzi gridano un nome, che nome?

Forse un altrove, ma troppo simile al giorno :


a quell'andare stretto, abusato, inconcluso.




                     Elio Pecora  da    Forse un altrove. Ipotesi di viaggio dentro la poesia



RIFRAZIONI - PER ELIO

 


                                 Ci sono stati giorni in cui la gioia era un vento fresco, lieve...




Ci sono stati giorni

in cui forse la gioia

non era più di uno stordimento,

un vento fresco, lieve,

niente altro chiamava, valeva,

solo quel vento.



                                      ***


Sceglie le parole come un tubero o un seme da interrare

e sa che da questi verrà fuori un frutto, un fiore,

una foglia minuscola. Sa pure

che la parola non è più di un cenno, un avvio

per un altrove nemmeno ancora intravisto.



                                          ***


Un altro tempo corre in questo tempo

che contiamo a minuti :

è l'ansa dove il sogno della mente

non conosce durata,

la parola che tenta se stessa

esatta, svelata.



                                             ***


Tutti qui i paradisi e gli inferni, così da non avere più

ascendere o discendere. Di quel che chiamiamo

" felicità frammentaria" godiamo ignari - sempre

perdura nel desiderio. Nella parte infernale

mai beghe di diavoli o gironi roventi,

solo ansia e sconforto, " dolore frammentario".



                                          ***


" C'è stato un tempo in cui sono stato felice"

si dice l'uomo che non riesce a dormire,

ma cerca invano nella memoria confusa

anche una sola scaglia di luce;

eppure sa che gli è toccato quel bene

se ne conserva ancora il forte richiamo.


Di quali ragioni s'intesse il desiderio

se di continuo si mostra a dismisura !



                                  Elio Pecora     da   Rifrazioni



sabato 26 settembre 2020

LE SIMMETRIE DI ELIO




      Avanzano ghiacciai, si consumano stelle...



L'OCCHIO CORTO


Eventi da poco. Notizie prossime, come cartoline di saluti, come telefonate frettolose. Spettacolini per gli intimi. Giostre casalinghe. A volte - in poche righe - appare l'allegria, passa velata la morte. Una folla, in cammino verso il giorno o la notte, verso il ricordo o la dimenticanza, sosta dentro il presente.

Che vale di queste storie mentre il pianeta ruzzola e ruota, avanzano ghiacciai,  si consumano le stelle, il tempo cambia di numero, si perpetrano orrori, si assolvono speranze?

Vengono certo da umori segreti, da attenzioni a minimi segni: passi brevi, desideri inseguiti, attese bestemmiate, rabberciate bellezze. Lacerti di un mondo spiato, intravisto da un occhio corto.



                                                 ***

Vanno: mani, piedi, volti,

- sterminata moltitudine di attese,

di speranze, di uguali

per fame, per morte,

l'uno l'altro cercando

che rassicuri, impedisca,

tutti compiendo destini

variamente intricati,

mai cessando dentro le arterie,

fin dentro il riso o il grido,

la paura di essere cacciati

da un recinto indifeso.



                                           ***

Felice. Ma è possibile che questa felicità

- così colma - comprenda

anche tutti i disagi, tutti gli assilli?

Il sole alto sulla piazza, la folla svagata, i cani,

la violinista con l'orchestra nel registratore,

la vecchia dei fiori puzzolenti di orina. Tutto visto, sentito,

e il pensiero dell'amore assente

e il pensiero di essere vivo e breve.

Felicità e disperazione.



                                              ***

Traversare il dolore

come una stanza scura,

contando i passi, i fiati.

Cercare nel chiuso

un buco, una crepa,

perché non sia memoria

ma presenza

in quell'assenza di luce.


All'uscita sapere

che toccherà tornare.

E l'allegrezza ancora

aspettando l'assalto.



                                               ***

Esistere 

senza disperare della brevità,

conoscendola come spazio e confine.

Ma vale ogni giorno.


Dentro la contentezza sapere che finirà.



                                            ***

In ogni spigolo o lembo,

dentro le viscere e il cuore,

s'aprono spazi imprevisti

e ancora abissi e cunicoli.



                                             ***

DOPPIO MOVIMENTO


Un albero, per appoggiarvi la schiena.

Stare là, senza pensieri, senza possessi.

Il mondo davanti, dietro, intorno.

Uguale al ramo. Alla foglia. Che importa

la tegola rotta, la stanza stretta?

Restare fino a che è dato,

senza orologio e senza calendario.

Chi ha deciso questa inquietudine?

Partire, tornare, tenere, trattenere,

quando basta poggiarsi a un albero.

Invece, nella sazietà

temere la fame, sospirare nelle contentezza. Così, da per tutto.

Non un attimo di sosta, sempre una guerra,

un contrasto. Profumi che diventano fetori,

polpe che infradiciano,

parole come baccelli svuotati.

Una barca fragile su un mare senza fondo,

l'ansimo nella corsa dell'atleta,

l'urlo dopo il traguardo.

Non sapeva e gli è toccato imparare.

A che è valso?

Continua, come se non fosse avvertito.

Si sveglia da sogni confusi,

si dice che oggi capirà.

Un istante e tutto si ripresenta,

uguale a ieri e a ieri l'altro,

lo stesso disagio, la medesima angoscia.

Quando è cominciato tutto questo?



                                       Elio  Pecora    da    Simmetrie


domenica 14 luglio 2019

A LUGLIO CONOBBI L'AMORE

 
 
                                                  
                                                       Chiedo un silenzio spalancato d'anima


A LUGLIO CONOBBI L' AMORE

A luglio conobbi l'amore
di sera, in mezzo alla gente,
amore con occhi curvi
e brevi consunte parole.
Da quanto attendevo incredulo.

Nell'aperta città
andammo a spegnere il sole
incontro a tramonti viola,
amore senza memoria
raccolto per tante giornate
traverso un quieto dolore
scoperto alfine più lieve,
felicità rivelata,
amore, farfalla tremula.

Io chiedevo la sosta
al mio continuo penare,
ora sazio la sete
alla fontana più fresca.
E prego questo amore
che viva dentro i miei giorni
e i silenzi mi sciolga
di fitte parole;
io canterò il motivo
ritrovato nel canto.

T'ho lungamente atteso
amore con occhi curvi
e quando sei venuto
alla mia porta socchiusa,
ho scordato il pianto
e i lunghi tormenti:
del tuo respiro di miele
ho colmo la bocca.

Amore di un mese e di sempre
dolcemente consumami
il cuore e il canto. Tu
felicità ritrovata,
ruscello, colto geranio,
adolescenza incantata,
amore fiorito,
ti porto nelle strade
perché gli invidiosi sappiano
l'amore che conobbi
a luglio in mezzo alla gente.
Amore, clarino dell'anima.


                                       ***

NELLE TUE PALME DISCHIUSE


Nelle tue palme dischiuse
lascia ch'io posi stasera
questo mio sonno di lacrime.
Né sei più tu chi diceva
" andremo… sempre…". Tu vai
incontro ad altre parole
per strade che non conosco
e io rimango a pensare
se tutto fu gioco.


                                     ***

ANCORA APPRESTANDO LA CENA


Ancora apprestando la cena
parliamo delle cose di ieri.
Sai, come sciarpa tiepida
ho avvolto intorno al collo la pena
stranamente godendola.
Mi racconti i tuoi amori
quelli di oggi e quelli
che domani attendi,
l'amore grande che presto
venga a domarti
un lunghissimo tempo.
T'ascolto senza gridare
perchè io devo capire
che un nuovo sole ti scalda:
io chiedo un silenzio
spalancato d'anima.
( Comprerò anemoni scuri
e gialla mimosa
per la mia stanza d'ombra ).
Eravamo la goccia che chiude il mondo
e l'incauta felicità,
la nota che s'alza dal flauto
e penetra il cielo. Tu vai
in questo febbraio di vento,
poi apprestando la cena
parliamo delle cose di ieri.


                                                ***

CON COLTELLO D' AMORE

Ammucchio frumento per i giorni
e papaveri senza odore
per ornare la soglia e le stanze
Acquario gonfiando
di pioggia le gronde.
Le parole dei vecchi
sono pene che conosco,
oltre i vetri appannati
mi fingo una bianca strada,
la tua mano fanciulla
m'inserra il cuore
( dentro l'arancio Inverno
preme di giallo seme la scorza ),
la polpa delle tue dita
apro con coltello d'amore:
io domando la forza dell'infinita stagione.



                             Elio  Pecora    Inediti    ( 1965 - 66 )


domenica 11 novembre 2018

POETI... D' AUTUNNO

 
 

" Non è tanto il linguaggio del pittore che si deve sentire, quanto quello della natura ". ( Vincent Van Gogh )


" Non basta coprire la roccia di foglie.
  Dobbiamo guarirla con una cura della terra
  o una cura di noi stessi che sia uguale a una cura
  della terra, una cura oltre la dimenticanza.
  E tuttavia le foglie, se venissero in boccio,
  se venissero in fiore, se dessero frutto.
  …
  Le foglie sono poema, icona, uomo."

                    Wallace  Stevens


                                         ***


 " Ci sono stati giorni
    in cui forse la gioia
    non era più di uno stordimento,
    un vento fresco, lieve
    nient'altro chiamava, voleva,
    solo quel vento. "

                         Elio Pecora


                                       ***


" Ho visto i crochi accesi senza bruma
   e l'acero che tende le sue foglie
   gialle nel fosso senz'acqua e vapori
   sospende l'anno in me le sue stagioni
   sento il trapasso lungo la ferita
   del mio tempo più amato che s'invola ".

                     Umberto Piersanti


                                   ***


" Quando le foglie volarono via
   al vento della vita,
   sui rami - in cima - cominciò a fiorire
   la dolorosa rima".

                                       Antonio Prete



                                ***


" Non chiamate decadente questo autunno,
   mi abbevero
   alla festa dei colori,
   chiazze gialle, rossi accesi
   su brividi di cielo azzurro
   tavolozza dell'inedito.
   Non chiamate decadente questo autunno,
   le foglie e il loro
   volteggiare lieve
   sospeso nell'aria.
   Spoliazione
   o preludio di accensioni? "


               Angelo Casati