Visualizzazione post con etichetta cucina trentina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cucina trentina. Mostra tutti i post

mercoledì 23 settembre 2015

Torta di carote senza glutine

Torta di carote

Qui si ricomincia. Con scarsa convizione e molta confusione (in testa e nella vita).

Le cose sembrerebbero procedere per il meglio, ma mi sento molto strana.
Probabilmente sono i figli che crescono. Le mamme sicuramente invecchiano. 

Questa torta era una di quelle che avevo fatto per la presentazione del mio libro, a gennaio scorso.
Piacque tantissimo, ed è stata più volte replicata.
D'altronde, i dolci con le mandorle piacciono sempre, che vengano dall'Alpi o dalle Piramidi. Caloricissima, ma di un buono che non si dimentica.
È un classico fra le tedescherie, non a caso la ricetta me l'ha data Ruggero, trentino di Cavalese, che ringrazio tanto e tanto e tanto.
In realtà la torta di carote è presente in molti paesi: negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, la famosa carrot cake molto speziata e spesso farcita con ricchissime creme al burro o al formaggio, in Francia, il gâteau à l'argovienne con le nocciole, nella pasticceria tedesca, il Karottenkuchen, e chissà quante altre. Questa versione è particolarmente adatta ai celiaci in quanto priva di farina: la farina è interamente sostituita dalle mandorle, e questo dà luogo a un dolce particolarmente profumato, ricco e friabile.


E ora vai con la ricetta!

torta di carote

Torta di carote
Ingredienti
(per una tortiera da 20 cm di diametro, per una teglia rettangolare 20 X 30 cm bisogna raddoppiare le dosi)

Tempo di preparazione: 30 minuti
Tempo di cottura: 45 minuti

Ingredienti
Per una tortiera di 20 cm di diametro

150 g di carote grattugiate
150 g di mandorle sbucciate ma non pelate
3 uova
150 g di zucchero semolato
la scorza di un limone non trattato
2 cucchiaini di succo di limone
10 ml di rum
un cucchiaino di cannella in polvere (¶)
un pizzico di sale
zucchero a velo (¶)

burro e pangrattato (¶) per la tortiera 

Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o presentare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.

Preparazione 
Tritate le mandorle nel mixer in modalità pulsata insieme a un cucchiaio di zucchero tolto dal totale.
Lavorate bene i tuorli con lo zucchero rimasto e un cucchiaino di succo di limone finché diventano gonfi e spumosi, quindi unite le carote grattugiate, le mandorle tritate, il sale, la cannella, la scorza di limone grattata e il rum, mescolando per amalgamare bene.
Montate gli albumi a neve ben ferma insieme a un cucchiaino di succo di limone, poi incoporateli delicatamente all'impasto, mescolando dal basso verso alto per non smontarli.
Versate il composto nella tortiera imburrata e cosparsa di pangrattato e infornate nel forno preriscaldato a 180 °C per 45 minuti, senza mai aprire. Passati i primi 30 minuti abbassate il forno a 160 °C, poi lasciate la torta nel forno spento con lo sportello semiaperto per altri 10 minuti, quindi sfornatela e fatela raffreddare completamente prima di toglierla dallo stampo.
La torta diventa migliore dopo un paio di giorni. Al momento di servirla cospargete di zucchero a velo.

La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

lunedì 12 gennaio 2015

Il profumo del fritto: krapfen senza glutine


Su questo blog si ondeggia. Fra la mia nonna di Trento, la grande nonna Carmela, che in realtà era minutissima e la nonna Maria e la zia Rossana di Modena. L'unica rimasta è la zia, oramai ottantunenne, che tiene il timone familiare con piglio deciso malgrado alcuni cedimenti dell'età. 
Ci sono poi delle incursioni extra-vaganti, dalla Toscana alle Marche, il roastbeef di mia mamma, i dolci della zia Sandra, le olive della suocera. Fra un po', su questi schermi, un dolce fritto della suocera, che è di quelle che non è festa se non si benedice col fritto, manco fosse acqua santa.

Oggi però è tutto della nonna di Trento, questo post. Era lei che faceva i krapfen. Le ricette della nonna Carmela non ce l'ho tutte. Quando morì accadde tutto troppo velocemente, e non riuscii a ritrovare il suo quaderno di ricette. In compenso trovai quello di sua sorella, che serbo ancora gelosamente, sempre più sbiadito, ma il quaderno della nonna no, non c'era. Chi l'abbia preso, dove sia non saprei. Ma per anni ho sperato di ritrovarlo. 
Molte ricette le avevo salvate quand'era in vita, malgrado fossi ancora giovane e non mi occupassi della cucina di casa. 
Ma cucinare mi piaceva già, e già avevo quel gusto per il testimone culinario che ci si passa da madre in figlia, da nonna a nipote e attraverso il quale si tramanda ben di più che le ricette di famiglia. 
Ma tante altre sono andate perdute. Alcune ho cercato ossessivamente di riprodurle,  come se la loro perdita rappresentasse la perdita di una parte di me. Altre le ho dimenticate. Soprattutto i dolci erano dolci semplici, davvero merende di casa. Strudel, ciambelle, torte così poco dolci che quasi non erano torte. 

Ma i krapfen no. Erano sublimi. Morbidissimi, profumati, leggeri, si scioglievano in bocca. Rigorosamente farciti con marmellata di albicocche, anche se già da allora li preferivo con la crema e la nonna ogni tanto tradiva per me la tradizione.
Sarà il nome, sarà l'origine, ma davvero per me avevano un che di imperial-regio, non erano un dolce qualsiasi.

Ho sempre desiderato provare a rifarli, ma per tanto tempo mi sembrava che un dolce lievitato e fritto fosse al di là delle mie possibilità. Certo, ultimamente non è più così, ma erano rimasti lì ad aspettare. Fino ad oggi. Ho scartabellato tanti libri, riviste, blog. Ero tentatissima di provare la ricetta di Felix, hanno un aspetto splendido. Però alla fine la ricetta che più mi ha convinto è stata quella di Adriano. Sarà stata per la doppia lievitazione, che tanto giova alle nostre farinacce, sarà perché lui è una garanzia. Ma sicuramente la decisione è venuta dall'aver visto che anche Manuela aveva fatto questi krapfen e ne era stata molto soddisfatta: se una trentina doc come lei, per di più grande esperta di lievitati, ne era stata contenta, bisognava provare.

L'ho fatta pari pari, semplicemente dimezzando le dosi e aumentando un po' la quantità di latte. Da rifare assolutamente.
I krapfen sono così buoni che anche pure il puzzo di fritto profuma!


Gluten free krapfen

La farina è quella per fritti Dallagiovanna. Detti anche santi-subito. Apres Dallagiovanna il mondo non è più lo stesso. Questa non è una collaborazione: lo scrivo senza aver ricevuto nemmeno un grammo di farina da loro, non mi conoscono, ho comprato le loro farine prima sul sito, spendendo un patrimonio di spese di spedizione, e poi al Gluten Free Expo.  Sono quasi finite. Mi pare di aver capito dove le posso trovare a Firenze, e mi ci catafionderò al più presto. Problematiche del tempo libero, le chiama mio marito. Però oggi di questi krapfen se n'è fatti fuori tre.

Mannaggia a me che ho fatto solo mezza dose!!!!

Gluten free krapfen

Krapfen senza glutine
(versione senza glutine della ricetta di Adriano Continisio)

Ingredienti
  • 300 g di farina speciale senza glutine per fritti del Mulino Dallagiovanna
  • 170 g di latte intero
  • 1 uovo grande
  • 45 g di zucchero vanigliato (io home made, ottenuto conservando lo zucchero in un barattolo con le bucce di vaniglia)
  • 40 g di burro pomata
  • 10 g di rum 
  • 10 g di lievito di birra
  • 5 g di sale
  • la scorza grattata di mezzo arancia non trattato 
  • 1 cucchiaino di miele millefiori
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o presentare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.
 
Preparazione 
Lascio la parola ad Adriano, con le mie poche modifiche:
Sciogliete il lievito nel latte tiepido, unite 110 g di farina ed il cucchiaino di miele millefiori, quindi mettete nel forno con la lucina accesa fino a triplicare (Adriano dice mezz'ora, a me abbastanza di più). 
 
Montate le uova con lo zucchero. 
Impastate il lievitino con poca farina ed unite la montata di uova alternandola con la farina (io in planetaria a bassa velocità con la frusta a foglia). 
Con l'ultima aggiunta di uova unite il sale, aumentate la velocità, e poco dopo aggiungete anche il rum e la scorza di arancia. Incorporate lentamente il burro pomata, in più volte, e continuate ad impastare per una decina di minuti rovesciando alcune volte l'impasto. All'inizio sarà appiccicoso, via via diventerà sempre più omogeneo e maneggevole
Coprite e lasciate triplicare.
Rovesciate l'impasto sul tavolo e fate una piega a tre. Stendete ad un dito di spessore e porzioniate con un coppapasta di circa 7cm di diametro. Reimpastate velocemente i ritagli, ristendete e ricoppate fino a finire l'impasto. Coprite con pellicola e lasciate raddoppiare

Gluten free krapfen

Scaldate l'olio (ma la prossima volta voglio farmi del male e sperimentare lo strutto, che per i fritti di questo tipo è la morte sua) in una pentola profonda fino a 175° C. dal lato che era all'aria, facendo attenzione a non bagnare l'altro. Quando smettono di gonfiare giriamoli e portiamo a doratura. Rigiriamo ancora e portiamo a doratura.
Tamponiamo con carta da cucina.
Se abbiamo fatto tutto per benino saranno vuoti al centro e potranno essere siringati di marmellata o crema e spolverati di zucchero a velo.

Gluten free krapfen

martedì 25 febbraio 2014

Strudel di patate senza glutine



Ieri pensavo di non farcela, e invece oggi, di corsa, sono riuscita a fare l'ultimo, ma non il meno sentito, dei miei strudel, lo strudel alle patate.
Una vera tedescheria (non a caso ci sono le patate) che però non appartiene alle tradizioni di famiglia (credevo...), e che ho trovato in alcuni libri di cucina austro-ungarica, a partire dal "Die Süddeutsche Küche" di Katharina Prato, una vera bibbia della cucina austro-ungarica.

"Die Süddeutsche Küche" fu pubblicato a Graz nel 1858, la prima edizione italiana è del 1892,  col titolo di“Manuale di cucina per principianti e per cuoche già pratiche”, riveduto ed accresciuto da Ottilia Visconti Aparnik, docente di cucina al corso di economia domestica presso il Civico Liceo femminile di Trieste.
Io ne ho un'edizione recente (si fa per dire), del 1980, con prefazione di Veronelli, che mi aveva regalato mia nonna, la nonna Carmela che compare in tanti post di questo blog.
È un libro di quelli che dicono l'ultima parola su una tradizione culinaria, un Artusi della cucina austro-ungarica, (l'aggettivo Süddeutsche-Meridionale mi fa morir dal ridere, non c'è niente di più relativo della geografia!), che l'autrice poté conoscere a fondo perché il marito, funzionario dell'impero, si trovò a cambiare spesso sede, e con lui la famiglia al seguito. 

La ricetta è comunque attestata anche in testi più recenti, a partire da "Strudel e dolci particolari" dell'Annelise Kompatscher, editore Athesia, anche se meno rispetto al famosissimo strudel di mele, ma anche rispetto ai fratelli "minori" strudel alla ricotta e strudel al papavero (quest'ultimo con pasta lievitata). 

Ma la ragione per cui alla fine ho deciso di fare le cose pur di realizzare questa ricetta è duplice: in primo luogo non ero stata del tutto soddisfatta della pasta matta che avevo realizzato per lo strudel di mele, anche se l'impasto da crudo era molto lavorabile, una volta cotto era risultato, a mio avviso, troppo rigido, mentre in altre occasioni avevo avuto risultati migliori. Meglio tornare ad altre farine, magari con un po' di farina per pane, che riesca a far sfogliare un po' l'impasto.


In secondo luogo  mi è capitato fra le mani il ricettario di una mia prozia, Anita, che altri non era se non la sorella di mia nonna Carmela. Anita e Carmela convolarono a nozze lo stesso giorno, il 28 maggio del 1927, e Anita, che amava cucinare, all'epoca, più della sorella, cominciò a raccogliere le sue ricetta da sposina novella in un ricettario (che riporta anche una data, 19 dicembre 1927). Ricettario che è giunto fino a me. Ogni tanto lo sfoglio, e mi perdo nel cercare di decifrare quella calligrafia antica, che mi fa venire in mente Guido Gozzano e l'amica di nonna Speranza. I fogli sono oramai ingialliti, la copertina si sta distruggendo, ma leggere fra quelle pagine è davvero una magia. La povera Anita morì a un anno dal matrimonio, di parto, lei e la bambina che portava in grembo, e così il suo quaderno di ricette passò in mano di sua sorella, mia nonna, e da lei a me. 
Sfogliando il ricettario l'altro giorno, cosa ti trovo? 
Lo strudel di mele? No, quello era troppo banale, davvero una ricetta di tutti i giorni. 
Però trovo un fantomatico strudel di carne, che non oso provare, così lontano com'è dai gusti di oggi, e uno strudel di patate. Potevo esimermi? No, non potevo. 
La ricetta è di quelle di una volta, poche informazioni scarse.
La riporto letteralmente, da tanto è sintetica
Nella medesima pasta (dello strudel di carne, ndr) si mette invece il seguente ripieno: 15 deca di zucchero, 3 tuorli d'uovo, 15 deca di patate cotte e peste, le chiare a neve.  
Questo è tutto. 


Così, con la ricetta della prozia Anita, e l'aiutino di qualche libro di cucina, sono riuscita a mettere insieme questo benedetto strudel di patate. Che con il nuovo mix di farine e una salsetta alle prugne secche è piaciuto veramente a tutti, malgrado la stranezza.

Grazie Mari-Lasagnapazza per avermi fatto fare questi viaggi nella memoria, con il tuo meraviglioso strudel.

Strudel di patate senza glutine con salsa alle prugne caramellate

Strudel di patate

Ingredienti
Per la sfoglia
  • 100 g di Glutafin select (¶)
  • 60 g di mix per pane Nutrifree
  • 100 ml di acqua tiepida
  • 1 cucchiaio di olio
  • farina supplementare per tirare la pasta, ma ne serve poca (¶)
Per la farcia e la finitura
  • 250 di patate a pasta gialla
  • 100 g di uvetta
  • rum per ammollare l'uvetta
  • 2 uova
  • 80 g di zucchero semolato
  • la buccia grattata di un limone non trattato
  • 80 g di burro 
  • cannella in polvere (¶)
  • 1 chiara d'uovo per spennellare
  • zucchero a velo (¶)
Per la salsa alle prugne secche caramellate
  • 12 prugne secche
  • una noce di burro
  • 4 cucchiai di zucchero di canna muscovado
  • 150 ml panna fresca
  • le zeste di un limone non trattato
  • rum
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Preparare la sfoglia
Setacciare le farine in una ciotola, mettere nel mezzo l'acqua calda e l'olio e mescolare con una spatola. Ne risulterà un impasto morbido, quasi appiccicoso. Farlo riposare almeno mezz'ora in un sacchetto di plastica.

Preparare la farcia
Lessare le patate. Quando sono cotte ma non sfatte, scolarle, sbucciarle e passarle al passa-patate.
Lasciar un po' intiepidire.
Mettere a bagno l'uvetta in un bicchierino di rum mischiato con acqua calda.
Separare i tuorli dagli albumi e battere i tuorli delle uova con lo zucchero, finché non sono diventati bianchi e spumosi. Fondere 40 g di burro, lasciarlo intiepidire quindi incorporarlo al composto di uova e zucchero e continuare a montare. Deve essere davvero spumoso.
Montare le chiare a neve.
Incorporare delicatamente la crema di uova alle patate passate, insieme a un cucchiaio di cannella in polvere e alla buccia grattata del limone.
Incoporare anche le chiare montate a neve, mescolando delicatamente dal basso in alto per non smontarle.
Per ultime aggiungere le uvette scolate e asciugate.
Tenere da parte la farcia mentre si stende la sfoglia

Stendere la sfoglia e finire lo strudel
Disporre sulla spianatoia un pezzo piuttosto ampio di carta forno. Infarinare, e cominciare a stendere la sfoglia con il mattarello a sua volta infarinato. Tirarla a lungo (evitare di usare le mani con la sfoglia senza glutine, troppo troppo sottile non va bene) Il risultato finale sarà essere una sfoglia rettangolare abbastanza sottile ma non troppo (deve riuscire a "tenere" quest'impasto che è abbastanza morbido).
Spennellare la sfoglia con il restante burro fuso.
Stendere la farcia sulla sfoglia lasciando liberi circa tre  centimetri lungo il bordo.

Strudel di patate

Arrotolare lo strudel su se stesso aiutandosi con il foglio di carta forno.

Trasferire lo strudel con la sua carta forno sulla teglia da forno.Girarlo in modo che abbia la chiusura sotto e spennellare con la chiara d'uovo.
Far cuocere nel forno preriscaldato a 175° C per una cinquantina di minuti.
Servirlo tiepido spolverizzato di zucchero a velo.

Strudel di patate


Preparare la salsa alle prugne caramellate
Mettere la noce di burro in un padellino, farla schiumare e aggiungere le prugne secche e un gocciolino d'acqua. Far cuocere finché non si sono un po' ammorbidite. Sfumare con il rum e per ultimo aggiungere lo zucchero muscovado, e far cuocere mescolando sempre finché lo zucchero non si caramella (ma non deve bruciare!).
Passare le prugne al mixer, quindi aggiungervi la panna liquida, un cucchiaino di cannella in polvere e le zeste di limone. Far rapprendere sul fuoco mescolando sempre per un paio di minuti, quindi togliere dal fuoco e far raffreddare.

Servire lo strudel tiepido tagliato a fette accompagnate con la salsina a temperatura ambiente.
(in alcune foto c'è un'altra salsa, lo zabaione alla cannella che aveva accompagnato lo strudel di mele. Ne era avanzato e ho voluto sperimentarlo con entrambi gli accompagnamenti).

MIE NOTE
  • Questo mix di farine è davvero perfetto. Si stende bene, la pasta non si strappa e fa decisamente "effetto pasta matta", cioè sfoglia leggermente senza restare duro. 
  • Su questi impasti l'assenza del glutine si sente eccome! La sfoglia è delicata e se la si stende sottile, anche se non si strappa da cruda, il rischio che si rompa in cottura è elevato. Secondo me per gli strudel senza glutine è meglio usare una sfoglia che abbia almeno un uovo
  • Questo strudel è piaciuto tantissimo a tutti qui in casa, malgrado l'ingrediente insolito. Non ci si accorge quasi che sono patate, e il ripieno sembra un impasto quasi briosciato. È dolce, ma la presenza del limone compensa bene. 
  • Sì. è vero, si è un po' spatasciato. Il ripieno è davvero soft, e forse non l'ho stretto abbastanza. Però se si va a vedere la foto dello strudel di patate della Kompatscher non è meno spatasciato di questo...
  • La salsina alle prugne ci sta molto bene, nella sua semplicità, ho pensato agli gnocchi de susine, altra ricetta tipica della cucina austro-ungarica. Qui non si finirebbe più....
Con questa ricetta partecipo alla sfida di febbraio 2014 dell' MTC.
La ricetta originale di Mari del blog Lasagnapazza

MTC di febbraio 2014

lunedì 24 febbraio 2014

Strudel di mele senza glutine

Strudel

Nel primo post sullo strudel dicevo che la sfida di questo mese dell'MTC è quella che mi è piaciuta di più di tutte. Avevo in mente di fare almeno quattro strudel: quello classico di mele, di famiglia, l'altro classico di famiglia, salato (quello che ho pubblicato), un lievitato (che farò presto comunque) e magari un altro.
Ma febbraio è corto, e ne sono successe di tutte. Niente di particolarmente grave. Noie, fastidi, problemi quotidiani che hanno reso questo mese ancora più corto.
Pace. Non si vive di solo blog, e la vita fuori dal blog è decisamente più importante.
Però almeno lo strudel di mele lo volevo pubblicare.
Non so in effetti perché non l'abbia mai pubblicato. Certo, da quando si cucina senza glutine, non è più il dolce più gettonato di casa, ma comunque l'ho fatto più volte. Una anche con la pasta al vino della Pasqualina di un vecchio MTC (e devo dire che non era venuto male, per niente).
Il fatto è che lo strudel era il dolce della mia nonna Carmela, lo faceva tutti i giorni. Avevano un bar, e lei, in tempi in cui non esisteva l'HACCP e si poteva cucinare in casa, tutte le mattine si svegliava verso le 5 e faceva il suo strudel da portare al bar. D'estate, quando era in vacanza con noi, lo faceva per noi, forse non tutti i giorni ma quasi. Noi stavamo già a Firenze, quindi non potevamo passare al bar e prenderci una fetta di strudel quando ci veniva voglia. La nonna, e il suo strudel, ce li godevamo solo d'estate.
Lo faceva con la pasta matta, come quella di Mari-Lasagnapazza, a volte lo faceva con una pasta quasi matta ma con un uovo, a volte, quando proprio era di fretta di fretta, addirittura, non gliene vogliano i puristi, con la pasta sfoglia surgelata. Non vorrei ricordarmi male, ma secondo me si surgelava da sola pure la pasta matta, per averla di scorta.
Rispetto alla versione di Mari, e a quasi tutte le altre versione che ho sempre visto in giro, lo strudel di mia nonna presentava una radicale differenza: prima di infornarlo ci spolverava sopra dello zucchero semolato, che caramellava, e durante la cottura apriva il forno un paio di volte per spargere sopra lo strudel il sughetto che si creava sul fondo della teglia. Dopo cotto, niente zucchero a velo.
L'altra differenza con la versione di Mari è che dentro ci metteva le noci.
Così io, per rispettare la tradizione di famiglia, lo farò caramellato e con le noci dentro.
In realtà mi avanzavano anche un po' di cranberry e ci ho messo pure quelli,

Il problema è che mi si è rotta la pasta. Ma non prima, mi si è rotta in cottura.
Per l'occasione ho voluto sperimentare una nuova farina per pasta fresca, la farina del Mulino Dalla Giovanna.
In effetti si lavorava meravigliosamente. Sembrava quasi elastica, come se ci fosse il glutine dentro.
Così mi sono allargata. Tira tira. A un certo punto l'ho tirata pure con le nocche (dovete credermi sulla fiducia, ero sola in casa quindi niente foto). Insomma, è diventata davvero sottile. Troppo sottile. Sono riuscita a formare lo strucolo. E pure a trasferirlo sulla leccarda (mi sono aiutata con la carta-forno). Osando ancora di più l'ho pure piegato a ferro di cavallo, che è la forma tipica dello strudel trentino.
È venuto un discreto animale.

Strudel crudo

Però in cottura, sottile com'era, senza il glutine, non ha resistito alla pressione interna dei liquidi e del vapore e si è rotto. Questo glutine a qualcosa dovrà pure servire... Mannaggia che rabbia!
In compenso era buono. Non ha risentito di questo problemino.
L'abbiamo spazzato via lo stesso.

Insomma, alla fine era bruttino. D'altronde lo dice anche l'Artusi (Strudel - 559)
Non vi sgomentate se questo dolce vi pare un intruglio nella sua composizione e se dopo cotto vi sembrerà qualche cosa di brutto come un'enorme sanguisuga, o un informe serpentaccio, perché poi al gusto vi piacerà.
Eccola, la mia enorme sanguisuga. Con crepe annesse.

Strudel cotto

Come accompagnamento ho fatto uno zabaione alla cannella. Abbiamo mangiato tutto tiepido, strudel e crema. Poi a stare lì si è un po' smontato, lo zabaione.Non si vive di solo blog, e nemmeno di sole foto.

Lo strudel è anche sul libro.




http://www.amazon.it/dolce-gluten-free-Pasticceria-glutine/dp/8844044838/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1415356382&sr=1-1&keywords=il+dolce+gluten+free

Strudel di mele (strucolo de pomi) con zabajone alla cannella

Strudel fetta

 Ingredienti
Per la sfoglia
  • 150 g di mix per pasta fresca (io Gluten Free per pasta Molino Dalla Giovanna)  (¶)
  • 100 ml di acqua tiepida
  • 1 cucchiaio di olio
  • farina supplementare per tirare la pasta, ma ne serve poca (¶)
Per la farcia
  • 5 mele Renette
  • 50 g di gherigli di noci 
  • 30 g di pinoli 
  • 60 g di zucchero di canna
  • 50 g di uvetta
  • 30 g di cranberry
  • cannella in polvere (¶)
  • la buccia grattata di un limone non trattato
  • 3 savoiardi (¶)
  • confettura di albicocche (¶)
  • zucchero semolato per spolverare
  • 1 chiara d'uovo per spennellare
Per lo zabaione alla cannella
  • 4 tuorli d'uovo
  • 80 g di zucchero semolato
  • 40 g di marsala
  • 40 g di acqua tiepida
  • 1 cucchiaio di cannella in polvere (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Preparare la sfoglia
Fare la fontana con la farina. Mettere nel mezzo l'acqua e l'olio e lentamente incorporare la farina raccogliendola dai bordi. Ne risulterà un impasto morbido, quasi appiccicoso. Farlo riposare almeno mezz'ora in un sacchetto di plastica.

Preparare la farcia
Sbucciare, togliere il torsolo e tagliare le mele a fette sottili. Metterle in una ciotola e mescolarle con lo zucchero di canna, la cannella in polvere, la buccia grattata del limone, l'uvetta e i cranberry.
Tritare grossolanamente le noci.
Sbriciolare i savoiardi (o dentro il mixer, o mettendoli in un canovaccio, coprire e passarci sopra il mattarello).

Stendere la sfoglia e finire lo strudel
Disporre sulla spianatoia un pezzo piuttosto ampio di carta forno. Infarinare, e cominciare a stendere la sfoglia con il mattarello a sua volta infarinato. Tirarla a lungo (evitare di usare le mani con la sfoglia senza glutine, troppo troppo sottile non va bene) Il risultato finale sarà essere una sfoglia rettangolare molto sottile.
Stendere i vari ingredienti su tutta la superficie della sfoglia lasciando liberi circa due centimetri lungo il bordo: prima i biscotti sbriciolati, poi 3 o 4 cucchiaiate di confettura di albicocche, poi le noci triturate, infine il composto di mele e frutta secca. Cominciare a sollevare la sfoglia per arrotolarla sul ripieno, aiutandosi con la carta forno.
Fare fare un paio di giri, quindi ripiegate anche i due lembi esterni e continuate ad arrotolare fino alla fine. Saldare bene sia i bordi che le estremità.
Come si vede dalla foto la sfoglia era piuttosto sottile, magari non come quella meravigliosa di Manu ma comunque abbastanza sottile da lasciar intravedere la farcitura all'interno.
Trasferire lo strudel con la sua carta forno sulla teglia da forno.
Girarlo in modo che abbia la chiusura sotto, dargli la forma a ferro di cavallo (a vostro rischio e pericolo), e spennellare con la chiara d'uovo. Spolverizzare con lo zucchero semolato.
Far cuocere nel forno preriscaldato a 180° C per una quarantina di minuti.

Nel frattempo

Preparare lo zabaione alla cannella
Montare a lungo i tuorli d'uovo con lo zucchero in un pentolino, e nel frattempo preparare un bagno-maria di acqua che però non raggiunga il bollore.
Mettere il pentolino con il composto di uova e zucchero sul bagno-maria e continuare a sbattere, aggiungendo a filo prima il marsale e poi l'acqua. Aggiungere per ultimo il cucchiaio di cannella in polvere.
Continuare a montare a bagno-maria finché il composto non scrive. 

Servire lo strudel tiepido o a temperatura ambiente tagliato a fette accompagnate con lo zabaione tiepido.
Con questa ricetta partecipo alla sfida di febbraio 2014 dell' MTC.
La ricetta originale di Mari del blog Lasagnapazza

MTC di febbraio 2014

lunedì 10 febbraio 2014

Strudel verde senza glutine, quello di casa

Strudel verde

La sfida di questo mese dell'MTC è forse quella che più mi piace fra tutte.
Ringrazio di cuore Mari-Lasagnapazza per aver scelto questo tema, che è davvero  nelle mie corde emotive e culinarie.
È sullo strudel, sia quello dolce che quello salato. Si può scegliere.
Li farò tutti i e due, ma comincio da quello salato, perché oggi era domenica, c'erano a pranzo i nonni, e ho voluto fare un vero pranzo della domenica che cominciasse proprio con una delle ricette che faceva la mia mamma quando voleva fare una bella figura, lo strudel verde.
Questo strudel oggi unisce con un filo rosso tre generazioni, e probabilmente molte altre che si perdono nella notte dei tempi: io, mia madre e mia nonna. Che però non è la mamma di mia mamma, ma sua suocera.
Dovete sapere che io sono per parte di madre emiliana e per parte di padre trentina. Si capisce quindi come mai questo piatto sia così nelle mie corde: in Trentino, con la sua cucina che così tanto deve alla tradizione austro-ungarica, lo strudel è un rito, una certezza, una religione.
Mia nonna faceva anche lo strudel in versione salata, che davvero somiglia molto a quello di Mari.
Unica differenza: la presenza degli spinaci, che sono piuttosto ricorrenti nella cucina trentina.

Mia mamma invece non ha mai amato cucinare. Per generazione, per attitudine e per ideologia è di quelle donne che ha ritenuto cucinare una catena, e se n'è affrancata appena ha potuto.
Non che mi abbia fatto mancare niente, anzi, a casa nostra, come in tutte le case di allora, si mangiava primo-secondo e due contorni tutti i giorni, a pranzo e a cena, ma non le piaceva, non ci si divertiva, e badava al sodo.
Erano gli anni dei surgelati, dei dadi da brodo, dei formaggini, della margarina, tutti simboli di modernità in cui mia madre si è gettata a capofitto.
Tanto per dire, adesso che non ha più una figlia da tirare su, e vive con un marito con il quale spesso ha parecchio da ridire, i 4salti-in-padella si sprecano, e pure quelle orribili minestre del banco frigo che io non riesco nemmeno ad annusare, figuriamoci a mangiare.

Però mia mamma è emiliana. E ci sono cose che ha respirato fin da piccola. Una di queste, la pasta fatta in casa. Mia nonna, mia zia, le loro cugine, erano di quelle che tiravano una sfoglia di ennemila uova a mano senza fare un plissé. Io me le ricordo, quelle sfoglie che sembravano tovaglie da 12, dalle quali uscivano magicamente tortellini, lasagne, tagliatelle, grattini...
Mia mamma, anche se non ama cucinare, sa tirare la sfoglia, e sa fare pure i tortellini...
Così quando si è trovata in casa di sua suocera, e ha visto questo strudel verde non poteva non farlo suo.
E l'ha fatto così suo che ha cambiato pure il condimento.
Il sugo di pomodoro era una di quelle cose che mia nonna, pure cuoca raffinata, faceva malissimo. Non faceva parte della sua cultura.
Se a Napoli il piatto quotidiano sono gli spaghetti col pomodoro, a casa di mia nonna era la polenta, o un risotto. Se pasta doveva essere, erano i tagliolini col vedel (il sugo d'arrosto).
Il sugo di pomodoro no, era pessimo. Acquoso, lungo, insipido, e -orrore!- con il burro...
Quello di mia mamma no, è buono. Mio figlio sostiene che nessuno fa il sugo di pomodoro meglio della nonna.
Eppure non ci mette niente: i pomodori freschi d'estate, i pelati d'inverno, olio, qualche foglia di basilico.
Lo cuoce a lungo, quello sì, piano piano, in una pentola, non in padella come facciamo spesso noi per fare prima, e le viene un sughetto saporito e per niente acidulo, senza metterci strane diavolerie tipo lo zucchero, senza pezzi interi perché si sono sfatti nel cuocere, non perché usi la passata -giammai!-.
Insomma, un sapore fresco e saporito, tondo e dolce.
Così mia mamma ha sostituito il burro fuso e parmigiano con cui la nonna Carmela condiva lo strudel verde con il suo semplicissimo sughetto di pomodoro. E ci sta d'incanto. È pure tricolore...
E lo strudel verde con il sugo di pomodoro, senza tante elaborazioni esotiche, è quello che vi propongo.
Anche l'impiattamento è semplice, niente gocce di pomodoro artisticamente sparse sul piatto, niente foglioline di basilico a latere. Niente di niente.
Lo strudel verde della mamma e della nonna come il pranzo della domenica vuole.
E scusate se è poco.
(anche le foto fanno abbastanza schifo, sembrano quelle di una rivista di cucina degli anni '60, non so se avete presente, ma mi vanno bene così)

Commento di mio figlio: "Mamma, ma dovevi aspettare 10 anni prima di farmi assaggiare questa meraviglia? Ora me lo rifai tutti i giorni per un mese!!"

Strudel verde

Strudel verde

 Ingredienti
Per la sfoglia
Per la farcia
  • 600 g di spinaci
  • 250 g di ricotta
  • 100 g di grana trentino 
  • 1 uovo
  • noce moscata
  • pepe
  • sale
Per il sugo
  • 1 barattolo grande di pelati
  • olio extravergine di oliva
  • basilico fresco 
  • sale
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Preparare la sfoglia
Fare la fontana con la farina. Sbattere l'uovo e mettere nel mezzo alla fontana, e, con una forchetta, cominciare a raccogliere la farina dall'interno della fontana amalgamandola all'uovo sbattuto. Aggiungere quindi l'acqua tiepida, e procedere allo stesso modo. Quando la farina avrà tirato tutto l'uovo e tutta l'acqua, cominciare ad impastare a mano, sulla spianatoia leggermente infarinata: inizialmente l'impasto sarà appiccicoso, poi diventerà sempre più asciutto e, per quanto possibile in assenza di glutine, elastico.
Fare la palla e far riposare almeno una mezzoretta in un sacchetto di plastica.

Preparare la farcia
Mondare e lessare gli spinaci e lessarli in poca acqua. Scolarli, strizzarli facendo perdere loro più acqua possibile e farli raffreddare. Quando sono freddi, tritarli a coltello.
Setacciare la ricotta in un recipiente, ammorbidirla con una forchetta, aggiungere gli spinaci tritati, l'uovo sbattuto, il grana grattugiato, una spolverata di pepe e noce moscata e aggiustare di sale.
Tenere da parte.

Strudel verde

Preparare il sugo
Mettere in una pentola un po' d'olio sul fondo e i pelati (in questa stagione, altrimenti d'estate usare pomodori rossi da sugo brevemente sbollentati per toglier loro la buccia), grossolamente tagliuzzati. Salare e far cuocere molto lentamente, mescolando spesso, fino a che i pomodori non si sono sfatti completamente e il sugo è diventato bello denso e con un sapore rotondo. Qualche minuto prima di spegnere il fuoco aggiungere le foglie di basilico.

Stendere la sfoglia
Prima di cominciare a stendere la sfoglia mettere a bollire sul fuoco una pentola abbastanza larga e che possa contenere comodamente lo strudel (io ho usato, come fa sempre mia mamma, una pesciera).
Disporre sulla spianatoia un tovagliolo grande pulito di cotone bianco (lavato con sapone neutro e ben sciacquato) e infarinarlo. Prendere l’impasto e cominciate ad appiattirlo con le mani sopra al tovagliolo, quindi tirarlo con un mattarello.
La sfoglia che non dovrà essere sottile come quella preparata per lo strudel dolce.

Strudel verde

Il risultato finale sarà essere una sfoglia comunque rettangolare circa 30 X 40.
Stendere la farcia su tutta la superficie della sfoglia lasciando liberi circa due centimetri lungo il bordo. Cominciare a sollevare la sfoglia per arrotolarla sul ripieno, aiutandosi con il tovagliolo.
Fare fare un paio di giri, quindi ripiegate anche i due lembi esterni e continuate ad arrotolare fino alla fine. Avvolgere il rotolo così ottenuto nel tovagliolo senza lasciare vuoti e chiudere, con uno spago da cucina, i due lembi esterni; fare due giri di spago anche lungo il rotolo.

Strudel verde

Salare l’acqua bollente e adagiarvi delicatamente lo strudel avvolto nel tovagliolo.
Cuocere a fuoco medio (deve sobbollire senza violenza) per 45 minuti abbondanti, quindi togliere lo strudel dall’acqua e togliere il tovagliolo.
Tagliare il rotolo a fette spesse circa 1,5 cm leggermente oblique, disponerle nel piatto da portata, irrorarle di sugo, che comunque andrà messo in dosi non massicce e verrà portato a parte in tavola, per permettere ai commensali di scegliere quando "sugoso" deve essere lo strudel.

Lo strudel verde deve essere mangiato subito, non può aspettare, altrimenti rinsecchisce, la farcia si ritira e non fa più lo stesso effetto. Se si guarda con attenzione la seconda foto, quella prima degli ingredienti, si vede cosa può succedere ad aspettare: la foto è stata scattata un po' dopo pranzo, con un paio di fette tenute da parte all'uopo, e si può notare che la farcia si è già cominciata a ritirare. Se invece si guarda la foto qui sotto, o quella che apre il post, questo effetto non c'è assolutamente, e la farcia è ben aderente alla sfoglia.

Strudel verde



Con questa ricetta partecipo alla sfida di febbraio 2014 dell' MTC.
La ricetta originale di Mari del blog Lasagnapazza

MTC di febbraio 2014

lunedì 30 dicembre 2013

Zelten trentino senza glutine e bilanci

crostini ai fegatini

Siamo giunti alla fine di un anno intenso, bello e faticoso.

Cosa ricorderò del 2013?

Una figlia meravigliosa che sta diventando grande a grandissimi passi e non sono pronta

Un figlio decenne pieno di curiosità e di vita, ma così agitato che ci fa vedere i sorci verdi

Un compagno e marito con cui sto insieme da 13 anni e con il quale è una gioia costruire insieme la nostra vita, giorno dopo giorno

La fatica e il divertimento di rimettersi a studiare a quasi 50 anni e aver preso l'abilitazione per insegnare Matematica. Ma quant'è bello studiare!

La fatica e la gioia di fare servizio al CNGEI
  
Una casa rimessa a posto per le nuove esigenze familiari, proprio bella

La nascita di Gluten Free Travel & Living, un bellissimo progetto che è solo agli inizi e avrà molto da raccontare nei prossimi mesi

Lo splendido Starbooks, che conoscevate già ma che sta crescendo a vista d'occhio e ci porterà ancora tante incredibili sorprese il prossimo anno

L'ora del paTÈ, libro e progetto a cui sono orgogliosa di aver contribuito

EXTRADolci, un altro libro in cui sono presenti ben tre mie ricette

Ma anche, purtroppo

la desolazione di una società in cui non mi riconosco e che vedo sempre più precipatare verso il baratro

.... 47 anni, che sono quasi 50, sentirli tutti e non essere affatto contenta.

Vabbè, sul fatto di essersi fatta venire l'influenza proprio il 29 dicembre stendo un pietoso velo: sono più i capodanni in cui qualche membro della famiglia, di solito i piccoli, era malato, che quelli normali. Si vede che l'essermi ammalata io è un segno dei tempi...

Influenza a parte, sono pronta per il 2014? Si, sono pronta per l'anno I would prefer not to.

E per festeggiare vi lascio una ricetta tradizionale delle feste di casa mia, lo Zelten (quello trentino, non ci sbagliamo!)

La dose è per due torte, perché lo zelten è come la pastiera, non se ne fa mai uno solo, c'è sempre qualcuno a cui regalarlo...

Zelten trentino
(per 2 torte da 20-22 cm)
Ingredienti 
  • 150 g farina di riso (¶)
  • 100 g di farina di grano saraceno (¶)
  • 80 g di fecola di patate (¶)
  • 50 g di fecola di tapioca (¶)
  • 100 g zucchero
  • 125 g burro
  • 1/2 bustina di lievito (¶)
  • 2 uova
  • 3 cucchiai di miele
  • 300 g fra noci e nocciole (già sbucciate)
  • 250 g fichi secchi (¶)
  • 70 g pinoli
  • 75 g uva passa
  • qualche mandorla sbucciata
  • 1 bicchierino di brandy
  • la buccia di un arancio grattugiata
  • pangrattato per la tortiera (¶)
  • 1/4 l latte
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
ATTENZIONE AI FICHI SECCHI, POSSONO ESSERE INFARINATI ESTERNAMENTE!!!!

Preparazione
Sbattere il burro molto a lungo, finché diventa una crema, e a questo punto aggiungervi le uova e lo zucchero. Passare al setaccio la farina insieme al lievito, amalgamarla al composto insieme ad un pizzico di sale, al latte ed al miele.

Triturare finemente le noci, le nocciole, i pinoli, l’uva passa ed i fichi secchi lasciando da parte qualche gheriglio di noce intero e le mandorle sbucciate, che serviranno per la decorazione.

Aggiungere alla frutta secca tritata la buccia dell’arancio grattata ed il bicchierino di brandy. Amalgamare bene la frutta secca all’impasto, metterla in una teglia precedentemente imburrata e cosparsa di pangrattato, e decorare col le noci e le mandorle avanzate.

Cuocere in forno ben caldo per 40 minuti circa.


La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

martedì 16 novembre 2010

Ode alla polenta (e spezzatino)

polenta e spezzatino
Tempo fa facevo la lagna sulla banalità delle ricette che vi propino, e voi siete stati così carini da incoraggiarmi, dicendo che va benissimo così, e che o' famo strano non è d'obbligo, ma anzi le ricette della propria tradizione culinaria sono quelle da condividere nei nostri spazi, che diventano così una finestra sulla vita quotidiana di molti di noi.

Mi avete convinto!

E così vado ad ammannirvi, o a propinarvi, a seconda delle opinioni, una delle ricette topiche della mia famiglia, o meglio di quella parte della mia famiglia che viene dal Trentino.

Lo spezzatino con la polenta per me vuol dire nonna, prozie, profumi di casa. Vuol dire vacanze d'estate in montagna, o Natali imbiancati di neve.

In effetti lo spezzatino pur essendo un piatto nazionale, o anche trans-nazionale, in Trentino è una vera tradizione, lo trovi quasi ovunque, dal rifugio in montagna, dove è un must irrinunciabile, al ristorante di città, e soprattutto lo trovi in tutte le case, servito assieme ad una fumante polenta. È un piatto molto conviviale, e quando lo vedo in tavola a me si scalda il cuore.

Vi do la mia ricetta, o meglio la mia non-ricetta, come lo faceva mia nonna soprattutto la mia prozia, che dello spezzatino era una vera maestra.
Unica piccola variazione sul tema, che in casa nostra andava per la maggiore, la polenta fatta con un mix di farine: gialla bramata, a grana grossa, e di grano saraceno, il cui retrogusto amarognolo le conferisce un sapore e una consistenza particolare.

In alternativa si possono usare delle farine da polenta meno industriali, come ad esempio quella della Valsugana, da non confondere con il noto prodotto precotto col quale non ha nulla a che fare, oppure la farina di mais marano, rossiccia e dal sapore molto definito.

In realtà questo post vuole essere anche un'ode alla polenta, cibo di cui non mi stanco mai.
La dose che propongo per questa ricetta è abbondante per quattro persone.

Probabilmente ne avanzerà. Per me il giorno dopo è quasi più buona di quella appena fatta. Si può pastrocchiarla in mille modi. Pasticciata con panna e ragù di salsiccia (piatto fusion fra Emilia e Trentino), con il formaggio fuso, al forno con le verdure, fritta, abbrustolita....

Nei prossimi giorni ve ne proporrò uno squisito :-)

Un'ultima notazione: quand'ero piccola, e davvero mia nonna la faceva nel paiolo sulla cucina economica, il paiolo veniva posto, una volta sformata la polenta, in un canto della cucina economica, e lasciato lì finché la polenta che era rimasta attaccata alle pareti si asciugava completamente, diventando croccante e squisita, ottima da sgranocchiare come spuntino accompagnata da una fetta di salame. O la mattina dopo ammollata nel latte.

Spezzatino con polentaIngredienti
  • 800 g di spezzatino di vitella
  • farina di riso (¶)
  • 1 cipolla
  • vino bianco
  • olio EVO (burro)
  • sale
  • pepe
  • bacche di ginepro
Per la polenta
  • 350 g di farina di polenta bramata (¶)
  • 150 g di farina di grano saraceno (¶)
  • acqua
  • sale
  • un bicchierino di grappa
  • burro
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
Preparazione
SpezzatinoPreparare un battuto di cipolla, e farlo appassire in una pentola con un po' d'olio (la ricetta vorrebbe il burro, ma ormai non lo usiamo quasi più...), senza imbiondire.
Mettere nella pentola i pezzi di carne (non troppo grossi, dei cubetti di circa 2 cm di lato al massimo) e farla rosolare da tutti i lati. Questa è la caratteristica che distingue questo tipo di spezzatino dalla blanquette, in cui la carne non viene rosolata. ma cotta nei liquidi.
Questa fase di cottura deve avvenire a fuoco allegro, in modo che la carne si rosoli ben bene, perché solo così avrà alla fine quel gusto saporito.
Quando la carne è rosolata, aggiungere una bella spolverata di farina di riso, e far nuovamente cuocere qualche minuto a fuoco allegro affinché anche la farina prenda un bel colore dorato e un sapore grostinato.
Versare un bicchiere di vino bianco, farlo sfumare, aggiustare di sale e pepe e quindi aggiungere acqua fino a coprire la carne. Mettere nella pentola anche tre o quattro bacche di ginepro schiacciate con il dorso di un cucchiaio.
Incoperchiare, abbassare il fuoco al minimo e far cuocere a lungo, un'ora o più, finché la carne diventa morbida, ma non sfatta. Eventualmente, se il sugo dovesse asciugarsi troppo, aggiungere via via dell'acqua calda.
Se alla fine l'intingolo fosse troppo poco, far abbrustolire un paio di cucchiai di farina di riso in una noce di burro, sciogliere con un po' di acqua tiepida, ed aggiungere allo spezatino:
lo spezzatino dovrà avere un bel po' di intingolo, abbastanza liquido, per condire anche la polenta.

Polenta
Mettere a bollire in una pentola capace (il massimo sarebbe un paiolo di rame sulla cucina economica, ma vi assicuro che anche in una pentola normale su un fornello a gas viene buonissima) un quantitativo d'acqua pari a 4 volte il peso della farina, quindi nel nostro caso 2 l di acqua.
Mescolare le farine.
Quando raggiunge il bollore mettere nell'acqua un pizzicone di sale grosso, togliere una tazza d'acqua e tenerla da parte, e versare nella pentola a pioggia le farine, mescolando velocemente con la frusta a mano per non far venire grumi.
L'acqua tenuta da parte andrà aggiunta solo se si ritiene che la polenta sia troppo dura, e questa è una valutazione da fare sulla base della propria esperienza.
A questo punto si tratta solo di aver pazienza: la polenta deve cuocere a fuoco basso per almeno quaranta minuti, mescolando abbastanza spesso, finché il mestolo da polenta infilato nel mezzo non sta ritto da solo.
Ho notato che più si scende a sud nella penisola più la farina da polenta diventa fine e il piatto morbido, quasi una minestra. Ecco, da noi no, la polenta dev'essere veramente soda!

Quando è quasi pronta aggiungere una noce di burro e, così faceva mia nonna, un bicchierino di grappa. Mescolare bene, lasciare cuocere cinque minuti e quindi far riposare nel paiolo, a fuoco spento, per un'altra decina di minuti.
Sformare sul tipico vassoio da polenta, e servire fumante accompagnata dallo spezzatino.

Altri abbinamenti che valorizzano la polenta: stracotto, brasato, ma anche formaggio fuso. Io la adoro anche semplice, con una noce di burro e una bella spolverata di parmigiano.

linkwithin

Related Posts with Thumbnails