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venerdì 15 maggio 2015

Frozen yogurt alle banane per il #foodrevolutionday e per il #GFFD

fruity frozen yogurt

Oggi è il Food Revolution Day promosso da Jamie Oliver.

Sottotitolo: Fighting for Food Education for Every Children.

Fabiana di Fabipasticcio, l'infaticabile competentissima Responsabile dell'Area scientifica di Gluten Free Travel & Living, è Ambassador della Campagna. 



La battaglia che oramai da alcuni anni porta avanti Jamie Oliver è quella dell'educazione alimentare, per insegnare soprattutto ai più giovani a mangiare cose sane, riducento i grassi soprattutto di origine animale, riducendo gli zuccheri semplici, mangiando cibi biologici senza pesticidi né conservanti.

Una battaglia per la salute delle future generazioni e del pianeta.

Noi di Gluten Free Travel & Living abbiamo aderito entusiasticamente al progetto, seguendo la nostra ambasciatrice, e chiediamo di cucinare oggi non solo in modo sostenibile per tutti, ma anche sostenibile per noi, cioè senza glutine, senza lattosio e senza proteine del latte.

Fra le ricette di Jamie proposte per l'evento mi aveva ispirato molto questo frozen yogurt alla frutta.
Però, dato che sono una casinista inside, mica ce l'avevo messa la frutta in freezer ieri, per prepararlo oggi. Avevo messo solo le banane, perché il gelato alle banane, che avevo imparato a fare ai tempi dello Starbooks su It's All Good di Gwyneth Paltrow, è nel frattempo diventato un classico di casa nostra.

Niente di male. Il mio fruity frozen yogurt è diventato un frozen yogurt alle banane.

Ça va sans dire che è già finito....

Fruity frozen yogurt (alla banana)
Ingredienti

1 banana
400 g di frutta di stagione (io sempre banana)
3 cucchiai di miele fluido
500 g di yogurt senza lattosio
150 g di lamponi(io fragole)

Procedimento
Sbucciare e tagliare a pezzi la banana e la frutta (io altre tre banane).
Mettere in freezer per almeno due ore.
Mettere in freezer anche i bicchierini in cui servirete il gelato.
Togliere dal frigo e dividere i lamponi (io fragole) fra i bicchierini.
Versare lo yogurt e il miele nel robot da cucina e azionarlo finché il tutto è ben mescolato. Unire la frutta ancora congelata, e azionare il robot finché si ottiene un composto cremoso ed omogeneo.
Io ho fatto a rovescio: a frullato prima le banane congelate, quindi ho aggiunto lo yogurt. 
Versare il gelato a cucchiaiate nei bicchierini e servite.

NOTE
È venuto parecchio fluido, quindi ho dovuto rimetterlo in freezer, mescolando ogni tanto, per ottenere una consistenza più soda. E avrei dovuto tenercelo di più, come si vede dalla foto.
Però i figli mi svolazzavano intorno come api al miele, e ho dovuto capitolare.
È molto gustoso, e non si sente per niente la mancanza dello zucchero.
Comunque forse la prossima volta riduco un po' la percentuale di yogurt.
Oggi è anche giorno di Starbooks, mi trovate pure sullo Starbooksblog con una ricetta perfetta per il Food Revolution Day, i burger vegetariani ai ceci e quinoa.



burger ceci e quinoa


Con questa ricetta partecipo anche al 100% Gluten Free (fri)Day

una gran bella iniziativa di Gluten Free Travel & Living
 .

venerdì 14 febbraio 2014

Parfait ai lamponi senza glutine per il 100% Gluten Free (fri)Day

Parfait ai lamponi

Ricettina rosa romanticissima per appropinquarsi come si deve a San Valentino, festa che a una quasi quarantottenne madre di famiglia e oramai sposata da secoli non immaginate quanto interessi...

Però, dato che sono pure parecchio golosa, ve la propongo lo stesso, perché era parecchio buona e goduriosa.

È una ricetta che avevo pubblicato per lo Starbooks di maggio, quello sul best-seller di Lorraine Pascal  Home cooking made easy, e mi ero sempre ripromessa di ripubblicare anche qui, come promemoria: facciamo così tante ricette che rischiamo di dimenticarci pure quelle più buone!

E così ne approfitto per segnalare, proprio oggi che è San Valentino, Con amore, senza glutine, il nuovo pdf di Gluten Free Travel & living







Parfait ai lamponi
(ispirato a L. Pascale – Home Cooking Made Easy – HarperCollins)

Ingredienti 
(Per quattro persone)
Per una pagnotta
  • 250 g di lamponi surgelati (io freschi) + altri freschi, per servire
  • 110 g di zucchero semolato
  • 120 g di albumi freschi
  • 200 g di panna da montare
  • i semi di un baccello di vaniglia 
Strumenti utili
1 stampo da cale 10 X 25 cm
planetaria o fruste elettriche
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere presentare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Rivestire lo stampo di pellicola facendola sbordare da tutti i lati, e mettere da parte.
Frullare i lamponi con un mixer: se vi danno noia i semini passare al setaccio, ma io non l'ho fatto.
Preparare una meringa italiana.
Cominciare a sbattere gli albumi con le fruste o, meglio, nella planetaria.
Mettere lo zucchero e 30 g di acqua in un pentolino e far bollire finché lo sciroppo raggiunge i 121 °C (grande bolla). A questo punto versarlo ancora bollente sugli albumi, e continuare a sbattere finché il composto non si è totalmente raffreddato e ha raggiunto un aspetto lucido e una consistenza di meringa. Tenere da parte.

In un'altra ciotola montare la panna a neve ben ferma, quindi aggiungere i semini di vaniglia.

Mescolare la meringa italiana con la panna montata, e per ultimo incorporare lo sciroppo di lamponi, mescolando ma non troppo: non deve assumere un uniforme color rosa ma deve mantenere l'aspetto marmorizzato.

Versare il composto nello stampo rivestito di pellicola, sbatterlo per assicurarsi che non si formino bolle, quindi metterlo in freezer finché non si è solidificato.

Togliere dal freezer 10 minuti prima di servire, sformare su un piatto da portare, tagliare a fette e servire accompagnato da lamponi freschi.

 %%%%%%%%%%%%%

La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

Con questa ricetta partecipo al 100% Gluten Free (fri)Day, la grande iniziativa di Gluten Free Travel & Living, per condividere la buona cucina senza glutine con tutti, celiaci e non.

Le regole oramai dovreste saperle, ma vi lascio il nostro banner perché è sempre meglio ripetere.

gluten_free_friday

lunedì 2 settembre 2013

Ricominciamo... Gradite un soufflé glacé o una torta-gelato senza glutine?



Sono ancora viva. Mica una notizia da poco, in fondo.
Ho finito in bellezza il mio corso. Grande soddisfazione, speriamo che poi serva a qualcosa.
Poi, un mese molto impegnativo: lavori in casa, figli che si rompono gambe, tutto un po' così.
Di cucinare, nemmeno un po' di voglia, né di tempo.

Oggi però sono tornata. A casa, al lavoro, al tran-tran quotidiano.

A scuola c'è stato il primo collegio. Mi ha fatto assai piacere tornare, tutto sommato. Le colleghe, le cose che ricominciano a fluire nel loro corso. Vediamo come sarà il nuovo impatto con le classi. Temo sempre un po' il momento di ricominciare, chissà chi troverò di fronte a me, se sarò capace di dare loro qualcosa, se sarò capace di tenerli a bada, soprattutto... Vedremo.

Però ho dentro anche molta malinconia. Sarà l'età. Sarà la sensazione che non riuscirò a fare nemmeno la metà di un decimo delle cose che vorrei. Sarà che vedo i miei figli crescere e so che tante cose ormai non gliele posso più trasmettere. Saranno molte cose.

E così mi coccolo con un dolce. Di quelli che piacciono a me. Panna, meringa italiana, frutta. Una cosina leggera.

Ne ho fatte due versioni: una versione soufflé glacé, che vi ammannisco qui, ed un'altra versione torta-gelato, che ho pubblicato per La cucina di D. la settimana scorsa. Vedete voi quale preferite...





Soufflé glacé ai fichi
Ingredienti
(per dieci soufflé)
  • 3 uova
  • 180 g di zucchero (per la meringa italiana) 
  • 80 g di zucchero (per la pate à bombe) 
  • 3 cucchiai di zucchero per caramellare i fichi 
  • 250 g  di panna da montare
  • 200 g di yogurth greco 
  • 400 g di fichi
Preparazione
Separare i tuorli dagli albumi.

Preparare la meringa italianaMontare leggermente gli albumi con la planetaria o le fruste elettriche. Nel frattempo preparare uno sciroppo con 180 g di zucchero e 45 g di acqua. Farlo bollire fino alla media bolla (121°C) quindi finire di montare gli albumi aggiungendo a filo lo sciroppo bollente. Far andare le fruste finché la meringa si è raffreddata. Mettere in frigo.

Preparare la pate à bombe
Montare leggermente i tuorli con un cucchiaio (20 g) di zucchero. Nel frattempo preparare uno sciroppo con 60 g di zucchero e 15 g di acqua. Farlo bollire fino alla media bolla (121°C) quindi finire di montare i tuorli aggiungendo a filo lo sciroppo bollente. Continuare a montare finché il composto si è raffreddato. Mettere in frigo.

Accorpare il cremosoMettere la confezione di panna e la ciotola nel freezer per una ventina di minuti. Montare quindi la panna.

Nel frattempo dividere 3/4 fichi in spicchi (4 o 8 a seconda della dimensione dei frutti). Mettere in una padella anti-aderente un paio di cucchiai di zucchero e caramellarlo. Aggiungere gli spicchi di fichi e girarli con una forchetta finché non sono caramellati.
Farli raffreddare su un piatto coperto di carta-forno.

Frullare i 400 g di fichi.

Montare lo yogurth.
Incorporare la purea di fichi allo yogurth e tenere da parte in frigo.

Incorporare la pate à bombe alla meringa italiana, e quindi la panna, mescolando delicatamente dal basso verso l'alto per non smontare le creme.
Mescolare infine il cremoso con il composto di frutta. Mettere in freezer.

Preparare le coppette/tazzine per il soufflé. Fare una striscia di carta forno, doppia, prendere la misura della coppetta/tazzina e metterci un paio di punti per fermarla. Per al spiegazione vedere qui.

Riempire le coppette/tazzine fino al bordo, e mettere in freezer per almeno quattro ore. Al momento di servire togliere il bordo di carta forno e decorare ogni soufflé con uno spicchio di fico caramellato.

La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

domenica 5 maggio 2013

Cheese cake allo yogurth senza cottura (e ovviamente senza glutine)



Sto seguendo questo corso. TFA si chiama. Lo scopo finale del corso è conseguire l'abilitazione a insegnare nella scuole (nel mio caso, che abilitata sono già, in Fisica, mi serve a conseguire un'altra abilitazione, in Matematica e Fisica).
I miei compagni di corso sono decisamente giovani.
La cosa che mi ha colpito fin da subito è il livello altissimo di preparazione di questi ragazzi: quasi tutti hanno fatto il dottorato di ricerca, molti hanno svolto anche attività di ricerca post-dottorato, in Italia o all'estero. Due di loro sono normalisti, altri hanno studiato o si sono perfezionati in prestigiosissime istituzioni, italiane o straniere.
E stanno seguendo un corso per diventare insegnanti di scuola.
C'è qualcosa che non mi torna.
Prima di tutto non mi torna con l'immagine che tutti hanno della scuola italiana, e dei suoi insegnanti, che vengono percepiti in media come persone poco motivate e poco preparate.
Invece il livello medio dei giovani insegnanti è questo: gente molto preparata, competente, che magari ha pure seguito corsi molto impegnativi non solo disciplinari ma anche di didattica prima di trovarsi in cattedra.
Io  li vedo.
Sono motivati, seri, impegnati. Partecipano con determinazione e competenza a questi corsi e, mi sento di affermarlo, alcuni di loro non hanno niente da inviadiare ai docenti che ci fanno lezione, che pure sono docenti universitari.

E qui si viene al secondo punto: all'estero una persona che ha conseguito il dottorato di ricerca, che ha svolto un'attività di ricerca post-doc, è pronta per la carriera accademica, o per una brillantissima carriera in aziende private, o nell'amministrazione dello stato. Insomma, quella che una volta si chiamava "la futura classe dirigente".
E invece il nostro paese offre a queste validissime persone un posto da insegnante precario nella scuola, con uno stipendio risibile. Oppure la possibilità di emigrare all'estero, di diventare un "cervello in fuga".

Insomma, io vedo un incredibile divario fra la preparazione, l'impegno, le risorse investite da questi giovani nella costruzione del loro futuro, e il risultato che andranno a raccogliere.
Questo divario produce infelicità, frustrazione, incazzatura.
Questo divario tarpa le ali alla voglia di impegnarsi, di darsi da fare.
Questo divario è una delle ragioni del malesse della scuola italiana oggi, che pure per molti aspetti, proprio per l'entusiasmo e la voglia di fare di molti, è un luogo davvero migliore di quanto non potrebbe essere, date le scarse risorse investite dallo Stato e la scarsissima considerazione in cui viene tenuta la scuola stessa nell'opinione generale.

E con questa nota di dolore, vi lascio una torta che dalla prima volta che l'ho fatta, l'anno scorso, è diventata un classico di casa.

La torta nasce da una difficoltà, da una sfida: fare un cheese-cake senza cheese, perché il formaggio, anche il delicato Philadelphia, il marito non lo può sopportare.

E così è venuto fuori questo cheese-cake allo yogurth che potrebbe essere una yogurth-cake, e che di fatto è semplicemente buona. 

L'altra cosa carina è che, malgrado l'aspetto piuttosto scenografico, è una torta davvero veloce da realizzare. 


Cheese cake allo yogurth senza cheese e senza cottura
Ingredienti
(per quattro-sei persone)

Per la base
  • 200 g di biscotti secchi (¶)
  • 50 g di nocciole tostate
  • 3 cm di zenzero fresco
  • 100 g di burro
Per la farcia
  • 250 g di yogurth cremoso bianco (tipo greco)
  • 250 g di panna da montare
  • 10 g di colla di pesce (¶)
  • la buccia grattata di un limone non trattato
  • 100 g di zucchero + 3 cucchiai per la panna
Per la geleè alle fragole e la finitura
  • 300 g di fragole
  • 6 g di agar agar (¶)
  • 50 g di zucchero 
  • succo di limone 
  • gelatina neutra per finire (opzionale) (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o riportare sulla confezione la scritta SENZA GLUTINE.

Preparazione
Preparare la base
Fondere il burro in una padella. Sbriciolare (io nel mixer) biscotti e nocciole. Pelare e grattugiarvi lo zenzero.
Mescolare tutto insieme.
Mettere un foglio di carta da forno sul fondo di una tortiera con il forno sganciabile da 24cm.
Stendere il briciolame nella tortiera e compattarlo e pareggiarlo ben bene.
Riporre in frigo.

Preparare la farcia
Mettere a bagno in acqua fredda i fogli di colla di pesce.
Montare lo yogurth con lo zucchero e la buccia grattata del limone.
Strizzare i fogli di colla di pesce, scioglierli a fuoco basso e incorporarli alla crema allo yogurth.
Montare la panna a neve ben soda e aggiungere all'ultimo tre cucchiai di zucchero.
Incorporare la panna alla crema allo yogurth.
Versare il composto sulla base di biscotti. Rimettere in frigo a rassodare.

Preparare la gelée di fragole
Passare le fragole al mixer con 50 g di zucchero. Aggiungere poche gocce di succo di limone.
Sciogliere l'agar in un paio di cucchiai di purea di fragole in un pentolino, e fargli prendere il bollore sul fuoco. Togliere dal fuoco e mescolare alla purea di fragole.
Versare sulla torta e mettere in freezer per una ventina di minuti per addensare il tutto
Servire decorato con fragole intere e lucidato con gelatina neutra.
 

mercoledì 10 ottobre 2012

Starbooks di Ottobre, con Martha Stewart



Tempus fugit, e siamo già in pieno ottobre. E con ottobre, inizia un altro giro di giostra dello Starbooks. Speriamo che questa volta sia più affidabile. La signora, almeno in cucina, è una garanzia. Certo che fuori dalle cucine non risulta un personaggino simpatico, è pure finita in galera per questioni di insider trading (piccolo inciso: pur non essendo affatto filo-americana, devo dire che forse la certezza del giudizio e della pena è un po' più solida che qua, se un personaggio di primo piano dei media può finire davvero in carcere senza aver ucciso qualcuno...).
Di chi stiamo parlando? Ma della regina americana del food-business editoriale, Martha Stewart in persona, che ha recentemente scritto questo libro sulla cucina americana. Una vera dichiarazione d'amore, a partire dal titolo: A celebration of our nation's most treasured dishes, from coast to coast.
E, di nuovo, malgrado il binomio Bibbia-e-fucile sia quanto di più lontano dal mio sentire, e nel libro di celebra, attraverso la cucina, proprio l'America della tradizione, devo ammettere che si presenta proprio bene.
Corposo, pieno di storie e racconti interessanti, foto assai belle, e ricette appetitose. Tante ricette.
Un libro di sostanza,  che si configura come un vero viaggio, dalla cucina del Nord-Est, tutta maple-syrup e clam chowder, a quella del centro-sud, fra Gumbos e Tex-Mex, fino alle deliziose Steak Fajitas (che mai scorderò, da quant'eran buone), pico de gallo e jalapenos.
Vogliamo parlare dei dolci? E parliamone! Uno più goloso dell'altro, colorati, veri, pieni di sapori.

Proprio da un dolce inizio, uno dei dolci più tradizionali americani, il cobbler di pesche.
In effetti non è esattamente un dolce di stagione, non a caso l'ho fatto qualche tempo fa, ma ero tanto che volevo provarlo, e non ho resistito. Se volevo provarlo, affrettatevi, ancora qualche pesca in giro si trova.

Annotazioni?
  • Squisito!
  • l'impasto mi sembrava fosse venuto troppo consistente, e allora ho aggiunto una certa quantità di panna, ma ho sbagliato, perché dovrebbero venire delle montagnole di impasto, mentre a me è venuto uno strato di altezza uniforme. Insomma, mi sa che sulle dosi aveva ragione lei ;-)
Ovviamente non sono sola a sperimentare le ricette di Martha, anzi, da questo mese abbiamo con noi la bravissima Ema-Arricciaspiccia, mentre la Cristina  resta in panchina (speriamo ancora per poco) per impegni di lavoro. Ed ecco cosa ci ammanniscono le ragazze questa settimana

- Alessandra e Daniela di Menu Turistico: Blueberry pancakes
- Laroby di Le chat egoiste: Mile-high apple pie
- Mapi di La Apple Pie di Mary Pie: Petti di pollo grigliati con glassa speziata alle pesche
- L'Araba di Arabafelice in cucina!: Classic potato salad
- Ale di Ale only kitchen: Hazelnut cookies
- Patty di Andante con gusto: Meat loaf with mashed potatoes
- Ema di Arricciaspiccia: Fried rice with shrimp and snow peas
- Cristina G.  di Vissi d'arte e di cucina: Alexis' Egg Salad Sandwiches

Ci si vede la settimana prossima con le nuove ricette di Martha.

Le ricette sul libro sono tutte fornite secondo le tipiche indicazioni americane, in tazze, cucchiai, once, libbre e con le teglie che si misurano in inch e le temperature in ° Fahrenheit.
È interessante che per lo più nelle ricette inglese e americane si diano le dosi in termine di volume occupato, più che di massa. Ovviamente le due cose sono diverse, in quanto ogni sostanza ha una densità diversa e quindi una tazza di farina ha un peso diverso rispetto ad una tazza di zucchero o di latte, pur occupando lo stesso volume (si, lo so, sono pallosa, ma è proprio una cosa da fisici e mi diverte).

Ho lasciato entrambe le versioni, perché lo trovo utile, e vi lascio una tabella per le conversioni più frequenti:
1 tazza = 250 ml
1 tazza di zucchero semolato  = 190 g
1 tazza di farina = 120 g
1 stick di burro = 113 g

La formula per passate dai gradi Fahrenheit a quelli Centigradi è la seguente:
T(°C) = [T(°F) -32]/1,8
ma dato che so che queste cose mandano molti in palla, ecco le temperature più tipiche ;-)
212 °F = 100 °C
375 °F = 190 °C
400 °F = 200 °C
450 °F = 230 °C



Nella foto si vede che invece delle montagnole tipiche del cobbler mi è venuto uno strato di altezza uniforme. 

Peach and berry cobbler
Tratto da una ricetta di Martha Stewart in "Martha's american food"
Barrate/viola le mie modifiche rispetto alla ricetta originale
Ingredienti
  • 2 libbre e 3/4 (1250 g) di pesche sbucciate e pelate, tagliate a metà, snocciolate e tagliate a spicchi di circa 3/4 di pollice (2 cm) di spessore
  • 1 tazza (120 g) di mirtilli, more o lamponi freschi (io mirtilli)
  •  2/3 di tazza (120 g) di zucchero semolato + altro zucchero semolato per la finitura
  • 3 cucchiai da cucina (35 g) di amido di mais (¶)
  • 2 cucchiai da cucina (30 g) di zucchero di canna light-brown (io invece ho usato un Muscovado perché quello avevo in casa)
  • 1 cucchiaio da cucina di succo di limone
  • 1 cucchiaino di ginger fresco tritato (io circa 3 cm di ginger)
  • 1/2 cucchiaino di sale + un pizzico
  • 2 tazze (280 g) di mix di farine senza glutine (io ho usato: 120 g di farina di riso (¶) + 20 g di fumetto di mais (¶) + 70 g di fecola di patate (¶) + 70 g di amido di mais (¶))
  • 2 cucchiaini di lievito chimico (¶)
  • 1 stick (ovvero 1/2 tazza, ovvero 113 g) di burro, a piccoli pezzetti
  • i semini di 1 stecca di vaniglia
  • 1 tazza + 2 cucchiai di panna da cucina, + altra per spennellare il dolce prima di infornarlo 
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili, o riportare la scritta SENZA GLUTINE sulla confezione.
 
Preparazione
Scaldare il forno a 375°F (190° C), mettendo due griglie, una sul ripiano più basso e una in quello più alto.
Mescolare tutti insieme in un ampia ciotola le pesche, i mirtilli, 1/3 di tazza (60 g) di zucchero, l'amido di mais, lo zucchero di canna, il succo di limone, il ginger e un pizzico di sale.
Versare il tutto in una pirofila da 2-quarti (ovvero in una pirofila quadrata di 20X20 cm, io una pirofila 26X20 cm ed è andata benissimo).

Setacciare insieme le farine con il lievito. Aggiungere 1/2 cucchiaino di sale e 1/3 di tazza di zucchero (60g). Tagliare il burro a dadini, unirlo alle farine e ridurlo a briciole delle dimensioni di un pisello, usando un'impastatrice o a mano, con due coltelli.

Mettere i semini di vaniglia nella panna. Versare la panna sulla farina e mescolare con una forchetta fino ad ottenere un composto soffice e appiccicoso.
Dividere il composto in dieci pallide, aiutandosi con un coltello. Disporle nella pirofila, sopra le pesche. La copertura delle pesche non deve essere uniforme, ci saranno dei punti in cui non saranno coperte. Va bene così.
Spennellare l'impasto con la panna rimasta e spargere sopra dello zucchero.



Mettere una leccarda nel forno, sul ripiano inferiore, per raccogliere il succo che dovesse eventualmente fuoriuscire dalla pirofila, ed infornare il cobbler sul ripiano più alto.

Cuocere  per un'oretta, o comunque fino a quando il cobbler non assume un bel colore dorato e il succo zuccherino delle pesche sobbolle. Se la superficie tendesse a scurire troppo, coprire con un foglio di alluminio.

Lasciar raffreddare a temperatura ambiente per un'oretta prima di servire.

La ricetta è tratta dal mio libro, pubblicato da Giunti Editore.

http://www.giunti.it/libri/cucina/pasticceria-gluten-free/

martedì 31 luglio 2012

Frangipane alle ciliegie senza glutine



In questo mese non sono fissa a casa, ma vado avanti e indietro da casa dei miei, in un paesino minuscolo sull'Appennino. Così non riesco a seguire e pubblicare come e quanto vorrei, però respiro aria buona e i bambini sono più felici.  E soprattutto cammino, cosa che mi fa stare bene nel corpo e nello spirito.
Cammino nei sentieri, ma anche per le strade del paese, o magari attorno al lago.
Cammino poco e tanto, da sola o con i bambini, se hanno voglia di venire con me. Dice che si dovrebbe camminare tutti i giorni. Io d'estate, in montagna, riesco a farlo quasi sempre, e davvero, mi fa stare molto bene. In città non sarebbe la stessa cosa.



Però non riesco a cucinare, come e quanto vorrei, è tutto un vai-e-vieni con mille cose da fare.

Qualcosa sono riuscita, nel tempo, a combinare.

Ad esempio a produrre l'ennesimo frangipane.

Ultimamente ne ho preparati parecchi. Sono un'appassionata di dolci alle mandorle, e dopo la sfida di aprile dell'MTC, e la bella versione di Ambra, non posso più farne a meno.

Tempo fa l'ho provato con le ciliegie. Una cosa meravigliosa.

E la ricetta? Quella ovviamente la trovate su




P.S. Per commentare direttamente sul sito ci si deve registrare, oppure si può accedere utilizzando il proprio profili Facebook o Twitter.

martedì 20 settembre 2011

Macedonia con syllabub al Marsala per un MTC

macedonia by mammadaiaQuesto mese, la sfida dell'MTC ci propone un grande classico. Semplice, ma difficile, se sfida dev'essere.

La macedonia, per me, è un cibo molto familiare. Come dicono i moderni? Comfort-food? Ecco, per noi è così. Mi è sempre piaciuta, ed ha visto molti abiti, nella mia vita.
Quando appena andata via di casa mi sembrava di fare una gran cosa ad accompagnarla con una crema pasticcera liquida liquida, quasi una crema inglese (ma l'idea era azzeccata), poi, nell'unico periodo Sex and the City della mia vita, la proponevo in quantità industriali e affogata in qualche alcolico in feste molto etiliche (ti ricordi Grazia quando non sapendo dove mettere il contenitore in frigo, ricolmo com'era di bottiglie, decidemmo di trasbordarla dritta dritta dentro il cestello della verdura, e lì venne tenuta in fresco per tutta la festa, con la gente che si serviva direttamente dal frigo? )
Da quando ci sono i bambini, è uno dei pochi modi per propinare loro la frutta fresca, con molto zucchero e poco limone, spesso mono-tipo, come le mitiche pesche con lo zucchero della nonna Linda, o le arance con lo zucchero della nonna Mirella. Anche nelle feste di compleanno della prole non manca quasi mai. O a una cena, accompagnata con frutta secca e magari una qualche cremina.

Insomma, qui la macedonia piace parecchio. Ma in versioni molto domestiche, poco sfida, insomma, mica vi posso proporre le pesce con lo zucchero (che poi trasgredirebbero pure la regola almeno-tre-tipi-di-frutta)!

La versione che propone Fabiana sul suo blog artistico Tagli e intagli, motivando la scelta, è bellissima.

Lei è una cesellatrice, e con quella frutta è riuscita a fare un vero quadro.
Io non sono capace, e ho pensato a un modo di raccogliere il guanto che fosse consono alla mia natura di imbranata manuale. Se intagli non devono essere, perché non fare dei cestini di cialda come contenitori, che era tanto che volevo provarli?

E come accompagnamento?

Anche questo mi stuzzicava da un bel po', questo syllabub che è l'ingrediente principale del trifle, l'antesignano della mia amatissima zuppa inglese.
Quindi, bando alle ciance!
Coppette di cialda con macedonia e syllabub al marsala, questo sarà.

Ne approfitto per ringraziare Roberta di Conosco i miei polli per la ricetta delle coppette, di cui ho modificato lievemente le dosi, soprattutto diminuendo il burro.

Per quanto riguarda syllabub e trifle, le indicazioni le ho prese da un libretto distribuito insieme alla Cucina Italiana nel 1995 (!!!), dal titolo eloquente Dolci idee per un anno.

Con questa ricetta partecipo quindi alla sfida di settembre 2011 dell'MT Challenge!

MTC di settembre 2011

Macedonia con syllabub al Marsala

Ingredienti
Per il syllabub
  • 250 g di panna da montare (¶)
  • 1 limone
  • 70 di zucchero semolato
  • 100 g di marsala
Per le coppette di cialda
  • 150 g di farina senza glutine (50 g di farina di riso, 50 g di maizena, 50 g di fecola di patate) (¶)
  • 120 g di zucchero
  • 80 g di burro
  • 3 albumi
  • semi di mezza bacca di vaniglia
Per la macedonia e la finitura
  • 1 melone piccolo
  • 2 pere Williams
  • 1 grappolo d'uva bianca
  • 2 kiwi
  • 4 pesche
  • 1 banana
  • 6 prugne viola
  • 6 susine gialle
  • tre cucchiai di zucchero
  • succo di un limone
  • amaretti (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione

La sera prima preparare il syllabub:
mescolare in una ciotola il succo di limone, lo zucchero e il marsala.
Aggiungere la panna da montare, mescolare per far incorporare e quindi montare a lungo il tutto con le fruste.
Quando la panna è molto gonfia e morbida, smettere.
Mettere in un setaccio e lasciare una notte intera al fresco per far sgocciolare il siero.

Per le coppette di cialda cedo la parola a Roberta:
Mescolare gli albumi con lo zucchero, i semini di vaniglia e quindi aggiungere la farina e mescolare finché non è omogeneo. A questo punto incorporare il burro fuso e poi lasciar riposare una decina di minuti in frigo.
Disporre a cucchiaiate il composto su una placca da forno imburrata e infarinata (io, con carta forno), ad ottenere dei dischi di una decina di cm di diametro, e cuocere in forno a 180° finché i bordi non sono ben dorati.
A questo punto, estrarre dal forno, e finché sono morbide dar loro la forma con le mani, attorno a delle ciotoline di vetro.
Voi che sapete quanto sia esperta in queste prodezze manuali che mi danno il tormento negli MTC (come dimenticare gli involtini di verza e il soufflé glacé), potrete facilmente immaginare come mi sia risultata facile la procedura ;-).
In quella della foto, che è una delle migliori, si intravede dietro una lingua lunghissima manco avesse lo strascico ;-)
Comunque ci sono piaciute molto, ho capito dove ho sbagliato (troppo impasto, e all'inizio avevo usato un silkpat invece che la carta forno), la prossima volta verranno più precise...

Comunque erano ottime, e mia figlia si è portata quelle avanzate come merenda a scuola il giorno dopo.

La macedonia è quella di sempre:
ho pulito, sbucciato e tagliato la frutta a tocchetti, l'ho messa in una ciotola capiente con tre cucchiai di zucchero e il succo di un limone, e l'ho lasciata riposare al fresco.

Al momento di servire il dolce, ho disposto in ogni piatto una coppetta di cialda, l'ho riempita di macedonia e ci ho messo sopra un abbondante cucchiaiata di syllabub.

Per completare il tutto, una spolverata di amaretti grossolanamente tritati, che ci stanno sempre bene.

A noi è piaciuta molto. Mi raccomando, seguite il suggerimento per il syllabub, di farlo scolare per una notte, io inizialmente non l'avevo fatto e mi è venuto fuori tutto il siero, invece il giorno dopo era perfetto, sia come sapore, più delicato, che come consistenza.

Questo syllabub mi sembra un'ottima alternativa alla semplice panna montata, da rivendere in vari contesti, e ne farò parecchio uso, per coccolosi dessert.

Editing della sera: girellando di blog in blog, mi sono imbattuta nella ricetta delle lingue di gatto di Lady Boheme, che in realtà è una ricetta dell'Artusi, che mi ha confermato il sospetto che avevo avuto assaggiando le coppette: "Ma questo è l'impasto delle lingue di gatto!" ho detto ai bambini. Ecco, a leggere la ricetta della Lady, è proprio così. Niente, sapete che son filologica, ci tenevo a precisarlo...

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