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martedì 15 dicembre 2020

L'ALTRA PASSIONE 1

 


" Salve, Rabbi " e lo baciò . Gesù gli disse : " Amico, per questo sei qui! "  ( Matteo 26, 49- 50 )



( PREMESSA- DOPO )


Quando, dopo molti dubbi, mi è passato il pensiero che  L' altra passione poteva forse vedere la luce, nello stesso istante ho avuto una vertigine. Come fosse stato un atto di presunzione il solo immaginarlo, invece che di necessità. Necessità della coscienza, riemersa negli anni, ma sempre sotto coperta, da un tempo ormai remoto. Così ho scritto d'impulso queste note in versi sui passi della Passione di Cristo. Quasi a bilanciare " l'altra" per la chiarezza dei sì rispetto agli interrogativi ancora in sospeso. Una sorta di " commentario", un respiro trattenuto con tremore. Inciampando più volte. Finendo di traverso, sul filo del pudore e della caduta, del perdono e del non perdono.

Nessuno conosce davvero l'altro. Nessuno conosce davvero se stesso. Almeno per me è così. Sulla scena cattiva del mondo, davanti ai nostri occhi, è tutto perdonabile? Per me non lo è: perché  non " vivo in Cristo e per Cristo?" Sì, forse... Provo un'indicibile compassione per le vittime e un'indicibile rabbia per gli assassini, per la loro noncuranza del prossimo e della sofferenza. In alcuni casi, provo una specie di pena anche per l'aguzzino, solo avvicinandomi al suo volto, ai suoi occhi: un travaglio interno pensando alla sua vita, a chi l'ha generato. Mai però vorrei che patisse la stessa crudeltà da lui inflitta agli altri... ma che avesse il tempo di guardare la propria colpa, di riempirne la voragine.

Tutti - forse - possono diventare migliori, se si hanno tempo ed esempi. Anche se il male fatto resta, così la sua espiazione : " Non so se basterà" per salvarsi, per salvarmi. Davvero penso alla salvezza come ad un sentimento che riaffiora da molto lontano, dall'infanzia, dal primo senso di colpa di cui non ricordo la causa - se causa ci fu - se non la nascita. Il senso di colpa è cresciuto con me, è il gemello - ombra compagno di tutta la vita, il più fedele e il meno desiderato. La salvezza, nel mio caso, potrebbe valere uno " stare a posto con la propria coscienza". Ma la coscienza non è mai a posto: moltiplica i suoi buchi, le sue inadempienze, i suoi affanni... non c'è speranza.

E se non amo il prossimo che mi ha fatto soffrire, se dispero, non merito nulla se non la soglia grigia, la stanza della solitudine. Forse perché non ho altro che la pena e una misera compassione, ho il bisogno di dirle, oltre che di essere, semplicemente e naturalmente, nella inadeguatezza, cioè nella colpa.



Eugenio De Signoribus  da  L' altra passione ( Giuda: il tradimento necessario? )



L'ALTRA PASSIONE 2

 


CECITA'


la sua vita infamante

nella sua nuda visione

non contemplò il bivio

altro dal proprio male


e non aspettando il pianto

l'impulsante s'appiccò...


tacque ogni bava d'aria

e s'annullò l'istante


intorno, nell'arida terra

s'aprirono bocche scure


un corpo spasimante

e senza lingua.



                                                    ***


IL MALE


ma il male, quel male

aveva ormai il suo nome


e l'aggroviglio interno

soffocato nel passo


ora aveva le requie

nel corpo disdetto


ma il suo nome era il nome

dicibile " maledetto"


scagliato come un sasso.



                                                    ***


LA DISPERAZIONE


la nuda disperazione

non vede l'ora dopo,

lo spazio della ragione


il tetro orto copre

tutto il corpo colpevole

che corre alla rovina


né gli è dato l'inciampo

in una pozza d'acqua

il lampo della mattina.



                                                 ***


LA DONNA - MADRE


solo la donna-madre

sotto la croce sente


( com'è aspra la scena! )


che il dolore più grande

è per chi non è salvo


( com'è cupa la pena! )


eppure il Figlio va

nella sua verità


( il lume non è spento! )


eppure si dispera

e nulla la consola.



                                           ***


LA MADRE - madre


nel suo pianto s'ammuta

e la pietà s'impietra

nell'altra rivelazione


la  misericordia divina

ha bisogno dell'ora

prima della morte


perché chi ha peccato attenda

il suo sguardo mite

la sua mano tesa.



Eugenio De Signoribus   da  L' altra passione ( Giuda: il tradimento necessario? )



L' ALTRA PASSIONE 3



CORPO DI GIUDA


Il viandante, attirato dalle voci di eventi in città, prese un'aspra scorciatoia, svelse le gambe e tese le orecchie ai minimi accadimenti sonori, alzò lo sguardo verso le mura ancora lontane. E vide allora, su un albero discosto rispetto al sentiero, penzolare un uomo. Si avvicinò senza indugio e lo tirò giù, depositandolo sulla terra e osservandolo per qualche istante: aveva il volto contratto, gli occhi tumefatti e incavati, uno semiaperto, con un riflesso di luce in cui gli sembrò di specchiarsi. Rabbrividì e fuggì il turbamento di quella vista. Alle prime casupole del villaggio, avvertì alcune donne che sedevano mute sugli usci. Con un carretto andarono a prendere il corpo e al ritorno lo stesero sopra fasci di paglia, in un capanno vuoto. Una vecchia, con un panno bagnato, prese a pulirgli la faccia, poi i polsi e le mani incassate in pugni che provò inutilmente ad aprire, infine i piedi.

Un pellegrino con una tracolla vuota, che forse rientrava dalla città, si fermò a guardarlo, a lungo. Poi disse, scuotendo appena la testa : " Se è quello che forse è, è meglio non dire niente Non saprei pregare per lui".

Nessuno chiese, e lo sconosciuto, dopo essere rimasto sospeso in quel silenzio, riprese la sua via, senza fretta. Né ripassò la sera. Arrivarono invece due donne dal volto coperto, al tramonto prossimo al buio. Solo dagli occhi, a cercarli, si intravvedeva un luccichìo. Una rimase in piedi sulla soglia del capanno, l'altra si avvicinò al corpo, si inginocchiò, prese i pugni di pietra e li aprì delicatamente, estrasse dai palmi un chiodo e poi un altro, pulì le ferite, stese la mano sulle pieghe del volto e restò così per un tempo che sembrò un lampo eterno. Tutti videro il suo pianto silenzioso, quando si rialzò. Poi, tenendo reclinato il capo, indietreggiò fino a sfiorare l'altra  donna. E in un attimo scomparvero nell'oscurità.

Ma ancora brillavano gli occhi, in assenza. Né ci fu bisogno di un lume per la veglia notturna.



Eugenio De Signoribus  da   L'altra passione ( Giuda: il tradimento necessario? )

 

L'ALTRA PASSIONE 4



CONGEDO


Non posso far finta di niente

su niente, neppure volendo


non posso, assorbo ogni cosa

tormento di macchia spugnosa


dubbiosa anche la mente

nel suo mostrarsi ritrarsi


alla lente


del suo chiedere ossesso

la prova della coscienza


la sua totale adesione...


potrei far finta di niente

votarmi all'incerta mia vita


ma sempre al calice amaro

sento di dovere attenzione


e sempre alla pena


e voglio che quel poco non sia

della specie che viene e che va


ma una pietra chiara nel fondo

specchio della mia verità.



Eugenio De Signoribus  da   L' altra passione ( Giuda: il tradimento necessario ? )


giovedì 9 aprile 2020

IL TRADIMENTO DI GIUDA 4


FORSE GIUDA NON AVEVA CALCOLATO QUANTO LONTANO POTEVA ARRIVARE IL SUO GESTO


(…) Vale poco una coscienza, o miei cari fratelli : trenta denari. E
       qualche volta ci vendiamo anche per meno di trenta denari.
      Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite catalogare Giuda
      come un pessimo affarista. C'è qualcuno che crede di aver fatto
      un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla
      parte dei nemici. Crede di aver guadagnato un posto, un po' di
      lavoro, una certa stima, una certa considerazione tra certi
      amici i quali godono di poter portare via il meglio che c'è nella
      coscienza di qualche loro compagno.Ecco, vedete il guadagno?
      Trenta denari. Che cosa diventano questi trenta denari? Ad un
      certo momento voi vedete un uomo, Giuda - siamo nella
      giornata di domani - quando  il Cristo sta per essere
      condannato a morte.
      Forse lui non avrebbe immaginato che il suo tradimento
      arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il " Crucifige ",
      quando l'ha visto percosso a morte nell'atrio di Pilato, il
      traditore trova un gesto, un grande gesto. Va' dov'erano ancora
      radunati i capi del popolo, quelli che l'avevano comperato,
      quelli da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la borsa:
      prende i trenta denari, glieli butta : " Prendete, è il prezzo del
      sangue di Cristo ! ". Una rivelazione di fede : aveva misurato
      la gravità del suo misfatto. Non contavano più questi denari.
      Aveva fatto tanti calcoli su questi denari. Il denaro. Trenta
      denari. Che cosa importa della coscienza? Che cosa importa
      essere cristiani? Che cosa importa di Dio? Dio non lo si vede,
      Dio non ci dà da mangiare, Dio non ci fa divertire, Dio non dà
      la ragione della nostra vita. I trenta denari. E non abbiamo la
      forza di tenerli nelle mani. E se ne vanno, perché dove la
      coscienza non è tranquilla,anche il denaro diventa un tormento.
      C'è un gesto che denota una grandezza umana : glieli butta là.
      Credete voi che quella gente abbia capito qualche cosa ? Li
      raccolgono e dicono : " Poiché hanno del sangue, li mettiamo
      in disparte. Compreremo un po' di terra e ne faremo un
      cimitero per i forestieri che muoiono durante la Pasqua e le
      altre feste grandi del nostro popolo." Così la scena cambia,
      domani sera, quando si scoprirà la croce e voi vedrete che ci
      sono due patiboli : c'è la croce di Cristo e c'è un albero dove il
      traditore si è impiccato.   (continua ).




               Don Primo  Mazzolari