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04 settembre 2012

Passeggiata notturna a Spello



Seguitemi...

Io amo moltissimo questo piccolo borgo medievale che scopersi qualche anno fa, mentre seguivo il percorso di Francesco.

Ti cattura, ti stupisce, ti incanta, ti fa innamorare.
Ora vorrei raccontarvi la sua storia, a piccoli passi sotto il chiaro di luna.
Qualche cenno storico e poi verrete con me, per scoprire questa meraviglia nella lunga notte.
La cittadina umbra è arroccata  su uno stretto sperone del Monte Subasio, deve la sua nascita al popolo locale ma successivamente la sua gloria ai Romani e a Cesare Augusto, che la appellò come "Splendidissima Julia". Sotto L'Impero Romano conobbe grande gloria e sviluppo per poi franare sotto i colpi dei Barbari che la ridussero a mero borgo agricolo, per fortuna non distruggendo le vestigia romane.
In epoche successive fu inglobata prima nel Ducato di Spoleto e poi ceduta al Papato. Ma rivendicherà presto la sua autonomia divenendo Comune autonomo per molto tempo, fino a quando i Baglioni, nobilissima famiglia umbra, presero possesso dell' ex comune.
Successivamente fu annessa allo Stato Pontificio, poi è storia recente.
Tutte queste dominazioni influenzarono enormemente il suo patrimonio artistico e con nostra somma gioia, le bellezze sono rimaste quasi intatte, nonostante i barbari e sono potute giungere fino a noi.

Ecco che, con la serata propizia e socchiudendo gli occhi, spero di riuscire ad accompagnarvi in questa visita dal sapore magico. Partiamo dall'ingresso principale che apre il borgo racchiuso nella cinta delle mura augustee:  

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Spello: la porta CONSOLARE
superiamo la porta Consolare e il successivo piccolo ponte e ci troviamo di fronte via Sant'Angelo e poi in via Cavour, da dove vi ho chiesto di accompagnarmi.
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Spello: Cappella Tega
Salendo nelle stradine estremamente silenziose, illuminate dalla luce della luna che ci fa scoprire il colore della pietra rosa di Subasio, raggiungiamo dapprima l'angolo tra via Sant'Angelo e Via Consolare  con la Cappella Tega.
Gli affreschi di Pietro di Mazzaforte e Nicolò di Liberatore, sono stati eseguiti durante la seconda metà del 1400.
Vederli di notte, nella piccola piazzetta, mentre attorno a noi il silenzio è impressionante, ce li fa gustare nella massima libertà ed emozione.
Proseguiamo su Via Cavour fino a Piazza Matteotti.
Davanti a noi la chiesa di Santa Maria Maggiore e la Cappella Baglioni.

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Spello: chiesa Santa Maria Maggiore
Di sera era impossibile visitarla. Noi ci siamo stati altre volte a rimirare gli affreschi di Bernardino di Betto Betti detto il "Pinturicchio", meraviglie racchiuse all'interno della Cappella Baglioni.
Il ciclo di affreschi è databile intorno al 1500 e ha come tema storie di Maria e infanzia di Gesù.
All'interno della cappella è possibile ammirare anche un autoritratto dell'artista.
La foto che posto è quella che avevamo scattato una delle ultime volte che eravamo stati a Spello.

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Spello: Cappella Baglioni un particolare del soffitto quadrangolare a volta a crociera

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Spello:alle mie spalle  il simbolo Hispellum 

Ogni anno, a fine agosto con la manifestazione "Hispellum" si rievoca lo splendore della Spello romana.
Sono giorni intensi in cui l'antico e il presente si fondono in piena armonia. Da non perdere.
Proseguendo sulla via Cavour, con deliziosi negozietti che si aprono come scrigni preziosi sulla via, prestate attenzione alla manifattura locale che offre ardite composizioni fatte con il macramè (io ho comprato una collana bellissima in pietre dure e macramè) o con la lana che si trasforma aiutata dalla mani mirabili di chi la acconcia e rifinisce; proseguendo alla nostra sinistra dobbiamo fare attenzione a non superare l'angolo con via Catena, perchè a pochi metri c'è il Palazzo Urbani con il suo favoloso " Loggiato".
Di notte tutta la visione assume una nuova prospettiva se baciata dalla luce lunare!

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Spello: Loggiato di Palazzo Urbani

Saliamo ancora, oltre piazza della Repubblica dove si trova il magnifico Palazzo Comunale duecentesco e presto ci troviamo alla famosa cinta Julia.
Da questo punto possiamo decidere di percorrere le strada circolare che segue la cinta muraria, per arrivare al punto più alto del borgo da dove si domina il paesaggio collinare che declina fino ad Assisi.
Ed è tutto un salire, nel silenzio assoluto dove l'unico suono è  il ticchettio leggero dei miei passi.


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Spello: le discese ardite

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Spello: e le risalite.

Giriamo attorno a Piazza Gramsci (ebbene sì) e poi proseguiamo per Via Torre Margherita, per Via Porta Sant'Angelo fino a Via Delle Mura Vecchie arrivando a Porta Venere, così denominata nel 1600 perchè vicina ad un tempio dedicato alla dea. Sacro e profano che si incontrano come in tutti i borghi antichissimi che si rispettino.
Qui godiamo di uno spettacolo unico, salendo verso le Torri di Properzio.
Un notturno panoramico spettacolare che la stessa macchina fotografica si è rifiutata di impressionare, per questo l'unica cosa da fare per osservarlo  è andarci!


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Spello: Salita alle Torri di Properzio
Torniamo indietro lentamente.
Il percorso è stato faticoso sia nel salire che nel discendere. Ma dimenticheremo presto la fatica fatta, perchè ci resterà a lungo negli occhi ogni immagine, ogni angolo scoperto.
Tutte le volte che torniamo ci stupiamo di come sia sempre nuova al nostro sguardo. 
C'è sempre qualcosa che mancava nel piccolo puzzle del borgo. Come una fanciulla che sorridendo ci dice che non è ancora tutto, quello che avete scoperto di lei e che probabilmente come tutte le donne non riuscirete mai a cogliere per intero la sua anima.
Sorridete mentre la lasciate perchè  sapete benissimo che è proprio così e tornerete presto a bere alla sua fonte, che non vi disseterà mai fino in fondo.


Buona magica serata ovunque voi siate, amici miei.





29 giugno 2012

Francesco D'Assisi: la povertà e l'amore 1° parte



Giotto di Bondone - Storie di San Francesco - Basilica Superiore di Assisi


Oh Signore, fa di me uno strumento della tua pace
dove è odio, fa che io porti l'amore
dove è offesa, che io porti il perdono,
dove è discordia, che io porti l'unione,
dove è dubbio, che io porti la fede,
dove è errore, che io porti la verità,
dove è disperazione, che io porti la speranza,
dove è tristezza, che io porti la gioia,
dove sono le tenebre, che io porti la luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto
di essere consolato, quanto di consolare,
di essere compreso, quanto di comprendere,
di essere amato, quanto di amare.
Perchè è
dando, che si riceve,
perdonando, che si è perdonati,
morendo, che si resuscita a vita eterna.


Ho aspettato quasi un anno prima di decidermi a parlarvi di lui.
Ho temuto per tanto tempo che non avreste capito fino in fondo il mio bisogno.
Ho pochi personaggi storici preferiti: si contano sulle dita di una mano.

Il primo della lista, è il piccolo frate di Assisi.

Anche adesso, mentre sto scrivendo assolutamente consapevole della criticità dell'argomento che si presta a tante visioni, contrapposizioni e critiche, il livello della mia sensibilità ed emotività è altissimo.

Ma voi, che ormai mi conoscete bene, siete pronti.

Vi racconto la persona, l'uomo che ho imparato a conoscere.
Vi racconto la sua normalità, la sua eccezionalità.
Vi racconto un po' della sua terra, che amo immensamente.
Vi racconto, semplicemente.

Qualche cenno storico, e poi la parola alla sua vita, naturalmente a modo mio.
Cercando di raccontarvi il ragazzo con tutte le sue contraddizioni e poi l'uomo.

Nasce ricco, contemporaneo di un altro grandissimo personaggio che amo molto e al secondo posto nella mia lista personale, ovvero Federico II di Svevia.
Un certo senso di attesa è diffuso in Italia tra la fine del XII secolo e il principio del XIII.
Uguccione di Lodi aspetta l'Anticristo e la fine del mondo; Innocenzo III con una "fede" che contrastava fatti eclatanti, invocava lo Spirito Santo; Gioachino da Fiore aspetta l'età dei Puri.
Tre uomini che simbolicamente erano le voci del Nord austero e pauroso, del Centro luogo divino essendo voce di Roma, del Sud sognante e ardente.
Ho nominato Innocenzo III perchè sarà proprio lui a chiudere con il periodo espiatorio del Cristianesimo e ad aprire a quello liberatorio, visto che si vedrà davanti un piccolo uomo, miserabile alla vista, ma cosi grande interiormente capace di fargli vedere come si possa con le radici ben fissate alla terra, salire fino al cielo.
Questo piccolo uomo è Francesco.

Figlio di Pietro Bernardone, mercante di stoffe arricchitosi con i commerci con la Francia e di madonna Pica, nobile di nascita e delicatissima di animo.
La mamma alla nascita lo chiamò Giovanni, ma il padre di ritorno da uno dei suoi viaggi, gli cambiò il nome visto il suo debito di riconoscenza nei confronti della terra che lo aveva arricchito e anche perchè non era un nome usuale per l'epoca.
Francesco fin da bambino fu libero, viziato e di indole estremamente generosa.
Cresceva amato da tutti, simpatico a tutti, elegante quasi fino all'eccentricità, tutto quello che guadagnava nel commercio aiutando suo padre, lo spendeva nei divertimenti e con gli amici.
A dire il vero era anche presuntuoso, continuava a dire a tutti che sarebbe stato venerato in tutto il mondo, facendosi prendere continuamente in giro: già profeta.
Aveva un'idea fissa, diventare Cavaliere.
Colse l'occasione di diventarlo nel momento in cui alcuni nobili Assisani, dopo scontri interni della città furono cacciati e andarono nella vicina Perugia a chiedere aiuto.




I Perugini non se lo fecero ripetere due volte e dichiararono guerra ad Assisi.
Ci fu uno scontro violento e molti giovani furono catturati e imprigionati, tra questi Francesco.
Rimase in prigione per un anno.
Torno con la consapevolezza che il suo mondo non gli bastava più.
Lacerato dalle domande.
Aveva senso lavorare tutto il giorno e poi passare la sera a divertirsi?
E i piaceri della tavola erano così importanti?
E la guerra e tutto quel sangue visto, a cosa portavano?
Fece un sogno strano: qualcuno lo chiamava per nome e lo conduceva ad un palazzo ricco pieno di armature, scudi, trofei e gonfaloni.
Lui chiedeva di chi fossero e la voce gli rispondeva che erano suoi e dei suoi cavalieri.
Partì per una nuova guerra e fece un nuovo sogno: la voce solita lo rimproverò perchè aveva lasciato il signore delle anime per il signore delle armi.
Cosa doveva fare? la voce gli rispose che doveva tornare a casa, li avrebbe capito.
Si ammalò gravemente, e quando si riprese, non era più lo stesso.
La malattia, le guerre, i sogni, lo avevano cambiato.
Cercava un'altra strada, sapeva che doveva allontanarsi e scrollarsi tutto il suo mondo dalle spalle.
Ripartire, ricominciare.
Alzava gli occhi al cielo azzurrissimo della sua Umbria, e fremente lo colpiva l'immensità.
Ma tutta la natura che lo circondava, era per lui fonte continua di sorprese.
La natura mutabile, la stessa natura dell'uomo.

L'intensità con cui crediamo oggi in noi, la proveremo ancora domani?

C'è un tipo d'amore che possiamo riconoscere come perfetto?

A cui dare tutti noi stessi, sicuri che lo potremo mantenere?

Aveva bisogno di dare delle risposte alle sue domande e non trovava pace.

E noi ci siamo fatti domande simili, all'inizio del cammino della vita, guardando ai nostri vent'anni e abbiamo trovato delle risposte?




30 dicembre 2011

IL POSTO DEL CUORE: LA CITTA' DI FRANCESCO




E’ il posto che amo di più al mondo, dopo la mia casa.
Attraverso il vetro della mia macchina che corre verso un luogo che conosco e amo, in questa splendida giornata di fine dicembre, vedo la collina che amo tanto ergersi attorno alla natura del posto che come al solito mi sorprende sempre con il suo verde.
Gli ulivi sono la prima cosa che si nota arrivando, come le valli.
Di fronte a me,  la cupola dorata della Basilica di S.M. Degli Angeli, l’ampio sagrato e la statua della Madonna benedicente.

So che, come ogni volta appena entrata percorrerò quasi di fretta la navata centrale per raggiungere, quelle piccola chiesetta al centro, fatta di pietra scarna posata quasi ottocento anni fa dalle mani amorose di un piccolo fraticello.






La chiesetta ha il potere di calmare il mio cuore, spesso agitato e di farmi ritrovare la pace.
Si chiama Porziuncola e toccando quella pietra io ritrovo la serenità.






E’ il più grande luogo di culto d’Italia, il luogo che Francesco costruì per onorare il suo amore verso la Madre di Dio e verso tutte le creature del mondo.

Lui che non aveva mai fatto differenze alcune, che riconosceva come grandi due parole: pace e amore.

Se fosse vissuto oggi sarebbe stato perseguitato per la sua idea di uguaglianza.
Indicato come pazzo, perché riusciva a parlare e a farsi comprendere da tutti persone e animali.

E’ stato anche un fine letterato, con la sua semplicità ha ricondotto alla vera fede milioni di persone, che si erano perse in tutte le epoche che lo hanno succeduto.
Scriveva cose come queste:

Signore, fa' di me uno strumento della tua pace.
Dove e' odio, fa' che io porti l'amore.
Dove e' offesa, che io porti il perdono.
Dove e' discordia, che io porti l'unione.
Dove e' dubbio, che io porti la fede.
Dove e' errore, che io porti la verita'.
Dove e' disperazione, che io porti la speranza.
Dove e' tristezza, che io porti la gioia.
Dove sono le tenebre, che io porti la luce.


Lui che si era spogliato di qualsiasi cosa fosse riconducibile a possesso terreno, il più povero, il più ricco.

Un piccolo gruppo di uomini e una piccola fanciulla bionda di nome Chiara credettero in lui e lo seguirono.

Oggi sarebbe tacciato come santone e inviso dalla comunità.

Fu processato, su richiesta di suo padre, davanti alla Chiesa nelle vesti del vescovo di Assisi.
In quel momento abbandonò tutto e stranamente per una volta ebbe subito accoglienza all'interno della Chiesa.
Stranamente perchè di solito la potente Istituzione non accoglie così facilmente chi si differenzia dalla massa.

E infatti poco tempo dopo riuscì ad ottenere da Papa Innocenzo III l'autorizzazione alla sua regola di vita.


Francesco è per me, porto sicuro.

E mentre la Chiesa con la sua ottusità e le sue regole inappellabili, si allontanava sempre di più dall’uomo, lui riusciva a far balenare nel cuore di chi voleva delle risposte diverse, la luce del vero amore.
Quello senza compromessi, quello sincero.
Dove tutto è purezza, dove tutti sono uguali, e nessuno è escluso.
Gli insegnamenti fondamentali, quelli di Gesù.


Domani mattina, ultimo giorno dell’anno, che è stato così difficile e duro per molti di noi, andrò alla Basilica sopra Assisi.
E pregherò sulla sua tomba, anche essa tutta bianca e in pietra semplice come lui.
Non importa se attorno il business fa da padrone, non mi interessa.
Non è quello che prevale, perché io vi assicuro che nonostante tutto, qui si respira aria pura.
E’ non è suggestione.

Ma se tutte le volte che vengo sento di diventare migliore, un motivo ci sarà.


Basta così poco in fondo.

Basta amarsi.

Ed io questa sera, per il nuovo anno, vi auguro soprattutto tanto amore.

Ovunque voi siate.


Buon 2012 a tutti voi.