martedì 30 settembre 2025

MI TROVERAI VIVO

 


                                                                  All' amore resta la leggerezza del volo....




" Mi troverai vivo " è un guanto di sfida lanciato alla vita che - con ostinazione pone l' uomo - poeta di fronte a prove stremanti, gravide di turbamenti e afflizioni.





Nella luce che attraversa l' asola

s' impone lo sconforto del dito

che ne occlude il passaggio.

Mia madre dice sempre

che il bottone alla giusta altezza

concede al tempo il suo respiro.

La qualità di un abito

è la meiosi fra chi cuce e chi indossa.



                                                ***


Fu troppa luce incanalata

a rendere abisso il mio guardare.

Dimenticai il dovere di morire

nidificando fra le grondaie del cielo,

quelle nuvole sospese e incastrate

nel citoscheletro di un insaturo celeste.



                                                ***


Sono tetri i pozzi

in cui cadono i piedi

quando il verbo è cucito nella carne

- nell' illusione di essere amati -

ci si immagina d' organza sulla spalla nuda.



                                              ***


SALA D' ATTESA


Il silenzio ha la dignità del fiore

è nell' apice che cela il seme

fluttuante al vento - senza foglie

attendendo la schiusa.



                                             ***


CAMERA 1


Diagnosi è una parola vuota,

è nella descrizione dello stadio

la scelta di remare nell' acqua melmosa.

Resta vano il pianto e la speranza

nel fango non vedi il fondale

anche indossando una maschera :

il sangue s' aggruma a rosario.



                                          ***


Amo l' uomo che respira lento

guarda il mare e non lo giudica,

la foglia che cade dal ramo

e s' affida al vuoto per tornare origine.

Amo il pensiero del serpente

l' ignoto ipnotizzato che solo lui conosce

e le donne che ridono forte

gli amici che sanno di muffa

perché nel vecchio si riposa ad occhi chiusi.



                                            ***


L' EREDITA'


Ho immaginato di raccontarti il mio dolore

almeno cinque gocce al risveglio

e venticinque prima del sonno.

Ho preferito poi

usare una matita 2B per scrivere poesie.



                                                 ***


La libertà

ha il peso delle ali ; 

all' amore resta

la leggerezza del volo.





                             Antonio Corona da     Mi troverai  vivo



lunedì 29 settembre 2025

E LUCEVAN LE STELLE

 


                                                     E' ancora l' incanto che lei cerca a tarda sera...



Con " Corpo di fondo " di Lucianna Argentino, entriamo nell' ambito della prosa lirica a carattere autobiografico. Di fatto, più che un' autobiografia in chiave tradizionale, l' autrice vuole compiere un recupero memoriale delle occasioni che più hanno visto fiorire in lei la dedizione alla poesia. Tuttavia - nell' opera - il riferimento a eventi precisi è labile, e anche i dati concreti per la ricostruzione degli episodi appaiono partecipi del clima di rarefazione che connota l' ordito del testo ( assistiamo a incontri d' amore, ad agonie, a cadute e , non di raro, nella pagina irrompe il rumore della storia : " I sommozzatori abbracciano i corpi degli annegati...". Nonostante l' inclusione nelle opere poetiche autobiografiche, colpisce la scarsa incidenza dell' io : prevalentemente l' autrice parla di sé in terza persona, quasi guardandosi vivere.




E' ancora l' incanto che lei cerca a tarda sera, schiudendo le persiane e sempre alzando lo sguardo al cielo, alla luna - alla sua luce perpendicolare, in discesa verso il nostro stare attoniti o distratti dinanzi a tutto ciò che non chiediamo, eppure viene come un silenzio stordito che nulla insegna perché nulla sa della spinta dal cuore al collo, nulla del loro inclinarsi all' indietro per superare l' altezza di quel gesto.



                                              ***


A sedici anni sognava l' Africa o Calcutta. Voleva mettere le mani nel dolore, dividere il raccolto dalla gramigna - qui sulla terra dove il di più viene dal maligno. Da tempo, oggi, nelle mani ha la poesia e con le parole separa il bene dal male, esplora l' ordine matematico dello spirito, ma a volte bene e male le si confondono negli occhi, tra le mani e le mani fanno a meno degli occhi così come fa la poesia.



                                                ***


Quando si lacera il tempo, lo rammenda col tessuto connettivo del silenzio cui segue il furore della penna. Ma di solito - sprovvista di segni - le cose le scuce, le separa dalla loro utilità, le ricuce sulla pagina ad altra necessità. Con le parole le ricama a un altro uso, un uso inutile eppure misteriosamente prezioso.

Indispensabile.



                                           ***


Li abbracciano. I sommozzatori abbracciano i corpi degli annegati per riportarli in superficie e lei abbraccia le parole vive nel fondo marino del suo corpo contro il loro corpo gonfio di silenzio. Le porta a galla perché sulla carta portino al mondo la lucentezza delle tenebre e come è giusto essere temporali e come è perfetta l' equazione di vita e morte per noi numeri complessi nel moto relativo dell' esistenza.



                                                   ***


Aveva creduto fosse facile vivere, e allora accordava i passi alla proprietà geometrica del tempo, ma il modello matematico fallì le previsioni e ci vollero i cani molecolari per seguire le tracce dell' amore - particella a massa nulla. Ritrovare la chiara circostanza dell' io assolto dalla singolarità. Ora calcola la relazione metrica tra bocca e bocca, l' intermittenza dello sguardo perché la parola sia credibile dentro ciò che nasce in spirito ma in spirito non rimane. E' questo - pensa - che accade a noi esseri umani non sottraibili dalle variabili coniugate di corpo e di anima.



                                            ***


Come i cani segue la traccia chimica della realtà. Come i cani annusa l' odore emotivo degli umani - la paura, la gioia e ne fa traccia alfabetica sulla pagina. Scompagina il silenzio, lo attiva perché nella parola sia parola trasparente che lasci passare la luce come fa la vita, a sorpresa, quando si fa materia e appare improvvisa in un giovane cervo che dal bosco attraversa la strada e nel bosco di nuovo scompare.



                                            ***


E' un canto acerbo la memoria che si dispiega a lato del suo compimento - l' erba incolta che dal bordo del campo osserva il grano e lo racconta. E' tramandare il bene e il bello, ma pure l' inciampo, la caduta, perché tra ciò che si eredita - dicono - la paura, il trauma, ma allora - pensa - anche la gioia che strappa l' anima dal corpo, anche quella sta nella trascrizione dei geni. La felice sequenza della vita, l' impronta del mistero di ciò che in noi diviene. E allora è un dire grazie alla piccola Drosophila *, al suo genoma così simile al nostro, il farne qui poesia.



                            Lucianna  Argentino   da   Corpo di fondo



* Il nome scientifico significa " amante della rugiada ", ma è più nota come " il moscerino della frutta ". Tutte le conoscenze che abbiamo su cromosomi e geni, sulla struttura del Dna e sulle sue funzioni, sono state acquisite partendo dalla Drosophila.




A ORIENTE DI QUALSIASI ORIGINE



     
                                          Questi silenzi che portiamo velati...                              




Nel " Canzone per l' estate ", De André si chiedeva " com'è che non riesci più a volare ", e Rodighiero risponde " che mai si arrende in noi questo volare inquieto. ".





XLVII


Questi silenzi che portiamo velati

dopo tanto clangore d' imperturbate ore accese

                                       dove si confondevano origine e destinazione

questi silenzi che sbrecciano da fuori

e a poco a poco irrompono nel tempo dei bilanci,

siano per l' anima questi silenzi di solstizio

come aurea luna della quercia

nella notte più lunga - squarcio, lanterna.



                                                 ***


XXXIX


E' un nido sulla soglia la sponda di salvezza,

il passo cadenzato del canto nell' intreccio ideale dei risvegli

quando mi dici - piango per tanta bellezza -

e candela gli occhi testimoni,

dici di intuire solo adesso il senso

nel gesto supremo di creazione.

Mia distesa dorata

benedizione delle bocche schiuse

                                              sulla schiena

alito di meridiana nel buio quando viene

nell' acidula lingua d' usignoli.



                                                 ***


XXX


Se non io a consegnarmi a dio

o a te, se è l' anima che

                              da sola, si consegna,

se nella pazienza abbiamo messo in salvo

il tempo sacro dell' incompiutezza,

sia benedetta dell' acqua l' ansa inquieta

benedetta sia la nuca carezzata all' alba

amata sia la dissolvenza

                           ( persa la pretesa di capire

                             il senso dello scorrere del fiume

                             il possente desiderio

                             tutto suo - di riaversi al mare )



                                                 ***


XXVIII


Provvisori noi, noi sentieri d' oro del mistero

che credevamo eterno, abisso e dimora,

costole allargate al vasto respiro

portavamo ignari, corone di rose.

Niente era certo come il sangue.

Noi eravamo quelli del tempo antecedente l' indugio

ruggito di radura vergine. Urogalli.


I castelli non avevano torri.



                                             ***


XVII


Tu mi porti là, dove le cose vengono

quando devono venire, con levità

come di neve, se la neve torna al seme.

Vengono insieme nella pazienza e nella cura

nella radura dei richiami - sapienti echi di rami,

attesa d' abeti a correggere voli.




                   Annalisa  Rodeghiero   da   A oriente di qualsiasi origine




domenica 28 settembre 2025

VIVO COSI'

 


                                                                                Il futuro è adesso...




Vivo così : dì attesa,

spergiurando su cosa mai può essere :

cuculo, tortora d' attesa. Oscilla

il lume, la calda mano degli altri.



                                              ***


Potrebbe essere 

uno di passaggio che gli rivela qualche

verità momentanea, tanto per dire,

o una duratura immersione, altre acque

di nascita e diluvio, parto e nuova

ragione, con il tempo che si rinnova

spariscono i vecchi sepolcreti della fuga.

Da questo momento tutto è possibile,

lo sentivo rodere invelenito, il peggio

è passato ed è più disteso nel parlare.



                                                   ***


Dell' ultraconosciuto non voglio sapere.

Mi manca la strada. Li ricordo tutti in un giorno

in un cumulo di luce in piedi come fosse ieri.

Sì, tornano per strade già battute, ma sono nuove

come gli abiti nel ricucito impegno a nuova vita.

Qualcuno ha riacquistato il vecchio smalto,

non soffre, sembra anzi la giudichi una fine

ancora imprecisa.



                                             ***


A te che nel riparo come per la Minerva

del Campidoglio mostri lo scudo, una volta

lo dicevo, io mi mostro, ricreami fuori della

freddezza che non mi appartiene. Tienilo a mente

per gli anni che verranno, la pietà, la pietà che Dio

ha mostrato e che ancora scenderà su di me. L' ora,

temevo, sopra le mie scelte di sempre, le tue semplici 

mani a guarirmi.



                                          ***


Una mano sul fianco, con l' altra stretta alla sua

serrata, se mancava alla presa ne avvertiva

una mancanza dolorosa. Presto, per la raggiunta

libertà, parte, non guarda indietro. Con gli anni

la ritrova nell' abbandono, con la voce che dalla

strada sale e dagli anni, non più quelli,

sente forte l' urgenza, il richiamo. Ci sarà pure

un modo per l' angolo della dimenticanza,

cercare nei cieli e nel disperso anelito

sbiadito. Lascia che sia la piccola mano,

perché non c'è più tempo sulla terra.

Vuole così.





                   Alberto Toni    da      Vivo così



sabato 27 settembre 2025

UN LUNGHISSIMO ADDIO

 


                                                             Per l' amore che non c'è, occorre solo amare...



Un caro amico di lunga data, di fronte a un grave male che lo aveva colpito, soleva dirmi : " La Poesia mi salva la vita ". 





GRIDA E SUSSURRI


Quando l' amore non c'è

io me lo invento,

faccio piccole case uguali

vi pongo le mani e le sedie.

Poi stringo forte l' aria tempestosa

ravvivo i capelli e prego.

L' amore inventato è una preghiera,

un canto senza voce

nella notte buia.

Non squillano telefoni

non luci accese.

Per l' amore che non c'è

occorre solo amare.

Volgersi a una tenda chiusa

incresparla col respiro

e, chiusi gli occhi, sorridere.



                                             ***


FRA ESTASI E AGONIA


Ci solo luci su questa strada

consumata e fatta d' aria

luci che spengono l' anima,

il siderale abbraccio della notte buia.

Giorno dopo giorno

sono cresciuto un palmo,

ora non cammino, semmai

volo radente.

Quando sogno l' aldilà

è un vortice di uccelli,

ma appena mi sveglio,

sono solo.



                                                     ***


FARSI PICCOLO


Farsi piccolo

come un fiore ignoto

che muore sul ciglio

come un figlio mai nato.

Farsi piccolo per non morire

invano, capire perché

mentre pensi alla morte,

sempre un verde t' assale

l' onda mossa dal verde d' un prato

celeste.



                                               ***


L' AMORE E GLI ATTIMI


Non dimenticarti del verde

della finestra che nasconde

sole e rugiada.

Non dimenticare la vita

oltre la porta di ferro

il canto della rondine

e la pioggia che cade

e lava e purifica.

Si spengono i giorni

per diventare adulti

si scordano i sogni

per morire piano,

ma senti che altrove si vive,

il riso perduto

il ballo e la voce.

Non siamo fatti

per spegnerci

semmai per bruciare.



                                              ***


LA COLPA


Se è una colpa non farcela

ad essere felici,

ebbene condannatemi,

che siano tutte sere come questa

con la tosse in arrivo

e un cielo stanco

a chiudere le ore.

Se solo potessi aprire ali e

finestre, di aria nuova

colmare i polmoni

credete che sarei ancora qui

ad annegare piano, 

in una melma spessa

nel dolore che sa di acqua e fango.

Neve scura cade dalle gronde

e tu non torni,

chissà quando rivedrò

il chiaro dei tuoi occhi;

intanto siamo terra e ombre

di un viaggio assurdo.

Spegnerei questo tremito

bagnandomi del Dio

che ancora cerco.




                  Paolo  Parrini     da      Un lunghissimo addio




DELLA MUTABILITA'

 


                                               Le tue orecchie si sintonizzano su stelle difficili....






Il filo che tiene insieme questa raccolta di poesia che spazia, spiazza e sconfina via via che procediamo nella lettura, potrebbe essere il viaggio, inteso come spostamento interno ed  esterno, che l' incertezza e persino il dolore carica di ricchezza. La scrittura non ricerca l' aspetto lirico, ma si sviluppa in un linguaggio lucido che riflette sull' inafferrabilità del senso della vita, senza nessun ripiegamento malinconico, quanto piuttosto una consapevolezza pacata della continua e inevitabile mutabilità dei fatti  della vita e dei sentimenti.





IO IN FOTOGRAFIA


Così questa sono io. Nel campo dopo che ci perdemmo.

Ho gli occhi rivolti in alto a destra

e la bocca un po' aperta.

Forse ho sempre questo aspetto.

Forse è un' espressione di sorpresa

perché sono ancora al mondo, per non parlare

di quella svolta sbagliata che portò a una quercia

( voglio dire foglia, foglia ) ; erba alta ( voglio dire

pizzicore da fieno ) ; la mia caviglia incerta ( voglio

dire il mio vecchio caro dolore ); il sapore caldo

della saliva in bocca ( voglio dire

lingua pesante ) ; le cellule del mio corpo

così nuove, fresche e non più in disordine

( voglio dire Speranza ) e oh il tempo lì

che era caldo, così caldo, così caldo, così caldo quel giorno.



                                        ***


ALL' ESTATE


Poggi leggera sul tuo cuore.

Non ti vuoi spostare.

Le rondini schiamazzano

in giro per casa. Tutta la notte

aspetti ansiosa che un venticello

ti faccia crollare addormentata.


Ti corichi davanti alla porta,

la testa rivolta a nord, ma

nessun altro dei punti cardinali

s' insinua furtivo nel tuo corpo. Le tue orecchie,

liberate con olio d' oliva, si sintonizzano

su stelle difficili, sonore e roventi.


L' estate sta finendo. Tu già

ti scontri col primo fiocco di neve,

la bocca aperta per gustarlo, pronta

a ingoiare tutte le stagioni.



                                            ***


SENZA  CAPELLI


Possono mentire i calvi ? La natura delle pelle dice no :

è pallida come neonato, sostanza tenera come erezione,

ogni pensiero visibile, conoscenza pura,

mente attiva - brilla attraverso il cranio.

Ho visto una donna - del tutto calva - che faceva le pulizie.

Lavava il pavimento verde, spolverava scaffali,

tutta straccio e concentrazione, regina della luna.



                                                    ***


DELLA  MUTABILITA'


Troppe delle cellule migliori del mio corpo

prudono, frastagliate, inacerbite

in questa gelida primavera. E' il duemilaquattro

e non conosco un' anima che non si senta piccola

nella folla. Rasa a zero.

Abbassa gli occhi questi giorni e vedrai che i piedi

non si fidano del marciapiedi e le tue analisi del sangue

incupiscono il volto del dottore.


Alza lo sguardo e con la coda dell' occhio coglierai

eclissi, foglia d' oro, comete, angeli, lampadari,

raggiungili se vuoi, impara l' astrofisica o

il canto folk, il sacrificio umano, la mortalità,

a volare, pescare, il sesso senza toccarsi troppo.

Non ti preoccupare - però- di andare altro che in cielo .



                                                 ***


LA  SERENISSIMA


Ero sulla terra ma la terra non apparteneva

più al mondo, le era concesso poggiare

qua e là su zolle galleggianti.

Il marciapiedi ondeggiava sotto le mie scarpe.

Tutto quel che vedevo apparteneva all' acqua :

liquide chiese e teatri, monumenti, case,

liquido sole e cielo. Le mie mani vagavano

nell' acqua, raccoglievano acqua. La faccia rivolta

alle nuvole. Sentivo le membrane

del mio corpo tremare per il fluido

che contenevano, e il flusso maestoso della linfa,

il pulsare accelerato del sangue. Il motore di una barca

vibrò attraverso la terra, le onde, i miei piedi

fin dentro il mio petto. Lenta - lentamente - salii a bordo.




                        Jo  Shapcott   da      Della mutabilità



venerdì 26 settembre 2025

ANNA, LA VECCHIA POETESSA

 


                                                           Anna Achmatova  dipinta da    A. Modigliani




Anna Segre è medico, psicoterapeuta, orfana e autoimmune. E anche poeta e ha scritto vari testi di poesia, di cui l' ultimo "  Onora la figlia  ", che presenterò.




LA VECCHIA POETESSA

Sono una vecchia poetessa
perché quand'ero giovane ero grassa
mi sentivo goffa
non osavo l' arte
ma offrivo solo il mio
servizio.

Sono vecchia 
perché ero chiusa dentro
i muri di mio padre
tenevo l' arte in bocca
la covavo
per proteggerla
serbandola per un qualche
forse
per un futuro improbabile
ma che non si sporcasse
nello sbeffeggio di lui.

Ero poetessa nelle lettere
all' amore non vissuto
tutte le mattine
prima del sole
come Aracne,
lei mi rispondeva con menu
e cronache dei giorni senza me
e io me lo facevo bastare.

Ero poetessa
cercando e trovando
la parola
per la paziente muta e sfocata.
Ero poetessa
tacendo al momento giusto
ma chissà se si è sentita nell' aria
vibrare
questa mia corda
intonata.

Ero poetessa
anticipando catastrofi
non avvenute,
vedendo sentieri nel caos,
sentendomi salvata
malgrado la diagnosi.

E adesso sono una vecchia
poetessa
che non trattiene
il turpiloquio
l' empito
lo slancio
e l' idiozia.




                                    Anna  Segre           Inedito



POESIE DI LEONARD NOLENS

 


                                                E' la vita stessa, questo tremore che ti possiede...




Leonard Nolens ( 1947 ) è uno dei più importanti poeti viventi delle Fiandre. Romantico, scrive spesso d' amore e dei modi per sfuggire all' identità.  Le sue poesie si distinguono per i modi polifonici di pensare e per quelli immaginari di agire : ognuna di esse rappresenta un ragionamento; ogni ciclo un tipo comportamentale solido ed esplosivo.




ESULE


Non è qualcosa, non è qualcuno

ciò che forse ieri ti ha lasciato.

Non è qualcosa o qualcuno ciò che oggi

ti ha abbandonato qui al tuo destino.


E' la vita stessa, questa luce

col tuo volto così poco sostanziale.

E' l' esatta carenza di luogo

del tuo corpo posato qui su una sedia.


E' l' aria : una fuga di nuvole

sulla retina di un cieco, è questa 

perpetua durata, in mancanza di respiro

divisa in  misure e tempi.


E' la vita stessa, questo tremore

che ti possiede, questa trama che sei tu.

E' questa vita stessa che oggi

ti lascia solo con il tuo peso specifico.


E' l' oggi con tempo da cani e carne umana,

l' eterna febbre nella testa, la tua bestia.

E' soltanto la vita stessa che oggi

ti ha consegnato qui al destino.



                                               ***


DUPLICITA'


Essa è il letto che non mi lascia sognare,

la prima colazione, impossibile a inghiottirsi.

E' il bacio del risveglio che così caramente mi sfigura

e affiora un morire che devo imparare.


Io sono il suo uomo che ha perso la solitudine

e, diventando solo nella sua duplice essenza,

si infatua di sé, ambivalente, insicuro.

Essa è la ferita insanguinata che mi può guarire.


E' la luce che mi priva della luce.

E' la via che mi sbarra il cammino.

E' la casa che mi aliena dalla casa

e mi  imprigiona all' indirizzo che le dico.



                                                ***


EPITAFFIO


Ho un amore che è vecchio quanto me.

Non può morire finché non sarò morto io.


Le piace così tanto essere oppressa dal mio nome.

Pubblica la mia carne e il mio sangue finché non è tutto sparito.


Spaccia notizie obsolete su di me in tutto il mondo

e seleziona ciecamente i versi che non ho mai capito.


Ho un amore, è sempre in pericolo

e può andarsene solo quando non conosco la strada.


La strada che stiamo percorrendo la facciamo rotolare fino a farla diventare

una pietra. Un giorno la deporremo sulla nostra tomba.



                                                   ***


IL POETA A SE' STESSO


Avanti, provaci pure, spogliami

fino all' osso, rimarrò il taglio finale

del tuo vestito, il rettangolo riposato

del tuo letto, la tua forma più utile di speranza.


E tu, tu non sei altro che un barlume

di me, oh tu, la mia ombra che fuma una sigaretta dietro l' altra

fra due treni, il mio fantasma gemente


con le valigie, tu, il mio fantasma zoppicante

che ti laverà via attraverso la lenta porta girevole

di una stazione abbandonata.


Avanti, provaci pure, dimenticami,

amico mio, schiavo franco e assente.

Sono la tua frusta, tu sanguini dalle mie ore.

Sono il tuo lavoro e tu sei il mio servitore.



                                                      ***


NOTTE  TRASFIGURATA


Sediamo nude a tavola. I tuoi occhi illuminano la stanza.

Le tue mani, fosforescenti, come farfalle, sussultano nell' aria

quando mi parli o dormi sul tappeto nero.


Le tocco ogni giorno. La loro linfa vitale conosce il mio nome.

Le loro vene trasparenti conoscono il corso del mio destino. Il flusso

del nostro sangue che trasforma il bianco delle tue guance in desiderio macchiato.


La porta del giardino si spalanca. La pioggia che inizia a cadere fa frusciare gli alberi,

bagnando la finestra tremolante dove sei seduta, splendente,

una luce in cui mi vedo, in cui potrei scomparire.


Impili i piatti, togli le briciole e versi altro vino.

Sento il tintinnìo delle porcellane blu e dei coltelli in cucina,

lontano. Mi fanno male le gambe per non poterti raggiungere.



                                        Leonard   Nolens



giovedì 25 settembre 2025

SE LA PIETRA FIORISCE

 


                                                                                  Cade tempo dal cielo....





LONTANANZA


Il vento ha svuotato

le sillabe del tuo nome,

non ha contorni il ricordo

e di me non sai nulla,

anch'io sono per te la lontananza

che non ha occhi né mani,

sono il vuoto di una nube

che cammina nel vuoto.


C'è un confine verso cui muovere,

lasciando questo niente al niente,

un confine dove incontrare

il paese della tua pelle ?


Sull' isola, tra gli spini e la sabbia,

un cerchio di cenere.

Una vela cavalca l' orizzonte.



                                               ***


CADE TEMPO DAL CIELO


Il cane fiuta l' effluvio delle zolle

che annuncia la sera.

Sull' onda rosagrigia delle crete

filari d' alberi scuri risalgono

verso i poggi. Dall' orizzonte dilagando

si versa sulle ultime colline

il giallo del tramonto.


Cade tempo dal cielo,

muore silenzioso nel fogliame.


Stanno, animali e uomini, nel cuore

dell' addio, nel suo battito che è in accordo

col soffio delle piante,

mentre la terra cerca il sonno,

e la prima stella trapunge sovrana

il mantello della lontananza.



                                             ***


ROSA MUTABILIS


Quando la luce diluvia dall' azzurro

e sui petali aderge la rugiada,

lei, tremando, s' imporpora,

poi, variabile stella,

accorda la tastiera dei colori

al movimento dei corpi

che vorticano infiammati

di celeste lontananza.


Il fiato della terra la dischiude

al brivido di fragilità e vertigine,

e il cielo, frugando nel suo cuore,

la fa pensosa del mondo,

della sua follia.



                                                ***


PRIVAZIONE, CON FIGURA


E questa che è figura d' ombra, colma

della sua assenza, questo vuoto segno

che, privo d' anni, privo di pensieri,

mostra una vita che è meno di niente,

una vita che pare trasparente

e ha un volto ch'è soltanto d'aria e vento,

cenere d' ogni desiderio spento,

questo corpo di mancanza che è assillo

nella stanza del tuo rammemorare,

insistenza che ascolta il respiro

quieto dell' erba e delle pietre, questa

mancata specie, che serba il profumo

di quel che non accade, t' appartiene

certo, come la stella alla finestra,

come appartiene la ferita a questa

materia d' ombra con lampi, che è la vita.



                                                     ***


DELLA  BELLEZZA


Sotto la tenda degli alberi

guizza, affannato,

un brulichìo di viventi.

In alto, la sfumata perfezione

dell' orizzonte.


Così, scaglie aspre d' esistenza

dormono nel tuo sorriso.


Sta con noi il lampo dell' apparenza.

La terra ruota, imperturbata,

tra le stelle.



                                                  ***


PIOGGIA


Sotto il velo della pioggia le piante

piegano foglie, spengono i pensieri.


Si rifugiano i nomi nell' opaca

eguaglianza delle forme, e la malva,

il tarassaco, il topinambur, il papavero

s' infogliano in unico verde

flagellato dalla musica dell' acqua.


I  fiori serrano i petali nell' urna.


Il vento sferza la chioma del tiglio

che ha memoria di una sera ospitale,

il suo inatteso tepore.

Nessuna luce marina che inviti

ora a un brivido di presenza.

Solo il grigio delle raffiche

che cancella la linea dei poggi

e trascina nel concerto stregato

anche il cielo e le sue iridescenze.


Fluttuano nella stanza del ricordo

nubilose sfigurate parvenze.




                             Antonio  Prete     da       Se la pietra fiorisce

  


mercoledì 24 settembre 2025

I SEMPLICI ABBANDONI DI ALBERTO

 


                                                               Aspetta che la semina si compia...



" Ciò che Preziosi, in questo notevole lavoro, vuole indagare è la condizione umana, che non si manifesta in situazioni particolari di indigenza, malattia, sopraffazione e via dicendo, ma si fa rarefatta , " assente " appunto, esibendo una fragilità nella sua più diffusa e anodina quotidianità priva di eroismi di qualunque tipo. L' uomo è chiamato all' assenza di sé perché l' assenza è sempre più feconda e ricca di suggestioni : laddove qualcosa non c'è si può sempre immaginare. E laddove qualcosa c'è, dobbiamo sempre montalianamente " riperderla " per comprenderla. E' un po' una situazione limite, che però ben illustra lo status quo dell' umano fatto di tante contraddizioni che sono - nostro malgrado - la nostra verità... Questa raccolta ha come intento lirico di fare esperienza dell' uomo in tutte le sue varianti, nelle sue vittorie come nelle sue sconfitte, nei suoi abbandoni come nei suoi ritorni : l' uomo è sempre tale sia quando si appassiona sia quando si disamora; è sempre in quel dolore sordo che non si placa, quel dolore per un paradiso mancato, per quel destino di nulla nel quale siamo relegati e condannati. Con estremo coraggio. Preziosi perviene a una condizione umana senza sconti e fonti di redenzione ( da laico quale egli è ). Eppure c'è sempre una storia da interrogare in maniera incessante, come quando in versi, scrive : "C 'è qualcosa di morto nel respiro / che insiste alla ricerca della vita / questo incedere sempre a testa alta / nei ricorsi di questa storia effimera / Perché qualcosa sfugge, non ne dubito, / qualcosa resta ancora da ascoltare / qualcosa volubilmente inerme e senza strada... "

( Dalla  Prefazione di Giuseppe Cerbino  )




I SEMPLICI ABBANDONI


Quante cose scompaiono

giorno dopo giorno

se ne vanno per conto loro

senza preavviso prendono il volo

per tornare al tempo remoto

di un loro angoletto vuoto


Del nostro desiderio d' abbandono.



                                               ***


SONO LINGUA


Sono tornata a fumarti nel freddo,

a dissolvere i tuoi presentimenti.

Non sono pace ma nemmeno guerra,

non sono male di benevolenza.

Sono lingua nel pieno della propria

forma sconsiderata, sono taglio

senza linee, ma d' oppio nella mano.

Sono una interruzione tenue, inverto

apostrofi e trasformo accenti in fuoco

dove fitto ribatte ancora il suono.

Sono fiori essiccati d' abbandono

tutto il nulla da cui potrai riprendere

il verecondo e spurio immortalare

e poi cantare per non pronunciare.



                                                  ***


LE COSE INESATTE


Per le cose inesatte c'è un attrito

e l' uomo a cui ripenso le dispone

offrendosi all' autunno che si aggira.

La posizione presa lo avvicina,

quel non saper più stare dentro me

sostanzia la vanesia distopia

e poi c'è altro, una malinconia.



                                                      ***


L' UOMO QUI ASSENTE


Aspetta che qualcuno sappia cogliere

le nostre solitudini da farne

un fertile terreno per l' eterno;

aspetta che la semina si compia

ma del raccolto non avrai che gli occhi.

I germogli che sei, che non sarai,

avranno preso piede in una fossa

perché sanno dover essere morti

per vivere davvero nella vita.

Un' altra solitudine che avanza

se ne appropria e racconta di se stessa

con dedizione ma a parole tue.



                                           ***


QUI


Qualcosa da lontano ha preso piede

sotto l' egida muta del mistero

dove la foglia morta nutre l' albero

e ricomincia qui dove ha lasciato.



                                                 ***


ANCHE SE ONDA TU NON SEI


Nel contraddirti non c'è più esercizio

di contrapposizione, ma si accettano

consigli su sconfitte ancora calde, e

come il sangue tenuto dal bendaggio,

dammi un abbraccio necessario e franto

inutilmente invaso da minuscoli

ricordi ancora in grado di alterare

le circostanze morte abbandonate.

Ma il silenzio è pura rappresaglia,

dalle interiora s' alza un suono bianco

o forse più un rumore in sottofondo

a cui mi riprometto di badare.

Non ho imparato a farlo a modo tuo

su queste lastre marmoree che interpretano

l' eterno un divagare come il sale,

smarrendo il mare tra le nubi grigie

e quando piove sento come arrivi

anche se onda tu non sei oramai.




                     Federico  Preziosi   da    L' uomo qui assente



L' OSCURATO DI CELAN

 


                                                                                    Impara a vivere....




Il 26 Ottobre 1965, Paul Celan, in viaggio verso la Provenza, cerca disperatamente di ristabilire un contatto con la moglie Gisèle. Di lì a un mese avrebbe cercato di accoltellarla. Recluso in manicomio, verrà trasferito verso metà febbraio del  ' 66, alla Clinica psichiatrica della Sorbona. Da lì, per due mesi, Celan non smette di scrivere : trentacinque poesie che il poeta consegna via via alla moglie, dedicandogliene metà. Così, uscito dalla clinica, si ritrova con un piccolo Canzoniere. Un Canzoniere ribaltato e deformato : se in quello di Petrarca la donna era in cielo e l' uomo in terra, in quello di Celan la donna è in terra e l' uomo in ceppi : oscurato. Ma non è oscurata la sua poesia: questi versi infatti costituiscono una delle sue più belle raccolte, lirica e tragica allo stesso tempo, mortuaria e vitalissima...




Oscurato

il potere delle chiavi.

La zanna governa,

dai resti del cretaceo,

contro l' attimo

mondiale.



                                             ***


Non scriverti

tra i mondi,


imponiti alla

varietà dei significati,


confida nella scia di lacrime

e impara a vivere.



                                             ***


Erosi

dall' inondante dolore,

amareggiati


tra gli ossequi verbali

eretti, liberi.


Le vibrazioni che ancora

una volta in noi

si annunciano.



                                          ***


Nel giro, udito

sproloquiare a vuoto,

con guaito servile 

in certe pause -


Ti ridon dietro, e tu,

con presagi in gola,

bocca goffa,

traversi a nuoto il tratto di destino.


Il grido di un fiore

cerca di giungere a esistenza.



                                             ***


Netto, laggiù, l' aperto

segno dei ceppi;


anche sciolti gli amanti

dalla radice - cella d' olmo,


Ciò ch'è nero -

forcuto, maturo all' agonia

rialza la voce, il profuso di luce

si avvicina.



                                               ***


Non spegnarti del tutto - come altri fecero

prima di te, prima di me,


la casa, dopo la pioggia di boccioli,

dopo

l' abbraccio,

si slarga sopra noi

mentre la pietra

attecchisce,


un candelabro, grande e solo,

s' immerge qui,

capisce ;

al fendersi della vasca

tutta in porfido, come

pullula

di occulto, inevitabilmente,


dove

ora stanno gli occhi aperti,

mattina, mezzodì, di sera, a notte.




                                   Paul  Celan     da     L' Oscurato  Trad. di Dario Borso