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mercoledì 1 febbraio 2017

Quando siamo in esilio

Quando siamo in esilio

Quando siamo in esilio, o abbiamo cambiato casa, o siamo stati sradicati dalla nostra patria, non si modifica solo il tempo interiore, il tempo vissuto, ma anche lo spazio vissuto: il modo di vivere e di sentire lo spazio. Nel paese straniero, ma anche nella nuova casa, il linguaggio delle cose, il linguaggio del paesaggio, si trasformano profondamente. Quelle terre, e quegli orizzonti, che hanno dato un senso ai viaggi e alle vacanze, si fanno estranei ed insignificanti quando abbiano ad essere luoghi di esilio. Spazio e tempo, drasticamente mutati nella loro forma e nelle loro risonanze emozionali, si fanno categorie inquietanti e stranianti: portatrici di solitudine e di silenzio. Il mondo, in cui si è esiliati, o sradicati, è contrassegnato dalla estraneità e dalla inconoscibilità. Non ci riconosciamo più in questo tempo e in questo spazio, in questo silenzio e in questo paesaggio, in questi ghiacciai dell'anima e in questo fiammeggiare dell'angoscia, in queste cifre nascoste e illeggibili di una realtà che è divenuta così estranea; e la perdita della patria, ma anche la perdita della  casa in cui si abitava con la sua storia e le sue memorie, si accompagnano a inquietudini e a smarrimenti che lasciano ferite non sempre rimarginabili.

Eugenio Borgna, Il tempo e la vita, Feltrinelli, 2015, p. 76

Pensierino. Da tempo ho scelto di essere uno "sradicato" e le ferite continuano a sanguinare.



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