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08 febbraio 2021

[CLASSICI] QUESTE MANI SONO VUOTE (ORA NON PIÙ) - STORIA DI PICCOLE DONNE

 

Piccole Donne -  Malipiero Edizioni -  1973

Quando lessi PICCOLE DONNE per la prima volta avevo quasi sei anni.  Il libro era  una versione per bambini con tanti disegni colorati,  una copertina di pelle rossa e i caratteri dorati. Il primo disegno raffigurava le quattro sorelle March attorno al fuoco del loro camino. Beth aveva in mano le pantofole della madre per riscaldarle, Meg era sdraiata davanti,   Amy e Jo erano dietro la poltrona vuota della mamma, la prima accoccolata e la seconda in piedi.

Le quattro sorelle March

Il primo capitolo  - Malipiero Edizioni


11 febbraio 2020

LITTLE WOMEN


Ho sempre creduto fortemente alla forza di uno dei libri più preziosi per la mia formazione, che lessi a poco più di cinque anni nella versione per bambini e che poi ho riletto più volte nel corso di tutta la mia vita. 
Contiene uno degli incipit più famosi di sempre e il mio preferito: Natale non sarà Natale senza regali, mi ci aggrappo ogni volta che penso al momento in cui il Natale in famiglia per me, non potrà più essere il punto fermo che è sempre stato.
Anche qui sul blog più volte mi sono confrontata con l'idolo della mia infanzia, il personaggio a cui più volevo avvicinarmi e  a cui mi sentivo più di assomigliare, sia nel carattere che per l'amore della scrittura.
Ero una bimba ma mi fu  chiaro, fin da subito,  che da "grande"volevo essere Jo March!


Mi rimetto in riga peró perché non è del romanzo che voglio parlarvi oggi, bensì del film di Greta Gerwig uscito a fine 2019 nelle sale e che ho visto da poco e che era candidato a ben 6 Premi Oscar, tra cui quello della migliore attrice  per Saorise Ronan, migliore attrice non protagonista peFlorence Pugh e la migliore sceneggiatura non originale per  Greta Gerwig.
Non era facile riuscire a dare un'impronta nuova e vitale  ad una storia nota e arcinota. 
Ebbene, Greta (sarà il nome) c'è riuscita alla grande.
Partendo dalla sceneggiatura, che tralascia il decorso temporale del libro e ci porta immediatamente a New York; Jo vive lì e  sta iniziando la sua carriera di scrittrice free lance.  Si torna indietro nel tempo grazie a flash back che arricchiscono ancora di più la storia, senza smorzarla o interromperla. Bellissimi i costumi e la fotografia, brave tutte le attrici che interpretano le sorelle, su cui spiccano sicuramente le bravissime Saoirse Ronan (JO) e Florence Pugh (AMY). Meno a fuoco Emma Watson (MEG) e Eliza Scanlen (BETH).


A corollario, si fa per dire, i premi Oscar Meryl Streep e Laura Derneccezionali interpreti di Zia March e Marmie, mamma March. 
In tono minore i protagonisti maschili. Laurie Laurence, interpretato da Timotèe Chalamet, ha il piglio del ragazzo immaturo e viziato, quale era davvero il giovane amico delle sorelle March. Ma l'interpretazione dell'attore non mi convince, è troppo distaccato, quasi annoiato dal personaggio che interpreta.  Allo stesso modo, Louis Garrel, che interpreta  Frederich Bhaer, il professore tedesco che ruba il cuore di Jo, non ha nulla a che spartire con il personaggio del romanzo, di gran lunga più vecchio e posato. Ho provato un vero fastidio per questa presenza troppo sopra le righe, lontanissima dalla magnifica interpretazione di Gabriel Byrne, nella precedente versione cinematografica del film, datata 1994.


A corollario, una fotografia eccezionale, paesaggi stupendi, costumi meravigliosi.
La natura del film rispecchia, finalmente, ciò che l'autrice aveva sostenuto attraverso le pagine del romanzo. L'idea di una donna nuova, indipendente, fedele a se stessa,  capace di mettersi in discussione per arrivare ad avere una sua identità precisa, libera dagli stereotipi dell'epoca che la condannavano al matrimonio di interesse nel caso non avesse possibilità di mantenersi per suo conto. Una donna moderna, matura, decisa. Quel che le donne hanno sempre rincorso nell'arco degli ultimi secoli. Quello che dovrebbero essere oggi, negli anni 2.2. E che ancora non sono. 


Greta Irwing ha regalato alle Piccole Donne di oggi quelle di ieri. La scoperta è che sono molto simili, hanno gli stessi ideali, gli stessi obiettivi, la stessa freschezza e ironia. Medesima complicità, medesimi dubbi e paure. E finalmente Jo può stringere tra le braccia la prima copia del suo libro con la consapevolezza di avere raggiunto il suo sogno combattendo il maschilismo presente nell'editoria dell'epoca e vincendo. Un percorso ambizioso quello dell'autrice. Perché signori, Jo March è, senza alcun dubbio, Louisa May Alcott.
Ed io oggi sicuramente, vorrei essere Louisa.

E voi, avete mai letto i libri, regalati a qualcuno, visto i film precedenti? Vi sono piaciuti, vi hanno annoiato, deluso, li avete bellamente evitati? Sono curiosa e vi aspetto per parlarne insieme.



14 settembre 2012

VIOLA ARDONE: LA RICETTA DEL CUORE IN SUBBUGLIO



Questo libro l'ho ricevuto in dono per il mio compleanno da un'amica, Stefy, che mi conosce molto bene.
Solo una persona che ha letto fino in fondo al mio cuore, poteva regalarmi un libro che ha fatto riaffiorare così tanti ricordi che è stato difficile arginarli.
E' stato un turbine questo ritornare indietro, riaffacciarmi alla mia infanzia, rivedere mia nonna, così simile alle diverse figure di nonne raccontate da Viola Ardone nel suo romanzo.
E mia mamma, lontana anni luce dalla madre della protagonista eppure in tante cose e situazioni, uguale.
La prima cosa che mi ha stupito è stato il lessico che utilizzava la protagonista da bambina, molto simile a mio, anzi alcune volte identico.

Ecco due dei brani che mi hanno fatto sgranare gli occhi dallo stupore, voi dovete immaginare me che pronuncio le stesse parole, identiche:
" Mi ha detto Maddalena Sarnacchiaro che è la mia amica del cuore NUMERO 1, che il mio nome non esiste nemmeno sul calendario perchè non c'è nemmeno un santo che si chiama come me e che quindi non ho un onomastico come tutti gli altri." ( Dialogo davvero accaduto tra me e la mia amica del cuore alle elementari, che non si chiamava Sarnacchiaro naturalmente, a proposito del fatto che tutti mi chiamavano Mariella, che secondo lei non esisteva.

" Mi sembra di camminare con i piedi sul soffitto, come ho visto in un film, dove un signore prendeva una piccola rincorsa, saliva sulla parete e poi arrivava al soffitto e invece di cadere riusciva proprio a camminare, senza mai perdere l'equilibrio e poi iniziava pure a ballare.
Io una volta ho pensato di provare. Però appena ho messo un piede vicino al muro del corridoio si è fatta una macchia nero chiaro, della grandezza della mia scarpa. In quel momento è arrivata mia mamma e allora me ne sono andata di là con i piedi molto leggeri. Mia mamma quel giorno non faceva silenzio e quindi iniziò a chiedere ad alta voce CHI ha messo i piedi in faccia al muro anche se credo che lo sapeva che ero stata io. Io però non dicevo niente e giocavo con Dalia, che è la mia bambola preferita NUMERO 1, in cameretta aspettando che mia mamma smetteva di parlare con il muro. E infatti smise." (Uniche differenze, non muro ma carta da parati e la mia bambola NUMERO 1 si chiamava Michela. C'è solo da indovinare il film!).

Rivedere la grande cucina di casa mia, e il tavolo di legno su cui nonna Carmela (mia nonna) preparava la pasta fatta in casa.
Mi è sembrato perfino di potere riascoltare il suono della sua voce, che pensavo di avere dimenticato, con quella cadenza napoletana così familiare e così cara, sempre presente dentro di me.

" Io e mia nonna quando una di noi due combina qualche guaio non lo diciamo a nessuno. E se ci fanno delle domande diciamo boh e ridiamo sotto i baffi cercando di non farci scoprire."
Accadeva che mia nonna, pur essendo molto severa, vivendo con noi, ci coprisse con mia mamma o mio padre quando ne combinavamo una delle nostre e lei riteneva che fosse cosa lieve. Grazie nonna!

Tornando al bel romanzo della Ardone, si divide in due spazi e momenti:
il presente con Dafne che vive la sua vita milanese con sicurezza esteriore ma tanta fragilità interiore e che ha perduto parte del suo passato e non lo rivuole indietro, perchè è sicura che potrebbe farle male;
il passato con Dafne bambina che torna con flash back ad insaputa di Dafne adulta in quella Napoli così uguale ai miei ricordi e malinconicamente immutata;

I due spazi sono nettamente divisi persino nella grafica oltre che nella scrittura e nel lessico.

Centro del racconto è quando la protagonista confusa chiede consiglio alla sua migliore amica Adriana che, le dona una ricetta antica di quelle che si trasmettono da madre in figlia. Ricevuta in dono dalla nonna insieme al suo ricettario.
La ricetta però non è culinaria: è una ricetta d'amore destinata a dare pace al cuore dopo una grande delusione, e questo mi ha emozionato come poche altre volte mi è successo leggendo un libro.

Ora, la ricetta mi era familiare e trovarla scritta tra le pagine di un libro di una persona sconosciuta a me, ma cosi intima da condividere qualcosa di così prezioso, mi ha lasciato senza parole.

Ricetta del cuore in subbuglio.
Ingredienti:
- un cuore in subbuglio bello grande;
- un bicchiere di vetro trasparente;
- acqua corrente q.b.;
- zucchero;
- un cucchiaino;
- un tavolo;
- una sedia;
- una finestra (o un balcone);


Nonna Assuntina, in maniera pratica spiega che bisogna fidarsi della ricetta e che sicuramente avrà successo, mostrando la stessa pazienza e la stessa sicurezza che aveva avuto la mia quando per la prima volta me ne parlò.
Come non appoggiarsi a quella spalla, reclinando il capo per farsi rassicurare e consolare?
Il libro di Viola Ardone è stata la spalla su cui mi sono chinata per rasserenarmi un po' con l'idea di farmi coccolare dal ricordo di chi lo ha fatto tante volte.


A differenza della protagonista, non c'è qualcosa che devo ritrovare.
Ma sicuramente c'è qualcosa che non devo dimenticare.
Non succederà fino a quando  sarò in grado di riavvolgere il filo dei ricordi, ogni volta che se ne presenterà l'occasione.
Come è stato con questo piccolo e prezioso dono.

Grazie Stefy e grazie Viola Ardone.




PS1: non posso finire senza questo ultimo brano.

" Il libro era Piccole Donne Crescono, che è quasi bello come Piccole Donne ma un po' meno perchè ad un certo punto Jo si sposa. Jo è il mio personaggio preferito NUMERO 1 anche perchè prima aveva i capelli lunghissimi e tutti glieli ammiravano ma poi se li è tagliati corti, come me. Per fare piacere alla famiglia che era povera. Ma anche per potere diventare maschio io credo."

Ho avuto i capelli corti solo due volte nella mia vita.
La prima volta mi era andata bene, perchè odiavo i miei ricci scomposti e da bambina volevo essere JO MARCH.
La seconda invece ci sono stata malissimo e per mesi mi sono odiata per la decisione presa alla vigilia del matrimonio di mia sorella.
Non è più successo e non succederà mai più.

PS2: vi ho dato gli ingredienti per la ricetta ma la spiegazione no.
Quella dovrete cercarla dentro di voi.






20 novembre 2011

FUMETTI: WOW CHE PASSIONE!







                        Questo post è dedicato a mio marito.



                                                  IL MIO TEX WILLER

Alla sua passione per i fumetti e in particolare a quella per Tex Willer,  il più famoso Ranger del mondo creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel lontano 1948, punta di diamante della Sergio Bonelli Editore.

Una passione che condivido pienamente.

Nata tantissimo tempo fa quando ero poco più di una bimbetta e alternavo letture più impegnative (come Piccole Donne) a quelle molto più semplici ma non meno appassionanti, come appunto le Graphic Novel (come si chiamano oggi).

Spendevo tutto quello che riuscivo a racimolare con le mance dei nonni e la paghetta di papà dal giornalaio in fondo all'isolato.
Il suo registratore di cassa ingoiava le mie monetine e nelle mie mani le trasformava in copie di Tiramolla e Braccio di Ferro.
I primi fumetti che ho amato.




Dopo qualche tempo arriva Topolino.


Ho tantissimi numeri di questi fumetti in edizioni anni 70’ gelosamente custodite qui a Milano e portate via con me poco dopo il matrimonio, per sventare il tentativo di mio padre di buttarli via.
Qualche settimana fa, mio marito ha portato di sopra queste scatole, dicendomi se le riconoscevo; ho sfiorato quelle pagine usurate dal tempo, provando tantissima emozione.
Mi sono rivista con i miei occhi di bambina mentre leggevo quasi al buio…

Poi sono passata a Lanciostory.
Ringrazio questa rivista perché mi ha trasportato nel mondo dell’ Eternauta.

Il fumetto argentino con i disegni di Solano e la sceneggiatura di Oesterheld, per primo mi ha avvicinato alle storie con coinvolgimento politico e sociale.
Allo stesso tempo mi ha parlato di amore e di speranza.
Io lo reputo un capolavoro.

E di questo capolavoro conservo gelosamente le copie rilegate uscite in 3 volumi qualche anno fa.

Poi sono arrivati i fumetti della Marvel.

I miei preferiti L’Uomo Ragno e X-Men.
Subito dopo Capitan America, Superman e Thor.

Questa estate, mentre a NYC eravamo sul taxi che ci avrebbe portato verso il Kennedy per tornare a casa, ad un certo punto guardando in alto nel centro di Manhattan ho visto la sede della Marvel Comics; le finestre tutte illuminate e i poster di tutti i personaggi.
Ho perso l’occasione di visitarla questa volta, ma mi rifarò…

Ho avuto anche una parentesi rosa con Candy Candy e Lady Oscar, ma parlerò di questo quando affronteremo l'argomento cartoni animati.
Questo è un bell'assist lo so...

Poi un giorno(quasi come nei film) torna a casa mio fratello con il primo numero di un nuovo fumetto della Sergio Bonelli Editore.

E’ un indagatore dell’incubo, atmosfere buie e tempestose, fisicamente vicino a Rupert Everett l’attore inglese; sarà un successo fidati sorellina, mi dice.
E io ci credo subito "Giuda Ballerino".

Sto parlando di DYLAN DOG.


Conservo i primi 100 numeri, a dire il vero sarebbero i suoi, visto che tecnicamente sono a casa sua, ma suvvia è un dettaglio.
La passione è di famiglia, mio fratello per anni durante l'università ha gestito una fumetteria e ci ha incontrato anche l'amore della sua vita...

Intanto nella mia di casa, il numero dei Tex Willer collezionati da mio marito non ha mai cessato di aumentare, come il nostro amore per queste letture.
E qualche anno fa è arrivato l’ultimo dono, DAMPYR.




Atmosfere dark, il protagonista figlio di un’umana e di un vampiro, Harlan Draka, mi colpisce al cuore, immediatamente.

I personaggi della storia si muovo continuamente alla ricerca dei Maestri Della Notte i loro peggiori nemici, passando attraverso  guerre reali e guerre di potere, saltando da un angolo all'altro della terra.

Bellissimo,  trascinante gotico e anche romantico, l'amore tra noi continua da più di dieci anni.

Non posso fare a meno di lasciare un grazie speciale  a chi ha contribuito a fare in modo che questa passione non si spegnesse mai, passione che è stata anima della sua vita.



A Sergio Bonelli.




E ora a voi ragazzi, ditemi quali fumetti avete amato e quali proprio non sopportavate.


Quali hanno accompagnato la vostra vita, e quasi sono sempre presenti.


A quali ricordi vi conducono.



13 novembre 2011

LOUISE MAY ALCOTT: Volevo essere Jo March





“Un Natale senza regali non sarà Natale”!

 La ragazzina ribelle e un po’ maschiaccio che sbatteva i piedi a terra e si ribellava alla decisione della madre di festeggiare il Natale un po’ in sordina, mi aveva conquistato all’istante.
Avevo 5 anni e mezzo, sapevo già leggere e il regalo di Natale portato dalla mia madrina, era appunto questo libro insieme al  “Circolo Pickwick” di Charles Dickens.
Naturalmente era la versione per ragazzi, non sono stata un piccolo genio.

Da grande poi, la mia passione  per il ciclo creato dall’autrice americana, mi ha portato a comprare la versione integrale e completa dei romanzi.

Il mio sogno era essere esattamente come lei, a dire il vero da bimbetta le assomigliavo abbastanza, ma non avevo la battuta pronta come lei e la sua grinta nell’affrontare ogni situazione.
Ero leggermente più dolce e timida.

Ho amato quel libro profondamente.

Mi sono immedesimata in lei quasi completamente, era la mia eroina.

Mi sorprendevo a sognare ad occhi aperti, di vivere le sue avventure, e già allora sognavo l’America.

La provincia però non mi attraeva, preferivo la città NYC dove si era trasferita nel secondo libro, quando cercava di sfondare come scrittrice.
Lei fece la scelta di tornare a casa, e il suo amore la raggiunse lì.



Dei romanzi, che sono una trilogia, hanno fatto diverse trasposizioni cinematografiche.

La  prima versione è  del 1933,  nella parte di Jo c'era una strepitosa Catherine Hepburn.




La seconda del 1949, forse la più famosa, la versione che ci ripropongono sempre a Natale,  quella con June Allison, Vivien Leigh nei panni di Meg e soprattutto Elisabeth Taylor nella parte di Amy.





La terza e' del 1994, la versione più femminista.
Un cast eccellente da mamma March interpretata da Susan Sarandon, a Kirsten Dust nella parte di Amy a Winona Ryder nella parte di Jo.
E uno spettacolare Christian Bale nella parte del romantico Laurie.




Io, poi mi sono trovata davanti allo stesso bivio, dovevo scegliere e decisi diversamente.
Non mi sono pentita, ma la mia casa e la mia famiglia mi mancano.

Sempre di più, con il passar del tempo mi accorgo che ho realizzato tante cose nella mia vita, ma ho perso tante altre.

Veder crescere i miei fratelli, poter condividere le loro esperienze e consigliarli, accompagnare i miei genitori nei lento e dolce cammino verso la vecchiaia, tutte le feste familiari a cui non sono stata presente.
I loro momenti di felicità e i loro momenti di sofferenza.
Sono stata quasi sempre lontana.

Ho perso tanto della mia vita e della loro.

E questa sera che sono particolarmente triste perchè vorrei tenere stretta la mano di mia madre per farle sentire quanto la amo, rifletto sulla scelta di Jo che all’epoca della lettura non avevo capito, mi chiedo se non avesse avuto ragione lei.

Home sweet home.

La casa è lì dove è il nostro cuore, ma talvolta non è abbastanza.