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venerdì 3 febbraio 2017

Patate Hasselback

Patate Hasselback

Col tempo sto dedicando sempre più energie e tempo al mio lavoro vero, e meno al blog. Infatti è un mese che non scrivevo. Sono successe tante di quelle cose in questo mese, che mi sembrava brutto parlare di mangiare.
La scuola ti fagocita. I problemi degli alunni, i compiti da correggere, le lezioni da preparare, i corsi da seguire i rapporti con i colleghi da coltivare....  Starò invecchiando a vista d'occhio, ma è un lavoro che mi porta via moltissime energie. A volte però te ne restituisce. Quando un alunno ti fa domande davvero interessate sulle cose che hai spiegato, quando un altro alunno sempre difficoltà ha trovato la strada di casa... È bello, decisamente di più di un piatto per quanto buono e complicato.

E poi dovrei essere a dieta.  E poi questo cibo un po' non lo sopporto più, e sopporto poco anche cucinarlo, non parliamo poi di tirarlo a lustro per fare le foto, metterlo in posa, scegliere lo sfondo, i cencini e le luci. Che due palle!!
Così cucino pochissimo, e se cucino non fotografo. E se fotografo, lo faccio con il cellulare, direttamente a tavola, come per la ricetta di oggi.
Una ricetta che si è già vista così tante volte, che sinceramente pubblicarla o non pubblicarla non cambia niente. Qualche anno fa andava parecchio di moda, fra i food blogger, l'hanno fatte in tanti. Io non le avevo mai sperimentate, mi sembrava proprio una di quelle cosine da blogger, più belline da vedere che buone da mangiare.

Detto fra noi, mi sbagliavo.
Sono buonissime. Decisamente semplici, ma buonissime.
Dopo la prima volta, sono diventate un classico dei pranzi della domenica.
Quindi ve le consiglio caldamente.
Insieme al sempre caldo insegnamento che l'apparenza inganna, e i pregiudizi potremmo buttarli tutti a mare.

La ricetta è occhiometrica. Ce ne sono duemila versioni in rete e sui libri, io ho preso quella della Lorraine Pascal da "Home cooking made easy" ma non è diversa in niente da tante altre che ho visto a giro.

Come molti altri contorni, questa è una ricetta senza rischi di contaminazioni da glutine.

Patate Hasselback

Patate Hasselback
(Da "Home cooking made easy" di Lorraine Pascal)

Ingredienti
(per 6 persone)
6 patate non farinose
olio extravergine di oliva
sale
pepe
timo 
salvia
rosmarino 


Lavate le patate lasciando loro la buccia.
Il suggerimento veramente essenziale è quello dello stecchino: dato che dovete tagliare le patate a fette piuttosto sottili (3 mm al massimo) ma senza arrivare in fondo, facendo in modo che sulla base le fette rimangano attaccate di modo che le patate mantengano la loro integrità, molti suggeriscono di far passare da una parte all'altra delle patate, prima di tagliarle, uno spiedino a poca distanza dalla base: in questo modo potrete tranquillamente tagliare le fette perché lo spiedino che avrete inserito vi impedirà di arrivare fino in fondo lasciando quindi la patate integra.
Se ne ho voglia la prossima volta che le preparo farò una foto e la metto qui, ma non garantisco.
Insomma, una volta tagliate senza arrivare fino in fondo, preparate un trito aromatico con timo, salvia e rosmarino, mescolatelo con il sala preparando una bella salamoia bolognese e infilate un pizzico di questo sale aromatizzato fra una fetta e l'altra. È un lavoretto un po' noiosetto, ma farà sì che le patate si insaporiscano e assorbano i profumi delle aromatiche. 
Quando avrete finito di insaporire tutte le patate (avrete bisogno di un po' di pazienza anche qui, ma in fondo non troppa, se ce l'ho fatta io!) ungete con un filo d'olio una pirofila in cui le patate possano stare a misura, metteteci le patate e cospargetele con un po d'olio, senza esagerare ma nemmeno essere troppo tirchi :-)
Infornate nel forno a 200 °C a metà altezza e lasciatele cuocere per un'oretta, anche meno, finché diventano tenere dentro e croccanti subito. 
Servitele subito una volta pronte, magari cospargendole con un altro filo d'olio.  Mia figlia ci mette una noce di burro. È buonissima ma forse non è necessario.
Sono meravigliose insieme a un arrosto di qualsiasi tipo.  

NOTE
Le osservazioni sono quelle che ho scritto nel testo, ovvero BUONISSIME.
L'unica vera nota è: 
come puoi pensare che con delle patate così buone alla gente basti mangiarne una a testa?!?!? 

La ricetta è quindi 
PROMOSSA



Con questa ricetta partecipo allo Starbooks Redone
ovviamente fuori concorso
http://starbooksblog.blogspot.it/2016/06/starbooks-redone-di-giugno-2016.html


con questa ricetta partecipo anche al 100% Gluten Free (fri)Day
gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living.

lunedì 3 ottobre 2016

Victoria Sponge Cake senza glutine

Victoria Sponge Cake senza glutine


Victoria Sponge Cake! So British!
Tutti ne danno la loro versione, da Nigella a Delia Smith, dagli Hairy Bikers a Mary Berry, da Paul Hollywood a Fiona Cairns. Jamie Oliver ne propone addirittura una versione vegana e senza glutine, ma non per questo meno ricca.
 
La Victoria Sponge Cake è comunque un classico della pasticceria anglosassone, e viene tradizionalmente servita con panna montata e marmellata di frutti rossi: è un abbinamento perfetto, nel quale la cremosità della farcitura e la ricchezza della torta vengono compensate dalle note acide e fresche della marmellata. Ne esistono però molte altre versioni, con caffé, lemon curd, cioccolato, gianduia...A suo tempo ne avevo avevo pubblicato su D|Ricette una versione con formaggio cremoso e crema spalmabile alla nocciola. 

Solitamente viene fatta una dose doppia rispetto a quella qui presentata, cotta in due tortiere.
Si tratta di fatto un quattro-quarti, con un po' di lievito per sostenere la lievitazione. È una torta molto facile da realizzare, infatti si può preparare mettendo tutti gli ingredienti insieme e mescolandoli quel tanto che basta per amalgamarli. Il metodo cosiddetto All-In-One.

Come farine si è preferito usare farine naturali, ma nulla vieta di usare un mix per dolci già pronto: attenzione in questo caso all'eventuale presenza di zucchero e/o lievito. 

Al posto della panna da sola ho mescolato panna e mascarpone: viene un composto più stabile, e lo preferisco per farcire le torte.

Victoria sponge cake
(per una tortiera da 20 cm di diametro)

80 g di farina di riso finissima (*)
25 g di fecola di patate (*)
15 g di amido di tapioca (*)
110 g di burro ammorbidito a temperatura ambiente
110 g di zucchero semolato
2 uova
2 cucchiaini di lievito per dolci (*)
burro e farina di riso per la tortiera (*)

130 g di mascarpone
1 cucchiaio colmo di zucchero a velo (*)
150 g di panna da montare

marmellata di lamponi (*)
zucchero a velo per la finitura (*)

* Gli ingredienti contrassegnati con l'asterisco (*) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Per la torta
Mescolare tutto insieme in un mixer gli ingredienti della torta finché sono amalgamati.
Versare il composto in una tortiera da 20 cm imburrata e infarinata con farina di riso (oppure in uno stampo di silicone, nel qual caso non importa imburrare e infarinare).

Cuocere nel forno preriscaldato a 180° C sul ripiano più basso per 25 minuti.

Sformare e lasciar raffreddare per mezz'ora nella tortiera, quindi sformare.

Per la crema
Cominciare a montare il mascarpone con lo zucchero a velo e quando si è un po' ammorbidito unire la panna, quindi continuare a montare finché non diventa cremoso. Si può montare sia a mano che con le fruste elettriche.

Finitura del dolce
Tagliare la torta a metà. Spalmare la parte inferiore con un abbondante strato di marmellata di lamponi, quindi spargervi sopra la crema al mascarpone.
Coprire con la parte superiore della torta.
Tenerla in frigo fino al montero di servirla, e all'ultimo minuto spolverizzarla di zucchero a velo.

giovedì 12 novembre 2015

Crostatine irresistibili all'uvetta - Mince pies- senza glutine

Gluten free mincemeat pie

Oggi sullo Starbooksblog, con le classice mince pie Natalizie, nella versione nientepopodimeno che Gordon Ramsay..
Una delizia irresistibile, che ci porta dritti dritti sotto l'albero...

http://starbooksblog.blogspot.com/2015/10/moroccan-vegetable-soup-with-green.html

Mince pie. Così si chiamano queste crostatine. Sono un classicone natalizio inglese. Come mi ha spiegato l'Araba, a Babbo Natale, invece che latte e biscotti, i bambini inglesi lasciano brandy e mince pie, sotto l'albero, per ingraziarselo. Nota bene: mica il latte gli lasciano, ma del brandy. Anche Babbo Natale è più rude a nord :-)
Nella versione inglese del libro così si chiamano: Cranberry mince pie.
In Italia non sono così conosciute. Quindi ha un senso che vengano tradotte semplicemente come tortine di Natale ai cranberry, perché questo sono. Forse meglio crostatine, che a me tortina evoca un dolce lievitato, più che una pie. Ma sono dettagli.
Si chiamano mince pie perché il ripieno si chiama mincemeat. Letteralmente, carne macinata. Non preoccupatevi, di carne nemmeno l'ombra. Almeno al giorno d'oggi. Ma sicuramente una volta c'era, eccome, e infatti nelle cucine antiche spesso si trovavano dei pasticci di carne dolci, che a noi forse fanno un po' inorridire, ma che erano considerati una prelibatezza. Anche perché l'alternarsi delle portate dolci e salate era tutta ancora da inventare.
In un ricettario del 1609 scritto da una nobildonna di Oxford, Lady Elinor Fettiplace viene così descritto il ripieno delle mince pie "montone cotto tritato, grasso di rognone di manzo (suet), uvetta (currants e sultanas) in parti uguali, il tutto insaporito con ginger, macis, noce moscata, cannella, scorze di arance, sale e poco zucchero [1].
Adesso il termine è più un richiamo formale, dovuto alla forma  del ripieno, che essendo costituito essenzialmente da uvetta, canditi, frutta secca tritata ha un colore e una consistenza che può evocare carne trita cotta. Ma il sapore dolcissimo e profumato vi porterà subito molto lontano da quest'idea.
Il mincemeat in Gran Bretagna lo troverete ovunque già pronto, da quello normale a quello luxury, che tutti i libri di cucina invitano a comprare. Qui non lo si trova, e sicuramente non lo si troverebbe senza glutine, anche se tutti gli ingredienti sono naturalmente senza glutine, quindi non possiamo far altro che farcelo in casa.
Nella ricetta di mincemeat non si parla nemmeno, ma è quello a cui fa riferimento come "ripieno".
La cosa essenziale è che queste tortine, o crostatine, o mince pie che dir si voglia sono squisite. Dolci come si confà a un dolce natalizio, ma con un retrogusto asprigno che non te le fa venire a noia. Stamani ne ho fatte 12, stasera ne è rimasta una, e solo perché nessuno ha il coraggio di avventarcisi.

Le rifarò le rifarò e le rifarò.


Gluten free mincemeat pie

TORTINE DI NATALE AI CRANBERRY


L'aggiunta di cranberry secchi rende queste tortine di Natale super-speciali. Per comodità, preparate le tortine con un buon anticipo e congelatele crude fino a un mese, poi basterà spennellarle con la doratura e infornarle quando vorrete mangiarle, prolungando la cottura di 5-10 minuti.

Ingredienti
Per 24 tortine

Per la pasta 
250 g di farina (io mix per frolla), più un po' per spolverare *
25 g di zucchero a velo *
125 g di burro freddo, tagliato a dadi
la scorza di un'arancia grattugiata finemente
1 uovo medio, leggermente sbattuto
1-3 cucchiai di acqua ghiacciata (se necessario)

Per il ripieno
400 g di ripieno (vedi sotto) *
150 g di cranberry secchi *

Per completare
 1 tuorlo sbattuto con un cucchiaino d'acqua (doratura) per spennellare
zucchero a velo o semolato, per spolverare

Per il ripieno
una bella mela (io una Granny Smith)
la scorza di un'arancia grattugiata finemente
la scorza di un limone grattugiata finemente
110 g di sugna (io burro freddissimo tritato)
240 g di uvetta
110 g di albicocche secche a dadini
175 g di zucchero bruno scuro *
50 g di mandorle a scaglie
1 cucchiaino e ½ di pimento in polvere *
1 cucchiaino di cannella in polvere *
¾ di cucchiaino di noce moscata in polvere *
50 ml di brandy
50 ml di rum

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (*) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.


Procedimento
Per la pasta mettete la farina, lo zucchero a velo, il burro e la scorza d'arancia in un robot da cucina e azionata fino ad avere un composto granuloso. Con il robot in funzione, aggiungete l'uovo e lavorate per pochi secondi, finché si formano dei grumi di pasta che potete riunire con le mani formando una palla (se necessario, aggiungete 2-3 cucchiai di acqua ghiacciata per amalgamare la pasta – nel mio caso non è stato necessario).
Io invece che usare il robot, che al momento è rotto, ho sabbiato il mix di farine con il burro, un pizzico di sale e la scorza grattugiata dell'arancia. Una volta ottenute delle briciole fini, ho incorporato lavorando velocemente con la punta delle dita l'uovo leggermente sbattuto e lo zucchero a velo. Appena le uova sono state assorbite e si sono formati dei grumi di pasta, ho compattato a palla.
Rovesciate su un piano leggermente infarinato e impastate brevemente finché la pasta è liscia. Avvolgete nella pellicola e mettete in frigorifero per almeno 30 minuti o finché è soda (potete fare la pasta fino a 3 giorni prima o surgelarla per un mese).
Per la farcitura, incorporate i cranberry nel ripieno in una ciotola. Stendete la pasta allo spessore di 3 mm circa su un piano leggermente infarinato. Con un coppapasta scanalato di 8 cm, ricavate 24 dischi e foderate due stampi antiaderenti da 12 tortine.
Stendete le parti rifilate allo stesso spessore e con delle formine ricavate 24 stelle o alberi di Natale da mettere sul ripieno. Mettete 2 cucchiaini di ripieno in ogni guscio di pasta e adagiate al centro una stella o un albero. Trasferite nel frigorifero per almeno 20 minuti. Nel frattempo scaldate il forno a 180 °C.
Spennellate con la doratura e infornate per 15-20 minuti, finché la pasta è dorata e croccante. Lasciate raffreddare per qualche minuto prima di sformare le tortine e trasferirle a raffreddare sopra una gratella. Si conservano in un contenitore ermetico fino a una settimana.
Scaldate appena prima di servire con una spolverata di zucchero.

Ripieno
Pelate e grattugiate la mela in una ciotola grande. Unite tutti gli ingredienti. Mescolate bene, coprite e trasferite in frigorifero per almeno 30 minuti.
Se non lo usate subito, trasferite il ripieno in barattoli sterilizzatie riponete in frigorifero. Il ripieno migliora nel tempo, ma va usato entro 6 mesi. Per circa 1,25 kg (sufficiente per 3 infornate).
NOTE
  • La maggior parte delle mie note riguardano il mincemet:
  • uno degli ingredienti principali è lo shredded suet, ovvero il grasso che sta attorno al rognone, di montone o di manzo, tritato. O trovatelo qui lo suet, shredded o non shredded la vedo dura. Nella traduzione si parla di sugna, che è appunto il grasso che circonda il surrene del maiale. La sugna dalle mie parti è introvabile. Al più si può trovare lo strutto, che però è grasso sottocutaneo di maiale che viene fuso. Insomma, una gran confusione! Il punto cruciale è però lo shredded, ovvero il tritato. Il fatto di tritare deriva dall'esigenza di avere una sostanza che può amalgamarsi uniformente con gli altri ingredienti, ed è ovvio che se metto un tocco di strutto insieme a uvetta e ammennicoli vari, sarà dura distribuirlo uniformemente. C'è chi suggerisce di usare burro fuso, ma mi sembra che il fonderlo (anche se, certo, dopo verrà cotto) non sia una buona idea. Insomma alla fine, sempre su suggerimento dell'Araba, ho messo un tocco di burro in freezer, in modo da indurirlo un po', e dopo l'ho tritato. È una soluzione un po' eretica, ma l'effetto è buono
  • altra annosa questione, almeno per me, è la distinzione fra currants, sultanas e raisins. Sono di fatto tre tipi di uva passa. Anche se ad esser rigorosi currants sarebbe il ribes, ma nelle ricette si fa sempre riferimento all'uvetta di Corinto. Sultanas credo sia l'uvetta sultanina, quella che troviamo più facilmente da noi anche nella GDO (chicchi piccoli e ambrati, senza semi), currants l'uva di Corinto (chicchi piccoli e scuri), raisins dovrebbe essere l'uva Malaga (grande, chiara e senza semi) (ulteriori informazioni qui)
  • In varie ricette del mincemeat hanno come ingrediente gli agrumi canditi. Nella versione di Ramsay non ci sono, e tutto sommato ne sono contenta, perché i canditi che si trovano normalmente non sono tanto buoni, e trovarne di buoni certificati senza glutine è praticamente impossibile
  • Mele: nella versione inglese si parla delle Bramley. Le Bramley sono le regine della cucina inglese, e sono usate in tutte le preparazioni che prevedono l'utilizzo di mele cotte. Da noi non si trovano. Io pensavo, dalla descrizione, di rivolgermi alle cotogne. L'Araba mi ha suggerito le Granny. Ho seguito l'Araba, che è sicuramente più esperta di me di cucina anglosassone, e il risultato è stato squisito, ma la voglia di provare le cotogne mi è rimasta. Vi saprò dire cosa viene fuori. 
  • Maturazione: il mincemeat, una volta fatto, dovrebbe essere lasciato lì a maturare. Anche sei mesi, dicono. Io non l'ho fatto e le crostatine sono venute buonissime lo stesso. Non oso immaginare cosa sarebbe potuto saltare fuori...
  • Non ho trovato il pimento, che poi sarebbero le bacche di pimenta dioica. Questa spezia, è la regina della cucina caraibica (non a caso si chiama anche pepe della Giamaica) è usatissima nella cucina inglese, dove viene chiamata allspice. Avendo a Firenze un meraviglioso Old England Store, non dispero di trovarlo, prima o poi. Anche di questo vi farò sapere. Io in questo caso l'ho sostituito con una spolveratina di pepe e un chiodo di garofano tritato.   
  • Sempre la prossima volta che farò queste delizione crostatine, mi sa che seguirò l'indicazione di Lady  Fettiplace e userò sia il macis che il ginger, che secondo me dovrebbero starci particolarmente bene.
  • Gordon non ha detto di mettere un pizzico di sale nel preparare la frolla, e secondo me invece non si può omettere. 
  • Zucchero bruno scuro: sarebbe il brown sugar, che non si trova facilmente. Io seguo la versione di Laurel Evans, e mescolo un cucchiaino di melassa a del normalissimo zucchero semolato.  
  • Questione dimensioni: a me con questa quantità di frolla, e con questo impasto, sono venute fuori 12 crostatine invece delle 24 previste. Ma poi sono andata a misurare e le mie formine hanno 8 cm di diametro. Ramasay non ci dice che dimensioni devono avere le formine, ma ci dice di tagliare la pasta con un coppapasta da 8 cm, e quindi le sue formine avranno al massimo 6 cm, se non 4 cm di diametro, quindi questo spiega la differenza delle dosi. 
  • In generale, non avendo io mai mangiato le mince pie originali, non sono in grado di valutare l'esito con sicurezza totale. Quello che posso dire è se somigliano alle mince pie che ho visto in giro (e sì, ci somigliano assolutamente) e se sono buone.

martedì 10 marzo 2015

Chelsea buns senza glutine

Gluten free Chelsea Buns

Questa ricetta mese è tratta dal libro  Tea Fit for a Queen- Recipes and drinks for Afternoon Tea (in association with Historical Royal Palaces).
 
Era tanto che volevo provare a fare questi rotolini dolci che furoreggiano in tutte le cucine un po' nordiche, dai kanelbullar svedesi ai cinnamon rolls.

Questa ricetta la potete trovare anche nel mio libro Il pane gluten free.

Il pane gluten free

Questi si chiamano Chelsea Buns, e sono una specialità inglesi.

Fra le spezie non c'è solo la cannella, ma un insieme di spezie le cosiddette mixed spice. Nel mondo anglosassone si trovano già pronte, qui non so, e comunque per evitare rischi contaminazioni me le sono fatte in casa. 

Il profumo del limone rende il tutto ancor più goloso.

Prima di questo possedevo già un libro sulle Tea time recipes, da cui ho preso tante ricette golose e mai banali. 
La mia scelta per oggi è ricaduta sui dolcetti che campeggiano in primo piano sulla copertina del libro in questione. Chelsea Buns, si chiamano ed altro non sono che una delle tante variazioni sul tema girandole dolci arrotolate. Perfette per il tè, un vero classico. 
Se ne conoscono tante, nella pasticceria nordica, dal kanelbullar svedesi ai Cinnamon Rolls americani: pasta brioche arrotolata con farcitura al burro, zucchero, frutta secca e/o disidratata, e spezie. 
Alla fin fine, spezie a parte, anche i nostrani Pappataci sono, è proprio il caso di dirlo, della stessa pasta (in realtà non è proprio vero, i Pappataci sono di pasta briosciata sfogliata, la pasta per Danish per intendersi, un pelino, ma giusto un pelino più complicata di quella che andremo a fare oggi)
Se volete saperne di più sulla storia secolare dei Chelsea Buns, vi consiglio di andare a leggere sul blog dell'Edith Pilaff, lì troverete una summa teologica, o meglio gastronomica, su questi dolcetti. Pare che risalgano addirittura al '700, e che siano stati inventati nella Old Chelsea Bun House a Pimlico. 
Insomma, quando li addenterete sappiate che vi state mangiando tre secoli di storia britannica!
Ma veniamo alla ricetta!
Confrontando le varie versioni, quella di Tea Fit for a Queen con quella di Tea Time Recipes ed alcune altre che ho trovate in rete (fra cui una di Paul Hollywood in persona, vecchia conoscenza dello Starbooks) ho trovato alcune differenze e molte analogie. 
Trattasi sempre di una pasta brioche ad impasto diretto, non tanto burrosa e con quantitativi di lievito sempre un po' eccessive per le nostre attuali abitudini.
Le differenze riguardano la farcia e la glassatura finale, ma anche le modalità di aggiunta del burro: c'è chi lo mescola con la punta delle dita con la farina come primo ingrediente, come se dovesse fare una frolla, chi invece lo incorpora in un secondo momento,. sciolto insieme al latte, e chi alla fine, ammorbidito e poco alla volta.
È prevista una doppia lievitazione: la prima, più lunga, dell'impasto briosciato, e l'ultima più rapida, delle girandole già formate e farcite.
Per le note specifiche sulla ricetta, sugli ingredienti e sulla "sglutinatura" leggere in fondo. Sappiate comunque che i miei Chelsea Buns ieri mattina erano già finiti tutti...

Gluten free Chelsea Buns


CHELSEA BUNS
Ingredienti
Per 12 brioscine (a me ne sono venute 18, ma sicuramente le ho fatte più piccole)
  • 1 sacchetto di lievito liofilizzato (io 1/2)
  • 50 g di zucchero di canna bianco (golden Caster Sugar)
  • 390 g di latte tiepido (io 390 g)
  • 500 g di farina (io farina per dolci lievitati Dallagiovanna) (¶)
  • 1 cucchiaino di mixed spice in polvere (vedere note in fondo) (¶)
  • 1/4 di cucchiaino di sale
  • 1 uovo medio sbattuto 
  • 75 g di burro non salato, più altro per ungere la teglia
  • un pochino di olio di semi, sempre per ungere la teglia
  • 15 g di zucchero Demerara, per la finitura
  • le zeste grattate di 1/2 limone non trattato
  • 75 g di uva di Corinto
  • 75 g di uva sultanina
  • confettura di albicocche per la finitura (¶)
  • 1 cucchiaino di amido di mais (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Rivestite una teglia da forno rettangolare (tipo una lasagnera) con carta forno.
In una terrina mescolate il lievito con un cucchiaino di zucchero e tolto dal totale e versate 100 g di latte tiepido, mescolando e lasciando quindi riposare 10 minuti per far attivare il lievito. 
Setacciate la farina le spezie e il sale in un'ampia terrina. 
Unite 25 g di burro tolti dal totale, e mescolatelo con la punta delle dita, ome si fa per la frolla. 
Create una fossa nel mezzo, e versateci dentro il lievito sciolto nel latte, il rimanente latte e l'uovo sbattuto. 
Mescolate con un coltello fino ad avere un impasto piuttosto grossolano, quindi rovesciate sulla spianatoia ed impastate finché non otterrete un impasto morbido e omogeneo.
Mettete l'impasto in una ciotola unta d'olio, e coprite. 
Fate lievitare per circa un'ora, finché l'impasto non è raddoppiato. 
Rovesciatelo sulla spianatoia e sgonfiatelo impastandolo due o tre volte.
Stendetelo con il mattarello fino ad ottenere un rettangolo di circa 30 X 36 cm.
Montate a crema il rimanente burro con lo zucchero Demerara e la buccia di limone.
Spalmatelo sull'impasto, cospargete con l'uva sultanina e l'uva di Corinto e spiaccicate delicatamente per far affondare l'uvetta nel burro.
Con il lato lungo davanti a voi, arrotolate l'impasto in un lungo rotolo, quindi tagliatelo in 12 fette (io 18) che disporrete sulla placca per dolci.
Coprite e fate lievitare per 30 minuti coperto al riparo da correnti d'aria.
Mentre lievitano, preriscaldate il fonro a 190 °C.
Passato il tempo, scoprite la teglia e trasferitela in forno per 20-25 minuti, finché i Chelsea Buns diventano dorati.
Estraetela quindi dal forno, e spennellate i dolcetti con la confettura di albicocche fatta sciogliere in un gocciolino d'acqua quindi infornate di nuovo per 5 minuti.
Estraeteli dal forno, fateli raffreddare cinque minuti nella teglia e quindi trasferiteli su una gratella per dolci per completare il raffreddamento. 
Si gustano freddi, e si conservano fino a 2 giorni in un contenitore ermetico.


Gluten free Chelsea Buns


Note
  • Cosa sono le mixed spice? Trattasi di una miscela di spezie molto usata nella cucina anglosassone, che comprende di base pimento, cannella e noce moscata, ma può prevedere anche cumino, chiodi di garofano, macis, coriandolo e zenzero in polvere.Io me la sono fatta da sola, molto più semplice che stare ad ingrullire per trovarla certificata. Ne vale la pena, ricorre di frequente. 
  • Questione lievito e tempi di lievitazione: ho dimezzato il lievito, e quindi i tempi si sono allungati parecchio, tenendo anche conto del clima non proprio clemente di questi giorni. Ho impastato appena sveglia, formato i buns dopo pranzo e infornato verso le quattro, ma avrei potuto aspettare anche oltre. L'impasto era ben lievitato, i buns prima di infornarli non tanto, però in forno si sono ben gonfiati senza crettature. 
  • Questione morbidezza e durata: dolente nota degli impasti gluten free, soprattutto quelli briosciati. Appena cotti si sciolgono in bocca, ma bastano poche ore perché secchino e induriscano parecchio. Di solito la lievitazione indiretta aiuta, ed infatti quando rifarò questi dolcetti proverò almeno un lievitino. 
  • Quantità di burro: in tutte le ricette che ho vistosi trattava sempre di un impasto non tanto ricco, molto leggero, ma a mio avviso 25 g di burro du 500 g di farina sono davvero pochi. Al punto tale che ne ho fatte due versioni, una seguendo la ricetta ed una raddoppiando la dose di burro, in accordo alle altre versioni che ho consultato, e mi sembra che la dose doppia produca un impasto meno panoso e più briosciato.
  • Quantità di liquido: la farina Dallagiovanna mi par che tiri davvero parecchio liquido. Riproverò in un secondo round, ma questi 390 g di farina non erano davvero troppi.
  • Farciture: ottima, soprattutto perché la nota agrumata del limone conferisce una freschezza e una nota finale inaspettata.
  • Io queste diverse tipologie di uvette non le trovo, qui da me., ma non credo sia una mancanza così grave.
  • Complessivamente, con tutte le precisazioni relative soprattutto all'operazione della sglutinatura e alle caratteristiche degli impasti briosciati senza glutine,
    la ricetta si può considerare senza dubbio

PROMOSSA

Sono davvero squisiti!

Gluten free Chelsea Buns

La ricetta la trovate anche sullo Starbooksblog!

http://starbooksblog.blogspot.com/2015/02/zucca-con-cardamomo-e-semi-di-sesamo.html




martedì 27 gennaio 2015

Happy birthday Ale!

3 minute fudge

Sabato, cosa sulla quale ho fracassato i cabbasisi a tout le monde, c'è stata la presentazione del mio libro, e come al solito a un certo punto dei preparativi sono stata assalita dalla famosa e ben nota sindrome del Non-c'è-niente-da-mangiare.
Cosa potevo fare oltre alla torta di carote, la torta al caffé e noci, i bigné alla crema, i cookies alle noci, le mini-tarte frangipane alle pere, le tartellette alla frutta, il rotolo alla Nutella e quello al cacao e lamponi (tutte ricette che volendo potete trovare sul mio libro "Il dolce gluten free" pubblicato da Giunti Editore)?
Ma era notte fonda, mi reggevo in piedi per miracolo, non è che potessi inventarmi il dolce diplomatico.
Ci voleva una cosa veloce e d'effetto.
Ci voleva una PORCA FIGURA!!!
E così, alle due di notte di venerdì, perfettamente in linea con il fuso orario di Singapore dove è andata a spargere il suo verbo, mi sono trovata a sfogliare virtualmente ma non per questo meno freneticamente il suo blog nuovo di pacca, o quasi, An old fashioned lady.
Solo che non c'erano cose abbastanza veloci, praticamente avevo bisogno di qualcosa che si facesse nello stesso tempo che ci vuole a dire Abracadabra!
Così sono passata al suo vecchio blog, sicura di trovare ciò che cercavo, e così è stato: a un certo punto è apparsa, come una rivelazione sulla via di... Singapore, passando per Londra però, la soluzione ai miei problemi.
Il fudge al latte condensato di Nigella!!!
E se Alessandra scrisse al proposito God Bless Nigella! io d'ora in poi penserò God Bless Alessandra!, che mi ha fatto mettere l'anima in pace venerdì notte.
Un chilo di cioccolato bianco e latte condensato, una bomba calorica che potrebbe stendere un esercito, la soluzione di tutti miei mali: 3 minuti era scritto, e 3 minuti sono stati!
Se cerchi una ricetta che viene, se cerchi una ricetta buona, se cerchi una ricetta fattibile ma ricercata, se cerchi una ricetta semplice ma non banale, in una parole se cerchi una ricetta che ti faccia fare una porca figura, sai dove andare, l'Ale non ti tradirà!

Conosco Alessandra da qualche anno oramai, e non riesco a capire da dove prenda le energie per fare tutto quello che fa. Probabilmente tiene nascosta una giratempo da qualche parte, probabilmente è un'aliena piombata qui da un altro pianeta, ma se c'è un'idea brillante, un progetto innovativo, e soprattutto qualcosa che funziona, che sia una ricetta o un'iniziativa, puoi stare certo che dietro c'è lo zampino della Ale.
Faccio parte della squadra dello Starbooks, e si sa che con lei c'è da andare sul sicuro: è sempre presente, a noi e a se stessa, qualunque cosa stia accadendo nel suo vorticoso mondo!

Insomma, l'Ale è una garanzia, di successo, di creatività, di organizzazione. L'Ale è una macchina da guerra, e non posso immaginare cosa sarà capace di combinare laggiù... Tremo al solo pensiero.

Tanti auguri Alessandra!!!! Buon compleanno!!! Buon tutto!
http://anoldfashionedlady.blogspot.it/

E la ricetta?? Eccola! Eccola! Tanto non ci vorranno più di 3 minuti!


Fudge al latte condensato

Ingredienti

  • una lattina di latte condensato (400 g) circa (¶)
  • 400 g di cioccolato (¶)
  • 50 g di burro
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o presentare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.
 
Preparazione 
Sciogliete al microonde tutti gli ingredienti, versare il composto in una teglia quadrata o rettangolare rivestita di carta da forno e mettere in frigo per una notte. 
Tagliare a cubetti e servire, lasciandolo in frigo fino all'ultimo momento.
Si possono fare con cioccolato in purezza, oppure aggiungedo della frutta secca, o della frutta disidratata.
Io l'ho fatto con quello che avevo in casa, con cioccolato bianco e uvetta.

venerdì 23 gennaio 2015

Torta noci e caffé senza glutine per il 100% GFFD

torta caffé e noci

È venerdì, e il venerdì è il giorno del 100% Gluten Free FriDay.

È venerdì, e questo venerdì è il giorno prima di questo sabato. Sono piuttosto agitata, devo ammetterlo.
Poi sabato sera  sarò contenta, ma adesso sono agitata.

Sto facendo dolci come se dovessimo fare scorte per l'eternità. Cookies di Martha Stewart, che i miei figli hanno finito prima del tempo, e ancora cookies della Gaia, e baci di dama, e torte di carote... Oops! Ma la torta di carote non l'ho ancora mica pubblicata...  Vabbè, sarà per un'altra volta.
E poi vorrei portare questa torta noci e caffé.
L'ho fatta quest'estate, è un classico della pasticceria di casa anglosassone, ed è davvero parecchio ma parecchio buona. Mary Barry dice di averla rifatta in moltissime occasioni, dalla festa in famiglia alla riffa di beneficenza del quartiere.

L'ho trovata in vari libri, sia nella Baking Bible di Mary Berry che in Cakes di Delia Smith, ma ce ne sono molte altre versioni: quella di Nigella, quella di Jamie Oliver, quella di Hugh Fearnley-Whittingstall... 

La versione tradizionale prevede l'uso della crema al burro al caffé, ma come scrive Delia Smith, l'avvento del mascarpone ha cambiato tutto, e fare la crema con il mascarpone è decisamente più rapido e permette di ottenere un risultato dalla consistenza più cremosa e dal gusto più pieno.

La torta è una sponge cake al burro, molto ricca e rotonda. Si può fare anche versione traybake (teglia rettangolare) perfetta per le fiere di beneficenza della Barry (sic!)

È buonissima, leggera ma con un intenso sapore di caffé che fa davvero inebriare.

Ovviamente, questa ricetta la potete trovare anche nel mio libro "Il dolce gluten free" che guarda caso vado a presentare proprio domani in quel di Firenze.


Dite che l'avevo già pubblicato l'invito? Vabbé...

Repetita iuvant.

E ora vai con la ricetta!

torta caffé e noci

Torta al caffé e noci
Ingredienti
(per una tortiera da 20 cm di diametro, per una teglia rettangolare 20 X 30 cm bisogna raddoppiare le dosi)

Per la sponge cake alle noci 
  • 100 g di mix per dolci lievitati (¶)
  • 20 g di farina di quinoa (¶)
  • 120 g di burro morbido
  • 120 g di zucchero
  • 2 uova
  • 50 g di noci + 8 gherigli
  • ½ bustina di lievito per dolci (¶)
  • un cucchiaio di caffé solubile (¶)
Per la crema
  • 300 g di mascarpone
  • 250 g di panna
  • 3 cucchiai di zucchero a velo (¶)
  • 1 cucchiaio di caffé solubile (¶)
  • ½ tazzina di latte
  • Burro e farina di riso (¶) per la tortiera
E' possibile realizzatrla anche in versione senza lattosio (con burro, mascarpone e panna senza lattosio) e senza zuccheri aggiunti, usando eritritolo al posto dello zucchero, in pari quantità. 

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o presentare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.

 
Preparazione  
Per la torta montate il burro con lo zucchero finché diventa una crema bianca e spumosa, poi incorporate le uova una alla volta, sempre montando. Unite il mix per dolci e la farina setacciati insieme al lievito e, per ultimi, le noci tritate e il caffè solubile.
Versate il composto nella tortiera imburrata e infarinata e fate cuocete per 30 minuti nel forno preriscaldato a 170° C, poi lasciate raffreddare completamente.

Per la crema montate il mascarpone con la panna quindi unite lo zucchero a velo e il caffè solubile sciolti nel latte.

Sformate la torta e dividetela in due dischi (tagliatela con attenzione perché è piuttosto delicata), quindi spalmate metà della crema su quello inferiore con una spatola o con un sac à poche. Ricoprite con l'altro disco di torta e spalmateci sopra il resto della crema, decorando con i gherigli di noce tenuti da parte.

La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

venerdì 21 novembre 2014

Simnel muffin senza glutine... e un pane

simnel muffin

Sempre muffin, come quelli normanni della settimana scorsa, solo che oggi abbiamo attraversato la Manica, e ci siamo trasferiti nell'Inghilterra vittoriana.
La scelta del libro per la mia seconda proposta  all'MTC di questo mese è stata difficile: la ricetta invece è già pronta dal giorno dei muffin pere & noci con cuore di camembert, li ho fatti proprio lo stesso giorno.
Si trattava questa volta di muffin dolci, perché mica potevo perdere l'occasione di sperimentarne di nuovi.
Anche questa volta, come vedrai, Francesca, mi sono fatta ispirare dalla tua Cenerentola...
Ma il libro... Ero partita in realtà dal libro, uno dei miei romanzi culto, I Buddenbrook di Thomas Mann. Letto e riletto tante volte, ogni volta che lo rileggo noto cose diverse, e le impressioni cambiano. È come se avesse qualcosa da dire ad ogni stagione della vita.
Dai Buddenbrook ambientati a Lubecca era venuto fuori il marzapane, dolce tipico della città anseatica (e chissà con che giri ci è arrivato, non credo che Lubecca sia un luogo dove i mandorli crescono alla grande), e quindi questi muffin. Solo che in realtà, per fare questi muffin, mi sono ispirata a un dolce, un dolce inglese, la Simnel Cake, e così mi è venuta la voglia di ambientare i miei muffin in una storia che richiamasse quella di questa splendida torta.
La Simnel Cake è una fruit cake, cioè una torta a base di frutta secca, ma più ricca, visto che prevede due strati di marzapane, uno dentro, a farcire, e un altro sopra, e poi uvetta, frutta candita, spezie... È uno dei tanti dolci tradizionali inglesi ed ha un'origine pare molto antica: il nome proviene dal latino simila, farina. Da cui, immagino, i semel paninetti tedeschi, che si trovano anche dai fornai fiorentini sotto l'italianizzata dicitura di semelli.
La simnel cake è un dolce della Pasqua, ed ha per questo la sua importante simbologia: le 11 palline di marzapane disposte sopra, rappresentano gli apostoli (tutti tranne Giuda).
Però questa torta ci parla anche delle ragazze andate a servizio presso famiglie più o meno facoltose, lontano da casa. Queste  ragazze, spesso giovanissime, erano a servizio presso delle famiglie che le trattavano con grande durezza, e potevano tornare a casa solo poche volte in un anno. Il Mothering Sunday era uno di questi giorni. 
Quando tornavano a casa portavano casa una torta: la Simnel Cake. La quadratura del cerchio. 

Simnel cake di Paul Hollywwod, Foto credits: Peter Cassidy

Così, abbandonata, ma solo temporaneamente, perché non l'abbandonerò mai, quell'adorabile scioccherella di Tony Buddenbrook e padre Thomas, così bonariamente e inutilmente severo, dovevo trovare un romanzo ambientato in Inghilterra, nell'Inghilterra vittoriana.
Un romanzo in cui ci fossero benestanti signore borghesi ma anche povere figlie del popolo, che si sfinivano a furia di pulire i pavimenti inginocchiate a terra e lavare i panni a mano nel torrente, che cucinavano manicaretti ricchi di carni e grasso di montone sulla stufa di cucina, che pulivano case enormi che dovevano risplendere come uno specchio.
Ho scelto Tess dei d'Urbervillers, di Thomas Hardy, che narra le tragiche vicende di Tess, dolce e innocente fanciulla di umili origini, fra padri incoscienti, sogni di gloria, stupri, bimbi della colpa, signori benestanti senza scrupoli e senza cuore e persone di cuore ma troppo rigidi principi.
In tutto questo turbinio si aggira la dolce, bella e fragile Tess, di tutto questo turbinio subisce le conseguenze.
La conclusione del romanzo, ça va sans dire, è tragica, e intrisa di simbolismi mistici, come peraltro si intuisce fin dalle prime pagine, dove la protagonista, ancora fanciulla, intreccia una danza nella piazza del paese insieme alle compagne. Leggi Tess e ti passano davanti tele di pre-raffaelliti in ordine sparso.

Ophelia di Millais

La scelta degli ingredienti è stata naturale. Il solito latticello come liquido acido, uno strato di marzapane, rigorosamente home made, sopra, e un cuore di marzapane dentro.
E poi uvetta, scorzette d'arancia. Come farine, oltre alle classiche polveri dolci lievitati (farina di riso, amido di tapioca e fecola di patate) ho aggiunto un po' di farina di quinoa, per conferire fragranza e morbidezza. 

Come dolcificanti ho usato zucchero bianco miscelato la Black Treacle, che altro non è che melassa, e creare il brown sugar, come spiega la Evans.

Simnel muffin

simnel muffin interno

Ingredienti
(per otto muffin medio-piccoli)
  • 50 g di farina di riso (¶)
  • 20 g di fecola di patate (¶)
  • 20 g di amido di tapioca (¶)
  • 20 g di farina di quinoa (¶)
  • 4 g di lievito chimico per torte dolci e salate (¶)
  • 1 cucchiaino da caffé di bicarbonato di sodio  
  • 2 cucchiaini di cannella in polvere (¶)
  • 60 g di uvetta (io ne avevo di due tipi, più e meno grossa, e ce li ho messi tutti e due)
  • 30 g di burro
  • 80 g di latticello
  • 1 uovo 
  • 1 cucchiaino di black treacle (¶)
  • 50 g di zucchero semolato
  • le zeste di mezza arancia non trattata
Per il marzapane
  • 100 g di mandorle sgusciate e pelate
  • 100 g di zucchero a velo + quello usato per la spianatoia(¶)
  • 1/2 cucchiaino di miele fluido
  • succo di limone
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo(¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o presentare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.   

Procedimento
Tirare fuori dal frigo gli ingredienti almeno un'oretta prima di cominciare.
Fondere il burro al micro-onde a basa potenza e farlo raffreddare finché diventa una cremina.
In una ciotola mettere il latticello, il burro e l'uovo. Mescolare con la frusta.
In un'altra ciotola setacciare gli amidi, le farine e gli agenti lievitanti, aggiungere l'uvetta, le zeste di arancia tritate, la cannella, lo zucchero e il black treacle.
Incorporare gli ingredienti umidi in quelli solidi, mescolando velocemente.
Molto velocemente, pochi colpi di cucchiaio. Massimo 10, 11, dice Francesca.
L'impasto deve rimanere granuloso.

Versare negli stampini da muffin (io ho usato quelli di silicone, quindi non c'è stato bisogno di ungerli) una cucchiaiata abbondante di impasto, metterci sopra un pezzetto di marzapane, quindi ricoprire di nuovo con l'impasto.
Infornare nel forno precedentemente riscaldato a 190° C, quando sono infornati abbassare immediatamente la temperatura a 180° C e far cuocere per una ventina minuti. Alla fine fate la prova stecchino che dovrà uscire asciutto.

Serviteli a temperatura ambiente, coperti da un cerchietto e una pallina di marzapane.

Preparazione del marzapane
Tritate insieme nel mixer le mandorle lo zucchero a velo, il succo di limone, il miele e quel tanto di acqua necessaria per ottenere un impasto che stia assieme. Mettere in frigo per un'oretta prima di usarlo, per consolidarlo. Si stende tranquillamente con il mattarello sulla spianatoia spolverata con altro zucchero a velo.


Con questa ricetta partecipo alla sfida n° 43 di novembre 2014 dell' MTC.
La ricetta originale di Francesca Carloni del blog Burro e zucchero

http://www.mtchallenge.it/2014/11/mtc-n-43-la-ricetta-della-sfida-di.html



Con questa ricetta partecipo anche al 100% Gluten Free (fri)Day

una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living.

I Love Gluten Free (FRI)DAY – Gluten Free Travel & Living
Non hai finito? No, non ho finito.

walnut and raisin bread fetta

Se volete scoprire come fare questo splendido pane con uvetta e noci, andate a vedere.... dove?

Ma sullo Starbooksblog



http://starbooksblog.blogspot.it/2014/11/pane-senza-impasto-integrale-senza.html

venerdì 14 marzo 2014

So british! Scones senza glutine

pane con pasta di riporto

So British!
Gli Scones sono uno dei miei obiettivi senza glutine degli ultimi mesi. Ho sperimentato svariate ricette, e ottenevo dei biscottoni non troppo alti e poco dolci. Con la marmellata erano ottimi, infatti venivano regolarmente spazzolati quando li preparavo per i brunch, ma non erano quello che mi immaginavo.

Poi ho capito che stavo sbagliato farine. Non ci volevano le farine per frolle e biscotti, ma quelle per dolci lievitati.
Cambiando farine è andata molto meglio. Ho ottenuto degli scones ragionevolmente morbidi e abbastanza cresciuti in altezza (ma vorrei crescere ancora... per chi mi ha visto sa che questo è un karma inascoltato...).

Insomma, questa ricetta è un buon punto di partenza e proprio per questo ve la propongo, ma c'è ancora spazio per ulteriori migliorie. Proverò altre ricette, e magari anche altre farine, anche se il mix per impasti lievitati è un gran mix che solitamente non tradisce.

Appunto, scones... Ma cosa sono di preciso gli scones?
Sono dei dolcetti inglesi poco zuccherati serviti tipicamente per il tè o per la colazione, con confetture di varia natura e clotted cream, una panna con una percentuale di grasso molto elevata (55-60%) rispetto alla nostra panna da montare  (35-36%) che viene ottenuta scaldando il latte non pastorizzato e togliendo lo strato di panna grassa che si viene a formare in superficie via via che il latte si scalda. È così grassa e cremosa che non viene montata, ma servita così com'è. In Gran Bretagna la si trova ovunque, da noi non è facilmente reperibile (io non l'ho mai trovata) quindi i nostri brunch e tè si accontentano di confetture, preferibilmente fatte in casa. Come quella di fragole che vedete in foto, ad esempio.

La ricetta "glutinosa" è di Mary Berry.
Rispetto all'originale, ho dovuto aumentare un po' i liquidi, come spesso accade con i dolci e i lievitati gluten free, perché le farine senza glutine tirano più liquidi.

Comunque gli scones sono facili ma non facilissimi, ci sono alcuni accorgimenti da seguire:
  • non mescolare troppo l'impasto, che deve anzi rimanere un po' granuloso (altra caratteristica tipica dei dolci anglosassoni);
  • l'impasto deve comunque essere abbastanza umido e appiccicoso ("on the wet side", scrive la Berry);
  • stendere la pasta molto alta, da 2 ai 3 cm, 
  • quando si tagliano, tirare via il coppapasta tutto d'un colpo, in verticale, senza dare il giro, altrimenti rischiano di prendere forme stran. 
Gli scones sono anche sul libro
Quale libro? Ma il mio.




http://www.amazon.it/dolce-gluten-free-Pasticceria-glutine/dp/8844044838/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1415356382&sr=1-1&keywords=il+dolce+gluten+free


Scones senza glutine
(da Mary Berry's Baking Bible, BBC Books) 

Ingredienti 
Per circa 20 scones
  • 310 g di farina di riso (¶)
  • 80 g di fecola di patate (¶)
  • 80 g di amido di tapioca (¶)
  • 80 g di burro a temperatura ambiente
  • 50 g di zucchero semolato
  • 2 uova grandi 
  • circa 250 ml di latte
  • 1 bustina di lievito per dolci (¶)
  • 1 pizzico di sale
Strumenti utili
1 coppapasta o tagliabiscotti da 5 cm di diametro
    Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

    Preparazione
    Preriscaldare il forno a 200 °C.
    Mescolare insieme le farine, gli amidi e il lievito, e setacciarli dentro una ciotola capiente.
    Aggiungere il burro a pezzetti e, con la punta delle dita, mescolarlo alle farine fino ad ottenere un briciolame fine come si fa per le frolle.

    Incorporare lo zucchero e il pizzico di sale.

    A parte battere le uova con quasi tutto il latte (tenerne da parte circa 20 g, da aggiungere eventualmente in seguito si ritenesse l'impasto troppo asciutto. Io li ho aggiunti), metterne da parte due cucchiai per la successiva spennellatura e incorporare il resto alle farine.

    Impastare velocemente con la punta delle dita. Deve venire un impasto abbastanza umido e appiccicoso. Se fosse troppo asciutto aggiungere il latte tenuto da parte.

    Una volta impastato stendere ad uno spessore di circa 2,5-3 cm e ritagliare dei cerchi, con un coppapasta di 5 cm di diametro. Quando si taglia il coppapasta va usato in modo deciso, mantenendolo verticale senza ruotare, pena difficoltà nella lievitazione. Io per farlo scorrere meglio senza "impigliarsi" lo inzuppo nella farina di mais prima di usarlo.

    Reimpastare velocemente i ritagli di impasto, e ritagliare i nuovi scones fino al completamento dell'impasto.

    Disporre su una teglia imburrata e infarinata con farina di riso, oppure coperta con un foglio di carta-forno, ed infornare nel forno pre-riscaldato a 200° C.

    Cuocere per 10-15 minuti, sfornare e far raffreddare su una gratella per dolci.

    Si mangiano tiepidi, appena fatti, ma si possono conservare un paio di giorni, purché prima di servirli vengano fatti rinvenire qualche minuto in forno..


     %%%%%%%%%%%%%

    Con questa ricetta partecipo al 100% Gluten Free (fri)Day, una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living, per condividere la buona cucina senza glutine con tutti, celiaci e non.

    Le regole oramai dovreste saperle, ma vi lascio il nostro banner perché è sempre meglio ripetere.

    gluten_free_friday

    Semplice, no?
    E allora, vi aspettiamo in tanti per il 100% Gluten Free (fri)Day! #GFFD

    Con questa ricetta partecipo anche al bellissimo contest di Patty - Andante con gusto È senza? È buono!
    Per la categoria Prodotti per la prima colazione
    Scade il 31 di marzo: cosa aspettate a partecipare anche voi?


    venerdì 31 gennaio 2014

    Bloomer integrale senza glutine per il 100% Gluten Free (Fri)Day

    bloomer integrale

    Dopo mesi, ho ricominciato a panificare regolarmente. Niente di speciale, devo ancora rifare il lievito madre, e per questo aspetto la primavera, che non è così lontana, perché non c'è come la primavera per far fiorire i lieviti.
    Faccio pani quotidiani, cercando di usare poco lievito, così sono più buoni e duraturi, magari farine un po' integrali, che sono più sani. Cose così, semplici.
    Questo bloomer in particolare è ricorrente. Una cosa tranquilla, che va avanti nelle mie giornate piene di cose, di figli portati avanti e indietro, di compiti da correggere, di lezioni da pensare, prima ancora che da preparare, di vita di una quasi cinquantenne alle prese con le mille incombenze quotidiane.

    Ogni tanto, nelle mie giornate, comincio a pensare un post. Me lo scrivo tutto di fila, nella testa ovviamente, e quando arrivo qui non c'è più.
    Però la lista della spesa c'è, e magari l'idea di come impostare la lezione di domani.

    Il primo bloomer era stato questo, che avevo fatto per lo Starbooks di Paul Hollywood.

    bloomer


    Ho cambiato le farine, ridotto la dose di lievito, aumentato i tempi di lievitazione (a volte anche in frigo, viene benissimo!). Uso il cestino da lievitazione, che me lo tiene in forma, è parecchio idratato altrimenti tende un po' a spatasciare (si vede bene la differenza, fra quello bianco fatto per lo Starbooks e quello odierno integrale).

    Il mix di farine è il mix di  il mix di farine dietoterapiche per pani e focacce di Un cuore di farina senza glutine mescolato con il Brot Mix della Schar, che a me piace, devo ammetterlo.

    Tutte queste modifiche mi hanno fatto ottenere un pane più morbido, con un'alveolatura decisamente migliore, un sapore più pieno, che si conserva decisamente più a lungo.
    Provando e riprovando. Sperimentando. Confrontandosi.

    Bloomer integrale
    (ispirato ad una ricetta glutinosa di Paul Hollywood, Bread) 

    Ingredienti 
    Per una pagnotta
    • 170 g di Mix B della Schar (¶)
    • 70 g di Preparato per pane Farmo (¶)
    • 60 g di Glutafin Select (¶)
    • 200 g di Brot mix (integrale) della Schar (¶)
    • 430 ml di acqua tiepida
    • 10 g di sale
    • 4 g di lievito disidratato
    • 50 ml di olio extravergine di oliva 
    • 1 cucchiaio di miele millefiori
    Strumenti utili
    1 cestino da lievitazione
    Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

    Preparazione
    Setacciare le farine in una ciotola.

    Nella ciotola dell'impastatrice mettere l'acqua, il lievito disidratato, il miele, una cucchiaiata di mix di farine e l'acqua tiepida. Mescolare per sciogliere il lievito, e aspettare un quarto d'ora che faccia la schiumina.

    Incorporare il resto delle farine e far andare l'impastatrice.
    Quando l'impasto si è ben mescolato, aggiungere il sale e l'olio a filo, continuando ad impastare. A lungo.
    Smettere quando l'impasto sarà ben omogeneo e i liquidi  saranno ben amalgamati.

    Mettere a lievitare coperto. Si può far lievitare sia al calduccio, che in frigo. In questa seconda opzione io lascio comunque l'impasto fuori dal frigo per un po', una ventina di minuti, quindi lo metto in frigo, e quando è triplicato, lo tiro fuori e lo lascio riavere per un altro po' (una mezzoretta) prima di usarlo.

    Quando è triplicato, schiacciare facendo uscire l'aria, dare qualche piega e quindi formare il pane: prima stendere la pasta in un rettangolo, arrotolare lungo il lato facendo contemporaneamente rientrare gli estremi. Serrare bene la chiusura.
    Rollare gentilmente il filone in modo da ottenere la caratteristica forma del bloomer (ovale tondeggiante).
    Far lievitare nuovamente fino al raddoppio in un cestino di lievitazione, con la chiusura in alto.  

    Mentre il pane sta lievitando, accendete il forno a 220°C e mettete una teglia in forno in modo che si scaldi.
    Usando un coltello molto affilato, fare 4 tagli diagonali sul pane, profondi 2 o 3 cm ed inclinati di 45° 
    Questi daranno la classica forma del bloomer: in forno il pane continuerà a crescere ed le incisioni si apriranno. Se non si fanno i tagli, il pane continuerà a crescere in cottura e la crosta formerà delle brutte crepe e rotture alla base del pane (sperimentato in prima persona una volta che mi sono dimenticata di farli).

    Prima di infornare il pane, mettere una casseruolina sul fondo con dell'acqua dentro: questo creerà il vapore che permetterà al pane di avere una crosta croccante ed una leggera lucentezza. Infornare il pane al centro del forno, sulla teglia che abbiamo fatto scaldare, e cuocere per 20 minuti.

    Quindi abbassare la temperatura a 200°C e continuare la cottura per altri 40 min fino ad ottenere una crosta con un colore dorato ambrato.

    Estrarre il pane dal forno aiutandosi con un canovaccio e battere sul fondo. Se suona a vuoto, allora è pronto.
    Mettere subito il pane su una griglia per farlo raffreddare.

     %%%%%%%%%%%%%

    Con questa ricetta partecipo al 100% Gluten Free (fri)Day, una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living, per condividere la buona cucina senza glutine con tutti, celiaci e non.

    Le regole oramai dovreste saperle, ma vi lascio il nostro banner perché è sempre meglio ripetere.

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    Semplice, no?
    E allora, vi aspettiamo in tanti per il 100% Gluten Free (fri)Day! #GFFD

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