| (la foto è mia: le colonne di san Lorenzo, 8 febbraio 2017) |
I suoi rumori si sono perduti, non c'è nemmeno l’ombrellaio, le pianole sono senza asino. Nessuno lancia nella strada un cento lire fasciato in un pezzo di giornale, l’arrotino non serve perché il coltello non più affilato lo ricomperi per pigrizia e ricchezza alla Rinascente.
Un tempo si sentiva il treno la notte e il suono del treno ti faceva dormire. Era come sapere che Milano era circondata da mura, da massicciate imprendibili perché c’era il treno che ci difendeva. Le mura di Lucca fanno ridere se uno pensa ai cavalcavia di Milano.
In cielo c'erano le luci dell’aeroplano, senza suoni, pattuglie stellari che ci proteggevano perché visitavano la notte con fanalini rossi che garantivano il silenzio. Oggi la città è sempre fantastica, anche se le luci e i rumori sono cambiati. Catalogo gli strilli delle ambulanze e delle macchine della polizia. Le croce rosse-bianche fanno uàu-dùm, uàu-dùm, uàu-dùm, le crocerosse-rosse fanno pìufit, pìufit, pìufit, le macchine della polizia uàng-uàng-uàng. Ho anche un autobus triste che passa qui sotto, il 43, sempre solo alle undici di sera, che mi scruta con le sue luci vuote di gente all’interno e mi prega di salire. Io lo guardo, lui aspetta. Non salgo, e allora tristemente, poiché l’orario é l’orario, si alza e si mette in moto con un gràu-toff e prosegue impacciato.
Quando c'è la neve i rumori sono più morbidi e lenti, se c'è il vento gli strilli delle moto che vanno a messa a S. Angelo sono accelerazioni insopportabili. Ma per fortuna a quest'ora non ci sono moto perché hanno paura della strada e rimane soltanto qualche vùm che passa. Una Panda, forse la Uno turbo, o una vecchia Ardea ristrutturata.
Io non posso dormire in campagna. Ho bisogno la mattina dei cigolii delle gru e delle raffiche del martello pneumatico, di un muratore che pesta una lamiera e di un corteo che grida. Anche se da casa mia non sento lo zing di una bicicletta non m’importa. Se lo sento vuol dire che c’è tramontana e che alzandomi vedrò il Monte Rosa.
(Giovanni Gandini, "Caffè Milano", Edizioni Scheiwiller / All'insegna del pesce d'oro, 1987 pag.68-70)