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giovedì 26 febbraio 2009

Trovo

Trovo dentro Ossi di seppia di Montale, preso in biblioteca, questo biglietto ripiegato. Non so se per caso o per un deliberato ragionamento dell'estensore, le pagine del libro di Montale che racchiudono questo testo manoscritto sono quelle di "Mediterraneo".



Provo a trascrivere.

Uno sciame vociante di
bimbi
vola per le strade
con aquiloni
in festa
s'odono le voci (non decifrabile forse "voci allegre")

io, per me, è un martellare di campane
a morte (battono) dentro al cuore
e uno sgomento infinito che strazia

Cerco,
nei prati verdi della mia
mente bambina,


Commento. Straziante (pure per la grammatica, ma non c e ne può fregare di meno!) quel "io, per me, è...". C'è il senso di un dolore che è piombato nel più profondo del cuore. Chissà cosa ha fatto nascere questa poesia. Montale in quelle pagine descrive una casa delle vacanze che l'ha visto bambino e c'è una sottile pedagogia dei luoghi (e del mare soprattutto) che l'ha formato.
L'altro poeta del foglietto anonimo non sopporta il ricordo, anche le immagini più allegre e spensierate lo fanno precipitare nella disperazione. La natura è nemica (matrigna), non vuole più respirare con lei. Si rifugia nei prati verdi di una "mente bambina" che rimane sospesa da quella virgola finale, attesa di un altro verso che non c'è.

Montale scrive
...
Antico, sono ubriacato dalla voce
ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane
t'era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l'aria le zanzare.
Come allora oggi in tua presenza impietro,
mare, ma non più degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m'hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:
e svuotarmi così d'ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.
...

mercoledì 9 luglio 2008

Aforismi di Arthur Schopenhauer

Vita e sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.

La vita di ciascuno trascorre tutta tra il volere e l'ottenere. Il desiderio per sua natura è dolore, la soddisfazione genera ben presto saturazione: la meta era solo apparente. Il possesso toglie ogni interesse: il desiderio, il bisogno ricompare sotto nuova forma; dove non succede, subentrano lo squallore, il vuoto, la noia, che da combattere sono altrettanto tormentosi come il bisogno.

L'amore autentico è sempre compassione; e ogni amore che non sia compassione è egoismo.

Noi sentiamo il dolore, ma non l'assenza del dolore; sentiamo la preoccupazione, ma non l'assenza della preoccupazione; la paura, ma non la sicurezza. Sentiamo il desiderio, così come la fame e la sete; ma non appena è soddisfatto, succede come per il boccone che, nel momento in cui viene inghiottito, cessa di esistere per la nostra sensibilità. Sentiamo amaramente la mancanza di piaceri e di gioie, quando non ci sono; dei dolori invece non sentiamo direttamente la mancanza, anche se non ne proviamo da parecchio tempo, tuttalpiù ce ne ricordiamo per mezzo della riflessione. Solo dolore e mancanza infatti possono venire sentiti positivamente, e dunque si fanno sentire da sé: il benessere invece è solo in negativo. Perciò noi ci rendiamo conto direttamente dei beni più grandi della vita, salute, giovinezza e libertà, solo quando le abbiamo perdute: perché anch'esse sono negazioni. Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando hanno ormai lasciato il posto a giorni infelici.

I venti di Mario Vargas Llosa

 Il protagonista di questo libretto di Vargas Llosa si reca una mattina con l'amico Osorio ad una manifestazione contro la chiusura di u...