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lunedì 30 marzo 2015

Auguri compagno Pietro!


Oggi Pietro Ingrao compie cent'anni.

Più o meno trent'anni fa grazie a quest'uomo, cominciai a crescere, insieme e attraverso la lettura quotidiana de Il Manifesto. Già allora non era giovane, lo chiamavo il nonno. Poi c'erano gli zii: Luigi, che è mancato oramai da molto tempo e ci manca moltissimo, perché ci dava la linea, Rossana, che quando riuscivi a leggere e capire un suo articolo dall'inizio alla fine ti sentivi molto intelligente e più ricca, Valentino, pragmatico e concreto.
Ma lui era il nonno. Quando parlava ci si emozionava, perché diceva le cose con l'intelligenza del cuore. Un vecchio comunista. Di quelli che non ci sono quasi più.

A quell'epoca andavo alle manifestazioni. Adesso vado al Salone del Gusto.
All'epoca leggevo Il Manifesto. Adesso Fior Fiore Coop.
Se l'Italia è peggiore di allora è anche colpa di chi come me ha tirato i remi in barca e si è ritirata a vita privata. 
Perché non è che io abbia cambiato davvero idea, mi sono solo distratta.

Come dice sempre mio marito "E dire che l'abbiamo fatta pure studiare"
 Il compagno Pietro i remi in barca non li ha tirati neppure adesso che ha cent'anni.
Lui non è uno che si distragga.

mercoledì 20 novembre 2013

Dolcemente Pisa 2013



Domenica 10 novembre sono stata a Dolcemente Pisa, una golosissima manifestazione sui dolci che si tiene alla splendida Stazione Leopolda di Pisa, giunta ormai alla settimana edizione.

E, incredibile, non ci sono stata così spontaneamente, che già sarebbe stata una bella cosa, ma mi hanno invitato. Perché?
Perché sono stata una delle tre blogger selezionate dall'iniziativa ExtraDOLCEMENTE, sui dolci all'olio extra-vergine di oliva. 
Non avete idea dell'emozione, quando Cecilia dell'editore Cinquesensi, che ha curato l'ufficio stampa di Dolcemente Pisa, mi ha chiamato.

Oh! Ne avevano invitate 100, di blogger, a questa iniziativa, e la mia è stata una delle tre ricette selezionate.
Quando penso che in giuria, composta da otto giurati di eccezione, c'era addirittura Luca Lacalamita, chef patissier dell'Enoteca Pinchiorri, ancora non mi capacito.

La mia ricetta, arrivata terza, era una ricetta della tradizione toscana, la Torta semolina, ovviamente rivisitata in versione gluten-free, e con olio extra-vergine d'oliva, che ho usato per la frolla al posto del burro.




È stata una giornata davvero fantastica, dove ho avuto modo di fare un sacco di belle conoscenze, prime fra tutte le mie "colleghe" blogger: la spumeggiante Cristina Galliti (Insalata mista) arrivata seconda con il suo creativo soufflé glacé all'extra-vergine con sfoglia di cioccolato fondente con olive candite, qui colta in flagrante macaron


e la super-professionale Maria Greco Naccarato (Kitchen in the city) prima classificata con i suoi solari bigné siciliani all'olio extra-vergine di oliva.


Grazie a Daniela Mugnai di Vetrina Toscana per averci fotografate tutte e tre insieme e permetterci di conservare un ricordo di una così bella giornata.

Oltre a visitare la manifestazione, dove ho incredibilmente potuto assaggiare svariate golosità senza glutine (gelati, creme spalmabili, torte e tortine, cioccolatini...)  ci hanno dato pure dei premi!!!

Premi in natura...


... squisiti prodotti toscani offerti da Vetrina Toscana.

Ma anche preziosissimi premi intangibili. 

 
La giornata è cominciata con il corso sui macaron tenuto dalla competentissima Marcella Orsi.


Non vedo l'ora di avere una domenica libera per poter mettere in pratica tutto quello che ci ha insegnato Marcella. Per fortuna che ho diligentemente trascritto sul mio quadernino gli appunti della lezione, non volevo dimenticarmi nemmeno una virgola!
Finora i macarons mi erano sembrati un obiettivo irraggiungibile, ma con le spiegazioni così esaustive e dettagliate di Marcella adesso mi sembrano un'impresa quasi fattibile. Vedremo se riuscirò ad avere la meglio sulla mia notoria imbranataggine...Spero di aggiornarvi quanto prima su questo fronte!


Come se non bastasse, abbiamo avuto l'opportunità di partecipare ad un workshop di food-fotografia della bravissima Laura Adani. Non conoscevo Laura, e mi ha subito colpito per il suo atteggiamento comunicativo e sempre sorridente, capace di far sentire a proprio agio chiunque. È un dono che, da insegnante, non posso non apprezzare.


Ma Laura non è solo una persona deliziosa, è anche una fotografa eccezionale, e non si è certo tirata indietro: che si tratti di reportage, o di fotografia still-life, sento di aver imparato molto dal workshop di Laura, anche se poi metterlo in pratica non sarà facile, soprattutto per una che è veramente ortogonale alla fotografia come me. 
È una cosa che mi fa imbestialire: pur avendo anche le competenze "scientifiche" per capire come può funzionare una macchina fotografica, e non spaventadomi di fronte a parole come "profondità di campo", "lunghezza focale", "apertura di diaframma" (tutti gli anni di studio da qualche parte saranno pur finiti!!!), mi manca totalmente la sensibilità. Ma non dispero: la bravura di Laura avrebbe potuto anche fare il miracolo!
 Lauraaaaaaaaaaaaaaaaa, pensaci tuuuuuuuuuuuuuuuuu!

 


Nella realizzazione del suo workshop Laura è stata supportata da Patrizia Foresta, che, abile pasticcera, sotto i nostri occhi, come se fosse facile come bere un bicchier d'acqua, ha montato, "stratificato" e decorato in modo impeccabile una sensualissima red velvet.



In questa bella giornata ho avuto modo di conoscere anche alcune blogger toscane, Forchettinagiramondo  e Ilaria per l'aria. È stato un piacere, e spero ci saranno altre occasioni!

La giornata si è conclusa con la premiazione di ExtraDOLCEMENTE, ed una degustazione di olio extra-vergine d'oliva sapientemente illustrata dal maestro d'olio Fausto Borella, accompagnata dai gelati all'extra-vergine della gelateria De Coltelli di Pisa, veramente gustosi e particolari.


Ed ecco le premiazioni:
Maria Greco Naccarato ascolta soddisfatta Luca Lacalamita che parla dei suoi perfetti bigné siciliani.


Cristina Galliti accanto a Sara Vitali dell'editore Cinquesensi giustamente soddisfatta, anche lei in attento ascolto dello chef patissier.



E infine anch'io, che apparentemente rilassata, parlo del mio dolce. Rilassata io?!?!?! Ma se mi tremavano le gambe!!!!
Grazie Cristina per la bella foto, che conserverò per ricordo di questa bella giornata passata insieme  e del grande onore che mi è stato fatto selezionando anche la mia proposta.


lunedì 21 maggio 2012

Oggi niente ricette

Sabato è  morta una ragazza di 16 anni.
Non si sa niente, non ci sono certezze. 
L'unica certezza è che è stata colpita una scuola: quando si colpisce la scuola si infligge una ferita al cuore della nazione, nel modo più vile e violento.
Alla scuola affidiamo tutti i giorni i nostri figli, con serenità e ottimismo, a scuola si formano i cittadini di domani.
Colpire la scuola mina nel profondo la fiducia verso la più importante delle istituzioni dello Stato, e ci fa sentire tutti più insicuri e più fragili.

Sabato sera abbiamo portato i bambini alla manifestazione. All'inizio protestavano, non volevano venire.
È bastato spiegare loro cosa era successo, perché andavamo lì e hanno subito cambiato atteggiamento: anche un bambino di otto anni si rende conto che un fatto così grave non può che riguardare tutti quanti.

Attoniti e quasi senza parole abbiamo sfilato per le strade della nostra città, e la manifestazione si è conclusa in via dei Georgofili, teatro della strage mafiosa del 26 maggio 1993 dove persero la vita cinque persone.

Altra spiegazione, altro sconcerto.

Come spiegare tutto questo a dei bambini?
Ma come fare a non spiegarlo?

lunedì 19 marzo 2012

La festa dello zio

Lo zio mentre si fuma un sigaro di cioccolata. Incorreggibile...
(By courtesy of l'omonima profumata, è sua e non provatevi a copiargliela!!!!)

Lui è Piero. Noto anche come il temutissimo.
Burbero. Di quelli che non la manda a dire.
O meglio, si racconta così, ma in realtà è un vero signore, di una gentilezza squisita, quasi d'altri tempi.
Se gli domandi qualcosa in un commento ti risponde e anche subito, mandandoti una mail per essere sicuro che tu lo legga ;-)
Supporta gli amici nella realizzazione di complicate opere di pasticceria, ma anche nella scelta della macchina fotografica.
Ti viene a trovare e non solo si sobbarca il viaggio, ma ti porta pure un regalo.

Insomma, una persona d'oro (ma non diciamolo a voce alta se no si offende).

E di una competenza unica. Ma le avete viste le sue foto?

Vogliamo invece parlare dei suoi dolci?

Piero l'ho conosciuto in una giornata mitica, o meglio, una ciocco-giornata, che ha cambiato la mia vita, trasformandomi in una forsennata temperatrice di cioccolato.

In quell'occasione ho conosciuto un'altra persona squisita, il Nanni, che di quel corso era il maestro, e per me sarà sempre il mio Virgilio nell'infernale mondo del cioccolato :-)

Insomma, il Nanni (e ve l'avevo detto che è una persona squisita) ha avuto l'ottima idea di festeggiare il compleanno dello zio, questo compleanno così importante, tutti insieme, in modo corale.

Quale compleanno? Ecco, mancava il pezzo fondamentale, a questo post: com'è, come non è, oggi Piero compie gli anni.
Quelle età che si devono assolutamente festeggiare.

Le candeline se l'è fatte da solo.

Io ci metto una torta. Niente a che vedere con le tue opere d'arte, ma -giuro!- era molto buona.

TANTI AUGURI PIERO, sei un grande!

Editing del 19 mattina: ve lo dicevo che era bravo... Ha pure vinto il contest sui dolci di Montersino, giudice il Luca nazionale in pirsona pirsonalmente!!!!!


bavarese al mandarino
Il piattino, lo riconosci?

Torta mandarina senza glutine
Ingredienti
Per la dacquoise alle mandorle
  • 3 albumi
  • 130 g di zucchero
  • 95 g di mandorle
  • 25 g di farina di riso (¶)
Per la bavarese al mandarino
  • 4 fogli di colla di pesce (¶)
  • 3 uova (le chiare non si usano)
  • 150 g di zucchero
  • 250 g di latte
  • 400 g di panna da montare
  • 250 g di spremuta di mandarino
  • 1 stecca di vaniglia
Per la gelée al mandarino
  • 300 g di spremuta di mandarino
  • 2 fogli di colla di pesce (¶)
  • 60 g di zucchero
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Dacquoise alle mandorle
Mettere le mandorle nel freezer per un'oretta, quindi tirarle fuori e tritarle nel mixer (per evitare che rilasciassero l'olio).
Montare le chiare a neve molto ferma con una goccia di limone e 60 g di zucchero.
Quando sono montate amalgamare il restante zucchero mescolato con l'amido di riso e la farina di mandorle.
Con un sac-à-poche stendere la meringa su un foglio di carta-forno sul quale si è disegnato un cerchio dal diametro leggermente inferiore a quello della torta (per me, 26 cm).
Preriscaldare il forno a 180° e far cuocere la dacquoise per 12 minuti circa.
Quando si toglie dal forno è ancora un po' morbida, ma via via che si raffredda diventa croccante. Togliere il disco di dacquoise dalla carta-forno solo quando è perfettamente freddo, quando è caldo è troppo fragile.
Crema bavarese
Far bollire il latte con la stecca di vaniglia aperta (io ho usato due bucce di stecca di cui avevo già usato i semi per un'altra preparazione) e la scorza di un paio di mandarini (solo la parte arancione). Intanto sbattere i tuorli delle uova con lo zucchero finché non diventano una crema gonfia e spumosa, ed aggiungervi poi il latte bollito, poco per volta e sempre mescolando.
Nel frattempo mettere la colla di pesce a bagno in acqua fredda, e mentre si ammolla porre sul fuoco bassissimo il composto di uova, latte e zucchero, e farlo cuocere sempre rimestando, finché non accenna a bollire. Questo è il punto cruciale della preparazione, perché se prende la bollitura piena impazzisce, pertanto va tolto dal fuoco appena comincia a fremere.
Incorporare la colla di pesce ben strizzata e, quando è tiepido, il succo dei mandarini. Lasciar raffreddare definitivamente. Nel frattempo montare la panna a neve ben ferma, ed infine aggiungerla pian piano, una cucchiaiata alla volta, al composto. Mettere in frigo.
Gelée al mandarino
Ammollare la colla di pesce nell'acqua. In un pentolino bollire 100 g di spremuta di mandarino con lo zucchero per un paio di minuti. Ritirare dal fuoco, ed amalgamarvi la colla di pesce ammollata.
Mescolare e lasciar raffreddare, quindi incorporarvi la restante spremuta.
Composizione
Mettere uno strato di acetato nella parte interna di una anello di pasticceria (nel mio caso una tortiera con il bordo sganciabile di 26 cm di diametro).
Inserire all'interno dello stampo il disco di dacquoise, quindi versarvi la bavarese e far rapprendere per almeno un'oretta in freezer. Estrarre dal freezer e versarvi la gelée.
Rimettere in freezer.

Un'oretta prima dell'utilizzo, togliere la torta dal freezer e lasciarla in frigo.

mercoledì 29 febbraio 2012

Non si vive di solo cibo. #freerossellaurru


Devo dire che non sapevo chi fosse Rossella Urru. L'ho scoperto di recente, da quando a palazzo Marino il comune di Milano ha appeso un striscione per la sua liberazione.

A riprova che delle cose si deve parlare, in molti e diversi modi.
Ad esempio anche attraverso la finestra di un blog. È vero, questo è un blog di cucina, ma niente ci vieta incursioni altrove. L'ho fatto altre volte, lo faccio oggi.

Rossella è una giovane cooperante italiana, che operava da alcuni anni nel Saharawi algerino per conto del CISP (Comitato Italiano per lo Sviluppo dei Popoli), quando è stata rapita, nella notte fra il 22 e il 23 ottobre 2011, insieme ad altri due cooperanti spagnoli, Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez de Rincon.

C'è un motivo in più che lega questo blog alla vicenda di Rossella: quasi nessuno lo sa, ma fra i Saharawi l'incidenza della malattia celiaca è fra le più elevate al mondo (circa il 6% della popolazione!). Così dal 2001 l'Associazione Italiana Celiachia Toscana porta avanti un progetto per allestire ambulatori per la diagnosi della celiachia, e fornire cibi senza glutine nei campi profughi Saharawi, dove, come è facile immaginare, manca tutto, figuriamoci la costosissima farina senza glutine!

Oggi è il blogging day per la liberazione di Rossella Urru e dei suoi colleghi, nonché degli altri nostri connazionali rapiti all'estero.

Per maggiori informazioni potete leggere il testo integrale dell'appello di Donne Viola.

Per segnalare la propria partecipazione all'iniziativa, andate qui.

Per contribuire alla conversazione su Twitter social network usiamo gli hastag

#freerossella e #freeRossellaUrru

domenica 20 marzo 2011

Frittelle (senza glutine) di San Giuseppe, uomo di pace

Articolo 11Le cose in cui crediamo

Con lo scorso post ho partecipato alla bella iniziativa di FrancescaV per i 150 anni dell'unità d'Italia.

Il post si apriva con una foto fatta alla manifestazione in difesa della Costituzione del 12 marzo.
Non vi avevo però raccontato che a quella manifestazione siamo andati con delle magliette bianche, colorate per l'occasione dai miei figli, sulle quali avevamo scritto due articoli della Costituzione. Li avevo scelti io, poco democraticamente a dire il vero. Erano l'articolo 3 e l'articolo 11.
L'articolo 11 è uno di quelli che amo di più. Sembra un articolo banale, quasi scontanto e retorico. Ma in realtà è uno dei più tosti da mettere in pratica.
Perché è facile dire che si sottoscrive l'articolo 11 quando non viene messo alla prova.
L'articolo 11 serve -dovrebbe servire- proprio per quanto la guerra diventa un opzione possibile.
Ve lo riscrivo per intero.

Art. 11L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Quando siamo andati alla manifestazione mi domandavo se fosse l'articolo da ricordare in questo momento.
Ce ne sono tanti che dovrebbero essere ripetuti tutte le mattine, come una preghierina, in questo periodo: l'art. 1, il 3, l'art. 21, il 25, il 28, il 33, il 34, il 35, il 36, il 37, il 40...
L'articolo 11, che a furia di gridarlo siamo divenati afoni, negli anni scorsi, sembrava meno attuale. Ho voluto ricordarlo lo stesso.
Perché lo sento mio, perché è difficile, perché dovremmo usarlo proprio quando sembra che non serva, per evitare di trovarci nelle situazioni in cui potrebbe servire.

Non mi sono sbagliata. L'articolo 11 è sempre attuale.

Come usciremo da questa situazione, non lo so. Come ne uscirà il popolo libico, ancora meno. Quando sento parlare di interventi umanitari, mi viene in mente tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi anni in questo modo, e mi si rizzano i capelli in capo.

Per oggi, frittelle di riso. Sempre Artusi.

Le dovevo pubblicare ieri, per San Giuseppe, uomo saggio e in grado di trovare soluzioni originali a grossi problemi, almeno a quanto narrano alcune cronache del tempo.

Quando le cose si mettono male, bisogna tornare alle origini e riflettere.

frittelle di riso dell'artusi


Frittelle di riso senza glutine - Artusi n. 179Ingredienti
(le mie modifiche in viola fra parentesi)
  • 1/2 l latte (io 1 l)
  • 100 g di riso originario (io 200 g)
  • 50 g di farina (io 100 g di farina senza glutine) (¶)
  • una noce di burro
  • un pizzico di sale
  • zucchero
  • scorza grattata di un limone (io, scorza grattata di un limone + cucchiaio di polvere di arancia)
  • 3 uova (io 5 uova)
  • Rhum genuino, una cucchiaiata (io due)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.
PreparazioneQueste sono più semplici delle descritte al numero precedente e riescono anch'esse buone e leggiere.
Cuocete molto, o meglio moltissimo, in mezzo litro circa di latte, grammi 100 di riso dandogli sapore e grazia con burro quanto una noce, poco sale, un cucchiaino scarso di zucchero e l'odore della scorza di limone. Diaccio che sia aggiungete una cucchiaiata di rhum, tre rossi d'uovo e grammi 50 di farina. Mescolate bene e lasciate riposare il composto per diverse ore. Allorché sarete per friggerlo montate le chiare quanto più potete, aggiungetele mescolando adagio e gettatelo in padella a cucchiaiate. Spolverizzatele al solito di zucchero a velo (io, zucchero semolato, ce ne va parecchio) e servitele calde. (si possono servire anche tiepide)

Con la mia dose, doppia rispetto a quella dell'Artusi, me ne è venuto un vassoio di quelli di carta dorata grandi.

giovedì 27 gennaio 2011

Entro il 6 febbraio: liberiamoci del maiale!!

Sono travolta dagli scrutini, sto trascurando il blog, non leggo manco i giornali, ma che stia succedendo qualcosa in questo ineffabile paese me ne sono accorta pure io.
E quindi copio-incollo pari pari una proposta da Madama Bavareisa e Kemikonti.

Rieccoci qui, un gruppo di bloggers stufe dei comportamenti insultanti nei confronti delle donne del presidente del Consiglio. Atteggiamenti già noti da tempo, ahimé, ma che adesso hanno oltrepassato davvero ogni limite, manifestandosi in modo chiaro ed univoco agli occhi di chiunque abbia un minimo di buon senso e una dose di dignità.

Già quando ci ritrovammo a commentare il gran numero di adesioni e di ricette raccolte per “Metti un finocchio a cena”, uno dei pensieri ricorrenti fu: guarda, non se ne può davvero più… Qualcosa nelle nostre cucine stava fermentando, e non stiamo parlando di kefir e lievito madre, che, non ce ne voglian le fautrici, son tanto buoni e fan tanto massaia bon ton, più crescono e più cresce l’autostima, ma… mah! alla nostra dignità credo aggiungano poco. Quella dignità che negli ultimi mesi è stata calpestata al limite della sopportazione…

È in fermento la nostra capacità di reagire, di chiedere rispetto, da parte di chi ci governa, con i mezzi a nostra disposizione: la parola, l’ironia e….mestoli e padelle! Ora basta!! (qui il link alla raccolta firme lanciata da Concita De Gregorio, sul giornale di cui è Direttore). Segnalo anche la mobilitazione per il 13 febbraio di cui parla il quotidiano La Repubblica, precisamente qui

nel momento in cui le donne vengono scelte e premiate in base non al merito ma a qualcos’altro che con la professionalità, l’impegno, l’intelligenza ha poco o nulla a che fare, è stata riversata addosso l’inutilità del loro sacrificio” (G.Bongiorno, presidente commissione Giustizia della Camera)

Chi è disgustato quanto noi dovrebbe pubblicare entro domenica 6 febbraio una ricetta in cui il maiale sia protagonista…non importa se cucinerete un sontuoso carré o un panino alla mortadella, non è un vero e proprio contest, ma un’iniziativa di dissenso… fotografate un wurstel, se non avete tempo di cucinare, ma partecipate ugualmente! E per i bloggers non-food, sarà sufficiente aprire un post e commentare… a ruota libera!

Basterà esporre il banner dell’iniziativa, spiegando nel post le ragioni della propria partecipazione, i vostri motivi di disgusto, e comunicarci l’adesione fra i commenti al post di Norma aka Madama Bavareisa e/o nell’analogo post che troverete da Kemikonti.

Valgono anche le ricette già pubblicate, e ovviamente non solo da donne!! ^_^


per il codice banner, cliccate qui e copiate il codice che vi compare nella finestra: http://tinypaste.com/684b8 per incollarlo nel vostro blog!

Per carità non saremo noi a cambiare le sorti del paese, già l’altra volta c’è stato chi ha detto che non vuole mischiare politica e cucina. Beh, citerò dardadi, una commentatrice della scorsa iniziativa: “tutto ciò che acquistiamo per poter preparare un piatto..è politica, far quadrare i conti è un atto di eroica politica ai giorni nostri” e aggiungo che il nostro essere donne attive degne di rispetto va ben oltre le quattro pareti rassicuranti di una cucina.

Come ci è venuta l’idea del maiale? Beh… per analogia, ovviamente! Sicuramente troveremo mille modi per renderlo appetibile e… per esorcizzare un po’…e liberarcene almeno virtualmente!

Buona cucina!

Mi dispiace un po' per il maiale, che è la mia carne preferita, ma come dicono Norma e Kemi lo sapremo nobilitare.

Per le ricette, ritornerò quando sarà passata la buriana.

martedì 21 dicembre 2010

Lettera

In tema con quanto scritto ieri, perché è tutto collegato...

Di solito rifuggo da uscite dal sapore populista e ritengo che il "sono-tutti-uguali" sia il brodo di coltura del fascismo più deteriore.

Però l'uso distorto che viene fatto in questi ultimi tempi delle Istituzioni sta cominciando a farmi venire una forte nausea, e mi sembra che ci troviamo in una situazione che somiglia sempre più a quando Caligola fece diventare Senatore il proprio cavallo.

È proprio per il grande rispetto che nutro per le Istituzioni, il Parlamento in primis, che è il luogo dove si dovrebbe praticare la forma più alta di democrazia, che penso che sia il caso di dare un segnale forte, anche se ascoltato da una manciata di food-blogger.

Al Parlamento Italiano
(630 Deputati e 321 Senatori - licenziamo anche quelli a vita)


Raccomandata A.R.

Oggetto:
notifica di licenziamento


Egregi Signori,
siamo spiacenti di informarVi che abbiamo deciso di rinunciare alla Vostra collaborazione. Tale provvedimento viene adottato per la seguente motivazione:

  • sottrazione di beni aziendali nell'esercizio delle proprie mansioni (specie se fiduciarie)
  • condotta extralavorativa penalmente rilevante ed idonea a far venir meno il vincolo fiduciario
  • abbandono ingiustificato del posto di lavoro
  • reiterate violazioni del codice disciplinare di gravità tale da condurre al licenziamento (basterebbe la rissa dell'altro giorno)
  • rifiuto ingiustificato e reiterato di eseguire la prestazione lavorativa/insubordinazione


Per i giorni di mancato preavviso non Vi verrà corrisposta alcuna indennità sostitutiva.
Vi invitiamo a prendere contatto con l'Ufficio Personale per il ritiro delle Vostre spettanze e dei documenti lavorativi.

Distinti saluti.


(Questo post aderisce all'iniziativa di Viviana)

sabato 18 dicembre 2010

Beni di lusso

Caro Babbo Natale,
questo è stato un anno difficile per la nostra famiglia, abbiamo temuto per mesi che mio marito perdesse il lavoro.
E così i suoi colleghi, tutti uniti nel terrore di quello che sarebbe potuto accadere.
L'angoscia era tanta, anche perché mio marito, e i suoi colleghi, non sono nemmeno dipendenti, ma splendide partite IVA, quindi non ci vuole molto a cacciare una persona, che si trova così la porta sbattuta in faccia nel tempo di dire "Amen" e senza nemmeno uno straccio di ammortizzatori sociali.

Sei stato molto generoso, caro Babbo Natale, con i regali di Natale quest'anno.
Alla fine il lavoro mio marito non l'ha perso, ma l'hanno perso la sua più cara amica, nonché compagna di lavoro da quasi dieci anni, e un altro collega.
Due storie normali, una donna senza marito che adesso deve far tornare i conti a fine mese senza stipendio, e un padre con due figli e una moglie da mantenere.
Poi ci sono gli altri colleghi cacciati, o meglio disdettati, come si dice in gergo, in tutto una quindicina in tutta Italia. Anche loro vite normali, scaravoltate da un tornado che non si vede ma distrugge l'esistenza delle persone.

Niente di significativo, nell'economia del mondo. Niente da prime pagine dei giornali. Cosa sono quindici persone?
Per i dirigenti dell'azienda anzi è solo una splendida notizia, e festeggeranno come sempre il Capodanno con salmone caviale e champagne della miglior marca, godendosi il premio ottenuto per essere riusciti a ridurre i costi ed aver realizzato una perfetta riorganizzazione aziendale.

Cosa conteranno nel bilancio della sua azienda, che fattura centinaia di milioni di euro ogni anno, i pochi spiccioli risparmiati con questa mattanza?
Perché di mattanza si tratta, quando mandi a casa 15 persone, mettendole sul bordo di un baratro, dove cadranno inesorabilmente se non riescono a ritrovare un lavoro in tempi molto rapidi.
Mutui da pagare, bambini da nutrire, pannolini da comprare, cibo, gas, magari una madre malata che ha bisogno di medicine.

Ma chissenefrega!

È il mercato, cari miei, ed ovviamente questo è il migliore dei mondi possibili.

All'amica di mio marito ho regalato una scatola di cioccolatini, fatti con amore in questa settimana, per non pensare a quello che forse stava per accadere a noi e che non è invece accaduto a noi, ma a chi ci stava molto vicino. Mi vergogno quasi, di averglieli dati, perché l'unica cosa di cui lei ha bisogno urgentemente è un lavoro, e non il cioccolato, il pane e non le rose, si sarebbe detto anni fa, ma secondo me, proprio in un momento come questo, ci vuole ogni tanto anche qualche rosa.

Scrivo qui questa storia privata, perché è anche politica, un orribile segno dei tempi.
Nessuno ne parlerà, e ho voluto parlarne io.
Il lavoro, un bene di lusso in questo sfavillante ventunesimo secolo.

Per inciso, sotto la mannaia della disdetta, mio marito e gli altri colleghi miracolati non faranno nemmeno un'ora di sciopero, perché tanto non sono dipendenti, ed anzi si faranno un mazzo tanto, cercando di dimostrare ai capi quanto sono bravi, efficienti, gran lavoratori.
In attesa della prossima mattanza.

Rochers
I cioccolatini si chiamano rochers, e sono a base di mandorle tostate.
Sono (erano) molto buoni, la ricetta l'ho copiata pari pari qui, dal Nanni.

Rochers
Ingredienti
  • 200 g cioccolato fondente (ho usato un 70% di cacao) (¶)
  • 200 g di mandorle sgusciate e pelate
  • 50 g di zucchero
  • 100 g di acqua
  • 40 g di zucchero a velo (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Tagliate a filetti (leggi bastoncini) le mandorle una ad una per il verso della lunghezza (io addirittura le avevo con la buccia, e ho pure dovuto pelarle gettandole in acqua bollente per qualche minuto).

Fare uno sciroppo sciogliendo lo zucchero nell'acqua, portare all'ebollizione e mantenerla per 5' circa. Spengere e lasciar raffreddare.
Bagnare i filetti con lo sciroppo e passarli poi nello zucchero a velo.

Disporli sparsi su una placca coperta di carta forno e mettere in forno a 170° circa, sorvegliando la cottura per pochi minuti. Appena cominciano a dorare girarli con una spatola cercando di cuocerli uniformemente sopra e sotto.
Togliere dal forno e lasciar raffreddare.

Sciogliere il cioccolato e temperarlo, nel frattempo intiepidire appena i filetti di mandorle e mescolarli al cioccolato girando bene con una spatola finché sono tutti coperti.

Raccogliere il composto a cucchiaiate e fare dei piccoli mucchietti su un foglio di carta forno aiutandosi anche con un dito.
Lasciar solidificare e staccare poi delicatamente dalla carta forno.

Conservati al fresco e lontano dall'umidità si mantengono croccanti a lungo. Se non vengono prima mangiati.

Sul temperaggio leggete il precisissimo e dettagliatassimo post del solito Nanni.

giovedì 11 novembre 2010

Senza parole ma con molti finocchi

Urge un consuntivo di questa breve e travolgente avventura.


Metti un finocchio a cena... Buon appetito Mr. B - Blogger contro l'omofobia

Per fortuna che è stata breve altrimenti ci perdevo anche la salute, e non è il caso, visto che sono già abbastanza male in arnese.

Che dire? Prima di tutto GRAZIE!
Grazie
  • per le 130 ricette pubblicate
  • per i 40 post senza ricetta
  • a tutte le 200 e più persone che si sono prese la briga di aderire in un qualche modo
E tutto questo in tre miseri giorni!
I numeri di contatti ve li ha dati Norma, io so solo che di solito ho al massimo 100 lettori, e ieri ne ho avuti 1300. Lasciando perdere Andy Wahrol e i suoi cinque minuti di celebrità,
credo che questo voglia dire che questa iniziativa ha stimolato qualcosa che c'era già, dentro le persone. Non è poca cosa, di questi tempi.
Come una bottiglia di spumante, che sta lì buona buona ma se qualcuno toglie il tappo esplode.
Ecco, c'era voglia, anche in questa nicchia della blogo-sfera che siamo noi food-blogger, che di solito non usciamo mai dal seminato, di esprimere il nostro dissenso, di dire la nostra sul quello che ci succede intorno. Mi ha fatto anche molto piacere che siamo riusciti a parlare anche con chi sta fuori dalla nostra nicchia, e a cooptare anche chi con i food-blogger non ha niente a che fare.

Non è proprio il momento di essere contenti, fra clima che cambia, dissesto idro-geologico, incuria del patrimonio artistico, inciviltà e barbarie qui da noi e altrove.

Però oggi è uscito un po' di sole ;-)

Ho letto tutti i vostri interventi ed ognuno mi ha colpito, perché si capiva che dentro c'era un pezzo della vostra vita. Alcuni mi hanno commosso, altri mi hanno fatto ridere, altri ancora mi hanno comunicato una sana e irresistibile indignazione.

Grazie a tutti, perché ieri ci siamo sentiti più arrabbiati ma meno soli.

Si parla della nostra inizativa su...
Da adesso ricomincio a lavorare, per le prossime ricette se ne riparla almeno la settimana prossima!

P.S. Il post è un po' sconnesso, ma io sono molto stanca. Vado a mangiarmi lo sformato di finocchi avanzato da ieri :-)

mercoledì 10 novembre 2010

Lo sformato di finocchi, la bandiera arcobaleno e Mr. B.

sformato di finocchi per Mr. B

Dal dizionario Garzanti
Finocchio, s.m., pianta erbacea con foglie basali dal picciolo largo, bianco e carnoso che vengono consumate come ortaggio;... (volg.) omosessuale maschio
Io faccio l'insegnante alle superiori.
Ancora oggi uno degli insulti più gettonati, e più dolorosi, usati dai ragazzini è finocchio, declinato in tutte le sue possibili varianti, più o meno volgari, tutte insopportabili. Eppure vengono pronunciate infinite volte in un giorno.

I ragazzi a quell'età hanno bisogno di sponde sicure entro le quali essere contenuti, e queste sponde sono date dall'appartenenza al gruppo. Dire finocchio a un compagno significa "Io sono dentro, tu sei fuori, sei inferiore, e questo mi rassicura": è sempre molto rassicurante, quando si è fragili, scoprire che qualcun altro si trova più in basso di noi nella scala sociale. Lo è a maggior ragione per dei ragazzini pieni di dubbi e insicurezze.
Io però vedo soprattutto la sofferenza negli occhi di quelli a cui l'insulto viene rivolto, una sofferenza che per di più devono mascherare: sono loro stessi a dire, quando regolarmente mi imbufalisco, "Ma no profe, e' scherzava..." perché farebbero di tutto per appartenere essi stessi al gruppo, per essere parte di.
Vedo anche, e mi fa imbufalire ancor di più, la leggerezza con cui viene trattato questo problema da molti colleghi (non tutti): "È sempre successo...", "E son ragazzi..." Certo, lo sono anche quelli che vengono insultati, però, e si trovano feriti nella loro identità più profonda.

Ma com'è possibile che, adesso come cinquant'anni fa, finocchio sia ancora un'insulto?

Ad esempio perché il nostro presidente del Consiglio, il signor Berlusconi, non si perita di tirar fuori dal cappello uscite omofobe e sessiste per nascondere le proprie inaccettabili malefatte. Così facendo sdogana ulteriormente un pensiero, che è quello della mia nonna, persona splendida ma del suo tempo, che diceva sempre "Meglio un figlio morto che finocchio".
Questo dichiarazioni discriminatorie non possono essere sdoganate da una figura istituzionale, che dovrebbe farsi artefice di civiltà e rispetto e legalità.

La molla che ci ha spinto a dissentire pubblicamente è stata proprio questa indignazione, e ci è parso che potesse utile che venisse da noi, donne comuni, perché come si dice qui, "parlare di gay, di omofobia, di coming out ecc, è necessario non tanto per la comunità lgbt ma per gli altri, perché fino a quando saremmo presentati come un'entità astratta senza un volto nè un nome nè una professione, gli omofobi avranno le carte facili per discriminarci."

In questo post la parola finocchio compare 7 volte. Troppe? Ci siamo interrogate, con Norma, sull'opportunità di intitolare quest'iniziativa contro l'omofobia proprio con una delle espressioni offensive utilizzate per indicare gli omosessuali. È stata una scelta forte.
Come abbiamo spiegato nei post di lancio, ci siamo ispirati ad una manifestazione indetta da Arcigay Firenze sabato scorso, che si intitolava, molto ironicamente "Porta un finocchio per Silvio".

Crediamo che ironizzare sulle parole, anche su un insulto come questo, possa servire a togliere loro potere, a svuotarle del loro significato negativo. Un po' come è successo a queer in inglese.
Avete presente il molliccio in Harry Potter, quel mostro che non ha forma e per ciascuno assume un aspetto diverso, quello della cosa che ci fa più paura? Il molliccio viene sconfitto dall'ironia, immaginando Tu-Sai-Chi vestito come la nostra vecchia zia novantenne.
Ecco, questo è stato il nostro spirito.
Ci rendiamo conto che la comunicazione immediata non sempre riesce a trasmettere in modo esplicito, ad esempio in un piccolo banner con poche parole-chiave, tutte queste riflessioni, ma abbiamo deciso di correre lo stesso il rischio, perché crediamo che sia venuto il momento di parlare, invece che di tacere, anche a costo di non dire la cosa giusta per tutti.

Io attesa che le cose cambino davvero, e che nel vocabolario Garzanti ci sia scritto, al posto della definizione che ho riportato sopra,
Finocchio, s.m., pianta erbacea con foglie basali dal picciolo largo, bianco e carnoso che vengono consumate come ortaggio;... (italiano antico) omosessuale maschio
lanciamo iniziative bizzarre, come questa...


Metti un finocchio a cena... Buon appetito Mr. B - Blogger contro l'omofobia
La lista delle adesioni è nel
post precedente e in quello di Norma, perché possono esserci stati delle sviste.. Grazie a tutti, anche chi non avrà il tempo di preparare una ricetta!

Si sono già attivati pubblicando una ricetta (se non vi trovate qui andate a vedere l'analogo elenco da Norma, via via cerchiamo di allineare gli elenchi, ma oggi sicuramente ci saranno delle sviste)
Mentre hanno aderito, pubblicando un post dedicato (anche in questo caso, se non vi trovate qui andate a vedere l'analogo elenco da Norma, via via cerchiamo di allineare gli elenchi, ma oggi sicuramente ci saranno delle sviste)
Eva Baldoria, Drag Queen e Lucy ci hanno lasciato le loro ricetta qui, nei commenti

E ora vado con la mia, di ricette

sformato di finocchi - foto di silviaQuesta foto è stata scattata da mia figlia che ha voluto a tutti i costi contribuire alla realizzazione di questo post, dopo che sono giorni che subisce dei pipponi didascalici su discriminazioni, identità di genere e quant'altro, declinandolo secondo la sua identità di genere di bambina di 9 anni :-)


Sformato di finocchi
Ingredienti (per otto cocottine monoporzione)
  • 5 finocchi grossi
  • 500 ml di latte
  • 50 g di burro + quelli per ungere le cocottine
  • 45 g di amido di mais (¶) (io ho usato la Maizena)
  • 50 g di parmigiano reggiano grattugiato
  • 3 uova
  • noce moscata
  • cumino
  • olio
  • pepe
  • sale
  • pangrattato (¶)
Gli ingredienti contrassegnati con il simbolo (¶) sono alimenti a rischio per i celiaci e per essere consumati tranquillamente devono avere il simbolo della spiga barrata, oppure essere presenti nel prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia, o nell'elenco dei prodotti dietoterapici erogabili.

Preparazione
Mondare i finocchi e tagliarli a pezzettini (io di solito faccio questa ricetta con le foglie esterne dei finocchi quando preparo i cuori per il pinzimonio), metterli a stufare in una padella con un po' d'olio sul fondo. Il fuoco dev'essere piuttosto allegro, ovviamente facendo attenzione a non bruciarli. Aggiustare di sale

Nel frattempo preparare una besciamella con il burro, la maizena e il latte precedentemente scaldato.

Quando i finocchi sono pronti tagliarli al coltello, oppure con il robot da cucina ma comunque in modo un po' grossolano, e rimetterli in padella ad asciugare un po'.

Quando si sono un po' asciugati, spegnere il fuoco ed aggiungere la besciamella quindi, una alla volta, le uova intere, avendo cura di amalgamarne bene prima di aggiungere la successiva, ed infine il parmigiano grattugiato.

Spolverare di noce moscata e di cumino tritati, aggiustare di sale e di pepe e riempire delle cocottine monoporzione precedentemente imburrate e cosparse di pangrattato.
Cospargere con una spolverata di parmigiano e pangrattato, mettere qualche fiocchetto di burro qua e là ed infornare nel forno precedentemente riscaldato a 180° per una quarantina di minuti.

Si può fare anche uno sformato unico, in una pirofila, ma il tempo di cottura si allunga ad un'oretta.

Servire caldo come contorno o come piatto unico insieme a formaggi vari.

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