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18 giugno 2014

Incompresa.









Questo è un post al contrario.
Ovvero potrebbe sembrarvi una recensione, ma non lo è.
E l'obiettivo che voglio perseguire è quello di distogliervi dall'idea di andare a vedere sto' film.

Prendete un'artista, antipatica, malmostosa, irruenta, figlia di un mostro sacro del cinema italiano e di una bravissima attrice.
Prendete ASIA ARGENTO.
Un'infanzia passata a districarsi con un miliardo di miliardi di problemi, sballottata da un genitore all'altro.
Cresciuta a pane e cinepresa.
Figlia d'arte e attrice fin dalla più tenera età.
Anche cantante, musicista e regista. Non c'è dubbio, ho sempre pensato fosse questione di DNA.

Un'anima eclettica e di sicuro una personalità unica.
Non il massimo della simpatia con quell'aura costruita apposta per farsi definire bella e dannata. ANZI. Direi che a molti, me compresa, sta cordialmente antipatica.

Sempre in giro per il mondo. Sempre a contatto con i più grandi. Nel suo mondo vellutato e velato.

E  tra compagni famosi e due figli, si è ormai concentrata da tempo nel mestiere che è anche di suo padre Dario, ottenendo dei buoni risultati. Niente di eclatante eh.

Ho sempre pensato a lei come alla solita figlia di che vuole confrontarsi con i suoi fantasmi.
Per tentare di scrollarsi di dosso l'immagine di una che mai potrà superare il confronto.
E da una sfida così nascono alcune regie. Film italiani e produzioni all'estero. Con sorpresa la ragazza non perde un colpo. Premi e riconoscimenti fino a  creare un film che è un piccolo capolavoro.
Girato con una sensibilità tale che ti stupisce, ad ogni inquadratura, ad ogni battuta. Con una fotografia da lasciarti senza fiato e una bellissima colonna sonora. Quest'ultima per la maggior parte scritta proprio da lei.
E i protagonisti, incredibilmente e dolorosamente efficaci; di una bravura che quasi ti spaventa.
E tu sei lì, piccola, nella tua sedia che quasi non respiri per due ore.
Mentre lo stomaco ti prende a botte.
Ogni istante che passa ti sembra di non riuscire a staccare gli occhi dallo schermo e vorresti solo una cosa: raggiungere Aria, la bimba protagonista; avvolgerla forte, con tutto l'amore che riesci.

Una bimba vittima di due genitori estremamente egoisti, immersi nel loro mondo di "artisti" e lontani; troppo per uno scricciolo (ribelle) che vorrebbe solo avere da loro conferma di affetto.
Conferma di esistere.
Un racconto talmente sentito che non puoi fare a meno di pensare che quella bimba sia la regista. E che lei ci racconti di se stessa e del suo percorso personale in gran parte fatto di solitudine e tormenti.
Non a caso il film è ambientato negli anni '80; gli anni della sua infanzia.
Ci sono cascata dentro per intero.
E mai potrò dimenticare le parole che Aria dice nell'ultima scena del film:
"Vi ho raccontato la mia storia perché incontrando bimbi come me possiate imparare ad essere più gentili".

E in un momento in cui tragedie di vita spazzano via in un attimo la purezza e la luce dagli occhi dei bimbi, non potevo fare altro che raccontarvela, una storia così.

Grazie ad Asia. Però.

Mi sa che non sono mica riuscita a trascinarvi fuori dalla sala...