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martedì 7 febbraio 2017

Granola senza glutine e molta nostalgia

Granola

Piatto tipico da fricchettoni americani.
Di quelli che se potesse il nostro amico Trump li metterebbe tutti al muro.
Ma i fricchettoni non esistono più, se chiedi ai giovani cos'era il 68 non lo sanno, quindi direi che Trump ha vinto. Cosa che non a caso è successa davvero. Con buona pace di chi, come la Mastrocola, pensa che sia colpa del '68 se gli studenti non sanno scrivere.
Vorrei ricordare alla Mastrocola che il '68 era 49 anni fa, e quei ragazzi che hanno a suo dire rovinato la scuola sono tutti o quasi in pensione. Purtroppo aggiungerei.

In onore di chi credeva che sarebbe riuscito a cambiare il mondo, ci ha provato e alla fine è stato ricacciato ai margini, la mia granola, una roba buonissima che crea dipendenza, a base di fiocchi di avena da poco sdoganati per chi ha problemi di glutine, con nostra grande gioia!

Attenzione però! È una roba buona, contiene cose abbastanza salutari, tipo i semi oleosi e la frutta secca, il miele ma non si può dire che sia dietetica, anzi! Tenendo conto che contiene anche olio e zuccheri vari, è una roba da consumare con moderazione.

La presenza del miele nella ricetta, che può "raddoppiare" se mescoliamo la granola con lo yogurt e dolcifichiamo con miele, mi permette di partecipare (fuori concorso) al #GFCalendar di Febbraio! 

La ricetta è un mix di ricette tratte da vari libri, da "Simply Nigella" a "Buon appetito america" di Laurel Evans a "It's all good" della Paltrow.

Granola

Granola

Ingredienti
200 g di fiocchi di avena *
20 g di olio extravergine di oliva leggero
20 g di miele 
30 g di golden syrup (o sciroppo d'acero, o miele) *
20 ml di acqua
50 g di mandorle in lamelle
30 g di nocciole tostate e tagliate grossolanamente
30 g di uvetta sultanina
30 g di semi di zucca
30 g di semi di girasole
3 o 4 datteri Medjoul a pezzetti 
1 cucchiaino di estratto di vaniglia *(io me lo faccio in casa)
1 cucchiaino di cannella in polvere ***
1 cucchiaino di zenzero in polvere  ***
1/2 cucchiaino di sale

* ingredienti a rischio di contaminazioni da glutine
Per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
** prodotti sostitutivi equivalenti a quelli contenenti glutine.
*** le spezie, anche in polvere, in teoria non sarebbero ingredienti a rischio. Però io non mi fido, e cerco sempre quelle con la scritta SENZA GLUTINE. 

Mescolate in una ciotola i fiocchi d'avena, le mandorle, le nocciole, i semi di zucca e di girasole. Cospargete con le spezie.
In un ciotolino mettete il golden syrup, il miele, l'acqua, l'olio, il sale e l'estratto di vaniglia. Mescolate bene fino a sciogliere miele e golden syrup.
Versate questo sciroppo nell'altra ciotola e mescolate bene fino che a tutto è ben amalgamato
Rivestite una teglia da forno con carta forno e spargeteci sopra la miscela preparata in uno strato uniforme. 
Infornate nel forno preriscaldato a 160 °C a metà altezza e cuocete per 15-20 minuti, quindi toglietelo dal forno, mescolate in modo da spezzare i pezzi più grossi, ma lasciate quelli più piccoli interi, è piacevole trovarli sotto i denti. Rimettere in forno per un altro quarto d'ora, o fino a quando diventa dorato ma non bruciato. 
Estraete dal forno, aspettate che raffreddi, uniteci uvetta e datteri e conservate in un barattolo ermetico. 
Lo potrete usare a colazione o a merenda, insieme a yogurt bianco naturale e frutta fresca, lo potrete mangiare con moderazione da solo, lo potrete usare nei dolci al posto del crumble. 

Con questo post partecipo al #GFCalendar 
con il miele del mese di febbraio di Gluten Free Travel & Living 
con la partecipazione di Cristina di … Per Incanto
GFCalendar Miele

venerdì 4 marzo 2016

Brick à l'oeuf senza glutine, da leccarsi le dita

Brick à l'oeuf senza glutine

Ho questo passato internazionale, da expat si direbbe oggi, di cui, un po' stupidamente, tendo ad essere fiera, anche se di merito ne ho ben poco.
Quando ero piccola, anzi, piccolissima, diciamo pure appena nata, la mia famiglia si trasferì per un paio d'anni in Tunisia: mio padre, giovane architetto di belle speranze, aveva trovato lavoro là, con la cooperazione internazionale. Niente di particolarmente romantico: giovane architetto neo-laureato, era stato chiamato, nell'ambito di un progetto del Ministero, a collaborare sulle problematiche urbanistiche di una regione tunisina. La faccenda si ripeté poco dopo, e infatti ho al mio attivo altri due anni da expat, questa volta in Algeria. Devo dire che mentre della Tunisia non ho alcun ricordo - ero davvero troppo piccola- dell'Algeria ne ho molti: le maestre dell'asilo, il mio fidanzatino, ma anche il mare, Algeri la bianca, il deserto, le oasi, la bontà della soup aux poissons, dei dolci dolcissimi al miele e del cous-cous ai legumi e verdure. Amavo meno l'onnipresente carne di montone, che pure adesso non è che mi entusiasmi, al ricordo.
Anche se della Tunisia non ricordo granché, ho tantissime foto, di un giardino pieno di piante lussureggianti fra le quali muoveva i suoi primi passi una bambina già allora parecchio cicciottella e molto divertita, di una bambola più grande di lei, di una giornata a Djerba durante la quale, almeno a giudicare dal reportage fotografico, devo essere stata parecchio uggiosa. Anche della mia amatissima nonna Carmela, in visita fra palme datteri e sabbia.
Ovviamente ci sono i tantissimi ricordi dei miei genitori, la malinconia di mia madre sola con una bambina piccola in un paese straniero dove parlavano una lingua per lei incomprensibile, mio padre sempre fuori per lavoro, le lunghe ore passate ad intrattenermi in giardino, cercando un po' di refrigerio dalla grande calura sotto gli alberi, o rintanate dentro casa. Una malinconia che pian piano si impossessò di lei fino a costringere il giovane fratello a venirle a fare un po' di compagnia.
I racconti però narrano anche di cibi, e soprattutto mio padre ha sempre decantato la meraviglia di un piatto che fu il primo a mangiare appena arrivato laggiù, un fagotto di pasta croccante fritta fumante che aperto rivelava il suo delizioso segreto, un uovo con il bianco appena rappreso e il tuorlo ancora fluido, ma caldo, il tutto accompagnato da verdure e profumi arabi: il brick à l'oeuf. Sento parlare di questo piatto, forse oggi lo chiameremmo street food, da cinquant'anni, e me ne sono innamorata per procura anch'io, pur senza averlo mai assaggiato. Mi era sempre parso molto difficile da fare in casa, e poi, la pasta brick, chi la trovava da noi?

Pasta brick senza glutine

Poi è arrivata la celiachia, la mia passione per la cucina mi ha sempre più consumato, o meglio sarebbe dire fatto lievitare, e questa pasta brick ricorreva nei miei pensieri. Riuscirò a farla? Come si farà? Mi sembrava un'impresa oltre le mie possibilità ma, si sa, niente è oltre le proprie possibilità, se si vuole veramente una cosa. Così mi sono ritrovata a cercare notizie sul web, a consultare libri e siti, e alla fine è venuta fuori, delicatissima e buonissima, e con lei il mio primo, ma certo non ultimo, brick à l'oeuf, che certo non ha tradito le aspettative. È veramente, nella sua semplicità, un piatto buonissimo.
Per il ripieno si può dare sfogo alla fantasia, ho letto che uno dei ripieni più classici è a base di tonno, capperi e patate, con ovviamente l'aggiunta dell'immancabile uovo.
Io ho preferito, come primo esperimento, provare la semplicissima ricetta di Ottolenghi, di cui mi fido ciecamente: occhieggiava da tempo su Jerusalem, e non mi ha tradito. Cipolla soffritta, prezzemolo e uovo. Rièn d'autre.
Ma facciamola finita, con queste memorie d'infanzia che non interessano a nessuno e via alla ricetta.

Brick à l'oeuf senza glutine


Brick à l'oeuf senza glutine
Ingredienti
(per 4 brick à l'oeuf)

8 o anche 12 fogli di pasta brick senza glutine (¶) 
4 uovo
6 cucchiai di cipolla tritata (meglio se cipollotto, ma io l'ho fatto con la cipolla)
4 cucchiai di prezzemolo 
sale
pepe 
olio extravergine di oliva
250 ml di olio di arachidi

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Procedimento
In una padella mettete un cucchiaio di olio extravergine di oliva e fatevi soffriggere la cipolla almeno una decina di minuti, mescolando, finché appassisce senza dorare. 
Per ogni porzione stendete i fogli di pasta brick sovrapposti su una fondina. La ricetta parla di un foglio solo per porzione, ma la mia pasta brick è davvero sottile e delicata, e uno foglio solo non reggerebbe il ripieno. Ne ho usati due, ma anche tre ci starebbero bene.

Brick à l'oeuf senza glutine

Mettete un cucchiaio e mezzo di cipolla nel mezzo, un cucchiaio di prezzemolo tritato, e allargateli creando una specie di fontana. Rompete nel mezzo l'uovo, cercando di evitare che sbordi. Salate e pepate con generosità, e richiudete delicatamente la pasta brick come se fosse un pacchetto, verso il centro: prima il lato di destra, poi quello di sinistra, poi la parte in alto quindi quella in basso. Dice che non c'è bisogno di sigillare i bordi, se l'impacchettamento è fatto per bene reggerà, e in effetti così è stato.
Mettete l'olio di arachidi in una padella non tanto grande, dovrà avere circa 2 cm di profondità. Eventualmente aggiungetene altro fra la cottura di un brick e l'altro.
Accendete il fornello e fate scaldare l'olio. Dovrà essere caldo ma non caldissimo, altrimenti i brick brucerebbero troppo velocemente senza permettere all'uovo all'interno di rapprendersi.
Quando l'olio sarà caldo, aiutandovi con una paletta, e delicatamente, trasferite il primo brick nella padella, con la chiusura del pacchetto rivolta verso il basso. Fate cuocere circa 60-90 secondi per parte, quindi trasferite il brick sul piatto di servizio e cuocete il successivo.
Vanno ovviamente mangiati subito.
Mio babbo racconta che in Tunisia si mangiano con le mani, e viene messa a disposizione una bacinella piena d'acqua tiepida con dentro alcune petali di rosa e una salvietta pulita per ripulirsi le mani dopo essersi abbuffati e sporcati di tuorlo d'uovo.

È una delle tante ricette che potrete trovare sul mio libro Torte rustiche gluten free.


Torte rustiche gluten free




Con questa ricetta partecipo anche al 100% Gluten Free (fri)Day
una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living

mercoledì 30 dicembre 2015

Sablé al parmigiano senza glutine

sablé salati al parmigiano senza glutine

C'è qualcuno che voleva qualcosa di peccaminoso per le feste.
Non so se il dolcino dell'altro giorno lo sia abbastanza, sicuramente questi biscottini salati che si sciolgono in bocca, profumati di parmigiano, lo sono di più. Spero che la mia amica adesso sia soddisfatta.
Saranno davvero perfetti per il cenone di Capodanno. O per qualunque cena in cui vogliate fare una splendida figura.

Ricetta originale di Felder, che ho scoperto tramite Ale del blog Old Fashioned Lady, all'epoca pubblicati su Menu Turistico, nel lontano 2011.
Sul blog Calme and cacao troverte una versione con la paprika, che proverò quanto prima.

Io li ho serviti in purezza, ma anche con una crema al prosciutto cotto, così per gradire.

Per lo sglutinamento, rispetto alla ricetta originale, ho aumentato un po' la farina.

Sablé parmigiano con mousse al prosciutto cotto
Ingredienti
(per 30 biscotti piccoli)
60 g di farina di riso (¶)
30 g di amido di tapioca (¶)
30 g di amido di mais  (¶)
20 g di fecola di patate (¶)
10 g di farina di mais fioretto (¶)
2 g di xantano (¶)
100 g di burro 
1 tuorlo d'uovo
60 g di parmigiano grattugiato
sale
pepe nero di mulinello  
(per la crema al prosciutto cotto)
200 g robiola
100 g di prosciutto cotto  (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.


Procedimento
Mescolate con la punta delle dita gli amidi, le farine, lo xantano e il burro freddo a pezzetti. 
Quando avrete ottenuto un mucchio di briciole fini unite il parmigiano, un pizzico di sale, una spolverata di pepe di mulinello.
Per ultimo il tuorlo d'uovo.
Mescolate rapidamente. Se dovesse essere troppo appiccicoso, aggiungete un po' di farina, se non dovesse stare insieme perché troppo asciutto, un gocciolino di acqua fredda.
Alla fine, ma una fine veloce, compattate a palla, e mettete in frigorifero per almeno un'ora.
Togliete dal frigorifero, stendete con il mattarello ad uno spessore di 5 mm. 
Ritagliate le forme che preferite, io stelline piuttosto piccole, ma di due dimensioni, che poi ho accoppiato insieme alla crema al prosciutto cotto.
Rimettete in frigorifero per un quarto d'ora ancora, quindi infornate a metà altezza nel forno preriscaldato a 180 °C, e cuoceteli per 10-12 minuti. 
Quando li toglierete dal forno, appena imbionditi ai bordi, saranno ancora morbidissimi, e non dovranno essere toccati.
Lasciateli raffreddare nella teglia, e spostateli solo quando saranno perfettamente freddi.

Nel frattempo preparate la crema al prosciutto cotto, che consiste nella difficilissima operazione di mettere il prosciutto cotto e la robiola nel mixer e azionarlo per il tempo necessario ad ottenere un composto cremoso. Se fosse troppo denso, unite un po' di latte freddo.

Quando i biscotti saranno freddi, mettete sulle stelline più grandi un cucchiaino di crema (potreste anche usare un sac à poche, anzi, sarà più veloce), quindi coprite con una stellina più piccola.
Servite subito.
Finiranno ancora più subito.

È una delle tante ricette che potrete trovare sul mio libro Torte rustiche gluten free.



Torte rustiche gluten free

mercoledì 14 ottobre 2015

Una treccia senza glutine dolce dolce

Treccia farcita ai mirtilli senza glutine / Gluten free blueberry braid


Tempo di scuola.
Per gli insegnanti settembre e ottobre sono due mesi davvero infernali, pieni di impegni -riunioni, collegi, consigli di classe- e poi test di ingresso, le prime verifiche, tutto di corsa, per arrivare ai primi novembre ed essersi fatti un'idea delle classi, soprattutto quelle che vediamo per la prima volta. Prime, ma non solo, perché la continuità didattica è spesso un'araba fenice nelle nostre scuole: perché magari l'anno precedente quella classe ce l'aveva la collega precaria, che quest'anno non è tornata, oppure il collega che è andato in pensione, ma anche semplicemente per incastrare gli orari dentro la cornice delle 18 ore, capita spesso, purtroppo, che ci sia un avvicendamento di professori fra le classi. Ed è purtroppo altrettanto vero che la classe che ha il docente di ruolo stabilmente insediato a scuola in prima, riesca a rimanere in questa felice situazione per tutti e cinque gli anni, mentre la classe che ha cominciato con i supplenti annuali vada avanti così, cambiando professore di anno in anno, con tutti i disagi che ne derivano.
Perché se è vero che avere un insegnante pessimo per cinque anni è una iattura, è altrettanto vero che statisticamente di insegnanti pessimi, come di meravigliosi, ce ne sono pochi, e nel mare magnum degli insegnanti normali, cambiare ogni anno non aiuta.
Gli alunni devono adattarsi a un nuovo stile di insegnamento, e di valutazione, ogni volta, gli insegnanti devono imparare il modo migliore per gestire quella classe specifica, che non è lo stesso per tutte, e per fare questo ci vuole tempo.
Insomma, la continuità didattica, a parte rarissimi casi, sarebbe cosa buona è giusta, ma non sempre viene rispettata.
Io quest'anno ho conservato le mie quattro prime, che nel frattempo sono diventate quattro seconde, ed ho altre due prime. Insomma, sono di nuovo relegata al biennio, dopo la puntata nel triennio dell'anno scorso. Se da un lato sono contenta, è quello che avevo chiesto, mantenere le mie classi, non spostarmi come una trottola da una sede all'altra, dall'altro mi dispiace un po' non avere alunni più grandi, che forse sono meno abile a gestire ma con i quali si può instaurare un bellissimo rapporto, meno impari.

Veniamo però alla ricetta. L'altro giorno vi ho detto di aver scritto un libro sul pane. Non può quindi che esserci una ricetta di un lievitato, a inaugurare questo nuovo corso.

La ricetta è una delle tante ricette che potrete trovare sul mio nuovo libro Il pane gluten free.

Il pane gluten free
Pubblicato da Giunti Editore
 Una bella treccia ripiena, perfetta per una merenda di un umido pomeriggio invernale, accompagnata da una tazza di tè. Oppure per celebrare il rito della colazione della domenica mattina, ora che qui si va a scuola/si lavora anche il sabato.
Questa treccia è ispirata ad una ricetta glutinosa tratta dal sito The fresh loaf, la blueberry cheese braid, il cui cui ripieno prevede anche del formaggio spalmabile. La mia versione è in realtà duplice: all'interno si possono mettere semplicemente dei mirtilli, come nella ricetta che vi presento, oppure mirtilli e crema, per una versione più ricca.

Treccia farcita ai mirtilli senza glutine / Gluten free blueberry braid

Treccia farcita ai mirtilli 
(ispirata ad una ricetta glutinosa tratta dal sito The fresh loaf, la blueberry cheese braid) 
Ingredienti

Ingredienti
Per il lievitino
4 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaio di miele millefiori
250 ml di latte
180 g di preparato senza glutine speciale per dolci lievitati molino Dallagiovanna (¶)

Per l'impasto
1 uovo
½ cucchiaino di sale
170 g di preparato senza glutine speciale per dolci lievitati molino Dallagiovanna (¶)
30 g di zucchero vanigliato hand made (ottenuto tenendo lo zucchero in un barattolo insieme alle bucce delle stecche di vaniglia) (¶)
40 g di burro

Per la crema pasticcera
110 ml di latte
30 g di zucchero semolato
10 g di amido di mais (¶)
1 tuorlo d'uovo
la scorza grattata di mezzo limone

Per la farcia ai mirtilli
250 g di mirtilli neri
30 g di zucchero
16 g di amido di mais (¶)
2 cucchiai di succo di limone
(una tazza di crema pasticcera, a piacere)

Per la finitura
1 tuorlo d'uovo
1 cucchiaio di latte

Farina di riso finissima per lo spolvero (¶)

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Procedimento  
Per il lievitino: sciogliete il lievito di birra insieme al miele nel latte intiepidito, lasciate riposare 10 minuti ed unite il preparato per dolci lievitati. Mescolate bene per eliminare ogni grumo e lasciate riposare coperto per 30 minuti.
Unite al lievitino l'uovo sbattuto, lo zucchero e il preparato per dolci lievitati setacciato. Impastate fino ad ottenere un impasto omogeneo, quindi unite il sale e il burro a pomata in tre volte.
Impastate di nuovo finché il burro non si è completamente assorbito e l'impasto è nuovamente liscio ed omogeneo, mettete a lievitare nella ciotola coperta con un panno per circa 2 ore.
Rovesciate l'impasto sulla spianatoia infarinata e sgonfiatelo, fate la palla, rimettetela nella ciotola e infilate in frigorifero per tutta la notte.
Al mattino tirate l'impasto fuori dal frigorifero e fate riavere l'impasto per un'ora circa.
Nel frattempo preparate la gelatina ai mirtilli.
Per la gelatina ai mirtilli: mettete tutti gli ingredienti in una pentolina e fate cuocere per qualche minuto, schiacciando grossolanamente con il dorso di un cucchiaio i mirtilli. Quando l'amido si addensa e gelifica spegnete il fuoco e fare raffreddare.
Passata un'ora potete procedere alla formatura. Sgonfiate un po' l'impasto e stendetelo su un foglio di carta forno leggermente infarinato con farina di riso prima con le mani e poi con il mattarello in un rettangolo di circa 20 X 30 cm e di 1,5 cm di spessore.
Fate dei tagli sui due lati lunghi tipo frange, larghe 2 cm e profonde circa 5 cm, in modo da lasciare una striscia centrale senza tagli di circa 10 cm di altezza. Le frange non devono essere perpendicolari ai lati lunghi ma un po' inclinate.

Treccia farcita ai mirtilli senza glutine / Gluten free blueberry braid

Versate la crema pasticcera sulla striscia centrale, quindi sopra la gelatina di mirtilli.
Chiudete la treccia rivoltando le frange sulla parte centrale, in modo che si sovrappongano un po' l'un l'altra. Deve venire un salsicciotto lungo e stretto.

 Treccia farcita ai mirtilli senza glutine / Gluten free blueberry braid

Trasferite la treccia con la sua carta forno su una placca per dolci.
Spennellate con il tuorlo sbattuto con un cucchiaio di latte e coprite con la pellicola, lasciandola lasca. Fate lievitare fino al raddoppio (ci metterà circa un'ora).
Togliete la pellicola, spennelate di nuovo la treccia con il tuorlo sbattuto nel latte ed infilate nel forno preriscaldato a 180 °C sul ripiano più basso.
Fate cuocere per 40 minuti circa. Dopo 20 minuti eventualmente girate la teglia, per garantire una cottura uniforme. Quando è cotto sfornate, aspettate che si intiepidisca un po' e poi potrete



Con questo pane partecipo a Panissimo, evento creato da Barbara (www.myitaliansmorgasbord.com) e Sandra  (www.sonoiosandra.blogspot.com)  e ospitato questo mese da Sandra 

venerdì 2 ottobre 2015

Grapes roll senza glutine

Gluten free grapes roll


Siamo giunti alla fine del concorso Non c'è spiga che tenga promosso da La confraternita della pizza con la collaborazione della farina Polselli.
Non avrei mai immaginato di riuscire a partecipare a tutte e quattro le gare, dalla prima sul pane a quella sulla pizza, quella sulla focaccia e oggi, quella sui lievitati dolci.
E invece...
Addirittura oggi sono riuscita nell'impresa che le altre volte avevo mancato, ovvero pubblicare di venerdì riuscendo così a prendere due piccioni con una fava, Non c'è spiga che tenga e 100% Gluten Free Friday contemporaneamente!

Questa ricetta era un po' inevitabile, vista la stagione e visto che sono toscana.
Già la settimana scorsa mi ci ero avvicinata, proponendo la  schiacciata dolce con fichi e noci: la schiacciata dolce con l'uva (a volte si trova anche con fichi e uva), è un classico della tradizione dolciaria toscana, un dolce molto semplice e sobrio, ma buonissimo, che mi piace molto di più di preparazioni assai più elaborate.

Però per la giornata di oggi mi sembrava troppo semplice, così ne ho dato una mia personale interpretazione: le girelle con l'uva, una sintesi fra la schiacciata con l'uva e i cinnamon roll, che ho chiamato grapes roll.
L'impasto è quello briosciato dei cinnamon roll, ma la farcitura è a base di uva da schiacciata (Canaiolo) e zucchero.
Il risultato mi è piaciuto, quanto a morbidezza forse con questo tipo di impasti danno il meglio di sé altre farine, ma d'altro canto questa farina è priva di retrogusto e ha un sapore molto buono.
Ricetta approvata! 


Gluten free grapes roll

Grapes rolls (Girelle con l'uva) 
Ingredienti
(per 18 bun)

Per il lievitino
10 g di lievito di birra fresco
100 ml di latte tiepido
1 cucchiaino di zucchero semolato
100 g di farina senza glutine Polselli per pane e pizza (¶)

Per l’impasto
400 g di farina senza glutine Polselli per pane e pizza (¶)
280 ml di latte 
50 g di burro
40 g di zucchero
1 cucchiaino di semini di anice grossolanamente schiacciati
1/4 di cucchiaino di sale
1 uovo medio
farina finissima di riso per la spianatoia (¶)
Per farcire e glassare
400 g di uva da schiacciata (Canaiolo)
100 g di zucchero semolato 
1 tuorlo 
1 cucchiaio di latte

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Procedimento  
Preparate il lievitino:
sciogliete il lievito nel latte con lo zucchero e incorporateci la farina.
Fate lievitare un'ora circa, quindi preparate l’impasto: nella ciotola dell'impastratrice setacciate la farina, versateci il latte a temperatura ambiente e cominciate ad impastare, unite quindi il lievitino un cucchiaio alla volta sempre impastando. Unite quindi il sale, lo zucchero e l'uovo leggermente sbattuto, e quando è tutto ben amalgamato incorporate anche il burro, lasciato precedentemente ammorbidire a temperatura ambiente. Il burro incorporatelo in tre volte, attendendo sempre che il precedente pezzetto sia stato perfettamente assorbito prima di aggiungere il successivo.
Per ultimi unite i semi di anice grossolanamente schiacciati.
Quando è omogeneo ed elastico al punto giusto mettete l'impasto in una ciotola unta d’olio, coprite e fate lievitare per circa un’ora e mezza, finché il volume non è raddoppiato.
Nel frattempo lavate l'uva e schiccatela.
Mettetelo di nuovo sulla spianatoia infarinata e sgonfiatelo facendo 2 o 3 pieghe.
Poi stendetelo con il matterello formando un rettangolo di circa 25 x 35 cm.
Spolverate lo zucchero sull'impasto, e quindi, sopra, i chicchi d'uva, schiacciandoli leggermente per farli leggermente affondare, quindi arrotolate l'impasto strettamente lungo il lato lungo,  tagliatelo in 18/20 fette e disponetele su una placca per dolci rivestita con carta da forno.  Spennellate con il tuorlo d'uovo sbattuto con il cucchiaio di latte.
Fate lievitare coperto con un canovaccio per 30 minuti, al riparo da correnti d’aria. Intanto scaldate il forno a 190 °C in modalità statica.
Passato il tempo, scoprite la teglia e spennellate di nuovo con il tuorlo d'uovo con il latte, e spolverate con altro zucchero semolato. Infornate i roll per 20-25 minuti, a metà altezza finché diventano dorati.
 Prima di servirli fateli raffreddare 5 minuti nella teglia e poi su una gratella per dolci.

Con questa ricetta partecipo al contest 
http://laconfraternitadellapizza.forumfree.it/?f=64584861









Con questa ricetta partecipo anche al 100% Gluten Free (fri)Day
una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living

Con questo pane partecipo a Panissimo, evento creato da Barbara (www.myitaliansmorgasbord.com) e Sandra  (www.sonoiosandra.blogspot.com)  e ospitato questo mese da Sandra 

mercoledì 8 luglio 2015

Focaccia norvegese per studiare la relatività generale

focaccia norvegese gluten free  


L'altra sera sono andata ad una conferenza tirandomi dietro tre ragazzini, i miei figli e un'amichetta di mia figlia.
L'argomento era affascinante
Vedere l'infinito a occhio nudo
"Che cosa  possiamo  imparare  delle  profondità  dell'Universo senza  usare  i grandi  telescopi?  A  che  distanze  possiamo  arrivare  osservando  il  cielo  ad occhio nudo? Che cos'è il paradosso di Olbers e cosa si nasconde dietro al buio della notte?"
In effetti la cosmologia e l'astronomia in generale sono un po' l'asso di cuori della divulgazione scientifica, in quel rispondere a domande che ci poniamo da sempre.  E poi è tutto così bello, le immagini astronomiche sono così suggestive...

Hubble Deep Field (immagine presa dal sito della NASA dedicato a Hubble)

Le premesse però non erano delle migliori, il ragazzo in particolare bofonchiava parecchio.  "Mi annoio... Non mi interessa... Che ci vengo a fare?..."
Lo ammetto, ho forzato un po' la mano.
Ma il cielo profondo, le galassie lontane ci hanno aiutato.
Anche la radiazione di fondo a 3K non era male, in effetti, molto lisergica

Fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo, immagine presa da qui

Il tutto condito dalla visione di Saturno, che è un'emozione grande, lo vedi lì con i suoi anelli e pensi che è lontanissimo, e lo vedi con un telescopio che sembra uscire direttamente da Hugo Cabret o da Metropolis!

Telescopio Amici di Arcetri (immagine presa dal sito dell'Osservatorio Astronomico di Arcetri )

E poi... e poi hanno ascoltato dall'inizio alla fine, senza che gli cedesse nemmeno un po' la palpebra, e dire che abbiamo tirato parecchio tardi. E hanno fatto pure parecchie domande senza alcun timore reverenziale per i relatori. Sensate. Quelle tipiche che si pongono a tutti, quando sentono parlare di questi argomenti così astrusi e affascinanti.

E mi mangerei le mani.
Se invece di star qui a pubblicar ricette, mi fossi data più da fare, con i miei figli, portandoli a conferenze, a teatro, a visitare musei... sai quanta curiosità avrebbero tirato fuori??? 

E visto che l'umanità è contraddittoria, mi consolo con questa focaccia norvegese. Una focaccia veloce, che potete fare senza perdere troppo tempo quando state studiando la relatività generale, fra un'equzione e l'altra...

L'originale glutinoso è una ricetta di Anna di C'è di mezzo il mare.
L'idea è un po' quella del Soda Bread: poco lievito chimico, e un elemento acido (qui la panna acida) ad innescare la lievitazione.

La ricetta è una delle tante ricette che potrete trovare sul mio nuovo libro Il pane gluten free.

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focaccia norvegese gluten free

Focaccia norvegese
(versione sglutinata di una ricetta di Anna di C'è di mezzo il mare)
Ingredienti
(Per una focaccia da 26 cm di diametro)

    175 g di mix per pane Nutrifree ()
    50 g di farina Glutino ()
    3 gr di lievito istantaneo per torte salate ()
    25 gr di burro
    25 g di semi di zucca
    200 gr di panna acida
    15 g di latte
    farina di grano saraceno per lo spolvero e la tortiera ()
    burro per la tortiera
      Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

      Procedimento

      In una ciotola setacciate le farine e il lievito secco. Unite il burro sbriciolatelo con le dita, come per fare la frolla. Incorporate la panna acida e il sale ed impastate amalgamando tutti gli ingredienti. Unite i semi di zucca, impastate e formare un panetto.
      Stendete la focaccia col mattarello alle dimensioni della tortiera, che avrete precedentemente imburrato e infarinato.
      Con una rotella dentellata fate delle incisioni senza staccare l'impasto a raggiera, per facilitare il taglio a spicchi una volta cotta.
      Cuocete in forno preriscaldato a 200 °C per 15~20 minuti, a metà altezza, fino a doratura.
      Fate raffreddare su una griglia. Dividete in spicchi al momento di mangiarli.

      http://www.giunti.it/libri/cucina/il-pane-gluten-free/
       Pubblicato da Giunti Editore

      venerdì 14 novembre 2014

      Muffin noci e pere, con un semplice cuore di camembert

      muffin pere noci e cuore di camembert

      Bella sfida, l'MTC di questo mese. Bisogna fare dei muffin. E vabbè, i muffin sono facili, diranno in molti.
      Appunto.  Difficilissimo vincere in una sfida "facile", vince chi ha più fantasia, più creatività, contano i dettagli. Vince chi ce l'ha più alta (la cupoletta), chi fa il muffin più morbido.

      E poi c'è la faccenda del libro. Bisogna associare la propria creatura a un libro. Bello, bellissimo, ma non facile.


      Grazie Francesca per quest'idea ganzissima, per il tuo post delizioso... anche se alla fine stavo per strozzarla Cenerentola, lei e la sua canzoncina, dopo aver riletto il post per la decima volta per essere sicura di non sbagliare qualcosa!  Grazie per avermi costretto a fare questi muffin molto molto buoni.  Io  i muffin non li amo, ma quasi quasi mi ricredo, questi e quelli dolci che pubblicherò più in là mi sono piaciuti molto moltissimo.

      Il libro è in realtà un racconto, Un cuore semplice di Gustave Flaubert. Essendo un capolavoro indiscusso, posso dire veramente poco che non sia stato già detto.

      Vi lascio qualche frase, che spero restituisca lo spirito del libro. Ad esempio l'incipit
      Per mezzo secolo le signore di Pont-l'Évêque invidiarono alla signora Aubain la domestica Felicita. Per cento franchi all'anno essa cucinava, teneva la casa in ordine, cuciva, lavava, stirava, sapeva imbrigliare un cavallo, ingrassare il pollame, sbattere il burro, e rimase fedele alla padrona, la quale, tuttavia, non era una persona piacevole.
      Un personaggio antico, grigio, senza tempo, come i colori della sua Normandia.
      La ragazza non sapeva gran che di cucina, ma mostrava tanta buona volontà ed aveva così poche pretese che la signora Aubain finì col dire: "Va bene, vi prendo!".
      Il libro è tutto in queste poche frasi. Un'essenzialità spesso dolorosa ma vera nella sua durezza. Una vita povera di parole, così diversa dalle nostre piene di comunicazione (quanto spesso futile!) che sembra appartenere ad un altro pianeta.

      Nel libro si citano dei cibi, ma sono soprattutto carni, carne fredda, salumi, salsicce...
      Invece io ho scelto gli ingredienti per motivazioni geografiche (francesi, per meglio dire normanni) e di atmosfera, ingredienti che evochino la semplice vita in un paesino di campagna della Normandia. Quindi camembert e lavanda.
      Anche la protagonista, a un certo punto del racconto
      raccoglieva fiori di lavanda.
      Poi ci sono le noci, di Grenoble, che non sono specifiche ma comunque francesi anche loro, e si sposano perfettamente con l'insieme, e le pere. Le pere perché sanno di campagna, di cucine di una volta: formaggio e pere è un connubio antico, che mi fa pensare alla semplicità e soprattutto alla sobrietà di un certo approccio alla cucina.

      Il formaggio non avrebbe dovuto essere il camembert, ma il Pont-l'Évêque, che prende il nome proprio dal paese dove la storia è ambientata. Purtroppo non sono riuscita a trovarlo, e il camembert mi è sembrato un accettabile compromesso, anche se non sono proprio la stessa cosa. Avevo quasi pensato di sostituirlo con un taleggio, che mi sembrava più simile, e peraltro sta benissimo con le pere, ma la voglia di restare in Normandia era troppo forte.

      Questi muffin sono sì salati ma più che altro una via di mezzo, dolce il miele, dolci le pere, ma salato il formaggio.

      Sapori e abbinamenti davvero di una volta, di una merenda in campagna
      Quando il tempo era bello, tutta la famiglia andava di primo mattino alla fattoria di Gefosses: l'aia è in declivio, la casa è nel mezzo, e il mare, lontano, sembra una macchia grigia.
      Ah! Anche la farina di grano saraceno ha un suo perché... Avete presente le famosissime galettes? È vero, sono bretoni, non normanne, ma è lì vicino...

      Per quanto riguarda la scelta del liquido da mettere nei muffin non ho avuto dubbi: latticello.
      Dopo innumerevoli prove, mi sembra che sia proprio con il latticello che si ottengono i risultati migliori. Se proprio non lo trovate, sostituitelo con il kefir, oppure con latte e yogurt in pari quantità.
      Anche sulla tecnica mi sono un po' discostata da quella di Francy, spero che non me ne vorrai. Io per i muffin solitamente non monto il burro, ma lo sciolto piano piano e lo aggiungo agli ingredienti liquidi quando si è raffreddato ma ancora non rappreso. Ho fatto così anche in questo caso.

      Muffin pere, noci e profumo di lavanda, con cuore di camembert

      muffin pere noci e cuore di camembert

      Ingredienti
      (per sei muffin medio-piccoli)
      • 50 g di farina di riso (¶)
      • 20 g di fecola di patate (¶)
      • 20 g di amido di tapioca (¶)
      • 20 g di farina di grano saraceno (¶)
      • 4 g di lievito chimico per torte dolci e salate (¶)
      • 1 cucchiaino da caffé di bicarbonato di sodio 
      • 1 pera piccola
      • 30 g di burro
      • 80 g di latticello
      • 50 g di camembert
      • 1 uovo 
      • un cucchiaio di miele di lavanda
      • un cucchiaino di semi di lavanda
      • 40 g di noci sbucciate + 6 gherigli interi per la decorazione
      • un pizzicone di sale
      Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo(¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o presentare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.   

      Procedimento
      Tirare fuori dal frigo gli ingredienti almeno un'oretta prima di cominciare.
      Sbucciare e togliere il torsolo alle pere, tagliarle a piccoli cubetti e metterle da parte in un piatto, irrorate con il miele di lavanda.
      Tagliare a cubetti il camembert.
      Fondere il burro al micro-onde a basa potenza e farlo raffreddare finché diventa una cremina.
      In una ciotola mettere il latticello, il burro e l'uovo. Mescolare con la frusta.
      In un'altra ciotola setacciare gli amidi, le farine e gli agenti lievitanti, aggiungere i semi di lavanda tritati velocemente ed anche le noci grossolanamente tritate (tranne i 6 gherigli ovviamente).
      Incorporare gli ingredienti umidi in quelli solidi, mescolando velocemente.
      Molto velocemente, pochi colpi di cucchiaio. Massimo 10, 11, dice Francesca.
      L'impasto deve rimanere granuloso. Aggiungere anche i dadini di pere, e mescolare pochissimo.

      muffin pere noci e cuore di camembert

      Versare negli stampini da muffin (io ho usato quelli di silicone, quindi non c'è stato bisogno di ungerli) una cucchiaiata abbondante di impasto, metterci sopra qualche dadino di camembert, quindi ricoprire di nuovo con l'impasto. Disporre sopra un gheriglio di noce.
      Infornare nel forno precedentemente riscaldato a 190° C, quando sono infornati abbassare immediatamente la temperatura a 180° C e far cuocere per una ventina minuti. Alla fine fate la prova stecchino che dovrà uscire asciutto.

      Serviteli tiepidi, eventualmente accompagnanti da altri cubetti di camembert.


      Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 43 di novembre 2014 dell' MTC.
      La ricetta originale di Francesca Carloni del blog Burro e zucchero

      http://www.mtchallenge.it/2014/11/mtc-n-43-la-ricetta-della-sfida-di.html

      Con questa ricetta partecipo anche al 100% Gluten Free (fri)Day

      una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living.

      I Love Gluten Free (FRI)DAY – Gluten Free Travel & Living

      venerdì 10 ottobre 2014

      Danubio senza glutine per il GFFD

      danubio

      Ai tempi dell'MTC sul Danubio avevo fatto un dolce, il buchteln.
      E il Danubio? Il Danubio aspettò. Anche perché all'epoca la planetaria non ce l'avevo, e molta fatica si faceva a fare il Danubio.
      Adesso la planetaria c'è, e sarebbe l'ora di pubblicarlo, il Danubio.
      La ricetta è la stessa di allora, quella di Peperoni e patate che avevo a suo tempo sglutinato.
      Questa volta al posto del mix per dolci lievitati e brioche di Olga e Manu, ho voluto problema il mix per dolci lievitati del mulino Dallagiovanna, che mi sembra una gran bella farina.
      L'unica differenza, rispetto alla vecchia ricetta, è stata la necessità di aggiungere un po' più di liquidi, perché l'impasto era veramente sodo.
      Per il resto, tutto perfetto.
      L'ho farcito con quello che avevo in casa, mozzarella e prosciutto cotto, e non sono riuscita a fotografare l'interno, perché è stato il pranzo di oggi, che i miei figli affamatissimi appena tornati da scuola e una loro amica si sono divorati senza darmi il tempo di fare nessuna foto. A stento sono riuscita a fare quella che vedete sopra.

      La ricetta è una delle tante ricette che potrete trovare sul mio nuovo libro Il pane gluten free.


      Il pane gluten free
      Pubblicato da Giunti Editore


      Danubio 
      Ingredienti
      • 250 g di mix per dolci lievitati del mulino Dallagiovanna (¶)
      • 160 ml latte
      • 40 g di strutto
      • 10 g di burro
      • un pizzicone di sale
      • 1 cucchiaino di zucchero muscovado
      • 1 uovo + 1 tuorlo
      • 15 g di lievito di birra secco
      • 125 g di mozzarella
      • 100 g di prosciutto cotto
      Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo(¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o presentare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.
      Preparazione 
      BuchtelnSciogliere il lievito di birra nel latte tiepido insieme al cucchiaino di zucchero muscovado nella ciotola dell'impastatrice. Aggiungere pian piano la farina, precedentemente setacciata, e cominciare ad impastare con il gancio a foglia. Unire l'uovo intero sbattuto insieme al tuorlo e al sale.
      Impastare di nuovo finché l'uovo non sia perfettamente assimilato all'impasto.
      Unire quindi lo strutto e il burro a temperatura ambiente, non tutti insieme, ma in tre passi, amalgamando perfettamente ogni dose di grasso all'impasto prima di aggiungere la successiva.
      Cambiare il gancio e continuate ad impastare per una decina di minuti buoni, poi coprirlo e lasciarlo lievitare al calduccio fino al raddoppio (ci vorranno un paio d'ore).
      Tritare grossolanamente il prosciutto cotto e tagliare la mozzarella piccoli dadini. 
      Quando è raddoppiato sarà più lavorabile. Formare un salsicciotto, da cui si taglieranno delle pezzi di circa 35 g l'uno, con cui si formano delle palline. Schiacciare le palline, fino ad ottenere un cerchio di qualche mm di spesso, mettere nel mezzo un po' di prosciutto cotto tritato e delle mozzarella (abbondare!), e richiudere a formare un sacchettino.

      Mettere le palline così ottenute in una teglia (io 26 cm di diametro) imburrata e infarinata (io con farina di riso), in modo che non si tocchino, e far rilievitare un altro po' (io quasi due ore) nel forno con la sola lucina accesa, fino al raddoppio.

      Spennellare con un tuorlo sbattuto in un po' di latte e infornare nel forno preriscaldato a 200° C sul penultimo ripiano dall'alto.

      Ci vorranno 20-25 minuti di cottura.

      Si possono mangiare caldi, tiepini ma anche freddi.

      Con questa ricetta partecipo anche al 100% Gluten Free (fri)Day

      una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living.


      I Love Gluten Free (FRI)DAY – Gluten Free Travel & Living

      venerdì 23 maggio 2014

      Quiche cipollotti e feta senza glutine per una scuola che cambia

      Quiche con cipollotti e feta

      Queste quiche sono un'ottima risorsa da portarsi dietro al lavoro, oppure da lasciare alla figlia quando si trova a mangiare da sola perché io sono a scuola.

      Scuola.

      Luogo di lavoro, ma anche punto di osservazione del mondo che ci circonda dei più privilegiati.
      Vediamo in potenza gli adulti di domani.
      Nelle scuole che frequento io, nemmeno tanto in potenza: non è raro trovare un ragazzo, o meglio sarebbe dire un giovane uomo, di 18 anni che frequenta la prima superiore!
      I miei alunni sono quasi tutti stranieri.
      Anche in questo una bella fotografia di quello che sta diventando il paese.
      Sono belli, anche se molti di loro mi fanno spesso arrabbiare, e anche se nessuno studia.
      Ma insegno in un professionale, dove che non studino è quasi scontato: se avessero voglia di studiare non sarebbero qui.
      In effetti qualche mosca bianca che studia c'è.
      Tipicamente quelli arrivati da poco in Italia, che nel paese di origine probabilmente erano motivati a scuola, ed avevano buoni risultati.
      Quando sono arrivati in Italia, proprio per questo hanno scelto un liceo. Ma già all'iscrizione, o poco dopo l'inizio della scuola, sono stati gentilmente incoraggiati ad andarsene.
      Perché sì, esistono i protocolli di accoglienza, i progetti interculturali, c'è l'obbligo di valutare tenere conto della situazione specifica del ragazzo, ma alla fine in certe scuole lo straniero arrivato da poco non sopravvive. Perché di fatto, malgrado le belle parole, nessuno si dà la benché minima pena di aiutarlo ad integrarsi, né tantomeno di insegnargli in modo che lui possa capire almeno un po'.
      Invece nella mia scuola siamo costretti dagli eventi: quando in una classe hai 20 studenti su 20 che non parlano italiano, o trovi il modo di inventarti un'altra didattica, oppure potresti tranquillamente leggere il giornale tutto l'anno invece di fare lezione. Magari non se ne accorgerebbe nessuno, dato che i 20 studenti 20 che non sanno dirti "Ieri ho giocato alla play tutto il pomeriggio" di rivendicare i propri diritti non se ne parla nemmeno, però alla fine sarebbe noioso. 

      Così ci si inventano le lezioni di fisica visuale, fatte tutte di disegni alla lavagna, foto sul cellulare (mio e loro, perché di LIM in queste male bolge ce n'è una in un remoto laboratorio di informatica, per accedere al quale bisogna fare domanda su modulo apposito da sottoporre alla vidimazione della Preside, e alla fine ti passa la voglia), parole tradotto Google Translate e Wikipedia alla mano, e poi l'aiuto della studentessa che parla sì cinese ma è nata qui, insomma, ci si arrangia.

      Risultato finale? Che ho imparato un centinaio di parole in cinese. IO. Loro molte meno in italiano. Perché non studiano. Non si impegnano. Ma almeno non si sentono cacciati via. Sentono che questa scuola li accoglie come sono, si prende carico del loro problema, e in un modo o nell'altro questa benedetta lingua la impareranno, prima o poi.

      Io, ai simpatici docenti dei licei che hanno cacciato la mia alunna bravissima che studia sempre e capisce le cose al volo, dico solo: non sapete cosa vi siete persi!

      Questa ricetta si ispira ad una ricetta tratta da River Cottage Veg Every Day! di Hugh Fearnley-Whittingstall che è stato oggetto dello Starbooks di settembre 2013. Un libro che riprendo in mano molto spesso, e dal quale ho tratto più di una felice ispirazione, come queste quiche, appunto.

      Quiche feta e cipollotti
      Ingredienti
      (per 6 piccole quiche mono-porzione)

      Per la brisé
      • 75 di burro freddo + 1 noce per imburrare gli stampi 
      • 50 g di farina di riso finissima  (¶)
      • 30 g di farina di tapioca (¶)
      • 25 g di amido di mais (¶)
      • 15 g di fecola di patate (¶) 
      • 30 g di farina di grano saraceno (¶) 
      • 20 g di acqua fredda
      • 3 g di xanthano (¶)
      • farina di riso supplementare per la spianatoia (¶)
      • 1 pizzico di sale
      Per la farcia
      • 140 g di panna liquida
      • 50 g di feta
      • 3 cipollotti 
      • 1 uovo
      • 1 tuorlo
      • olio extra-vergine di oliva
      • 2 rametti di timo 
      • pepe
      • sale
      Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

      Preparazione
      Preparare la brisé
      Sabbiare il mix di farine con il burro freddo a pezzettini e il pizzico di sale.
      Aggiungere quel tanto di latte che basta per poter compattare la pasta (a me è bastato 20 g, potrà variare di poco).
      Fare la palla, avvolgere con la pellicola e mettere in frigo a compattare per almeno un'ora.

      Preparare la farcia
      Scaldare un cucchiaio d'olio in una padella anti-aderente,
      Mondare il cipollotto e tagliarlo a fischietti (anche un po' della parte verde).
      Farlo sudare nella padella con l'olio qualche minuto, con un pizzico di sale e le foglioline dei rametti di timo.

      In una terrina mescolare le uova, la panna, una spolverata di pepe e la feta sbriciolata. Aggiustare di sale.

      Comporrele quiche
      Togliere dal frigo la brisé, stenderla col mattarello sulla spianatoia infarinata.

      Rivestire con la brisé gli stampini da quiche monoporzione precedentemente imburrati e infarinati (se, come i miei, sono anti-aderenti non importa).

      Mettere sul fondo di ogni stampino un po' di cipollotto.

      Mettere gli stampini in frigo, e nel frattempo accendere il forno a 180° C.

      Quando il forno è a temperatura, estrarre gli stampini dal frigo, riempirli fin quasi all'orlo con il composto di uova, panna e feta, infornare a metà altezza e cuocere per 20/25 minuti.

      Lasciar raffreddare negli stampini. Si mangiano a temperatura ambiente.

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      Con questa ricetta partecipo al 100% Gluten Free (fri)Day, una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living, per condividere la buona cucina senza glutine con tutti, celiaci e non.

      Le regole oramai dovreste saperle, ma vi lascio il nostro banner perché è sempre meglio ripetere.

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      Semplice, no?

      E allora, vi aspettiamo in tanti per il 100% Gluten Free (fri)Day! #GFFD

      venerdì 14 marzo 2014

      So british! Scones senza glutine

      pane con pasta di riporto

      So British!
      Gli Scones sono uno dei miei obiettivi senza glutine degli ultimi mesi. Ho sperimentato svariate ricette, e ottenevo dei biscottoni non troppo alti e poco dolci. Con la marmellata erano ottimi, infatti venivano regolarmente spazzolati quando li preparavo per i brunch, ma non erano quello che mi immaginavo.

      Poi ho capito che stavo sbagliato farine. Non ci volevano le farine per frolle e biscotti, ma quelle per dolci lievitati.
      Cambiando farine è andata molto meglio. Ho ottenuto degli scones ragionevolmente morbidi e abbastanza cresciuti in altezza (ma vorrei crescere ancora... per chi mi ha visto sa che questo è un karma inascoltato...).

      Insomma, questa ricetta è un buon punto di partenza e proprio per questo ve la propongo, ma c'è ancora spazio per ulteriori migliorie. Proverò altre ricette, e magari anche altre farine, anche se il mix per impasti lievitati è un gran mix che solitamente non tradisce.

      Appunto, scones... Ma cosa sono di preciso gli scones?
      Sono dei dolcetti inglesi poco zuccherati serviti tipicamente per il tè o per la colazione, con confetture di varia natura e clotted cream, una panna con una percentuale di grasso molto elevata (55-60%) rispetto alla nostra panna da montare  (35-36%) che viene ottenuta scaldando il latte non pastorizzato e togliendo lo strato di panna grassa che si viene a formare in superficie via via che il latte si scalda. È così grassa e cremosa che non viene montata, ma servita così com'è. In Gran Bretagna la si trova ovunque, da noi non è facilmente reperibile (io non l'ho mai trovata) quindi i nostri brunch e tè si accontentano di confetture, preferibilmente fatte in casa. Come quella di fragole che vedete in foto, ad esempio.

      La ricetta "glutinosa" è di Mary Berry.
      Rispetto all'originale, ho dovuto aumentare un po' i liquidi, come spesso accade con i dolci e i lievitati gluten free, perché le farine senza glutine tirano più liquidi.

      Comunque gli scones sono facili ma non facilissimi, ci sono alcuni accorgimenti da seguire:
      • non mescolare troppo l'impasto, che deve anzi rimanere un po' granuloso (altra caratteristica tipica dei dolci anglosassoni);
      • l'impasto deve comunque essere abbastanza umido e appiccicoso ("on the wet side", scrive la Berry);
      • stendere la pasta molto alta, da 2 ai 3 cm, 
      • quando si tagliano, tirare via il coppapasta tutto d'un colpo, in verticale, senza dare il giro, altrimenti rischiano di prendere forme stran. 
      Gli scones sono anche sul libro
      Quale libro? Ma il mio.




      http://www.amazon.it/dolce-gluten-free-Pasticceria-glutine/dp/8844044838/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1415356382&sr=1-1&keywords=il+dolce+gluten+free


      Scones senza glutine
      (da Mary Berry's Baking Bible, BBC Books) 

      Ingredienti 
      Per circa 20 scones
      • 310 g di farina di riso (¶)
      • 80 g di fecola di patate (¶)
      • 80 g di amido di tapioca (¶)
      • 80 g di burro a temperatura ambiente
      • 50 g di zucchero semolato
      • 2 uova grandi 
      • circa 250 ml di latte
      • 1 bustina di lievito per dolci (¶)
      • 1 pizzico di sale
      Strumenti utili
      1 coppapasta o tagliabiscotti da 5 cm di diametro
        Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

        Preparazione
        Preriscaldare il forno a 200 °C.
        Mescolare insieme le farine, gli amidi e il lievito, e setacciarli dentro una ciotola capiente.
        Aggiungere il burro a pezzetti e, con la punta delle dita, mescolarlo alle farine fino ad ottenere un briciolame fine come si fa per le frolle.

        Incorporare lo zucchero e il pizzico di sale.

        A parte battere le uova con quasi tutto il latte (tenerne da parte circa 20 g, da aggiungere eventualmente in seguito si ritenesse l'impasto troppo asciutto. Io li ho aggiunti), metterne da parte due cucchiai per la successiva spennellatura e incorporare il resto alle farine.

        Impastare velocemente con la punta delle dita. Deve venire un impasto abbastanza umido e appiccicoso. Se fosse troppo asciutto aggiungere il latte tenuto da parte.

        Una volta impastato stendere ad uno spessore di circa 2,5-3 cm e ritagliare dei cerchi, con un coppapasta di 5 cm di diametro. Quando si taglia il coppapasta va usato in modo deciso, mantenendolo verticale senza ruotare, pena difficoltà nella lievitazione. Io per farlo scorrere meglio senza "impigliarsi" lo inzuppo nella farina di mais prima di usarlo.

        Reimpastare velocemente i ritagli di impasto, e ritagliare i nuovi scones fino al completamento dell'impasto.

        Disporre su una teglia imburrata e infarinata con farina di riso, oppure coperta con un foglio di carta-forno, ed infornare nel forno pre-riscaldato a 200° C.

        Cuocere per 10-15 minuti, sfornare e far raffreddare su una gratella per dolci.

        Si mangiano tiepidi, appena fatti, ma si possono conservare un paio di giorni, purché prima di servirli vengano fatti rinvenire qualche minuto in forno..


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        Con questa ricetta partecipo al 100% Gluten Free (fri)Day, una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living, per condividere la buona cucina senza glutine con tutti, celiaci e non.

        Le regole oramai dovreste saperle, ma vi lascio il nostro banner perché è sempre meglio ripetere.

        gluten_free_friday

        Semplice, no?
        E allora, vi aspettiamo in tanti per il 100% Gluten Free (fri)Day! #GFFD

        Con questa ricetta partecipo anche al bellissimo contest di Patty - Andante con gusto È senza? È buono!
        Per la categoria Prodotti per la prima colazione
        Scade il 31 di marzo: cosa aspettate a partecipare anche voi?


        giovedì 5 dicembre 2013

        ... è scoccata L'ORA DEL paTE'


        L'ORA DEL paTE'
        • Pagine: 144
        • A cura di: M.me La President 
        • Illustrazioni: Roberta Sapino / La Chat Egoiste
        • Fotografie: Sabrina de Polo
        • Editore: SAGEP
        • Costo: € 18,0 
        • Collana: I libri dell'MTChallenge (Wow!)
        • ISBN: 978-8863732597
        41 ricette di paté, 8 di burri composti, 33 fra pani e crackers, grissini, muffins, scones chips e tutto quanto fa... la17esima sfida dell'Mtc!

        Con un libro così per le mani, vi par possibile fare ancora anche un solo biscotto?

        È un libro PARECCHIO bello, PARECCHIO diverso da quello che si vede in giro, con PARECCHIE ricette ma anche PARECCHIE indicazioni utili per imparare a cucinare meglio e con più soddisfazione: trucchi, suggerimenti, idee, spunti...
        La grafica è fichissima, i disegni di Roberta una chicca dietro l'altra, le foto eleganti e per niente scontate.

        Tutto questo popò di roba ve lo danno con solo 18€!
        Tanta roba!
        Se si pensa che son genovesi, è un miracolo, non si può perdere un'occasione simile! 

        Lo stile poi, è inconfondibile: una scuola di cucina dove davvero si impara facendo e osservando quello che fanno gli altri!
        Learning by doing, learning by looking, learning by reading, learning by copying. Learning by cazzegging. LEARNING.


        Cosa sia l'MTC lo sanno tutti, non mi soffermerò a raccontarvelo. Ci tengo però a dire che in questo libro ci sono anch'io, con una mia ricettina di pane senza glutine, e questa cosa mi fa immensamente piacere, perché siamo tutti un po' vanitosi e ci piace esserci, ma anche perché è bello sapere che in un libro così bello ci siano anche delle ricette espressamente senza glutine (non solo mie ovviamente, sono in ottima compagnia, con Simonetta e Stefania).

        Oggi pomeriggio, alla libreria Feltrinelli di Genova, il libro verrà presentato in pompa magna. Ci saranno un migliaio (...)  di blogger scatenate, e, in un angolo, a difendersi dagli assalti, M.me La President, che del libro è la curatrice, Fabrizio Fazzari, l'editor, Sabrina de Polo con le sue splendide foto e la grande Roby con i suoi ironicissimi e sciccosissimi disegni.

        Io non ci sarò, purtroppo, me ne starò qui a rosicare. PARECCHIO.



        Per celebrare lo spirito di questa iniziativa, vi propongo anche una ricetta ripresa dal libro, libro che per fortuna mi è arrivato due giorni fa (spedizione ultra-veloce, grazie Sagep!).

        Ho scelto di rifare il paté all'hummus di Valeria Caracciolo di Murzillo Saporito perché adoro l'hummus e volevo andare a vedere se l'aggiungerci la panna acida lo avrebbe reso ancor più buono.
        Praticamente learning by making fleas, in puro stile Starbooks, peraltro.

        Così è stato: grazie Valeria per questa tua ricetta, che è PROMOSSA!

        hummus paté



        Paté all'hummus
        • 125 g di ceci secchi
        • 2 1 cucchiaio di salsa tahini (¶)
        • succo di mezzo limone
        • 50 g di panna acida
        • 1/2 cucchiaino raso di cumino in polvere (¶)
        • 1/2 cucchiaino raso di coriandolo in polvere (¶)
        • paprika dolce per decorare (¶)
        • olio extra-vergine di oliva
        Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

        hummus paté


        Preparazione
        La sera prima mettere a bagno i ceci dopo averli ben lavati sotto l'acqua corrente.
        Il giorno dopo lavarli, sciacquarli, scolarli e versarli in una pentola piuttosto capiente. Coprirli con abbondante acqua e portarli a leggere bollore. Farli cuocere a fiamma bassa per circa un'ora (io ben di più): quando saranno teneri, saranno pronti. 
        Passarli al frullatore insieme al succo di limone, al cumino, al coriandolo e alla salsa tahini. 
        Per ultima aggiungere la panna acida, amalgamare bene e versare nello stampo (io in una ciotola).
        Mettere il paté in frigo a rassodare fino al momento di servirlo, e guarnire all'ultimo momento con un filo d'olio extra-vergine di oliva e una spolveratina di paprika.

        Io l'ho accompagnato con crudité e dei crostini di pane fatto con pasta da riporto, di cui spero di riuscire a parlarvi prossimamente.

        Come se non bastasse, con questo libro la community dell'MTChallenge sostiene il progetto cuore di bimbi, della Fondazione aiutare i bambini: nata nel 2000, per iniziativa dell'ingegner Goffredo Modena, la fondazione sipropone di  dare un aiuto ai bambini poveri, ammalati, senza istruzione, che hanno subito violenze fisiche o morali e garantire loro l'opportunità e la speranza di una vita degna di una persona, nel mondo e in Italia. Sono 71 i Paesi del Mondo in cui  la Fondazione interviene, realizzando progetti mirati, concreti, natiper rispondere a emergenze reali e portati avanti con abnegazione,serietà e competenza. Fra questi, appunto, c'è cuore di bimbi, attivo dal 2005 in 10 Paesi, che ha permesso ad oggi di salvare la vita a 857 bambini altrimenti condannati da gravi cardiopatie congenite, con esiti spesso letali.
        La Fondazione opera nella più assoluta trasparenza, nella convinzione che sia doveroso certificare  ogni voce con la massima chiarezza, in un dialog ocontinuo che unisce chi è desideroso di fare del bene con chi ha la possibilità di farlo in modo concreto, rispettoso e consapevole di muovere nella stessa direzione: quella dell'aiuto alle tante vittime di questo mondo, rese ancora più indifese dall'essere bambini.
        Da oggi, anche la community dell'MTChallenge rema con Goffredo, con Sara e con gli oltre mille volontari sparsi sul territorio italiano - e lo fa con questo libro che è il primo tassello di quella che ci auguriamo possa essere una collaborazione duratura e proficua. 
        Tutte le copie de L' ORA DEL paTE' contribuiscono alla campagna cuore di bimbi, in base ad un progetto che è nato contemporaneamente al libro e si è sviluppato in parallelo: potete trovarle in tutte le librerie d'Italia, sul sito della casa editrice, sul sito della onlus, su Amazon e su Ibs.

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